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Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge: S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (A.C. 3256-A); S. 1818 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (A.C. 3257-A) (Approvati dal Senato); Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (A.C. 3257-bis); Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010 (A.C. 3257-ter) (ore 9,33).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta dei disegni di legge, già approvati dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria per il 2008); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010; Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010; Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2008 e bilancio pluriennale per il triennio 2008-2010.
Ricordo che nella seduta di ieri è iniziata la discussione congiunta sulle linee generali. Avverto che la Presidenza ha riscontrato alcuni errori tipografici nei testi A.C. 3257-A e A.C. 3256-A e ha provveduto a disporre la stampa di un errata corrige su un apposito foglio che è in distribuzione in allegato al citato stampato.
(Ripresa discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 3256-A e A.C. 3257-A)
PRESIDENTE. Riprendiamo, dunque, la discussione congiunta sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Ceroni. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi (ne vedo pochi), onorevolePag. 2sottosegretario, l'Italia ha un debito pubblico di oltre 1.600 miliardi di euro, un debito che ormai aumenta al ritmo di 100 miliardi ogni anno ed ha un costo di 75 miliardi per interessi, quasi il 5 per cento del PIL.
Durante questo anno e mezzo il Governo non è stato capace di adottare alcuna misura per procedere ad un vero risanamento dei conti. L'Inghilterra negli ultimi dieci anni ha ridotto l'incidenza del debito pubblico sul PIL dal 49,4 al 43,2.
Il fiume di denaro che è stato sottratto alle tasche degli italiani - i giornali ci ricordano ogni giorno che le entrate volano - anziché essere stato utilizzato per ridurre il debito, è stato utilizzato per alimentare la spesa pubblica sovente inutile ed improduttiva: 37 miliardi di euro solo con gli ultimi provvedimenti.
Il disegno di legge finanziaria proposto prevede per l'anno prossimo un lieve peggioramento del rapporto deficit/PIL. Ma, sin da ora è facile prevedere un grave peggioramento dei conti: le entrate subiranno una riduzione per effetto della diminuzione del tasso di crescita, dall'1,5 per cento previsto all'1 per cento. I dati sulla produzione industriale sono significativi ed allarmanti.
Le uscite subiranno un incremento rispetto alle previsioni di spesa poco attendibili per effetto di provvedimenti come la riforma del welfare, pensionamenti anticipati per lavori usuranti, aumenti al 60 per cento delle pensioni rispetto all'ultima retribuzione percepita, abolizione di ticket, stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione: sono alcuni esempi che faranno aumentare la spesa.
È evidente, dunque, che questo disegno di legge finanziaria non serve al Paese, aggrava lo stato dei conti, spazza via ogni residua speranza di miglioramento delle condizioni di ogni italiano. Leggi finanziarie come queste scavano solchi profondi tra i cittadini e la classe politica.
Mi pare di poter dire, in conclusione, che sono stati traditi tutti gli impegni elettorali. Vorrei - non è presente in quest'aula il Presidente Prodi - invitarlo a porre fine a questo irresponsabile e dissennato comportamento e a gettare la spugna: almeno per questo gli italiani sarebbero grati a questo Governo.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vichi. Ne ha facoltà.
ERMANNO VICHI. Signor Presidente, con il disegno di legge finanziaria il Governo attua o, meglio, accentua una parte importante del programma della coalizione, in modo particolare il sostegno del potere di acquisto dei ceti più deboli, in una situazione che si è fatta oggettivamente ancora più difficile per la ripresa del processo inflazionistico.
Anche la Camera, dopo il Senato, riesce a dare a questo disegno di legge finanziaria un contributo significativo.
Do per acquisita la sua approvazione e voglio pensare già al dopo, rimarcando semmai le difficoltà procedurali e politiche connesse alla legge finanziaria come strumento.
Sono discorsi non nuovi perché, anche dopo la legge finanziaria dell'anno scorso, avevamo ritenuto che fosse necessario un provvedimento più snello; invece, ancora una volta - e il Senato, purtroppo, ci ha messo del suo - siamo di fronte ad un provvedimento omnibus che rende ininfluente l'esame parlamentare e, in particolare, quello delle Commissioni in sede consultiva. Giustamente il Governo, la maggioranza e noi (il gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo ha ritirato tutte le proposte emendative) lamentiamo il numero spropositato degli emendamenti, ma ci troviamo in una specie di «circolo vizioso»: con la presentazione di molti emendamenti, la legge finanziaria diventa un provvedimento omnibus. Ritengo che tutto ciò possa comportare un pericolo grave: uno svuotamento sostanziale del ruolo del Parlamento. Quando la legge finanziaria diventa comprensiva di troppi provvedimenti importanti, che incidono in maniera positiva sulla vita politica del Paese, il Parlamento non ha modo di portare il suo contributo significativo. Lo svuotamento sostanziale del Parlamento, inoltre, è già in atto con riferimento alPag. 3dibattito più squisitamente politico, trasferito sui mezzi di comunicazione di massa.
La legge finanziaria in esame, comunque, affronta nodi strutturali, significativi e importanti per il nostro Paese. Come ogni provvedimento, essa produce effetti indotti e, qualche volta, anche contraddizioni inevitabili, fra le quali una legislazione sempre più complessa. Soprattutto nel settore fiscale, la difficoltà non è solo quella di pagare le tasse, ma anche di cercare di capire e di avere un orientamento complessivo.
Se si guarda al «dopo», considerato che il Governo ha già impostato con la legge finanziaria dell'anno scorso il tema del recupero e dello sviluppo (quest'anno si prevede il sostegno dei ceti più deboli), ritengo che sia necessario pensare come prossima tappa al tema del riordino, affrontando riforme organiche per ogni singola materia. Ne cito solo alcune - quelle che mi stanno più a cuore - fra le tante possibili. Nella legge finanziaria vi sono dei provvedimenti significativi, ma ritengo che occorra affrontare in maniera organica il tema di una nuova fiscalità per la famiglia. Ho affermato che vi sono provvedimenti importanti e tra essi vi è, soprattutto, quello per le famiglie più numerose: l'anno scorso il sostegno alla famiglia era stato affrontato in termini molto sostanziosi e pesanti; quest'anno vi è un ulteriore incremento di attenzione. Credo, tuttavia, che si debba fare di più. A titolo personale (senza impegnare la forza politica a cui appartengo) ho partecipato allo scorso family day. Ritengo che ancora si debba dare una risposta politica a quella grande manifestazione non solo in termini di quantità, ma anche di qualità, riconoscendo la famiglia come un soggetto sociale e, quindi, anche come un soggetto politico e fiscale. Ritengo che nel prosieguo di questa legislatura, questa sia una delle riforme strutturali che dobbiamo realizzare.
La seconda questione che pongo con attenzione al Governo e ai miei colleghi è la seguente: prima delle modifiche apportate dal Senato all'articolo 26 era prevista...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ERMANNO VICHI. ...concludo, signor Presidente. Cito solo i titoli: un piano nazionale per la casa per mettere in rete interventi urbanisticamente compatibili, un nuovo regime delle aree, l'abbattimento dei costi di costruzione generali, un flusso organico delle risorse e, infine - concludo - una politica organica per l'infrastrutturazione non solo dei grandi centri, ma anche per quell'Italia di mezzo, che è importante, che viene dimenticata e che finisce per trovarsi in una posizione secondaria, senza essere adeguatamente infrastrutturata.
Ho svolto queste osservazioni, nel contesto di una sostanziale approvazione di quanto previsto nella legge finanziaria in esame.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, la finanziaria 2008 è l'ennesima conferma della superficialità ed irresponsabilità del Governo Prodi che, distribuendo scriteriatamente preziose risorse a destra e a manca, per accattivarsi e accontentare gruppi sociali e lobbies che lo sostengono o gli sono particolarmente vicini, porta il Paese verso un rovinoso declino.
Ormai, infatti, il livello della pressione fiscale ha raggiunto la cifra record di circa il 43 per cento: i due decreti-legge di spesa di quest'anno confermano il trend rovinoso della sinistra estrema del «tassa e spendi» che penalizza gravemente l'economia del nostro Paese, a svantaggio dei cittadini e delle imprese.
Se non si arresta la dinamica della spesa corrente, non sarà possibile avviare un reale risanamento dei conti pubblici e non sarà possibile ridurre il livello di pressione fiscale. Un'eccessiva tassazione, infatti, corrisponde a meno sviluppo, alla compressione dei consumi e quindi alla domanda interna, in una spirale di impoverimento generale.
Troppe spese correnti significa meno risorse per investimenti in infrastrutture ePag. 4opere pubbliche e meno sostegno alle attività produttive.
Ed è proprio su questo punto che bisogna soffermarsi.
Il Governo di centrosinistra, ancora una volta, conferma la sua pressoché totale indifferenza e superficialità verso il Paese in generale e, in maniera particolare, verso il Mezzogiorno, che già è attanagliato da numerose problematiche di vario genere e che neanche questa volta, nonostante i grandi proclami pre-finanziaria 2008, riceve la giusta attenzione.
Un Mezzogiorno oppresso dalle continue manovre fiscali e sfiduciato dalla sofferta situazione politico-economica da cui il nostro Paese sembra non riuscire ad emergere.
Ad uno scenario già precario si aggiunge anche un rallentamento economico previsto per l'anno venturo dovuto, come evidenziato da uno studio di Unioncamere, ad una serie di fattori.
Nella finanziaria 2008 non vi è, purtroppo, traccia di una politica di sviluppo del Mezzogiorno, anzi le risorse che vengono assegnate sono sempre più scarse, con la giustificazione che le regioni meridionali non sono in grado di utilizzare, al meglio, le risorse comunitarie. La legge finanziaria non attenua la pressione fiscale, ormai stabilmente sopra la media europea, con il rischio concreto di creare ulteriori difficoltà al cuore del nostro sistema produttivo ed in particolare a quel tessuto di piccole e medie imprese che rappresentano il volano di sviluppo del Mezzogiorno e devono essere sostenute attraverso forme di fiscalità di vantaggio, incentivi statali, potenziando gli investimenti in infrastrutture in tutto il territorio e creando condizioni di maggiore sicurezza nel territorio, attraverso una decisa contrapposizione alla criminalità organizzata.
Un settore fortemente carente nel Mezzogiorno è quello delle infrastrutture. E il Governo che fa? Non solo non destina risorse sufficienti ma, addirittura, le taglia. Quindi i fondi per le infrastrutture sono tagliati; vi è 1 miliardo e 100 milioni di euro del fondo per le aree sottoutilizzate che viene anche sottratto al Mezzogiorno. Il ponte sullo Stretto non viene realizzato. In altre parole, in questa finanziaria non abbiamo niente di particolarmente interessante, in modo particolare per il sud.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUIGI FEDELE. In conclusione, questo Governo non ha alcuna attenzione per il Paese e in modo particolare per il sud. Per questo motivo, io e tutti i deputati di Forza Italia non voteremo questa finanziaria.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Fedele, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Pedica. Ne ha facoltà.
STEFANO PEDICA. Signor Presidente, colleghi deputati, premetto che questo mio intervento avrebbe voluto e dovuto essere rivolto, in via più generale, al complesso di interventi contenuti nel disegno di legge finanziaria per il 2008, la maggior parte dei quali sono, se non addirittura decisivi, di assoluta rilevanza e di notevole impatto sull'economia del Paese.
Si tratta di interventi studiati con l'aperto e lodevole intento di una redistribuzione delle risorse (in particolare fra quelle categorie più deboli, come i lavoratori dipendenti, che maggiormente risentono dell'andamento dei mercati e dell'aumento dei prezzi e dell'inflazione) e con l'occhio attento al doveroso completo ripristino delle condizioni di legalità e sicurezza nelle nostre strade e città, tra i primi doveri della comunità civile organizzata in forma di Stato.
Tuttavia, detto ciò, non posso fare a meno di esprimere il più netto dissenso - ed è di questo che mi preme parlare - su ciò che è stato a tutti gli effetti un blitz (non so se dovuto o incidentale) di una neocomponente della maggioranza al Senato,Pag. 5che portava all'introduzione o meglio all'inserimento - tanto coatto, quanto inopportuno in questa forma - del procedimento di class action nell'ordinamento giudiziario italiano. Questa componente portava all'approvazione dell'emendamento che introduceva, in maniera grossolana e maldestra, un provvedimento di estrema importanza per il Paese, meritorio sicuramente di maggiore studio, elaborazione e riflessione.
A tal fine, a nulla sarebbe valsa la consapevolezza che, già da più di un anno e mezzo, la Commissione giustizia della Camera era impegnata a discutere in maniera approfondita e capillare, non senza contraddittorio, lo stesso provvedimento, arrivando faticosamente ad una sintesi tra le diverse soluzioni portate avanti da almeno sette progetti e proposte di legge, uno dei quali è stato presentato da me stesso. A tal proposito, vorrei ringraziare anche l'ufficio legislativo, nella persona della dottoressa Irene Testa. Lei stessa, da sola, e noi insieme, da soli, abbiamo combattuto l'indifferenza che è stata dimostrata per un anno e mezzo nei confronti dell'espressione class action, la quale non è ancora entrata nel linguaggio e nella testa degli italiani.
Ebbene, un anno e mezzo di lavoro è stato gettato al vento in seguito a quel famoso emendamento presentato al Senato! Intendiamoci, questa azione, ripeto, ha comportato, per lo meno, l'effetto di inserire tra le priorità dell'agenda del Governo e di palazzo il provvedimento dell'azione collettiva risarcitoria. Così, anche la stampa ha dovuto finalmente accorgersi di tale provvedimento, coinvolgendo anche l'opinione pubblica e facendo comprendere che cos'è la class action, cosa potrebbe essere e cosa, invece, si spera non sarà.
Si spera - io stesso lo spero - che quella presentata dal Governo non sia una class action all'italiana. Lo affermo per il bene del Paese. Inoltre, vorrei chiedere ai colleghi perché, sebbene esista un modello, quello statunitense, di sicura efficacia, che realmente garantisce i cittadini contro i soprusi e le truffe, in Italia si debba cambiare e preferire a quest'ultimo un meccanismo inventato (e male) che, alla fine, risulterà poco utilizzabile o inutilizzato dal cittadino, rischiando così di non cambiare effettivamente nulla.
Così sarà, qualora non venga completamente eliminato il meccanismo della doppia conciliazione, del quale, sinceramente, non si capisce la ragione, se non il timore atavico di una certa politica - dominante purtroppo a destra e a sinistra - nei confronti del mondo dell'industria che, in questo caso, con la voce di Confindustria, porta avanti evidentemente le ragioni di chi fa imprenditoria senza porre la dovuta attenzione ai consumatori e agli utenti.
Come deputato di Italia dei Valori non sono contro l'industria; anzi so bene quanto sia importante per lo sviluppo del Paese. Proprio per queste ragioni, sono contro le industrie «furbette». Infatti, se l'imprenditoria italiana è sana, come tutti desideriamo, che paura deve avere di una class action efficiente?
Vorrei citare un esempio in ordine a cosa dovrebbe affrontare un cittadino che si trova a dover prendere parte ad un'azione collettiva risarcitoria secondo il modello italiano. Il signor «x» ha subito, da parte di una grande catena di supermercati, una truffa per un valore 100 euro, insieme ad altre centinaia di persone o migliaia di consumatori. Dunque, da parte di questo gruppo collettivo viene avanzata un'azione risarcitoria. La richiesta di class action - eliminato, si spera, il passaggio obbligato attraverso le associazioni di consumatori di Stato, generaliste, del CNCU, organismo creato, guarda caso, dallo stesso Ministro Bersani nel 1998 - viene vagliata da un giudice che esclude quelle azioni che risultino infondate e temerarie. Successivamente si effettua una prima conciliazione. Se quest'ultima fallisce, così come sembra plausibile, inizierà il vero e proprio giudizio. Invece, se il signor «x» e tutto il gruppo collettivo di truffati vincono la causa, non viene ancora automaticamente imposto alcun risarcimento e si effettua una seconda conciliazione.Pag. 6
Se anche quest'ultima fallisce, come è presumibile, il signor «x» non riceverà comunque alcun risarcimento, nonostante il giudice abbia riconosciuto che effettivamente il signor truffato e tutti gli altri soggetti siano stati effettivamente truffati dalla catena di supermarket, che da tale truffa ha lucrato svariate centinaia di migliaia se non di milioni di euro.
A questo punto, se vuole essere risarcito, almeno per una parte dei 100 euro truffati, dovrà intentare una causa singolarmente per far riconoscere la decisione del giudice, pagando da sé, un proprio avvocato.
Il risultato è che, forse dopo trent'anni, per essere ottimisti, dopo due giudizi e due conciliazioni e chissà quante migliaia di euro pagati ad un avvocato, il signor truffato, signor «x» (e solo lui) potrebbe finalmente rientrare in possesso dei propri 100 euro, sempre che la catena di supermarket non decida di impugnare la sua denuncia, trascinandolo, a sua volta, in un altro giudizio, con il pagamento di ulteriori parcelle ad un avvocato.
Ebbene, tutto questo produce un risultato finale: la famigerata catena di supermarket...
PRESIDENTE. Onorevole Pedica, la prego di concludere.
STEFANO PEDICA. ...in fin dei conti, non sbaglia se riterrà, in futuro, a maggior ragione, che truffare paga, e paga anche se esiste la class action, e continuerà a farlo. Se vi sembra che così funzioni!
Noi crediamo, invece, che se davvero si vuole introdurre la class action in Italia - e non solamente un'altra legge truffa inutile, che truffa il truffato - il risarcimento deve essere automatico e conseguente alla vittoria della causa: ciò è fondamentale. Inoltre, deve essere garantito che la legittimazione ad intentare un'azione risarcitoria collettiva sia allargata a tutti i soggetti costituiti da una pluralità di offesi che ricorrono in giudizio per lo stesso reato contro lo stesso convenuto, anche se, come ho rilevato, ritengo che il provvedimento doveva continuare ad essere discusso nella Commissione parlamentare competente e non imposto, in fretta e furia, nei tempi stretti e blindati della legge finanziaria.
Chiedo, per questi motivi, a tutti i colleghi deputati che siano approvati dall'Assemblea gli emendamenti ed i subemendamenti sulla class action proposti dal gruppo dell'Italia dei Valori. Inoltre - parlo, in questo caso, a titolo assolutamente personale, senza intenzione alcuna di rappresentare le decisioni del gruppo dell'Italia dei Valori - nel caso fosse posta la questione di fiducia sull'intero disegno di legge finanziaria, mi troverei seriamente in imbarazzo nell'esprimere una volontà perché, a mio avviso, la disciplina sulla class action, così com'è, non è nient'altro che un'arma spuntata e inservibile, un regalo ai truffatori. Se tutto restasse così, mi farò promotore di una campagna referendaria per cambiare questa class action e restituirla finalmente ai cittadini.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ceccuzzi. Ne ha facoltà.
FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, il disegno di legge finanziaria all'esame dell'Assemblea è una manovra caratterizzata, ormai, da un complesso di provvedimenti apprezzati e molto attesi dal Paese, grazie al testo presentato dal Governo, grazie agli arricchimenti apportati dall'altro ramo del Parlamento e, in ultimo, dalla Commissione bilancio di questa Camera, protagonista, nella scorsa settimana, di un lavoro meticoloso nell'accogliere le proposte emendative dei propri componenti e i miglioramenti suggeriti dai pareri e dagli emendamenti approvati dalle altre Commissioni nonché proposti dal Governo.
Il cammino che dal 1o ottobre ha portato il disegno di legge finanziaria fino a qui ha mantenuto, con coerenza, le linee indicate dal DPEF 2008-2011, proseguendo il percorso avviato dal Governo già con la manovra di bilancio dello scorso anno. La finanziaria per il 2008 si focalizza, infatti, in particolare, sull'ulteriore riduzione del deficit pubblico, sul rilancio della competitività,Pag. 7sul sostegno alla crescita economica e sul miglioramento dell'equità nella distribuzione del reddito.
Il primo scorcio di legislatura possiamo dire che ha ormai visto l'attuazione di norme incisive, anche di natura straordinaria, volte a consentire alla finanza pubblica di superare una situazione di vera e propria emergenza che si era verificata nella scorsa legislatura. L'efficacia dell'azione di Governo si è concretizzata, in particolare, su due fronti (su cui era indispensabile intervenire anche per diminuire il nostro divario con gli altri partner): la riduzione del debito e la lotta all'evasione fiscale. Si tratta di una politica che ha già consentito di distribuire circa 7 miliardi e mezzo di euro con le disposizioni del decreto-legge 1o ottobre 2007, n.159, senza dover ricorrere ad alcuna manovra correttiva.
In dieci mesi - sono notizie di ieri - dal gennaio all'ottobre di quest'anno sono entrati nelle casse dell'erario 22 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Dunque, il risanamento ed il contrasto all'evasione hanno avuto indiscutibilmente successo, consentendo di recuperare le risorse per avviare quella tanto attesa riduzione della pressione fiscale, ma anche come leva di giustizia sociale e di redistribuzione dei redditi.
L'articolo 1 di questa manovra di bilancio per il 2008 è un inedito quanto esplicito manifesto di intenti che rappresenta un messaggio molto chiaro al Paese. Con tale articolo, infatti, si stabilisce che le eventuali maggiori entrate derivanti, nel 2008, dalla lotta all'evasione fiscale, saranno destinate alla riduzione della pressione fiscale dei lavoratori dipendenti a partire dalle fasce di reddito più basse. La riduzione della pressione fiscale non va, però, soltanto a vantaggio del lavoro dipendente ed, in senso più generale, delle persone fisiche. Con la manovra dello scorso anno era stato chiesto un contributo importante anche al mondo della piccola e media impresa per raggiungere gli obiettivi di risanamento essenziali anche per la crescita economica del Paese e la forza di tutto il sistema produttivo. Le piccole e medie imprese sono un nucleo di forze vitali per lo sviluppo: esse rappresentano, infatti, il 95 per cento delle imprese in Italia e coprono il 45 per cento del livello di occupazione totale.
Quest'anno, nel quadro di un intervento di riorganizzazione del sistema della fiscalità d'impresa senza precedenti per portata e impatto sistemico, la nuova disciplina della tassazione dei redditi delle imprese delineata dalla finanziaria introduce elementi di modernizzazione e di semplificazione, idonei a mettere il nostro ordinamento al passo con i sistemi tributari più evoluti ed in grado di attrarre maggiori investimenti dall'esterno. È una riforma che, a regime, porterà grandi benefici al sistema Italia e alle singole imprese.
La riforma si caratterizza per almeno tre innovazioni strutturali. La prima si riferisce alla riduzione delle aliquote IRES e IRAP, rispettivamente al 27,5 per cento e al 3,9 per cento, con un avvicinamento alle aliquote effettive. La seconda riguarda la semplificazione degli adempimenti e delle procedure, con un beneficio indiscutibile tanto per le imprese, in termini di abbattimento dei costi di gestione, quanto per l'amministrazione tributaria, sotto il profilo del risparmio di risorse umane e strumentali per le attività di accertamento.
La terza ed ultima prevede l'introduzione di un maggior grado di trasparenza nel prelievo sulle imprese, attraverso il recupero della coincidenza tra l'utile risultante dal bilancio civilistico e quello imponibile. La Commissione finanze, in sede consultiva, sottolineando il proprio apprezzamento per l'impianto della riforma, aveva portato alla valutazione della Commissione medesima di merito l'opportunità di apportare modifiche e correzioni migliorative al fine di rendere più graduale l'impatto di questa riforma.
Anche per questo vogliamo apprezzare particolarmente le modifiche introdotte dalla Commissione di merito, che vorrei rapidamente sottolineare. In primo luogo, è stato previsto che gli interessi passivi che eccedono quelli attivi saranno deducibiliPag. 8nel limite del 30 per cento del risultato operativo lordo a partire dal periodo di imposta 2010.
PRESIDENTE. Onorevole Ceccuzzi, la prego di concludere.
FRANCO CECCUZZI. Concludo, signor Presidente. Si è previsto, poi, che il limite di deducibilità degli interessi passivi aumenti nel primo periodo di imposta di applicazione del nuovo regime.
Il nuovo testo approvato dalla Commissione bilancio innalza il limite delle deduzioni IRAP per le imprese con un valore di produzione sotto i 180 mila euro da 8 mila a 9.500 euro. Infine, vi sono disposizioni innovative per quanto riguarda gli studi di settore, con una particolare attenzione alle imprese contoterziste.
Pertanto, ritengo che questo pacchetto di norme che riguardano le imprese abbia migliorato in senso generale il disegno di legge finanziaria e che il Paese, a questo punto, si aspetti la sua approvazione.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Ceccuzzi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, inizio sottolineando un fatto positivo: bisogna anche guardare agli aspetti positivi, ogni tanto, anche perché i miei colleghi, in particolare quelli dell'opposizione, credo che abbiano tante cose negative da dire.
Un aspetto senz'altro positivo è che si è interrotta la catena di fallimenti della Commissione di merito, in particolare della Commissione bilancio. Il fatto che sia uscito un testo definitivo dalla Commissione di merito è una cosa assolutamente positiva, anche perché riequilibra i rapporti tra Governo e Parlamento, che, negli ultimi tempi, avevano assunto rilievi quasi paradossali, perché alla fine eravamo sostanzialmente obbligati a recepire quello che veniva dal Governo, tentando, a malapena, di emendare qualcosa in Aula, cosa impossibile per il ricorso permanente al voto di fiducia.
Per cui, di fatto, in questa situazione di stallo, in cui il Parlamento non ha possibilità di operare perché si ricorre sempre e solo al voto di fiducia, l'unico modo per poter intervenire sul testo è lavorare in Commissione e questo, tra alti e bassi, bene o male, si è riusciti a farlo. Ciò è sicuramente positivo.
Ovviamente, non è stato facile, ed è stato anche molto costoso. Alla Camera sulla manovra è stato caricato circa un miliardo in più, con coperture, probabilmente, da verificare nel dettaglio. Bisogna anche cercare di entrare nella psicologia dei deputati di maggioranza. Di fatto, la Camera non sta proponendo nulla, non sta proponendo leggi. Al di là dei provvedimenti dovuti, che vanno fatti per forza (ad esempio, le leggi finanziarie), si discute poco o niente: le ratifiche di convenzioni internazionali, cioè il nulla, il vuoto assoluto.
Per questo, l'unica possibilità per i deputati, in particolare di maggioranza, di inserire qualcosa, di dire la propria, di proporre qualcosa, era appunto la legge finanziaria: l'ultimo treno. È questo motivo che ha portato all'inserimento di diverse misure assolutamente microsettoriali, sia dal punto di vista del territorio sia dal punto di vista tematico. Non dobbiamo stracciarci le vesti, alla luce di quanto osservato in precedenza: alla fine probabilmente è più positivo il fatto che si sia riusciti ad interrompere lo strapotere del Governo rispetto al Parlamento che questo straripante intervento da parte dei deputati della maggioranza.
Venendo al merito del provvedimento, i problemi che maggiormente rileviamo sono quelli di carattere macroeconomico, cioè il timore che alla fine l'impianto generale non regga. Abbiamo, dal punto di vista della spesa, una serie di spese certe, che poi però non sono certe nell'entità totale; dal punto di vista delle entrate,Pag. 9invece, una aleatorietà notevole, derivata dal fatto che sono cambiati i parametri di riferimento.
Quanto alle entrate, il problema fondamentale è che si mantiene la stima di crescita contenuta nel DPEF senza tener conto di che cosa è cambiato nel frattempo, in particolare il rapporto euro-dollaro. Si tratta di un tema incontrovertibile: il fatto che il rapporto euro-dollaro adesso si attesti a 1,5 rispetto all'1,3 di luglio comporta la perdita di mezzo punto di PIL. Su questo non c'è dubbio, ci sono svariati modelli econometrici che lo dimostrano, e quindi bisognava tenerne conto. Il fatto che il PIL crescerà mezzo punto in meno rispetto a quanto previsto in luglio necessariamente doveva portare a rivedere i conti, da un lato nella stima delle entrate, dall'altro nella stima del rapporto deficit-PIL. Questo non è stato fatto, e ciò probabilmente farà arrivare molto vicini al 3 per cento, vale a dire al parametro che più dobbiamo tenere sott'occhio.
Per quanto riguarda la spesa, vi sono almeno due componenti che sicuramente vanno monitorate con la massima attenzione. Mi riferisco, in primo luogo, al Protocollo sul welfare. Abbiamo ancora l'occasione di farlo saltare: non si sa mai, magari al Senato si rinsavisce tutti, salta il Protocollo sul welfare e sistemiamo numerosi problemi, sia la maggioranza per quanto riguarda la tenuta dei conti pubblici, sia l'opposizione perché a questo punto, in ogni caso, avremo nell'anno venturo i conti messi sicuramente più in ordine. Non si sa mai, speriamo che i senatori prima di Natale ci facciano questo bel regalo. Se così non fosse avremmo il rischio, in particolare sulla questione dei lavori usuranti, di aprire una vera e propria voragine, perché non si sa nello specifico quanto alla fine tale misura possa costare. Purtroppo le stime più pessimistiche parlano di un'enormità, nell'ordine di svariati miliardi; stando anche alle stime meno pessimistiche, di sicuro si va oltre quanto previsto. Quindi, su questo punto, la spesa pubblica sforerà di sicuro.
L'altro aspetto preoccupante, che è stato notevolmente aggravato dagli emendamenti proposti in Commissione bilancio, è quello dei lavoratori socialmente utili, dove l'utile è tutto da verificare. Infatti, come dice il nostro collega della Lega Filippi, questi lavoratori socialmente utili hanno la funzione di creare occupazione, non di creare lavoro, e quindi non risolvono il problema: si dà uno stipendio, ma non è così che si crea ricchezza per il Paese.
Al di là di tale considerazione generale, il problema è che il numero dei lavoratori socialmente utili che verranno stabilizzati - il termine può anche sembrare positivo, ma di fatto si tratta di assunzioni senza la necessità di assumere, questo è il problema di fondo - è attualmente difficile da definire: si può partire da una stima minima di 4.000, però di fatto viene individuata nella legge finanziaria una fattispecie, non vengono indicati nomi e cognomi di coloro che verranno assunti. Delineando una fattispecie, è ovvio che si aprirà la possibilità per chi rimane escluso di ricorrere al TAR per rientrare nella fattispecie stessa; stimiamo dunque, purtroppo, in qualche centinaia di migliaia le assunzioni di tali lavoratori: si tratta di una spesa che chiaramente non è coperta nel provvedimento.
Oltretutto, si tratterebbe di una spesa rigida, cioè da coprire non solo per un anno ma per l'intera durata della vita lavorativa degli assunti. Dunque, vi è, purtroppo, non già il rischio, ma la certezza di sforare le previsioni di spesa.
Il problema di fondo, in conclusione, è che si è predisposta una manovra che doveva essere leggera - così si era inizialmente previsto - e poi si è invece ingrossata con mille rivoli, non sempre necessari ed utili. Inoltre, essa contiene due elementi di aleatorietà assai rilevanti. Dal lato delle entrate, si sottovaluta il rischio che la crescita non sarà quella prevista: avremo dunque entrate minori e il rapporto fra deficit e PIL ne risentirà, poiché il denominatore, il PIL, sarà inferiore alle attese. Dal punto di vista della spesa, soprattutto, vi sono almeno due componenti importanti che sono sottostimate, e che quindi saranno sicuramente maggiori di quanto siPag. 10prevede: per quanto riguarda le pensioni, la questione dei lavori usuranti aprirà una voragine; per quanto riguarda il pubblico impiego, la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili costerà assai più del previsto. Di conseguenza, dal momento che sappiamo che le grandi componenti della spesa pubblica sono proprio queste, pensioni e lavoro pubblico, avendo sforato su tale aspetto, purtroppo, si sfora su tutto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, una legge finanziaria che si rispetti e che voglia davvero contribuire allo sviluppo complessivo del Paese (soprattutto dopo una legge finanziaria tutta lacrime e sangue, versate in molta parte inutilmente, come quella per il 2007) dovrebbe servire non soltanto (e comunque non prevalentemente) a distribuire qua e là contentini preelettorali, disperdendo in mille rivoli le non molte risorse disponibili, ma dovrebbe puntare a far saltare tutti i colli di bottiglia che strozzano l'economia e ostacolano la libera circolazione della ricchezza favorendo il formarsi di inutili sacche di stallo. Ciò nella consapevolezza che il danno emergente e il mancato guadagno che il ristagno dell'economia comporta in determinati settori non si esauriscono certo nella ristretta cerchia dei soggetti direttamente interessati o coinvolti, ma si ripercuotono a 360 gradi sull'intera economia del Paese. In tal modo si tradisce lo spirito e lo scopo primario dell'annuale legge di bilancio.
Questo disegno di legge finanziaria non prevede in alcun modo possibili interventi benefici che producano qualche vantaggio per le casse dello Stato, senza alcun onere per i cittadini, e che al tempo stesso tonifichino il mercato. Si pensi ad esempio all'enorme patrimonio immobiliare formatosi nell'ultimo trentennio: la legge n. 10 del 1977, meglio nota come legge Bucalossi, prevede che la cessione a terzi di alloggi popolari possa essere effettuata solamente ai prezzi prefissati nella convenzione originaria, enormemente distanti da quelli attuali. Ben potrebbe la legge finanziaria, rimanendo certamente nell'ambito e nello spirito della legge di bilancio, prevedere ad esempio un meccanismo che renda possibili le vendite di questi alloggi a prezzi di mercato (e la fascia popolare che ne beneficerebbe è evidente), con il versamento ai comuni di una certa percentuale degli introiti maggiori rispetto a quelli originariamente fissati.
Questo è un esempio di quel che una legge finanziaria potrebbe fare. Invece all'interno del testo ritroviamo la class action, un istituto molto difficile, molto delicato, che proviene da un'area geografica, economica e giuridica completamente diversa dalla nostra.
Il suo inserimento nel nostro ordinamento giuridico appare estremamente delicato e difficile e dimostra come questa maggioranza e questo Governo - che speriamo torni a casa - non hanno la percezione dei reali ed immediati bisogni e delle esigenze della società civile, né della domanda che proviene dalla società civile, anche dalle fasce più deboli che il Governo e la maggioranza vorrebbero proteggere, mentre in realtà si occupano di questioni che fanno comodo nell'interesse di fasce sociali o di ben noti interessi più elevati che nulla hanno a che fare con quelli dei lavoratori e dei cittadini che si intendono proteggere.
Ci auguriamo veramente che l'esempio di quest'anno non venga mai più ripreso e che si faccia seriamente, nel rispetto delle istituzioni parlamentari, quanto invece deve essere realizzato affinché la legge di bilancio corrisponda realmente alle esigenze del Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barbi. Ne ha facoltà.
MARIO BARBI. Signor Presidente, colleghi, svolgerò alcune osservazioni sul disegno di legge finanziaria in discussione e sugli aspetti che riguardano il settore dei trasporti ma, poiché siamo sotto l'impressionePag. 11di strade bloccate dai TIR messi di traverso, non posso che cominciare facendo un'osservazione su tale situazione, precisando che nessuna legittima rivendicazione di categoria giustifica proteste di questo tipo e in questa forma da parte di alcuni. Si tratta di proteste illecite che colpiscono la collettività, ma su questo punto tornerò alla fine.
È al nostro esame la seconda manovra finanziaria del Governo Prodi, in cui il sistema dei trasporti è oggetto di un ampio e positivo complesso di disposizioni che vorrei sintetizzare intorno ad un concetto, quello di integrazione (parola che richiama le politiche ambiziose e di lungo respiro che stiamo realizzando): mi riferisco all'integrazione tra le reti interne, europee e mediterranee, tra i diversi modi di trasporto, tra i livelli territoriali e tra i diversi soggetti del settore. I documenti di bilancio che stiamo discutendo rappresentano lo strumento attraverso il quale il Governo realizza tale visione, che è parte dell'azione per il rilancio sostenibile della crescita economica in un quadro di equità sociale e di maggiore efficienza della spesa pubblica.
In merito alla mobilità sostenibile, ricordo che in Italia il comparto dei trasporti incide per oltre un quarto sul totale delle emissioni di gas serra e sulle criticità della qualità dell'aria: gli interventi volti alla loro riduzione dovrebbero essere visti non come costi, ma come investimenti di lungo periodo per garantire la sostenibilità. Il riequilibrio modale è quindi un obiettivo strategico, sul quale stiamo lavorando, per potenziare il trasporto su ferro e via mare. Il fatto che l'85 per cento delle merci viaggi su gomma costituisce un segno di ritardo e di arretratezza del Paese: è in questa cornice che si inseriscono gli impegni per le infrastrutture e per la mobilità contenuti nel provvedimento in esame, che riguardano ad ampio raggio tutti i comparti del settore - quello dei trasporti locali e ferroviari, quello marittimo e quello stradale -, oltre agli interventi per collegare porti e retroporti, centri logistici, ferrovie ed aeroporti, gomma, mare e ferro.
Tale indirizzo era già contenuto nel testo varato dal Governo ed il dibattito parlamentare, prima al Senato quindi alla Camera, lo ha migliorato (sono state infatti reperite risorse che assicurano risultati di grandissima portata). Penso alla riforma del trasporto pubblico locale che segna una vera e propria svolta, direi una svolta epocale, garantendo finalmente certezze.
Sono passati più di dieci anni dalla riforma settoriale, ma solo a partire da quest'anno si è superata la «schizofrenia» di una riforma che si concentrava sulle norme senza prevedere le risorse conseguenti: le norme senza fondi sono difficilmente applicabili, ed è per questo che il Governo si è sforzato di trovare una soluzione in grado di reperire risorse certe, credibili e durature al trasporto locale. Ne va della qualità della vita di molti cittadini ed è certamente un primo passo per il più ampio risanamento del settore dei trasporti pubblici nazionali.
Un altro aspetto riguarda le ferrovie. L'orario ferroviario del 2008 non conterrà contrazioni dell'offerta, abbiamo trovato i fondi per garantire il servizio universale e nelle risorse per il comparto dei trasporti sono stanziati anche i fondi da destinare al rinnovo del parco treni e all'incremento dei servizi offerti ai pendolari. Sono previsti incentivi al trasporto pubblico: i pendolari potranno detrarre dalle tasse una quota dei costi sostenuti per gli abbonamenti. Qualcuno ha detto che si poteva fare di più; certamente si può sempre fare di più, ma parliamo di cifre rilevanti e di incentivi (penso alla politica sugli abbonamenti) di cui discutevamo da anni.
Come dicevo, non tutto è nel disegno di legge finanziaria al nostro esame. Su alcune questioni si dovrà tornare e lo vediamo proprio in queste ore. Tuttavia, a chi utilizza strumentalmente lo sciopero degli autotrasportatori per sostenere che il disegno di legge finanziaria in esame non interviene adeguatamente nel settore, voglio rispondere che quello sciopero, pur legittimo dal punto di vista degli interessi di categoria, non può assumere forme inaccettabili a danno dei cittadini. QuestoPag. 12fermo dell'autotrasporto, inoltre, ignora l'iniziativa del Governo, che pure ha convocato le parti.
PRESIDENTE. Onorevole Barbi, dovrebbe concludere.
MARIO BARBI. Mi avvio a concludere, signor Presidente.
Il Governo al tavolo dell'autotrasporto aveva già dimostrato la propria volontà di trovare le risorse per portare a termine la riforma, potenziare i controlli, evitare forme di dumping sociale e prevedere qualche strumento per ammortizzare il costo dei rincari del carburante. Quella volontà vi è tuttora; serve solo altro tempo per poter concludere la trattativa, ma di certo non si può trattare sotto le minacce del blocco dei nodi stradali.
Mi auguro che il senso di responsabilità e una visione più ampia prevalgano su interessi di breve periodo, che ignorano gli effetti negativi che tale sciopero può avere sull'economia nazionale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ghizzoni. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, nella manovra per il 2008 su scuola, università e cultura è chiara la volontà di investire, di recuperare efficienza e di gratificare il merito, come ad esempio dimostra la sperimentazione di una nuova organizzazione scolastica, finalizzata ad innalzare il servizio istruzione, a migliorare la qualità dell'apprendimento e ad accrescere l'efficacia della spesa. Infatti, la scuola italiana non soffre soltanto di carenza di risorse, ma anche di gestione inefficiente delle medesime, come dimostra il fatto che negli anni passati, ad eccezione delle ultime immissioni estive, il personale docente sia aumentato nelle regioni dove si è registrato un decremento degli alunni.
La norma introduce, inoltre, un meccanismo premiante, che prevede la restituzione alle sedi locali delle risorse risparmiate da investire per il personale e per l'edilizia. Ma il disegno di legge finanziaria per la scuola include altre norme, come per esempio l'assunzione di mille ATA aggiuntivi, rispetto al contingente previsto, che riteniamo possa comunque essere incrementato in considerazione dei prossimi e massicci pensionamenti. A proposito di ATA e ITP crediamo che non sia più differibile una soluzione al problema salariale di inquadramento, oggi oggetto di sperequazione, del personale trasferito per legge dagli enti locali alle istituzioni scolastiche.
La prevista stabilizzazione dei docenti di sostegno, che va a vantaggio della continuità didattica e degli alunni, definisce l'organico secondo parametri quantitativi. Auspichiamo, pertanto, affinché l'integrazione degli alunni disabili sia efficace, che l'organico sia elevato di almeno l'80 per cento e che, in presenza di indifferibili e accertate esigenze, si possa procedere a nomine in deroga.
Analogamente, alla luce del costante incremento degli alunni stranieri, chiediamo che siano destinate risorse per la dotazione di docenti di italiano per gli alunni alloglotti, così che la padronanza della lingua sia veicolo di comunicazione e di conoscenza, oltre che di integrazione. Sono auspici per una scuola più inclusiva, in grado di fornire ai giovani, in particolare più svantaggiati, le competenze indispensabili per affrontare le sfide poste dalla contemporanea società della conoscenza.
In merito all'università e alla ricerca, ricordo l'apprezzabile inversione di tendenza sui finanziamenti, dato l'incremento consistente del fondo di funzionamento ordinario e del fondo in favore degli enti di ricerca, ma l'apprezzamento riguarda anche le modalità di assegnazione delle risorse sottoposte all'adozione di un piano programmatico, nel quale MIUR ed atenei sanciscono una reciproca assunzione di responsabilità, per la quale il primo si impegna a trasferire adeguate risorse tenendo conto dell'inflazione e delle retribuzioni, mentre gli atenei sottoposti a valutazione si vincolano alla razionalizzazione della spesa e all'adozione di una programmazione degli interventi, al miglioramentoPag. 13della qualità dei servizi dell'offerta didattica. Con l'adozione di tale piano, i criteri del finanziamento incentivante, della programmazione connessa alla valutazione, trovano finalmente concreta applicazione nel nostro sistema universitario, seppure limitati alla distribuzione di una percentuale del fondo di funzionamento ordinario.
Non posso soffermarmi - come invece vorrei - su alcuni provvedimenti importanti, tesi a valorizzare i giovani ricercatori. Tuttavia, a tale proposito desidero invece richiamare la norma che prevede la stabilizzazione del personale delle amministrazioni pubbliche titolari di contratti a tempo determinato e di Cococo. Abbiamo ricevuto aspre critiche per la presentazione di una proposta emendativa, che escludeva dalla stabilizzazione il personale con compiti di insegnamento e di ricerca nell'università. La nostra decisione è coerente con quanto abbiamo sostenuto nella legge finanziaria per il 2007, cioè un piano di assunzione straordinario dei ricercatori, con nuove modalità procedurali snelle, meritocratiche e allineate agli standard internazionali.
L'università italiana non ha bisogno di ope legis, ha bisogno di qualità, di concorsi trasparenti che valutino rigorosamente i titoli e le esperienze scientifiche e didattiche maturate, che gratifichi quindi i giovani migliori molti dei quali, ma non tutti, sono precari che oggi ci contestano. Comprendiamo la loro amarezza, soprattutto coloro che non hanno avuto l'occasione di dimostrare fino ad oggi con procedure comparative limpide il proprio valore scientifico.
Su questo punto è chiara la responsabilità di molti atenei che hanno basato un'ampia offerta didattica e i programmi di ricerca sulla disponibilità dei precari, senza prevedere un conseguente piano di reclutamento. Ma ora questo piano c'è e prevede 1050 posti cofinanziati a valere sulle risorse messe a disposizione nel 2007 a cui si aggiungeranno ben 4200 nel biennio 2009-2010. Da ieri è realtà anche il regolamento delle nuove modalità di reclutamento dei ricercatori. Abbiamo, quindi, posti e nuovi strumenti di selezione: così si aprono realmente le porte dell'università ai giovani talenti meritevoli, in adesione al dettato costituzionale.
Infine, richiamo solo per titoli alcuni provvedimenti di rilievo a favore dei beni culturali che meriterebbero ben maggiore spazio, sia per il profilo dell'impegno finanziario, sia per la qualità delle misure adottate. Oltre all'incremento del FUS, penso all'impegno inedito e forte per rilanciare l'industria cinematografica nazionale, attraverso meccanismi di incentivazione fiscale a favore delle imprese che investono in tutta la filiera del cinema e alle modifiche al testo unico della televisione introdotte per assicurare promozione e diffusione alla produzione audio-televisiva.
Concludo, signor Presidente, esprimendo apprezzamento per una manovra che restituisce serenità ai settori che ho richiamato non solo per le risorse messe a disposizione, ma per le scelte assunte tese a gratificare il merito e il senso di responsabilità, a sostenere la creatività, a disporre pratiche di programmazione, innovazione e valutazione.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Ghizzoni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritta a parlare l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, la manovra che stiamo varando doveva essere una manovra leggera, in realtà sarà sicuramente pesante. Lo conferma la portata di 14 miliardi che sta emergendo in queste ore, a cui si possono aggiungere i circa 8 miliardi del decreto-legge che abbiamo approvato pochi giorni fa: pertanto andiamo oltre i 20 miliardi di euro. A ciò si aggiunge il pacchetto del welfare che, se è vero che è collegato a questa manovra finanziaria, tuttavia è destinato a gonfiarsi nel tempo (e non sappiamoPag. 14nemmeno quanto si gonfierà) perché c'è il problema, ad esempio, dei lavori usuranti che non è stato affrontato e che si continua a rimandare all'infinito. Questo significa che è una manovra finanziaria di tutto rispetto, in linea con le manovre finanziarie degli ultimi sette anni, e dunque tanto leggera non è.
Ma ciò che è grave è che, a detta di tutti gli esperti e di tutti gli osservatori, a differenza delle precedenti finanziarie, peggiora anche sulla carta i saldi rispetto a quello che avverrebbe in sua assenza. In altre parole, questo benedetto extragettito, vale a dire le entrate fiscali che dovevano essere una cifra limitata, sono lentamente aumentate e adesso arriviamo in aula con un testo che contiene 14 miliardi in poco più di due mesi, ovvero c'è stato un incremento del 40 per cento.
Doveva essere una legge finanziaria che conteneva i più consistenti tagli ai costi della politica, invece ci troviamo davanti a un testo completamente stravolto rispetto all'impianto che era stato presentato a settembre, e da più parti sono stati sollevati seri dubbi sulla sua copertura. Di Commissione in Commissione è dunque svanito il rigore tanto enfatizzato dal Governo: è saltato il taglio al numero dei consiglieri degli enti locali; il numero degli assessori è stato diminuito, ma a partire dalle prossime elezioni; il taglio delle comunità montane è stato rimandato a luglio, solo se le regioni non provvederanno ad un loro riassetto (e non c'è ragione di pensare che lo faranno); è stata stralciata la norma che obbliga il medico a prescrivere per i medicinali di classe C solo il principio attivo; soprattutto, poi, è saltata, per l'ennesima volta, la riforma dei servizi pubblici locali. Sembrava che il Ministro Lanzillotta avesse disincagliato dalle secche del Senato il suo progetto di legge, ma alla fine quelle norme non sono state inserite nel testo che stiamo discutendo.
Eppure, come è noto (noi insistiamo da molto tempo sul punto), la liberalizzazione nel settore dei servizi pubblici poteva creare davvero un sistema più efficiente che non penalizzasse i cittadini con aumenti delle tariffe delle tasse locali (in modo che lo Stato non togliesse con una mano ciò che poi aggiunge con l'altra).
Questo Governo, in altre parole, ha avuto la fortuna di disporre di quasi un miliardo di «tesoretto» al mese: non solo, però, non ha saputo valorizzarlo e ottimizzarlo, ma addirittura lo ha dilapidato. Il complesso della manovra di bilancio 2007-2008 peggiorerà i conti pubblici rispetto a quanto avverrebbe in sua assenza. Si tratta di mezzo punto percentuale in più di rapporto deficit-PIL: dal punto di vista dell'equilibrio di bilancio e degli impegni europei, sarebbe stato meglio fare a meno del decreto fiscale e della legge finanziaria. Mi sembra un paradosso incredibile: una fetta consistente del peggioramento dei saldi è dovuta a maggiori spese e non a riduzioni di tasse! Non si può neanche sostenere, quindi, che ciò costituisca la restituzione dell'extragettito agli italiani (come la maggioranza e soprattutto il Governo affermano in questi giorni). Si può invece sottolineare in rosso che si tratta di una rinuncia a investire nel futuro. L'aggiustamento - quello vero e serio - viene rinviato al 2009-2011, come è candidamente riconosciuto dagli stessi esperti di Palazzo Chigi. Siamo davanti a una situazione del genere e, in un quadro così desolante, con riferimento alle fasce più povere o agli incapienti, è stato dimezzato il bonus destinato a questi ultimi, come abbiamo già avuto modo di illustrare con il collegato fiscale alla finanziaria (e dire che questo Governo sosteneva di essere vicino alle fasce più deboli!). Non solo, ma il decreto fiscale, come abbiamo già affermato, dà alle famiglie il riconoscimento di un sussidio una tantum: non vi è niente di peggio delle riforme non strutturali! Il provvedimento citato, inoltre, è molto ambiguo. Non si sa bene, infatti, quale sia la platea che potrà godere dell'aiuto di 150 euro al mese (si noti che esso era stato aumentato a 300 euro e il Governo lo ha riabbassato a 150).
Il problema degli asili nido - che nella legge finanziaria precedente era stato sbandierato come una grande innovazione (si pensi al «piano nidi», molto caro al Ministro Bindi) - è stato completamentePag. 15disatteso. Con il disegno di legge finanziaria in esame, infatti, l'Esecutivo aveva l'opportunità di completare il cosiddetto piano nidi e di fornire una risposta al problema dei servizi alle famiglie, che in effetti si attendeva da molti anni.
Sarebbero bastati - è una stima de Il Sole 24 Ore - 400 milioni annui. Se pensiamo ai 20 miliardi di euro della manovra, si tratta di una cifra ridicola e assolutamente raggiungibile da parte del Governo: si sarebbe completato, così, questo famoso piano e la copertura sarebbe arrivata - secondo calcoli ragionevoli - al 17 per cento di bambini, permettendo al nostro Paese di abbandonare le percentuali bassissime tipiche del nostro welfare (che ci collocano agli ultimi posti in Europa).
Niente di tutto ciò: il Governo ha stanziato una simbolica cifra di 25 milioni per il solo 2008. Ciò è abbastanza strano, dal momento che non è pensabile che si possa affrontare in maniera seria il «piano nidi» con cifre simili. Aggiungo che il Ministro Bindi, dopo aver fatto alcuni conti, ha affermato che con i 70 milioni di euro sottratti a Fiorani costruirà settemila nuovi asili nido, che significa 10 mila euro per ogni asilo. Siamo completamente fuori da ogni possibile ragionamento serio!
Vi è, quindi, un abbandono totale del «piano nidi» e, in compenso, si interviene sull'ICI, con una misura altrettanto sbandierata dalla maggioranza. Dunque, l'intervento sull'ICI è molto corposo e strutturale, quindi destinato a durare nel tempo, su cui nessun Governo potrà più mettere le mani, perché rivolto alla stragrande maggioranza dei proprietari di case. Peraltro, i vincoli di reddito previsti per l'ICI sono praticamente assenti, o perlomeno il tetto è molto alto, pertanto la platea è molto ampia. Su questo aspetto non abbiamo nulla da obiettare, perché le manovre per essere serie devono coinvolgere un'ampia platea, ma il problema è che tali misure strutturali, destinate a incidere a lungo e pesantemente sul bilancio pubblico, sono state adottate senza tener conto dei carichi familiari. In altre parole, le disposizioni sull'ICI si applicano a tutti i proprietari di case, senza tenere minimamente conto se in casa ci siano una, quattro o sei persone, oppure persone disabili o minori, che non producono reddito. Non è finita: i vincoli di reddito, che sono molto alti e quindi soddisfano un'ampia platea, rimangono invece per gli affittuari, che, come è noto, si concentrano maggiormente tra le persone e le famiglie di reddito modesto e povero, ossia tra coloro che non hanno reddito sufficiente per acquistare un'abitazione e impegnarsi con un mutuo.
Signor Presidente, diciamo la verità: questo disegno di legge finanziaria, in realtà, intendeva essere un'importante manovra redistributiva, ma di fatto privilegia i più abbienti. Vi è il famoso Robin Hood alla rovescia, perché - lo ripeto - si tratta di interventi strutturali. Pertanto, il bonus agli incapienti è assolutamente simbolico e ridicolo, in quanto concepito come una tantum per gli incapienti per definizione, gli affittuari hanno tetti di reddito molto bassi per vedere soddisfatte le proprie esigenze, mentre, per quanto riguarda i proprietari di case, va bene intervenire sull'ICI, ma la platea interessata è molto ampia, il che va anche bene, ma non sono stati minimamente soddisfatti i criteri dei carichi familiari. Quindi, alle famiglie non è stato dato assolutamente niente. Si potrebbe continuare nel dire che non vi è alcun intervento strutturale su detrazioni e deduzioni. Per la cronaca, in Italia - anche ciò bisognerebbe scriverlo sui muri delle chiese e delle case - con un reddito di 25 mila euro e una famiglia di quattro componenti (padre, madre e due figli), si applica un'aliquota pari al 6,9 per mille, con un importo di 1.725 euro, mentre in Francia si pagano 52 euro e in Germania poco più di 700. Inoltre, la Ragioneria generale dello Stato afferma - sono documenti ufficiali - che alle famiglie sono stati sottratti 700 milioni di euro rispetto al Documento varato il 30 settembre. Con questa manovra ci rimettono praticamente tutti, in particolare le famiglie.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
Pag. 16LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Ci sono tagli di tutti i tipi e di tutti i generi, ma non vale affermare che 700 milioni in meno sono solo in termini di cassa, ossia non di competenza. Ciò significa che mancano le risorse, ma che sussiste la volontà politica di erogarle. Dunque, si rimanda il tutto a quando si faranno i conti e si scatenerà una diatriba per valutare l'opportunità di recuperare o no le cifre stanziate, ma non erogate.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, concludo. Dunque, le famiglie, per l'ennesima volta, ricevono una stangata. Il Presidente Prodi non può affermare che va tutto bene, perché le famiglie sono molto preoccupate e profondamente deluse. In considerazione del family day e della Conferenza nazionale della famiglia di Firenze, organizzata dal Ministro Bindi, si può sostenere che è stato perpetrato l'ennesimo tradimento alle famiglie.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pegolo. Ne ha facoltà.
GIAN LUIGI PEGOLO. Signor Presidente, egregi colleghi, rappresentanti del Governo, il disegno di legge finanziaria per il 2008 è stato criticato dall'opposizione essenzialmente per un motivo: perché le risorse disponibili non sono state destinate prevalentemente al risanamento finanziario o allo sviluppo.
Alcuni colleghi che sono intervenuti hanno criticato la scelta di un deficit più alto di quello tendenziale, che il Governo ha operato per poter incrementare la spesa. Tali colleghi sono particolarmente sensibili ai dettami del monetarismo e considerano, se non il raggiungimento del pareggio del bilancio, quantomeno una significativa riduzione del debito come un obiettivo al quale vale la pena sacrificare anche inderogabili esigenze sociali. Altri colleghi dell'opposizione hanno sferrato il loro attacco su un altro versante, ossia quello della mancata promozione dello sviluppo: ieri, per esempio, l'onorevole La Malfa ha lamentato il tasso di crescita, ancora troppo basso, del prodotto interno lordo. Si tratta di una posizione certamente più convincente dell'altra citata in precedenza, anche se occorrerebbe interrogarsi a fondo su come si possa sostenere, nell'attuale congiuntura economica, la crescita. Molto spesso, infatti, i settori dell'opposizione, quando si richiamano allo sviluppo, alludono essenzialmente ad una politica di trasferimenti alle imprese attraverso la riduzione della pressione fiscale, eludendo il tema della promozione, dell'innovazione e, ancor più, quello del sostegno del reddito, certamente essenziale in una strategia di crescita.
In realtà, tali critiche appaiono ispirate ad una logica non condivisibile. Peraltro, se si osserva il quadro macroeconomico entro cui si colloca la manovra finanziaria, si deve riconoscere che, in ogni caso, il deficit di bilancio si sta riducendo e che le difficoltà che si intravedono sul piano macroeconomico, per effetto di una congiuntura internazionale meno favorevole rispetto al passato, dovrebbero comunque indurre ad un'attenzione particolare al tema del sostegno del reddito. Per tali ragioni, a me pare che la manovra di cui stiamo discutendo non possa essere criticata utilizzando simili argomenti e che, anzi, nelle sue scelte di impostazione generale vada sostanzialmente condivisa. L'alternativa poteva essere quella di utilizzare le risorse ancora per l'abbattimento del debito? Oppure per nuovi trasferimenti alle imprese, dopo quelli, già molto consistenti, erogati nella legge finanziaria per l'anno 2007? Non mi pare credibile. Un sostegno al reddito si rendeva necessario e non è a questo livello che la critica si giustifica.
Il problema dell'attuale disegno di legge finanziaria è, a mio avviso, diverso e risiede più che altro in alcuni elementi contraddittori che si colgono nella sua impostazione. Il disegno di legge finanziaria contiene un insieme molto articolato diPag. 17provvedimenti, talmente articolato da finire per determinare, semmai, un'eccessiva frammentazione.
Esaminiamo alcuni indirizzi fondamentali che vengono assunti nella manovra in esame: in primo luogo, si prosegue una politica di sostegno del reddito; questa è la parte che considero, in generale, più positiva. Tale sostegno si concretizza in una serie di provvedimenti che vanno dalla riduzione dell'ICI sulla prima casa al sostegno alle spese per l'affitto, al bonus per gli incapienti, al sostegno alle famiglie numerose, al Fondo per la detassazione dei redditi da lavoro dipendente, alla diminuzione del prelievo sul TFR e così via.
Un secondo indirizzo è quello che riguarda il sostegno allo sviluppo e al sistema delle imprese: si va dalla riduzione dell'IRES e dell'IRAP alla semplificazione della contabilità aziendale, al sostegno alla ricerca, alle misure per il sostegno all'imprenditoria del Mezzogiorno. Si tratta di interventi che, abbinandosi a quelli dello scorso anno sul cuneo fiscale, rafforzano ulteriormente l'intervento a favore dei settori produttivi. Vi è poi un altro filone di intervento, quello che riguarda l'ambiente e il territorio: in tale ambito ci troviamo, da un lato, di fronte al proseguimento della politica delle grandi opere - con una serie di provvedimenti che sono giunti anche all'esame della Commissione - e, dall'altro lato, ad una serie di provvedimenti in campo ambientale di un certo significato (penso alla destinazione dei fondi per i consumi non inquinanti, per il risparmio energetico, per la realizzazione dei parchi urbani, per le aree alluvionate e così via). Infine, vale anche la pena richiamare gli interventi di razionalizzazione della spesa, tra cui rientrano, fra l'altro, quelli riguardanti i costi della politica, tema sul quale, come sappiamo, si è concentrata l'attenzione dell'opinione pubblica.
Tale razionalizzazione riguarderà la soppressione degli enti inutili, la riduzione dei consigli di amministrazione, i limiti agli stipendi dei manager. Vi è inoltre una serie di norme che riguardano gli enti locali, che vanno dalla riduzione delle comunità montane ai benefici per alcune figure istituzionali. Ho citato alcuni dei principali indirizzi di fondo della manovra finanziaria e ne ho volutamente tralasciati altri, anche per esigenza di sinteticità. Mi sembra comunque che all'interno di tali indirizzi coesistano impostazioni diverse che in parte si contraddicono e, in alcuni casi, riducono l'impatto innovativo dei provvedimenti. A tale proposito, analizzando la questione del sostegno del reddito vi è da dire che, pur trattandosi di un'impostazione di per sé positiva, in taluni casi viene perseguita con strumenti che riducono l'efficacia della redistribuzione per effetto - ciò peraltro è stato già stato affermato in altri interventi - dei benefici che vengono erogati a platee troppo ampie di soggetti e che quindi tendono a vanificare l'effetto redistributivo. Sempre relativamente alla questione del reddito vi è un'altra osservazione da svolgere: fino a che punto una politica di sostegno al reddito può essere praticata essenzialmente attraverso la riduzione del prelievo fiscale? Non vi è il rischio che le misure di intervento sociale sul reddito vengano, di fatto, in prospettiva compensate da una minore erogazione di servizi? Vi è insomma il rischio che abbiamo già intravisto nella scorsa legge finanziaria che, alla fine, si determini una partita di giro a saldo zero.
Vorrei svolgere un'altra osservazione riguardo alla questione dello sviluppo. È vero che la compressione dell'IRES e dell'IRAP avverrebbe a saldo zero e che alcune misure di sostegno al sistema delle imprese sono in sé condivisibili, tuttavia emerge un indirizzo che solo marginalmente incide sulle propensioni innovative delle imprese. Tale indirizzo si limita a prevedere trasferimenti di risorse che di per sé non determinano comportamenti virtuosi, mentre nel Mezzogiorno si resta comunque ancorati in larga misura ad orientamenti di politica economica ed industriale che non hanno dato fino ad ora risultati apprezzabili. Contraddizioni percorrono peraltro anche gli interventi territoriali, dove a misure virtuose in campo ambientale fanno riscontro discutibili politichePag. 18sul piano delle infrastrutture o su quello della politica della razionalizzazione della spesa. In tali interventi, accanto ad alcune misure positive, ve ne sono altre, come quelle tese a raggiungere l'obiettivo della riduzione dei costi della politica indebolendo di fatto la struttura democratica delle istituzioni locali, sulle quali mantengo forti perplessità.
In conclusione, in un disegno di legge finanziaria che risulta nel complesso più convincente rispetto a quello dell'anno precedente, esistono nondimeno alcuni elementi irrisolti che riconfermano le contraddizioni che percorrono questa maggioranza e che hanno trovato il loro punto di massima nella recente vicenda del welfare. Quest'ultimo provvedimento, pur essendo distinto dal disegno di legge finanziaria, rientra tuttavia nella manovra complessiva e getta molte ombre sull'impostazione della politica sociale. Peraltro, non si può che sottolineare come in tema di politica del lavoro, benché nel presente disegno di legge finanziaria vi siano provvedimenti positivi (ad esempio in tema di lavoratori socialmente utili e di riduzione delle precarietà nella pubblica amministrazione), l'impostazione del Protocollo resta largamente inadeguata, sia in tema di precarietà sia in tema di previdenza. Non tornerò sui rilievi che, intervenendo in occasione della discussione del provvedimento sul welfare, ho avuto occasione di illustrare ma voglio sottolineare il vulnus che le scelte suddette hanno rappresentato, non solo nei confronti dell'attività del Parlamento, ma anche della maggioranza che sostiene questo Governo.
Si tratta di una scelta che pesa sull'azione del Governo. Il disegno di legge finanziaria in esame, per i contenuti che lo caratterizzano, pur nelle sue contraddizioni, può essere accettato, ma l'impostazione complessiva dell'azione di Governo resta ancora non convincente.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Grillini. Ne ha facoltà.
FRANCO GRILLINI. Signor Presidente, intervengo a nome dei Socialisti per la Costituente, ed, avendo così poco tempo a disposizione, mi limiterò a citare alcune questioni che ritengo più urgenti. Vorrei dire in particolare che il disegno di legge finanziaria può essere letto in molti modi. Abbiamo ascoltato in precedenza l'intervento di carattere clericale della collega dell'UDC, mentre con il mio intervento intendo fare riferimento ad una lettura più laica o laicista - diciamo così - del tema del disegno di legge finanziaria. Vi sono molte organizzazioni che leggono la finanziaria a seconda degli interessi dei cittadini, per esempio associazioni di volontariato come Lunaria, e vi è la possibilità di leggerla, ad esempio, anche dal punto di vista appunto dei cittadini gay, lesbiche, bisessuali, e transgender (GLBT), dei cittadini omosessuali. Da questo punto di vista mi consenta di fare una chiosa - considerato che l'argomento, in questi giorni, è sulle prime pagine di tutti i giornali - in relazione al tema della sicurezza e della omofobia: credo che il provvedimento in materia di sicurezza debba essere approvato così com'è, con una correzione formale del testo che citi correttamente il Trattato di Amsterdam e la lotta alla omofobia.
Ho presentato alcuni emendamenti al provvedimento in esame, come rappresentante dei Socialisti per la Costituente, componente del gruppo Misto, e vorrei citarne tre che, tra l'altro, sono state dichiarati ammissibili in sede di Commissione bilancio. Avendo a disposizione poco tempo, più che altro, intendo richiamarne i contenuti. Con uno di essi si propone la riduzione dell'IVA sui profilattici. Infatti l'IVA imposta in Europa si attesta al 5 per cento, quindi il Governo può agire su tale terreno con ampio margine, riducendo la ricordata imposta, ad esempio al 10 per cento, considerato che in Italia vi è il costo più alto in Europa per il principale strumento di lotta alle malattie a trasmissione sessuale. Un altro emendamento che abbiamo presentato è diretto alla salvaguardia del ballo e del balletto in Italia, ed è una questione di carattere culturale e generale. Infatti, negli ultimi 15-20 anni sono già state chiuse in Italia le compagniePag. 19di balletto in sei teatri (Torino, Venezia, Bologna, Genova, Catania e Trieste) senza reali motivi. È infatti ampiamente dimostrato che, eliminando il corpo di ballo, non si producono risparmi né miglioramenti di bilancio, tanto è vero che le fondazioni che hanno compiuto la predetta operazione non hanno avuto alcun riassetto economico, dunque si tratta di un emendamento a costo zero. Un altro emendamento cui teniamo molto riguarda i finanziamenti della Chiesa cattolica. Pochi sanno che, a livello locale, i comuni, nei loro bilanci devono pagare una tangente sugli oneri di urbanizzazione secondaria. Noi proponiamo l'abrogazione della normativa che consente tale situazione e la destinazione di 5 milioni di euro alla scuola pubblica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Viola. Ne ha facoltà.
RODOLFO GIULIANO VIOLA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la legge finanziaria per il 2008 rappresenta un punto di svolta nell'azione di risanamento dell'economia del Paese. Dopo la tormentata e difficile vicenda dell'approvazione della legge finanziaria dello scorso anno, ora il Governo ci presenta uno strumento innovativo nella forma e soprattutto nei contenuti. Veniamo da stagioni di gestione della cosa pubblica che hanno affrontato in maniera distorta i temi dello sviluppo e del risanamento dei conti pubblici del Paese. Non vogliamo e non possiamo dimenticare lo stato della situazione economico-finanziaria ereditato dai cinque anni del Governo di centrodestra: l'enorme debito pubblico, il rapporto deficit/PIL al 4,8 per cento, l'avanzo primario azzerato, la crescita zero per cinque anni, un'evasione fiscale pari a 75-90 miliardi di euro ogni anno, assolutamente incompatibile con una politica di sviluppo e di equità. Di fatto l'enorme debito pubblico e l'ampiezza dell'evasione fiscale rappresentano i veri nodi da sciogliere. La manovra dello scorso anno ha cominciato ad affrontarli e il disegno di legge finanziaria per il 2008 prosegue su questa strada. Vorrei porre l'attenzione proprio sulla lotta all'evasione fiscale. Per ammissione del Ministro Padoa Schioppa, sappiamo che la pressione fiscale in Italia è alta, ma è altrettanto vero che il recupero della stessa evasione fiscale non può essere presentato come un aumento della pressione fiscale.
Oggi stiamo tornando in una situazione di maggiore equilibrio: semplicemente chi prima non pagava paga il dovuto.
Mentre affermiamo con convinzione questi principi, non possiamo dimenticare che nell'anno che abbiamo alle spalle si è aperto su questi temi uno scontro - vorrei dire - ideologico, con quella parte del Paese che produce e distribuisce ricchezza sotto forma di lavoro, di salari e di sviluppo.
Per chi, come il sottoscritto, proviene dalla parte molto dinamica del nostro Paese, come il nord, non è ammissibile accomunare in una indistinta e generica accusa di disinteresse nei confronti del bene comune i moltissimi imprenditori, piccoli e grandi, artigiani, commercianti, liberi professionisti - in una parola - il mondo delle partite IVA che rappresentano, invece, veri elemento di traino dello sviluppo del nostro Paese.
Certamente i numeri ci dicono chiaramente che non tutti contribuiscono in maniera equa; ma chi ha voluto alimentare in maniera speciosa questa polemica deve sapere che il tessuto imprenditoriale del quale stiamo parlando è molto più attento ai temi della comunità di quanto lo si voglia dipingere.
È evidente che l'azione di lotta all'evasione ha riguardato in modo particolare questi mondi ma ha anche messo in evidenza l'idea che se lo Stato restituisce in maniera adeguata in termini di servizi e infrastrutture quello che i cittadini versano, questi mondi e questi imprenditori sono i primi a capire che una giusta aliquota fiscale rappresenta uno strumento di crescita collettiva e di equità sociale.
Abbiamo posto le premesse per una politica di serietà nei confronti dell'evasione: una lotta condotta per l'interessePag. 20generale e con l'obiettivo di far pagare il giusto ad ognuno. Molto resta ancora da fare. In questo contesto invitiamo il Governo e il Parlamento ad accelerare il tema della riforma del federalismo fiscale: la vera risposta ai temi del disagio istituzionale rappresentata da molte parti del nord del Paese, le quali comunque trovano prime e concrete risposte in questo disegno di legge finanziaria e nel collegato fiscale.
Sono le risposte che quei mondi si attendevano: mi riferisco alla semplificazione fiscale, al taglio delle imposte per le società di capitali, alla diminuzione dell'aliquota IRAP, al taglio dell'IRES sulla parte di utili. Si tratta di tagli di aliquote che servono a garantire la competitività del sistema produttivo italiano e semplificazioni di regole fiscali per imprese, essenziali per garantire chiarezza sul carico tributario. Una riforma, quindi, che prevede un riordino e una drastica semplificazione, sostanzialmente realizzata senza costi per lo Stato.
Ancora, soprattutto, ci preme sottolineare lo stop alla gogna fiscale del cartello posto alla serranda dei negozi chiusi per mancata emissione degli scontrini. Inoltre, sottolineo la revisione degli studi di settore per i quali spetterà all'Agenzia delle entrate fornire elementi di prova per avvalorare maggiori ricavi e compensi.
Sono questi i primi e certamente non ultimi passi di una spiccata e significativa riduzione della pressione fiscale. Lo sforzo, completo e quindi bisognoso pur non di ulteriori interventi, è tutto teso a riconquistare un adeguato tasso di fiducia tra le istituzioni e il cittadino con un meccanismo virtuoso di reciproca fiducia, in un clima di rinnovato patto sociale.
Come detto, quindi, con il decreto fiscale si realizza l'obiettivo previsto nella legge finanziaria 2007 di ridistribuire le entrate ottenute con il recupero dell'evasione fiscale. Cominciamo, quindi, da chi meno ha e non come hanno sostenuto in molti in maniera indistinta, avendo piena coscienza che troppi in Italia stanno soffrendo situazioni di grave disagio e che la forbice tra chi ha molto e chi ha troppo poco si sta allargando drammaticamente.
Li ricordo solo per titoli: gli interventi a favore degli incapienti, gli interventi a favore delle famiglie, introducendo il congedo di maternità e parentale nei casi di adozione e affidamento ed effettuando una completa equiparazione con quanto previsto per i figli biologici, gli sgravi ICI, gli sconti sugli affitti, lo sconto affitti per i giovani, gli interventi sull'immigrazione, l'eliminazione del ticket. Oltre questi interventi la manovra di bilancio reperisce le risorse finanziarie per finanziare il Protocollo sul welfare. Voglio sottolinearlo con forza perché corriamo il rischio di perdere di vista il fatto che il Governo è riuscito in una condizione ambientale e politica difficilissima a rimettere insieme le parti sociali con il concorso di tutti e a proporre uno strumento di welfare in grado di fornire risposte importanti, anche se non esaustive, all'insicurezza e alle incertezze che anni di confronti muscolari avevano ingenerato tra i lavoratori, le imprese e i cittadini tutti.
Dunque, sono finanziati la progressiva armonizzazione degli istituti attuali, l'aumento della durata della misura dell'indennità per disoccupazione, le coperture figurative, il rafforzamento della stabilità finanziaria, l'abrogazione del brusco innalzamento dell'età pensionabile, eccetera.
Tralascio le questioni sui costi della politica e passo rapidamente ad un cenno sulle questioni infrastrutturali. Si interviene in maniera massiccia da questo punto di vista, finanziando opere da tempo attese e rifinanziando altre che erano in attesa di essere completate.
Cito solo alcuni sistemi che riguardano il Nord-est e, in particolar modo, il Corridoio n. 5 che permette di affrontare realtà drammatiche e non più procrastinabili, quali l'allargamento dell'autostrada A4 con la terza corsia.
Lo dico perché questo rappresenta uno dei punti nodali per lo sviluppo del Paese. In tale contesto, ricordo solo che nel cosiddetto decreto fiscale vengono finanziati, per la prima volta con un intervento specifico, i comuni che sono a confine conPag. 21le regioni a statuto speciale. Nelle regioni del nord si sta affrontando da molto tempo il flusso migratorio verso altre regioni. Una prima risposta viene data da questo Governo: 25 milioni di euro destinati direttamente ai suddetti comuni. Vogliamo che questo lavoro continui e che venga ulteriormente rafforzato, anche attraverso l'azione delle regioni.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
RODOLFO GIULIANO VIOLA. Concludo, signor Presidente, affermando che questa finanziaria inizia a rimettere in piedi il Paese: il deficit si è ridotto, il rapporto debito pubblico-PIL è sceso dal 105 al 103 per cento. Ci confortano questi dati sul futuro del Paese. Sta a noi e a questo Parlamento dimostrare che la classe politica, al di là degli schieramenti, è in grado di produrre una buona amministrazione pubblica. Solo così saremo in grado di recuperare quel rapporto virtuoso con i cittadini, necessario per garantire un futuro più sereno e più coeso per le nostre comunità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli membri del Governo, molti ormai sostengono che la legge finanziaria sia da superare in quanto non risponde più ai requisiti per cui essa è stata voluta dal legislatore. Forse non è tutto esatto quello che dicono ma, certamente, hanno ragione su un punto: il Paese non può essere governato solo con una sessione parlamentare in cui si vara la legge finanziaria e i suoi collegati. Essa diventa sempre più enciclopedica, con il risultato che si inseriscono temi fondamentali, senza poterli meditare e vagliare come meriterebbero. D'altra parte, trattarli in altre leggi è quasi impossibile, data la lentezza dei lavori parlamentari.
Ne consegue che se si vuole tornare a legiferare in modo normale - ed io aggiungo regolare - occorrono profonde riforme legislative e regolamentari. A quel punto faremo a meno della legge finanziaria. Oggi siamo costretti ad approvare questo tipo di legge. Devo ammettere che, dopo l'anno terribile 2007, con la legge finanziaria che ha dovuto salvarci dal fallimento, mettendo a posto i conti, la proposta attuale presenta numerose scelte positive per il Paese. Si possono rivolgere critiche per quello che non vi è oppure perché il cosiddetto tesoretto non è stato utilizzato per ridurre il debito pubblico. Non si può negare, però, che il testo della legge finanziaria per il 2008 contiene una buona redistribuzione delle risorse, che favorisce quei settori deboli altrimenti tagliati fuori dai possibili incrementi nel consumo dei beni vitali ed essenziali.
Parlare di legge finanziaria significa, quindi, parlare di collegati e del welfare, che si sta discutendo in Parlamento. Dico di più: essa va vista insieme sia a quella per il 2007 sia a quella per il 2009. A quest'ultima si potrà fare riferimento per gli investimenti, che portino ad un maggiore sviluppo del Paese attraverso il taglio delle tasse in misura più consistente.
Pertanto, il nostro giudizio è complessivamente positivo e, in particolare, per il gruppo dell'Italia dei Valori è buono per quanto riguarda gli investimenti infrastrutturali in generale, perché si è visto che la questione fondamentale delle infrastrutture è collegata strettamente al progresso del Paese. È buono, altresì, per l'avvio di una seria politica abitativa, nonché per i provvedimenti relativi alle politiche energetiche e ambientali. Il giudizio è, quindi, complessivamente positivo. Vanno certamente inseriti nel testo finale i risparmi ottenuti, soprattutto con il contributo dell'Italia dei Valori, in materia di taglio delle circoscrizioni, delle comunità montane e dei consigli di amministrazione dei consorzi di bonifica.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,05)
AURELIO SALVATORE MISITI. Si poteva certamente fare di più per sostenere lo sforzo delle forze dell'ordine, a cui peròPag. 22si è pensato, per l'avvio rapido e giusto della scuola di magistratura nelle regioni meridionali, in particolare quella situata in Calabria (su cui presenterò un ordine del giorno qualora non fosse previsto all'interno della legge), per riformare anche le ferrovie dello Stato e l'ANAS. Ciò vuol dire, signor Presidente, che su questi temi ritorneremo con apposite proposte di legge, che ci auguriamo possano essere presto approvate in Parlamento con l'appoggio della maggioranza e, per alcune di esse, anche dell'opposizione.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, ovviamente questa manovra finanziaria presenta tanti aspetti negativi ma, sostanzialmente, uno dei più forti consiste nel fatto che essa non fornisce alcuna risposta alle domande provenienti dal Paese.
È strano votare una legge finanziaria nello stesso momento in cui il Ministro dell'economia e delle finanze, responsabile di averla scritta, a Bruxelles sostiene che sostanzialmente essa è già decaduta e non serve a nulla. È altresì strano parlare di una legge finanziaria nello stesso momento in cui un esponente importante della maggioranza - determinante al Senato - come il senatore Dini, proprio ieri sera, alla televisione pubblica (ascoltato, quindi, da tutti i cittadini italiani) ha affermato: di questa legge finanziaria non sappiamo che farcene, perché a marzo dovremo «rientrare» con un nuovo provvedimento che ci sarà imposto dall'Europa.
Si tratta di un nuovo provvedimento che non prevederà certo un risparmio di spese, ma nuove entrate e, quindi, nuove tasse.
Ci troviamo di fronte ad un aumento enorme della spesa dello Stato, contrariamente a ciò che questo Governo e questa maggioranza avevano promesso solennemente dinanzi agli italiani in Parlamento; ci troviamo di fronte ad oltre 2 miliardi e 300 milioni di spese che, in questa legge finanziaria, sono state aggiunte al Senato in un difficile dribbling, attraverso «mance e mancette» per acquisire il consenso dei senatori della maggioranza; ci troviamo di fronte ad un'ulteriore aggiunta di spesa definita dalla Camera o, perlomeno, dalla Commissione bilancio. Peraltro, il Governo si appresta a porre la questione di fiducia, perché ormai questa è una Camera che si occupa esclusivamente di ratificare i provvedimenti, come questo che è il frutto di un faticosissimo compromesso raggiunto al Senato dalla maggioranza.
Pertanto, a fronte di tutto ciò, a fronte di 3 miliardi e 200 milioni di spese nuove, quali sono le risposte che, concretamente, questo Governo e questa maggioranza offrono ai cittadini?
Su queste, prioritariamente, vi era una domanda che i cittadini ponevano - rilevata da tutte le parti, richiesta nei vari sondaggi, articoli di giornale e fra la gente -, relativa ad un capitolo delicatissimo che si chiama «sicurezza». Su questo tema, oggettivamente, si misura la distanza effettiva tra le parole e i fatti di questo Governo e di questa maggioranza.
Questo Governo è assolutamente inidoneo ed incapace di gestire un tema come quello della sicurezza. Nei prossimi giorni ci appresteremo a discutere di altri temi riguardanti generalmente la politica della sicurezza di questo Governo, ma oggi parliamo di un tema che è tra i più delicati, vale a dire come - nell'atto politico essenziale di questo Governo, ossia la legge finanziaria - il Governo tratti il tema «sicurezza».
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,10)
JOLE SANTELLI. Colleghi, il 28 marzo 2007, in quest'aula, vi è stata una denuncia che avrebbe dovuto far «saltare» l'intero Parlamento e che, comunque, ha impressionato fortemente tutta la pubblica opinione. Il Ministro dell'interno Giuliano Amato, il 28 marzo 2007, in quest'aula, ha denunciato sostanzialmente che lui, come Dicastero dell'interno, non ha i soldi, né le risorse umane per assicurare la sicurezza di questo Paese. Ciò è stato affermato dal Ministro Amato in quest'aula!Pag. 23
Egli ha poi riproposto la medesima denuncia, in termini ancora più complessi e più specifici, nella I Commissione di questa Camera, richiedendo specificamente di essere ascoltato in I Commissione, in relazione a quelle che sono le risorse non esigue, ma inutili e folli, che questo Governo ha destinato al suo Dicastero e sostanzialmente alle forze di sicurezza.
Ciò è avvenuto nel periodo di marzo e aprile, quando ancora il Governo e la maggioranza (sia il Presidente del Consiglio dei ministri, quanto esponenti importanti di questa maggioranza) ritenevano e sostenevano a gran voce - sia in Parlamento, sia soprattutto nella sede che ormai è diventata il fulcro della politica del Paese, le televisioni e i vari convegni, molto amplificati - che il tema della sicurezza non fosse un tema effettivo del Paese, bensì solamente grida manzoniane urlate dall'opposizione per creare disordine e allarme sociale, mentre le cose erano perfettamente a posto.
È bastato aspettare qualche mese, cioè la prima grande apparizione del nuovo leader della maggioranza, il segretario del Partito democratico, Walter Veltroni, per scoprire che, in realtà, nel Paese esistesse un allarme sicurezza.
Per farvi fronte, nell'immediato, vi fu un appello unitario in tutti i giornali e per tutta l'estate da parte tanto dello stesso Walter Veltroni, quanto del Vicepresidente del Consiglio dei ministri Francesco Rutelli e del Ministro Amato: per noi la sicurezza rappresenta una priorità; noi provvederemo a stanziare tutte le risorse economiche e umane per una politica di sicurezza invertita.
Credo che i colleghi di Rifondazione comunista ricordino molto bene il grido di allarme e, direi quasi, lo schiaffo politico nei loro confronti, proveniente dal Ministro dell'interno, il quale la scorsa estate, tramite le pagine del quotidiano la Repubblica, ha affermato che alcune parti della maggioranza, specificamente la sinistra radicale, hanno un concetto della sicurezza estremamente lontano da quello che dovrebbe essere e che è necessario compiere un salto culturale.
Dalle parole ai fatti: dalle parole dell'allarme sicurezza, lanciato e raccolto, ai fatti del disegno di legge finanziaria in discussione, che ci presenta una situazione sostanzialmente identica a quella del 2007, anzi, peggiorata nel corso dell'esame al Senato e risistemata, in parte, nel nuovo passaggio per l'esame da parte della Camera.
Sostanzialmente, a fronte di circa 400 milioni di euro di debiti delle forze di polizia e di oltre un altro miliardo e mezzo di euro (circa due) persi dal bilancio con riferimento al settore della polizia e della sicurezza, vi è un decremento di risorse, anche se, nel frattempo, lo stesso Ministero dell'interno ha assunto nuovi impegni.
Ad esempio, uno dei temi di politica maggiormente decantati dal Governo è rappresentato dai cosiddetti patti per la sicurezza, conclusi con le diverse amministrazioni locali. Mi chiedo dove il Ministero dell'interno attinga le risorse per attuare tali patti per la sicurezza. La risposta non si conosce, ma in realtà è facile da individuare: si tratta, semplicemente, di una operazione tecnica di rifinitura e lifting del bilancio del Ministero dell'interno. Si riaccorpa il Ministero dell'economia e delle finanze - abbastanza di soppiatto e nella disattenzione generale, in quanto alcuni temi sono assolutamente «coperti» e lo stesso Ministero ha svelato la notizia ai sindacati non più di 20 giorni fa - riaccorpando i capitoli di spesa e riducendoli a tre. Ovviamente, da questi tre capitoli si reperiscono i fondi per i patti per la sicurezza, distraendoli, quindi, da altri impieghi.
Ma continuiamo: nulla è servito, tanto le proteste politiche parlamentari quanto i richiami. Ciò che è più grave è che non sia assolutamente servito che, per la prima volta nella storia della Repubblica, tutti i sindacati delle forze di polizia e tutte le rappresentanze militari dei corpi del compartoPag. 24della difesa siano scesi in piazza per protestare contro il Governo e questa politica della sicurezza.
Se una parte politica è sicura di ciò che fa, sicuramente non ha paura di affrontare chi la contesta. È vergognoso che in ogni manifestazione ed in ogni incontro richiesto dalle forze di polizia mai - e lo ripeto: mai - nessun esponente della maggioranza o del Governo abbia avuto il coraggio di presentarsi!
In piazza non c'era nessuno, salvo una collega del gruppo di Rifondazione comunista, che perlomeno ha avuto l'onore ed il coraggio di venire ad una manifestazione. Tale manifestazione è stata imponente, perché tutti i sindacati non stanno protestando per diritti e privilegi personali, ma per la propria dignità, per poter essere messi in condizione di svolgere realmente le proprie funzioni, il cui esercizio i cittadini, sempre più numerosi, richiedono in misura sempre maggiore, e in modo continuativo. A fronte di ciò, però, non trovano attenzione da parte di alcuno e manifestano in piazza: è difficile costringere gli uomini in divisa a scendere in piazza, eppure è accaduto.
Il fatto più strano è che ciò è accaduto nella totale sordità di questo Governo. Quando tutti i sindacati di polizia scendono in piazza, ci si può aspettare che il Presidente del Consiglio dei ministri convochi i rappresentanti delle forze di polizia? Ci si dovrebbe aspettare questo? Ciò non accade, e non accade perché il Presidente del Consiglio ha la coda di paglia: a giugno, infatti, quando la sua presenza non era assolutamente richiesta, l'onorevole Romano Prodi ha firmato in prima persona il cosiddetto patto per la sicurezza, strombazzato dappertutto, su tutti i giornali, per poi dimenticarsi completamente dell'impegno assunto, e quindi scomparire.
PRESIDENTE. Onorevole Santelli, la prego di concludere.
JOLE SANTELLI. Gli unici ad aver ascoltato i rappresentanti delle forze di polizia sono stati, timidamente e con grande imbarazzo, il capogruppo del Partito Democratico alla Camera e la collega Pinotti. Non sono stati in grado di prendere impegni, non hanno praticamente potuto offrire nulla e semplicemente, tramite le dichiarazioni riportate dalle agenzie, assistiamo all'ultima, ennesima mistificazione. Alcune forze di maggioranza sostengono: che meraviglia, abbiamo ripristinato i fondi per le forze di polizia! Contenti loro, contenti tutti? Assolutamente no: contenti loro, perché si accontentano di molto poco; allo stato, questo Governo e questa maggioranza dovranno dar conto ai cittadini dell'ulteriore sfascio che hanno causato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di svolgere qualche considerazione sul merito del disegno di legge finanziaria, vorrei far presente (e mi fa piacere, tra l'altro, vedere il presidente della Commissione qui in aula) che, in data 4 dicembre - quindi, esattamente sette giorni or sono -, ho visto con i miei occhi e ascoltato con le mie orecchie alcuni movimenti ed alcune considerazioni svolte da autorevoli membri della maggioranza e, in particolare, la continua presenza, nella Commissione, del capogruppo del partito maggiore, Soro. In quella data, esattamente sette giorni addietro - il Bollettino delle Commissioni ne fa fede -, chiesi alla presidenza se rispondesse al vero la voce della predisposizione, o comunque del lavoro preparatorio, già in atto del maxiemendamento che, come tutti sappiamo, è già quasi pronto e nelle prossime ore verrà presentato all'Aula.
Ricordo che il mio collega di partito, nonché amico, onorevole Crosetto, disse che era incredulo, che non poteva assolutamente credere che quanto da me affermato rispondesse al vero, ed anche il presidente Duilio concordava, sostanzialmente, con questa impostazione.
Oggi il maxiemendamento diventa una realtà. Vi è una dichiarazione, riportata da un'agenzia di stampa ieri pomeriggio, delloPag. 25stesso Soro, e ciò dimostra evidentemente che in questa settimana - cioè dal 4 all'11 dicembre - abbiamo svolto i lavori, ma abbiamo anche preso in giro il Parlamento, le istituzioni e soprattutto il Paese. Dimostra, in particolare - e mi rivolgo ancora una volta al presidente della Commissione -, che è stato svolto un lavoro molto simile a quello che i mercanti facevano nel tempio: una sorta di trattativa continua, mirata non a migliorare i conti dello Stato, ma solo ed esclusivamente a tenere ben salda la vostra rabberciata maggioranza.
Questa è la prova: ci sono i fatti che lo testimoniano, e non avete la possibilità di smentire. Venendo al merito del provvedimento in esame, svolgo brevemente alcune considerazioni.
In primo luogo, va detto con chiarezza che questa è una legge finanziaria assolutamente non veritiera nei conti. Ci sono delle considerazioni da parte della Ragioneria che lo dimostra. Lo sapevate benissimo, tant'è vero che, con una serie di marchingegni, volevate introdurre ulteriori e nuove tasse occulte a danno del cittadino, e soltanto la nostra opposizione e il nostro senso di responsabilità ve l'hanno impedito. Ne cito soltanto due: la famosa tassa sui conti correnti di un euro e cinquanta, relativamente agli assegni trasferibili (un'ulteriore tassa che, di fatto, avrebbe gravato sui cittadini), e la cosiddetta, odiosa, tassa sull'acqua di un centesimo a bottiglia di plastica, che abbiamo denunziato con la nostra opposizione e di cui abbiamo impedito l'inserimento in questo disegno di legge finanziaria.
Se fossimo stati cinici, se fossimo stati poco accorti e poco attenti agli interessi del nostro Paese, e soprattutto dei cittadini, avremmo dovuto consentirvi di andare avanti su questa strada, perché il giudizio negativo che oggi è assolutamente maggioritario nei vostri confronti da parte del Paese sarebbe peggiorato ancora di più. Ma tra le differenze che ci sono tra noi e voi, c'è anche un senso della morale, dell'etica e, soprattutto, un attaccamento nei confronti dei nostri cittadini che, evidentemente, voi non avete.
Inoltre, avete approvato la norma sulla soppressione di CONI Servizi. Ciò denunzia in primo luogo la vostra volontà di asservire lo sport e il CONI, assumendone il controllo, con una mentalità centralistica e dirigistica tipica della cultura da cui proviene gran parte di voi. Ma tutto questo si traduce anche in un danno alle casse dello Stato, perché questa è una norma che non è coperta e che può costare anche 100 milioni di euro (alcuni dicono 150 milioni), e di ciò dovrete rispondere. Infine, mettere in crisi e rischiare di far collassare il CONI, strumento delicatissimo, soprattutto nella prospettiva dei giochi olimpici di Pechino del 2008, credo sia stato da parte vostra assolutamente irresponsabile.
In tutto ciò, vi è stato un grande assente, e dobbiamo denunziare anche questo. Durante i lavori della Commissione, dov'era Padoa Schioppa? Non si è visto nemmeno una volta, violando tra l'altro quello che è scritto nel Regolamento della Camera dei deputati.
Tornando al merito, vi è stata da parte vostra una totale chiusura nei confronti delle nostre proposte emendative che riguardavano il 5 per mille. Avete bocciato tutti gli emendamenti che volevano, di fatto, innalzare a 400 milioni di euro il tetto del 5 per mille, rendendo strutturale quella che viene considerata da tutti gli italiani, a buon ragione, una norma non solo utile, proficua e produttiva, ma anche altamente etica. Avete bocciato questa norma, e non la volete perché il 5 per mille risponde al principio fondamentale della sussidiarietà, che diventa solidarietà vera e che non appartiene al vostro vissuto e alla vostra cultura, perché, invece, voi volete semplicemente acquisire risorse per gestirle, ancora una volta, esaltando il vostro centralismo.
C'è stato poi il balletto, al quale abbiamo assistito e al quale stiamo assistendo in queste ore, relativo alla rottamazione delle automobili. I Verdi vogliono altre rottamazioni. Sappiamo tutti come andrà a finire, per tenere ferma la vostra maggioranza rabberciata: rottamazione per tutti, tanto l'Italia è già abbastanza rottamata!Pag. 26
Questa è la verità. La verità è che voi, per tenere ferma questa rabberciata maggioranza, cercherete di accontentare tutti e in questa maniera, di fatto, scontenterete l'Italia.
L'Italia dei Valori chiede maggiore rigore e tagli di spesa ai partiti; nello stesso tempo, l'Udeur, il socialista Piazza e altri ancora chiedono all'Italia dei Valori, in particolare a Di Pietro, rigore e la soppressione di quelle norme illegittime dello scorso anno che hanno modificato il quadro normativo delle concessioni autostradali (si tratta di polemiche delle ultime ore).
Infine, c'è l'ANCI, che seppure in maniera altalenante, anche per gli equilibri politici delicati ai quali assolutamente deve soggiacere, con la lanterna di Diogene sta cercando ancora i 609 milioni di euro derivanti dagli esiti del collegato fiscale alla legge finanziaria dello scorso anno e dalla sovrastima dell'ICI che voi avete inserito per coprire quelle norme.
Tutto questo ci dà l'idea di una legge finanziaria che non ha un'anima, non ha una missione, di una legge finanziaria che ha avuto semplicemente una ratio: quella di distribuire in maniera clientelare e dissennata le risorse provenienti dall'extragettito che viene dalle tasche dei cittadini, da quelle tasche dei cittadini oggi esausti, che non ne possono assolutamente più di voi, del vostro Governo e della vostra maggioranza, non più esistenti.
Avviandomi alla conclusione, signor Presidente, rivolgo una domanda: ci sarà in questa sede la possibilità di avviare un serio dibattito sulla legge finanziaria? Ci sarà la possibilità di avviare un serio dibattito su questioni rilevanti, su emendamenti importanti, oppure è l'ennesima finzione, quell'ennesima finzione di cui sono stato casuale testimone esattamente sette giorni fa? Non si era mai visto un presidente di gruppo, del gruppo oggi maggiore per numero di parlamentari alla Camera dei deputati, girare con fare «sensalesco» tra i banchi della maggioranza, di deputato in deputato, facendo il collettame di richieste, il collettame di emendamenti, cercando quindi di costruire un percorso.
La verità, presidente Duilio, è che c'erano due commissioni: quella che non si è riunita (perché si è riunita poco: lei sa benissimo, presidente Duilio, che sono state più le ore di sospensione che le ore di lavoro), quella che era sotto gli occhi di tutti, quella che si svolgeva sotto gli occhi del Paese e della stampa; e la commissione vera, la commissione occulta, che nelle altre stanze, nemmeno del Parlamento, ma di qualche palazzo attiguo, come quello dei gruppi, stava lavorando per stabilire un iter.
Di fronte a tutto questo, il Parlamento, presidente Duilio, relatore Ventura, abbia un minimo di sussulto di dignità. Se il Governo presentasse il maxiemendamento, si abbia il coraggio di dire basta. Elaboriamo la legge finanziaria emendamento dopo emendamento, articolo per articolo. Solo così renderemo un servizio innanzi tutto alla verità e alla dignità, e un buon servizio al nostro Paese.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 11,30)