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Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 3256-A e A.C. 3257-A)
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, è difficile prendere la parola dopo questo momento con cui si è ricordata la fine di quattro vite, che richiederebbe non solo un minuto di silenzio, ma forse molto tempo di impegno serio da parte dello Stato.
La perdita della vita umana è una tragedia alla quale niente e nessuno potrà mai porre rimedio, ma almeno potrà confortare quelli che restano l'idea di uno Stato che sa come realizzare gli obiettivi di cui lei ha parlato, signor Presidente: l'efficienza del sistema, l'efficacia dei controlli, il recupero di un dialogo produttivo tra i diversi interlocutori (sindacato, istituzioni, parti sociali).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,35)
ERMINIA MAZZONI. Purtroppo, tutto ciò non lo ritroviamo e, ricollegandomi all'intervento che svolgerò, mi permetto diPag. 28dire che queste buone intenzioni così importanti non si ritrovano neanche nel disegno di legge finanziaria al nostro esame.
Il disegno di legge finanziaria per il prossimo anno ha preso le mosse da una cifra iniziale di circa 18 miliardi (11 per la finanziaria in senso stretto e circa 7 per il collegato), la quale peraltro non si sa a cosa approderà, dal momento che la cifra finale rimane ancora incerta: c'è chi parla di due miliardi di aumento e chi parla - da parte del Governo - di non più di 800 milioni. Comunque, sono state decise altre distribuzioni incontrollate e la somma iniziale sta lievitando e continua a lievitare.
L'elemento più drammatico è che l'importo totale si compone per l'80 per cento di maggiori entrate e solo per il 20 per cento dei tagli promessi, dati che bastano da soli a far comprendere e a giustificare l'allarme sociale che sta accompagnando il varo della manovra finanziaria, considerata tra l'altro l'attesa ben diversa che si era formata sugli impegni del Governo e, soprattutto, sulla certezza che derivava dall'extragettito, che avrebbe dovuto ridurre il peso della manovra e il carico sugli italiani.
Purtroppo, le forze politiche che sostengono il Governo Prodi sono portatrici di posizioni disomogenee e, soprattutto, impossibili da conciliare, e da ciò scaturisce la mancanza assoluta di un disegno politico unitario alla base del documento di finanza pubblica che compromette pericolosamente anche quelle poche iniziative e le poche misure condivisibili contenute nel documento stesso.
Il Ministro Tommaso Padoa Schioppa ha tradito, in maniera evidente e conclamata, le linee di indirizzo contenute nel Documento di programmazione economico-finanziaria perché si è dovuto piegare alle richieste più disparate: l'impegno del taglio alla spesa pubblica è naufragato vergognosamente sotto il peso di emendamenti che hanno cancellato la riduzione dei parlamentari, la promessa riduzione per il futuro Governo, la riduzione dei consiglieri degli enti locali, il ridimensionamento delle comunità montane e degli enti inutili e sovrabbondanti. Tutto è venuto meno e l'annunciato alleggerimento del carico fiscale ha lasciato il passo semplicemente ad un trasferimento di potestà impositiva dal centro alla periferia, con ciò introducendo una pericolosa incertezza nella determinazione dell'onere di ciascuno e soprattutto - ciò che è più grave - un'ulteriore diversificazione per aree geografiche, che creerà contribuenti diversi a seconda delle diverse latitudini del Paese.
Gli investimenti previsti dal disegno di legge finanziaria in discussione sono stati distribuiti su trentaquattro missioni, ma in assenza totale di un progetto; nonostante l'extragettito, questa legge finanziaria rimane come quella precedente legata ad uno schema conservativo e tradisce profondamente l'obiettivo della ripresa economica e dello sviluppo, come sosteneva con lucida onestà anche il presidente Dini non più tardi di ieri sera.
Settori nevralgici come la sicurezza, la giustizia, le infrastrutture, la salute, restano tutti al palo. La spesa sociale è stata trattata come una sorta di salvadanaio al quale attingere liberamente, come il salvagente di questo Governo. Tutti hanno coltivato - o hanno trovato il modo per coltivare - il proprio orto: famiglie, fasce sociali deboli, pensionati, lavoratori precari, stranieri e tanto altro. La logica distributiva che ha ispirato l'assegnazione delle risorse non risolve nessun problema ed offende la dignità dei cittadini italiani. Per fare un esempio, allo sbandierato annuncio di un'entrata aggiuntiva di 167 euro per la maggioranza delle famiglie italiane in un anno, corrisponde l'aumento dimostrato di 1.360 euro annui a famiglia per consumi (si parla di acqua, luce, gas, rifiuti, nonché dello stesso costo dei mutui).
È scontato dire che il Governo a tale ristrettezza dovuta alla modalità distributiva non ha fatto neanche corrispondere la capacità di riqualificazione della spesa (e ricordo che non più di qualche giorno fa il Presidente Prodi è venuto nella mia regione, la Campania, a spiegare a noi campani che non è importante quanto, ma come si spende).Pag. 29
Lo stesso Ministro, nel contestare le richieste di un aumento di risorse per il settore della giustizia, ha dichiarato che non è importante, né necessario aumentarle, perché importante è qualificare la spesa della giustizia ed utilizzare in maniera più efficace le risorse esistenti. Il dato è che, purtroppo, per la giustizia, particolare settore nevralgico per il funzionamento di ogni Paese democratico, non solo non si è inserito nel disegno di legge finanziaria un centesimo in più, ma non si è neanche proceduto ad una riqualificazione della spesa.
Infatti, nonostante l'impegno del Ministro guardasigilli, al quale debbo dare atto sicuramente di aver tentato di ottenere un'attenzione diversa per il suo Dicastero, la giustizia rimane un settore marginale. L'organico della magistratura, definito sottodimensionato da tutti i circa ottomila magistrati affiancati da altrettanti onorari, rimane tale. I concorsi non si sbloccano e addirittura la magistratura onoraria, che pure buoni risultati ha prodotto nel tempo, viene colpita da una misteriosa riforma che, a giudicare dalle indiscrezioni raccolte, rischia di comprometterne ulteriormente l'efficienza e la produttività.
L'informatizzazione del processo, altro cavallo di battaglia di questo Governo, dovrà trovare sostegno nelle somme recuperate dal Fondo sequestri, altrimenti, se tale strada si dimostrerà non percorribile, rimarrà anch'essa al palo, nella totale indifferenza del Governo. Il sistema penitenziario, sul quale il Governo avrebbe dovuto investire prima di altri, per mantenere almeno in minima parte le promesse formulate alla vigilia del voto sull'indulto, viene privato di risorse per interventi infrastrutturali, sia ordinari sia straordinari.
Il personale della giustizia, unico nella nostra pubblica amministrazione a non essere mai toccato da una riqualificazione funzionale, viene anch'esso deluso dalla speranza, pure alimentata da questo Governo con il disegno di legge sull'ufficio del processo, e viene, quindi, riconsegnato alle lungaggini e alle incertezze di un iter parlamentare.
La mancata revisione del procedimento per le confische dei beni di proprietà di persone sospettate di appartenere ad associazioni mafiose, colpito da una recente sentenza della Corte di Strasburgo, che ne ha dichiarato la contrarietà all'articolo 6 della Convenzione sui diritti dell'uomo, blocca la possibilità di trarre anche quella minima utilità e quei minimi benefici dai beni stessi per il funzionamento della giustizia.
Sulla class action vi è da dire che anch'essa è entrata nel disegno di legge finanziaria in maniera rocambolesca per sostenere il Governo claudicante. Vanifica purtroppo un lavoro serio svolto in Commissione giustizia alla Camera, in seria continuità - questo va detto - con i lavori svolti già nella precedente legislatura, e rischia purtroppo di creare altre gravi diseconomie. L'azione collettiva è uno strumento nel quale credo fermamente, ma che va calibrato sul nostro sistema al fine di produrre una reale utilità generale. Viceversa, ho il timore che la fretta con la quale si è definita la sua struttura possa creare altri intoppi per la giustizia italiana.
Vorrei ricordare che qualche settimana fa proprio il Governatore della Banca d'Italia, intervenendo ad un seminario, ha invitato il Governo a valutare l'incidenza dei costi della giustizia sul nostro sistema economico, a riconsiderare il ruolo della giustizia nell'ambito della determinazione delle linee nazionali di Governo. Invece, non accade nulla, tutto ciò lascia indifferente il Governo. Siamo lontanissimi da simili elaborazioni, perché bisogna dire che la giustizia purtroppo viene ancora considerata come strumento di potere e non di regolazione dei conflitti sociali, alla quale fare ricorso solo nei momenti migliori.
Il disegno di legge finanziaria al nostro esame, purtroppo, serve unicamente al Governo Prodi per rinviare la propria fine ed è un messaggio, che definirei spregiudicato ed arrogante, che lo stesso lancia ai cittadini italiani e che ricorda un po' dolorosamente quell'espressione che gli antichi romani usavano sui campi di battagliaPag. 30prima di uccidere il nemico: mors tua vita mea. Purtroppo, è questo il messaggio che il Governo Prodi lancia ai cittadini italiani [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale].
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Piro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PIRO. Signor Presidente, l'esame della manovra finanziaria ha fatto segnare punti di discontinuità rispetto al passato: l'approvazione al Senato senza voto di fiducia e una più puntuale valutazione dei testi e dei temi ad essi sottesi. Ciò è stato frutto essenzialmente della natura espansiva di questa manovra che ha consentito anche all'opposizione di poter proporre con esito positivo proprie questioni. Ha contribuito, inoltre, anche la nuova struttura della legge finanziaria, organizzata per missioni e programmi derivanti dalla riclassificazione del bilancio e che indicano non solo funzioni, ma scelte strategiche e obiettivi.
La spasmodica attenzione che si concentra solo sullo strumento della legge finanziaria, anche quest'anno, ha fatto sì che venisse tralasciato l'esame dello strumento del bilancio. Le modifiche che ad esso sono state apportate, tuttavia, l'implementazione e il completamento della rivisitazione della spesa già avviata, le previsioni introdotte da questa legge finanziaria e che obbligheranno il Governo e i singoli Ministri a riferire sul programma di analisi e di valutazione della spesa, sono tutti fattori che metteranno a disposizione del Parlamento, innanzitutto, elementi di conoscenza e possibilità di valutazione molto più puntuali e incisivi, tali da indurre una riqualificazione del processo decisionale e delle stesse scelte di programmazione di spesa. Invitiamo il Governo ad andare avanti speditamente sulla strada intrapresa: è un importante servizio che potremo fare al Parlamento e al Paese.
Durante il dibattito sul DPEF e con la risoluzione che lo ha approvato abbiamo segnalato come lo sviluppo del Mezzogiorno e la collocazione dei nuovi termini della questione meridionale nel contesto dell'area euromediterranea costituissero i veri nodi da sciogliere per la crescita competitiva e sostenibile del Paese. Anche nel Mezzogiorno si segnala una ripresa, ma senza interventi profondi e riforme strutturali appare pressoché impossibile immaginare che il sud possa superare il consistente gap che lo separa dal resto d'Europa. Basti pensare che nel periodo 2000-2006 il PIL dei nuovi Paesi membri dell'Unione europea è cresciuto del 5 per cento, mentre nel sud è cresciuto solo dello 0,4 per cento.
Agli ultimi posti tra le regioni italiane che marcano distanze più ampie rispetto agli obiettivi posti dalla strategia di Lisbona, si posizionano tutte regioni meridionali. Gli investimenti diretti esteri nel 2006 in Italia sono stati concentrati per appena lo 0,66 per cento nel Mezzogiorno. Tra i vincoli che penalizzano gli investimenti esteri nell'area, come segnalano istituti specializzati, vi sono la carenza di infrastrutture, la scarsità dei servizi alle imprese, una burocrazia inefficiente, il condizionamento della criminalità organizzata. La spesa in conto capitale si è attestata intorno al 36,3 per cento nel 2006, lontanissima dalla quota del 45 per cento indicata dal precedente Governo.
Anche per quanto riguarda l'altro pilastro dello sviluppo, la formazione e il sapere, le cose non vanno meglio. Il 54 per cento dei giovani che nel 2006 hanno lasciato gli studi si trova al sud; nel sud solo il 42 per cento della popolazione compresa nella fascia di età tra 25 e 64 anni possiede un diploma. Una strategia di rilancio del Paese deve dunque puntare sullo sviluppo del Mezzogiorno in una visione integrata nello scenario euromediterraneo.
La legge finanziaria, in un quadro di interventi coerenti con questa strategia, predispone misure di carattere normativo e finanziario di notevole spessore. Vengono innanzitutto fortemente aumentate le risorse a disposizione per i prossimi anni. Gli interventi nelle aree sottoutilizzate ePag. 31quelli relativi al cofinanziamento delle politiche comunitarie sono incrementati di circa 15 miliardi di euro rispetto al 2007. Le risorse del triennio, tutte immediatamente attivabili, ammontano a 44,4 miliardi, contro i 34 del triennio in precedenza considerato.
Consistente è lo sforzo che con la legge finanziaria si compie per garantire maggiore sicurezza a tutti cittadini italiani e ai territori. Sicurezza a tutto tondo: vorrei segnalare i 40 milioni per i vigili del fuoco e i 100 milioni per l'acquisto di Canadair, un contributo importante contro gli incendi che in questi anni hanno devastato in particolare molte aree del meridione.
Particolare importanza assumono il fondo per la legalità, che verrà finanziato dai beni confiscati ai mafiosi, e la norma che consenta alle imprese che denunciano il racket di continuare a godere delle agevolazioni fiscali.
Vi è un fenomeno nuovo, soprattutto in Sicilia: la rottura della «zona grigia» di sostanziale acquiescenza alla mafia da parte degli imprenditori. Si tratta di una presa di coscienza e di un'acquisizione culturale e comportamentale decisiva, che vanno incoraggiate, sostenute ed estese. Lo Stato e le istituzioni devono assumere comportamenti di contrasto forti, coerenti e costanti. In questa direzione, ha un valore simbolico elevato l'equiparazione completa delle vittime della mafia alle vittime del terrorismo.
Sotto il profilo del sostegno a un'occupazione vera e produttiva, vorrei segnalare le misure per la stabilizzazione degli LSU, lavoratori giuridicamente non tali - ma diventati essenziali negli enti che li utilizzano - che finalmente escono dal ghetto della non dignità.
PRESIDENTE. Onorevole Piro, concluda.
FRANCESCO PIRO. Concludo, Presidente. Segnalo, altresì, la possibilità per trentamila giovani laureati di lavorare e svolgere stage formativi in aziende. Alcune misure previste dalla precedente legge finanziaria sono state sbloccate dal parere dell'Unione europea, che nel frattempo ha approvato anche la Carta degli aiuti regionali.
Le infrastrutture che migliorano il territorio ricevono un sostegno concreto dai fondi per la viabilità secondaria in Sicilia e in Calabria e dai finanziamenti per la diffusione della banda larga. Nel disegno di legge finanziaria in esame non vi sono solo buone notizie, ma anche molti stimoli per lo sviluppo sostenibile del Mezzogiorno. Alle classi dirigenti del Mezzogiorno il compito di raccoglierli è farli fruttare al meglio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il gruppo de La Rosa nel Pugno, riconfermando il suo sostegno al Governo, voterà a favore del disegno di legge finanziaria in esame, una manovra sulla quale non siamo certamente privi di dubbi e di critiche (anche severe, seppur - ci auguriamo - costruttive).
È ormai noto che la manovra finanziaria in discussione, pur riducendo la spesa in conto capitale, farà invece aumentare la spesa corrente di circa 5 miliardi. Avremo una pubblica amministrazione che nei conti pubblici peserà ancora troppo, come facevano notare Tito Boeri e Pietro Garibaldi su www.lavoce.info: avremo un esborso di circa 4-5 miliardi, pari al 2,1 per cento del PIL in più rispetto a quanto si sarebbe verificato se il disegno di legge finanziaria in esame non fosse stato presentato (nel qual caso, la cifra si sarebbe attestata all'1,8 per cento del PIL).
Le previsioni di crescita sono state ridimensionate. Secondo l'ISTAT il tasso di crescita economica dell'Italia si è fermato a un deludente 0,1 per cento nel secondo trimestre del 2007 (il più basso dalla fine del 2005, il famoso anno della «crescita zero»), che proietta l'aumento del PIL tra l'1,5 e l'1,8 per cento su base annua, quindi al di sotto del 2 per cento auspicato dal Governo.
Non possiamo certo gloriarci di un'altra opportunità mancata, di una svolta chePag. 32non vi è stata su temi che ai radicali stanno molto a cuore: la riduzione della spesa corrente, una diversa ripartizione delle voci di spesa del welfare, una riorganizzazione secondo criteri di efficacia ed efficienza della pubblica amministrazione, maggiori liberalizzazioni nei settori ancora succubi di logiche corporative (che produrrebbero invece concorrenza e abbassamento dei prezzi, a tutto vantaggio dei consumatori e di una crescita del Paese).
In definitiva, però, non vi è stato un cambio di strategia sul tema cardine del «sistema Italia», ossia sulla riduzione del debito pubblico: si tratta di un obiettivo improcrastinabile, che grava sull'economia e sulla crescita del nostro Paese, oltre che sul presente e sul futuro delle nuove generazioni. Il pareggio di bilancio sembra un obiettivo già sfuggito. Le maggiori entrate emerse durante quest'anno - il famoso extragettito di oltre 7,8 miliardi di euro - sono state destinate ad accrescere le erogazioni, non spezzando il circolo vizioso che ci attanaglia da anni.
Oltretutto, considerata l'instabilità del mercato internazionale, non ci è parso saggio posticipare ulteriormente i tagli della spesa corrente e la riduzione del debito, poiché nei prossimi mesi e nei prossimi anni potrebbero verificarsi congiunture economiche meno favorevoli, che, nel caso meno fortunato, renderebbero impossibile il risanamento che pure ci siamo proposti.
Un detto popolare in tal caso è d'obbligo: «Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi». Abbiamo rimandato ancora questo dovere e questa priorità. Speriamo, perciò, di non pagare un prezzo troppo alto; speriamo che sia solo una questione di tempo e che, con il tempo e con la costruzione di consensi trasversali e di buon senso, si possa giungere ad invertire la tendenza.
Dopo questa breve panoramica sullo stato dell'arte, analizziamo un altro tema importante.
L'argomento fiscale è quello apparentemente più caro a maggioranza e opposizione. Sulla parola tasse il Paese intero viene strumentalizzato e fomentato, pur essendo tutti coscienti che una significativa riduzione della pressione fiscale non può avvenire nell'immediato, rebus sic stantibus e con queste spese. Noi Radicali, per gli obiettivi precedentemente citati, intendiamo proporre un'altra ricetta al Governo e, di conseguenza, anche ai cittadini: il rientro del debito può avvenire certamente attraverso una più saggia gestione delle risorse e delle spese della pubblica amministrazione, ma soprattutto attraverso la riduzione della spesa pensionistica e un aumento delle forze del lavoro in Italia, mediante azioni di inclusione sociale di donne, giovani e anziani, accelerando l'entrata e ritardando l'uscita dal mercato del lavoro, come peraltro ci indica da tempo la strategia di Lisbona, e - dulcis in fundo - attraverso una rivoluzione del sistema di welfare italiano.
Esistono ampi margini di miglioramento e le ricette sono note a tutti. Pur avendo confermato la nostra fiducia al Governo Prodi e forti della nostra lealtà, dobbiamo proprio per questo motivo sottolineare che il disegno di legge sul welfare, che completa la manovra finanziaria di quest'anno, è stato un compromesso al ribasso, che abbiamo accettato, ma che non ci soddisfa. È stato un dato di tenuta importante resistere alle spinte in realtà antipopolari, anche se apparentemente popolari, della sinistra massimalista, come pure al disfattismo dell'opposizione, ma dobbiamo con franchezza ripetere parole che, peraltro, non sono nostre, ma del Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi: l'accordo sulle pensioni attenua la riforma del 2004, rendendo graduale l'innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento di anzianità previsto a partire dal 2008, e produrrà in dieci anni un costo aggiuntivo di 7,5 miliardi di euro.
I Radicali da tempo propongono un paradigma diverso per risanare le casse dello Stato, frenare le spese, avviare realmente la crescita dell'Italia e affrontare il problema della povertà nel nostro Paese. Soffermiamoci su un altro dato molto significativo: in Italia 7,5 milioni di persone versano in uno stato di povertà relativa, cifra molto elevata, specie inPag. 33relazione ai raffronti internazionali. La ricetta, recentemente citata anche da Draghi, ha un nome semplice: innalzamento ed equiparazione dell'età pensionabile. Sempre per dirla con le parole di Draghi, che noi traduciamo in proposta politica: occorre un sistema pensionistico che incentivi la permanenza sul mercato del lavoro e il miglioramento stesso della qualità del lavoro svolto.
Anche il tema della scuola, dell'istruzione e della formazione è cruciale in tal senso. Solo professioni sempre più qualificate combattono il basso costo del lavoro e producono salari più elevati. Torniamo, però, a una risposta che può essere davvero rivoluzionaria e produrre effetti nel breve periodo. Occorre procedere speditamente verso una vera riforma del welfare, spostando la spesa dalla voce pensioni e sanità a quella ammortizzatori sociali e servizi. Secondo l'EUROSTAT, infatti, la spesa complessiva per il welfare dell'Italia è pari al 26,1 per cento del PIL nel 2004, circa un punto al di sotto della media europea, che si attesta al 27,3 per cento. Il Regno Unito spende per il welfare una cifra appena poco superiore a quella italiana, ossia il 26,3 per cento del PIL, ma ciò che fa la differenza è la ripartizione tra le varie voci di spesa: l'Italia spende il 61,3 per cento del totale per le pensioni, mentre il Regno Unito raggiunge il 44,6 per cento. Di conseguenza, l'Italia può spendere solo il 4,4 per cento per la famiglia e i bambini, contro il 6,7 per cento del Regno Unito. Il problema italiano è quindi come spostare risorse dalle pensioni alle altre voci di welfare, in primo luogo per il child care e l'occupazione femminile, servizi di assistenza agli anziani, ma anche per una riforma degli ammortizzatori sociali, di certo non meno importante. La proposta di innalzamento e di equiparazione dell'età pensionabile si muove proprio in tale direzione, riducendo le spese per le pensioni per rafforzare quelle a favore delle famiglie e dei bambini, facilitando l'occupazione femminile e dei disoccupati giovani e meno giovani.
Senza contare, poi, che un innalzamento dell'età pensionabile permetterebbe una maggiore forza lavoro, una potenziale crescita del PIL, ma soprattutto consentirebbe ai presenti e futuri pensionati di disporre di redditi adeguati e non di pensioni che, quando va bene, sono miserrime e, quando va male, sono del tutto inesistenti. Bisogna però dare atto al Governo di avere agito positivamente sull'aumento delle pensioni minime, argomento importante, anche se misura d'emergenza che potrebbe non essere necessaria in un quadro di riforma complessiva del sistema di welfare e di miglioramento dei servizi di cura e assistenza e di naturale aumento dei redditi più adeguati al costo della vita. Con gli squilibri che caratterizzano la spesa sociale italiana vi sono ampi margini per riformare il welfare praticamente a costo zero. Ci impegneremo e lavoreremo anche su questo fronte con molta convinzione e concretezza.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, ci è stato detto che la legge finanziaria per il 2008 sarebbe stata una legge di svolta. Ci è stato detto che, dopo i patimenti e le sofferenze dei cittadini italiani, dal giugno del 2006 ci sarebbe stata una schiarita. Ci è stato detto che quella sottoposta alla nostra attenzione sarebbe stata la manovra finanziaria delle cento buone notizie. In realtà, nulla di tutto ciò si intravede nel testo e nei contenuti del provvedimento in esame, anzi, se esaminiamo nello specifico e nel dettaglio la parte fiscale, notiamo che si registreranno penalizzazioni e inasprimenti del carico fiscale per le famiglie e per le imprese. Anzitutto, va precisato che l'acronimo IRES (imposta sul reddito delle società) deve cambiare: non si può più chiamare imposta sul reddito delle società, è meglio chiamarla: «imposta sul reddito surrettiziamente esteso», in quanto, attraverso la modifica della base imponibile, le imprese pagheranno di più. Non sono dati ed elementi forniti da me, ma rinvenibili nel documento redatto dalla Banca d'Italia: nel bollettino trimestrale si afferma che, attraverso tali meccanismi, le societàPag. 34di capitale, le società di persone e gli altri soggetti pagheranno più imposte IRES e IRAP, in particolare le società di persone e le imprese individuali.
Nel tracciare gli aspetti negativi della manovra finanziaria non possiamo prescindere da ciò che si doveva realizzare per le famiglie e per le persone fisiche ed invece non è stato attuato. Si afferma che si interviene per ridurre il carico fiscale dell'ICI, per consentire alle famiglie e ai giovani che prendono in locazione immobili alcune detrazioni fiscali. Ebbene, il ridotto carico dell'ICI dovrà fare i conti con l'aumento delle rendite catastali. I colleghi che interverranno dopo di me entreranno nel dettaglio, spiegheranno bene che si tratta di un effetto placebo: riduzione delle aliquote o detrazioni di imposta contro allargamento della base imponibile. Anche per quanto riguarda le locazioni è facile pensare a meccanismi di elusione o di aggiramento delle agevolazioni: nel momento in cui un soggetto prende in locazione un'unità immobiliare e sa di poter godere di un'agevolazione di trecento euro - al massimo - o di centocinquanta euro, è facile pensare che colui che concede in locazione l'immobile caratterizzato da un'aliquota marginale elevata possa stipulare patti con il conduttore e offrire egli stesso, attraverso una riduzione del canone, lo sconto di cui si avvantaggerà il locatario. Questi sono i problemi seri che non vengono affrontati!
Ci saremmo aspettati misure a sostegno del reddito per le famiglie numerose, non dico attraverso l'introduzione del meccanismo del quoziente familiare, che a noi sta molto a cuore, ma perlomeno attraverso il ripristino delle deduzioni fiscali e il superamento del meccanismo perverso delle detrazioni di imposta, che hanno provocato e generato appesantimenti sul versante dei tributi locali (le addizionali comunali e regionali). Nulla di tutto ciò è stato fatto. Non si è fatto nulla sul versante della produttività, non è stato previsto nulla per incrementare la produttività delle imprese, né tantomeno è stata introdotta una misura che, sicuramente, rappresenta un vantaggio per il sistema economico italiano, collegata alla detassazione del reddito incrementale.
Anche dalle parti sindacali è stato affermato che si poteva intervenire sulla detassazione dello straordinario e ciò non è stato realizzato. Una tale misura non sarebbe costata nulla all'erario in quanto tutto ciò che è reddito incrementale, superata una certa fascia, potrebbe essere detassato o tassato con aliquote ridotte e avrebbe rappresentato una sicura misura di sviluppo e di ripresa dell'economia. Vorrei entrare nello specifico del provvedimento analizzando un tema come quello della riduzione dell'IRES che è stato caldeggiato anche dalla Confindustria, sebbene quest'ultima non abbia colto bene i riflessi e le conseguenze che da una tale misura sarebbero potute scaturire. Si è affermato di voler ridurre l'aliquota dell'imposta sul reddito delle società dal 33 per cento al 27,5 per cento. Come affermavo poc'anzi, si tratta di un effetto placebo perché nel momento in cui si riducono le aliquote, si allarga la base imponibile a dismisura - per questo motivo possiamo definirla «imposta sul reddito surrettiziamente esteso» - e si applica un maggior carico fiscale su una base imponibile allargata. Le conseguenze di un tale provvedimento, quindi, non vanno incontro a quelle realtà che si trovano in una fase molto delicata, come le imprese che in un momento di crescita economica avevano effettuato investimenti, acquistato beni strumentali magari indebitandosi e cercato di incrementare la produttività e la competitività.
Con questo provvedimento si penalizzano soprattutto tali piccole e medie imprese, soggetti che rappresentano la struttura portante dell'economia nazionale e la stessa imposta sul reddito delle società comporterà il ricorso ad arbitraggi. Non so come il Governo non si sia reso conto che stiamo intervenendo in modo differenziato sulle società di capitali e su quelle di persone. Le società di capitali potranno dedurre in minima parte gli interessi passivi, mentre quelle di persone lo potranno fare in misura più elevata. Cosa accadrà?Pag. 35È verosimile pensare che a breve tutte le società di capitale, laddove lo possano fare, si trasformeranno in società di persone, sceglieranno la strada delle società di persone con pregiudizio e nocumento per i conti pubblici, perché alla fine ne deriverà un minor gettito fiscale. Non si è mai visto nell'ordinamento tributario trattare in modo differenziato i soggetti titolari di reddito di impresa a seconda della veste giuridica posseduta. Non si può, allorché presentano le medesime condizioni e si trovano nella medesima situazione, tassare in un modo l'impresa individuale, la società di persone e in un altro quella di capitali. In presenza delle stesse condizioni e degli stessi componenti positivi e negativi di reddito, tutti devono essere tassati nello stesso modo. Si è previsto invece che la società di capitale deduce di meno mentre la società di persone deduce di più e tutto ciò addirittura in controtendenza con un'altra previsione della legge finanziaria dove si introduce la cosiddetta «IRES dei poveri» con la quale per l'impresa individuale e per la società di persone che non distribuisce l'utile realizzato si può applicare un'aliquota del 27,5 per cento. Ma chi ha redatto queste norme sa dove stiamo andando? Si è prefigurato lo scenario in cui si muove? Sta vedendo cosa accadrà a breve sul versante delle imprese? Vi saranno trasformazioni, cambiamenti, conferimenti, scissioni, fusioni; in virtù delle norme fiscali che sono state introdotte avverrà di tutto, si tratta infatti di norme fiscali asimmetriche che non assicurano un sistema organico.
In materia di IRES era stato affermato di voler copiare il modello tedesco. Il modello tedesco non differenziava le imprese a seconda della tipologia giuridica, ma prevedeva una franchigia di 500 mila o un milione di euro per i soggetti che sostenevano un indebitamento. Una tale misura non è stata realizzata dal Governo. Alleanza Nazionale aveva presentato alcune proposte emendative per garantire che a tutte le imprese, individuali, società di persone, società di capitale, si potesse applicare un tetto ai fini della deducibilità degli interessi passivi in modo tale da mantenere meccanismi di tassazione equivalenti. Tutto ciò non è stato realizzato e le imprese minori, soprattutto le piccole e medie, in particolare quelle del Mezzogiorno, ne avranno un nocumento notevole.
Inoltre, quando si richiama l'attenzione sul fatto che viene ridotta, di cinque punti e mezzo percentuali, l'aliquota IRES, e poi tutta l'operazione si compirà ad invarianza di gettito, è chiaro che si sta realizzando un'operazione di redistribuzione del carico fiscale, non di riduzione dello stesso. In altre parole, alcune imprese ne trarranno vantaggio, mentre altre subiranno sicure penalizzazioni. Per quanto riguarda l'IRAP, si dice che s'intende ridurre il carico fiscale, passando dal 4,25 al 3,9 per cento, ma anche in tale ambito cambia la base imponibile, ed essa non è più determinata su dati fiscali, bensì sulla contabilità e sul bilancio. Cosa potrà accadere sui conti pubblici lo saprà soltanto Domineddio, perché ci troveremo in una situazione assolutamente sbilanciata. Chi potrà dire con certezza - mi meraviglio che il Ministero dell'economia e delle finanze non abbia fatto queste valutazioni - quanto gettito potrà derivare su una base imponibile erratica, completamente diversa da quella che sino ad oggi conoscevamo? Inoltre, quali controlli potrà eseguire l'amministrazione finanziaria? Tale amministrazione è infatti abituata a ragionare su dati di natura fiscale, quindi dovrà riconvertirsi e cambiare abito, ragionare dunque su dati di bilancio, sui quali non ha dimestichezza, né effettive conoscenze.
Un'altra «perla» che troviamo nel disegno di legge finanziaria in esame è rappresentata dal fatto che si parla di IRAP come tributo proprio delle regioni. Se leggiamo bene le norme costituzionali, in particolare l'articolo 119, osserviamo che in esse sono previsti tributi propri, compartecipazioni e perequazioni. Un tributo è proprio quando può essere autonomamente istituito dall'ente locale, ma se leggiamo la relativa disposizione inserita nel disegno di legge finanziaria in esame troviamo scritto che si istituisce l'IRAPPag. 36come tributo proprio della regione, però è lo Stato a determinare la base imponibile e i soggetti interessati, e sebbene l'aliquota possa essere movimentata nel margine dell'1 per cento il resto di essa è interamente stabilito dallo Stato, che determina altresì le esenzioni e le agevolazioni. Allora, ditemi voi di quale tributo proprio stiamo parlando? Non esiste il tributo proprio di cui parla il disegno di legge finanziaria. Ci riempiamo la bocca di federalismo fiscale, ma dove sta il federalismo fiscale? Tale sistema consiste nel creare correlazioni tra risorse e prelievi, realizzare meccanismi attraverso i quali l'ente locale sa quali sono i tributi, quali sono le somme di cui può disporre per raggiungere le proprie finalità e i propri obiettivi. Pertanto, affermare che l'IRAP è un tributo regionale, mentre è lo Stato a imporre dirigisticamente tutte le regole e tutti i meccanismi, mi sembra veramente un fuor d'opera.
Si possono rilevare altri aspetti per quanto riguarda l'IRAP, in particolare in materia di cuneo fiscale. Durante la scorsa manovra finanziaria vi è stata una grande battaglia per sollevare le imprese dal carico correlato all'occupazione e ai lavoratori dipendenti. L'intervento si è sostanziato in un abbattimento di 5 mila euro per ciascun lavoratore dipendente a tempo determinato in tutte le regioni italiane. Questa misura era elevata a 10 mila euro per le imprese operanti nelle zone del Meridione o nelle zone sottoutilizzate. Ebbene, si intende ridurre tale misura e si dice che la riduciamo perché abbassiamo l'aliquota dell'IRAP. L'abbattimento passerà dalla somma originaria a 4.500 euro per ciascun lavoratore dipendente, occupato a tempo indeterminato. Ci siamo resi conto che l'effetto combinato della riduzione dell'abbattimento e della riduzione dell'aliquota comporterà una penalizzazione per le imprese?
In materia di cuneo fiscale, il costo del lavoro sarà pari a 33,1 euro per le imprese operanti in tutto il territorio nazionale e a 66,1 euro per le imprese operanti nel Mezzogiorno. Quindi il cuneo fiscale, tanto sbandierato nella scorsa manovra finanziaria, in sostanza rimane a carico delle imprese, e pertanto queste ultime non potranno assolutamente aver alcun vantaggio da tale misura. Non dimentichiamo, in particolare per le imprese del Mezzogiorno, cosa è accaduto con la cosiddetta «Visco sud», mi riferisco a provvedimenti, tanto sbandierati, che ad oggi non hanno prodotto alcun risultato, perché non è stata neanche approvata la Carta degli aiuti di Stato da parte dell'Unione europea.
Quindi, nessuna impresa nel Mezzogiorno oggi può fruire del credito di imposta per le agevolazioni. Che cosa rispondiamo di fronte a tali considerazioni?
FRANCESCO PIRO. Rispondiamo che è stato approvato.
MAURIZIO LEO. Quando il Governo adotta provvedimenti, sa che si tratta di aiuti di Stato che devono fare i conti con le regole stabilite dagli articoli 87 e 88 del Trattato di Roma? Sa che quando introduce tali misure deve preventivamente chiedere alla Commissione europea la fattibilità e l'applicabilità di esse? Da parte del Governo, invece, si provvede con molta leggerezza; inoltre, lo stesso non sa che bisogna chiedere le autorizzazioni senza le quali non può essere adottato alcun tipo di agevolazione.
Sempre continuando a considerare le imprese, vi sono altri punti sui quali ci saremmo aspettati un intervento di chiarimento da parte del legislatore. Mi riferisco in particolare agli studi di settore. Per gli studi di settore che riguardano il 99,8 per cento delle imprese italiane - ricordo che i soggetti cui si applicano gli studi di settore hanno un fatturato e ricavi che non eccedono i 7 milioni e mezzo di euro - ci saremmo aspettati una norma che avesse finalmente chiarito che l'accertamento da studi di settori configura una presunzione semplice e, quindi, non vi sono inversioni dell'onere della prova; non vi sono meccanismi automatici che configurano lo studio di settore come una sorta di minimum tax.
Nulla di tutto questo è stato fatto; anzi, se andiamo a leggere i testi normativiPag. 37osserviamo che il testo del disegno di legge finanziaria - se sarà proposto un maxiemendamento il suggerimento che do al Governo è di rileggersi i testi, perché si è in presenza addirittura di norme che non hanno alcun senso dal punto di vista giuridico - è sostanzialmente riproduttivo di un decreto-legge che è stato approvato nel mese di giugno o luglio di quest'anno, il cosiddetto «tesoretto». È una norma identica a quella: si va a dire che la presunzione semplice riguarda soltanto gli indici di normalità economica. Tale norma era presente nel decreto tesoretto ed è riprodotta tel quel nel disegno di legge finanziaria.
Quindi, nel redigere il maxiemendamento inviterei il Governo a riesaminare bene i testi, perché le superfetazioni normative non hanno alcun senso e rischiamo di farci ridere dietro da chi poi legge le norme.
Veniamo ad altre due questioni importanti, come quella concernente gli IAS. Nel testo che ha presentato il Governo si prevede una tassazione per le società di capitale quotate, per le banche e per le assicurazioni che sicuramente si avvantaggeranno di questo provvedimento. Andiamo a dire agli italiani che le banche, le assicurazioni, le imprese quotate godranno di un vantaggio perché potranno dedurre tutti gli interessi; non dovranno soggiacere alle nuove regole del tetto per la deducibilità degli interessi passivi. Tali disposizioni vanno comunicate agli italiani: purtroppo, invece, non viene posta enfasi su questi aspetti che sono importanti. Vi è una tassazione differenziata: le piccole imprese dovranno pagare importi spaventosi, mentre le imprese grandi, le società quotate, le banche e le assicurazioni potranno vedere ridurre effettivamente il carico fiscale in quanto per loro vi sarà il vantaggio effettivo della riduzione dell'aliquota, senza avere penalizzazioni sul versante della riduzione delle componenti negative.
Mi chiedo se il Governo abbia fatto i conti su quello che accadrà con la tassazione su base di bilancio per le società quotate, per le banche e per le assicurazioni, quando le assicurazioni applicheranno gli IAS. Si dice che la base imponibile per tali soggetti non sarà più quella fiscale ma il bilancio civilistico.
Chiunque si occupi di questi argomenti sa che vi possono essere diversi approcci con la determinazione contabile e con il bilancio. Ad esempio a fronte di quattro dottori commercialisti, vi saranno quattro tipologie diverse di approccio con la redazione del bilancio e quindi potremmo avere risultati sicuramente disallineati. Ciò provocherà enormi effetti sul gettito. Teniamo presente che nel momento in cui si tasserà sulla base del bilancio e con le regole dei principi contabili internazionali - ricordo per le società quotate, per le banche e per le assicurazioni - che cosa accadrà? Ognuno pagherà le imposte come meglio crede.
In un momento così delicato per l'economia nazionale ed internazionale, in un momento così difficile, in cui l'effetto dei mutui subprime ha generato le conseguenze che conosciamo sul mercato americano e potrà generarle anche sui mercati nazionali, nel momento in cui si rileveranno perdite ingenti, laddove sono stati realizzati finanziamenti a imprese e a persone fisiche, in quel momento la perdita, che potrà essere rilevante, sarà deducibile senza limite dal punto di vista fiscale. Ma i conti sono stati fatti e si sono viste le conseguenze che tali misure sicuramente genereranno sui conti fiscali.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, mi consenta di svolgere un'altra considerazione: il «forfettone». Si è affermato di aver risolto i problemi degli italiani e delle piccole imprese, introducendo il «forfettone», ma si afferma che esso non si applica a chi impiega lavoratori dipendenti. Vorrei sapere quale impresa non ha almeno un collaboratore o un lavoratore dipendente. Si tratta, pertanto, di una «norma manifesto», non applicabile concretamente al comparto imprenditoriale. Vorrei sapere, quindi, quante imprese si avvantaggeranno di ciò. Parlo di imprese serie, perché dobbiamo desumere il concetto di impresaPag. 38dalle nozioni civilistiche: l'azienda è il coordinamento dei fattori della produzione, di capitale e lavoro; se manca il lavoro, anche di terzi, non si può configurare l'azienda. Si afferma di voler stabilire una tassazione al 20 per cento per le imprese che non hanno dipendenti: tale misura forse riguarderà taluni lavoratori autonomi, ma non certamente le piccole imprese. Inoltre, i cambiamenti di tassazione...
PRESIDENTE. Deve concludere.
MAURIZIO LEO. ...dalla competenza alla cassa - concludo, signor Presidente - genereranno conseguenze spaventose e vi saranno elusioni. Da ultimo, mi consenta di dire che questa norma contrasta anche con le direttive comunitarie. Come si può introdurre un meccanismo, quando le regole comunitarie fissano un tetto di 5 mila euro per i soggetti...
PRESIDENTE. La prego di concludere, ormai il tempo è esaurito.
MAURIZIO LEO. Pertanto, anche le regole comunitarie non vengono osservate. Signor Presidente, tutto è confuso (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Grazie.
È iscritto a parlare l'onorevole Mazzaracchio. Ne ha facoltà.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Signor Presidente, si passa da una legge finanziaria dello scorso anno inutilmente punitiva ad una legge finanziaria «burla», perché nulla è certo, almeno stando a quanto riferisce la Ragioneria generale dello Stato: un giorno ci dà una versione sulla copertura e un altro giorno ce ne dà un'altra. Si tratta di una legge finanziaria «burla», anche per ciò che riporta il corposo dossier realizzato dagli Uffici di questa Camera, in cui si evidenziano gravi dubbi sia sui risparmi sia sulla copertura finanziaria. La copertura per l'abolizione sui ticket sanitari è chiaramente sottostimata. Nella sostanza è l'impianto generale, che non consente una ricostruzione dell'intero procedimento di quantificazione, ad aver condotto ai risultati indicati.
A tutto ciò si aggiunge quanto ci dicono sia sopravvenuto successivamente (ma non ne abbiamo certezza): l'indennizzo alle vittime della criminalità organizzata proposto dall'onorevole Violante ed il trasporto dei pendolari proposto dall'onorevole Veltroni; la class action, probabilmente, salterà perché non è d'accordo Montezemolo e, quindi, vi sono molti dubbi.
Vi sono inoltre dubbi seri su un minor gettito ICI. Si parla genericamente di agevolazioni, ma, nella sostanza, le coperture non vi sono nemmeno per le categorie più deboli. Si parla di stabilizzazione dei precari, ma la copertura è incerta. Per quanto riguarda poi lo stesso accertamento degli evasori, siamo davvero sicuri di avere l'incasso, che è uguale all'evasione accertata?
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Nessuno ci dà questi accertamenti. Poi leggiamo, per ultimo, che si sono aggiunti, o si dovrebbero aggiungere, soldi per Cortina, per gli LSU di Palermo e per i 1.600 dipendenti della CONI Servizi.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Mazzaracchio.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Concludo, signor Presidente, senza aver nemmeno iniziato, con un appello. Non so se sia ancora presente il rappresentante del Governo, diversamente mi rivolgo alla «compagnia dei tesoretti smarriti»...
PRESIDENTE. Deve concludere, per cortesia.
SALVATORE MAZZARACCHIO. Basta con questa commedia! Non è una commedia, ma un dramma per il popolo e per i contribuenti italiani!
PRESIDENTE. I colleghi sanno che i tempi a disposizione di ciascun deputato sono stati definiti dai gruppi, non dallaPag. 39Presidenza. Io ho il dovere di farli rispettare e le ho concesso il 50 per cento in più di quello che le aveva concesso il suo gruppo, onorevole Mazzaracchio.
È iscritto a parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, membri del Governo, questa finanziaria era stata declamata, in un primo tempo, come una finanziaria leggera, che non sarebbe costata niente, perché il Governo aveva già agito sul contenimento della spesa pubblica con precedenti provvedimenti.
Al contrario, la realtà - come sempre, da quando governate voi - è un'altra: questa manovra (sommata al decreto-legge fiscale e all'altra manovra di luglio) comporta un costo per la collettività di complessivi 30 miliardi di euro. Pertanto, questa è più che mai una finanziaria della spesa e una finanziaria da prima Repubblica, in contrasto totale con la politica di rigore che il Presidente del Consiglio dei ministri cerca di accreditare.
Questa - ripeto - è una finanziaria da prima Repubblica anche per quanto riguarda la forma: era partita come una finanziaria da 97 articoli e siamo già arrivati a 213 articoli, ed anche il complesso di spese legato al provvedimento oggi in discussione è complessivamente lievitato da 10 a 14 miliardi di euro.
In sostanza, questa è una finanziaria da prima Repubblica, ma è soprattutto la finanziaria della spesa: non si contengono affatto le spese, non si contengono le spese inutili, ma le si aumentano e si calcola che la spesa pubblica aumenti di 35 miliardi.
Praticamente siamo arrivati all'impazzimento del sistema: mai come in questo contesto storico, economico e politico, si doveva addivenire ad una razionalizzazione del sistema - ossia ad una riduzione soprattutto della spesa pubblica inutile - per non gravare poi sulla pressione fiscale e sull'indebitamento che ha già raggiunto livelli che sono assolutamente insostenibili (sia a livello europeo, sia a livello mondiale) e che poi incidono negativamente sulla competitività delle nostre imprese.
Al contrario, si è speso inutilmente e peggio di prima. Vorrei ricordare la stabilizzazione dei 4 mila lavoratori socialmente utili che, guarda caso, risiedono sempre nelle solite regioni e che, guarda caso, costituiscono una spesa sociale sbagliata. Infatti, quando si regala uno stipendio senza che vi sia, sostanzialmente, una corrispondenza dal punto di vista del lavoro, questa è una prebenda.
Tale prebenda, invece, deve essere garantita a chi ne ha oggettivamente bisogno. Se lo Stato deve intervenire nei confronti dei cittadini non abbienti, è necessario che vi sia una graduatoria di tali cittadini. Invece, si spende e si spande sempre nelle solite regioni, penalizzando le altre e, segnatamente, quelle del nord e la loro economia.
Anche con riferimento alle categorie più indigenti, guarda caso, si presta sempre attenzione agli extracomunitari, mai ai nostri cittadini. Ebbene, questa stabilizzazione di 4 mila cosiddetti lavoratori socialmente utili aprirà le maglie ad una serie di ricorsi che, come sapete, probabilmente graveranno ulteriormente sul bilancio dello Stato. Infatti, si calcola che 100 mila persone potranno chiedere di ricevere questo stipendio a carico dello Stato. Tanto paga pantalone, secondo la vostra logica!
Quando si parla di spese inutili, in qualità di parlamentare, vorrei sapere - al di là della marchetta ideologica, che tutti comprendiamo bene, in quanto sappiamo quanto il Parlamento sia stato impegnato in discussioni assolutamente inutili soltanto perché dovete dar retta ad una parte della vostra maggioranza - a cosa servano i tre milioni di euro previsti per le statistiche di genere, per conoscere quanti maschi, femmine e gay siano presenti nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Ritengo che questo importo avrebbe potuto essere impegnato certamente in modo migliore, anche e soprattutto per spese sociali. Infatti, vi sono tanti giovani,Pag. 40non i lavoratori socialmente utili e nemmeno i forestali, che sono 14 mila in Calabria, ma tanti altri che avrebbero bisogno di un aiuto, ad esempio, per costruire una casa o per contrarre un mutuo per acquistarla, ma non l'acquistano, in quanto si trovano in presenza di uno scenario assolutamente incerto.
Si sarebbero potuti spendere questi tre milioni di euro per tale categoria oppure, ad esempio, per i nostri anziani, che non vengono mai considerati. Invece, sono stati spesi per compilare le statistiche di genere!
Vi riempite la bocca con alcuni slogan! Dite di voler ridurre i costi della politica. Allora, mi chiedo come mai, con riferimento allo Stato, sia stata prevista una riduzione, soltanto di poco più di sei milioni di euro, mentre nei confronti degli enti territoriali (piccoli comuni, le comunità montane e gli altri enti) vengono effettuati la stragrande maggioranza dei tagli.
Non neghiamo che vi sia l'esigenza di una razionalizzazione anche in riferimento agli enti locali. Tuttavia, una buona volta, volete comprendere che si deve iniziare dal centro, cioè dallo Stato?
Quando parliamo di Roma «ladrona», ci riferiamo proprio allo Stato che si è ormai allargato a dismisura fino a divorare tutto quello che si trova al di sotto. Allora, perché non avete avuto il coraggio di parlare veramente dei manager pubblici, di affrontare il «buco» di Alitalia, invece di approvare un piano industriale che va incontro sempre alle solite logiche clientelari e assistenziali, di tagliare le spese elefantiache dei ministeri?
Per quanto riguarda l'aspetto della sicurezza, in questo disegno di legge finanziaria sono previste poche risorse: al di là di ciò che avete sbandierato, non avete avuto il coraggio di dare la responsabilità ai nostri sindaci per affrontare il problema.
Il tempo volge al termine e sicuramente, vi sarebbero ancora molte cose da dire.
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è già terminato, onorevole Cota. La invito a concludere.
ROBERTO COTA. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Vorrei soltanto ricordare, in qualità di parlamentare eletto in Piemonte, quanta sia stata la disattenzione nei confronti della mia regione, al di là delle briciole sull'unità d'Italia e sulle sue celebrazioni (che potreste anche risparmiarvi, perché, per quanto ci riguarda, non vi è assolutamente nulla da festeggiare), nonostante la presenza di quattro ministri piemontesi, è completamente inesistente l'attenzione nei confronti del Piemonte. Così è anche nei confronti delle altre regioni del nord, ma in qualità di piemontese, mi riferisco al Piemonte.
Anche per quanto riguarda i fondi per l'Unità d'Italia, mi chiedo se le risorse dello Stato debbano essere impiegate...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cota, deve proprio concludere.
ROBERTO COTA. ...soltanto in manifestazioni e celebrazioni o invece debbano essere impiegate nell'interesse dei cittadini.
PRESIDENTE. Grazie...
ROBERTO COTA. Questo disegno di legge finanziaria è un vero disastro, e per questo la nostra posizione è assolutamente contraria (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, speravo in un'attesa più lunga, tale da consentirmi di ritrovare un emendamento proposto da chi si lamenta del fatto che questo disegno di legge finanziaria contenga questioni di basso livello. Mi sembra, infatti, che la proposta dei colleghi del gruppo della Lega Nord Padania - per quanto sia importante la realizzazione di una pista ciclabile - sia equiparabile a quelle che si ricordavano poco fa.
Ritengo che la sensibilità di ognuno di noi ci porta a segnalare le questioni piùPag. 41importanti, e noi lo abbiamo fatto. Abbiamo ricevuto dal Senato questo disegno di legge finanziaria che, già di per sé, conteneva alcuni elementi importanti. Non voglio elencarli tutti perché la discussione si è sviluppata in maniera puntuale al Senato, ma ricordo che l'abolizione del canone RAI per gli anziani, la maggiorazione degli stanziamenti per le forze di polizia e gli sconti agli inquilini sono solo alcune delle questioni affrontate al Senato, e le più importanti sono state già sottolineate da colleghi che mi hanno preceduto.
In Commissione abbiamo cercato di fare un lavoro serio, anche lungo. Nessuno dimenticherà la maratona che è stata compiuta: due giorni e due notti di duro confronto, di condivisione di alcuni progetti che non abbiamo distinto in base alla provenienza dalla maggioranza o dall'opposizione. Chiunque potrà leggere questo testo, si renderà conto che, in effetti, abbiamo cercato di mettere insieme le migliori proposte, da qualsiasi parte provenissero. Ad ogni modo, nell'elenco delle principali e più significative modificazioni che abbiamo introdotto alla Camera, citerò anche alcuni emendamenti qualificanti proposti dall'opposizione; penso che questo sia stato lo spirito del confronto. Forse tutte quelle ore in Commissione ci hanno consentito di dialogare e di esaminare quelli che noi, come maggioranza, riteniamo i principali temi da affrontare, e che stiamo affrontando per la seconda volta.
Questa è la seconda manovra finanziaria; eravamo partiti con un obiettivo che era quello di ristabilire un principio di equità, di ridare uno sviluppo certo alla nostra nazione e, soprattutto, di conseguire un obiettivo di risanamento, che pensiamo di aver avviato. I risultati lo dimostrano: se ci possiamo occupare, oggi, di alcune questioni importanti, destinando ad esse risorse, è perché quell'attività di risanamento ha avuto un'efficacia. L'attività di contrasto all'evasione ha avuto un risultato che ci permette di disporre di somme per intervenire nei settori di maggiore bisogno.
Dunque, di cosa ci siamo occupati alla Camera? Quali migliorie abbiamo apportato? Si pensi alla commissione di studio sulla fiscalità delle imprese immobiliari (un settore vitale ed importante che non bisogna trascurare): un emendamento, presentato da Antonio Satta del gruppo dei Popolari-Udeur, propone l'istituzione di tale commissione per verificare quali siano, in questo settore, le proposte più interessanti delle quali abbiamo bisogno.
Abbiamo lavorato insieme, e quindi non ho difficoltà a ricordare un altro emendamento, sottoposto all'attenzione della Camera da un nostro collega del gruppo della Lega Nord Padania, relativo al credito di imposta per le piccole e medie imprese commerciali: mi riferisco alle agevolazioni per l'installazione di apparecchi di videosorveglianza.
Sono aumentate le detrazioni ICI e quelle per carichi di famiglia; ci riferiamo alle famiglie più bisognose, con più di quattro figli e che hanno un reddito ininfluente. Per coloro che, invece, si trovano in una condizione di incapienza sarà emanato un successivo decreto del Ministero dell'economia per definire le modalità di erogazione del beneficio.
È prevista l'ICI agevolata, con la possibilità concessa ai comuni di effettuare ulteriori sconti ed agevolazioni per chi installa apparecchi in grado di produrre energia elettrica e termica anche ad uso domestico. Per quanto concerne gli impianti di climatizzazione invernale, un emendamento proposto dal collega Brugger estende la possibilità di detrazione dell'imposta lorda del 55 per cento per le spese per la sostituzione di caldaie.
Siamo inoltre intervenuti su un problema importante, quello dei mutui. Vogliamo agire preventivamente, qualora dovessimo avere anche noi i problemi che in altri Paesi sono già stati, purtroppo, avvertiti sulle spalle dei contribuenti, su coloro che avevano contratto dei mutui le cui condizioni sono poi variate. Per la ristrutturazione dei mutui siamo intervenuti mettendo le banche nelle condizioni di proporre un vero e proprio piano di ristrutturazione, per consentire al cliente che ha stipulato un mutuo di usufruire delle condizioni migliori e attuali. SiamoPag. 42intervenuti anche sulla portabilità del mutuo, che nel caso di estinzione anticipata o di trasferimento da un soggetto ad un altro deve essere effettuata a condizioni di estremo vantaggio e senza che ci siano spese supplementari ed aggiuntive.
«Mister prezzi»: così è stata definita in maniera semplicistica - ma rende bene l'idea di cosa sia - un'autorità che si occupi del controllo dei prezzi. Quante volte sentiamo parlare del rincaro dei prezzi della pasta e del pane, ma poi non ci rendiamo conto di come, magari, il produttore alla fonte ottenga sempre lo stesso corrispettivo. Bisogna capire, a fronte di aumenti di prezzi generalizzati, dov'è che questo aumento si concretizza ed incide in maniera più forte, pesando sulle tasche dei consumatori.
Sulla sicurezza e sul soccorso pubblico abbiamo destinato ingenti risorse: oltre 40 milioni sono destinati al Corpo dei vigili del fuoco. Un'altra novità sono le piste ciclabili su binari dismessi. Anche questo è un modo di riappropriarci della natura, del verde e della capacità di affrontare anche i temi che sono attinenti alla salute del cittadino.
Abbiamo incentivato i fondi per Trenitalia, prevedendo uno stanziamento di 104 milioni, che deve migliorare tutto l'impianto del trasporto, cercando di evitare quelle dispersioni, quelle lungaggini e quei ritardi che pure ci sono attualmente nella gestione degli orari dei treni.
Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, si tratta di un capitolo rilevante. Molte idee e alcune decisioni sono state messe sul tappeto e, a fronte di questo capitolo, le risorse a disposizione nel settore sono di circa 614 milioni di euro per il 2008, 651 milioni per il 2009 e 651 milioni per il 2010. Questa è la riprova di quanto si punti su questo tema e di quanti investimenti strategici ed importanti ci siano nel bilancio che abbiamo tracciato di questo fenomeno, che a livello locale ha una valenza importantissima.
Per quanto riguarda i tagli ai costi della politica, ne parliamo sempre, e qualcuno se ne lamenta. Intanto, ritengo che questo Governo abbia cominciato un serio lavoro e stia proseguendo nel tempo perché questo taglio sia effettivo e concreto. Dalle prossime elezioni il numero massimo di assessori comunali e provinciali diminuirà, così come diminuiranno tutte le spese in conseguenza di una sorta di stile, anche nel modo di fare politica, che richiede a noi per primi, che dobbiamo dare l'esempio, lo stesso rigore che chiediamo ai cittadini.
Abbiamo raddoppiato le risorse per l'acquisto di Canadair per la Protezione civile: l'emergenza incendi ci ha visto in gravi difficoltà, nella stagione passata.
Alcuni mezzi sono andati distrutti precipitando nelle zone in cui erano impegnati a intervenire: ritenevamo quindi necessario ridotare la pattuglia di attrezzature e mezzi, che i vigili del fuoco devono avere a disposizione per contrastare le emergenze. A questo proposito segnalo che, sul capitolo relativo ai vigili del fuoco, abbiamo cercato - e il relatore se ne è fatto carico - di varare misure importanti e provvedimenti urgenti, ma non ci possiamo considerare soddisfatti: nel momento in cui registriamo che un vigile del fuoco, dopo 22 anni di servizio, ha una busta paga con un netto di 1200 euro, mi chiedo se non ci sia bisogno di ulteriori interventi, che pure noi del gruppo Popolari-Udeur abbiamo proposto, tali da portare chi rischia quotidianamente la vita per salvare quella degli altri ad avere qualche maggiore soddisfazione, anche sotto il profilo economico.
Sulle comunità montane vi è stato pure un intervento, e lo ricolleghiamo alla riduzione dei costi della politica: stabiliamo infatti che il risparmio deve essere assicurato e conseguito nell'ammontare complessivo di 303,4 milioni di euro per il 2008, e demandiamo alle regioni il compito di riorganizzare e armonizzare il settore, anche eliminando le comunità montane che non hanno ragione di esistere sul territorio, e conseguendo il risparmio che abbiamo prefissato.
Abbiamo anche pensato che ci sia bisogno di un contrasto della corruzione nella pubblica amministrazione: non riteniamo che le varie «tangentopoli» o lePag. 43varie attività di monitoraggio dell'efficienza della pubblica amministrazione, quando siamo in presenza di fenomeni di corruzione, abbiano esaurito la loro funzione e, soprattutto, ottenuto un'efficacia definitiva. Quindi, anche in questo caso, è opportuna l'istituzione di un Alto Commissario che deve occuparsi di eliminare tutte quelle sacche che si annidano nella pubblica amministrazione, dove ci può essere qualche tentativo di non agire nella maniera corretta e giusta.
Sul TFR abbiamo deciso, soprattutto per i lavoratori, di diminuire l'importo della tassazione. Molti fondi sono stati destinati a questo scopo, per alleggerire quella percentuale di tassazione che prima gravava soprattutto a carico dei lavoratori dipendenti: un «forfettone» per i lavoratori autonomi che hanno una reddito minimo, e che possono ricorrere ad una definizione agevolata delle proprie imposte, rientrando in un settore che consente di pagare delle imposte già predeterminate.
Alle vittime della mafia e del dovere viene esteso il trattamento dello Stato per le vittime del terrorismo e i loro familiari: dal 2008 ad esse verrà erogato un vitalizio, e a loro saranno estesi i benefici delle vittime del terrorismo.
Sulle società di calcio, poi, un altro intervento: abbiamo ampliato il tetto massimo previsto originariamente, che prevedeva la possibilità di scontare solo un terzo delle perdite fiscali anche da parte delle holding che controllano i club. Era un intervento che, nel mondo del calcio, un settore in questo momento fortemente in discussione, abbiamo pensato di sostenere, per cercare di far sì che intervengano sempre operatori con seri propositi e buone intenzioni.
Veniamo ai buoni-vacanza per i più poveri. La misura, oltre ad agevolare chi di vacanze non se ne può concedere più di tante, riteniamo che abbia un duplice obiettivo: va cioè incontro alle esigenze anche della destagionalizzazione. Tali buoni verranno infatti concessi alle famiglie meno abbienti, da spendere ed utilizzare in strutture che hanno la possibilità, il desiderio e la necessità di ampliare la stagionalizzazione. Tale provvedimento lo abbiamo sostenuto anche per il rilancio del turismo e del mare: noi Popolari-Udeur eravamo impegnati nel settore turistico, con altri provvedimenti, così come non dimentichiamo l'importanza di tutto il nostro patrimonio turistico-culturale italiano, la montagna e ciò che ne consegue.
Concludo, signor Presidente, citando talune proposte caratterizzanti che sono state presentate dal gruppo dei Popolari-Udeur. Infatti, il nostro è un piccolo partito, che però mette in campo grandi idee, che peraltro vediamo poi essere riprese e riportate anche dai principali organi di informazione. Un piccolo partito con grandi idee, dunque, e mi si consenta una battuta. Qualcuno ci ha definito nanetti: ebbene, se dovessi essere considerato un nanetto, preferirei essere Dotto, anche fra le difficoltà di lavorare insieme a Brontolo e a Pisolo. Certo, comunque, in questa fiaba qualcosa non torna, poiché come attori protagonisti ritrovo, dalla parte del centrodestra, un principe azzurro un po' «attempatello», e, dall'altra parte, il leader del Partito democratico, che vedo male nei panni di Biancaneve. Eppure noi nanetti continuiamo ad andare a lavorare nella foresta la mattina, alzandoci presto per portare a casa risultati importanti per il Paese.
Mi riferisco anzitutto al Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa, previsto da un articolo aggiuntivo, approvato in Commissione, presentato dalla nostra deputata Federica Rossi Gasparrini. Si tratta di una norma che concede la possibilità di dilazionare il pagamento dei mutui in presenza di particolari situazioni di difficoltà e di disagio: in questo modo, proponiamo un aiuto importante e concreto per chi ha un reddito minimo e si trova in difficoltà perché ha contratto un mutuo (magari in tempi in cui era possibile affrontare un simile impegno) e ora però, a causa delle premesse che ho citato, non riesce più a portarlo a termine.
Mi riferisco poi al Fondo per la mobilità dei disabili, che riguarda il comparto ferroviario. Su questo fronte siamo intervenutiPag. 44perché riteniamo che, così come esistono le ambulanze e gli aerei-ambulanza, debbano esistere anche carrozze specifiche specializzate per il trasporto dei disabili, in modo da consentire una mobilità degna e decente su tutto il territorio. In talune stazioni non vi sono neppure gli elevatori, in altre sono i facchini delle stazioni ad occuparsi direttamente di mettere il disabile sulla carrozza: ebbene, crediamo che il rispetto della dignità umana passi anche per il fatto di consentire una vivibilità normale a persone normali come lo siamo tutti quanti noi.
Mi riferisco infine ai maggiori fondi che abbiamo voluto destinare alle attività del centro nazionale d'ascolto di Telefono Azzurro. Ciò è stato reso possibile grazie ad un articolo aggiuntivo, presentato dalla nostra collega Cioffi, che va a sostenere un'attività meritoria, che certamente non ha a che fare con gruppi politici o appartenenze specifiche: sappiamo infatti tutti da anni qual è l'impegno di Telefono Azzurro sul territorio e quale il contributo che esso offre. Abbiamo dunque voluto rimarcare l'importanza di questo impegno proprio in questi giorni in cui ci si trova ad affrontare un'emergenza criminale legata alla scomparsa di minori: un traffico che - leggiamo dalle agenzie - si fa ogni giorno più ampio e che talvolta, è brutto definirlo così, diviene un vero e proprio commercio, che noi vogliamo stroncare. Il gruppo dei Popolari-Udeur ha dunque ritenuto di dover aiutare e sostenere le attività di queste associazioni e centri di ascolto, che possono essere di aiuto e di supporto per contrastare simili fenomeni di criminalità.
Signor Presidente, ho svolto un rapido excursus sui principali temi dei quali ci siamo occupati in Commissione. E lo abbiamo potuto fare per la grande disponibilità del Presidente, che ringrazio, e del relatore, che certamente non invidio, poiché si è sobbarcato un lavoro gravoso, essendo quasi assalito da tutti i colleghi che, come noi, volevano fare altrettante proposte interessanti. Non manco poi di ricordare l'impegno dei sottosegretari che siedono al banco del Governo e che ci hanno aiutato, supportato e sostenuto per tutta la durata dei lavori in Commissione.
In conclusione, noi Popolari-Udeur abbiamo voluto offrire questi contributi: per tali motivi, riteniamo che, ancora una volta, per il secondo anno, questo disegno di legge finanziaria - nel quale molti non credevano - sia un ulteriore passo verso quel processo di risanamento, di sviluppo e di equità che ci eravamo prefissi all'inizio del nostro lavoro.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fabbri. Ne ha facoltà.
LUIGI FABBRI. Signor Presidente, è davvero frustrante riscontrare che oggi, come quindici giorni fa, mi ritrovo ad intervenire su di un provvedimento il cui testo non è quello definitivo. La stampa infatti già annuncia - questo è il rispetto che si ha per il Parlamento: i parlamentari apprendono dalla stampa quello che deve accadere - che saranno presentati tre maxi-emendamenti.
Mi viene, quindi, anche una curiosità: il famigerato, famoso «emendamento Lanzillotta» - quello che dovrebbe trasporre la riforma di liberalizzazione dei servizi pubblici locali - sarà presente in uno dei tre maxiemendamenti, oppure no? Al riguardo nutriamo qualche dubbio, perché per la politica locale le società pubbliche costituiscono vere casseforti, hanno un fatturato crescente, garantiscono poltrone, difendono l'occupazione anche quando è eccedente, effettuano investimenti importanti, distribuiscono appalti e risultano leve utilissime per tenere sotto controllo i mercati ad alta sensibilità politica, come quelli dei servizi pubblici. A controllare queste utilities (come vengono definite) sono soprattutto i governi delle città, notoriamente di centrosinistra. Tali società sono aumentate a dismisura, passando da 405 a 889 negli ultimi anni, e crescono con un ritmo robustissimo (oltre il 10-12 per cento). Ma, diciamo così, lo sapremo solo vivendo, perché al parlamentare chiamato a deliberare sul provvedimento alla nostra attenzione non è dato di sapere.
Mi viene allora voglia di ricordare quanto suggerisce il World economic forum,Pag. 45l'istituto che organizza gli incontri di Davos e suggerisce ai Paesi industrializzati come si fa a mantenere la competitività. Esso raccomanda a tutti - ma tali suggerimenti sembrano fatti apposta per l'Italia - che vivere al di sopra dei propri mezzi non favorisce la competitività (ed è il caso nostro); che bisogna diminuire le tasse (non è il caso nostro, perché neanche con il presente disegno di legge finanziaria si è provveduto a ciò); che bisogna avere Governi trasparenti e credibili che possano, con la loro credibilità, chiedere sacrifici ai concittadini (ciò non accade perché il Governo è al minimo della sua popolarità); che vi deve essere una giustizia rapida (è il contrario di quanto accade nel nostro Paese); che la burocrazia non deve essere ossessiva (il nostro Paese ne è l'esempio negativo); che bisogna migliorare l'istruzione (ma nel nostro Paese l'istruzione sicuramente non favorisce la competitività).
Aumentano, invece, le tariffe (luce, gas, acqua), gli stipendi non crescono, aumenteranno le tasse al di sotto dei 25 mila euro di reddito e i lavoratori a tempo determinato, i precari cui tenete così tanto, pagheranno più contributi di ieri, mentre i liberi professionisti e gli autonomi sono «bollati» come evasori fiscali a priori.
PRESIDENTE. Onorevole Fabbri, la invito a concludere.
LUIGI FABBRI. Quindi - e concludo, signor Presidente -, l'economia non crescerà di molto il prossimo anno: avete buttato via il «tesoretto» che era stato accumulato, mentre l'Italia sta galleggiando, perde competitività e fiducia nei mercati e la disgregazione sociale cresce come dimostrano gli episodi di intolleranza verso gli stranieri e l'evidente disagio giovanile che si manifesta in episodi di violenza fine a se stessa.
Il disegno di legge finanziaria per il 2008 chiude un ciclo politico, come anche voi sapete: voi comandate, gestite ed occupate il potere, ma non governate il Paese ed oggi avete anche l'opposizione all'interno del Governo, il che significa che il Governo è arrivato al capolinea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rugghia. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, la manovra finanziaria per il 2008 per le misure di interesse della difesa si ispira coerentemente agli obiettivi del programma di Governo previsti per le nuove politiche di difesa.
Per l'anno 2008 sono state fissate le seguenti priorità politiche: il funzionamento dello strumento militare, al fine di mantenere o recuperare standard adeguati per l'assolvimento dei compiti assegnati al nostro Paese sulla scena internazionale; l'ammodernamento delle Forze armate; la razionalizzazione del modello organizzativo; il miglioramento del controllo di gestione e della qualità dei servizi.
Per realizzare questi obiettivi le dotazioni del Ministero della difesa risultano incrementate rispetto a quelle del 2007 del 5,5 per cento (in totale si assegnano al Dicastero 20.928,5 milioni di euro). Nello specifico della funzione difesa che attiene più direttamente allo svolgimento delle attività istituzionali, per il 2008 l'incremento rispetto al 2007 è del 5,4 per cento.
Le scelte operate dal disegno di legge finanziaria non stanno, però, a dimostrare la prova della volontà del Governo di aumentare le risorse per le politiche di difesa. Indipendentemente dalle opinioni di ciascuno, più semplicemente, come è stato fatto anche per il 2007, si è cercato di invertire la tendenza rispetto ai tagli operati nel triennio 2004-2006, proprio nella fase di avvio del modello organizzativo delle Forze armate (del nuovo modello delineato con la legge n. 331 del 2000 che dal 1o gennaio 2005 ha sospeso il servizio obbligatorio di leva).
La riduzione degli stanziamenti è stata particolarmente negativa con i tagli ai consumi intermedi e degli investimenti, e in considerazione dei nuovi e più impegnativi compiti assegnati alle nostre Forze armate dal Parlamento e per lo svolgimentoPag. 46di delicate missioni internazionali, tra cui la missione UNIFIL in Libano.
La verità è che gli sforzi del Governo, che rappresentano un passo avanti sulla via del risanamento del bilancio iniziato lo scorso anno, non sono del tutto sufficienti a garantire la completa efficienza del modello a 190 mila uomini, la manutenzione dei mezzi operativi e un soddisfacente standard di addestramento per i reparti delle Forze armate.
Credo che sia assolutamente non rinviabile una riflessione del Parlamento sul modello dello strumento militare necessario al nostro Paese uno strumento che deve certamente essere in grado di corrispondere alle nostre ambizioni di grande Paese, che vuole giocare un ruolo importante sulla scena internazionale, ma che allo stesso tempo deve rappresentare ciò che vogliamo e possiamo permetterci.
In ogni caso, è giusto riconoscere che, grazie a grandi sforzi, le nostre forze armate, sono riuscite a non perdere il loro grado di efficienza e operatività, conseguendo lusinghieri risultati nelle missioni in cui sono impegnate. Tra le scelte operate con il disegno di legge finanziaria per il 2008 alcune sono di particolare rilievo: l'aumento delle risorse per la professionalizzazione delle Forze armate; gli interventi a favore degli arsenali e degli stabilimenti militari; la destinazione di fondi per il risarcimento dei danni causati dall'esposizione e dall'utilizzo dei proiettili all'uranio impoverito o alle nanoparticelle prodotte da esplosioni; il finanziamento a favore di imprese nazionali del settore aeronautico ad alto contenuto tecnologico; la soppressione dei tribunali e delle procure militari; il programma per l'acquisto di alloggi per il personale militare; l'attuazione degli accordi in materia di pubblico impiego e, infine, la possibilità concessa ai corpi di polizia di effettuare assunzioni triennali in deroga fino a 140 milioni per il 2010 a regime.
Per concludere, vi è un primo stanziamento di 200 milioni di euro che, seppure insufficiente, tende a riconoscere la specificità dei compiti assolti dalle Forze armate e dalle forze di polizia. Ulteriori miglioramenti al testo approvato dal Senato sono stati apportati con le proposte emendative della Commissione difesa, recepite dalla Commissione bilancio. Mi riferisco alle modifiche introdotte all'articolo 145, con le quali viene eliminato il taglio del 10 per cento allo straordinario da corrispondere al personale delle Forze armate e di polizia.
Ritengo vada apprezzata l'istituzione di un Fondo per l'organizzazione e il funzionamento degli asili nido e per i servizi alla prima infanzia, così come va apprezzata la norma che consentirà la stabilizzazione degli ufficiali in ferma prefissata dell'Arma dei carabinieri, collocandoli in soprannumero. Mi auguro che il Governo con una sua proposta emendativa voglia incrementare le risorse finanziarie destinate al reclutamento delle forze di polizia, per consentire la stabilizzazione degli ufficiali in ferma prefissata di Esercito, Marina e Aeronautica militare.
PRESIDENTE. Onorevole Rugghia, dovrebbe concludere.
ANTONIO RUGGHIA. Signor Presidente, l'approvazione del disegno di legge finanziaria rappresenta una tappa. Continuerà il nostro impegno per rendere più efficiente la politica della difesa e della sicurezza del nostro Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, in pochi minuti soltanto qualche flash. Il disegno di legge finanziaria al nostro esame rappresenta - diciamolo chiaramente - un'occasione mancata, che pagherete gravemente. Il testo risulta privo di misure convincenti finalizzate a contenere la crescita della spesa. Lo dice il commissario europeo Joaquìn Almunia. Di conseguenza, il prossimo anno non ci sarà nessun miglioramento del rapporto deficit-PIL e l'avanzo primario rimarrà sostanzialmente invariato. Il risultato complessivo per il 2008 vedrà il PIL crescere meno del previsto, per cui, se nonPag. 47fosse per la Danimarca, il nostro Paese sarebbe all'ultimo posto in Europa in campo economico.
L'Italia paga, dunque, duramente il prezzo delle controriforme di questo Governo. In quest'ultimo quinquennio, altri Stati hanno implementato riforme strutturali, liberalizzato l'economia, ridotto le tasse, aumentato la competitività e migliorato la qualità della spesa pubblica. Il Governo Berlusconi aveva riaperto il quartiere delle riforme. Ricordo la legge Biagi, le pensioni minime, la riduzione della pressione fiscale, le infrastrutture e tutto ciò pure in un ciclo di stagnazione europea.
Non appena al Governo, siete fortunatamente entrati anche in una fase economica migliore a livello europeo, avete potuto beneficiare di «tesoretti»; l'extragettito è stato - è notizia di ieri - al di là di ogni previsione. Ma che fine ha fatto questo «tesoretto»? Cosa ne avete fatto? Non ne parlate più!
Vorrei ricordare ai signori del Governo che, per risanare i conti pubblici, bisogna ridurre la spesa pubblica, che invece corre inesorabilmente. Ricordo che la spesa pubblica supera il 46 per cento e che il numero dei dipendenti pubblici è aumentato del 4 per cento.
Nel disegno di legge finanziaria per il 2008 mancano misure convincenti, in particolare nel campo della sanità che avete affrontato male, relegandolo all'ultimo posto come importanza (ho seguito i lavori della Commissione bilancio). Il Ministro della salute all'indomani dell'approvazione del disegno di legge finanziaria da parte del Consiglio dei ministri ebbe pomposamente a dichiarare: «Il Fondo sanitario nazionale per i LEA passa da 97 a 100 miliardi; nella quota sono compresi anche i fondi per i rinnovi contrattuali del personale e per garantire una migliore erogazione di prestazioni assistenziali». I fatti tale dichiarazione smentiscono in modo eclatante.
Tutte le categorie degli operatori del Servizio sanitario nazionale hanno attuato uno sciopero pesante, chiamandola direttamente in causa, tra l'altro proprio per il mancato rinnovo del contratto scaduto da quasi due anni. Il presidente dell'ordine dei medici di Roma - il più importante, almeno numericamente, d'Italia - dice testualmente: «Al di là dei trionfalistici messaggi diffusi dal Ministro della salute attraverso l'accattivante manifesto "pane, amore e sanità", il nostro sistema sanitario ha bisogno, pena la sua definitiva estinzione, di profondi e strutturali cambiamenti».
Ancora il Ministro della salute sentenziava: «Viene potenziato con risorse aggiuntive il fondo per la non autosufficienza con ulteriori 200 milioni di euro». Ma Ministro, chi crede di prendere in giro? Sa benissimo che per rispondere alle giuste aspettative dei cittadini e delle famiglie più fragili, su cui pesa il problema della non autosufficienza, occorrono 3-4 miliardi di euro.
E che dire delle altre promesse non mantenute, come l'indennizzo ai danneggiati da trasfusioni e vaccinazioni infette? E perché vaccinare soltanto le dodicenni contro il papilloma virus? Insomma, questa finanziaria fotografa lo stato di confusione e di totale irrequietezza di questo Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, la invito a concludere.
DOMENICO DI VIRGILIO. Concludo, Presidente. La situazione attuale, in cui vige un ciclo economico in rallentamento ed una ripresa dell'inflazione, è provocata da scelte sbagliate. Presidente Prodi, la sua maggioranza è ormai alla frutta, in frantumi, il suo Governo è vittima di una specie di «accanimento terapeutico»; anche i cittadini italiani lo hanno capito, soltanto voi non lo capite, o meglio fate finta di non capirlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 48
È iscritto a parlare l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, esprimo un giudizio sicuramente negativo sulla finanziaria presentata dal Governo ed oggi al nostro esame. Essa risente delle contraddizioni interne allo schieramento di centrosinistra tra l'anima di centro, più moderata, e quella di sinistra, più estrema. Contraddizioni che peraltro hanno caratterizzato tutto il percorso governativo e legislativo di quella che impropriamente può ancora oggi chiamarsi maggioranza, poiché il voto di fiducia al Senato sul «decreto sicurezza» ha confermato che la maggioranza politica a sostegno del Governo Prodi non c'è più. Non solo il voto al Senato testimonia ciò; lo confermano anche le dichiarazioni pubbliche di vari esponenti di spicco di forze politiche che sostengono il Governo: hanno parlato di Governo al capolinea, di Governo finito, di maggioranza che non esiste più.
Solo il Presidente Prodi un giorno fa finta di non sentire, un giorno di non vedere, un giorno di non parlare. Quando poi è costretto a dire qualcosa, anche per pressioni giornalistiche, parla ancora di progetti e programmi futuri di questo Governo. Solo qualche giorno fa ha affermato che il Governo durerà l'intera legislatura. Questo è, invece, un Governo di cui gli italiani sono stanchi e reclamano, a larghissima maggioranza, la caduta. Ecco perché chiediamo al Presidente Prodi un atto di amore verso il Paese e uno scatto di orgoglio: rassegni, per il bene dell'Italia, le dimissioni, stacchi la spina al Governo morente ed eviti ulteriori danni al Paese.
Vengo al provvedimento e non posso non rilevare come la finanziaria, partita male, rischia di arrivare alla fine del suo iter parlamentare peggio. L'ammontare complessivo degli oneri per spese, determinati dal disegno di legge finanziaria inizialmente in 5 miliardi di euro, è lievitato nel corso dell'esame al Senato giungendo alla cifra di 8 miliardi di euro, salita a 10 miliardi dopo le modifiche in Commissione, per le quali il Governo non ha individuato adeguate modalità di copertura finanziaria. Cresce la spesa corrente e ricordo che la Corte dei conti ha dato un giudizio negativo anche su come sono stati spesi i vari «tesoretti » accumulati. Le maggiori entrate, derivanti dalla crescita economica del 2006 e dall'aumento del carico fiscale dovuto ai decreti Visco-Bersani, si sono risolti in spese clientelari senza nessun intervento strutturale.
La verità è che il pericolo di un aumento del rapporto tra deficit e PIL è reale e certamente il rallentamento dell'economia da tutti previsto e temuto per i prossimi mesi, potrà peggiorare le previsioni di indebitamento netto. I consumi diminuiscono anche perché molti italiani hanno difficoltà ad arrivare, non solo a fine mese, ma addirittura alla terza settimana. Non sarà certo il Garante per la sorveglianza dei prezzi, previsto in questa finanziaria, a risolvere questo problema, soprattutto se verrà inteso come uno strumento statalista per ingerirsi nelle logiche di mercato. Dovremo invece batterci perché si vigili sugli abusi, sulle posizioni dominanti, sugli accordi di cartello che spingono i prezzi in alto in modo improprio. In uno Stato democratico, con regole economiche moderne, i prezzi non vengono imposti dall'alto, ma sono determinati dal mercato e dalla concorrenza.
La manovra non riesce a realizzare i preannunciati obiettivi di riduzione della pressione fiscale, essenziale perché si possa creare sviluppo e favorire investimenti, e si fonda essenzialmente su un ulteriore incremento delle spese correnti. Affermare pertanto che il disegno di legge finanziaria appare privo di quegli interventi strutturali necessari per affrontare i problemi del Paese, significa dire una verità.
In un mondo sempre più globalizzato e concorrenziale, non pensare a misure serie, realmente idonee e dirette a favorire studi ed investimenti in settori a tecnologia avanzata, anche per spingere non solo la pubblica amministrazione, ma anche le piccole e medie imprese (che, insieme alle libere professioni, sono i settori trainanti dell'economia del nostro Paese) ad investire in questa direzione, significa nonPag. 49essere al passo con i tempi e significa non ascoltare la richiesta del Paese il non aver previsto stanziamenti idonei e sufficienti per la giustizia e la sicurezza. In quest'ultimo anno, sono aumentate le rapine e i furti nel nostro Paese, ma sono diminuite le volanti e sono stati tagliati gli straordinari per le forze dell'ordine: il malessere è esploso nella sua gravità nelle manifestazioni di Roma e Milano, dove oltre centomila poliziotti hanno protestato contro il Governo.
Nel contempo, nel disegno di legge finanziaria in esame non sono previste misure incisive di sostegno alle famiglie, non sono attivati i meccanismi di contrasto di interessi in ambito fiscale che potrebbero consentire positivi risultati sul piano della lotta all'evasione e non è stata riavviata una legislazione realmente efficace per incentivare investimenti e crescita economica.
Con riferimento alla famiglia, ho parlato della necessità di prevedere maggiori attenzioni ed aiuti concreti, in funzione del ruolo sociale che la medesima svolge. È alla famiglia, infatti, prima ancora che ad altre formazioni sociali, che sono demandati i compiti dell'educazione, della tutela e della cura delle persone. È nella famiglia che vengono definiti modelli di comportamento e stili di vita. È nella famiglia che si realizzano i più stretti rapporti affettivi ed importanti processi di solidarietà fra generazioni. Ecco perché, in linea con una battaglia che il gruppo di Alleanza Nazionale svolge da anni (è all'esame della Commissione finanze anche una mia proposta di legge sul tema), abbiamo chiesto al Governo di introdurre nella legge finanziaria l'istituto del quoziente familiare, come sistema di tassazione dei coniugi e della famiglia. Purtroppo, sino ad ora, siamo rimasti inascoltati.
In via alternativa, abbiamo chiesto - purtroppo anche su tale tema inascoltati - un aumento sensibile delle detrazioni per figli a carico. Certo, è stata prevista in Commissione bilancio un'ulteriore detrazione, pari a 1.200 euro, per le famiglie numerose con almeno quattro figli: si tratta sicuramente, però, di poca cosa, sia perché 1.200 euro sono pochi, sia perché sono pochissime le famiglie italiane con più di quattro figli (giacché le famiglie italiane, in media, hanno al massimo due o tre figli a carico).
Con riferimento ad alcune disposizioni specifiche sul «pacchetto fiscale» contenute nel disegno di legge, osservo che la detrazione ICI prevista dall'articolo 2 non rispetta le indicazioni espresse dalla maggioranza durante la campagna elettorale, nel corso della quale il centrosinistra si era impegnato a prevedere la completa esenzione dal tributo per le case di prima abitazione. Ancora una volta siamo in presenza di una promessa fatta in campagna elettorale, che il Governo e la maggioranza non mantengono.
Inoltre, l'aumento delle rendite catastali - paventato e prospettato in altri provvedimenti - e il passaggio da un catasto reddituale ad un catasto patrimoniale, di fatto neutralizzeranno la prevista agevolazione. L'aumento delle rendite catastali neutralizzerà anche l'esenzione IRPEF prevista, nel caso in cui alla formazione del reddito concorrano soltanto redditi fondiari non superiori a 500 euro, limite a mio avviso eccessivamente basso.
E ancora, le detrazioni per le spese di locazione, introdotte dall'articolo 2, potranno avere effetti di sostegno molto limitati. Da un lato, sul piano della formulazione della disposizione, non appare chiaro se l'agevolazione si applichi anche ai contratti in corso, né si spiega, ai fini della definizione di abitazione principale, entro quale grado di parentela debbano essere compresi i familiari che dimorano abitualmente nell'unità immobiliare. Dall'altro lato, devo affermare che, se si vuole realmente combattere l'evasione presente in tale settore al fine di rilanciarlo - anche per favorire chi non ha case di proprietà e deve fare ricorso alla locazione -, sarebbe stato necessario accompagnare tali misure con l'introduzione di un regime fiscale ad aliquota unica forfetaria sui redditi di locazione.
Il Governo, però, non ha avuto il coraggio di farlo e temo che, durante l'esamePag. 50del provvedimento in questo ramo del Parlamento, non lo farà, ma inviterà a respingere gli emendamenti che vanno nella direzione da noi auspicata. Sempre con riferimento alle case di abitazione, spero che possano trovare accoglimento alcuni emendamenti bipartisan - firmati, oltre che da me, anche dai colleghi Tolotti e Laurini - tesi ad accrescere sicurezza, trasparenza, sviluppo e competitività nel mercato immobiliare italiano, in tema di contratto preliminare di vendita, di protezione dell'acquirente per acquisto da imprese di costruzione, di edilizia convenzionata e di vendite soggette ad IVA.
Un discorso a parte merita l'assenza di misure effettive per incrementare le agevolazioni fiscali per i soggetti anziani o portatori di handicap.
Sarebbe stato auspicabile che si ponessero in essere una serie di norme dirette, utili e incisive per l'inserimento effettivo dei disabili nella società e per sostenere le famiglie degli stessi, che si fanno carico di costi esorbitanti per attrezzature e cure, che, invece, dovrebbero, in maniera più significativa, essere rimessi a carico della fiscalità generale. Anche su questo tema abbiamo presentato alcuni emendamenti, in merito ai quali vedremo quale sarà l'atteggiamento del Governo. Allo stesso modo, non trova sufficiente importanza la tutela e la difesa delle giovani coppie sposate, alle quali andrebbe destinata un'importante quota di bilancio sociale, proprio per permettere di costruire anche legami duraturi, non condizionati dalle difficoltà economiche. In tal senso, per agevolare il passaggio economicamente difficile della costituzione del nucleo familiare, ho presentato un emendamento diretto a ridurre le aliquote fiscali durante i primi tre anni di matrimonio. In questo campo poco è previsto, ma molto si doveva fare.
Per quanto riguarda le misure di razionalizzazione della disciplina dell'IRES, recata dall'articolo 3, si sottolinea come la preannunciata riduzione del prelievo IRES si limiti, in realtà, a un mero slogan propagandistico, considerato che la riduzione delle aliquote dell'imposta avverrà, per ammissione dello stesso Governo, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, in quanto sarà integralmente compensata da un ampliamento della base imponibile, realizzato soprattutto attraverso una limitazione della deducibilità degli interessi passivi. Tale misura risulterà, dunque, particolarmente dannosa per le imprese che hanno effettuato investimenti e per quelle maggiormente indebitate, che hanno dovuto fare ricorso al capitale di debito per proseguire la propria attività ovvero per compiere investimenti.
Gli effetti negativi di questa riforma saranno sopportati soprattutto dal Mezzogiorno d'Italia, completamente trascurato da questo disegno di legge finanziaria. Al di là di tali perniciosi effetti economici, la norma contrasta con il principio secondo il quale devono essere salvaguardati i diritti quesiti dei contribuenti, che hanno legittimamente orientato le proprie scelte facendo affidamento sul regime fiscale in quel momento applicabile, e si pone in palese contraddizione con i principi sanciti dallo Statuto dei diritti del contribuente, in materia di irretroattività delle disposizioni tributarie. Analoghe considerazioni critiche possono essere svolte con riferimento alle modificazioni apportate dai commi 17 e 18 dell'articolo 3 alla disciplina dell'IRAP. Infatti, a fronte della riduzione dell'aliquota d'imposta, viene ridotto l'ammontare delle deduzioni dalla base imponibile per i costi relativi al personale, che costituivano uno degli elementi portanti della manovra finanziaria approvata lo scorso anno. Sul tema mi richiamo a quanto abbondantemente affermato dal collega Leo.
Sempre in campo fiscale, il provvedimento prevede un regime fiscale forfetario per i contribuenti minimi e marginali. Condivido sostanzialmente l'impostazione della disposizione in materia, anche se tale disposizione rischia di trasformarsi, se non saranno posti correttivi, in una norma manifesto. Spero anzitutto che la normativa non trovi ostacoli a livello comunitario, perché sul punto potrebbe presentare aspetti di criticità. Sarà forse necessarioPag. 51che ad essa si aggiungano ulteriori adeguate misure agevolative in favore dei giovani e per il sostegno all'attività di ricerca, ma soprattutto andrebbe modificata la normativa nella parte che prevede che, per accedere al beneficio, non bisogna sostenere spese per lavoratori dipendenti. Con questa previsione, si rischia di non incentivare l'occupazione, ma addirittura di favorire la disoccupazione. Quindi, se, come è probabile, su questo provvedimento verrà posta la questione di fiducia, invito il Governo, in sede di maxiemendamento, a tornare sul tema e ad ascoltare le nostre richieste.
Per economia di tempo, non mi soffermo su altri punti del provvedimento. Rilevo solo che sul tema delle energie rinnovabili, a causa di una normativa farraginosa, il disegno di legge finanziaria rischia, qualora trovassero conferma alcuni studi del Centro di ricerche per l'economia e la finanza, di essere un elemento di freno allo sviluppo delle energie rinnovabili. Faccio solo un cenno all'articolo 99, che introduce nel nostro ordinamento l'azione collettiva risarcitoria a tutela dei consumatori. È un punto sicuramente delicato: la normativa deve saper coniugare la tutela del consumatore con la tutela dell'impresa, anche per impedire che la norma si trasformi in un incentivo volto ad aumentare la litigiosità. Sul tema, rinvio agli emendamenti da me presentati, nella convinzione che la normativa dovrebbe trovare applicazione solo con riferimento a fatti plurioffensivi successivi all'entrata in vigore della legge e che, anche al fine di evitare ingiustificate azioni, occorra un preventivo vaglio di ammissibilità dell'azione medesima da parte del giudice.
Concludo, confermando un giudizio sicuramente negativo su questo disegno di legge finanziaria, che costituisce un'occasione perduta per il rilancio del Paese. Quest'anno ci sarebbero state le condizioni per proporre un rilancio forte dell'economia, anche grazie all'extragettito e ad una congiuntura internazionale non negativa.
Viceversa, la manovra si è trasformata in una sommatoria di costosi e spesso inutili compromessi, volti a garantire la sopravvivenza del Governo. Non si governa così l'Italia e speriamo che l'attuale Governo vada presto a casa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bocciardo. Ne ha facoltà.
MARIELLA BOCCIARDO. Signor Presidente, l'attuale Governo, che ha dimenticato del tutto gli impegni assunti dopo il Family day, non poteva che dimostrarsi insensibile ad alcune proposte migliorative e di grande rilevanza sociale presentate dal nostro gruppo parlamentare. Ha infatti risposto «no» alla possibilità, per tutti coloro che dispongono di un reddito minimo di 516 euro mensili, di essere esonerati dal pagamento del canone RAI, che da solo si porta via un quarto del reddito (proposta che abbiamo avanzato soprattutto per i pensionati, che nella televisione possono trovare uno strumento di tempo libero e, nello stesso tempo, di conoscenza). Ha risposto «no» all'aiuto per tutte le famiglie che potrebbero gestire in casa, e non in una struttura di assistenza, un familiare a carico con almeno il 70 per cento di disabilità.
L'attuale Governo si è dimostrato insensibile al dolore di milioni di cittadini, perché ha risposto «no» al totale rimborso di ogni medicinale per chi è affetto da osteoporosi e ha risposto «no» al rimborso di alcuni medicinali off label, finora forniti nei centri di terapia del dolore per chi soffre di dolore neuropatico non oncologico (si tratta di due milioni settecentomila persone). L'attuale Governo si è dimostrato insensibile al miglioramento delle strutture di prevenzione e cura dei tumori, perché ha risposto «no» alla copertura, in ogni regione, di almeno un centro di ipertermia oncologica, metodica di cura che, associata alla chemioterapia ed alla radioterapia, ne potenzia in modo significativo l'efficacia. Ha risposto «no» all'estensione dei piani di screening per la prevenzione dei tumori al seno (sono quarantamila ogni anno), per le donne fin dalla maggiore età, con sistemiPag. 52di analisi e diagnostica di nuovissima concezione, non invasivi e non radianti, al contrario della mammografia, che non è consigliata al di sotto dei quaranta anni. Ha detto «no» alla parificazione di ogni malattia rara, concedendo a tutti coloro che ne sono affetti la stessa opportunità di cura protetta dal Servizio sanitario nazionale.
L'attuale Governo, infine, non ho voluto aiutare i bambini fortemente disagiati, perché ha risposto «no» al potenziamento dei servizi ospedalieri per il pronto intervento e per la maggiore disponibilità di posti letto nei reparti di psichiatria e neurologia infantile. Un tale Governo merita il pollice verso il basso, di netta condanna, da parte dell'ottanta per cento dei cittadini italiani. Un tale Governo va combattuto tenacemente per il bene del Paese - concludo, signor Presidente - perché è meglio un disegno di legge finanziaria respinto e l'esercizio provvisorio del bilancio, piuttosto che questo coacervo di norme che porteranno al collasso il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
AUGUSTO ROCCHI. Signor Presidente, colleghi e colleghe, ci troviamo ad esaminare e a dare una valutazione su un disegno di legge finanziaria che è uscito arricchito, migliorato e reso positivo dal lavoro svolto dalla Commissione bilancio. Ciò dimostra ancora una volta che, quando vi è un corretto e giusto rapporto e valorizzazione del ruolo e del lavoro del Parlamento, nella redazione dei disegni di legge, si può portare un contributo positivo di soluzione, valorizzando appunto il ruolo di partecipazione ed il ruolo legislativo che il Parlamento deve assolvere. Bisogna quindi partire da tale lavoro positivo, confermarlo in tutte le sue parti e dare una valutazione obiettiva, che ragioni sul merito.
Si tratta di una manovra finanziaria che, in qualche modo, riavvia nel Paese un processo di redistribuzione sociale. Non è un passo enorme - non voglio enfatizzare - ma è comunque un passo. Dopo anni di leggi finanziarie che, invece, verso i cittadini determinavano solo l'acuirsi di richieste di sacrifici, vi è un minimo inizio di redistribuzione sociale. Certo, non è tutto ciò che avremmo voluto, certo, rimane aperto un grande problema politico di verifica tra l'attuale Governo, il programma sul quale è stato eletto, i compiti e le riforme che sta realizzando e soprattutto quella domanda di cambiamento che arriva dai settori più deboli della società, a cui ancora non viene fornita una risposta all'altezza delle loro condizioni. Come dicevo, comunque, tutto ciò avviene in un quadro di avvio di una strada di redistribuzione positiva.
Dopo una premessa generale mi vorrei soffermare solamente su due aspetti. Se non vogliamo che le parole spese autorevolmente anche questa mattina dal Presidente della Camera e dal Presidente della Repubblica sulle vittime degli incidenti sul lavoro siano solo esercizi retorici bisogna realizzare fatti concreti. Il Parlamento ha compiuto un atto importante con l'approvazione del testo unico sulla sicurezza sul lavoro, che considero forse uno dei provvedimenti legislativi più avanzati nell'azione di questo Governo. Bisogna adesso operare affinché tale provvedimento venga attuato in tutte le sue parti e perché ci siano quegli interventi di ispezione, controllo, prevenzione e di sanzione che ne determinano l'applicazione e che sono in grado di intervenire sul tema della sicurezza del lavoro. Ritengo che tale tema vada posto come premessa generale e in questa direzione andrà un mio ordine del giorno che presenterò all'Assemblea nel prosieguo dell'esame. Il rispetto pieno delle norme sulla sicurezza sul lavoro deve essere assicurato dalle imprese. Tale rispetto, se le aziende non abbiano subito sanzioni per responsabilità di gravi incidenti e infortuni, deve diventare un vincolo esclusivo per qualsiasi elargizione o misura di sostegno alle imprese. Non si tratta quindi di prevedere un meccanismo negativo, ma uno positivo, di valorizzazione positiva. Le imprese, per usufruirePag. 53delle politiche di sostegno allo sviluppo delle aziende, che sono contenute nei vari provvedimenti varati, anche nelle leggi finanziarie, devono rispettare tale vincolo. Se esso non viene mantenuto, le predette possibilità di sostegno al sistema delle imprese non devono essere concesse. Tutto ciò significa compiere un atto concreto che va nella giusta direzione di porre il tema della sicurezza sul lavoro e del lavoro al primo posto nelle scelte delle imprese e della politica.
Ritengo che tutto ciò rappresenti una premessa generale di grande valore. Ritengo che esistano anche ulteriori due aspetti della legge finanziaria che presentano elementi positivi in continuità con le politiche che ci si era prefissi di realizzare. Un primo aspetto è rinvenibile sul terreno della lotta alla precarietà ed a favore della stabilizzazione dei precari nella pubblica amministrazione. A tale riguardo si era cominciato a fare qualcosa già con la finanziaria dell'anno scorso ma è con questo disegno di legge finanziaria che si va a sanare definitivamente, per la quantità prevista, il retaggio storico della vicenda dei lavoratori socialmente utili. Si arriverà, infatti, ad una stabilizzazione di forme di lavoro che si sono protratte per lungo tempo nel nostro Paese come forma di precarietà nella pubblica amministrazione. Ritengo inoltre positiva la misura varata in Commissione a sostegno dei collaboratori coordinati e continuativi, che prevede la possibilità di intervenire a sostegno del reddito nelle fasi di vuoto di passaggio tra un rapporto di lavoro e un altro, anche attraverso un fondo ad hoc. La disposizione che riguarda la trasformazione del lavoro precario in lavoro a tempo indeterminato e quella sui collaboratori coordinati e continuativi, che non richiede solamente l'aumento dei contributi (pagati per due terzi dall'impresa e per un terzo dai lavoratori e dalle lavoratrici), determinano l'allargamento dei diritti e delle coperture e - nell'ultimo caso - il sostegno al reddito nei vuoti di passaggio dei rapporti di lavoro. Penso che questi temi ci propongano complessivamente quello più generale che attiene al maggior vigore e forza con i quali deve essere affrontata la lotta alla precarietà del lavoro. Non nascondo, a tale proposito, che grida ancora vendetta - lo dico per farmi intendere - aver modificato quelle norme sul welfare che, con il lavoro unitario svolto dalla Commissione, potevano contribuire ad una soluzione positiva della questione. L'altro punto attiene al reddito, ai salari.
La riduzione della tassazione sul TFR va nella direzione di una diminuzione del carico fiscale gravante sui salari dei lavoratori e delle lavoratrici, così come l'ipotesi del Fondo che spero possa portare, non ad una soluzione di detassazione degli aumenti salariali previsti nei contratti nazionali di lavoro, ma alla vera e propria restituzione del fiscal drag per le lavoratrici e per i lavoratori. Quindi, si tratta di misure - come ho detto in precedenza - positive. Esse non rappresentano la svolta che cambierà in modo radicale la vita di molte persone, ma sono un primo risultato che penso vada valorizzato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Baiamonte. Ne ha facoltà.
GIACOMO BAIAMONTE. Signor Presidente la ringrazio per avermi dato la parola, ma in questo breve tempo che ho a disposizione desideravo fare alcune puntualizzazioni e alcuni disappunti a questa - così definisco il Governo - «Compagnia delle opere». Perché lo dico? Mi riferisco all'articolo 75 del disegno di legge finanziaria in esame in materia di promozione e di sicurezza della rete trapiantologica, signori del Governo (o della Compagnia delle opere). Avendo avuto l'onore di svolgere la funzione di relatore sul provvedimento concernente i trapianti, ricordo perfettamente alcuni punti fondamentali previsti dallo stesso, che dovevano essere attuati con decreti delegati che non sono stati per nulla emanati: in altre parole le disposizioni di detto provvedimento sono rimaste disattese. Una di tali disposizioni riguardava il Centro nazionale trapianti, ovverosia l'informatizzazione per evitare le liste di attesa, misura fondamentale inPag. 54tutto il Paese - il Governo lo ha dimenticato - per conferire regolarità e onestà di pensiero e di assistenza ai cittadini che sono iscritti in lunghe liste di attesa. Nello stesso tempo mi riferisco al provvedimento che riguardava il silenzio-assenso, in materia di donazione degli organi: anche a tal proposito erano previsti alcuni decreti delegati con i quali attuare tale misura. Il Governo lo ha dimenticato, signori miei!
Tutto ciò significa non voler conferire sicurezza al cittadino in un settore così importante in cui io vivo da quaranta anni perché faccio il trapiantologo. Signori miei, è su tale aspetto che dovete puntare l'attenzione, non sui 700 mila euro - che sono ridicoli - per l'intera rete trapiantologica del Paese. Ci rendiamo conto? Vi è poi nel disegno di legge finanziaria in esame un'altra disposizione, l'articolo 79, che riguarda - cito testualmente - «Disposizioni in favore di giovani ricercatori nel settore sanitario». Plaudo al fatto che nel 2008 i relativi fondi passeranno dal 5 al 10 per cento, ma non è così che si può agevolare tale settore. È demagogica la definizione «per i giovani ricercatori».
Signori, sono proprio i giovani ricercatori, ma con la guida dei colleghi più anziani, che riescono a sviluppare la ricerca. È per tale ragione che affermo trattarsi di una misura demagogica, e a tal proposito ricordo la ricerca del professor Dulbecco, il nostro premio Nobel, il quale ha sviluppato la ricerca con l'aiuto dei giovani. È per questo motivo dunque che riteniamo demagogica l'espressione «per i giovani ricercatori». Concludo, signor Presidente, ricordando a tutti noi come si è dimenticata la mozione da me presentata, accettata dal Governo, sulla prevenzione del cancro alla prostata degli uomini nel nostro Paese. È diventato un problema serio, nei cui confronti occorre organizzare un sistema di prevenzione, attraverso gli esami necessari su tutti i cittadini di sesso maschile, ma tali misure sono rimaste del tutto inattuate. Signori del Governo, ecco come volete risolvere i problemi della sanità!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tomaselli. Ne ha facoltà.
SALVATORE TOMASELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, vorrei iniziare dalla legge finanziaria dello scorso anno, che aveva un obiettivo ambizioso, così come quello dell'attuale Governo, ovverosia avviare la modernizzazione del Paese. Un anno fa partimmo dalla consapevolezza che questa modernizzazione non si poteva non avviare se non rimettendo a posto i conti dell'azienda Italia, riprendendo il filo di un risanamento interrotto negli anni del Governo Berlusconi, il quale aveva quasi annullato l'avanzo di bilancio prodotto negli anni precedenti del Governo del centrosinistra, aveva ridato spazio alla crescita della spesa pubblica e non aveva prodotto riforme strutturali né crescita del Paese.
Quelli furono gli anni durante i quali gli sforzi di risanamento precedenti si rivelarono nulli e il debito pubblico riprese a correre.
Siamo partiti da tale constatazione anche con riferimento a questo disegno di legge finanziaria, riproponendo tra i tre obiettivi principali (il risanamento, l'equità e lo sviluppo) innanzitutto il risanamento del Paese.
Risanare i conti dello Stato significa mettere in campo la premessa per avviare politiche di equità e di sviluppo. Risanare significa innanzitutto due numeri e due aspetti che voglio qui sinteticamente richiamare.
Il primo consiste nel costo abnorme degli interessi che lo Stato, i cittadini del nostro Paese e le imprese pagano ogni anno sugli interessi del debito pubblico: 70 miliardi di euro l'anno sono una cifra enorme che viene sottratta agli investimenti e al futuro del Paese. Si tratta della tassa più ingiusta, la tassa sul futuro del Paese e sul futuro delle giovani generazioni.
Il secondo aspetto che voglio richiamare è il dato dei risultati positivi che il risanamento sta già producendo: 22 miliardi di entrate fiscali in più nei primi dieci mesi dell'anno in corso significanoPag. 55che si intacca per la prima volta in maniera consistente e duratura, in maniera visibile, la vasta area dell'evasione fiscale cronica del nostro Paese.
Certamente ciò è frutto di tecnicalità, norme più incisive e pregnanti, ma come non vedere in questo cambio di passo, in tali risultati straordinari anche il cambiamento di una cultura nel rapporto tra le imprese e i cittadini, tra i contribuenti e lo Stato.
«Non vi saranno più condoni» abbiamo affermato e stiamo mantenendo tutto ciò. Non si può non vedere in questo un mutamento di atteggiamento di cui il Paese sta avvertendo già i primi sintomi positivi. Ad un anno di distanza da quella legge finanziaria siamo qui oggi a discutere in quest'Aula di un'altra legge finanziaria, il cui cambio di passo e di segno è evidente. Dopo solo un anno in un tempo relativamente breve siamo tornati a discutere di una manovra finanziaria di segno totalmente diverso.
Oggi ci è consentito raccogliere i frutti della manovra dello scorso anno che certamente è stata dura ma che ha rappresentato una missione chiara ed i cui risultati sono di fronte a noi. La crescita economica del Paese, se pur affievolita in queste ultime settimane da una congiuntura internazionale a tutti nota, è consistente e robusta. Sono migliorate le entrate tributarie, la spesa è in linea con le previsioni: i numeri hanno una crudezza e una verità ineludibili. Da qui iniziamo per affrontare con questo disegno di legge finanziaria gli altri due elementi che sono alla base dell'impegno politico del Governo e della maggioranza: l'equità e lo sviluppo.
Per quanto riguarda lo sviluppo è necessario rimettere in discussione un ruolo, quello della piccola e media impresa, dell'impresa del nostro Paese che ha tanto sofferto negli anni passati ma a cui sono dedicati impegni consistenti, a cominciare da una graduale ma progressiva riduzione della pressione fiscale. L'intervento sull'IRAP, sull'IRES, il forfait a disposizione delle piccole e medie imprese sotto i trentamila euro di reddito all'anno: sono esempi concreti, provvedimenti espliciti che vanno in questa direzione.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Tomaselli.
SALVATORE TOMASELLI. La pressione fiscale, quindi, non cresce più, ma si allarga la base imponibile del Paese. Sono i primi risultati consistenti che avviano un cambiamento profondo nel corpo del Paese; risultati - siamo certi - che ancora di più nei prossimi mesi, a cominciare dall'anno avvenire, segneranno un momento di svolta, a partire dalle priorità che ci siamo dati: rimettere al centro delle prossime politiche i salari dei lavoratori dipendenti del nostro Paese, crescere ancora di più, sviluppare la piccola e media impresa, continuare nell'opera di risanamento dei conti dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Filipponio Tatarella. Ne ha facoltà.
ANGELA FILIPPONIO TATARELLA. Signor Presidente, in questo mio intervento sul disegno di legge finanziaria 2008 cercherò di esprimere qualche giudizio oggettivo più che soggettive opinioni. Cercherò di evitare la polemica, anche perché l'unica forma di polemica che riconosco è quella del polemos eracliteo, che - come si sa - ha il pregio di generare qualche verità, anche la più modesta verità di fatto.
La verità di fatto, sotto gli occhi di tutti, anzi, da tutti vissuta e sofferta, è che, purtroppo, nel nostro Paese l'economia reale non funziona, la crescita è a livello zero e gli italiani subiranno rincari per beni alimentari, riscaldamento, carburante, tariffe ferroviarie, acqua e rifiuti, ossia per tutti quei beni di prima necessità. Quindi, saremo sempre più poveri, non malgrado la legge finanziaria, ma grazie anche ad essa. Di fronte alla disastrosa legge finanziaria dell'anno scorso, questa ci appare aurea, ma, appunto, apPag. 56pare soltanto. Perché l'apparenza non risponde alla realtà? A mio parere, almeno per due ragioni: la prima, è che è proprio vero che il meglio è sempre nemico del bene. Questa legge finanziaria si è presentata come il meglio rispetto a quella precedente, ma è ben lontana da raggiungere il bene degli italiani.
La ragione secondo me fondante perché questa legge finanziaria è assolutamente inefficace ed inadeguata - come del resto è stato rilevato anche da parte della maggioranza - consiste nel fatto che essa si situa nel voto. Essa è un testo senza contesto: manca, infatti, un quadro strutturale di riforme o, quantomeno, di progettualità in cui essa possa inserirsi ed operare. Per tale motivo, più che l'articolato di una legge finanziaria, essa appare come l'articolato di emendamenti ad essa. Mancherebbe, quindi, la legge finanziaria! Si tratta, quindi, di piccoli interventi qua e là, senza sfondo e senza un quadro complessivo. Di conseguenza, i problemi di fondo non vengono neanche lambiti.
Per mostrare ciò, farò riferimento a tre ambiti per me particolarmente significativi, perché minano tutto il sistema italiano: il primo riguarda il lavoro dei giovani e delle donne, il secondo il Mezzogiorno ed il terzo la ricerca. Se, come scrive Francesco Giavazzi, «i salari piangono», i salari che piangono di più sono sicuramente quelli dei giovani e, in particolare, delle giovani del Meridione, del sud. Per quanto riguarda tale problematica, mi occupo soltanto delle donne per brevità.
Il tasso di disoccupazione delle donne in tutto il Paese è molto al di sotto non solo di quello dei Paesi dell'Europa del nord, ma anche dell'Inghilterra e accentua la sua distanza anche rispetto alla Francia e alla Germania. La bassa quota di donne occupate accomuna entrambe le ripartizioni dell'Italia, ma diventa critica nel Mezzogiorno, dove appena tre donne su dieci risultano occupate, cioè la metà del target previsto dagli obiettivi di Lisbona. Si tratta di un fenomeno in assoluta controtendenza rispetto a quanto accade in tutti i Paesi dell'Europa, dove la crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro è sinonimo di un processo di integrazione e di affermazione di pari opportunità. Nella legge finanziaria in esame, vi è qualche timido segnale in questa direzione, ma è così flebile che non sposta il problema neanche di un millimetro. È sempre ancora mera apparenza.
Passiamo ora al Mezzogiorno. Nel Mezzogiorno si registra una moria di piccole e medie imprese, oltre - come già ho detto - all'intensificarsi della disoccupazione intellettuale giovanile e femminile. Eppure, continua ad essere assente un progetto politico globale, ma ci si limita a interventi parcellizzati che non servono neanche a tamponare la situazione, bensì solo a simulare interventi.
L'ultimo ambito da me preso in considerazione è la ricerca. A tale riguardo, se fosse possibile, il discorso si farebbe ancora più problematico, anzi direi drammatico. Cosa fanno questo Governo e questa legge finanziaria per la ricerca? Francamente niente! Eppure, il problema è cruciale, anzi è la condizione imprescindibile per la crescita e lo sviluppo complessivo del Paese. Mi limito a considerare, nell'ambito della ricerca, un solo aspetto secondo me molto significativo e sintomatico: l'Italia è l'unico Paese d'Europa che prepara cervelli per esportarli. È l'unico Paese, perché nessuno ama fare come l'Italia, ossia sviluppare talenti per poi vederli fuggire verso terre più accoglienti.
L'Italia esporta cervelli, senza importarne. Se ciò avvenisse - ossia, se vi fosse uno scambio - vi sarebbe una sana mobilità di cervelli, un virtuoso scambio di talenti e, quindi, uno scambio culturale, che aiuterebbe la competizione, premiando il merito. Tutto ciò avrebbe un immediato e felice effetto sullo sviluppo e sull'economia.
Ma se il «sistema Italia» non è capace di promuovere il merito tra gli italiani, perché stupirsi se gli stranieri, da noi, fungono da sottoclasse di manovali, badanti, braccianti e addetti alle pulizie a bassi costi? Nella finanziaria non ho trovato un solo provvedimento che affrontasse il problema. Ho portato tre esempi, riferendomi solo a tre ambiti problematici, ma tanto basta perPag. 57mostrare l'assoluta inadeguatezza di questa finanziaria, frutto dell'assoluta inadeguatezza di questo Governo.
Un Paese in cui una parte rilevante anche numericamente - le donne - non partecipa, al pari dell'altra parte, al mercato del lavoro e, quindi, alla configurazione del Paese, è un Paese non formato ma deformato; è un Paese con una democrazia dimezzata. Un Paese, in cui una parte geografica di esso - il sud - non riesce a diventare competitivo come il nord nell'economia e nello sviluppo, è destinato a rimanere diviso e a non realizzare mai la giustizia distributiva che è la vera forma della giustizia sociale e politica.
Un Paese in cui non si riesce a fare della ricerca e del merito i due pilastri fondamentali - per lo sviluppo e per l'economia - della cultura e della civiltà e, quindi, del benessere del Paese, è un Paese che non coglie l'essenziale ed è perciò destinato al declino.
Concludo, citando un titolo e un sottotitolo de Il Corriere della sera dell'8 dicembre: «Crescono debiti e sfiducia. L'Italia è una poltiglia dove le parole popolo e cultura non hanno più valore». Peccato - questo lo aggiungo io - eppure l'Italia è uno dei Paesi più belli e culturalmente importanti del mondo. Ridurla così è una responsabilità imperdonabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione della legge finanziaria è stata sempre al centro del dibattito e dell'interesse del Paese. Quest'anno, non più. La gente guarda e pensa ad altre cose; il Governo di fatto è caduto e la maggioranza si è dissolta: lo affermano non soltanto i rappresentanti dell'opposizione, ma anche e soprattutto autorevoli membri della maggioranza.
Solo ieri sera Lamberto Dini, nella trasmissione Porta a porta, affermava che il Governo Prodi è ormai incapace di affrontare e risolvere i problemi del Paese. Nei giorni scorsi, da uno scranno ancora più alto, Fausto Bertinotti ha dichiarato il fallimento del Governo e della maggioranza di centrosinistra che lo sostiene.
A questo punto, si pone un interrogativo: perché l'Esecutivo non si dimette? Si tratta solo di un sobrio - chiamiamolo così - attaccamento alle poltrone, oppure è qualcosa di più profondo che attiene al DNA della sinistra che non vuole mai lasciare il potere quando lo ha conquistato? In questo caso, si sa, ai geni (quelli contenuti nei cromosomi) non si comanda!
A mio parere il centrosinistra ha fallito su tutto: sul Mezzogiorno, cui sono state tolte tutte le risorse infrastrutturali; sui giovani, sempre fuori dal mercato del lavoro e ingiustamente caricati, nel loro incerto futuro, di un peso contributivo unico al mondo, per pagare le pensioni di domani ai privilegiati di oggi; sul precariato, chiamato a finanziare con le proprie magre e aleatorie risorse, la riduzione dello scalone pensionistico; sugli operai: mai tanti morti sul lavoro; sulle forze di polizia, assolutamente dimenticate e abbandonate; sui ceti medi e produttivi: mai tante tasse; sul potere d'acquisto del denaro: nessuno arriva più alla fine del mese; sull'ambiente: mai tanti incendi, mai tanta diossina, mai tanti appalti oscuri e misteriosi, onorevole Pecoraro Scanio - come sta avvenendo a Napoli e nella Campania dei rifiuti - appalti oscuri e misteriosi, onorevole Di Pietro, se ne accerti se può e, soprattutto, se vuole.
PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, la invito a concludere.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Fasolino, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, purtroppo devo constatare che l'Aula è praticamente deserta. Vasco Rossi canterebbe: «siamo solo noi!» Ciò non fa sorridere, anche se qualcuno sta sorridendo, ma dovrebbe far riflettere, soprattutto perché, se è comprensibile l'assenza dell'opposizione, considerato che il ministro Chiti alle 12,37 ha annunciato che la fiducia è stata autorizzata, è meno comprensibile e decisamente non accettabile da parte di chi invece, in questo momento, è assente e fra poche ore dovrà sostenere la fiducia.
Signor Presidente, la ringrazio, comunque, per avermi concesso la parola. Vorrei, inoltre, ringraziare tutti gli uffici, i quali hanno sempre dimostrato di essere all'altezza della situazione, il presidente Duilio ed il relatore Ventura, i quali, sebbene in grave difficoltà, hanno comunque dimostrato il serio desiderio di provare a migliorare il testo del provvedimento in discussione, consultando anche l'opposizione.
Certamente, si sono trovati in grave difficoltà, considerato il tempo che entrambi hanno dovuto dedicare ai colleghi di maggioranza in continua processione per suggerire, peggio raccomandare o, peggio ancora, imporre ed eventualmente minacciare il passaggio dei propri rispettivi emendamenti.
Signor Presidente, è stato uno spettacolo indegno: file continue di deputati al self service della legge finanziaria fast food! Peccato, però, che sia il contribuente a passare alle casse per pagare. Già, il contribuente! Sempre più palesemente si crea anche con questo disegno di legge finanziaria un concetto di contribuente di serie «A» e di serie «B».
Infatti, il mondo delle partite IVA viene discriminato e perseguitato ancora una volta. Mi devo soffermare - e non posso non farlo - su questa discriminazione e persecuzione - presente, ancora una volta, in un importante provvedimento di questo Governo - nei confronti di tutto il popolo delle partite IVA.
Signor Presidente, è emblematico che all'articolo 1 venga riconosciuto esclusivamente il lavoro dipendente. La Carta costituzionale prevede che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, non solo sul lavoro dipendente! Gli artigiani, i professionisti, gli imprenditori e l'esercito delle partite IVA non rappresentano forse anch'essi il mondo del lavoro?
All'articolo 3, signor Presidente, la discriminazione continua, perché crescono le tasse per le partite IVA, aumentando la base imponibile, senza alcun senso in base alle regole di ragioneria.
Infatti, si limita la deduzione degli interessi passivi: è un continuo allontanamento del bilancio fiscale da quello civile. La teoria del doppio binario, che dovrebbe essere quanto più contenuta possibile, invece, sta esasperando la propria dimensione.
Inoltre, mentre, sempre nello stesso articolo 3, passa il concetto, in altre parti lodevole, sulla detrazione ICI per la prima casa, per le partite IVA vale il contrario. Mentre fino ad oggi l'ICI poteva essere dedotta dalla base imponibile IRAP, da domani ciò non sarà più possibile, e così non solo non si avrà uno sgravio, ma addirittura ci sarà una doppia imposizione, sempre a carico del contribuente di serie B, vale a dire quello delle partite IVA.
Anche in questo provvedimento gli studi di settore continuano ad essere interpretati ed usati non come strumento di accertamento fiscale, ma come una vera e propria minimum tax, anzi peggio: sono una vera e propria tassa che il contribuente (sempre lo stesso, il popolo delle partite IVA) non ha nemmeno il piacere - se così si può dire - di sapere a quanto ammonti, sin dall'inizio dell'anno. Il nostro emendamento, che imponeva all'ufficio competente di comunicare gli indici degli studi di settore entro il 31 dicembre dell'anno precedente a quello di imposizione, non è stato, infatti, accolto, e ciò contro ogni regola di equità e giustizia della norma tributaria e contro lo statuto del contribuente, continuamente e colposamente da voi derogato.
Così facendo si palesa, però, il vostro modo di operare: si inizia l'anno e poi, in base alle esigenze di raccolta fiscale, si tarano, come accaduto già lo scorso anno e quest'anno, gli studi di settore e gli indiciPag. 59di normalizzazione. Ma questo è ingiusto: non resta che assoldare un cecchino per far fuori i titolari di partita IVA! Almeno - e questo ci consola - la Commissione ha accolto l'emendamento del gruppo della Lega Nord Padania a firma mia, dell'onorevole Garavaglia e dell'onorevole Fugatti, che prevede un aiuto di 3 mila euro per i titolari di partita IVA che decidano di dotarsi di strumenti di videosorveglianza, considerato anche il grado di non sicurezza ormai, purtroppo, inevitabilmente raggiunto dal nostro Paese.
Nel frattempo, in mezzo al massacro delle piccole e medie imprese, dell'artigianato e dei giovani professionisti, voi aiutate i top manager della pubblica amministrazione con stipendi che possono arrivare al triplo di quelli di noi, già comunque ricchi, parlamentari.
La vostra missione sembra essere quella di tutelare i megastipendi delle star televisive! Per il gruppo della Lega Nord Padania sono troppe le gravi contraddizioni che, invece di ridimensionarsi, si amplificano con il procedere di questo Governo; discriminazioni e persecuzioni del mondo delle partite IVA che per me, che sono un piccolo imprenditore, e per il gruppo della Lega Nord Padania, che riconosce il lavoro tutto...
PRESIDENTE. Onorevole Filippi, la prego di concludere.
ALBERTO FILIPPI. ...non possono essere né capite né condivise. Si comprende, invece, quel continuo distacco tra chi crea il PIL e questo Stato, tra lo scappare e l'essere costretti a chiudere delle attività, il che, inevitabilmente, impoverirà tutto il Paese.
In conclusione, signor Presidente, la conseguenza di un'inesistente strategia della maggioranza, di un'inesistente strategia economica, del solo esistere di tante piccole singole pratiche e non di una strategia, dei tanti piccoli singoli partitini che compongono questa maggioranza, purtroppo, sarà la povertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.
La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,30.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI