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Informativa urgente del Governo sull'annullamento della visita del Papa Benedetto XVI all'Università La Sapienza di Roma.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, ringrazio il Ministro Mussi per quanto ha affermato. Onorevoli colleghi, io non sono cattolico, ma guardo con attenzione alle questioni della Chiesa cattolica e credo che oggi non si sia celebrata una pagina di laicità, ma del peggiore oscurantismo della Repubblica italiana [Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania]. Infatti, quando si impedisce a chi ha opinioni diverse, ed è comunque una grande autorità spirituale, di esprimere la propria posizione, si precipita in qualcosa che è il contrario dell'università. Mi preoccupo di un aspetto in particolare: come hanno sostenuto il Ministro Mussi ed altri colleghi, qual è l'idea che si trasmette dell'università con questoPag. 53atto, con l'impedimento a parlare? Cos'è l'università? Il luogo in cui si misurano le opinioni diverse in una affannosa ricerca di un punto di equilibrio e di verità o un luogo in cui si combatte per bandiere ideologiche?
Credo che vi sia una deprivazione del senso fondamentale della conoscenza e della trasmissione dei valori che è propria dell'università e questo ci deve preoccupare. Non so in quale modo si possa recuperare questo segno, ma certamente è un segno negativo che deve essere recuperato. L'università è qualcosa di diverso dal luogo in cui si impedisce a qualcuno di parlare.
Vorrei aggiungere, molto brevemente, che questo pontefice sta compiendo lo sforzo - che chi si occupa di queste cose può apprezzare in modo particolare - di coniugare fede e ragione. È un uomo che sta cercando di legarle insieme nello sforzo razionale di arrivare al metafisico con il principio religioso.
Credo che, soprattutto in una università, questo sforzo dovrebbe essere apprezzato. Si può essere d'accordo o meno, ma senza privare della possibilità di parlare in quel luogo a chi sta cercando, con uno sforzo certamente moderno e nuovo, di legare queste due questioni, a chi nei suoi interventi sta segnalando quali possono essere i punti di debolezza del nostro mondo in questo momento ed ha sempre più spesso segnalato la necessità della sapienza e della cultura come strumento di ricollocazione dell'uomo nel mondo. Credo che si sarebbe dovuto valorizzare tutto questo con molta forza, anche da parte di chi non era d'accordo.
Non occorrono cerimonie espiatorie o riparatorie; non è questo che serve in un Paese democratico e laico, ma secondo me la stigmatizzazione operata in questa sede e le parole giuste ed equilibrate che ha detto il Ministro tempestivamente - come è stato riconosciuto prima che questa questione «scoppiasse» - sono un segno di ribaltamento dell'immagine.
Spero che si affermi un ribaltamento del segno. Non vogliamo che l'università sia questo. Vogliamo che l'università educhi al confronto di opinioni diverse e che a nessuno sia impedito di parlare nell'università. Non vogliamo precipitare in una forma di oscurantismo presentata come modernità, peggiore di cose che ci siamo lasciati alle spalle.
Colleghi, credo che dobbiamo evitare l'errore di considerare questa questione il terreno per un tentativo di scontro tra di noi. Non si tratta di questo. Mi pare che chi ha parlato sinora abbia manifestato opinioni convergenti e se ve ne saranno di divergenti le rispetteremo. Mi sembra, tuttavia, che la grande maggioranza di questo Parlamento ha considerato come un'offesa al Paese e alla sua storia democratica l'impedimento ad un uomo - che è una grande autorità spirituale e che sta compiendo uno sforzo culturale enorme in questo momento - di intervenire laddove forse avrebbe potuto dire parole ed esprimere valori che potevano interessare ciascuno di noi, laico o cattolico che fosse (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Italia dei Valori e di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tremonti. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, questa sera, in quest'Aula, stiamo svolgendo un discorso sulla libertà. Non si tratta di un discorso sulla religione, ma sulla libertà. La nostra Costituzione recita all'articolo 21: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».
Vi è una frase che da secoli è alla base del discorso sulla libertà, per la libertà e nella libertà: non condivido le tue idee, ma sono disposto a morire per difenderle.
Non è andata esattamente così (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! C'è stata, c'è e c'è il rischio che vi sia un'applicazione troppo selettiva di questo principio.
In quest'epoca, in questo Paese e in questa città, il discorso sulla libertà si sta interrompendo. Signor Ministro, lei dicePag. 54che tutti hanno il diritto di parlare ed è un'affermazione importante, ma forse va completata: tutti hanno il diritto di parlare, ma lei ha il dovere di garantire che tutti possano parlare [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania].
L'università è libera, ma tra le sue funzioni e i suoi doveri vi è anche pre cisamente quello di evitare che fenomeni di questo tipo abbiano ad accadere. Si può affermare che si tratta soltanto di 67 professori su un corpo accademico composto da tremila docenti. Ciò significa che una minoranza ha avuto la possibilità di battere la stragrande maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Lei può dire che si tratta di una minoranza piccola, forse non qualificata, ma credo che per lei sia una minoranza in qualche modo qualificata. Credo che - ma la verifica può essere fatta in tempo reale - tra i professori illustri firmatari del testo contrario alla manifestazione di pensiero da parte di Benedetto XVI vi sia un docente che lei ha appena nominato come presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Molti complimenti! Se questi sono la Weltanschauung, la prospettiva e il futuro che l'università e la ricerca, per opera di questo Governo, garantiscono al Paese, credo che ci sia ragione per essere preoccupati.
Infine, che cosa sarà dopodomani quell'inaugurazione? Lei ci sarà? Che cosa dirà in quella sede? Noi possiamo dire una cosa molto semplice: il nome antico di quella università è: «La Sapienza», ma tutto è o sta diventando quell'università, tranne che una sede di sapienza [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in Aula questa vicenda è esplosa con l'intervento per primo dell'onorevole Elio Vito. Si è trattato di un intervento che si può definire in ogni modo, tranne che di taglio clericale o confessionale. Coloro che sono intervenuti dopo di lui, anche a sinistra, hanno subito fatto comprendere che l'umiliazione che proviamo come italiani (non è un problema solo dell'università, ma del Paese, della nazione, della patria e del sistema Italia), la proviamo a prescindere dal fatto che si creda o meno in Dio o dalla condivisione o meno che ciascuno di voi può avere delle affermazioni che il Papa in ogni occasione può rivolgere non solo ai fedeli, ma - credo ne abbia il diritto - a tutti.
Si tratta di un dato assodato e mi ha meravigliato molto che, Ministro Mussi, perfino il suo intervento, che cercava, rivolgendosi a noi, di spiegarci l'ovvio - ossia di dirci che era un errore non far parlare il Papa; grazie, ma l'abbiamo capito! - non sia stato neanche applaudito da una fetta considerevole proprio dell'area politica cui lei appartiene. Questo è un dato che lei deve tener presente. Quindi, non si tratta in questa occasione di un gruppo extraparlamentare o solo dei collettivi e nemmeno - mi riferisco e mi rivolgo all'onorevole Luxuria, che pure in tante occasioni ho apprezzato per i suoi interventi politici - di cose incredibilmente orribili come il preannunziare la «frocessione» in concomitanza con la visita del Papa all'università, cioè una sfilata di omosessuali contro il Pontefice.
Siamo veramente all'incredibile! La «frocessione», è su tutti i giornali. Si tratta, invece, di qualche cosa di meno fanciullesco e di meno buffonesco, si tratta dell'iniziativa - lei lo sa bene, signor Ministro - prima di tutto di dieci «scienziati», di dieci «professoroni» che si sono riuniti in una stanza, hanno cogitato e hanno deciso (quei dieci) con parole durissime, che il Papa non doveva parlare nella «loro» università: «che ci viene a fare questo?» Poi hanno detto loro che quello che avevano scritto forse era un po'Pag. 55troppo duro e allora hanno cambiato qualche virgola, hanno modificato qualche aggettivo e, così facendo, hanno dato l'opportunità a quelli che nel proprio cuore erano già convinti della bontà di quell'orribile scritto a firmare quello un po' più morbido. Così sono diventati 57 i professori universitari o 67, forse sono in via di crescita e qualche deputato dell'estrema sinistra è pronto ad aggiungere la propria firma.
KATIA BELLILLO. Sicuro!
IGNAZIO LA RUSSA. Ecco, uno l'ho trovato, abbiamo trovato anche qui uno scienziato, e noi che non lo sapevamo che c'era uno scienziato! Abbiamo trovato lo scienziato (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!
Caro Presidente, mi rivolgo a lei perché in qualità di Presidente della Camera faccia qualcosa. Questa è un'istituzione che ha invitato, come ha ricordato Casini, il Papa. Non so se è il caso che, per riparare, il Presidente della Camera valuti un nuovo invito al Papa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale), il quale rappresenta non solo la cristianità, ma una voce che tante volte sento invocare anche a sinistra, quando conviene o fa comodo.
Mi rivolgo più modestamente al Ministro. Vede Ministro, lei quando vuole fa la voce grossa, revoca lauree ad honorem, batte i pugni all'università. Oltre all'intervento di adesso, visto che questo fatto dura da un mese ed era prevista una settimana di mobilitazione contro il Papa, che cosa ha fatto per far sì che l'università fosse un luogo di libertà e non un luogo di vergogna, come quello che è diventato?
Non spetta al Governo darci lezioni di laicismo, dicendo che c'è il diritto di tutti e, quindi, ancora di più del Papa di parlare. Spetta al Governo garantire che questa libertà possa essere esercitata; lei non lo ha fatto, il Governo non lo ha fatto: dimettetevi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, noi ci rammarichiamo che il Papa abbia deciso di non partecipare più all'inaugurazione... (Commenti)
MAURIZIO ENZO LUPI. La colpa è del Papa?
ANTONELLO FALOMI. Ci rammarichiamo che il Papa abbia deciso di non partecipare più all'inaugurazione dell'anno accademico dell'università La Sapienza di Roma. Ci rammarichiamo perché noi siamo convinti che il Papa abbia tutto il diritto di andare dove crede e di dire ciò che ritiene giusto. In Italia non si può certo affermare che questo diritto non sia ampiamente esercitato. Credo che non vi sia Paese al mondo in cui questo diritto sia garantito come avviene in Italia.
Non c'è radio, non c'è televisione pubblica o privata, non vi è organo di informazione che non dia conto quotidianamente di ciò che dice e di ciò che fa il Papa. Per questo non condividiamo queste rappresentazioni grottesche che vengono date da parte dell'opposizione di quanto sta accadendo in questo momento (Commenti del deputato La Russa).
MAURIZIO ENZO LUPI. Ma cosa stai dicendo?
ANTONELLO FALOMI. E se nei confronti di ciò che il Papa dice vi sono critiche e contestazioni, anche quando provengono da minoranze, noi pensiamo che queste critiche e queste contestazioni, se manifestate in forme civili e senza che a nessuno sia tolta o impedita la parola, abbiano il diritto di esprimersi.
Questo, onorevole Tremonti, è il discorso sulla libertà, perché pensiamo che libertà sia diritto di parola per il Papa, ma anche per coloro che criticano il Papa: questa è la libertà.
ELISABETTA GARDINI. Non aveva ancora parlato. È censura preventiva!
ANTONELLO FALOMI. Lo abbiamo detto: ci rammarichiamo per quello che èPag. 56accaduto, ma pensiamo che in questo nostro Paese non si possa trasformare la critica alle posizioni che esprime il Papa in una sorta di reato di opinione...
MAURIZIO ENZO LUPI. Ma ti sei accorto di cosa è successo?
ANTONELLO FALOMI. ...come qualcosa che va impedito e bloccato. Questo non è accettabile per uno Stato laico (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Socialisti e Radicali-RNP e Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, preferisco cogliere gli aspetti positivi di questa discussione, che non ho ritrovato in nessuna delle parole del collega Falomi, per tante ragioni. Non stiamo, infatti, parlando del diritto di critica, ma di manifestazioni che ho chiamato grottesche, di insegnanti, fra cui il candidato alla presidenza del CNR, che prima firma e poi ritira la firma per mantenere la candidatura e di decani di facoltà come il professor Ferrarotti, che conosco, avendo fatto scienze politiche all'Università Statale (conosco la sua liberalità).
Si tratta di capire se sia indispensabile intervenire, onorevole Ministro, per garantire che nelle università italiane lo stesso diritto che ha Oreste Scalzone di andare a fare assemblee lo abbia anche il rappresentante di uno Stato come lo Stato pontificio, cioè il vescovo di Roma.
Si osanna un ex terrorista non pentito e si impedisce di parlare al Papa, non con un diritto di critica, perché basta guardare cosa c'era scritto sui siti Internet (evidentemente, anche questo ha indotto il Santo Padre a non partecipare all'inaugurazione dell'anno accademico all'università La Sapienza).
Ci sarebbero molte cose da dire, onorevole Ministro: ci sarebbe da capire come mai sia avvenuto ciò; chi ha assecondato il diritto di chiudere la bocca al Pontefice in quella sede; chi ha strumentalizzato in malafede quella frase che non era del Santo Padre e neanche del cardinale Ratzinger, ma di un filosofo citato. Il Santo Padre, a conclusione di quel discorso, diceva esattamente il contrario e davanti a questa pubblica menzogna si è proseguito con una «nenia» che ormai dura da sette giorni, non da un giorno.
È dall'11 gennaio che questa pantomima percorre i quotidiani italiani; è dall'11 gennaio che ci sono esponenti politici - evidentemente in ampio dissenso rispetto a gran parte dell'Assemblea, non solo all'opposizione - che giustificano non solo la critica e la menzogna, ma anche questi tipi di atti intimidatori.
Onorevole Ministro Mussi, la apprezzo per le cose che oggi ha detto - riconosco che sono cose di ragione e di cuore - ma, evidentemente, c'è in discussione ben altro. La nostra università e i nostri docenti universitari hanno chiaro che l'università è quello che dice lei, cioè il confronto di ragioni, l'accettazione di opinioni diverse, l'ipotesi, anche per gli studiosi di fisica, per poter scoprire qualcosa in più, e non la ripetizione pedissequa di formule?
Penso che ci sia un corpo docente, oltre che un corpo di studenti, che non hanno nessuna opinione su queste semplici considerazioni della ragione e penso anche - di questo sarei preoccupato e spero che lei lo sia con me - che sia intollerabile in uno Stato democratico non solo, onorevole Violante, che dentro l'università non si possa approfondire con la ragione le ipotesi delle varie dottrine, ma che ci sia uno Stato che non interviene per consentire che si possa usare la ragione dentro l'università, che si possa liberamente esprimere un'opinione, che si possa, come dice il ministro Ferrero, essere cristiani - valdesi nel suo caso - o cattolici e poter svolgere un'attività pubblica senza vergognarsene.
Questo, infatti, è quello che sta al fondo di alcune dichiarazioni degli ultimi giorni; questo è quello che sta al fondo di alcuni articoli di molti giornali degli ultimi mesi: la fede cattolica, il Papa, il cardinal Ruini, i cattolici, a tutti loro deve essere impedito di parlare in pubblico perché pretendono di avere una verità che sia contro laPag. 57democrazia. È qui che nasce l'humus da cui proviene questa manifestazione di intolleranza, qui nasce il buio di questa giornata.
Nel riprendere la proposta del presidente Casini, la invito, onorevole Ministro Mussi, a far presente all'università italiana, non solo alla Sapienza, che ciò che ha detto lei e ciò che ha ascoltato la gran parte del Parlamento è la regola dentro l'università, dentro una democrazia, se non vuole trasformarsi nella tirannide di una minoranza.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. E ritengo anche - e ho concluso - che il Presidente del Consiglio, che ha addotto ragioni di Stato per non poter ricevere un altro capo religioso, il Dalai Lama, proprio per le stesse ragioni di Stato si debba sentire in obbligo di dimostrare al mondo che siamo una democrazia, e quindi che egli, insieme alle altre istituzioni della Repubblica, compia quel gesto riparatore che non è, onorevoli colleghi, nei confronti del Papa: è nei confronti della stessa laicità e dello stesso diritto di libertà che sono a fondamento della nostra democrazia repubblicana [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, onorevole Ministro, abbiamo ascoltato con attenzione il suo tempestivo intervento, ma avremmo preferito, come Lega Nord, che in Aula al suo posto fosse venuto a riferire il Presidente del Consiglio.
Quello che è accaduto oggi è un fatto, per sua stessa ammissione, definito grave, gravissimo. Dobbiamo avere il coraggio di dire che si è trattato di un episodio vergognoso, di cui tutti noi dovremmo veramente avere un grande, un grandissimo imbarazzo! Quello che è accaduto, questo atto profondo, gravissimo di censura non è degno di un paese civile!
Il Pontefice ha potuto parlare in Turchia e gli è stato impedito di parlare in Italia, gli è stato impedito di parlare a Roma, nella sua città! Onorevole Ministro mi ascolti, capisco che è distratto col relatore della legge finanziaria. Signor Ministro, è stato ricordato il significato di quella laicità, alla quale si sono appellati anche questi emeriti, io dico sedicenti, cattedratici, come sedicenti sono i rappresentanti di questi comitati collettivi studenteschi.
Uno Stato laico si fonda sui principi di libertà, di democrazia, la libertà di espressione e di confronto dovrebbe essere garantita; e lei, signor Ministro, ci dice che certo, in un'università, questo dovrebbe essere ancora più valido. L'università, il luogo del confronto, il luogo della tolleranza: della tolleranza a senso unico, signor Ministro, perché mi chiedo che cosa si insegna nelle università italiane, dove è consentito parlare, appunto come è stato ricordato, ad ex brigatisti ma si mette il bavaglio al Papa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania), perché magari si teme che quello che verrà a dire è scomodo per il pensiero unico che sta albeggiando in modo grave, signor Ministro, nelle nostre università. Perché qui si è leso il diritto del Papa, ma anche dei tanti studenti che avrebbero voluto ascoltare le parole del Sommo Pontefice su una questione importante come quella della pena di morte, dove penso non ci possa essere fonte più autorevole di quella di Papa Benedetto XVI.
Abbiamo visto veramente che lei signor Ministro fa un po' «melina», dice: «il diritto dovrebbe essere riconosciuto»; però di fatto è stato impedito al Papa di parlare, e lei, signor Ministro, quindi il Governo, non è intervenuto! Si interviene adesso; l'onorevole Violante dice di non farne un terreno di scontro.
Ma lo scontro c'è, perché l'episodio di oggi è il segno di quello che si verifica da tempo in Italia, di una deriva laicista che è nel Paese, nelle università e nel mondo giovanile, ma che è presente anche inPag. 58questo Parlamento: da parte di autorevoli colleghi sono infatti giunti più volte attacchi al Papa e alla Chiesa, rea di richiamare espressamente al rispetto di taluni valori. Ma proprio questo è il ruolo della Chiesa! Non si può impedirle di fare richiami espressi sulla tutela della vita: proprio questo è il ruolo che le compete! In un Paese laico, lo Stato si deve rapportare con la Chiesa, la si deve ascoltare e vi è il confronto: perché si può non condividere quel che essa afferma, ma non si può impedirle di esercitare il proprio ruolo.
Signor Ministro, lei dice che «non si vuole fare terreno di scontro»: però abbiamo ascoltato qualche esponente di Rifondazione Comunista che ha già solidarizzato con i manifestanti, ed ho potuto leggere una dichiarazione dell'onorevole Grillini che afferma che è bene la contestazione al Papa e che il Papa è un dittatore.
Voi ora venite qui a cercare di mettere il silenziatore su quanto è accaduto, perché siete in forte imbarazzo, perché non sapete come risanare questa ferita, questo vulnus aperto con la vostra componente cattolica. Questo però voi - soprattutto voi della sinistra che vi fate paladini della democrazia e della tolleranza! - non avreste veramente dovuto consentirlo.
Tutto ciò è il segno del degrado del Paese: un degrado che si evince dalla situazione dei rifiuti a Napoli e nella Campania, un degrado che il sommo Pontefice ha denunciato anche con riferimento alla città di Roma. Ma la città di Roma non solo è degradata: è una città che è divenuta aperta per i rom, per gli extracomunitari, ma non per il Papa. Oggi, Roma è più che mai la città dell'intolleranza: e questo è vergognoso e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, quando Papa Benedetto XVI ha annunciato che, in luogo della sua presenza, avrebbe inviato una copia scritta del suo intervento, ha anche invitato a non strumentalizzare questa scelta. Avendo ascoltato con molta attenzione il dibattito che si è svolto in questi minuti in Assemblea, posso dire che questo invito non è stato accolto. Si è profusa strumentalità a piene mani. Il Ministro Mussi ha dichiarato, in modo inequivocabile ed apprezzato anche in qualche intervento, che il Papa aveva diritto di parlare alla Sapienza: eppure, un'affermazione così importante e netta non è stata apprezzata dall'opposizione. Davvero consiglierei di ascoltare l'invito del Papa a non strumentalizzare la sua scelta né il contesto nella quale essa è avvenuta.
ELISABETTA GARDINI. Ridicoli!
TITTI DI SALVO. Naturalmente, desidero esprimere sull'argomento l'opinione mia e del mio gruppo. In proposito, condivido quanto detto dal Ministro: si è trattato di un errore e aggiungo che a noi e a me dispiace molto la scelta che Papa Benedetto XVI ha annunciato. Il punto, però, se si vuole uscire dalla strumentalità, è che bisogna argomentare le motivazioni.
Tutto questo a noi dispiace per due ragioni. Ci dispiace perché l'università non è soltanto il luogo del confronto e del sapere; è di più (vedo che questo punto non è stato ascoltato): è il luogo della produzione della cultura. E le culture si producono se si incontrano, anche se sono diverse. Questa è la ragione principale per cui tutto ciò ci dispiace: ci dispiace perché la Sapienza è un luogo simbolico, e ci dispiace perché la laicità è libertà.
Ho ascoltato questa affermazione fatta dall'onorevole Casini. Ho buona memoria e la ricorderò, poiché sono assolutamente convinta che la laicità è libertà: e lo sono più che mai oggi che ci troviamo in una società aperta, in cui la compresenza di più culture e religioni obbliga alla laicità come all'unica scelta in grado di far sopravvivere la nostra società. Alla laicità noi siamo obbligati e destinati, e su di essa dobbiamo scommettere.
Ma naturalmente avrei voluto che dai banchi di quest'Aula ci si fosse posti unaPag. 59domanda semplice. Ho prima voluto dire le cose che ho detto perché non fossero ulteriormente strumentalizzate, ma mi piacerebbe che ci si fosse posti una domanda: perché i laici oggi in questo Paese si sentono minacciati? Perché bisogna dire che la laicità è libertà e, mentre lo si dice, si cancella dalla propria lettura di quel che succede il fatto che oggi le donne sono accusate di essere assassine se abortiscono (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea), cioè se compiono un atto di libertà e di autodeterminazione che è consentito loro da una legge dello Stato, un atto dolorosissimo? È offensivo della libertà e del rispetto tra le persone mettere insieme il dolore dell'aborto con l'accusa di aver compiuto un reato e di essere assassine.
Penso, allora, che oggi è una giornata non bella, ma che possa essere una giornata utile se libertà come laicità diventa il tema che il Parlamento, e in particolare la Camera, si impegna ad affrontare con quell'onestà intellettuale che sarebbe necessaria.
Concludo ribadendo con nettezza ciò che è stato detto da molti altri del centrosinistra e che voglio ripetere: ci dispiace molto che il diritto del Pontefice a parlare all'università non sia stato esercitato, ma ci dispiace ancora di più che il suo invito a non strumentalizzarlo non sia stato accolto. Ci fa invece piacere e rivendichiamo il diritto alla laicità come libertà. Chiediamo a tutti di interrogarsi sul motivo per cui in questo Paese le donne e gli uomini si sentono minacciati se sono laici (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Vai dai collettivi de «La Sapienza»!
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lasci parlare l'onorevole Villetti. Prego, onorevole Villetti, ha facoltà di parlare.
ROBERTO VILLETTI. Su una questione di tale rilevanza che coinvolge i principi di libertà - su questo aspetto concordo con l'affermazione iniziale dell'onorevole Tremonti - non vi possono essere ambiguità, ma rilevo nel dibattito parlamentare molte ambiguità, molti opportunismi ed anche molte riserve non dette.
È assolutamente evidente il diritto del Papa di parlare all'ateneo romano «La Sapienza», come di parlare ovunque: ci mancherebbe altro che non avesse questo diritto! Mi sono battuto perché il Dalai Lama non venisse accolto in una sala - quella della Lupa - ma nell'Aula della Camera dei deputati, perché rappresentava una minoranza che lotta per un diritto di libertà. Figuriamoci se sono favorevole a mettere il bavaglio al Papa a «La Sapienza»!
Attenzione, però - il Ministro Mussi l'ha detto chiaramente -, al fatto che lo stesso diritto appartiene a coloro che criticano il Papa e che tanto più il Papa entra in argomenti fondamentali della politica italiana e della vita della gente e delle persone, come la sessualità e la libertà della scienza, tanto più si espone a critiche, che vengono assicurate dalla nostra Costituzione e non dalla Camera dei deputati.
Vi è stata, quindi, una serie di atteggiamenti nel dibattito parlamentare che tendono in qualche modo a mettere sotto il processo - non dico del Sant'Uffizio - i sessantasette professori. I sessantasette professori hanno espresso una critica al Papa: si può non condividere quella critica, ma i toni che sono provenuti dai banchi dell'opposizione quando si è accusato il Ministro Mussi di alcune nomine, sono i toni di coloro che vogliono punire una libertà di critica con la destituzione, affermando che questi sessantasette non possono appartenere al corpo docente e che se vi appartengono si hanno dei cattivi maestri (Applausi dei deputati dei gruppi Socialisti e Radicali RNP, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani)!Pag. 60
Io mi sono battuto perché anche professori fascisti, dichiaratamente fascisti e, dunque, totalitari, potessero seguitare a insegnare, perché la libertà di pensiero riguarda tutti e non si può affermare che i sessantasette docenti costituiscono un disonore dell'università (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)! Nell'università italiana vi è un pluralismo, vi sono tutti e tutti devono avere la possibilità e la libertà di critica. Questo è il punto.
Sinceramente, usare un tono come se, per quanto riguarda Benedetto XVI, ci trovassimo nella stessa condizione in cui si trovò Pio IX che, dopo la presa di Roma da parte dei bersaglieri, si ritirò in Vaticano, e pensare che siamo ritornati a quei tempi - che, tra l'altro, riguardavano la classe dirigente liberale - mi sembra francamente esagerato! Se c'è un Paese che offre tutti i mezzi di comunicazione al Papa e contemporaneamente non li offre a chi lo critica, è il nostro (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP)! È questo il problema che vi dovete porre: non solo esiste un diritto del Papa ad esprimersi, ma vi è anche un diritto che deve essere riconosciuto pienamente a chi critica il Papa!
Tenete presente che ciò che sta accadendo non è una deriva laicista - l'ha ricordato Titti Di Salvo -, ma è un'offensiva integralista e fondamentalista che viene portata avanti dalla Chiesa cattolica e dal Papa contro leggi civili dello Stato italiano! Questo è il punto [Applausi dei deputati dei gruppi Socialisti e Radicali-RNP, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]! Ecco come voi rispettate il diritto di parola: voi volete dare il diritto di parola al Papa in un ateneo, ma impedite a un deputato della Repubblica di poter parlare! Bravi, bravi! Dovete ascoltare le voci di dissenso.
Rispetto il diritto del Pontefice a parlare ovunque, anche presso l'ateneo, però vi invito a riflettere su una questione con la quale concludo il mio intervento. Ho ascoltato il presidente Casini ricordare l'accoglienza che ha ricevuto Papa Woityla; colleghi, non tutti i Papi sono uguali, c'è chi ha più popolarità e chi ne ha meno, ma ognuno se la deve conquistare, non solo all'interno della propria Chiesa, ma anche nella comunità nazionale...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Villetti.
ROBERTO VILLETTI. ...e ritengo che l'intervento della Chiesa nella politica italiana non porti maggiore popolarità al Pontefice.
Detto questo, sono e sarò sempre per la difesa del diritto di libertà di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Socialisti e Radicali-RNP, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, il dibattito di questa sera sull'incidente avvenuto presso «La Sapienza» impone a tutti, da qualsiasi parte stiano, di conoscere bene i fatti e di riferirsi ad essi. Per essere precisi, devo prima di tutto ricordare che in un primo tempo il rettore dell'università «La Sapienza» ha chiesto al Pontefice di tenere una lectio magistralis durante l'inaugurazione dell'anno accademico.
Sono pienamente d'accordo con il Ministro Mussi a proposito del fatto che il Papa ha il diritto di intervenire e di parlare, però, chi conosce le università, sa bene che pronunciare una lectio magistralis durante l'inaugurazione assume un significato diverso: significa che l'università accetta l'indirizzo espresso in quella lectio magistralis da parte dei professori e degli studenti (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). Non possiamo dimenticarlo; questo non interviene sulla libertà!Pag. 61
Sono del tutto d'accordo sul fatto che, come sempre è avvenuto in tutte le università, le autorità religiose possano intervenire e sono convinto che ciò rappresenti un fatto positivo, perché sappiamo bene che viviamo in un Paese in cui la maggioranza, almeno secondo le statistiche, è cattolica.
Quindi, dobbiamo fare in modo di convivere tra laici e cattolici, ma ciò non può significare, a mio avviso, che l'Italia, a livello di università, debba esprimere la maggioranza dei cittadini cattolici. L'università deve essere come lo Stato, ovvero un organismo laico, che consente parità - come, peraltro, ci dice la Costituzione repubblicana - a tutte le religioni, a tutte le fedi e a tutte le diverse modalità di espressione.
Questo elemento deve essere fondamentale, perché questa è la democrazia. Se vi è stato un errore, lo ha compiuto effettivamente il rettore in un primo momento. Successivamente, a mio avviso, si è determinata in qualche modo una sorta di equivoco e coloro che hanno affermato di non volere assolutamente il Papa durante l'inaugurazione non hanno avuto ragione. È bene che ciò non accada, in quanto è bene che il Papa possa andare dove vuole.
Tuttavia, fare del Papa o della religione cattolica in questo Paese una vittima non corrisponde alla realtà, in quanto il nostro è un Paese in cui tutti i mezzi di comunicazione, a cominciare dalle televisioni, danno grande spazio alla Chiesa e alle espressioni del Papa, anzi, devo dire che in alcuni casi esagerano (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Dunque, non siamo assolutamente in una situazione in cui il Papa o la Chiesa cattolica possano considerarsi vittime del sistema delle comunicazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Socialisti e Radicali-RNP). Questo aspetto mi sembra fondamentale. Ricordo che sono stato d'accordo del tutto con l'onorevole Villetti quando vi è stata la battaglia a proposito del Dalai Lama, in quanto non possiamo distinguere tra le religioni e sostenere che, se la religione è quella maggioritaria dell'Italia, dobbiamo rispettarla, invece, se vi sono altre religioni nel mondo, siamo esentati dal rispetto. Se si vuole la democrazia, questa deve essere estesa ad ogni parte.
In ordine all'università, a mio avviso, essendo stato quarant'anni nelle università italiane, non mi pare affatto che in esse vi sia un atteggiamento maggioritario contro la Chiesa o contro la religione cattolica. Ho sempre insegnato insieme con tanti professori cattolico-democratici, mi sono trovato benissimo e non ho avuto nessun problema su questo piano.
Quindi, francamente, non capisco una battaglia politica per chiedere al Ministro di intervenire sulle università quando l'Aula ha approvato a suo tempo una legge sull'autonomia degli atenei, ossia il principio secondo cui il Ministro interviene per il rispetto della legge e per realizzare delle riforme, non sull'andamento specifico e quotidiano delle università...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA TRANFAGLIA. ...in una situazione in cui, nelle università, gli studenti cattolici convivono con quelli laici e si distinguono non per ragioni di religione, ma per le idee sull'università e sull'istruzione. Abbiamo studenti divisi su questo aspetto, non per altro. Quindi, ciò mi sembra sbagliato (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Socialisti e Radicali-RNP).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori intendo esprimere innanzitutto un rammarico profondo e sincero per i fatti e le affermazioni che hanno portato il Pontefice a rinunciare alla visita e al suo intervento all'università «La Sapienza». Si tratta di un rammarico per ciò che considero innanzitutto e profondamente un brutto momento e una brutta pagina della cultura e dell'università italiana.Pag. 62
Qualcuno ha parlato di vittime. Sinceramente, ritengo che, se in tutta questa vicenda vi è una vittima - ed è proprio questo aspetto, forse, che la rende ancora più grave -, quella vittima è proprio quello spirito di laicità in nome del quale, impropriamente e in modo totalmente errato e non condivisibile, qualcuno ha ritenuto di porre in essere fatti e iniziative che hanno impedito al Pontefice di parlare in quella che (dobbiamo ricordarlo) non solo è una delle più grandi università italiane, ma è un'università statale, pubblica. Lo spirito laico e la laicità sono innanzitutto apertura, dialogo e disponibilità, sempre e comunque, al confronto. La critica, certo, ne è una parte integrante, considerato che - come alcuni colleghi ricordavano in quest'Aula - laicità e libertà sono non solo concetti inscindibili, ma due aspetti di uno stesso fondamentale principio. La critica, però, si esprime rispetto alle idee, non rispetto al diritto e alla facoltà di esprimerle. Non è stato un atto di laicità, ma un atto di profonda intolleranza aver impedito che esse venissero espresse in un consesso e in un luogo che ha rappresentato sempre, nella storia dell'umanità e della cultura dell'umanità, un luogo in cui, anche nei momenti più bui e duri, di guerra e di conflitti, uomini di cultura, di fede, di storia e di tradizioni diverse si sono sempre incontrati e confrontati ed hanno sempre parlato): non è stato un atto di critica, ma puramente e semplicemente un atto di oscurantismo.
Sempre dal punto di vista della cultura laica, si è impedito a un uomo (che è comunque una delle più grandi autorità morali del nostro tempo e del nostro pianeta ed è un uomo di grande cultura), di esprimere il suo pensiero e il suo messaggio agli studenti italiani. Lo si è fatto - lo ribadisco, perché ritengo che ciò sia in assoluto l'aspetto più grave, che coinvolge aspetti di viltà - utilizzando un'istituzione pubblica. Ritengo che siano importanti, pertanto, le parole di condanna e di critica giunte da quest'Aula, così come sono state importanti e chiare le parole pronunciate dal Ministro Mussi. Concludo il mio intervento auspicando soltanto che la Presidenza della Camera sappia e possa trovare le forme, gli strumenti e le parole per esprimere un sentimento che mi sembra sia ampio, comune e pienamente condiviso e - come tutti i grandi sentimenti fatti di cultura e di valori morali ed etici - assolutamente trasversale, di condanna e di piena solidarietà al Pontefice per quanto il medesimo ha subito (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e del deputato Bianco).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, riteniamo che l'episodio di oggi all'Università La Sapienza e la rinuncia del Papa costituiscano un grave errore. Innanzitutto ringraziamo il Ministro Mussi per la puntualità con la quale è venuto in Parlamento ad esprimere la posizione del Governo su quanto è avvenuto. Noi Verdi riteniamo che vi siano due valori fondanti, sanciti dalla nostra Costituzione, che l'episodio di oggi ha appannato. Il primo è il valore della laicità: una conquista fondamentale della nostra storia e un discrimine chiave nel nostro credo politico. Laicità dello Stato e delle istituzioni non significa laicismo e non significa trasformare la laicità in una gabbia e in una fortezza assediata. La laicità è un valore che può e deve coniugarsi con l'altro grande valore fondante che è la tolleranza (ossia il rispetto della libera espressione del pensiero di tutti e di ognuno), che nessuno meglio di Voltaire, che qualcuno ha citato, ha saputo esprimere. In tale fase, quindi, la politica ha il dovere e il ruolo di difendere questi due valori.
Noi Verdi, da sempre, abbiamo difeso questi diritti, nella libertà di tutti, di ogni minoranza e di ogni persona. Ovviamente ci auguriamo che tutti, a partire dal Papa, abbiano la possibilità di esprimersi in qualunque luogo e in qualunque momento. Tuttavia, vogliamo anche affermare che è bene che si evitino strumentalizzazioni da parte del centrodestra. Abbiamo ascoltato qui pronunciare parole abbastanzaPag. 63gravi, come la richiesta, avanzata al Ministro Mussi, di intervenire presso i sessantasette docenti. Se parliamo di libertà e di libera università, una libera università è tale perché anche la politica non interviene nella libera espressione dell'università; la politica non può mai intervenire nel dire ai docenti ciò che devono o non devono fare: anche quando non condividiamo, esercitano un libero diritto alla critica.
Oggi noi prendiamo una posizione e affermiamo che questo è stato un grave errore, un errore che certamente non fa bene alla laicità dello Stato; tuttavia, devo dire che l'onorevole Titti Di Salvo ha fatto bene a ricordare quanto sta accadendo negli ultimi giorni e nelle ultime settimane, vale a dire il fatto che si discute di quelle conquiste laiche, di quelle conquiste di diritti sociali che sono state fondamentali per la Repubblica italiana (non mi riferisco solo alla legge n. 194 del 1978, ma anche a quelle battaglie che in molti oggi stanno compiendo per il riconoscimento dei diritti civili a molti cittadini italiani, diritti civili che sono già una conquista e una normalità in tanti Paesi d'Europa). Nel concludere e nel riconoscerci pienamente nelle parole del Ministro Mussi, ribadiamo che quanto accaduto oggi è stato un grave errore, ma chi professa la libertà di esprimersi deve anche accettare il fatto che nel Paese può essere criticato liberamente (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, signor Ministro, onorevoli colleghe e colleghi, in primo luogo vorrei ringraziare tutti i presenti per l'ampio ripasso sulle libertà e sulla valenza dello Stato democratico e laico che ci è stato fornito e mi è stato fornito, anche in considerazione della mia ancora giovane età, come a ribadire i principi fondamentali - che tutti hanno richiamato - espressi dalla Costituzione della Repubblica, che sono verità invariate, presenti e vive come erano sessanta anni fa.
Ciò detto, non può non apprezzarsi meglio, più integralmente, totalmente direi, la gravità dei fatti sui quali oggi stiamo discutendo. Si tratta di fatti estremamente significativi, in quanto - e ciò è stato ben descritto - in buona sostanza è accaduto che una modestissima minoranza del corpo accademico italiano potesse mettere in discussione - lo hanno affermato anche molti colleghi - l'autorità del Santo Padre. La dittatura della minoranza è un fenomeno antidemocratico, così come antidemocratici e preoccupanti sono alcuni atteggiamenti postsessantottini, o forse addirittura presessantottini, o ancora pienamente sessantottini, che purtroppo - e sottolineo purtroppo - ho dovuto ascoltare in questa sede.
Alcune persone e larga parte della sinistra radicale ignorano quanto abbia dato il cristianesimo alla società italiana nei suoi valori fondamentali (quando parlo di società italiana mi riferisco, ovviamente, anche e largamente a quella Carta costituzionale alla quale tutti hanno affermato di richiamarsi). Allora, vi deve essere coerenza e vi deve essere capacità di uscire da una visione eccessivamente parziaria, come è stato riconosciuto in primis dallo stesso Ministro, il quale si deve assumere tutta la responsabilità di aver parlato troppo tardi, troppo poco e troppo timidamente. In buona sostanza, il Ministro ci deve rispondere di una situazione di fatto veramente singolare: questo Governo... se poi mi volesse ascoltare, anziché parlare col presidente di altro gruppo parlamentare ai banchi del Governo... ringrazierei la Presidenza della Camera... va bene, ha deciso di non ascoltarci e se ne occuperà successivamente.
Questo Ministro deve anche rispondere del fatto che si è verificato un fenomeno che è quasi ridicolo: si è potuto verificare in Italia che il Papa, che è un'autorità morale, spirituale, accademica e intellettuale riconosciuta a livello mondiale, come da tutti affermato e non ultimo dallo stesso Ministro, si sia trovato nella condizione di farsi dire di «no» dal, con tutto il rispetto, professor Asor Rosa. Si tratta di un fatto che passerà veramente alla storia perché èPag. 64come se una squadra molto quotata di serie A si fosse trovata nella condizione di non poter affrontare una squadra di calciatori super dilettanti; si tratta di un paradosso più unico che raro e anche di questo il Ministro ci deve rispondere.
Considerato che vi è una grande partecipazione sui temi della libertà e della laicità e una grande consapevolezza del vulnus democratico, dell'offesa alla coscienza accademica nazionale, ritengo che vada dato seguito a questa consapevolezza, per capire quello che si può concretamente fare. Ritengo che il Ministro potrebbe seriamente prendere in considerazione l'idea di reiterare l'invito al Santo Padre o di concordare un'altra circostanza affinché queste situazioni spiacevoli sotto il profilo nazionale e internazionale, come è stato ripetuto da molti colleghi prima di me, non abbiano più a verificarsi e restino fenomeni isolati. Voglio concludere ricordando, soprattutto agli amici della sinistra radicale, una frase del senatore Andreotti: Roma e il Papa si vogliono bene e stanno insieme da sempre.
Questa consapevolezza ancora più seraficamente e olimpicamente può dare modo al Governo e al Ministro di attivarsi per recuperare una situazione veramente difficile (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, lo hanno già affermato tutti i colleghi che ciò che è accaduto rappresenta una ferita grave per la democrazia italiana e io aggiungo che si tratta di un'offesa altrettanto grave e violenta alla coscienza della stragrande maggioranza degli italiani. Non commettiamo, però, l'errore di confondere una minoranza agguerrita con la stragrande maggioranza del mondo accademico e del mondo studentesco. Non daremo a questa minoranza la patente di rappresentare il mondo accademico italiano. Alla stessa maniera, però, dobbiamo dire che non possiamo far passare sotto silenzio quello che è accaduto e quest'Aula, al riguardo, si sta esprimendo in maniera chiara e precisa, bacchettando quelli che vogliono trasformare la culla del sapere in una culla dell'illiberalità e dell'ignoranza democratica.
Vi è in giro, sotto questa minoranza attiva, una sorta di fondamentalismo laico. Voglio dire con molta serenità agli onorevoli Villetti e Di Salvo che la laicità del cattolicesimo politico ha radicato la libertà nel Paese e ha contagiato tutti con il profondo senso di libertà che oggi viviamo e che minoranze agguerrite e stupide hanno già nel passato tentato, in qualche maniera, di sovvertire. Su questo versante, sul terreno dei valori democratici, quest'Aula - lo dico al Ministro Mussi e ai colleghi che sono intervenuti - non può dividersi perché quando la divisione è avvenuta, sul Paese è scesa una lunga notte. Non possiamo più non sentire un afflato comune nel testimoniare il valore della grande democrazia che abbiamo costruito insieme. Per tali motivi, in poche battute, senza assumere toni comiziali, le dico, Ministro Mussi, che lei deve, se mi posso permettere di usare questo verbo, andare all'inaugurazione dell'anno accademico.
Ci deve andare perché è il Ministro della ricerca e dell'università, ma deve avere in quella sede - e certamente lo avrà - quel coraggio e quella onestà intellettuale che abbiamo apprezzato quando qui ha criticato in maniera dura e decisa le iniziative di minoranze del mondo accademico che hanno determinato l'avvenimento del quale discutiamo.
Mi consenta di concludere dicendo che, nello stesso modo in cui lei va - e deve andare, a mio giudizio - all'Università La Sapienza, deve valutare con il Presidente del Consiglio se non è nelle condizioni di poter rappresentare, come Governo, non solo la voce della stragrande maggioranza dell'università italiana, ma anche la voce alta e forte di quest'Aula parlamentare, che è l'Aula della sovranità popolare e che, nel suo complesso, ha condannato le iniziative a seguito delle quali si è scatenato il rifiuto del Santo Padre di recarsi all'inaugurazione dell'anno accademico della detta università.
Deve altresì valutare, con il Presidente del Consiglio, l'opportunità di andare inPag. 65Vaticano a rappresentare e testimoniare la voce democratica dell'università italiana, della società italiana e del Parlamento. Io so che la sua onestà intellettuale e il suo coraggio, che questa sera abbiamo apprezzato, non avranno la preoccupazione di vedere appannata la sua identità laica, perché l'identità, quando sussiste ed è forte, non si appanna qualora, in qualsiasi maniera, venga omaggiata la libertà.
In questo senso la invito a riflettere, insieme al Presidente del Consiglio, sul fatto che, all'indomani dell'inaugurazione dell'anno accademico presso l'Università La Sapienza, una sua visita in Vaticano può dare il senso forte e alto della protesta dell'Aula del Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto spesso noi, riferendoci ai centri di ricerca del nostro Paese - agli atenei, per intenderci - li definiamo «università», ma omettiamo di completare la definizione dicendo che si tratta di università degli studi. In altre parole, non sono semplicemente dei luoghi dove si va per acquisire una conoscenza più specialistica, ma sono anche e soprattutto dei luoghi dove si esercita il confronto delle idee.
Pertanto, quanto è accaduto è grave al di là delle affermazioni, dei giudizi e del dibattito che dentro quest'Aula si è sviluppato. Mi fa specie immaginare che qualche collega, riferendosi al concetto di lectio magistralis con riguardo alla funzione che doveva avere la presenza del Papa nel momento dell'inaugurazione dell'anno accademico, abbia potuto immaginare che - lectio magistralis o meno - le parole del Papa potessero in qualche modo essere trattenute dall'azione di questi sedicenti docenti universitari e dai cancelli dell'università, come se il chiuso di un'aula, o, di converso, un cancello possano frenare il flusso delle idee. Questo modo di pensare non è solo ristretto ma anche irreale.
Le università sono i luoghi dove si insegna perché ci sono i docenti, parola che è stata abusata negli altri sotto-ordini di insegnamento e che spesso è utilizzata a sproposito, mentre dovrebbe essere riferita più specificamente all'università proprio perché nella docenza non vi è solo il sapore, il significato e la consapevolezza di un sapere più specializzato, ma vi è anche il senso di un equilibrio che il soggetto che si fregia di questo titolo deve possedere per dialogare con i giovani e per creare un momento di confronto nell'educazione. Se questi signori non hanno questa capacità, sono loro a mettersi fuori.
Non è il Parlamento che può invitare il Ministro a mettere fuori questa gente, sono loro che hanno dimostrato di non avere l'equilibrio, la dignità e il livello per essere definiti docenti universitari! Questo è il tema di fondo, in un Paese che è sempre più degradato.
PRESIDENTE. Onorevole Reina, concluda.
GIUSEPPE MARIA REINA. Vorrei concludere, Presidente, ricordando - io che vengo dal profondo sud, dalla Sicilia - che intorno all'anno mille, in Sicilia, esisteva un regno che assicurava un'università che era un faro che gettava luce nel Mediterraneo, nella quale si trovavano a convivere opinioni, non solo diverse, ma anche contrastanti per quel periodo storico e nella quale c'erano insegnanti arabi ed insegnanti europei (o comunque appartenenti ad aree di quella che oggi definiamo, in modo più ampio, Europa). Ciò avveniva nella Sicilia del milleduecento...
PRESIDENTE. La prego, onorevole Reina, deve concludere.
GIUSEPPE MARIA REINA. ...nella Sicilia del milletrecento, mentre nella Roma di oggi si impedisce al Santo Padre di poter esprimere valutazioni che certamente potrebbe esprimere anche al di fuori dell'università, ma che fanno paura. Chi ha paura delle idee non ha diritto di opporvisi in questi termini, impedendo aiPag. 66giovani di avere la possibilità di confrontarsi con esempi, dimensioni, disegni e modelli di vita diversi da quelli che la società ogni giorno ci propina (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, abbiamo sicuramente apprezzato le parole del Ministro Mussi, anche se ha detto che parlava a titolo personale. Abbiamo apprezzato la sua volontà e abbiamo capito anche il profondo disagio che deve provare sedendo in quest'Aula tra la maggioranza del Parlamento e rappresentando il Governo.
Vede, Ministro Mussi, credo alla sua buona fede, ma non permetteremo né a lei né ad altri di lavarsi la faccia nel Parlamento. Cosa dice sul fatto che ieri un Ministro del suo Governo, Emma Bonino, a Radio radicale ha affermato testualmente di essersi schierata sul fronte di coloro per i quali sarebbe meglio che all'università il Santo Padre non ci mettesse proprio piede? Che cosa ci dice, Ministro Mussi, lei che rappresenta l'università in quest'Aula, di un suo collega Ministro che si schiera in maniera così aperta, non per un problema religioso, ma di libertà della nazione? Non ci possono convincere le sue parole, ma soprattutto non convinceranno le italiane e gli italiani della sua buona fede, signor Ministro. Non potranno assolutamente convincerli, perché vorrei sapere...
PRESIDENTE. Onorevole Garnero Santanchè, concluda.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ... che cosa ha fatto lei e cosa hanno fatto il Governo e questa maggioranza dal momento che le persone che hanno impedito al Santo Padre di recarsi giovedì all'università sono della vostra matrice politica e portano avanti il vostro pensiero unico su queste tematiche. Che cosa avete fatto? È troppo comodo venire in quest'Aula e lavarsi la faccia, perché oggi nessuno di voi potrebbe sostenere una tesi contraria a quella della libertà della parola. Troppo comodo! Noi non ci stiamo!
PRESIDENTE. Onorevole Garnero Santanchè, la prego di concludere.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Concludo dicendo che non ci uniamo a questo coro di ipocrisia, che non ci stupiamo di voi che predicate tanto la libertà per coloro che predicano l'odio nei confronti dell'occidente, non ci stupisce questo che è l'ultimo atto di quella politica sull'intolleranza che state portando avanti nel Parlamento e nel Paese. Vogliamo i fatti e non le parole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, condivido quanto ha affermato l'onorevole Tremonti. Non si tratta di un problema di religione, ma di libertà e in tale senso oggi andava affrontata la discussione. Una sede universitaria è di per sé, o almeno dovrebbe essere per tabulas, il simbolo della libertà perché è in quei luoghi che nasce la classe dirigente del futuro e se tra trenta o quaranta anni troveremo i giovanotti che hanno presentato la predetta proposta e hanno impedito al Papa di parlare, pensate a quale futuro è affidata la libertà del Paese!
Non sono un frequentatore di chiese. Appartengo ad un partito laico, talmente laico da pensare in ogni momento che il mio interlocutore possa avere ragione ed io torto. Appartengo ad una tradizione, però, che nello Statuto della Repubblica romana garantiva al Papa le guarentigie per esercitare il suo alto magistero religioso. All'ateneo di Roma è stata scritta una brutta pagina sulla libertà del Paese. Auguriamoci che non sia l'inizio per ricordare altre pagine orribili degli anni Settanta e Ottanta. Al collega Villetti, che veniva calorosamente applaudito dalla sinistraPag. 67e dall'estrema sinistra voglio dire che non dovrebbe essere contento di tali applausi perché sono gli applausi di quei colleghi deputati che hanno votato contro l'emendamento che prevedeva il pagamento dell'ICI da parte della Chiesa.
Ho apprezzato l'intervento del Ministro Mussi e mi dispiace che altri colleghi dell'opposizione non abbiano fatto altrettanto. Al Ministro Mussi voglio però ricordare quanto affermava il mio maestro, Ugo La Malfa: «La politica si fa con agli atti e con i fatti, perché se agli atti non seguono i fatti, sono solo chiacchiere». Siamo certi che la serietà del Ministro Mussi lo porterà a far seguire i fatti alle parole che ha detto oggi.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.