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Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Noi Comunisti Italiani voteremo «sì», però subendo questa decisione. Avremmo voluto un progetto generale di amnistia e di indulto, ma ciò non è possibile. Per i Comunisti Italiani questa è una priorità ed in tal senso abbiamo presentato una proposta di legge, proprio perché riteniamo l'atto di clemenza un atto doveroso, anche alla luce di alcune leggi, come la Bossi-Fini, che hanno riempito le carceri. Daremo quindi battaglia per portare avanti l'amnistia (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Nel programma dell'Unione abbiamo scritto, citando Dostoevskij, che il livello di civiltà di un paese si misura osservando le condizioni delle sue carceri ed abbiamo sostenuto che le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Nel nostro paese le condizioni attuali di vita carceraria sono lontane da ogni senso di umanità e di rispetto della dignità del detenuto. Il degrado è connesso sempre più pesantemente al sovraffollamento delle carceri. In cima alle nostre priorità abbiamo posto la necessità di prevedere la detenzione in carcere come misura ultima.
Per questo noi voteremo lo stralcio proposto - perché di questo si discute, dello stralcio e non dei contenuti del provvedimento -, cogliendo l'opportunità di giungere ad un provvedimento di clemenza che sia condiviso (non è detto che poi ci si riesca, ma vogliamo cogliere tale opportunità), poiché riteniamo condivisibile l'iniziativa diretta all'adozione di un provvedimento di indulto, posto che non risulta più rinviabile l'esigenza di affrontare lo stato di degrado in cui versa il nostro sistema carcerario. Uno stato di degrado che è connesso alle condizioni di sovraffollamento che si sono determinate negli istituti penitenziari.
Se è vero, come è vero, che il regime di detenzione della popolazione carceraria deve sempre essere conforme alle finalità di recupero e di reinserimento dei detenuti nel tessuto sociale, è altrettanto vero che lo stato di deterioramento che si è verificato nelle strutture carcerarie in questi anni, in ragione del costante aumento della popolazione, appare ormai assolutamente incompatibile con tali finalità.
Naturalmente dei contenuti discuteremo, e già ne stiamo discutendo, in Commissione. Vi sono dei problemi che dovremo affrontare in merito alle esclusioni ed in merito al quadro complessivo del provvedimento. Tuttavia ritengo di poter essere ragionevolmente fiducioso che si possa giungere ad un provvedimento condiviso. Se così riusciremo a fare, noi potremo anche realizzare l'auspicio che Giovanni Paolo II ha rivolto in questa sede a tutti noi, perché un segno di clemenza verso i carcerati, diceva il Papa qualche anno fa, mediante una riduzione della pena, costituirebbe una chiara manifestazione di sensibilità, che non mancherebbe di stimolarne l'impegno di personale recupero, in vista di un positivo reinserimento nella società. Sono anche consapevole che la concessione di misure di clemenza deve abbinarsi a misure di sistema ed è per questo che rivestono un interesse primario gli interventi anche ordinamentali volti a garantire il rispetto del canone costituzionale della ragionevole durata dei processi, già indicati come assoluta priorità. Pag. 76Ma questo è compito del Governo e della maggioranza che lo sostiene, che non mancherà di incalzarlo anche su questo tema (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, c'è chi ha colto l'occasione di questa decisione, che riguarda semplicemente il programma della Commissione giustizia, per discutere nel merito la questione dell'indulto e dell'amnistia. È singolare come, quanto più sia necessario procedere con serenità e con razionalità, tanto più si colga ogni occasione, viceversa, per dividere gli animi.
Noi siamo convinti che la questione dell'indulto e dell'amnistia riguardi la coscienza di ciascuno di noi e che sia impossibile, solo per l'appartenenza politica ad un gruppo, essere tutti contro o tutti a favore, laddove la coscienza di ognuno sta decidendo, nel momento in cui si vota, del destino di singole persone; infatti, non si sta trattando di un provvedimento in astratto.
Non è il caso di entrare nel merito, ma semplicemente di prendere atto della questione - se ciò è possibile in questo momento - e di dare una risposta al paese sulla situazione d'emergenza delle carceri, trattando anche l'amnistia o soltanto l'indulto. Mi pare evidente l'impossibilità di raggiungere un accordo in tempi ragionevoli sui contenuti dell'amnistia, mentre si sta delineando la possibilità, perlomeno in linea di massima, di un testo abbastanza condiviso sull'indulto; ebbene, se così è, abbiamo a che fare con un senso di responsabilità che appartiene a tutti noi. Pur convinti che i due provvedimenti dovrebbero andare in parallelo, affrontiamo il più urgente, quello che tocca direttamente la pelle e la vita delle persone. Si deve dare una risposta allo stesso Presidente della Repubblica che lo ha considerato come un impegno di civiltà del paese, così come anche il Pontefice.
Vorrei ricordare ad alcuni colleghi che essi, di fronte al Pontefice, ebbero una reazione emotiva di approvazione, così come oggi hanno una reazione emotiva di dissenso. Ebbene, noi cerchiamo di seguire, viceversa, una giusta linea, secondo cui è possibile discutere subito, anche in quest'aula, dell'indulto ma, probabilmente, non è possibile farlo per l'amnistia. Vi è un'aspettativa politica, un impegno politico per affrontare anche questo secondo tema, e noi lo faremo quando ci saranno la maturità e il momento per poterlo fare.
Per tutti questi motivi il gruppo di Forza Italia voterà a favore dello stralcio, pur nell'impegno di tutti a proseguire i lavori per ciò che concerne anche l'amnistia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, scriveva la brillante penna di Curzio Maltese nel dicembre 2005: «Cinque anni fa si erano levati tutti ad applaudire, commossi, l'appello di Giovanni Paolo II al Parlamento per alleviare la pena supplementare e barbara inflitta a migliaia di detenuti, ormai stipati in carceri di livello boliviano». Passata la festa, gabbato il Santo Padre: sono trascorsi cinque anni, con cinque Pasque, cinque Natali, cinque Capodanni, cinque Epifanie e, soprattutto, cinque Carnevali, senza mai trovare la data giusta per approvare il provvedimento.
Il garantismo da salotto che imperversa da un decennio non si smentisce mai. Il solo commento serio è venuto da dietro le sbarre di Rebibbia, dove il comitato dei detenuti ha fatto sapere di non essere deluso perché, alla lettera: «non ci aspettavamo nulla»; e qualcuno continua ad aggiungere di non aspettarsi nulla neppure da questa XV legislatura.
Si vede che ci conoscono bene, eppure voglio ricordare come le passate amnistie ed i passati indulti abbiano segnato importanti passaggi di civiltà e importanti decisioni politiche per la vita democratica Pag. 77della nazione. L'ultima amnistia risale al 10 aprile 1990 e fu concessa durante il settennato al Quirinale di Francesco Cossiga, in concomitanza con l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale approvato nel 1989. Quella amnistia-indulto, come ricordò l'allora ministro della giustizia Giuliano Vassalli in sede di replica in Parlamento, segnava un passaggio importante del sistema giuridico. Ma voglio ricordarne altre per far comprendere l'importanza politica di un indulto e poi di un'amnistia.
Quella del 22 giugno 1946 è passata alla storia come l'amnistia Togliatti, perché portava la firma dell'allora segretario del PCI, ministro della giustizia. Venne varata 20 giorni dopo il referendum per la scelta tra Repubblica e monarchia, in un clima di pacificazione nazionale, e ne beneficiarono, infatti, tutti coloro che erano rimasti compromessi con la Repubblica di Salò ed anche con i delitti dell'immediato dopoguerra. Portò alla scarcerazione di 11.800 detenuti politici.
Poi, ve ne furono altre nel 1953, nel 1959, nel 1966, nel 1970, nel 1978; nel 1981 ne beneficiarono oltre diecimila detenuti.
Dal 1990 ad oggi, le carceri italiane si sono gonfiate di stracci e di dolore. Il carcere è un luogo di contrasti stridenti, dove pericolosi assassini vivono insieme ad improvvisati ladruncoli, dove i casi più strillati dai media sono proprio quelli che, in genere, se la cavano con poco, mentre rimangono intrappolati per anni quelli anonimi, di cui nessuno parla, che hanno fatto più che altro sciocchezze; il problema è che non avevano gli avvocati «giusti», gli amici influenti, la «parolina» appropriata al momento opportuno.
Si chiederà qual è oggi il senso politico per il Parlamento di approvare nella quasi totalità l'indulto e, poi, l'amnistia. Le carceri affollate, certo, sono un problema; la lentezza della giustizia è un altro problema; un atto di umanità per accontentare in modo postumo il Santo Padre, che non c'è più, è un atto di coscienza personale.
Noi del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista ravvisiamo invece un altro motivo. Il Parlamento ed i cittadini italiani si rendono conto dei pericoli inerenti ad un potere incontrollabile della magistratura e vogliono ormai una vera riforma della giustizia. Ci rendiamo conto che, tra lentezze, politicizzazione, inefficienze e sistemi di diffusa illegalità massmediatica, il problema di una giustizia «giusta» - direi di una giustizia «normale» - non è più differibile. Il Governo ed il Parlamento, nel corso dell'attuale legislatura, dovranno mettere profondamente mano al sistema della giustizia.
Se questa è la consapevolezza e questo è giusto che si faccia, allora l'indulto - e l'amnistia poi - avrà una forte valenza politica di cambiamento. Lo si realizzi con questa motivazione, per dare un preciso segnale al paese, e sarà un grande cambiamento che tutti aspettano. Per ora votiamo a favore dello stralcio per poter procedere al varo dell'indulto, perché siamo stati, siamo e saremo sempre garantisti (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, signori colleghi, la questione su cui siamo chiamati a pronunciarci rientra nel piano della tecnica legislativa e vorrei sottolineare che ciò significa tenere conto di tutte le condizioni: condizioni relative alla maggioranza qualificata, nonché all'indirizzo e alla vocazione delle varie sensibilità che compongono il Parlamento, che è sovrano.
Come altri hanno ricordato, raggiungere una maggioranza così ampia impone a tutte le forze politiche un confronto laico, sereno, oggettivo. Per quanto attiene al gruppo cui appartengo, i Popolari-Udeur, abbiamo predisposto e presentato un progetto di legge che indica le nostre concezioni, che non abbiamo esitato a mettere in discussione, perché anche una deliberazione come quella oggi al nostro esame, di natura formale, ha un contenuto di merito.Pag. 78
Per noi si tratta di un merito che viene da lontano, dall'impegno preso in Assemblea con il Pontefice. Per altri sarà presente una connotazione più laicista. In ogni caso, si potrà tenere conto del sovraffollamento delle carceri e della necessità di una riforma sistematica dell'intero sistema giustizia, che addita l'Italia come un paese arretrato rispetto agli altri paesi d'Europa?
Per questo motivo, il Governo sta mettendo mano ad una riforma di ampio respiro che tiene conto dei vari processi, del sistema delle carceri, dell'intera nostra storia e, per questo motivo, marcando il fatto che, oggi, ci pronunciamo solamente sullo stralcio, cioè sulla modalità che, forse, renderà possibile, un domani, portare a termine il provvedimento, il gruppo dei Popolari-Udeur annuncia un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ANTONIO BORGHESI. Per un richiamo all'articolo 41 del regolamento.
PRESIDENTE. Le ricordo che il suo gruppo, l'Italia dei Valori, è già intervenuto.
ANTONIO BORGHESI. Allora, chiedo di parlare a titolo personale...
PRESIDENTE. Mi scusi, non è possibile.
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di stralcio relativa alle proposte di legge numeri 525, 662, 663, 665, 1122, 1266, 1323 e 1333.
(È approvata).
L'assegnazione delle proposte di legge risultanti dallo stralcio dei predetti articoli - cui è stato attribuito un nuovo titolo - è comunicata nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.