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CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO NICOLA BONO IN SEDE DI ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3324-A/R
NICOLA BONO. Ebbene gli incentivi sono il frutto avvelenato di una concezione obsoleta e superata delle politiche economiche di ispirazione marxista, che hanno la pretesa di tentare di supplire alle diseconomie, rigidità ed inefficienze strutturali del sistema economico, attraverso agevolazioni contributive e creditizie che, anche quando sono operative, non rendono di per sé appetibile investire in un territorio. Inoltre le politiche degli incentivi in Italia sono ispirate a meccanismi a pioggia, e non mirate al sostegno di linee di sviluppo territoriali o di filiera produttiva.
È per questo che la legge n. 488 del 1992 è fallita, ed anche il credito d'imposta per investimenti non ha prodotto effetti significativi. Occorre quindi uscire dall'emergenza, e piuttosto affermare con forza che una seria politica per il sud non può prescindere da una rigorosa politica nazionale rivolta a rendere competitivo l'intero sistema Italia. È questa la logica delle «politiche di contesto», che superano i limiti delle politiche di sviluppo basate sulla semplice incentivazione, del tutto insufficienti ad avviare un processo di sviluppo, bloccato dalle diseconomie del sistema.
Questo, ovviamente, non vuol dire rinunciare agli incentivi ma, al contrario, affermare che per renderli appetibili e incisivi, occorre intervenire sul contesto economico e, quindi, occorrono interventi finalizzati alla riduzione delle imposte e dei contributi, alla flessibilità del lavoro, ivi compresa la contrattazione, alla parità dei tassi di interesse, alla creazione di un idoneo capitale umano, alla realizzazione di infrastrutture civili e produttive, all'efficienza della giustizia e sicurezza pubblica. Poi occorre concentrarsi sullo studio di incentivi «intelligenti», che siano cioè mirati a sostenere i processi produttivi e non a elargire graziosi quanto inutili omaggi, nonché elaborare serie politiche di marketing territoriale. Insomma, una rivoluzione vera e propria del sistema produttivo nazionale, per incidere concretamente sul rilancio produttivo delle aree depresse, per il quale ci vuole soprattutto una cultura di governo che l'attuale esecutivo e la sua maggioranza politica di riferimento non può esprimere.
Sono certo che il nuovo governo di centrodestra saprà finalmente attuare questa sanatoria per il riequilibrio territoriale, fondamentale per il definitivo affrancamento delle aree depresse meridionali dal sottosviluppo, ma necessario all'intero sistema Paese per essere vincente nella sfida della competitività.