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Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3431-A.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3431-A)
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, lei ha parlato di articolo unico...
PRESIDENTE. Sì, di articolo unico del disegno di legge di conversione.
TEODORO BUONTEMPO. Ho qui un testo del provvedimento, probabilmente ve ne è un altro, in cui vi sono più articoli...
PRESIDENTE. Quelli sono gli articoli del decreto-legge. Quello che esaminiamo è il disegno di legge di conversione di un decreto-legge. Tale disegno di legge di conversione consta di un unico articolo. Poi ci sono gli articoli del decreto-legge, come accade sempre quando convertiamo i decreti-legge.
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo unico e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ed il Governo ad esprimere il parere della Commissione.
SESA AMICI. Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Brugger 1.10.Pag. 4Il parere è contrario sull'emendamento Franco Russo 4.1, mentre è favorevole sull'emendamento Cannavò 4.2. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti D'Alia 4.3, Angelo Piazza 4.4 e Boscetto 4.5.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
GABRIELE BOSCETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, accolgo l'invito della relatrice e ritiro il mio emendamento 4.5.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Brugger 1.10. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, desidero sottolineare che il decreto-legge che determina l'election day è stato pubblicizzato come un provvedimento per il risparmio: si vuole fare tutto in uno stesso giorno per ridurre i costi della campagna elettorale e per ridurre i costi dello Stato per allestire i vari seggi. In realtà con questo provvedimento - ritengo che l'intento principale sia stato quello di modificare la data delle dimissioni dei sindaci e dei presidenti delle province - si è voluto dare al sindaco di Roma il tempo necessario per approvare, grazie alla complicità delle opposizioni, il piano regolatore di Roma. Credo che non ci sia alcun precedente nella storia della Repubblica: a quarantotto ore dallo scioglimento del consiglio comunale e dalle dimissioni del sindaco, in sei ore si è approvato il piano regolatore, non di un paesino sperduto, ma di Roma! L'opposizione del centrodestra al consiglio comunale di Roma è colpevole al pari del centrosinistra, perché ha consentito di far calendarizzare il piano regolatore quarantotto ore prima dello scioglimento e lo ha fatto licenziare; a quel piano regolatore credo che fosse legata gran parte delle coperture per la campagna elettorale.
Cogliendo l'occasione di questo emendamento del collega Brugger, rilevo come le leggi da un po' di tempo sono una specie di self service, di bancomat: cosa serve? Si fa la legge e si copre tutto. Ritengo indecente, signor Presidente, che si faccia tale uso delle leggi, e trovo vergognoso e indecente che le opposizioni - Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC - si siano piegate al volere di personaggi che certo non erano rappresentati nel consiglio comunale di Roma. Ancora una volta i proprietari dei terreni, i grandi costruttori - non il cittadino che si deve costruire la casa, ma i grandi costruttori - hanno dimostrato di essere i veri padroni della politica romana, dove non c'è distinzione tra centrodestra e centrosinistra perché tutti rispondono agli stessi padroni quando si tratta di edilizia e di speculazione.
Concludo. Fare una legge per consentire ed agevolare tutto ciò, per procrastinare la data delle dimissioni del sindaco, rappresenta un «inciucio» tra maggioranza e opposizione, sempre in omaggio a quelle speculazioni di cui parlavo prima. Su Roma si vedono calare milioni di metri cubi di cemento, con varianti incredibili, e l'opposizione ha consentito anche di approvare quel provvedimento.
Come ha detto giustamente il Capo dello Stato - anche l'onorevole Chiti ha fatto una dichiarazione dello stesso tenore - senza l'accordo dell'opposizione non si può svolgere l'election day. L'election day si è fatta in omaggio al piano regolatore di Roma, con le opposizioni in Campidoglio che hanno ceduto.
Non so se i colleghi sanno che a Roma bisogna cercare i candidati mettendo insieme provincia, comune, Camera e Senato; tali candidati sono oltre 600, perché si vota anche nei 19 municipi.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, la invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Si vota con l'elezione diretta dei presidenti, non è una votazione qualsiasi: vi è l'elezione diretta dei presidenti.
A Roma, far votare nello stesso giorno significa determinare una situazione per cui vi saranno ben seicento candidati alla ricerca della preferenza: e, come i colleghi di Roma sanno, vi è una pubblicità da parte di chi si candida al municipio che è pari a quella di chi si candida al comune. Sarà dunque una baraonda.
PRESIDENTE. Deve concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Ha ragione: concludo. La capitale avrebbe meritato una distinzione di date per le elezioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione il collega che mi ha preceduto, che ha parlato di tutto fuorché dell'emendamento che stiamo esaminando, cioè l'emendamento Brugger 1.10, al quale chiedo di aggiungere la mia firma poiché lo condivido.
Desidero ricordare che questa proposta emendativa è infatti volta alla riapertura dei termini per permettere agli italiani all'estero di esercitare il diritto di opzione per votare in Italia, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 27 dicembre 2001, n. 459. Tale legge prevede infatti che, in caso di scioglimento anticipato delle Camere o di indizione di referendum popolare, l'elettore può esercitare l'opzione per il voto in Italia entro il decimo giorno successivo all'indizione delle elezioni. Ora poiché le elezioni anticipate sono state indette il 6 febbraio, questo termine sarebbe già scaduto il 16 febbraio scorso, con la conseguenza di creare molta incertezza a causa della mancata conoscenza di questo diritto da parte dei diretti interessati.
L'emendamento in esame, cui ho chiesto di aggiungere la mia firma, prevede dunque di spostare questo termine alla data di entrata in vigore della presente legge di conversione del decreto-legge, in modo da riaprire un termine che altrimenti sarebbe già scaduto e dare effettivamente ai cittadini interessati la possibilità di esercitare il diritto di opzione se votare in Italia o votare all'estero (ovviamente, se opteranno per il voto in Italia, voteranno nell'ambito delle circoscrizioni del nostro territorio, mentre se opteranno per quello all'estero, voteranno per i candidati della circoscrizione Estero).
Mi pare che si tratti di un emendamento opportuno per consentire effettivamente a chi lo volesse di esercitare un diritto che la legge prevede ma che in teoria sarebbe già scaduto lo scorso 16 febbraio. Per queste ragioni, oltre a sottoscrivere l'emendamento, annuncio il voto favorevole su di esso da parte del gruppo dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, utilizzo i pochi minuti che ci separano dal momento del voto per replicare all'onorevole Buontempo.
Quello che stiamo esaminando è un provvedimento che attiene al cosiddetto election day. Ora, se ogni tanto maggioranza ed opposizione fanno cose di buonsenso, questo non guasta. Il buonsenso, in questo caso, sta nel fatto di rispondere ad un'esigenza che tante persone in questo Paese pongono da tempo: che cioè, quando è possibile, le elezioni siano concentrate in un'unica tornata elettorale, senza che si porti la gente a votare cinque, sei o sette volte nel giro di qualche mese.
Vorrei anche osservare che l'onorevole Buontempo è chiaramente in campagna elettorale: lo siamo un po' tutti, però lasciamo agli atti di quest'Aula che è intervenuto con affermazioni un po' demagogiche e anche non del tutto vere. Il comune di Roma ha ratificato il pianoPag. 6regolatore sul quale, in questa città, il dibattito si è svolto per anni, è stato discusso in tutto il territorio di Roma, in tutti i quartieri, in tutti i municipi. Come prevede la legge, il piano regolatore è stato esaminato dalla regione al fine della formulazione delle controdeduzioni; la regione ha presentato le sue osservazioni e sarebbe stato abbastanza singolare se non si fosse voluto procedere a una semplice ratifica del piano regolatore, un atto formale che è intervenuto in questi giorni. Il piano regolatore, dunque, in questi giorni non è stato discusso o approvato, bensì solo ratificato dopo la trasmissione delle controdeduzioni svolte dalla regione Lazio. Onorevole Buontempo, come lei sa, questa è cosa un po' diversa da quello scempio che lei ha voluto descrivere in questo momento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia, si asterrà dal voto sull'emendamento Brugger 1.10 sul presupposto che con esso si interviene su una norma consolidata attraverso uno spostamento alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame del termine per l'esercizio dell'opzione per il voto in Italia da parte dei cittadini italiani residenti all'estero, senza che tale data possa essere prevista con esattezza; non sappiamo, infatti, quando vi sarà l'approvazione definitiva e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge di conversione di questo decreto-legge. Riteniamo pertanto che, a fronte di una norma stabilizzata e consolidata, le ragioni espresse nell'emendamento non siano tali da consentirci di superare la nostra posizione di astensione.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 11,50.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugger 1.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 194
Astenuti 171
Maggioranza 98
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 3).
Prendo atto che la deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Cioffi, Misiti e Porfidia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Franco Russo 4.1, su cui la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, con l'emendamento Franco Russo 4.1 soppressivo dell'intero articolo del decreto-legge in esame, miriamo ad uno scopo molto preciso. Penso che l'Aula, anzi spero che l'Aula possa valutarlo positivamente e, quindi, restaurare delle condizioni di democrazia nello svolgimento della prossima campagna elettorale.
Signor Presidente, come lei sa l'articolo 4 disciplina la raccolta delle firme, o meglio disciplina l'esenzione dalla raccolta delle firme per alcuni soggetti già presenti nel Parlamento con dei gruppi parlamentari o con una presenza molto piccola, di due parlamentari o alla Camera o al Senato. Tutte le altre forze che volessero presentarsi nelle prossime elezioni - dalla lista di Giuliano Ferrara a quella di Marco Ferrando - sarebbero costrette a raccoglierePag. 7le firme a meno che non trovassero due o tre (senatori o deputati) a sostegno della loro lista.
Signor Presidente, come si può constatare qualsiasi esenzione introduce delle scappatoie per usufruire di questo privilegio. In verità, come ha sempre ricordato l'onorevole Boato, la raccolta delle firme introdotta nel 1993 è stata un modo per porre su un piede di parità - e quindi garantire l'eguaglianza nella competizione elettorale - le forze già organizzate e le forze che volessero entrare nella competizione elettorale stessa.
Per questo motivo, Rifondazione Comunista, privilegiando il principio di uguaglianza e di equità sancito dall'articolo 51 della nostra Carta costituzionale (che prescrive l'eguaglianza nell'accesso alle cariche pubbliche e alle cariche elettive e disciplina l'elettorato passivo), propone che tutte le forze politiche che vogliano concorrere e competere alle prossime elezioni debbano necessariamente raccogliere le firme, così com'è predisposto dalla legge n. 361 del 1957 e dalle modifiche successive.
Devo dare atto alla Camera, oggi che siamo molto più numerosi per via delle votazioni, che quando abbiamo presentato questo emendamento l'onorevole Boato ha richiamato l'attenzione di Rifondazione Comunista sulle eccezioni già previste dalla cosiddetta legge Calderoli, vale a dire che i gruppi già costituiti all'inizio della legislatura erano esentati dal presentare la raccolta delle firme.
Per questo motivo, onorevoli colleghi, in nome del principio di democrazia, di uguaglianza, di parità di condizione e di opportunità nella competizione elettorale vi chiediamo di sopprimere l'articolo 4 in maniera che le forze già presenti in Parlamento, quelle già organizzate come partiti e quelle che vogliono concorrere alla prossima scadenza elettorale siano poste sullo stesso piede di parità. Daremmo, dunque, anche un segnale contro i privilegi, ma soprattutto un segnale che non esistono oligarchia, perpetuazione di potere e privilegio che le forze già organizzate e presenti in Parlamento debbano esercitare.
Dunque, legittimeremmo ancor di più la prossima scadenza elettorale. Tale scadenza - e concludo signor Presidente - non è stata messa in discussione dalla sentenza della Corte costituzionale che ha dato via libera al referendum, ma certamente la Corte ha richiamato il Parlamento ad una riflessione sulla cosiddetta legge Calderoli per quanto riguarda i meccanismi del premio di maggioranza. Non sommiamo sospetti di illegittimità con altri sospetti di illegittimità.
Per questo motivo, Rifondazione Comunista vi invita a votare a favore su questo nostro emendamento per stabilire delle condizioni di parità nella prossima campagna elettorale.
PRESIDENTE. Avverto che è disponibile lo stampato del provvedimento in materia di proroga dei termini e che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le ore 13.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Franco Russo 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 412
Astenuti 10
Maggioranza 207
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 376).
Prendo atto che i deputati Samperi e Maran hanno segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che i deputati Falomi, Acerbo e Burgio hanno segnalato di aver erroneamente votato contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Pag. 8Passiamo alla votazione dell'emendamento Cannavò 4.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, certamente l'emendamento Cannavò 4.2 razionalizza e rende anche maggiormente compatibile sul piano costituzionale il contesto normativo; infatti, riguardo alla raccolta delle firme, avere la possibilità di non effettuarla in presenza di due senatori o di due deputati e invece prevederla come obbligatoria se vi sono un senatore e un deputato risulta poco comprensibile sul piano razionale e quindi, teoricamente, ciò viola l'articolo 3 della Costituzione in termini di ragionevolezza. Se, per l'esenzione dalla raccolta delle firme, vi è bisogno della presenza di due parlamentari, la situazione è la medesima comunque questi ultimi siano distribuiti fra Camera e Senato rispetto all'ipotesi che vede la presenza di due senatori, di due deputati o di due parlamentari europei.
Purtuttavia, si è giunti al consenso del relatore attraverso una partita politica eminentemente giocata a sinistra che non abbiamo perfettamente capito. Queste logiche razionali sarebbero dovute essere già contenute nel testo originario del decreto-legge; poiché, invece, esse non vi erano contenute e, in seguito, vi è stato un lungo patteggiamento a sinistra, sul piano politico noi riteniamo di dover esprimere un voto di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore sull'emendamento Cannavò 4.2, proprio perché - mi rivolgo all'onorevole Boscetto - non vi è stato alcun patteggiamento a sinistra e nessun «oscuro passeggio» né nei corridoi della Camera, né in quelli di altri palazzi importanti.
Il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si è ispirato al principio che poc'anzi ho richiamato, ossia a quello della parità di accesso alla competizione elettorale. Pur non condividendo la sostanza dell'emendamento Cannavò 4.2 per i motivi ai quali prima facevo riferimento (non riteniamo, infatti, che occorra estendere le esenzioni e allargare i privilegi, perché, a nostro avviso, doveva essere instaurato un regime di parità nella competizione elettorale fra chi è presente e chi non è presente in Parlamento), ci siamo resi conto immediatamente, però, leggendo il testo del decreto-legge all'articolo 4, che vi era una discriminazione intollerabile a danno del gruppo di Sinistra Critica. Non riteniamo giusto che tale vulnus sussista (su tale aspetto sono d'accordo con l'onorevole Boscetto): non si capisce perché la presenza di due deputati o due senatori possa esentare dalla presentazione e dalla raccolta delle firme e perché, invece, Sinistra Critica - rapperesentata in questa Camera dall'onorevole Cannavò -, pur avendo un deputato e un senatore, rimanga esclusa da tale previsione. Sarebbe sicuramente un vulnus ai principi di parità fra i gruppi parlamentari. L'emendamento in esame, anche se non sana la ferita tra chi è presente e chi non è presente in Parlamento, almeno allevia la ferita di parità nella considerazione dei gruppi parlamentari.
Per questo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea vota a favore sull'emendamento Cannavò, su cui peraltro anche il Comitato dei nove ha già espresso un parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, io con gli altri colleghi del gruppo La Destra voteremo a favore sull'emendamento Cannavò 4.2.
Intanto, vorrei rilevare che i due parlamentari cui poc'anzi si è fato riferimento, quello della Camera e quello del Senato, sono stati eletti nella stessa lista: ciò ha unPag. 9suo valore, perché non sono due parlamentari «raccogliticci» che, un bel giorno, si fanno avanti per trasformismo politico.
Mi separa un oceano, dal punto di vista politico e ideologico, dai colleghi Cannavò e Turigliatto; però, in sede di Ufficio di Presidenza votai a favore della formazione del gruppo di Rifondazione Comunista, nella scorsa legislatura, quando non lo si voleva far costituire, proprio sulla base del principio secondo cui quel partito si era presentato col proprio simbolo in tutta Italia e non poteva essere assimilato a una formazione improvvisata, realizzatasi per trasformismo politico.
Quindi, i due colleghi a cui si fa riferimento con l'emendamento in esame - infatti si tratta di un caso unico - si sono presentati con lo stesso simbolo; non solo, ma all'interno di quel partito e di quel simbolo - sia quando sono stati messi in lista, sia durante la legislatura - quei due parlamentari hanno rappresentato una posizione politica (che poi si può non condividere, come non la condivido io), cioè non sono due che hanno fatto i furbi e si sono messi insieme: hanno rappresentato una precisa connotazione politica.
Data questa considerazione, unita al fatto che in Italia abbiamo un bicameralismo perfetto, non sì può operare una distinzione tra un gruppo che vanta due deputati o due senatori, e ha pertanto diritto a non raccogliere le firme, ed un gruppo che vanta un deputato e un senatore, che invece deve raccoglierle.
Vedete colleghi, questa è una grande ingiustizia, perché in un sistema di bicameralismo perfetto vi sono i parlamentari, non si distingue tra il deputato e il senatore. Dunque, è irragionevole prevedere che il gruppo non deve raccogliere le firme se dispone di due senatori o due deputati mentre, se uno è deputato e l'altro è senatore, deve raccogliere le firme.
Quindi, credo che tale anomalia del provvedimento sottoposto alla nostra attenzione debba essere affrontata e risolta positivamente: questo è il motivo per il quale voterò convintamente a favore sull'emendamento Cannavò 4.2. E formulo un invito ai colleghi: vedete, quando si tratta di regole...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, signor Presidente. Stiamo assistendo in questi giorni alle esclusioni dalle coalizioni, al «tritacarne» di storie politiche, poi arriverà qualcuno che dirà che l'opposizione rallenta il processo di governabilità, quindi si può fare a meno di essa: continuando di questo passo si arriverà a ciò.
Quindi, concludo: invito i colleghi, a prescindere dalle idee politiche di Cannavò e di Turigliatto, a votare a favore sull'emendamento in esame, per il loro diritto a partecipare, con una posizione precisa e distinta, alla competizione elettorale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, ci diceva poco fa l'ottimo onorevole Franco Russo che non vi è stata alcuna oscura trattativa per la norma in esame. In effetti, non è che vi sia stata trattativa oscura: vi è stata trattativa palese, nel senso che praticamente si sono piegate le regole al contingente.
È chiaro che vi è stata una trattativa palese, evidente all'interno della sinistra, per le sue logiche più o meno antagonistiche e competitive, e alla fine si addiverrebbe a questa conclusione. Quindi, di trattativa pur sempre dobbiamo parlare.
In realtà, è vero che si creerebbe una discriminazione tra chi ha i due parlamentari nei due rami del Parlamento e chi ne ha due nello stesso ramo; ciò in effetti, introduce una disparità di trattamento rispetto alla quale è giusto apportare una correzione.
Tuttavia stiamo apportando una correzione ad un errore. Stiamo rimediando ad errori che si affastellano perché volutamente stiamo stravolgendo un principio. Si parla molto in questi giorni del principioPag. 10secondo il quale le regole devono garantire chi vince e chi perde, chi è in predicato di vincere o di perdere, devono rappresentare la garanzia per tutti e per ciascuno. Stiamo facendo, tuttavia, da lungo tempo e con atti concreti, esattamente il contrario, ovvero stiamo praticamente garantendo in maniera contingente ed episodica questo e quello, sia all'arrivo che ai nastri di partenza. Per questa ragione, non si va nella direzione né della trasparenza, né della sacralità e dell'oggettività dei regolamenti, che dovrebbero costituire le regole volte a disciplinare le potenzialità, le chance e le opportunità di ciascuno e che, invece, stiamo piegando alle esigenze contingenti. Come Alleanza Nazionale, dunque, non possiamo riconoscerci nel complesso di questa normativa ad usum di più delfini, neppure di un solo delfino.
Di conseguenza, ci asterremo perché se il rimedio al contingente è corretto, non lo è l'insieme delle norme contingenti che soccorrono ai principi non di regolamentazione generale, ma di attenzione a particolarismi che non dovrebbero trovarvi spazio. Il nostro voto, quindi, è di motivata astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, per ragioni di brevità mi limito ad annunciare il voto favorevole dei Verdi sull'emendamento Cannavò 4.2. E al riguardo richiamo ciò che ho detto precedentemente in Commissione in sede referente prima ancora che si valutassero le possibili proposte emendative. In quella sede avevo prospettato l'irragionevolezza di questo aspetto della norma varata e la necessità di una sua modifica, del resto pienamente condivisa dalla relatrice Amici, dal presidente Violante e dallo stesso Governo.
Mi richiamo, inoltre, a quello che ho affermato nella discussione generale svoltasi ieri sera ed esprimo condivisione per ciò che ho ascoltato in quest'Aula, in modo particolare l'intervento del collega Franco Russo. Ripeto che per ragioni di brevità svolgo questi richiami, non ripeto le motivazioni e confermo il voto favorevole sull'emendamento Cannavò 4.2.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, condivido molta parte delle argomentazioni addotte dal collega Benedetti Valentini circa l'emendamento Cannavò 4.2. Evidentemente, attraverso una proposta emendativa, si cerca di migliorare un errore che era stato inserito nel testo originario del decreto-legge e di prevenire effetti ulteriormente negativi.
Questo emendamento limita un po' la portata del danno, però crea anche un precedente. È vero che all'articolo 4 è previsto che questa disposizione vale esclusivamente per le elezioni politiche dell'anno 2008, ma comunque questo precedente viene scritto e rimane in un testo normativo, che potrà essere sempre richiamato in futuro.
È vero che si tratta di elezioni anticipate, ma mi chiedo se, visto che in sostanza di elezioni anticipate, pur a scadenza quasi naturale, si parla anche all'articolo 5 (che anticipa il termine seppur di pochi giorni per lo svolgimento delle elezioni amministrative), facendo un ragionamento analogo per quanto riguarda la sottoscrizione delle firme non si potesse prevedere l'obbligo dell'esenzione della sottoscrizione delle liste per coloro che hanno dei gruppi consiliari presenti all'interno dei consigli degli enti locali che si va a rinnovare. Spesso, infatti, anche questa operazione, che forse si pensava di svolgere avendo a disposizione un lasso di tempo più lungo, diventa un problema da affrontare in tempi rapidi e, magari, in una situazione politica e amministrativa abbastanza complessa.
Anche tale questione, quindi, a mio parere, doveva essere affrontata nell'ambito dell'articolo 5. Dunque, preannuncio il nostro voto di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, a nome del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo annuncio il voto favorevole sull'emendamento in esame, che, pur essendo sintetizzato in poche parole, pone un problema di principio molto importante: il principio di uguaglianza in materia di accesso alle cariche pubbliche.
La norma contenuta nell'articolo 4 del provvedimento in esame - che noi abbiamo apprezzato e che costituisce una deroga alle regole sulla raccolta delle firme - attraverso questo emendamento risulta ancora più completa, perché, tenuto conto delle condizioni particolari nelle quali si svolgerà la tornata elettorale (scioglimento delle Camere e accorpamento dei vari tipi di elezione), consente a coloro che hanno una rappresentanza in Parlamento - in questo caso anche due parlamentari distribuiti nei due rami del Parlamento - di non raccogliere le firme. Quindi, si tratta di una deroga, che acquista però una ragionevolezza ancora più chiara.
Lo abbiamo detto ieri in Commissione - quando l'emendamento è stato presentato - insieme ad altri presenti alla seduta, e lo ribadiamo oggi in Aula. Ci pare dunque un emendamento che intende favorire un criterio di eguaglianza sostanziale più marcato. Sono questi i motivi per cui votiamo a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cannavò 4.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 254
Astenuti 186
Maggioranza 128
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 4).
Passiamo all'emendamento D'Alia 4.3.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Ci troviamo di fronte - chiederei, signor Presidente, un attimo di silenzio, se fosse possibile - ad un decreto-legge che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri a Camere sciolte, ovvero ci troviamo in una questione assolutamente particolare, rispetto alla quale (in merito a questo decreto) lo stesso Presidente della Repubblica si appellò a tutti partiti affinché fosse definito un accordo complessivo al di là delle parti politiche.
Di questo decreto-legge condividiamo la disciplina sulle questioni organizzative, ma continuiamo a mantenere una fortissima perplessità sull'articolo 4, perché tale disposizione detta norme emergenziali che in realtà determinano - a Camere sciolte! - un cambiamento della legge elettorale.
Rivolgo un appello a tutti colleghi, poiché si tratta di un problema di assoluta delicatezza, che investe anche la più alta carica istituzionale del nostro Paese. Con l'emendamento 4.3, presentato dal sottoscritto e dall'onorevole D'Alia, chiediamo che la possibilità di essere esentati da procedimenti burocratici valga per tutte quelle parti che si sono formate prima dello scioglimento delle Camere e non nel momento in cui entra in vigore un decreto applicativo per favorire la votazione in occasione di queste elezioni anticipate.
In tal modo noi elimineremmo la possibilità di un vero e proprio mercato di parlamentari. Dallo scioglimento delle CamerePag. 12ad oggi (ossia alla presentazione di questo decreto-legge), undici parlamentari hanno cambiato le insegne. Per esemplificare, undici parlamentari, se non dovesse essere approvato questo emendamento, sono abilitati a presentare un nuovo simbolo al di là della presentazione delle firme.
Ritengo che ciò vada in assoluto contrasto con la semplificazione del dibattito politico e dell'offerta politica nei confronti degli elettori. Ritengo che l'emendamento D'Alia 4.3 sia dettato esclusivamente, al di là delle parti, da buon senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, se non viene accettato l'invito al ritiro formulato dalla collega Amici, il gruppo dei Verdi voterà contro l'emendamento D'Alia 4.3, perché non credo che si possa introdurre in un decreto-legge una data antecedente alla norma dello stesso decreto-legge.
Mi sembra che correttamente sotto questo profilo - mi rivolgo anche al sottosegretario Pajno - il Governo, nell'introdurre l'articolo 4 di cui stiamo discutendo, abbia posto una data di sbarramento, rispetto alla rappresentanza in Parlamento, che consti alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge: la norma (l'articolo 4) entra in vigore e in quello stesso momento vi è la data di sbarramento.
Se, invece, fosse accolto l'emendamento D'Alia 4.3, la data di sbarramento sarebbe retrodatata a quella di convocazione dei comizi elettorali. Non si può fissare un termine che il cittadino - o, in questo caso, i parlamentari - non conosce perché questa norma non era ancora in vigore.
Per tale motivo, l'emendamento in discussione è del tutto irragionevole e sinceramente - detto con pacatezza - mi auguro che i colleghi che lo hanno presentato lo ritirino. Se non fosse ritirato, come ho affermato, voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per svolgere una brevissima replica all'intervento del collega Boato. Altrettanto pacatamente, infatti, condivido l'apprezzamento sull'irragionevolezza che, per la verità, riguarda la norma in oggetto: non si può intervenire, a procedimento elettorale avviato, cambiando le regole del gioco.
Capisco che siamo in un clima preelettorale e di semi-intesa, ma questo la dice lunga sulla cultura che ciascuno di noi ha sulle regole e su come esse si possano modificare in corso d'opera. Qual era e qual è il senso di questo emendamento? Il senso è almeno quello di fissare il termine alla data di inizio del procedimento elettorale, che avviene con il decreto di indizione dei comizi elettorali, per evitare che, avviato il procedimento elettorale, si possano creare microgruppi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANPIERO D'ALIA. ...in modo assolutamente strumentale - ho concluso, signor Presidente - per condizionare in qualche modo l'esito elettorale. Questo è il senso e ritengo che dovrebbe indurci ad approvare l'emendamento D'Alia 4.3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ad adiuvandum del ragionamento che stava svolgendo l'onorevole D'Alia, vale il fatto che gli undici parlamentari che non aderiscono ad alcuna componente del gruppo Misto in questo momento saranno chiamati ad autocertificare la nascita della loro formazione politica, del loro grande partito, del loro simbolo, dall'ufficio elettorale centrale. Si tratta di un'autocertificazione che dovrà avere una data evidentemente postdatata tra lo scioglimento delle Camere e il 16 febbraio, su cuiPag. 13nessuno del Parlamento può, in qualche modo, dare un assenso di un tipo o di un altro.
Pertanto, si mettono cinque formazioni politiche, al massimo, nelle condizioni di autocertificare la propria nascita ed esentarsi dalla raccolta delle firme...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. ...solamente comunicandolo all'ufficio elettorale centrale, perché si lascia aperta una finestra a procedimento avviato, cioè quello del 5 febbraio. Non si capisce per quale ragione. Se questo non è un cambiamento delle regole elettorali in corso, spiegatemi voi cosa sia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 4.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 433
Astenuti 8
Maggioranza 217
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 395).
Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che gli emendamenti Angelo Piazza 4.4 e Boscetto 4.5 sono stati ritirati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3431-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole dei Verdi, richiamandomi all'intervento svolto durante la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, ci troviamo ad esprimere il voto finale per l'approvazione definitiva del disegno di legge di conversione del decreto-legge, il cui esame è stato abbastanza tribolato, nel senso che è stato abbastanza discusso, non vorrei dire riformulato o, per meglio dire, tenuto in standby per almeno uno o due giorni, in modo da trovare una condivisione più ampia sul contenuto di alcuni articoli.
Ritengo che questo decreto-legge abbia comunque delle falle, non solo per quanto si diceva prima in relazione all'articolo 4 (nonostante si tratti di una previsione legata esclusivamente alle elezioni politiche del 2008, in deroga alle disposizioni vigenti, che, naturalmente, torneranno in vigore alle prossime consultazioni elettorali), ma anche - come dicevo prima - per quanto riguarda l'articolo 5, dove si parla di elezioni amministrative. In questo caso, non viene concessa ai comuni la stessa facoltà che, invece, viene attribuita in modo ampio (una parte già prevista dalle norme in vigore, una parte grazie a questo decreto-legge) alle forze politiche rappresentate in Parlamento, ossia l'esonero dalla sottoscrizione delle firme, con il risultato che tutti conosciamo. Sappiamo tutti, infatti, cosa sta accadendo: nelle città, nei comuni e nelle province che andranno al rinnovo elettorale, si stanno raccogliendo le firme per presentare le varie liste, i vari candidati sindaci e consiglieri, senza indicarne nemmeno i nominativi. Questo è un malcostume.
Comprendo la fiducia dei militanti, comprendo che si riponga la fiducia nelle mani dei dirigenti dei propri partiti e dei propri movimenti politici di riferimento, tuttavia la legge dice qualcos'altro e laPag. 14legge dovrebbe essere sempre rispettata, anzi va sempre rispettata.
Pertanto, avremmo almeno potuto evitare questi malcostumi, dal momento che a metterci in queste condizioni è stata la decisione assunta con questo decreto-legge di anticipare i tempi che tutti prevedevano, come amministratori locali, per lo svolgimento delle elezioni amministrative.
La legge prevedeva una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, mentre non solo si voterà all'inizio di questo periodo, ma lo si anticipa, anche se solo di due giorni. In questo modo, magari all'interno di discussioni politico-amministrative che si stavano ancora compiendo o il cui percorso non era concluso, ci si è trovati ad operare con questa «spada di Damocle» e, quindi, a dover accelerare tutta una serie di accordi, scelte e decisioni che, invece, dovevano essere assunte o, perlomeno, si prevedeva di assumere con un lasso di tempo più ampio a disposizione.
Ritengo che anche l'articolo 6, relativo alle commissioni elettorali circondariali, avrebbe dovuto affrontare un'altra questione. Non si vuole fare un discorso legato ai costi della politica, tuttavia bisogna essere realisti. Con la finanziaria per il 2008 abbiamo eliminato tutti i compensi per i componenti delle commissioni elettorali circondariali. Il risultato qual è? Le persone che non sono funzionari statali, né dipendenti delle prefetture, non possono più fare parte delle commissioni elettorali circondariali e non si raggiunge nemmeno il numero legale.
Vorrei chiedere a voi come si possa costringere o, perlomeno, spronare determinate persone a trascorrere dei venerdì, dei sabati e delle domeniche, magari per 36-48 ore di fila, a valutare liste e a verificare il rispetto delle regole, dicendo loro: venite a lavorare per 48 ore e non dormite per due giorni, però date un contributo alla patria, perché di contributi economici non ve ne sono nemmeno per il caffè; vi paghiamo la benzina, ma nemmeno un euro per il caffè: quello non ve lo diamo!
Forse, si tratta anche di rispettare il lavoro che queste persone svolgono. Il rimedio individuato all'interno dell'articolo contenuto in questo decreto-legge, quello di sopperire attraverso altri funzionari pubblici, non è gratuito per la pubblica amministrazione perché questi funzionari si faranno pagare gli straordinari quando, convocati il sabato e la domenica, protrarranno il loro orario ordinario di lavoro. Pertanto, è un risparmio fittizio quello ottenuto sottraendo a queste persone il gettone di presenza di poche decine di euro che, invece, a nostro avviso, aveva una funzione importante. Ma non vogliamo andare oltre. Ritengo che, come dicevo all'inizio, tale decreto-legge fosse necessario perché comunque andavano regolamentati alcuni aspetti emersi in questo inizio di campagna elettorale. È un decreto-legge incompleto che avrebbe dovuto prevedere più oggetti e, soprattutto, poteva prevederli meglio. Pertanto, ci asterremo sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento. Le posizioni che hanno suggerito un distacco in termini di astensione le abbiamo evidenziate illustrando i singoli articoli; pur tuttavia, il nostro voto sul complesso del provvedimento, come dicevo, sarà favorevole perché è un provvedimento utile, sensibilmente migliorativo rispetto a tutta la problematica dei voti all'estero che sappiamo quanto sia delicata e quante manchevolezze abbia dimostrato nelle precedenti elezioni.
Nel contempo, vi sono alcune norme rese indispensabili o, comunque, estremamente utili a causa della precoce caduta del Governo Prodi che ha reso necessario andare al voto dopo due anni dalle precedenti elezioni, rendendo di conseguenza manifesta l'utilità di procedimenti definibili come semplificati e abbreviati. È importante sottolineare il contenuto del decreto-legge: tutto il regime semplificatorio ha una validità limitata soltanto alle prossimePag. 15elezioni in considerazione di quanto è fattualmente accaduto; mentre, per il futuro, sarà bene mettere in piedi una normativa che, se non dovrà necessariamente essere uguale a quella preesistente, potrà essere modificata in meglio, ma non dovrà necessariamente essere semplificata come quella che stiamo per approvare.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 12,30)
GABRIELE BOSCETTO. Tuttavia, a mio avviso, la semplificazione dei termini e delle procedure per la consultazione elettorale, sia quella politica, sia quella amministrativa, è un problema che dovremmo porci appena si riuniranno le nuove Camere. Il sistema secondo il quale i sindaci e i presidenti di provincia debbano dimettersi sei mesi prima del termine di scadenza naturale delle Camere aveva un significato quando presidenti di provincia e sindaci, rimasti ancora in carica nel loro ente in quei sei mesi, potevano influenzare il voto di coloro che facevano parte del territorio da loro amministrato. Ho l'impressione che oggi i termini del consenso siano poco legati a questi aspetti, essendo del tutto diversi gli elementi che comportano la raccolta del consenso politico. Di conseguenza, ritengo che questo sia il primo problema che dovremmo affrontare nel modificare la legge del 1957.
Anche per quanto riguarda i termini entro i quali i sindaci ed i presidenti di provincia possono presentare le dimissioni in caso di elezioni anticipate - e cioè quei sette giorni dalla indizione dei comizi - si può lasciare immutata la norma che è del tutto razionale. Tuttavia, il fatto di collegare le elezioni, in quel comune o in quella provincia, al decorrere di venti giorni dalle dimissioni con una norma che lega al termine del 24 febbraio la possibilità di andare a votare nell'immediata primavera (mentre oltre tale data occorrerebbe tenere l'ente commissariato per un anno) è qualcosa di assolutamente irrazionale.
Quindi, direi che dal provvedimento che stiamo esaminando, intervenuto in via eccezionale per le ragioni che abbiamo esposto, potranno scaturire norme stabili, per situazioni di normalità, attraverso un congruo esame della legislazione vigente e con un intervento volto a sveltirla e a renderla adeguata. Ciò sia in termini di principi, che come dicevo sono da aggiornare ad oggi, sia nei termini di non favorire il commissariamento, addirittura per un anno. Si tratta, infatti, di un istituto che blocca, in qualche modo, la vita normale del consiglio e dell'amministrazione comunale attraverso l'intervento di una singola persona che dovrebbe poter intervenire soltanto in casi eccezionali.
Abbiamo già parlato anche dell'esonero dalle sottoscrizioni delle liste e abbiamo detto come la soluzione raggiunta - soprattutto la soluzione raggiunta in Aula attraverso la votazione dell'emendamento Cannavò 4.2 - sia quella più razionale e più conforme all'articolo 72 della Costituzione che afferma che non si possono approvare leggi elettorali attraverso decreti-legge anche se con una deroga, sul piano giurisprudenziale, quando si tratta di fissare modalità latamente organizzative per le quali il ricorso al decreto-legge è, invece, concepibile.
Tuttavia, quando si tratta di situazioni strutturali che incidono sul voto, allora la norma si evidenzia in tutta la sua portata. Nel caso al nostro esame avremmo avuto una situazione border line nel senso che si sarebbe andati ad incidere, non sulla struttura del voto, ma sugli adempimenti volti a permettere di andare al voto senza raccogliere le firme. Si tratta, dunque, di qualcosa che poteva rendersi compatibile sul piano costituzionale e che, per come è stato risolto, diventa ovviamente costituzionalmente indiscutibile e anche politicamente più chiaro e più giusto.
Noi ci siamo astenuti per le ragioni che ho già esposto: il contesto sembrava così chiaro che non si capisce per quale ragione Turigliatto e Cannavò si siano tenuti fuori, se non per ragioni politiche che non abbiamo compreso; così come non abbiamo capito perché, poi, il gruppo di Rifondazione Comunista abbia votato a favore dell'emendamento Cannavò 4.2 che,Pag. 16a nostro parere, aveva contrastato, attraverso trattative che non abbiamo mai conosciuto.
Pertanto, il nostro voto politico è stato di astensione a fronte di questa situazione che non ci è apparsa e non ci è ancora chiara.
Ribadisco, dunque, il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e ringrazio la relatrice Amici per il solito buon lavoro. Auguriamoci che con questo provvedimento le elezioni siano migliori di quanto non si possa pensare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, per motivare il voto del gruppo di Alleanza Nazionale prendo le mosse forse da uno degli ultimi temi toccati dal collega Boscetto, argomento non privo di delicatezza. Si tratta di stabilire se, in materia elettorale, si possa o meno procedere con decreto-legge, tenuto presente che, nel caso specifico (siamo la patria del diritto, dei distinguo e delle sofisticatezze), andiamo a distinguere sul meccanismo del voto e su ciò che porta al voto, cioè la presentazione delle liste delle candidature, ritenendo che tale ultimo aspetto sia di per sé disciplinabile con decreto-legge perché non incide direttamente sul cuore dell'espressione del voto da parte del cittadino.
Francamente, in questo momento ne verrebbe fuori una discussione un po' pedante e molto accademica, anche se non priva di interesse, perché si stabiliscono dei precedenti sui quali ci si potrà accapigliare in futuro o sui quali si possono sollevare polemiche - allorché vi siano concrete ragioni per spingere nell'una o nell'altra direzione - discutendo, appunto, se sia corretto o meno l'uso di tale strumento normativo.
Al momento, non possiamo nascondere che vi fossero delle ragioni di oggettiva urgenza che consigliavano e imponevano di disciplinare tali aspetti, alcuni dei quali si risolvono in zone d'ombra. Non ho mancato di sottolineare qualche incertezza anche durante il dibattito e, soprattutto, in occasione dei nostri brevi interventi sugli emendamenti che sono stati posti in votazione. In particolare, ribadisco anche in sede di dichiarazioni di voto finale che stabilire le regole quando la partita è già aperta e con norme che non disciplinano in via generale le varie ipotesi che si possono configurare, ma piegano le regole alle esigenze del particulare, mi sembra un metodo non corretto. Oltretutto, anche in questo caso, si stabilisce una prassi poi fatalmente condannata a riprodursi, che non è affatto commendevole, anzi direi decisamente condannabile. Non siamo, dunque, nel regno delle regole, ma in quello delle «regoluzze», che va ad adagiarsi sulle situazioni particolari che si sono poste in questo scorcio di fine legislatura e nel periodo preelettorale.
Tuttavia, il provvedimento - devo ammettere lealmente - è stato oggetto di confronti e anche di convergenze di volontà o, perlomeno, di constatazioni di necessità e non sarà Alleanza Nazionale, da sempre leale e corretta in questi percorsi, ad incrinare tale tipo di consenso.
Certamente, vi sono aspetti di grande importanza da migliorare e ancora non perfezionati: mi riferisco alla disciplina del voto espresso dagli italiani residenti ed operanti all'estero e al voto dei nostri concittadini, specie in divisa, che si trovano all'estero per rendere servizio alla patria e alle sue esigenze internazionali e, pertanto, alla possibilità di consentire loro di esprimere congruamente il loro voto.
Inoltre, vi sono anche esigenze di economicità complessiva di cui molto si è discusso nelle passate settimane. Faccio presente che i cittadini sono molto sensibili anche a tale aspetto perché non vogliono che, per ragioni politiche o partitiche, si vadano a dilapidare risorse economiche invero ormai preziose fino all'ultimo euro.
Per l'insieme di tali ragioni auspichiamo che nella ventura legislatura, senza la fretta e l'angoscia delle scadenze, si possano stabilire metodiche più razionali. Tra di esse segnalo, una per tutte, l'esigenzaPag. 17(che dilazionerà anche nel tempo le procedure preelettorali) di depositare con congruo e più lungo anticipo le candidature. Mi riferisco ai livelli politici, ma anche alle elezioni di carattere regionale, provinciale e comunale (anche locali, dunque). È necessario depositare prima, in modo ben chiaro e univoco, le indicazioni di candidature di liste; poi, deve essere concesso un tempo sufficiente ai cittadini, con parità di condizione, per sottoscriverle e legittimarle in termini di consenso democratico e di presentazione. Segnalo solo questo punto per indicare un aspetto che ritengo fondamentale. Naturalmente, ve ne sono anche altri.
Dopo aver ribadito tale auspicio, per le ragioni che ho menzionato di cooperazione e lealtà istituzionale, nonché per facilitare la regolarità del voto e la sua economicità, anche il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà un voto favorevole sul complesso del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, sul decreto-legge in conversione che, inizialmente, interessava la questione del cosiddetto election day, vi è stato un accordo complessivo da parte dei partiti anche perché richiesto al Governo da parte del Presidente della Repubblica.
L'UDC non ha mancato di sottolineare la sua disponibilità a patto che l'election day sia organizzato in modo chiaro per dare la possibilità agli elettori di esprimere con estrema chiarezza il loro voto. In alcune zone d'Italia vi saranno elettori che voteranno per il rinnovo delle amministrazioni da quella comunale a quella provinciale, fino al Senato e alla Camera dei deputati. Dunque, vi è la necessità di assoluta chiarezza per evitare confusioni sicuramente facilitate da metodi elettorali e da leggi elettorali diverse a seconda del tipo di elezione.
Pertanto, abbiamo fornito la nostra disponibilità sul decreto-legge, emanato, lo ricordo ancora una volta, in una situazione assolutamente particolare, ovvero a Camere sciolte, in un momento in cui non esiste più una maggioranza politica e neppure un'opposizione politica. Tuttavia, la nostra preoccupazione, oggi, è che nel decreto-legge sono state inserite, in modo surrettizio - mi si consenta di dirlo - con trattative notturne (vi sono state, infatti, trattative notturne!), modifiche vere e proprie della legge elettorale. Un simile procedimento non è corretto e va al di là degli accordi complessivamente assunti tra le forze politiche rispetto ad un'alta garanzia.
Come UDC continuiamo a ritenere opportuno l'election day, a ritenere necessario concentrare nello stesso giorno l'espressione del voto dei cittadini italiani; continuiamo, tuttavia, ad essere preoccupati e contrari all'introduzione di norme che cambiano la legge elettorale.
Per questo motivo, non voteremo a favore del provvedimento in esame, ma ci asterremo [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crema. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto manifestare apprezzamento per la parte del decreto-legge che recepisce, in parte consistente, le osservazioni che, come presidente della Giunta delle elezioni del Senato, ebbi occasione di formulare e presentare alla delegazione dell'OSCE due anni fa quando venne presso il Senato ad informarsi sulla legge elettorale applicata nel nostro Paese.
Mi riferisco, in modo particolare, alla parte della normativa riguardante il voto degli italiani residenti all'estero, prevista dal decreto-legge che approveremo quest'oggi, che offre una maggiore garanzia di trasparenza ed una minore incidenza di errori materiali nel conteggio dei voti dello scrutinio e nella proclamazione degli eletti.
Ciò renderà di gran lunga più agevole il lavoro delle Giunte della Camera e del Senato e, probabilmente, vi saranno minoriPag. 18speculazioni politiche da parte di chi è sempre stato prevenuto e, nel momento in cui perde le elezioni, ha il mal vezzo di contestarle.
Ritengo, però, che sia doveroso per parte mia, in quest'Aula, ricordare al Presidente della Camera dei deputati e al Governo che il decreto-legge non contiene un chiarimento e non colma la lacuna relativa all'applicazione dello sbarramento del 3 per cento al Senato della Repubblica nelle regioni in cui una lista riesca ad ottenere almeno il 51 per cento dei voti.
Tale applicazione della norma è stata pessima, ha causato l'esclusione di otto senatori nella legislatura testè scaduta, è stata motivo di dura polemiche e ha privato La Rosa nel Pugno della presenza di quattro candidature, diventate per noi legittimi senatori della Repubblica nella XV legislatura.
Mi auguro, signor Presidente, che il Governo - e in modo particolare il Ministro Giuliano Amato - voglia recepire ciò nella circolare esplicativa ed applicativa delle norme elettorali, che inevitabilmente dovrà emanare a correggere, in questa parte totalmente, la circolare emanata dal Ministro Pisanu due anni fa. Mi auguro, inoltre, che il Ministro Giuliano Amato voglia inserire nella prossima circolare le parole che pronunciò a risposta della mia interrogazione all'inizio dell'attuale legislatura. Infatti, nel corso di un questione time sottoposi al Ministro Giuliano Amato non solo le nostre perplessità, ma la nostra denunzia di inesattezze operate nelle circoscrizioni elettorali del Senato nel conteggio dell'applicazione del 3 per cento. In quella occasione, egli ebbe a dichiarare: «Se allora fossi stato Ministro dell'interno, avrei operato nella maniera che lei ora mi sta indicando».
Siccome ritengo l'onorevole Giuliano Amato soprattutto una persona per bene, mi auguro che sia altrettanto coerente nella stesura della prossima circolare, inserendo nel testo e facendo diventare circolare del Ministero dell'interno le parole che, in maniera così autorevole, ha utilizzato nel rispondermi nel corso del question time di quasi due anni fa.
Detto ciò, dichiaro il voto favorevole del gruppo Socialisti e Radicali-RNP (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Forgia. Ne ha facoltà.
ANTONIO LA FORGIA. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare esplicitamente il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo. Gli interventi svolti in Aula questa mattina hanno rimosso - se non in tutto almeno in buona parte - alcune perplessità o incertezze manifestatesi nel corso della discussione. Tali interventi, quindi, hanno rafforzato le considerazioni di consenso basate già sulla relazione della relatrice Amici e che in qualche modo io stesso avevo potuto svolgere nel corso della discussione sulle linee generali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 3431-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3431-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 3431-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2008, n. 24, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche ed amministrative nell'anno 2008» (3431-A):
Presenti 456
Votanti 383
Astenuti 73
Maggioranza 192
Hanno votato sì 380
Hanno votato no 3.
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che il deputato Di Cagno Abbrescia ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.