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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, prendo la parola per motivare la mia decisione di votare a favore della mozione d'indirizzo a firma Sereni ed altri n. 1-00014, sulla partecipazione italiana alle missioni internazionali. La decisione di votare a favore discende dal fatto che questa mozione - mi pare - segni un passo in avanti rispetto al disegno di legge del Governo. Penso, in particolare, all'affermazione della priorità di un impegno per la prevenzione dei conflitti armati contenuta nella prima parte e, nel dispositivo, alla previsione di un momento di verifica dei risultati della presenza internazionale in Afghanistan.
Tali considerazioni non impediscono, tuttavia, di rimarcare la persistenza di elementi negativi e preoccupanti. Mi riferisco in particolare al fatto che la mozione parla di un eventuale superamento della sola missione Enduring freedom e, quanto a quest'ultima, esclusivamente in relazione al teatro afghano, mentre la stessa mozione ricorda che le forze italiane sono impegnate nel quadro della missione Enduring freedom nel Golfo arabico. Quest'ultimo, dunque, appare un impegno programmaticamente escluso nella mozione da qualsiasi, pur eventuale, strategia diPag. 22uscita. Nell'annunciare il voto favorevole dell'onorevole Cannavò e mio alla mozione dell'Unione, formulo dunque l'auspicio che le prossime decisioni del Governo vadano in direzione di un completo ritiro del nostro paese dalla guerra in Afghanistan.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Pegolo. Ne ha facoltà
GIAN LUIGI PEGOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riguardo alla mozione presentata dall'opposizione, Elio Vito ed altri n. 1-00013, mi esprimerò con voto contrario. Questa mozione, infatti, non solo rilancia l'iniziativa militare in Afghanistan ma teorizza l'intervento militare come mezzo per esportare la democrazia. È una impostazione che giudico pericolosa perché può favorire una escalation della guerra e la crescita della tensione a livello internazionale.
La mozione presentata dalla maggioranza è qualitativamente diversa. Il suo limite è evidente: essa risponde all'esigenza di supplire a quella mancata volontà di discontinuità che caratterizza il disegno di legge vertente sulla medesima materia. In questa mozione, tuttavia, si coglie il proposito di sottoporre a verifica la missione in Afghanistan. In particolare, i richiami al possibile superamento di Enduring freedom, ad una conferenza internazionale sull'Afghanistan e al rafforzamento del ruolo dell'ONU costituiscono elementi positivi: non si tratta di una exit strategy ma di un approccio preliminare. Lasciano, invece, più di una perplessità alcuni cenni da cui si rileva una giustificazione ex post dell'intervento in Afghanistan e un apprezzamento, che a me pare acritico, per il ruolo svolto dai nostri contingenti. In ogni caso, ritengo opportuno valorizzare l'ispirazione del testo laddove esso evoca il superamento dell'intervento in Afghanistan.
Per queste ragioni esprimerò voto favorevole sulla mozione presentata dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bandoli. Ne ha facoltà.
FULVIA BANDOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi anni non ho mai espresso voto favorevole riguardo a interventi militari di alcun genere, né quando l'intervento in Kosovo fu deciso dal Governo di centrosinistra né quando il Governo di centrodestra decise l'intervento in Afghanistan e, tanto meno, alla partecipazione alla guerra in Iraq, una guerra non solo unilaterale ma fondata su menzogne comprovate.
Ritengo che la guerra non sia una risposta ad alcun conflitto e non mi sembra una risposta efficace al terrorismo; la realtà che abbiamo di fronte lo dimostra. Inoltre, essa provoca sempre un numero di vittime civili che restano, invariabilmente, senza voce. La guerra è la risposta perdente di una comunità internazionale debole e di organismi internazionali sempre meno democratici e rappresentativi. Quando non si ha la forza di risolvere le ingiustizie, di spegnere con la mediazione, la diplomazia e la rinuncia ad alcuni egoismi o ad alcuni territori i molti focolai di odio, allora si sceglie la guerra.
La cultura della non violenza è la mia cultura politica di riferimento da quasi trent'anni. È la mia ma è anche quella di molti milioni di italiani e di europei. La ritengo una scelta difficile ma una scelta forte che, purtroppo, cammina ancora troppo lentamente nel mondo ma è condivisa da tanti milioni di esseri umani. Il provvedimento sulle missioni internazionali che quest'oggi sarà sottoposto a votazione contiene la scelta del ritiro dall'Iraq, una richiesta che il movimento pacifista e non violento formula da oltre cinque anni, prima al Governo della destra, ora a questo esecutivo. Sarebbe molto difficile - come ho detto, giorni fa, ad alcuni miei amici del movimento per la pace - spiegare alla mia coscienza ed al mio senso di responsabilità un voto contrario ad una decisione che aspettavamo da così tanto tempo. Certamente, questo provvedimento affronta anche la questionePag. 23della missione in Afghanistan, che continuo a non condividere e che, pur essendo sotto l'egida dell'ONU, registra risultati politici, economici e sociali tutt'altro che positivi, unitamente ad un prezzo per le popolazioni civili che pesa oramai sulla coscienza del mondo intero.
Non ho mai pensato a scelte di ritiro unilaterale dall'Afghanistan. Chiedo al Governo di farsi promotore di una verifica seria in sede multilaterale sui risultati reali di questa e di altre missioni.
Non si può motivare la continuazione di una missione solo perché è dell'ONU; occorre misurare ogni decisione politica sull'efficacia e sui risultati. Se dopo cinque anni non si agisce in questo modo, allora non è ben chiaro cosa motivi la nostra presenza. E forse anche l'ONU, per essere più autorevole nel mondo, dovrebbe ogni tanto verificare l'efficacia concreta dei suoi interventi.
In conclusione, pur se molto sofferto, il mio voto sarà favorevole, perché il ritiro dall'Iraq è un atto forte, perché esiste un reale impegno a verificare le missioni e perché voglio dare fiducia alla politica estera di questo Governo, che mi auguro sia meno unilaterale e più capace di confronto con l'Europa, diversamente amica, ma non subalterna, della politica estera americana, sempre più isolata e in difficoltà, ma anche capace di confronto con il vasto movimento per la pace, che ha tanti spigoli, molti fondamentalisti, ma anche tante ragioni (Applausi di deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cacciari. Ne ha facoltà.
PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, deputati, perdonate le mie debolezze e le mie paure, ma questa volta la politica non mi aiuta a tenere assieme ragionamento e convinzione. Bobbio avrebbe detto: «L'etica della responsabilità è quella della coscienza». La prima mi dice che la mozione della maggioranza e il conseguente disegno di legge sono i migliori possibili nelle condizioni date; la seconda mi dice che le carneficine in corso in Medio Oriente avrebbero bisogno di una rottura netta ed immediata con le pratiche e con le politiche fin qui condotte dall'Italia, dall'Europa, dalle potenze occidentali. Potremmo non avere a disposizione altri sei mesi per convincerci che non saranno mai gli interventi militari a portare stabilità, sicurezza, pace - per non dire democrazia - né a loro né a noi.
Dal Libano, alla Siria, all'Iran, il passo della spirale si allarga paurosamente. Il nostro è ormai il tempo della guerra; la violenza sotto qualsiasi forma determina altra violenza, lo strumento militare non è adatto a sradicare il terrorismo - come ha affermato un nostro generale - e a poco conta il colore degli elmetti.
I bacini d'odio si prosciugano con altri mezzi. Michael Nagler ha scritto: «Scegliere la via della convinzione, anziché quella della minaccia e del dominio». Tra la partecipazione alle guerre e l'inazione ci sono altre forme possibili di intervento, di interposizione non violenta, di confidence building, di riconciliazione, di creazione di corpi civili di pace, di mobilitazione delle infinite risorse di solidarietà e cooperazione di cui dispone la società civile. Proviamoci, almeno.
Molte persone che stimo, a partire dal Presidente Bertinotti, affermano che gli argomenti del pacifismo di principio non violento in queste aule sono fuori luogo; possono solo fare il gioco oggettivamente delle parti avverse.
Indebolire la mia amata parte politica, mettere in difficoltà questo ottimo Governo sarebbe l'ultimo degli effetti indesiderati generati dal clima di guerra in cui siamo tutti immessi. Per evitare queste conseguenze, colgo di buon grado l'invito a lasciare libero questo seggio al prossimo della lista.
Accetti Presidente questa mia brevissima dichiarazione già come lettera di dimissioni, così che la forza e la compattezza della maggioranza possa essere subito ripristinata. Nel frattempo, non partecipo ai voti sulle mozioni e sul disegno di legge.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,25, è ripresa alle 11,35.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI
(Votazioni)
PRESIDENTE. Ricordo che la mozione La Russa ed altri n. 1-00011 è stata ritirata dai presentatori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Elio Vito ed altri n. 1-00013, non accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 540
Votanti 539
Astenuti 1
Maggioranza 270
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 291).
Prendo atto che la deputata Frias non è riuscita ad esprimere il proprio voto e che il deputato Gerardo Bianco avrebbe voluto esprimere un voto contrario mentre si è erroneamente astenuto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sereni ed altri n. 1-00014, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 548
Votanti 547
Astenuti 1
Maggioranza 274
Hanno votato sì 298
Hanno votato no 249).
Prendo atto che la deputata Frias non è riuscita ad esprimere il proprio voto.