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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative per superare il sistema dei centri di permanenza temporanei - n. 3-00133)
PRESIDENTE. La deputata Provera ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00133 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, sono in atto, a Torino, opere di allargamento dell'attuale centro di permanenza temporanea di corso Brunelleschi. Tale centro ha una struttura assolutamente inaccettabile ed inadatta ad ospitare - sarebbe meglio dire a «detenere» -, anche solo per un giorno, qualsiasi essere vivente, tanto meno persone. La scusa per il suo allargamento adotta dal prefetto è un miglioramento del centro, che, peraltro, non è possibile, a partire dalla collocazione in pieno centro abitato, che ha visto prese di posizione per la sua chiusura da parte di tutta la popolazione ed anche decisioni in tal senso da parte della circoscrizione (descritte nel testo dell'interrogazione). Peraltro, è di oggi il Libro bianco di parlamentari sui CPTA e l'impegno per il superamento di tali strutture è presente nel programma dell'Unione.
Dunque, l'impiego di tali risorse ad opera prefettizia è quanto meno improvvido ed è uno spreco...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARILDE PROVERA. ...di energie e di risorse, che vi chiediamo di fermare, in attesa di urgenti provvedimenti per il superamento di tutti i CPT, che vi chiediamo di chiarire. Grazie.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il centro di permanenza temporanea per immigrati di Torino venne aperto nell'aprile del 1999, quando era forte la preoccupazione sociale causata dal repentino aumento dell'immigrazione clandestina nel capoluogo piemontese e nel suo hinterland.
La localizzazione del centro, costruito con prefabbricati e gestito dalla Croce rossa italiana, aveva carattere provvisorio e, quindi, dopo la sua entrata in funzione, il Ministero dell'interno ha più volte tentato di individuare una nuova sede, naturalmente nel rispetto delle competenze degli enti locali interessati. Tuttavia, tali tentativi non hanno avuto successo. Oggi, il centro presenta le problematiche tipiche di una struttura prefabbricata e, anche a causa dei frequenti danneggiamenti operati dagli ospiti, necessita di continui interventi di manutenzione e di ripristino, che il Ministero dell'interno autorizza regolarmente e con tempestività.
Da ultimo, constatata l'impossibilità di individuare una nuova ubicazione, l'amministrazione ha deciso, d'intesa con il comune di Torino, di procedere alla completa ristrutturazione del centro per renderlo più civile ed abitabile.
Per quanto riguarda il superamento del sistema dei CPT, ricordo che il ministro dell'interno ha recentemente nominato un'apposita commissione indipendente, presieduta dall'ambasciatore dell'ONU Staffan dePag. 79Mistura, della quale fanno parte rappresentanti istituzionali ed esponenti dell'associazionismo particolarmente attivi nel settore dei diritti umani e dell'immigrazione. La commissione ha il compito di verificare e valutare le condizioni di tutti i centri attualmente operativi. Questo lavoro dovrà concludersi entro sei mesi ed il rapporto della commissione sarà utilizzato dal Governo per migliorare i centri di permanenza temporanea, gestirli in maniera più aperta ed adeguarli completamente alla loro funzione. Questa - vale la pena di ricordarlo - non è punitiva, ma consiste nel tenere a disposizione delle autorità per un determinato tempo, il più breve possibile, persone che, entrate illegalmente, devono essere identificate, allo scopo di accertare se esse abbiano diritto all'asilo o debbano essere rimpatriate.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Provera. Le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, ringrazio il Vicepresidente del Consiglio, ma d'altra parte sono dati noti quelli che ci ha dato in apertura. Mi riferisco alla provvisorietà che doveva avere questo centro, alla ricerca della nuova sede, che se si è dimostrata impossibile, proprio per le caratteristiche delle città. Vorrei sottolineare però soprattutto l'inutilità di tale sede, non solo per quanto è uscito - come dicevo prima - sul Libro bianco oggi - che indica una percentuale del 44,42 per cento delle persone che sono state trattenute nei vari centri e che sono una parte assolutamente minima di ciò che c'è in Italia - , ma anche e soprattutto perché questo centro ha visto passare al suo interno solo l'anno scorso 1500 persone, su 200 mila immigrati che risiedono nella provincia.
Queste 1500 persone, in realtà, provengono anche da altre regioni e da altri siti. Un fallimento della democrazia, quindi, per le condizioni nelle quali è questo centro e nelle quali vivono queste persone detenute illegalmente, perché hanno condizioni peggiori dei detenuti in carcere, oltre ad avere condizioni irricevibili per chiunque. Un fallimento della democrazia, ma un fallimento anche dello scopo per cui erano stati creati.
Vanno chiusi, vanno superati, se si vuole usare questo termine, non solo un po' abbelliti. In particolare, questo centro non è ammodernabile o «imbellettabile». Gli inizi dei lavori che sono stati avviati sono assolutamente insufficienti, proprio perché il centro è collocato in pieno centro cittadino e non consente un miglioramento delle condizioni né di chi è detenuto, né del personale operante nel centro stesso, che lamenta anch'esso forti disagi, né tanto meno dei cittadini che lì attorno vivono.
Invitiamo perciò ad agire per la chiusura di tale centro, ad evitare sprechi di risorse, che sono così poche nel nostro paese in questo periodo, ad utilizzarlo al meglio per risolvere nei fondamenti il problema di una libera e civile convivenza.