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Discussione della domanda di autorizzazione a eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti del deputato Fitto (Doc. IV, n. 3-A) (ore 18,55).
(Discussione - Doc. IV, n. 3-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni, che propone di denegare l'autorizzazione.
Dichiaro aperta la discussione.Pag. 122
Ha facoltà di parlare il relatore, deputato Giovanardi, presidente della Giunta per le autorizzazioni.
CARLO GIOVANARDI, Relatore. L'indagine ha per oggetto due episodi di pretesa corruzione, il secondo dei quali di scarsa rilevanza. L'onorevole Fitto avrebbe promosso l'indizione di un appalto regionale per la concessione a privati della gestione di alcune residenze sanitarie assistenziali. Tale appalto avrebbe avuto numerosi profili di illegittimità: il fatto che - secondo gli inquirenti - l'ente regionale che ha svolto la gara non avrebbe potuto farsi stazione appaltante, anche se risulta dagli atti che il suddetto ente sta svolgendo la medesima funzione anche con la giunta Vendola; il fatto che la gara sarebbe stata vinta dall'impresa che offriva le condizioni meno vantaggiose; che successivamente l'onorevole Fitto avrebbe tentato di estenderne gli effetti anche dopo aver perduto il confronto elettorale con l'onorevole Vendola senza una nuova gara.
Secondo gli inquirenti, l'impresa beneficiaria avrebbe ricompensato l'onorevole Fitto attraverso contributi alla sua lista elettorale, che comunque risultano registrati a norma di legge.
Il secondo episodio sarebbe invece relativo a contratti pubblicitari per poche migliaia di euro, stipulati dall'ente aeroportuale pugliese in favore di una televisione locale, che avrebbe riservato un trattamento privilegiato alla campagna elettorale dell'onorevole Fitto nel 2005.
La magistratura adduce, a sostegno della propria ipotesi accusatoria, essenzialmente una serie di intercettazioni di conversazioni, riscontri bancari e documentazioni amministrative, tutti elementi che i componenti la Giunta hanno potuto consultare e valutare.
In estrema sintesi, si può esporre che l'autorità giudiziaria ha allegato intercettazioni telefoniche da cui risultano frequenti contatti tra l'onorevole Fitto e i vari funzionari regionali anche dopo le elezioni regionali del 2005; la documentazione comprovante le risposte dei vari direttori generali delle aziende sanitarie locali alle domande del presidente della giunta regionale sulla funzionalità operativa delle RSA; i movimenti bancari che attesterebbero i contributi in denaro.
La richiesta di autorizzazione agli arresti domiciliari dell'onorevole Fitto è pervenuta il 20 giugno 2006. Il relativo esame è iniziato nella seduta del 28 giugno 2006 ed è proseguito in quella del 5 luglio 2006 per poi concludersi il 12 luglio.
L'onorevole Fitto è intervenuto due volte, nelle prime due delle sedute citate, offrendosi alle domande dei componenti e facendo presente che si era avuto medio tempore uno sviluppo processuale consistito nella revoca dell'ordine di detenzione domiciliare per uno dei due coimputati. Con lettera del 28 giugno 2006, il relatore ha chiesto l'acquisizione di tale documento, il quale tuttavia è pervenuto alla Giunta solo in esito a una nuova richiesta avanzata il 5 luglio.
In data 12 luglio - devo rendere noto anche ciò all'Assemblea -, l'onorevole Fitto ha indirizzato al sottoscritto relatore una lettera con cui, in definitiva, ha chiesto che l'autorizzazione sia concessa.
È evidente che tale lettera non ha alcuna efficacia giuridica: secondo il costante indirizzo delle Camere (esistono numerosissimi precedenti al riguardo), le prerogative parlamentari appartengono agli organi a tutela della funzione e dell'autonomia di questi (principio stabilito anche dalla Corte costituzionale) e non sono nella disponibilità del singolo parlamentare.
I membri della Giunta hanno, dunque, proceduto ad un esame ampio e approfondito della richiesta pervenuta. Di tale esame e delle posizioni che sono emerse è opportuno, in questa sede, dar conto nel modo più neutro e fedele possibile, e dunque si allegano alla presente relazione (per chi la volesse consultare) anche i resoconti delle sedute in cui l'esame stesso si è svolto, anche per dar conto delle risposte fornite dall'onorevole Fitto.
Il massimo comune denominatore emerso nella discussione è, tuttavia, che - per ammissione, in fondo, dello stesso magistrato richiedente - manchino realiPag. 123esigenze cautelari a supporto della misura custodiale. È noto, al riguardo, che le esigenze cautelari richieste dal codice di procedura penale sono il pericolo d'inquinamento delle prove, la possibilità di fuga ed il timore di reiterazione del reato.
È lo stesso giudice per le indagini preliminari di Bari che esclude, esplicitamente, la sussistenza delle prime due esigenze: non vi sarebbero, infatti, né il pericolo di fuga, né il rischio d'inquinamento delle prove. Egli sostiene, invece, che esisterebbe un immanente pericolo di reiterazione del reato. Ma - ad unanime avviso dei membri della Giunta - un simile pericolo non appare motivato.
Per un verso, la circostanza che l'onorevole Fitto non sia più al vertice dell'amministrazione regionale inficia notevolmente le sue possibilità di incidere sulle procedure amministrative che - in ipotesi - hanno costituito l'occasione per la perpetrazione dei reati di cui è accusato.
Per altro verso - e credo che ciò possa interessare particolarmente i colleghi parlamentari -, il fatto che egli possa intrattenere rapporti altolocati, e dunque stabilire relazioni personali con persone deputate alle scelte politico-amministrative della regione Puglia, prova troppo: se ne dovrebbe concludere che quasi tutti i parlamentari, per tale unica qualità, vale a dire proprio per il fatto stesso di essere parlamentari, potrebbero essere oggetto di un giudizio di pericolosità sociale.
Il provvedimento di revoca degli arresti del Pagliaro, inoltre, fa riferimento espresso al carattere irripetibile degli accordi pretesamente corruttivi tra il Fitto e il Pagliaro medesimo. Ma se tali accordi sono irripetibili, è con ciò stesso escluso il pericolo di reiterazione del reato.
Per questi motivi, la Giunta, all'unanimità, propone che l'Assemblea deliberi di negare l'autorizzazione richiesta.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fitto. Ne ha facoltà.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non avrei mai immaginato di prendere la parola per la prima volta, in quest'aula, per difendermi da una richiesta di arresto avanzata nei miei confronti.
Vorrei fare una premessa al mio intervento. Sono pienamente consapevole della delicatezza e dell'importanza del ruolo di parlamentare, e so bene quanto siano importanti le prerogative collegate allo status stesso di parlamentare. Non è mia intenzione, quindi, metterle in alcun modo in discussione.
Tutto ciò, anzi, mi ha consentito, sino ad oggi, di difendermi, nonché di essere presente oggi, in Assemblea, per spiegare le mie ragioni. Si tratta, cioè, di ciò che un cittadino normale non avrebbe, nella stessa situazione, potuto fare. Proprio tutto questo, però, mi impone di svolgere una riflessione seria e profonda in un momento molto particolare della vita democratica del nostro paese.
Ho letto diverse volte gli atti dell'indagine condotta nei miei confronti: 17 faldoni e 150 mila intercettazioni telefoniche (quelle depositate).
Sarebbe, però, da parte mia, un gravissimo errore entrare nel merito dettagliato dell'inchiesta in questa circostanza. Mi limiterò, quindi, a citare degli episodi che sono accaduti e che sono oggettivamente incontestabili.
Il fascicolo che mi riguarda è datato 2001, cinque anni fa. Potrei fare una battuta: è un'intera legislatura!
Sono state autorizzate intercettazioni telefoniche per un reato e per delle persone che nulla hanno a che vedere con i contenuti, le persone e il reato dell'ordinanza di custodia cautelare. Si tratta di intercettazioni a rete, non per la ricerca di un reato noto, ma che hanno dato la possibilità di individuare delle ipotesi di nuovi reati.
Nel maggio 2006 mi sono state notificate, insieme, due proroghe per un avviso di garanzia delle indagini, ad oltre un anno dalla data di iscrizione del sottoscritto nel registro degli indagati. Il 20 giugno mi è stata notificata l'ordinanza di custodia cautelare. Questi sono i fatti. Quindi, 150 mila intercettazioni. Qualche amico mi ha detto che ho battuto il recordPag. 124anche delle indagini più note, che si fermano a 80-100 mila, non a 150 mila!
Chi mi conosce bene sa che non ho mai parlato in vita mia senza conoscere gli atti e le situazioni ed è per questo che, in questi giorni, mi sono assunto l'onere di leggere per intero tutti gli atti dell'inchiesta che mi viene contestata. Ho anche letto tutti i brogliacci delle 150 mila telefonate. Vorrei, quindi, sottoporre a quest'aula alcune riflessioni molto serene, ma penso di grande attualità per il futuro civile e democratico del nostro paese.
Febbraio-maggio 2005: il sottoscritto era presidente di una regione, eletto democraticamente cinque anni prima dai cittadini. Candidato in carica del mio schieramento, vengono messi sotto intercettazione i miei cellulari, i miei fax, i numeri delle mie segreterie, dei miei comitati, dei miei collaboratori e del mio portavoce. Quindi, una campagna elettorale interamente monitorata e registrata.
Gennaio 2006, dopo una pausa di sette mesi: fase preliminare, ancora una volta, alle elezioni politiche. Io ero coordinatore regionale - e lo sono ancora - del mio partito, Forza Italia. Vengono messi sotto intercettazione, ancora una volta, tutti miei cellulari e i telefoni delle mie segreterie.
In questi giorni ho letto tutte le intercettazioni e, dopo aver letto tutti gli atti e le intercettazioni, sono ancora più sereno del 20 giugno mattina, perché ho avuto modo di verificare nel merito qual è stata la linearità del comportamento che ho avuto.
Però, in questa occasione, vorrei rivolgere ai colleghi una riflessione, della quale appropriarvi un solo momento per lasciarla stare subito dopo. Vorrei che, per un solo momento, ognuno di voi si mettesse nei miei panni, che, cioè, ognuno di voi pensasse all'idea di svolgere una campagna elettorale con le modalità con le quali ho svolto la mia.
Ho letto tutte le conversazioni, private e politiche, alcune delle quali, come oramai è consuetudine, sono state pubblicate dai quotidiani, con un lavoro molto intelligente di taglio, che attribuisce alla frase un senso totalmente differente da quello che emerge dall'ascolto delle intercettazioni e dalla lettura integrale degli atti.
Ebbene, cosa dirvi? Resta in me, dopo questa lettura, tanta amarezza personale e tanta indignazione.
Veniamo alle contestazioni. Quella più grave è la corruzione. Ho letto i giornali il giorno dopo: tangenti sulla sanità, tangenti a Fitto.
Parliamo di finanziamenti regolarmente versati, tramite bonifico bancario, iscritti nei rispettivi bilanci, comunicati con dichiarazione congiunta alla Presidenza della Camera dei deputati e, laddove non previsto, comunicati alla presidenza del consiglio regionale e alla corte d'appello di Bari. Sono stati regolarmente spesi, così come risulta dalla documentazione nella disponibilità della Camera dei deputati e del consiglio regionale, per la campagna elettorale a sostegno del sottoscritto e di una lista che ha partecipato alla campagna elettorale, che ha raccolto oltre il 9 per cento dei voti e che ha eletto cinque consiglieri regionali.
Qui sorge spontanea un'altra domanda: se esistono leggi sul finanziamento ai partiti e queste ultime vengono rispettate, il reato contestatomi temo sia diffusissimo in questo paese.
Alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni - ossia la verifica di ogni singolo contributo di ogni singolo cittadino o impresa che ha partecipato alla mia campagna elettorale - penso che una riflessione vada fatta. Infatti, non si insegue un reato e si cerca una verifica. Si viene alla Camera dei deputati, si prende l'elenco dei finanziatori e, a ritroso, si verifica se quel finanziamento è stato dato chissà per quale ragione.
A questo punto, la domanda successiva che sorge spontanea è quella che, sinceramente, ho in testa dal 20 giugno. Forse, ho commesso un grande errore: non ho riscosso tangenti! Infatti, paradossalmente, se avessi percepito le tangenti che mi vengono imputate non starei qui a spiegare le ragioni di questa indagine, non starei qui a difendermi da questo impianto accusatorio.Pag. 125
Non solo: dalla lettura dei brogliacci delle intercettazioni un'altra domanda mi viene spontanea: perché telefonate dello stesso contenuto sono reato se fatte da Raffaele Fitto e, invece, non sono tali se fatte da altra persona? C'è un problema che riguarda il telefono, per cui si definiscono i reati in base a chi parla al telefono?
Ecco perché non ho ascoltato la sollecitazione di tanti colleghi, di tutti coloro i quali dal 20 giugno, anche non conoscendomi - e li ringrazio - mi hanno espresso la loro solidarietà, mi hanno chiesto di mantenere un profilo basso e mi hanno spiegato, giustamente, che all'interno di questa Assemblea vi è una prassi consolidata che suggerisce di lasciar perdere, anche perché il voto sarà comunque in una direzione. Io questo non lo posso accettare! Non lo posso accettare per una ragione molto semplice. Innazitutto, devo esprimere un doverosissimo ringraziamento nei confronti di tutti i colleghi componenti della Giunta per le autorizzazioni, di tutti i partiti. Infatti, ho avuto da loro la dimostrazione della serenità, della correttezza con la quale hanno voluto seguire questa vicenda, in base alla quale hanno espresso il loro giudizio. Quindi, come ho già detto, non sono in discussione il ruolo di parlamentare, né tanto meno le sue prerogative.
Noi, però, oggi, in quest'aula, rischiamo di dare una risposta sbagliata ad un grave problema che esiste in questo paese. La risposta è ancora più sbagliata, se non ci poniamo il problema di tutti quei cittadini che, non essendo parlamentari, non hanno la possibilità di spiegare le loro ragioni innanzi a una tribuna così autorevole e vivono quotidianamente una condizione nella quale un errore o un atteggiamento differente rischia di rovinare definitivamente la vita di una persona e di una famiglia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania, de La Rosa nel Pugno, della Democrazia Cristiana-Partito Socialista e di deputati de L'Ulivo).
Però, cari colleghi, se in questo paese è possibile che un'indagine duri oltre cinque anni, se è possibile che il presidente di una regione, con tutti i suoi collaboratori, faccia la sua campagna elettorale intercettato, se è possibile autorizzare le intercettazioni per un motivo che nulla a che vedere con i reati e le persone interessate dall'ordinanza di custodia cautelare, se è possibile parlare di corruzione e di tangenti per contributi regolarmente dichiarati in base alle leggi vigenti e senza alcuna contestazione di merito nella gara (come ha ricordato il presidente Giovanardi), se è possibile - e lo dico con grande rispetto per la magistratura - che un magistrato in un'intervista su un quotidiano nazionale, rilasciata solo due giorni dopo la firma dell'ordinanza di custodia cautelare nei miei confronti (intervista smentita solo la sera, dopo una lunga serie di dichiarazioni polemiche, ma confermata autorevolmente dallo stesso quotidiano), affermi che una persona è a capo di una cupola e che usa metodi più espliciti dei «pizzini», signori, se tutto ciò è possibile in questo paese, deve essere possibile anche che io vada agli arresti domiciliari (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Ecco perché chiedo oggi all'aula di votare a favore di questa richiesta, chiedo all'aula di concedere gli arresti nei miei confronti perché infatti il codice prevede che una persona possa essere arrestata se vi è rischio di fuga, dell'inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. In realtà non mi viene contestato alcuno di questi casi specifici salvo quello della reiterazione, non collegata a questo reato, bensì a tutti i rapporti che, in virtù della mia pericolosità sociale e della fondamentale capacità che avrei di delinquere, quotidianamente sviluppo in tutti i contatti da me tenuti.
Allora, se tutto questo è possibile, respingere la richiesta di autorizazzione all'esame non basta: vorrebbe dire non comprendere realmente quello che sta accadendo nel paese.Pag. 126
Per le stesse ragioni altre persone hanno dovuto subire una misura, che è la più grave in assoluto: infatti, quella della privazione della libertà personale era un'idea che, superficialmente, avevo sempre visto come un problema degli altri. Questi problemi li puoi comprendere fino in fondo solamente quando ti ritrovi, dalla mattina alla sera, in modo incomprensibile in una dimensione di questo tipo: solo così una persona può capire quali siano i grandi limiti di una grande democrazia come quella nella quale viviamo.
Penso che sia molto importante non polemizzare con la magistratura. Mi rendo conto che sino ad oggi non sono entrato nel processo: ho dovuto difendermi dal processo, soprattutto quello mediatico, ma da domani mattina io entrerò, come un cittadino normale, nel processo, portando grande rispetto, per la mia cultura personale e politica, verso le istituzioni. È per questo che domani mattina i miei legali presenteranno l'istanza di revoca nei confronti dei magistrati. Entrerò, però, in questo processo nella totale consapevolezza della mia estraneità ai fatti a me contestati.
Ho diritto però di capire in quale paese vivo, ho diritto di capire per quale motivo sia possibile una situazione del genere, pur portando un grande rispetto a quest'aula. Non vorrei, infatti, neppure lontanamente, che anche un solo parlamentare potesse immaginare che in questo mio intervento vi sia una mancanza di rispetto per il ruolo o lo status del parlamentare: me ne guarderei bene, sono cosa troppo piccola per poter mettere in discussione la valenza e la rilevanza di uno status e di un'istituzione quale quella del Parlamento italiano. È evidente, però, che nella vita vi sono delle priorità: allora, il rispetto per l'Assemblea, il rispetto per il Parlamento, il rispetto per lo status di parlamentare non sono in discussione!
Signor Presidente e signori colleghi, mi consentirete oggi, nel richiedere di procedere all'arresto nei miei confronti, di anteporre all'Assemblea e al ruolo di parlamentare una sola cosa, che per me è la più importante e che non è in alcun modo barattabile con nulla: la mia onorabilità (Applausi - Molte Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Grazie, deputato Fitto.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.