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Seguito della discussione del documento: Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011 (Doc. LVII, n. 1) (ore 9,35).
(Repliche dei relatori e del Governo - Doc. LVII, n. 1)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Alberto Giorgetti.
ALBERTO GIORGETTI, Relatore di minoranza. Presidente, mi pare che dal dibattito non siano emerse novità significative.
È evidente che da parte della maggioranza si presenta un Documento che è stato indubbiamente già valutato, dopo un confronto nel quale i nodi non sono stati risolti e sono emersi anche in aula dagli interventi dei colleghi della maggioranza, in particolar modo di quelli appartenenti ai gruppi di Rifondazione Comunista e dell'Italia dei Valori. Tali aspetti dimostrano punti di debolezza che non vengono superati dal Documento di programmazione economico-finanziaria, e le cui contraddizioni riteniamo possano emergere, in particolar modo, nella prossima legge finanziaria.
Un Documento che si presenta di basso profilo e che, credo, non abbia dato particolare utilità al confronto d'aula che è stato sostenuto da parte del Governo. Esso mantiene sostanzialmente il dibattito incardinato attorno a due punti di vista e a due programmi complessivi di politica economica e finanziaria che vanno in chiara contraddizione. Riteniamo che, considerata la congiuntura che pone l'Italia all'interno di una fase di bassa crescita, non ci siano le condizioni nell'ambito di questo Documento per raggiungere gli obiettivi che il Governo si è prefissato, quali il risanamento, l'equità e lo sviluppo. Tali temi, in questo quadro, non possonoPag. 2essere coniugati perché oggi esiste un punto di debolezza fondamentale legato alla bassa crescita.
Di fronte ad obiettivi così limitati, noi riteniamo che non ci siano le condizioni per raggiungere equità e risanamento e che, quindi, si debba cambiare completamente strada, riprendendo un percorso di abbattimento della pressione fiscale, di sostegno nei confronti delle imprese e delle famiglie che molto spesso si organizzano anche in forma di impresa. Complessivamente, vi è la necessità di puntare ad obiettivi ed ambizioni diverse, con politiche conseguenti e coerenti a sostegno dello sviluppo, che non appaiono in questo Documento.
Dunque, il nostro giudizio, anche rispetto al dibattito in quest'aula, che risente delle contraddizioni della maggioranza e di un Governo che comunque è ostaggio di queste contraddizioni, non ci consente di modificare il nostro atteggiamento. Pertanto ribadiamo il nostro giudizio contrario nei confronti di questo Documento di programmazione economico-finanziaria.
Abbiamo presentato una risoluzione che punta a sottolineare come, nella scorsa legislatura, si siano evidenziate concretamente le politiche attive a sostegno dello sviluppo e del mercato del lavoro. Occorre che tali politiche siano portate avanti per consentire livelli di occupazione molto più alti rispetto a quanto già è stato fatto. È inoltre necessario un rafforzamento delle politiche fiscali relative ad un abbassamento della pressione fiscale complessiva ed occorre altresì vigilare su un percorso legato al tema del federalismo fiscale, che riteniamo essere un punto fondamentale di azione da parte del Governo nei prossimi anni.
Un altro aspetto fondamentale che, a nostro avviso, evidenzia, di fatto, un vero e proprio buco nero all'interno del Documento di programmazione economico-finanziaria è il tema del Mezzogiorno.
Su tale tema è necessario riprendere i percorsi legati alla fiscalità di vantaggio nei confronti delle aree sottoutilizzate, quelle aree cioè che si trovano in difficoltà.
Sono, quindi, necessarie linee di azione molto più coerenti e coordinate, che riprendano il lavoro svolto nella scorsa legislatura, di cui, però, non troviamo traccia nel DPEF in esame.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, onorevole Ventura.
MICHELE VENTURA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, desidero svolgere brevemente alcune considerazioni. La prima si riferisce alla risoluzione presentata dalla maggioranza, la n. 6-00004, che riguarda essenzialmente gli aspetti relativi alla fissazione dei saldi. Tale risoluzione concerne fondamentalmente tre aspetti che ripercorrono e in qualche maniera interpretano e sottolineano quanto già contenuto nel DPEF ma che, a nostro avviso, doveva essere esplicitato. Faccio riferimento alle politiche fiscali, di sviluppo e a quelle sociali. Si è operato il tentativo di fissare su cinque anni gli obiettivi di fondo che riguardano lo sviluppo del paese; obiettivi che si intrecciano con un sentimento diffuso, quello cioè di un impegno determinato al fine di ottenere una riscossa del paese sul piano economico e su quello dello sviluppo sociale. Su tali tematiche sarà anche molto importante, oltre al proficuo dibattito all'interno della maggioranza, avviare un confronto con le forze dell'opposizione e, soprattutto, saper ascoltare il paese.
Al riguardo, attendiamo ora la replica del Governo.
Da ultimo, occorre capire da dove sia spuntata - ma questa non è una curiosità che rivolgo a lei, Presidente - una terza risoluzione; ritengo che questo aspetto faccia parte dei misteri del periodo, caratterizzato da una politica sempre più estemporanea.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
Pag. 3PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, le chiederei di sospendere brevemente la seduta, in modo da consentire al ministro dell'economia e delle finanze di giungere in aula per la replica.
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni D'Ulizia ed altri n. 6-00002, Alberto Giorgetti ed altri n. 6-00003 e Ventura ed altri n. 6-00004
(Vedi l'allegato A - Risoluzioni Doc. LVII, n. 1, sezione 1).
Chiedo, quindi, al rappresentante del Governo di esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il Governo intende accettare la risoluzione Ventura ed altri n. 6-00004.
ALBERTO GIORGETTI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, mi pare francamente irrituale e credo sia anche inaccettabile, a fronte di un dibattito che vogliamo considerare serio svoltosi in questa sede sul DPEF, che non vi sia una replica da parte del rappresentante del Governo. Il fatto che non sia presente il ministro è già di per sé grave. Chiediamo, pertanto, al fine di procedere correttamente con i lavori parlamentari, una sospensione della seduta in modo da consentire al ministro di giungere in aula per la replica: questa, perlomeno, è la richiesta formulata da tutta la minoranza.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Ventura, in qualità di relatore per la maggioranza, di esprimere il suo avviso riguardo alla richiesta di sospensione della seduta formulata dal relatore di minoranza.
MICHELE VENTURA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, ritengo anch'io opportuno sospendere brevemente i lavori in modo da consentire al ministro, una volta giunto in aula, di replicare.
MARCO AIRAGHI. Ma il rispetto del Parlamento, dov'è andato a finire?
RICCARDO PEDRIZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO PEDRIZZI. La ringrazio, signor Presidente. Intendo far osservare all'Assemblea che già ieri eravamo stati costretti a rilevare l'assenza del Governo nelle sue massime espressioni, in particolare del ministro dell'economia e delle finanze o, quantomeno, di uno dei viceministri.
Eravamo abituati con il Governo Berlusconi di centrodestra ad avere in aula sempre, o quasi sempre, il ministro o, in ogni altro caso, uno dei viceministri, il senatore Vegas o il viceministro Baldassarri. Anche questa mattina dobbiamo lamentare l'assenza del Governo e del ministro dell'economia e delle finanze. Va bene che Padoa Schioppa ha ceduto larga parte delle competenze al ministro Visco, tanto da concedergli di parlare per suo conto in occasione della festa della Guardia di finanza, ma non si era mai visto che un ministro dell'economia consentisse ad un viceministro con delega di intervenire per suo conto sul ruolo della Guardia di finanza e sulla politica fiscale e tributaria di questo paese!
Anche stamattina ci viene chiesto di aspettare i comodi del ministro e di sospendere la seduta. Questo non è possibile: dobbiamo andare avanti con i lavori parlamentari, visto che ci avviciniamo alla pausa estiva. Ancora una volta l'attuale Governo sta dimostrando in quale considerazione tenga il Parlamento e quest'Assemblea in particolare.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pedrizzi.Pag. 4
Mi associo alle valutazioni critiche nei confronti del comportamento del Governo. Tuttavia, tenuto conto anche dell'avviso del relatore per la maggioranza, sospendo brevemente la seduta, fermo restando che, quando la riprenderemo, se il rappresentante del Governo competente per materia non fosse giunto in aula, procederemmo comunque nei nostri lavori.
Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle 10.
La seduta, sospesa alle 9,50 è ripresa alle 10.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il ministro dell'economia e delle finanze.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Buongiorno, onorevoli deputati.
Ho compreso che la seduta è stata sospesa in attesa del mio arrivo; mi scuso, pertanto, per il contrattempo. L'orario che mi era stato indicato, era fissato per le dieci; credevo, dunque, di essere in anticipo di cinque minuti, mentre, giungendo, ho scoperto invece di essere in ritardo! Mi sembra di capire che il motivo risieda nella circostanza che alcuni deputati iscritti a parlare hanno, poi, rinunciato al loro intervento sicché si sono accorciati i tempi.
La discussione sul Documento di programmazione economico-finanziaria è stata preceduta da due lunghe mie audizioni dinanzi alle Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato; si è tenuta, quindi, nei giorni trascorsi - l'ho seguita attentamente in tutte le sue fasi - ed adesso si sta concludendo. Vorrei, pertanto, svolgere qualche considerazione in ordine ai punti principali emersi, e, particolarmente, sulle critiche mosse all'impostazione del Documento di programmazione economico-finanziaria da parte di esponenti dell'opposizione.
Anzitutto, mi soffermerò sugli obiettivi del Documento; infatti, nella procedura di bilancio, il Documento di programmazione economico-finanziaria assolve una funzione tecnica precisa: impegnare il Governo, consentendo al Parlamento di fissarle, sulle cifre chiave sulle quali sarà costruita la legge finanziaria che si presenta nel mese di settembre.
Quindi, ridotto al minimo, il Documento di programmazione economico-finanziaria deve recare l'indicazione dei saldi; tale è la sua funzione tecnica fondamentale.
Nel dibattito svoltosi in queste settimane, ho sentito voci, anche in sede parlamentare, secondo le quali il Documento di programmazione economico-finanziaria avrebbe perso la sua funzione e sarebbe addirittura auspicabile abolirlo; tale opinione è stata espressa, forse a titolo personale, da esponenti di diverse parti politiche. Vorrei ribadire che, fissare già nel mese di luglio i saldi di bilancio a partire dai quali si costruisce la legge finanziaria, è un elemento indispensabile di qualsiasi procedura di bilancio ordinata. Ricordo quando questa fase della procedura di bilancio non esisteva: quelli furono i tempi in cui la finanza pubblica italiana andò completamente fuori controllo.
È importante che la fissazione dei saldi impegni sia il Governo sia il Parlamento, ed è, altresì, importante che avvenga molte settimane prima della presentazione della legge finanziaria, in quanto il lavoro di preparazione di quest'ultima è possibile solo se si conosce il vincolo dei saldi ai quali questa deve attenersi.
Dunque, un elemento essenziale che emerge da questa discussione, e anche dal confronto tra le diverse risoluzioni presentate a conclusione della stessa, è, a mio avviso, il fatto che, sui saldi (sulle cifre) non si registri alcun disaccordo di fondo. Non ho trovato, per esempio, nella risoluzione presentata dall'opposizione, una proposta alternativa per quanto riguarda le cifre del bilancio nel 2007. Ciò è importantissimo dal punto di vista dei saldi. Se il disegno di legge finanziaria per il 2007 sarà coerente con le cifre presenti nel DPEF, tale elemento sarà condiviso da tutto lo schieramento parlamentare.
Sono state sollevate critiche sulle parti del Documento riguardanti l'inquadramento della politica economica, la definizionePag. 5degli obiettivi, l'indicazione degli orientamenti attraverso i quali si determineranno i saldi di bilancio. Vorrei rispondere ad alcune di queste critiche.
Una prima critica riguarda l'impianto del Documento, che sarebbe troppo orientato al risanamento dei conti e troppo poco orientato alla crescita. Su ciò, vorrei sviluppare brevemente qualche osservazione.
Innanzitutto, l'intero Documento, a mio avviso, contrariamente alla critica sollevata, è incentrato sul tema della crescita economica. La crescita economica è considerata l'obiettivo primario della politica economica dei prossimi anni. Sia l'analisi degli andamenti degli anni passati sia quella programmatica per gli anni futuri pone la crescita al vertice degli obiettivi.
D'altra parte, il DPEF è un documento che deve orientare la politica di bilancio, e la politica di bilancio oggi non può ignorare il fatto che esiste uno squilibrio grave da correggere. Tale squilibrio è addirittura una delle cause per le quali la crescita è insufficiente: è un impedimento alla crescita. Il Documento riconosce, altresì, che, se negli anni passati la crescita fosse stata più forte, la condizione della finanza pubblica sarebbe stata migliore.
Il fatto fondamentale è che il saldo dei conti pubblici dipende dall'andamento della crescita, perché quando la crescita accelera, le entrate accelerano rispetto alle spese; quando la crescita cala, le entrate si riducono più rapidamente delle spese. In altre parole, le entrate sono proporzionali al reddito e, quindi, alla crescita del reddito, la spesa tende ad essere rigida.
Proprio per questo l'esame del bilancio svolto sia da noi, in sede nazionale, sia dagli organismi internazionali, oggi, riguarda la condizione strutturale del rilancio, ossia, come si dice dal punto di vista della tecnica di analisi economica, è aggiustato per la componente ciclica. Lo squilibrio di bilancio che dobbiamo correggere è quello strutturale, ossia quello squilibrio che esiste a prescindere dall'andamento ciclico e dal variare della crescita.
Quindi, il fatto che il DPEF dia indicazioni precise sui saldi di bilancio e sulle politiche di bilancio non è in contrasto con l'obiettivo primario della crescita; è semplicemente il compito che questo Documento deve svolgere.
Una seconda critica riguarda il motivo fondamentale per cui la crescita è deludente in Italia da molti anni. La risoluzione presentata dall'opposizione impegna il Governo a delineare una politica che incida effettivamente sull'andamento della produttività.
Credo che il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011 assolva pienamente a tale funzione, poiché indica due elementi fondamentali di una politica orientata ad accrescere la produttività. Il primo è lo sviluppo delle infrastrutture, mentre il secondo è l'accrescimento della concorrenza, in particolare nei settori non esposti a quella internazionale. Sono questi i due tipi di azioni che il Governo può intraprendere per stimolare una maggiore crescita della produttività dei fattori.
Vorrei osservare che, naturalmente, la produttività è un fenomeno che attiene alle imprese, non alla gestione dei conti pubblici. Per quanto riguarda questi ultimi, vorrei rilevare che si può ottenere un incremento della produttività attraverso misure di razionalizzazione della spesa pubblica che consentano alla funzione di servizio a favore della collettività che essa assolve di divenire più produttiva.
Se, ad esempio, livelli invariati di assistenza sanitaria possono essere assicurati attraverso una spesa minore, poiché si eliminano sprechi o ridondanze, si rende più produttiva la stessa spesa sanitaria. Inoltre, se l'esercizio di altre funzioni pubbliche - e vorrei ricordare che una parte consistente del Documento di programmazione economico-finanziaria prevede la razionalizzazione nell'organizzazione delle attività svolte dallo Stato - viene garantito con un costo minore, poiché si rende maggiormente efficientePag. 6l'organizzazione degli uffici e l'utilizzo del personale, si accresce anche in questo caso la produttività del settore pubblico.
Mi sembra un punto fondamentale il fatto che il DPEF individui l'aumento della produttività quale elemento centrale per restituire dinamismo alla crescita economica. Vorrei altresì evidenziare altri due aspetti, sempre ispirandomi alle indicazioni contenute nella risoluzione presentata dai gruppi di opposizione. Il primo riguarda la necessità di continuare una politica di forte sviluppo delle opere pubbliche, mentre l'altro concerne il federalismo fiscale.
Vorrei innanzitutto sottolineare che il Documento di programmazione economico-finanziaria è esplicito in materia di realizzazione di nuove infrastrutture nel paese; peraltro, esso segue il decreto-legge che ha disposto un ampio rifinanziamento per consentire la prosecuzione delle opere avviate dalle Ferrovie dello Stato e dall'ANAS. Ricordo infatti che, in assenza di tale rifinanziamento, i cantieri in questi due importantissimi settori avrebbero dovuto essere chiusi.
Nel Documento in esame, inoltre, è contenuta un'ampia indicazione in tal senso, che dovrà essere attuata attraverso un inventario critico dell'intero panorama delle opere infrastrutturali attualmente programmate. Ciò costituisce la premessa per operare una selezione delle priorità. Le opere infrastrutturali devono essere continuate, tuttavia è necessario che vi sia coerenza tra le risorse finanziarie disponibili e la lista delle opere in corso. Il costo di una «prima pietra», naturalmente, è relativamente modesto rispetto a quello di tutte le altre che devono seguire per completare l'opera. Pertanto, rivedere criticamente ciò che è stato programmato, al fine di stabilire alcune priorità per rendere l'attività in materia di infrastrutture coerente con le risorse disponibili, è il primo passo che questo Governo deve necessariamente compiere. Ciò dovrà essere realizzato sia attraverso le indicazioni recate dal Documento di programmazione economico-finanziaria al nostro esame, sia attraverso la prima manovra correttiva dei conti pubblici che ha preceduto di una settimana la presentazione del Documento stesso.
L'altro punto che intendo affrontare è il federalismo fiscale. Anche in tal caso, infatti, il DPEF 2007-2011 fornisce indicazioni precise in ordine ai due aspetti importanti che coinvolgono il rapporto tra la finanza centrale e quella dei governi locali. I due campi in questione sono il settore sanitario e, più in generale, i conti degli enti territoriali (comuni, province e regioni).
Nel Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2007-2011, infatti, è indicata l'esigenza di rivedere l'impostazione sia per quanto riguarda la spesa sanitaria, sia per quanto concerne i bilanci degli enti locali. In tale Documento, inoltre, è contenuta l'indicazione delle linee fondamentali che seguirà la riforma del federalismo fiscale cui si sta lavorando.
Il concetto di fondo è quello di avere un miglior bilanciamento fra l'autonomia di spesa dei governi locali e la loro responsabilità fiscale, realizzando l'autonomia di spesa passando da un sistema nel quale il centro controlla la spesa ad un sistema nel quale i bilanci degli enti locali hanno un vincolo per quanto riguarda il loro saldo, ma non hanno vincoli diretti di spesa. Il metodo per realizzare concretamente la responsabilità fiscale dei governi locali è quello di dare loro la possibilità di manovrare e di avere sufficienti leve di entrata, affinché vi sia un riequilibrio di responsabilità.
Vorrei terminare qui, per non prolungare questa mia replica. Il punto di fondo a mio giudizio resta il primo sul quale mi sono soffermato, cioè la funzione che ha la chiusura di questo dibattito, ossia quella di fornire un'ancora precisa, numerica, alla preparazione della legge finanziaria, e, devo dire con mia sorpresa, tale funzione viene assolta, nel senso che non ci sono controproposte. Vi è un riconoscimento, implicito od esplicito, da parte di tutte le risoluzioni delle cifre che il Governo ha proposto. Vi sono invece opinioni diverse,Pag. 7a mio giudizio più nell'apparenza che nella sostanza, sul dosaggio delle considerazioni, che portano a produrre quelle cifre attraverso la legge finanziaria. Spero di avere fornito chiarimenti sufficienti alle principali osservazioni che sono state mosse dall'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).