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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative per il rispetto delle direttive comunitarie in materia di caccia - n. 2-00069)
PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00069 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, l'interpellanza urgente in esame, ancora una volta (dico ancora una volta perché nella precedente legislatura avevo presentato un'interpellanza avente lo stesso oggetto) concerne la legge della regione Veneto, la n. 13 del 12 agosto 2005, che ha consentito la caccia a sette specie di uccelli protetti dalla direttiva comunitaria 79 /409/CE e dalla legge n. 157 del 1992. La caccia è consentita per un arco di cinque anni, ovvero dal 2005 al 2010, in tutte le forme quali l'appostamento temporaneo, quello fisso e quello vagante. Le sette specie di uccelli sono il fringuello, la peppola, il passero, la passera mattugia, la tortora dal collare, lo storno e il cormorano. Ciò significa che sono a rischio ben 159 milioni di uccelli, per cinque giorni alla settimana, senza che sia stato previsto dalla legge alcun controllo aggiuntivo.
Pongo in rilievo, inoltre, che la Commissione europea, dopo aver preso in esame numerosi e documentati esposti presentati dalla Lega per l'abolizione della caccia del Veneto, ha constatato che la regione Veneto ha concesso la caccia a queste specie di uccelli protetti in palese violazione della direttiva citata. Il 12 ottobre del 2005 la Commissione europea aveva trasmesso, contro la legge regionale del Veneto, la prima comunicazione, la cosiddetta messa in mora. Il 10 aprile 2006 il Commissario all'ambiente, Dimas, su decisione della Commissione europea, aveva scritto per la seconda volta al Governo italiano un cosiddetto parere motivato, in riferimento al reclamo per la violazione della «direttiva uccelli» da parte della regione Veneto.
Ora, poiché la Commissione europea ha comunicato il 29 giugno 2006, attraverso una nota, il deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea, ci troviamo nella situazione in cui, ancora una volta, il nostro paese rischia di essere condannato al pagamento di una multa milionaria con grave danno, oltre che per la fauna selvatica, anche per le casse dello Stato e, indirettamente, per le tasche dei contribuenti.Pag. 95
La Lega per l'abolizione della caccia del Veneto ed io stessa, sia nelle mie interpellanze sia nei momenti di confronto, anche informali, con i rappresentanti del Governo, abbiamo chiesto che il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri competenti annullino, così come previsto dalla legge, quella normativa regionale veneta, approvata in palese violazione della direttiva europea.
In conclusione, con la mia interpellanza urgente si chiede al Governo come intenda intervenire al riguardo. Ricordo, inoltre, che, al di fuori della ritualità e dell'ufficialità degli atti di sindacato ispettivo, su questa problematica vi è anche un impegno assunto dall'Unione con una precisa previsione programmatica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali, Pietro Colonnella, ha facoltà di rispondere.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Onorevole Presidente, onorevoli interpellanti, il Governo intende assumere positivamente lo spirito segnalato dall'interpellanza in oggetto. Riteniamo che si tratti di una questione di particolare rilevanza.
Il Governo ha intenzione di esaminare in uno dei prossimi Consigli dei ministri un decreto-legge con il quale saranno individuate una serie di misure urgenti per l'esercizio dell'attività venatoria e, nello specifico, il divieto di esercitare tale attività in deroga all'articolo 9, lettera c), della richiamata direttiva 79/409.
Nel decreto-legge vi sarà anche una disposizione che prevede la predisposizione di un decreto del ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, d'intesa con la Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, al fine di individuare le specifiche tipologie ambientali di riferimento, sulla base dei criteri ornitologici indicati nella direttiva sopra indicata. Con lo stesso decreto, saranno determinati i requisiti minimi relativi alle misure di conservazione e le modalità di esercizio del potere di deroga, ai sensi dell'articolo 9, lettere a) e b), della direttiva suddetta.
Sarà, inoltre, prevista la modifica dell'articolo 19-bis della legge 11 febbraio 1992, n. 157, prevedendo che le deroghe costituiscono un provvedimento assolutamente eccezionale, specificatamente motivato, disposto solo in assenza di altre soluzioni e, comunque, in base all'analisi puntuale dei presupposti e delle condizioni di fatto stabiliti rigorosamente dall'articolo 9 della direttiva 79/409.
PRESIDENTE. La deputata Zanella ha facoltà di replicare.
LUANA ZANELLA. Ringrazio il rappresentante del Governo, la cui risposta mi trova speranzosa sul fatto che esso applichi in maniera precisa e puntuale quanto esposto nella risposta appena data.
Ci tengo a sottolineare che il nostro Istituto nazionale per la fauna selvatica aveva già formulato rilievi importanti rispetto alla illegittimità della legge regionale veneta sulla caccia. Ci troviamo di fronte, infatti, ad una situazione per cui una legge regionale degrada ad illecito amministrativo una condotta che in altre parti del territorio nazionale continua ad essere penalmente repressa.
Mi riferisco ad una sentenza che ha visto condannare un cacciatore della provincia di Verona ad una sanzione di 800 euro e al pagamento delle spese processuali per avere abbattuto otto fringuelli. Naturalmente, la legge sulle deroghe nel Veneto non trova neppure tranquilla la giurisprudenza dal punto di vista dell'applicazione della legge, vista la presenza di contenziosi.
La necessità di fare chiarezza e di ripristinare anche il rispetto della normativa nazionale ed europea risponde anche alle esigenze dei cacciatori, di quelli che tante volte non hanno visto, nella tendenza ad esasperare la possibilità di cacciare, una risposta neppure ai loro specifici interessi.
Mi auguro, dunque, che il Governo si attivi quanto prima, perché la stagionePag. 96della caccia è alle porte (si tratta veramente di una manciata di settimane). Non possiamo consentire che la fauna selvatica sia sottoposta ad un'aggressione e che l'Italia sia addirittura condannata.
Attraverso il cosiddetto decreto Bersani, in discussione presso le competenti Commissioni, abbiamo rilevato che uno dei motivi per i quali vi è stata la necessità di scegliere lo strumento della decretazione d'urgenza è che lo Stato italiano potrebbe pagare milioni e milioni di euro per le infrazioni, una delle quali è quella che noi Verdi abbiamo cercato di trattare e di porre all'attenzione attraverso la nostra interpellanza.