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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro della giustizia, il ministro dei trasporti, il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il ministro dell'interno.
(Misure di sostegno finanziario a favore degli enti locali per il reinserimento sociale dei detenuti - n. 3-00182)
PRESIDENTE. Il deputato De Corato ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00182 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario, per un minuto.
RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, ministro, il provvedimento sull'indulto, oltre ad altri problemi assurti, in queste ore, alle cronache dei quotidiani, sta comportando costi sociali di un certoPag. 198rilievo per quanto concerne gli interventi a favore dei detenuti che in questi giorni lasciano i penitenziari del nostro paese. Infatti, in questo provvedimento non è previsto alcuno stanziamento nei confronti degli enti - mi riferisco ai comuni, ma anche alle associazione del volontariato - che si trovano a dover far fronte alla situazione. Ecco il motivo per cui abbiamo chiesto, con l'interrogazione in esame, un chiarimento da parte del ministro.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, voglio dire in premessa agli interroganti che il mio ministero in realtà è chiamato a svolgere un'attività di collaborazione con le autorità deputate a garantire che il reingresso nella libertà di una cospicua parte di popolazione detenuta avvenga nel modo consono alle finalità del reinserimento sociale cui la stessa pena detentiva è orientata, con le sue chiare ricadute anche in termini di sicurezza e di garanzie di sicurezza per i cittadini.
A tale scopo, in data 1o agosto, si è tenuta presso le prefetture di Roma, Napoli, Torino, Palermo e Milano - parlo delle città dove era più cospicua la presenza dei detenuti - una riunione presieduta da ciascuno dei miei sottosegretari alla giustizia alla presenza dei provveditori interessati. A tali riunioni ne hanno fatto seguito altre presso i provveditorati di altre province italiane.
Segnalo anche che, con circolare del 31 luglio ultimo scorso, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha sensibilizzato le articolazioni periferiche a coinvolgere gli enti presenti sul territorio: autorità giudiziarie, questure, comandi dei carabinieri, comuni, province, strutture sanitarie, SERT, dipartimenti, Croce rossa e tutte le associazioni di volontariato sia laiche sia cattoliche.
Mi preme sottolineare che, soprattutto in alcune aree, il flusso di immediate scarcerazioni conseguente all'applicazione della legge sull'indulto ha incontrato la piena disponibilità e l'immediata attivazione degli enti locali. Già nella giornata di lunedì ho concordato le prime linee di azione con il presidente dell'ANCI, Leonardo Dominaci, e con i sindaci delle città maggiormente interessate per verificare le esigenze e le disponibilità di queste amministrazioni. Segnalo inoltre che all'interno di gran parte degli istituti penitenziari sono già attivi da lunedì operatori e volontari che svolgono la prima opera di indirizzo, di informazione e di assistenza.
Ovunque, poi, sono stati istituiti o potenziati servizi di accoglienza e di orientamento ritenuti in dismissione; è stata potenziata per i periodi di domicilio la rete di ospitalità già esistente nei rispettivi bacini territoriali. Si stanno inoltre studiando misure per il reinserimento sociale degli ex detenuti e l'attivazione di corsi di formazione professionale nonché la promozione di borse per l'inserimento lavorativo.
Quanto alle preoccupazioni espresse dagli interroganti, devo rilevare che il reinserimento sociale degli ex detenuti rientra nella sfera di interessi degli enti locali. A questo proposito, il Ministero dell'interno, da me interpellato, ha specificato che, come per gran parte delle funzioni svolte dai comuni, il livello di intervento non è in alcun modo prefissato dalla legge ma, piuttosto, è legato alla valutazione politica ed all'entità degli stanziamenti che nel bilancio l'ente intende e può prevedere.
Voglio, in conclusione, rassicurare sul fatto che si sta valutando la possibilità di promuovere un bando straordinario, a valere sui fondi della cassa delle ammende, da espletarsi con procedure di urgenza.
PRESIDENTE. Il deputato De Corato ha facoltà di replicare, per due minuti.
RICCARDO DE CORATO. Signor Presidente, signor ministro, mi dichiaro totalmente insoddisfatto della risposta del ministro perché mancano le garanzie di sicurezza. Basta leggere i quotidiani diPag. 199stamattina per capire cosa sta accadendo a seguito della scarcerazione dei detenuti a Udine, a Milano e in altri centri dove le situazioni determinatesi stanno comportando il rientro immediato in carcere di costoro a causa di gravi fatti di sangue, talora anche di notevole rilievo sociale.
A parte ciò, voglio far rilevare che il sottosegretario Melchiorre è venuta a Milano promettendo uno stanziamento di 30 milioni di euro basato su un marchingegno infernale: il Governo emanerà i bandi, i comuni dovranno presentare i relativi progetti e, quindi, il Governo sceglierà. Ciò significa che solo tra un mese affronteremo la questione. Pertanto, da oggi fino a quando la questione verrà affrontata, i comuni si faranno carico di questi ex detenuti; dovranno pertanto distogliere risorse dai propri bilanci - che si compongono di voci a favore di anziani e disabili ovvero di fondi destinati ai servizi sociali (si tratta perciò di un fondamentale settore dell'amministrazione pubblica rivolto alle categorie deboli) - per destinarle agli ex detenuti fino quando il Governo, tra un mese o due, deciderà quali progetti finanziare.
Ritengo che tale meccanismo infernale punisca notevolmente e nuovamente gli enti locali, lasciando, per così dire, il cerino in mano ai comuni di fronte alla situazione drammatica di queste ore. Una situazione che vede migliaia di carcerati uscire dai penitenziari ed i comuni dover far fronte in condizioni di bilancio difficili. Il ministro sa bene che i tagli operati sugli enti locali sono stati rilevanti ed hanno gravato soprattutto sui settori dei servizi sociali (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
(Condizioni di vita dei detenuti all'interno del carcere di Rebibbia e delle altre carceri italiane - n. 3-00183)
PRESIDENTE. L'onorevole Mura ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00183 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
SILVANA MURA. Signor Presidente, onorevole ministro della giustizia, alla luce delle mie recenti visite al carcere femminile di Rebibbia e considerate le inumane condizioni di vita delle detenute, chiedo quali provvedimenti si intendano assumere a livello strutturale per risolvere questa situazione, tanto più dopo l'approvazione del provvedimento di indulto che ridurrà di circa 20 mila unità la popolazione carceraria e darà quindi modo al ministero di provvedere almeno ai lavori più urgenti di edilizia carceraria.
In particolare, però, intendo chiedere al ministro - l'avevo fatto anche in un intervento durante la discussione del provvedimento dell'indulto - quale piano organico intenda adottare affinché non si ripeta più che quasi sessanta bambini siano detenuti con le loro madri, bambini del tutto innocenti, da zero a tre anni...
PRESIDENTE. Grazie. È esaurito il tempo a sua disposizione, ma la formulazione dei quesiti era chiarissima: potrà poi intervenire nuovamente in sede di replica.
Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, per quanto riguarda la parte della sua interrogazione che si riferisce alle questioni cui ha già fatto cenno, sia nell'illustrazione sia nella replica, l'onorevole De Corato, voglio soltanto utilizzare questa occasione per chiarire, urbi et orbi, che la diminuzione degli stanziamenti per gli enti locali è venuta da parte del Governo precedente, non certamente da parte del Governo di cui io faccio parte. Faccio tale premessa per chiarezza.
In ordine a quanto affermato dall'onorevole Mura, riferendosi alle problematiche riguardanti l'istituto penitenziario di Roma Rebibbia, sezione femminile, il direttore del carcere immediatamente da me interpellato ha comunicato quanto riferisco in quest'aula.
Non risulta sia stata rilevata la presenza di parassiti. Le detenute possono accedere alle docce per l'intera giornata, non risultano affette da AIDS conclamato nei reparti comuni; si è verificato in primaveraPag. 200scorsa solo un caso di varicella che è stato adeguatamente monitorato. Non corrisponde al vero il fatto che vi sia acqua nei filtri delle celle. Il carico elettrico poi, determinato dall'eventuale uso di ventilatori nelle celle, non potrebbe essere tollerato dall'impianto generale.
A questo proposito, il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha ritenuto opportuno evidenziare che l'eventuale installazione di ventilatori nelle camere detentive potrebbe confliggere con le esigenze di sicurezza.
Con riferimento, inoltre, al problema del sovraffollamento dell'istituto (voglio anche dire all'onorevole Mura che, proprio oggi, sono uscite quattro mamme con bambini ed è l'effetto del provvedimento di indulto, in questo caso, spero in positivo), evidenzio che, a fronte di una capienza tollerabile di 461 detenute, risultano allo stato presenti 403 recluse.
Per quanto attiene allo specifico quesito posto dall'interrogante, rappresento che, di recente, è pervenuta al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria una nota a firma del provveditorato generale del Lazio relativa a presunte e gravi disfunzioni concernenti la situazione detentiva di una detenuta e più in generale per quanto riguarda le condizioni igienico-sanitarie denunciate nell'articolo pubblicato sul settimanale l'Espresso.
Poiché il provveditore ha immediatamente disposto la verifica della veridicità di quanto prospettato nel suddetto articolo, mi riservo di avviare ulteriori procedure atte ad accertare, attraverso varie iniziative, quali siano, con i sopralluoghi, gli effetti di questo accertamento.
Quanto all'auspicio dell'onorevole Mura, circa la pronta adozione di adeguate misure per migliorare le condizioni di vita all'interno delle carceri italiane, in questa sede non posso che ribadire gli impegni assunti al riguardo in occasione dell'istruzione che ho avviato quando ho parlato relativamente alle linee programmatiche del mio dicastero nelle Commissioni delle Camere. Mi riferisco, in particolare, all'impegno di reperire mezzi e risorse materiali e professionali per far fronte alle esigenze dei detenuti, nonché per potenziare le offerte trattamentali e misure alternative alla detenzione.
Infine, quanto all'effettività dei diritti delle persone detenute, mi impegno a dare piena attuazione al regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario, investendo nella ristrutturazione degli istituti penitenziari le risorse economiche necessarie.
PRESIDENTE. La deputata Mura ha facoltà di replicare.
SILVANA MURA. Signor Presidente, è chiaro che non posso dichiararmi soddisfatta della risposta.
Vorrei precisare quanto ho inteso segnalare in sede di illustrazione dell'interrogazione: esiste una legge che prevede misure alternative per la detenzione delle madri detenute, ma di fatto risulta disattesa. Questo volevo farle presente! Non chiedevo come liberare queste madri con i bambini!
Vi sono bambini da zero a tre anni che sono reclusi insieme alle proprie madri. Ho visitato le carceri e le parole che pronunciano questi bambini non fanno sicuramente onore ad un paese civile: oltre a dire «mamma» e «pappa», questi bambini dicono «aria», «guardia». Vi è già una legge a tale riguardo; occorrerebbe solo l'applicazione della medesima per adottare misure diverse.
Spero che lei affronti la questione al più presto per risolvere questo problema.
Sono certa che sicuramente con l'edilizia carceraria si potranno trovare delle grandi soluzioni per fronteggiare le condizioni disumane, la mancanza di dignità di questi detenuti, ma credo che un indulto fatto in questo modo, non previsto insieme ad un piano organico di ristrutturazione delle carceri, serva poco. Non vorremmo che fra tre mesi ci ritrovassimo ad affrontare lo stesso problema. Lo riscontriamo anche nella cronaca di queste ore.
(Interventi per il rilancio delle comunicazioni nella regione Abruzzo - n. 3-00184)
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00184 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor ministro, l'8 luglio di quest'anno lei si è recato a Collarmele in provincia dell'Aquila dove ha pubblicamente affermato che da quel giorno sarebbe iniziata una nuova fase di confronto con la regione Abruzzo per rilanciare i collegamenti del territorio, ripartendo proprio dagli accordi di programma regionali.
Ha espresso la volontà di affrontare i problemi legati alle infrastrutture, i collegamenti lungo la linea Pescara-Roma, i disagi dei pendolari abruzzesi e la necessità di aprire un dialogo forte con la regione Abruzzo.
Intende, inoltre, aprire un dialogo più incisivo con Trenitalia, in particolare, e con gli enti locali per migliorare la qualità e, quindi, accorciare i tempi di percorrenza, considerati i numerosi disagi su questa tratta.
Mi chiedo se non ritenga di riattivare rapidamente un programma operativo al fine di individuare gli strumenti necessari per il rilancio delle comunicazioni nella regione Abruzzo, in particolare, per la tratta ferroviaria Roma-Pescara.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, confermo che l'incontro tenutosi a Collarmele con il presidente della regione, Del Turco, con l'assessore ai trasporti e con il sindaco è servito a confermare, da parte dell'amministrazione dei trasporti, la volontà di collegarsi con la regione Abruzzo, come con tutte le altre regioni italiane, per il rilancio di una politica dei trasporti che dovrà trovare pratica attuazione con il piano generale della mobilità.
In quell'occasione, ho confermato al presidente Del Turco che avremmo programmato in tempi brevi, nei primi giorni di settembre, un incontro con una delegazione regionale del ministero per fare un'istruttoria in ordine ai problemi che sono sul tavolo.
Per quanto riguarda, in particolare, uno dei temi più importanti, quello della ferrovia Roma-Pescara, posso dirle che, nell'ambito della ripresa degli accordi, terremo conto di quelle operazioni che su, quella tratta, sono già state avviate e che qui le riferirò.
Entro il prossimo mese di ottobre, sarà attivato un nuovo tratto indipendente di accesso nella stazione d'arrivo Roma-Napoli che consentirà di eliminare le interferenze con i treni della tratta Roma-Pescara che attualmente esistono nella tratta Prenestina-Salone; il che favorirà i treni provenienti dalla tratta Pescara.
Sempre sulla medesima tratta, parlo della Roma-Pescara, entro aprile 2007 sarà attivato il tratto di raddoppio di Salone e di Lunghezza, mentre con la recente approvazione di un progetto definitivo, potrà essere avviato il raddoppio anche della tratta Lunghezza-Guidonia.
Sull'intera tratta Roma-Pescara, è stato elaborato uno studio complessivo per la velocizzazione della corsa, per ridurre di circa un'ora il tempo di percorrenza mediante la realizzazione di numerose varianti di tracciato.
L'importo complessivo stimato per questa opera è di 1,18 milioni di euro e per il momento registriamo la sola disponibilità dei finanziamenti necessari all'elaborazione del progetto preliminare.
Infine, è previsto un ulteriore investimento per il potenziamento della tratta da Guidonia a Pescara per il quale sono state avviate e finanziate le fasi progettuali.
In un quadro più ampio, è prevista la velocizzazione della linea con variante di tracciato sulla Pescara-Chieti, Chieti-Sulmona e Sulmona-Roma.
Per tutte queste opere, era stato istituito a suo tempo un tavolo tecnico con la partecipazione del Ministero dei trasporti, della regione Abruzzo, di Trenitalia chePag. 202era stato momentaneamente sospeso nell'ambito di quell'attività di riavvio dei rapporti, cui facevo cenno in apertura. Riavvieremo quindi anche l'attività di questo tavolo.
PRESIDENTE. L'onorevole Catone ha facoltà di replicare.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, signor ministro, non sono particolarmente soddisfatto in quanto lei ha risposto solamente ad una parte di ciò che le è stato chiesto.
In tutti questi anni, tanti esponenti politici hanno svolto la propria campagna elettorale riferendosi alla tratta Roma-Pescara, e fondamentalmente hanno da sempre assicurato che si sarebbe operato anche sulle carrozze e sulla qualità di vita dei trasporti.
È proprio di questi giorni un episodio increscioso: sono stati minacciati addirittura i dipendenti delle ferrovie dello Stato, perché non funzionava l'aria condizionata, perché i servizi igienici non erano proprio al meglio.
Quindi, i dipendenti delle Ferrovie lavorano in condizioni di grande difficoltà.
Detto ciò, anche se apprezziamo il raddoppio delle tratte e le iniziative che si vogliono intraprendere, e di questo la ringraziamo, riteniamo tuttavia che si potrebbero cambiare le carrozze mettendone di nuove, per far sì che i pendolari interessati sappiano di poter partire e soprattutto di arrivare, visto che le carrozze si sono fermate - ovviamente con le locomotive - diverse volte. È possibile, una volta tanto, non fare solo propaganda elettorale, ma adoperarsi, affinché si faccia qualcosa per i pendolari e per i dipendenti delle Ferrovie?
(Cancellazione di voli della compagnia aerea Air One - n. 3-00185)
PRESIDENTE. Il deputato D'Agrò ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00185 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata - sezione 4).
LUIGI D'AGRÒ. Signor ministro, Air One è la più grande compagnia privata di trasporto aereo italiano. Quello che è successo nel fine settimana scorso e nei primi giorni di questa è ben noto. Sono stati inflitti disagi durissimi ai cittadini passeggeri del nostro paese e agli stranieri, con grave danno, credo, anche per l'immagine turistica dell'Italia. Sappiamo perfettamente che sono state comminate, proprio in queste ore, da parte dell'ENAC alcune sanzioni, anche abbastanza sostanziali, nei confronti della compagnia. Vorremmo però capire cosa si intende fare, visto che l'ENAC aveva convocato alcune settimane fa i dirigenti di tutte le compagnie aeree, affinché...
PRESIDENTE. Deputato D'Agrò, la invito a concludere.
LUIGI D'AGRÒ. ...non accadesse anche quest'estate quello che annualmente durante le ferie capita negli aeroporti italiani, che invece si è verificato anche in questa occasione.
Vorremmo quindi capire cosa intende fare il Governo per superare questa situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Per quanto riguarda la parte sanzionatoria, l'ENAC ha raccolto proprio stamani l'invito pressante, che avevamo rivolto nei giorni scorsi, a comminare sanzioni significative. Si tratta di 150 mila euro, nel caso che avvenga una conciliazione entro 60 giorni, altrimenti sarebbero 450 mila euro. Non sono cifre straordinarie, se si pensa all'oggetto di cui stiamo parlando, ma neanche di poco conto, tali da risultare trascurabili.
Il problema più sostanziale è che, in riferimento a quello che è successo in questi giorni per Air One, ma che è successo anche in altre occasioni, il tipo di controllo che l'ENAC può esercitare non è così ficcante, come la gravità delle situazioniPag. 203che si determinano richiederebbe. Questo è il motivo per cui ho indirizzato, proprio nei giorni scorsi, dopo aver parlato sia con il presidente Riggio sia con il presidente della compagnia Air One, una specifica direttiva, con la quale l'ENAC viene invitato ad effettuare ulteriori e più specifici controlli. I controlli finora attuati dall'ENAC, anche se di gran lunga migliori di quanto non fosse fino a pochissimi anni fa, sono controlli sostanzialmente di carattere amministrativo, riguardano cioè la regolarità della documentazione di bordo, e via dicendo.
Ciò che interessa e che può esser utile per risolvere problemi, come quelli che si sono determinati, è poter incidere sulla funzionalità del servizio che viene reso. Ciò significa una serie di adempimenti, ai quali abbiamo invitato l'ENAC, che risiedono sostanzialmente in ciò che segue: un monitoraggio, presso tutti gli scali, dei servizi resi all'utenza dal vettore - in realtà, lo abbiamo fatto per tutti i vettori nazionali - sotto il profilo sia della sicurezza, sia della qualità del servizio reso; una verifica sulla capacità del traffico dei singoli aeroporti, con riferimento sia al numero dei voli, sia al numero dei passeggeri in arrivo e in partenza.
Infine, l'ENAC ha avviato in alcuni aeroporti procedure di contestazione proprio nei confronti di Air One, con riferimento al rispetto del Regolamento UE 2004/261/CE, che istituisce regole in materia di compensazioni e assistenza passeggeri, in materia di cancellazione dei voli e in materia di mancato imbarco e ritardo prolungato.
Se posso aggiungere un'ultima considerazione, abbiamo convenuto con il presidente dell'ENAC di procedere ad una sostanziale riforma dei compiti e della missione dell'ENAC, dotandolo di strumenti sia di carattere normativo, sia di carattere umano - mancano risorse umane fortemente specialistiche, come richiede il tipo di controlli che l'ENAC effettua -, sia di carattere finanziario. Ciò al fine di far incidere questi controlli sulla regolarità del servizio.
PRESIDENTE. Il deputato D'Agrò ha facoltà di replicare.
LUIGI D'AGRÒ. Signor ministro, lei ha fatto riferimento a quali ulteriori poteri o, comunque, a quali sollecitazioni ulteriori vengono fornite all'ENAC per cercare di porre fine ad uno dei problemi a cui purtroppo annualmente vengono sottoposti i cittadini negli aeroporti italiani. Mi pare però che sia una cosa estremamente limitata, anche se positiva; si tratta solo di sollecitazioni, ed ho visto che le sollecitazioni in questo paese hanno poco a che spartire con la regolarità.
Mi consenta allora di svolgere una considerazione. Purtroppo, il tema delle liberalizzazioni, di cui abbiamo parlato in questi giorni, si mette di traverso anche in queste ore negli aeroporti italiani. I voli a basso costo non devono avvenire con servizi pessimi: questo è il dato su cui il Governo deve assolutamente riflettere.
C'è anche un altro problema. Così come c'è una lista internazionale nera per le compagnie che non garantiscono la sicurezza, sarebbe estremamente importante e serio che nel nostro paese vi fosse anche una lista nera per quelle compagnie, purtroppo anche di bandiera, che continuano ad avere una qualità dei servizi bassa, soprattutto per quanto concerne gli orari e i servizi.
Lasciare negli aeroporti persone senza nessun tipo di assistenza e senza nessun tipo di informazione è un qualcosa che, in una comunità che tende a rivelarsi come una potenza soprattutto in campo turistico, non può essere permesso.
È necessario un grande capovolgimento di fronte, una grande capacità di diventare moderni anche in questo settore. È necessario, signor ministro, che venga fatto qualcosa di più, rispetto alla semplice sollecitazione: si tratta, in particolare, di valutare maggiori poteri da conferire all'ENAC, perché altrimenti anche questa rischia di diventare ancora una volta una buona occasione per un'estate falsata e caratterizzata da disagi.
(Politiche innovative per affrontare l'attuale situazione di carenza idrica - n. 3-00186)
PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00186 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, cortese ministro, la situazione attuale di grave carenza idrica e di vera e propria siccità che ha colpito gran parte del nord del paese non può essere più considerata come un'eccezione. Non è lontana l'estate del 2003, quando una situazione simile si è proposta con uguale gravità. Siamo quindi di fronte ad un cambiamento strutturale ed epocale del consumo dell'acqua e del suo utilizzo nel nostro paese.
Questa interrogazione a risposta immediata vuole porre a lei, ministro - cosa che abbiamo già fatto in altre sedi -, la questione riguardante le politiche innovative di lungo periodo, proprio perché non si può rispondere a queste esigenze attuali sull'emergenza soltanto con progetti di infrastrutture e di opere. Non si può rispondere...
PRESIDENTE. Deputato Mellano, la invito a concludere.
BRUNO MELLANO. ...soltanto con campagne di risparmio idrico per gli usi idropotabili. Occorre pensare a qualcosa rispetto all'agricoltura, perché l'agricoltura...
PRESIDENTE. La ringrazio deputato Mellano, ma il tempo a sua disposizione è terminato.
Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha facoltà di rispondere.
PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Innanzitutto desidero sottolineare l'attenzione posta dal Governo alla situazione di crisi che ha colpito l'asta principale del fiume Po e dei suoi principali affluenti, nonché dei bacini idrografici limitrofi, con una riduzione progressiva delle relative portate. Al riguardo, il Consiglio dei ministri del 28 luglio scorso ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza per siccità dell'intero bacino idrografico del Po fino al 31 ottobre 2006 ed è stata inoltre prevista l'istituzione di un'apposita cabina di regia presso il Dipartimento della protezione civile, con il compito di definire, congiuntamente con i rappresentanti di tutte le regioni e le province autonome interessate e delle autorità di bacino, gli interventi e le misure necessarie.
L'onorevole Mellano, nel fare riferimento ad una risposta fornita in occasione di un question time presso la Commissione agricoltura, lamenta la mancata risposta in tema di politiche del risparmio idrico. Al riguardo, desidero porre l'attenzione sul monitoraggio dell'uso della risorsa idrica a fini irrigui e sugli interventi realizzati, ed in corso di esecuzione, avviati in collaborazione con le regioni centrosettentrionali con la legge n. 178 del 2002, tuttora in corso di implementazione, proprio attraverso il progetto SIGRIA (sistema informativo per la gestione delle risorse idriche in agricoltura).
Si ritiene inoltre indispensabile puntare sulla costituzione di un parco progetti, che consenta, come proposto dall'onorevole interrogante, nel medio-lungo periodo di analizzare, valutare e quindi programmare ulteriori interventi infrastrutturali, destinati a prevenire il verificarsi di emergenze idriche; così come è necessario e urgente riconvertire i vecchi sistemi di irrigazione con tecniche irrigue moderne e più efficienti, in grado di consentire risparmi dei consumi idrici, dando priorità a tali interventi nelle aree con orientamenti colturali ad alto consumo idrico (come il mais, per esempio, ed il riso), ed in questi casi prevedere una riconversione verso colture meno esigenti di acqua, ove queste alternative siano sostenibili in termini agronomici ed economici.
La situazione che si è venuta a determinare impone infatti una revisione degli ordinamenti colturali, tendente ad utilizzarePag. 205colture con minore fabbisogno idrico. In questo senso, le regioni saranno chiamate ad orientare proprie politiche di sviluppo contemporaneamente all'adozione di nuovi sistemi irrigui, attraverso i quali migliorare l'efficienza dell'utilizzazione di acqua.
Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, a tal fine, potenzierà specifici programmi di ricerca, curandone altresì il trasferimento dei risultati.
Per completezza, ricordo che, nel definire gli interventi infrastrutturali, che dovranno essere realizzati secondo le priorità fissate dal piano irriguo nazionale, che è competenza del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, sono stati censiti progetti per un investimento complessivo di 7,3 miliardi di euro. Solo per il settore irriguo, circa 1,6 miliardi per progetti cantierabili.
Le risorse sono quindi disponibili e ci apprestiamo ad avviare operativamente e definitivamente il piano irriguo nazionale.
PRESIDENTE. Il deputato Mellano ha facoltà di replicare.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta del ministro, soprattutto nella parte in cui si citano gli interventi sul risparmio idrico, proprio perché sono consapevole che occorre procedere anche con politiche di ammodernamento delle infrastrutture del paese. I dati, rilevati per esempio da un recente studio del WWF Italia e quelli riportati dalle regioni, ci dicono come il consumo idrico in Italia sia in gran parte dovuto all'agricoltura.
Sono piemontese e in Piemonte un recente rapporto sullo stato dell'ambiente nel 2004 ha fornito un dato eclatante: circa otto miliardi di metri cubi d'acqua vengono utilizzati in Piemonte per l'agricoltura (500 milioni per gli usi civici e 500 milioni per gli usi industriali).
Occorre quindi avere il coraggio, la forza e anche la volontà politica di procedere con le necessarie infrastrutture, ma anche ad un cambiamento culturale e colturale di questo paese.
Occorre intervenire sul settore dell'agricoltura, che avverte gravi difficoltà e ne avrà sempre di più. Non stiamo trattando di una questione di poco conto: stiamo trattando di una questione epocale, che deve dare alla politica anche la possibilità di ragionare a vasto campo. Con le associazioni di categoria, con i singoli imprenditori, occorre definire anche strutture nuove, politiche di indirizzo nuove.
Ho proposto - e lo faccio anche in questa sede - un manuale di buona pratica irrigua, perché credo occorra superare il concetto ottocentesco della irrigazione a scorrimento e procedere, come in altri paesi che tradizionalmente sono carenti d'acqua, a politiche di irrigazione nuove e diverse, che tengano conto di una situazione nuova, ma ormai frequente nel nostro paese. Anche il nord del paese deve fare i conti con una carenza d'acqua...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BRUNO MELLANO. Pensiamo che questo Governo abbia la voglia di portare avanti una politica alternativa.
(Iniziative volte a promuovere un accordo di programma per regolamentare i trasferimenti idrici tra Campania e Puglia - n. 3-00191)
PRESIDENTE. Il deputato Giuditta ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00191 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, ho presentato questa interrogazione al signor ministro dell'ambiente perché emerge una grande preoccupazione per la situazione di rischio ambientale che esiste nella regione Campania, soprattutto nelle province di Avellino e Benevento.
Questo territorio custodisce le più ingenti risorse idriche del Mezzogiorno d'Italia, di cui il 70 per cento viene trasferito alla regione Puglia. Più volte, l'Alto Calore Irpino ha chiesto al Governo, alla regione Campania e alla regione PugliaPag. 206l'attivazione di un accordo di programma interregionale, così come previsto dall'articolo 17 della legge n. 36 del 1994, per regolamentare i trasferimenti idrici verso la Puglia, che negli anni hanno creato notevoli squilibri ambientali e gravi danni all'ecosistema dei fiumi interessati (Calore, Sele, Sabato e Ofanto), ai quali non è più assicurato nemmeno più il minimo deflusso vitale.
L'attivazione di questo accordo è divenuto assolutamente indispensabile e non più prorogabile, per garantire un uso equilibrato e sostenibile delle risorse...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
PASQUALINO GIUDITTA. ...e per salvaguardare la salute dei cittadini. Per questi motivi, chiedo quali azioni o provvedimenti voglia assumere il signor ministro.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, le osservazioni dell'interrogante sono assolutamente condivisibili, sono preoccupazioni legittime. Soprattutto per quanto riguarda i grandi trasferimenti idrici, sappiamo che non vanno valutati solo sul piano delle opere connesse, ma anche e soprattutto sul piano della tutela quantitativa e qualitativa delle risorse.
Partendo da queste competenze, il Ministero dell'ambiente ha già deciso di convocare una riunione, al fine di dare seguito alla definizione dell'accordo di programma tra la Campania e la Puglia, che deve regolare i trasferimenti idrici dei fiumi Calore, Sele, Sabato ed Ofanto, anche per far cessare gli inconvenienti lamentati relativamente al lato numero 1. È evidente che riteniamo che la valutazione, soprattutto sul piano della qualità dell'acqua, vada incontro anche alla direttiva acqua dell'Unione europea. Quindi, vi è un obbligo anche di carattere europeo che dobbiamo rispettare.
Anche il Ministero dell'ambiente ha intrapreso una iniziativa, insieme al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, per quanto riguarda l'uso razionale della risorsa idrica. Una delle cose più inaccettabili è prendere acqua potabile per usi assolutamente impropri, tra cui molti usi industriali, per i quali si potrebbe utilizzare acqua di minore qualità, o per usi irrigui, quando bisognerebbe passare da una irrigazione assolutamente a pioggia ad una irrigazione a goccia o a sistemi di irrigazione più razionali.
Siamo convinti - sono convinto personalmente, come ministro - che le osservazioni dell'interrogante saranno sicuramente utili ad accelerare il lavoro che stiamo realizzando: un accordo di programma volto a garantire un uso che sia il più razionale possibile, per restituire agli alvei fluviali i quantitativi necessari e fare in modo che quei fiumi siano vivi e utili per le collettività locali e territoriali.
PRESIDENTE. Il deputato Giuditta ha facoltà di replicare.
PASQUALINO GIUDITTA. Sono soddisfatto della risposta del signor ministro, perché credo che l'impegno del Governo, che si assume tramite il suo ministero, sia un fatto assolutamente nuovo e assicuri i territori per il futuro. Riteniamo importantissimo il raggiungimento di questo accordo di programma per il trasferimento idrico, altrimenti ci sarebbero dei territori con un grandissimo squilibrio e delle grandi preoccupazioni ambientali.
(Interventi per il rilancio dei parchi naturali - n. 3-00192)
PRESIDENTE. Il deputato Fundarò ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bonelli n. 3-00192 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7), di cui è cofirmatario.
Pag. 207
MASSIMO SAVERIO ENNIO FUNDARÒ. Signor Presidente, signor ministro, durante la scorsa legislatura, il finanziamento al fondo nazionale parchi si è drasticamente ridotto: da 62 milioni e mezzo di euro si è arrivati, nel 2006, a 50 milioni scarsi. Contemporaneamente, la situazione gestionale amministrativa degli enti parco è alquanto precaria; 7 sono sotto commissariamento, 2 sono privi di direttore, altri sono in scadenza.
Le chiediamo se il Governo intenda dare un chiaro segnale di discontinuità rispetto al passato, aumentando le dotazioni finanziarie, con la prossima legge finanziaria, per rilanciare i parchi, per mettere fine ai commissariamenti, per una gestione più ordinata, anche per valutare l'eventualità di istituire nuovi parchi nazionali e rilanciare tutto il sistema delle aree protette italiane.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione...
MARCO BOATO. Presidente!
PRESIDENTE. Chiedo scusa. Il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, il super lavoro di questi giorni è notevole anche alla Camera...
Posso rappresentare la forte esigenza che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha avvertito fin dall'inizio della legislatura e dell'attività di Governo, di rilanciare il sistema dei parchi nazionali, che hanno vissuto una situazione di grave stallo e di difficoltà, sia gestionali che finanziarie.
È stata avviata la procedura per raggiungere l'intesa con la regione Toscana, nonché con le regioni Marche e Umbria, per il rinnovo delle nomine dei presidenti di questi parchi ed è stata avviata, in modo informale, anche con la regione Campania, con l'Emilia-Romagna, con l'Abruzzo ed il Lazio.
È nostro auspicio riuscire, entro l'autunno, a giungere alle nomine per la sostituzione dei commissari, che, purtroppo, a volte sono in carica da molto tempo, con i presidenti. Al contempo, è già partita nelle scorse settimane la richiesta per l'indicazione dei componenti degli enti parco in modo da costituire anche i consigli di amministrazione. Speriamo, quindi, per il prossimo autunno di avere completato questa opera di riavvio.
Vi è anche un'iniziativa forte per rilanciare alcuni nuovi parchi nazionali; segnatamente, abbiamo incontrato le rappresentanze, e l'assessore della regione Sicilia, per valutare la trasformazione del parco dell'Etna in un parco nazionale, d'intesa con la regione autonoma Sicilia.
Per quanto concerne le attribuzioni finanziarie, è già stata sollevata al Ministero dell'ambiente e a quello dell'economia e delle finanze (l'abbiamo fatto anche durante la discussione sul DPEF) l'esigenza di potenziare la rete dei parchi nazionali e di avere le attribuzioni finanziarie necessarie, visto che i parchi non sono società per azioni ma gestiscono un bene comune, rappresentato dalla risorsa «natura», e soprattutto di eliminare la clausola assurda, inserita da precedenti leggi finanziarie, del cosiddetto 2 per cento, che blocca l'attività di molti parchi nazionali, in special modo quello dello Stelvio. L'Assemblea ha approvato poco fa, con un'ampia convergenza, un appello e un impegno al Governo in tal senso - che condivido fortemente - poiché è paradossale che la regola del 2 per cento, che blocca le possibilità di spesa dei parchi, venga a ricadere persino sulle risorse ricevute dai parchi medesimi come donazione o attribuzione, e non da fondi dello Stato.
Vi è una situazione difficile, che va superata. Il Ministero dell'ambiente aveva già chiesto, durante l'esame del decreto Padoa Schioppa-Bersani, di provvedere in questo senso alla modifica e siamo convinti che, almeno con i primi provvedimenti di bilancio, sarà necessario eliminare tale regola sbagliata, applicata su risorse già disponibili, che non incidonoPag. 208ulteriormente sul bilancio dello Stato. Anche questo servirà molto per la ripresa ed il rilancio degli enti parco nel nostro paese.
Svolgo un'ultima, brevissima considerazione, ricordando che stiamo intervenendo anche per evitare la strage dei caprioli in Piemonte. Abbiamo avuto la disponibilità di molti parchi italiani a ricevere tali animali e speriamo di ricevere una risposta favorevole in tal senso dalla regione Piemonte nelle prossime ore.
PRESIDENTE. Il deputato Fundarò ha facoltà di replicare.
MASSIMO SAVERIO ENNIO FUNDARÒ. Signor ministro, naturalmente sono soddisfatto della sua risposta. Vorrei però sottolineare che il sistema delle aree protette, oltre alla insostituibile funzione di tutela e valorizzazione di un patrimonio naturalistico incalcolabile, quale è quello italiano, all'avanguardia in Europa, svolge anche una forte funzione riguardo all'occupazione, in particolare quella qualificata.
Riteniamo dunque che il Governo debba porre al centro della sua azione in modo prioritario tale settore, che può dare anche una risposta in termini occupazionali.
Il gruppo dei Verdi vigilerà perché tutti gli atti del Governo e del Parlamento siano fortemente caratterizzati in tale direzione. Anche oggi, in quest'aula, abbiamo votato ordini del giorno con cui tutto il Parlamento, anche in maniera trasversale, ha lanciato un forte segnale in tal senso. Vigileremo, dunque, affinché le vostre rassicurazioni si traducano in fatti concreti.
Mi fa piacere rilevare che, finalmente, anche la Sicilia potrà aprire dei parchi nazionali e questo va a favore della componente politica dalla quale provengo (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).
(Posizione del Governo in materia di immigrazione - n. 3-00187)
PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00187
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofimatario.
Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.
PAOLO GRIMOLDI. Grazie, Presidente. Visto che, a pochi giorni dall'insediamento del Governo, autorevoli rappresentanti dell'esecutivo tornano a manifestare la volontà dell'attuale maggioranza di procedere ad un completo smantellamento della legge Bossi-Fini sull'immigrazione, mentre da una parte il ministro dell'interno Amato dichiara che non è in discussione il collegamento tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro (introdotta proprio dalla legge Bossi-Fini), il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha espresso una diversa intenzione del Governo, cioè quella di procedere ad una revisione profonda dell'attuale disciplina dell'immigrazione, volta, in particolare, ad introdurre l'istituto dello sponsor, oppure, la qual cosa ci preoccupa maggiormente, addirittura quello dell'autosponsorizzazione: l'immigrato, cioè, che sponsorizza se stesso. Sarebbe lo stesso immigrato, privo di lavoro, a dare le garanzie, non si sa con quali mezzi, del proprio sostentamento, nell'attesa di trovare un posto di lavoro che probabilmente non troverà.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, confermo al collega interrogante di avere detto che non è in discussione il collegamento tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, ed è giusto che sia così.
Il problema che oggettivamente sorge è se il modo più corretto di realizzare quel collegamento sia quello adottato dalla legge vigente, che lo identifica nel contratto di soggiorno, con le sue caratteristiche proprie di contratto stipulato da un imprenditore o da un operatore italiano con una persona che si trovi all'estero prima che il contratto raggiunga il suo perfezionamento. Potrà trattarsi di conseguenzePag. 209non volute, ma è bene sperimentata, tra gli effetti di questa disciplina, la propensione degli immigrati ad entrare prima in Italia, stabilire un rapporto personale e, quindi, ottenere il contratto di assunzione, laddove il contratto di soggiorno ben si potrebbe prestare esclusivamente per lavoratori altamente qualificati che un imprenditore italiano abbia pre-identificato in un paese straniero.
Quanto ai ricongiungimenti familiari, mi sia consentito osservare che i cambiamenti sono stati molto semplici e largamente condivisi. Si è previsto che il genitore dell'immigrato, che in base alla legge vigente può essere chiamato solo se non ha altri figli, possa essere chiamato se si trova in stato di indigenza, perché la presenza di un altro figlio nel paese d'origine non è di per sé dimostrazione dell'esistenza di mezzi di sostentamento. Si è previsto, inoltre, che, il ricongiungimento del genitore che viene per prendersi cura di un figlio con problemi psicofisici possa implicare che il genitore lavori, anziché essere impedito legalmente dal lavorare, la qual cosa lo mette a carico del nostro sistema di welfare, che mi sembra essere oggi la principale preoccupazione dei colleghi dell'opposizione.
Quanto alla carta di soggiorno, ci siamo semplicemente adeguati alla direttiva europea che è violata dall'attuale legge, portando la relativa previsione dai sei ai cinque anni di soggiorno.
Infine, per quanto riguarda i 350 mila, mi sia consentita una domanda che devo rivolgere agli interroganti e a chi pone questo problema. Abbiamo ricevuto circa 400 mila domande: è ben possibile che la larga maggioranza di esse sia regolare, cioè conforme alla legge Bossi-Fini? Vorrei capire perché, se accettiamo una domanda regolare, posta tra la prima e la 157 mila millesima, abbiamo raccolto una domanda regolare, se ne accogliamo un'altra altrettanto regolare che, però, come numerazione, sia collocata dopo, questa diventa regolarizzazione o sanatoria: sarò corto di comprendonio, ma non lo capisco (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Il deputato Grimoldi ha facoltà di replicare.
PAOLO GRIMOLDI. Innanzitutto, registro il plauso alla tanto criticata, da voi, legge Bossi-Fini, che lega il soggiorno nel nostro paese al contratto di lavoro, però non sono assolutamente soddisfatto della sua risposta. Mi sembra di capire, al di là delle sue parole e dei fatti, che se nel nostro paese esiste un problema di immigrazione clandestina, allora, facciamola breve, aboliamo la concezione stessa di clandestinità e risolviamo il problema degli immigrati clandestini!
Il problema è che, nei fatti, voi avete permesso a 350 mila immigrati di entrare nel nostro paese; e a proposito dei ricongiungimenti familiari non è come dice lei, perché, con le modifiche che avete apportato voi, possono ricongiungersi anche con i nonni o con i bisnonni (Commenti del ministro Amato)...
Le sottolineo i costi a livello di welfare nella nostra società per l'immigrazione: 900 milioni di euro per l'assistenza sanitaria agli immigrati regolarizzati, mentre, come dice anche il ministro Turco, la nostra gente deve pagare il ticket; 500 milioni di euro per i centri di permanenza temporanea; 15 mila euro per ogni clandestino espulso; 328 milioni di euro di stanziamenti governativi per le politiche dell'immigrazione. In più, vi sono i costi incalcolabili dei nostri enti locali: i comuni e le province.
Oltre ai costi ed alle suddette cifre, vi è un altro problema collegato alla criminalità, come ci dicono i numeri. Sappiamo bene che l'immigrato tende a delinquere nel nostro paese, specie quando non ha un posto di lavoro. Ebbene, questo provvedimento, unito al provvedimento approvato la settimana scorsa, cioè l'indulto, ci fa capire la vostra politica sulla sicurezza in questo paese.
PRESIDENTE. Deve concludere...
Pag. 210PAOLO GRIMOLDI. Per questo e per tutelare la gente che sarà vittima dell'immigrazione clandestina e dei crimini e la gente vittima dell'indulto, stiamo pensando ad un progetto di legge o ad un'associazione in tutela delle vittime dell'indulto e di questa politica scellerata che non concilia la sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Mi dispiace, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
(Iniziative per contrastare il fenomeno degli sbarchi di immigrati clandestini e per modificare la normativa vigente in materia di immigrazione - n. 3-00188)
PRESIDENTE. La deputata Dato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Zaccaria n. 3-00188 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmataria.
CINZIA DATO. Signor Presidente, signor ministro, in questi giorni stiamo vivendo in modo più intenso il dramma degli sbarchi di immigrati clandestini. Il Ministero dell'interno ha fornito dati allarmanti: pare che in 15 giorni oltre 2 mia persone siano sbarcate soltanto a Lampedusa. In considerazione delle condizioni di enorme sofferenza umana, della non capienza dei centri di accoglienza, malgrado lo sforzo di trasferire questi ospiti altrove e date le ondate di arrivi continui, il centro non garantisce quel minimo di condizioni necessarie.
Abbiamo sentito anche dell'appello da lei lanciato alla Commissione europea e della presenza attualmente in Italia dei rappresentanti della Commissione.
PRESIDENTE. La ringrazio, deve concludere...
CINZIA DATO. Ministro, vorrei soltanto farle una domanda. È evidente che la legge Bossi-Fini non funziona, se il ritmo degli arrivi è questo.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, il suo tempo è esaurito...
CINZIA DATO. Cosa intende fare, ministro, sia per arginare l'attuale grave fenomeno che per rivedere la legge con grande urgenza?
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Onorevole Dato, il problema degli sbarchi, anche se taluni fingono di scoprirlo quest'anno, è un problema che abbiamo da tempo, come segnalò il mio autorevole predecessore ripetutamente al Parlamento lo scorso anno. In realtà, i dati riportati anche da una recentissima pubblicazione delle Nazioni Unite su criminalità ed immigrazioni clandestine sono, per quanto riguarda l'Italia, e Lampedusa in particolare, che avemmo nel 2004 circa 13 mila sbarchi e nel 2005 quasi 23 mila. Dunque, il raddoppio degli sbarchi è intervenuto tra il 2004 e il 2005 ed ora, nonostante l'incremento cospicuo della punta di luglio, siamo ancora sugli 11 mila nei primi sette mesi e, quindi, siamo in linea con l'anno scorso, ma non è una gara tra i due anni.
Citavo il mio predecessore, che rispondendo in questa sede nell'ottobre 2005 parlò dei fattori concomitanti come carestie, altre calamità naturali ed instabilità politiche che, sommandosi agli alti tassi di natalità, avrebbero ulteriormente aggravato le già penose condizioni di vita di intere popolazioni africane; parlò di moltitudini pronte a tentare la traversata del deserto; parlò di un'ondata migratoria così ampia e tumultuosa da travolgere le limitate capacità di contenimento dei paesi africani; parlò del vertiginoso aumento degli arrivi a Lampedusa. Si tratta di fenomeni, come diceva giustamente Pisanu, complessi, la cui risposta va al di là dello stesso appello all'Europa che ho fatto nei giorni scorsi ed al quale il commissario Frattini ha corrisposto con grande prontezza e che ci porta ad intervenire per limitare gli sbarchi. L'Europa si deve impegnarePag. 211e cercheremo di farla impegnare per una conferenza Unione europea-Unione africana, che speriamo di poter svolgere entro i prossimi mesi, che investa a 360 gradi il problema dello sviluppo di questi paesi, dei posti di lavoro che in essi possono essere creati, delle quote di immigrazione legale e non illegale che possono permettere di alleggerire il fenomeno, della lotta alla criminalità organizzata che lucra su questi fenomeni.
Sul fronte interno c'è la nostra legge, e mi richiamo a quanto dicevo nella risposta precedente.
PRESIDENTE. La prego di concludere, signor ministro.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. È sbagliato il pilastro che, così com'è, favorisce l'ingresso di immigrazione clandestina alla ricerca di lavoro piuttosto che il trasparente arrivo di persone che possano trovare lavoro.
PRESIDENTE. Il deputato Allam, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
KHALED FOUAD ALLAM. Signor ministro, mi ritengo soddisfatto della sua risposta e mi rendo perfettamente conto delle difficoltà che un ministro dell'interno deve affrontare di fronte al fenomeno dell'immigrazione clandestina, e non solo. Si tratta di un'emergenza che riveste sempre un carattere di eccezionalità ma che si ripete puntualmente ogni stagione. Del fenomeno vi sono diverse possibili letture, ma non si può sottovalutare che, anche se lo osserviamo dalla Sicilia o dalla Spagna, l'immigrazione clandestina, e non solo, ci rivela il carattere mondiale dei flussi migratori ed il fatto che l'Europa è divenuta una delle grandi regioni di immigrazione del mondo nonostante le politiche di sicurezza messe in atto dai paesi europei.
Inoltre, il sistema migratorio è divenuto molto più complesso, come lei ha affermato, perché nell'apparente incoerenza di masse di clandestini che sfidano la morte in mare si sta instaurando, in realtà, una geografia molto precisa di chi sfrutta l'immigrazione, ormai, come un commercio illegale mondiale.
Un altro punto che va sottolineato è che si sta creando un'enorme frontiera dell'immigrazione che attraversa il sud del mondo e che pone un problema all'Italia e all'Europa, ma anche allo stesso sud del pianeta, come lei ha affermato giustamente. Torniamo dunque alla grande questione del Mediterraneo che è in attesa di una politica vera sull'immigrazione, una politica che ponga al centro le nuove dinamiche, come la cooperazione nord-sud, la cooperazione sud-sud, e la costruzione di un reale partenariato anche in materia di immigrazione. Vi è un punto in comune tra i paesi di immigrazione e quelli di emigrazione: nessuno dei due è in grado di esercitare un controllo sul fenomeno. Dunque, è solo nel quadro di una politica concertata, fatta di accordi bilaterali e, soprattutto, di prospettive di cambiamento, di sviluppo e di trasformazione che il fenomeno dell'immigrazione potrà essere canalizzato.
PRESIDENTE. La prego...
KHALED FOUAD ALLAM. Noi potremo fare la migliore legge del mondo sull'immigrazione, ma se a monte siamo incapaci di progettare politicamente un reale dialogo fra le nuove frontiere del mondo che attraversano il sud del pianeta...
PRESIDENTE. Deve concludere...
KHALED FOUAD ALLAM....allora il fenomeno dell'immigrazione assumerà davvero, come spesso lei ha ripetuto, un carattere quasi biblico (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
(Iniziative volte a garantire assistenza e ad informare gli immigrati sui diritti dei potenziali rifugiati - n. 3-00189)
PRESIDENTE. La deputata Frias ha facoltà di illustrare la sua interrogazionePag. 212n. 3-00189 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
MERCEDES LOURDES FRIAS. Signor Presidente, signor ministro, mi riferisco anch'io al problema degli sbarchi. L'ultimo fine settimana abbiamo visto una vera strage nell'ambito di quella che l'alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha chiamato una roulette russa: la scelta tra morire lentamente o giocarsi la vita in una volta sola. Abbiamo visto decine di donne, uomini, bambini, anche piccoli, morti nelle acque del Mediterraneo. Sappiamo che il carattere dell'immigrazione di questi movimenti è planetario. Abbiamo appreso dalle sue parole che c'è un tentativo di risposta attraverso i pattugliamenti congiunti e ci auguriamo che questi pattugliamenti servano a soccorrere ed evitare la strage e non a respingere verso destinazioni ignote dove non si riconoscono le convenzioni internazionali.
PRESIDENTE. La prego...
MERCEDES LOURDES FRIAS. La domanda è: per quelli che riescono ad arrivare, e non muoiono nel mare, è previsto qualche tipo di assistenza con personale civile che possa anche informarli su quali sono i diritti di queste persone che non sono clandestini ma, in tanti casi, richiedenti asilo?
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Rispondo all'onorevole Frias che queste morti in mare sono davvero terribili. Ho avuto la ventura di vedere fotografie scattate dopo il recupero dei cadaveri, a volte aggrediti dai pesci, ed è una cosa che non voglio che si veda, in quanto suscita soltanto un'emozione terrificante. Vorrei che razionalmente, invece, si percepisse che questi fenomeni sono disumani e che abbiamo l'obbligo civile e morale di intervenire per porvi fine. Ciò significa comunque fermare il flusso dell'immigrazione clandestina perché è organizzato dalla criminalità. Fermare organizzazioni criminali che, secondo il rapporto dell'ONU che prima citavo, hanno raggiunto un giro d'affari di oltre 300 milioni di dollari annui attorno a questa attività, portando via i risparmi di questa gente ed esponendoli al rischio della vita, prima nel deserto e poi nella traversata del Mediterraneo.
Merita leggere il rapporto dell'ONU perché esso pubblica anche il prezzario, più o meno presunto in quanto non sono dati ufficiali - naturalmente - ma per definizione ufficiosi, di quanto è richiesto per far rischiare la vita agli esseri umani. Il pattugliamento lo vedo principalmente in prossimità delle coste libiche, per evitare che si entri nel Mediterraneo, non per fermarli in mare aperto dove, se incontro una carretta, non ho nessun altro problema che ospitare coloro che ci sono sopra e che rischiano la vita. Il pattugliamento in prossimità delle coste ha bisogno della collaborazione della Libia e potrebbe darci lo stesso risultato che ci dette in Albania, quando, facendo la stessa cosa attorno a Valona, fermammo il flusso dell'emigrazione clandestina con gli scafi veloci e aprimmo il capitolo del trasparente arrivo in Italia di albanesi che ora vivono da noi numerosi.
Sento come lei il problema, per quelli che arrivano, di garantire i loro diritti e condivido con lei l'idea che la prima cosa fondamentale per chi arriva spaesato e sperduto in un altro paese è essere capito nella lingua che parla, altrimenti rimane isolato, non può comunicare e non può far capire quali sono i suoi bisogni. Mi è capitato un caso - e abbiamo provveduto subito a rimediare - di un asilante che in una commissione di ispezione aveva fatto la richiesta di asilo, ma l'interprete non l'ha tradotta. Per questo - e ho finito, signor Presidente - abbiamo rafforzato i servizi di traduzione e sono stati stanziati 280 mila euro per i nostri centri, più una quota del finanziamento Argo che abbiamo chiesto all'Europa. Questo è il perno perché i diritti possano essere fatti valere. Quanto all'asilo - mi consenta di concludere, signor Presidente -, quando laPag. 213Camera avrà approvato la legge comunitaria noi appronteremo il decreto per l'asilo che la comunitaria prevede.
Chiedo scusa se ho rubato del tempo per esporre la mia risposta.
PRESIDENTE. La deputata Frias ha facoltà di replicare.
MERCEDES LOURDES FRIAS. Grazie, signor ministro, concordo con lei per quanto riguarda il fatto che ci sono cause esterne, legate alla legge attualmente in vigore in Italia. Ovviamente, se non si agisce sullo squilibrio mondiale, è difficile che si possa pensare anche che questi esodi si possano fermare. Lo stesso vale per la situazione di conflitto, per esempio nel Corno d'Africa, che ovviamente tenderà ad aumentare questi flussi.
Per quanto riguarda, però, quello che si può fare in questo paese, devo apprezzare la scelta del Governo di aver bloccato i rimpatri di massa, come venivano fatti precedentemente, soprattutto verso paesi dove non si rispettano le convenzioni internazionali sui diritti delle persone e sui diritti dei richiedenti asilo.
Dovrei comunque precisare che la legge Bossi-Fini attualmente in vigore, per sua natura non può essere modificata, ma va sostanzialmente trasformata, ovvero abrogata. Infatti, è proprio nel suo impianto che si produce clandestinità e questo lo abbiamo visto anche con le persone che si sono presentate alle poste. Dunque, i clandestini sono creati politicamente attraverso gli strumenti legislativi che abbiamo e pertanto ci deve essere un impegno del Governo a modificare questo fatto. Un altro elemento è la questione degli CPT, i quali non sono stati introdotti dalla legge Bossi-Fini, esistevano già nella normativa precedentemente. Essi non sono altro che un parcheggio di persone che devono scontare una doppia condanna. Abbiamo il caso di una donna guatemalteca, per esempio, che uscita da Rebibbia grazie all'indulto è finita in un CPT. In questo modo si parcheggiano sistematicamente persone che sono doppiamente condannate per il fatto di voler venire nei luoghi dove la ricchezza si consuma o per voler scappare dalle situazioni che tutti noi conosciamo (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo).
(Interventi a tutela dell'ordine pubblico nel quartiere Anelli di Padova - n. 3-00190)
PRESIDENTE. La deputata Mistrello Destro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00190 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
GIUSTINA MISTRELLO DESTRO. Signor Presidente, la mia interrogazione è rivolta al ministro dell'interno per evidenziare come la situazione nel quartiere Anelli di Padova abbia purtroppo travalicato ampiamente le competenze comunali, investendo l'interesse regionale con le opportune dichiarazioni anche del governatore Galan, finendo ora per coinvolgere l'interesse nazionale e richiamando l'attenzione della stampa tutta. Questo giustifica l'interrogazione che oggi le rivolgo, signor ministro, chiedendole di intervenire in qualche modo al posto di un'amministrazione comunale che non riesce o non vuole o non può controllare la situazione. Le leggo alcuni passaggi di un articolo di Gian Antonio Stella: duelli di notte tra nigeriani e maghrebini, cinque ore di guerriglia, decine di poliziotti che tentavano di sedare una gigantesca rissa, ventuno arresti e cinquanta espulsioni. Intervengo sulla questione poichè sono stata sindaco di Padova...
PRESIDENTE. Deve concludere, per cortesia.
GIUSTINA MISTRELLO DESTRO. ... dunque, signor ministro, volevo sottolineare qual è la situazione di grave degrado, che è veramente impressionante.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
Pag. 214
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Mi fa piacere ritrovare in quest'aula il sindaco di Padova; infatti, tale per me è rimasta. Richiamando proprio quello stesso articolo di Gian Antonio Stella che lei ora ricordava, si può capire in qual modo si sia venuta creando una situazione esplosiva attraverso il progressivo formarsi di un eccessivo concentrato etnico, anzi bi-etnico, in un quartiere probabilmente favorito dalla tendenza dei proprietari di immobili a massimizzare la rendita dei loro stessi immobili, con monolocali affittati a pluralità di persone che poi finiscono per essere immigrati che non hanno altre prospettive.
Questo è un piccolo ma significativo esempio di come nasce una banlieu. Ciò va evitato ed è in primo luogo compito della politica locale.
So che la sua amministrazione affrontò il problema forse troppo drasticamente, attraverso un'ipotesi di esproprio che - contestata dai proprietari presso il Tar - rimase bloccata. Pertanto, l'attuale amministrazione ha scelto una strada diversa, che già le ha consentito di liberare una parte di questi appartamenti, facendo defluire in modo più integrato le comunità monoetniche che si erano concentrate in quei luoghi.
Non vedo altre politiche al di fuori di questa: l'integrazione plurietnica nei quartieri è una difesa che l'Italia e la politica municipale italiana in genere adottano contro quel tipo di rischio, che nel frattempo è esploso. E lei ha ragione: ciò ha posto le Forze dell'ordine in grave difficoltà. Tuttavia, queste ultime hanno sempre controllato la zona. Solo negli ultimi 12 mesi, si sono susseguite 22 operazioni straordinarie, con 133 arresti. La sera del 26 luglio, sono state avviate operazioni che hanno portato all'arresto di 21 persone magrebine, all'espulsione di 22 nigeriani, al sequestro di circa 2 chilogrammi di stupefacenti, essendo emerso che la ragione principale del conflitto non è un'ostilità interetnica, ma il controllo del mercato della droga. Ciò porrà un problema specifico, che ci ripromettiamo di seguire con grandissima attenzione.
Lei ha ragione: vale grandemente l'esempio di un fenomeno a cui dobbiamo reagire, in primo luogo, creando integrazione multietnica ed evitando qualunque forma di ghettizzazione su cui poi finisce per operare la criminalità organizzata.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor ministro.
La deputata Mistrello Destro ha facoltà di replicare.
GIUSTINA MISTRELLO DESTRO. Signor Presidente, signor ministro, devo sottolineare che per la sua risposta lei probabilmente non si è avvalso di una documentazione approfondita della situazione, che parte da lontano.
Noi avevamo affrontato questo problema con grande coraggio, prima di tutto, dal punto di vista sociale, perché siamo convinti che l'integrazione sia uno degli elementi principali. Però, non si può bonificare una zona pensando di chiudere tre palazzine e di «spalmare» i residenti su tutta la città, senza svolgere opportune verifiche sui permessi di soggiorno e sulle situazioni personali. Ciò sta creando grossissimi disagi nel resto della città.
Nel 2001, per affrontare questo problema, abbiamo voluto creare con le nostre risorse un commissariato di polizia a pochi passi da quella zona, dando un supporto importante alle Forze dell'ordine. Il capo della polizia De Gennaro conosce bene questo progetto ed il ministro Pisanu, negli anni passati, ha lavorato moltissimo per risolvere tali problematiche. Questa situazione deve essere affrontata. L'integrazione è un elemento importante e fondamentale per un vivere civile, ma non è certamente il modo per risolvere un problema veramente grave.
Signor ministro, la invito a venire in quei luoghi per rendersi conto personalmente della situazione. Lo ripeto: anche il capo della polizia Giovanni De Gennaro conosce bene la situazione. Ho lavorato con il capo della Polizia ed il ministro Pisanu e, per cinque anni, abbiano svolto un grande lavoro, cercando di completare questo progetto, che è anche un progettoPag. 215urbanistico e sociale (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,05.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI