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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 1475.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1475)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà (Il deputato Reina, prima di intervenire, ostenta un cerotto adesivo applicato sulla bocca).
GIUSEPPE MARIA REINA. (Rimosso il cerotto adesivo). Signor Presidente, come ha osservato qualche collega dietro di me, ma non lei, prima di prendere la parola mi ero «incerottato», perché la prima cosa che desidero fare è muovere un vibratissima protesta, se permette anche nei suoi riguardi, per il modo in cui gli organi di informazione, e segnatamente quelli televisivi, in particolare la cosiddetta televisione di Stato, tratta la forza politica alla quale appartengo, che - desidero ricordarlo - annovera non solo 5 parlamentari, ma anche 12 deputati regionali in Sicilia. È il primo partito, con oltre il 26 per cento dei consensi a Catania, che è una delle prime sette grandi città d'Italia, ed è un partito che va oltre il 10 per cento in Sicilia. È inammissibile in una democrazia compiuta che ci sia questo ostracismo!
Del resto, ciò non ci desta una grande meraviglia, perché sappiamo di costituire una forza politica scomoda, ed una forza politica scomoda non serve al teatrino delle parti e delle controparti che, molto spesso, purtroppo, si recita anche in quest'aula.
Carissimi colleghi, la decretazione d'urgenza, ove non ne ricorrano i presupposti previsti dall'articolo 77 della Costituzione, e l'ampio ricorso all'imposizione della fiducia, che ormai è una constatazione (ma il ripeterlo credo sia necessario e serva a tutti), sono assurti alla dimensione di un vero e proprio metodo di Governo. Sono la cartina di tornasole di come ormai sia prevalsa una linea che, al di là degli schieramenti, si impone. Il paese è governato (e all'interno del Governo ciò è ancora più evidente) da una vera e propria oligarchia, che è sorda ed arrogante, persino rispetto alle istanze che provengono dagli stessi settori e soggetti della maggioranza.
Non si tratta di un'inezia, di un errore. Non condivido quanto hanno affermato in quest'aula alcuni esponenti dell'opposizione, tra i quali il collega, onorevole La Russa. Questa non è una maggioranza allo sbando! Non c'è alcuna confusione! C'è una precisa strategia che ormai viene condotta con determinazione e che si riassume nel concetto machiavellico che il fine giustifica i mezzi, abbandonando tutte le questioni di principio, le battaglie ideologiche, ideali e quant'altro, che nel corso di questi anni sono state combattute sia dalla sinistra sia da quella parte di moderati che oggi trovano più conveniente e più logico collocarsi nell'altra parte dello schieramento.
Ed è ad essi che mi rivolgo. Vedete, questo decreto è esattamente corrispondente alla logica e allo spirito politico che, per molti anni, ha guidato la sinistra in questo paese. Non mi meraviglia che Visco, Chiti, D'Alema e quanti altri lo sostengano. La mia meraviglia è rivolta all'area moderata.
Nel DPEF si diceva, per esempio, che uno dei gap fondamentali per il sud era la difficoltà nel sistema formativo. Invece,Pag. 216con l'iniziativa che abbiamo di fronte, che è strettamente connessa e correlata al DPEF, si mantiene la linea di depauperamento delle risorse verso la ricerca scientifica pubblica.
Il Governo sostiene una cosa e, contemporaneamente, ne dice un'altra. Questa non è confusione: è la strategia che serve a nascondere alcuni precisi obiettivi, che serve a non dire al paese la verità su come si è voluto colpire l'universo del ceto medio produttivo italiano, che è rappresentato soprattutto dal sistema delle professioni, nel tentativo di ridare vigore al gettito, come se il problema della difficoltà di esazione fosse determinato solo e precipuamente da questi settori produttivi del nostro paese. È ovviamente inaccettabile anzitutto sul piano culturale, e poi su quello politico. E noi lo combattiamo con determinazione, perché è la dimostrazione che, dopo la morte delle ideologie, questo Governo si muove in una logica perfetta di legame con le ideologie del passato, del secolo scorso, che non possiamo accettare, anche perché il portato di alcune di queste ideologie è stato bocciato sonoramente dalla storia!
Vorrei aggiungere, carissimi colleghi, che questo Governo, che attraverso i suoi massimi esponenti e financo il Presidente del Consiglio dei ministri, ci aveva detto che avrebbe avuto una attenzione diversa nei confronti della fiscalità del Mezzogiorno, continua ad essere mendace anche sotto questo profilo. Nessuna seria apertura al tema di una fiscalità compensativa e di vantaggio per il meridione, per quelle aree territoriali del sud d'Italia che rientrano nell'obiettivo 1 e che invece hanno avuto mano tesa, in sede comunitaria, attraverso il rapporto Hokmark. Un Governo sordo, arrogante, che chiude, ancora una volta, la porta in faccia ai meridionali, ai siciliani e che non ha il diritto morale di ergersi al Governo di un paese unito! Voi state dividendo ancora di più l'Italia e, se è vero che il precedente Governo aveva dirottato il 70 per cento delle risorse al nord, non riusciamo a capire in che modo vogliate seriamente correggere questo dato rispetto alle esigenze di infrastrutture che il sud manifesta!
L'episodio più evidente, più grave, più macroscopico, è la negazione della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina; ma non solo questo. Le risorse stanziate per il ponte saranno utilizzate per altro e sicuramente non si aggiungeranno, come invece è stato detto mendacemente, alle altre esigenze infrastrutturali che sono necessarie, e noi per primi lo sappiamo, affinché il sud diventi competitivo.
E anche la grande cortesia che state facendo con la scusa di introdurre, nel nostro paese, il sistema della moneta virtuale, la grande cortesia che fate ai grandi centri di potere, che sono rappresentati anche dal sistema bancario, la continuiamo a pagare, perché nel sud il costo del denaro è enormemente superiore a quello del resto del paese! Nessuna apertura da parte di un Governo che osa definirsi di centrosinistra! Questa è un'onta per la storia di quegli uomini che hanno combattuto tante battaglie e si sono riempiti la bocca delle esigenze di intervento a favore delle popolazioni meridionali.
Chiunque in questo paese, in Parlamento, al di là degli schieramenti, appartenga ad un'area territoriale di cui all'obiettivo 1, non può seriamente sostenere questo decreto e questa manovra, perché contraddice il sangue, la storia, le aspettative di popolazioni che da anni attendono di essere riconosciute ed equiparate al resto del paese.
Queste sono le ragioni per cui voteremo contro questa manovra e la avverseremo, non solo in quest'aula, ma anche nelle piazze.
Qualcuno ha detto che, con molta probabilità, se anche sulla legge finanziaria si dovesse fare ricorso alla imposizione della fiducia, si arriverà nelle strade. Noi porteremo la gente nelle strade sulla legge finanziaria e vi dimostreremo, come abbiamo già fatto in occasione delle elezioni regionali siciliane, che sono seguite a quelle nazionali, come la gente vada in piazza a dimostrare non contro questa oPag. 217quella falsa idea, questa o quella parte, ma nell'interesse delle proprie aspettative ed esigenze.
Porteremo il popolo meridionale a dire una parola diversa a questo paese, a questo Parlamento e a questo Governo! Il nostro voto sarà pertanto assolutamente contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, a nome del gruppo della Democrazia cristiana-Nuovo Partito socialista, annuncio il voto contrario sul presente disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto Visco-Bersani.
Abbiamo già richiamato nelle dichiarazioni di voto sulla fiducia le ragioni della nostra profonda contrarietà al provvedimento e vogliamo pertanto ribadire in questa sede le ragioni politiche del nostro dissenso.
Questo decreto, nel suo impianto normativo, segnala immediatamente di essere il frutto di un lavoro e di uno studio assolutamente abborracciato, mettendo insieme argomenti diversi ed operando moltissimi microinterventi eterogenei.
Potremmo dire che un testo così abborracciato è coerente con una maggioranza ed un Governo altrettanto abborracciati. Avete messo insieme alla meglio, in fretta e furia, un testo che, da un lato, mirasse a punire quei ceti che tradizionalmente vi stanno antipatici e, dall'altro, vi permettesse di battere un colpo, di dimostrare all'opinione pubblica che, dopo una sbornia elettorale e la distribuzione al vostro interno di tutti i possibili incarichi istituzionali, vi siete finalmente messi a governare. La dimostrazione indiretta è venuta dalla vicenda della tassazione sugli immobili: decreto rafforzato, ma raffazzonato... Solo dopo aver fatto questa «frittata», attraverso norme contenute nella stesura originale del decreto, avete dovuto fare marcia indietro per rimediare ai danni che, comunque, erano stati fatti.
Abbiamo ricordato, nella nostra precedente dichiarazione di voto, come questo decreto sia stato adottato in violazione dell'articolo 77 della Costituzione - ricordato anche dal collega che mi ha preceduto -, essendo mancanti, relativamente alle materie trattate, i requisiti di necessità ed urgenza. Abbiamo sottolineato come esso sia stato emanato in carenza di qualsiasi volontà di concertazione o anche solo di consultazione con le parti sociali e con il Parlamento.
La doppia richiesta di fiducia davanti alle due Camere ha evidenziato e fotografato in modo inequivocabile la vostra intenzione di sottrarvi alla normale dialettica parlamentare. Questo decreto si inserisce nella vostra tradizione culturale post-comunista; lungi dall'essere un decreto che liberalizza, è sostanzialmente un decreto che statalizza, nel senso che stabilisce una nuova, pesante intromissione degli apparati dello Stato nella sfera dei cittadini e dei professionisti. Statalizza nel senso che introduce nuove tasse; statalizza nel senso che impone ad alcune figure professionali, e segnatamente ai dottori commercialisti, nuovi e pesanti adempimenti burocratici e amministrativi, che essi dovranno svolgere in nome e per conto dell'amministrazione fiscale.
Questo è un decreto che introduce per legge un clima di sospetto e di prevenzione per molti cittadini; è una sorta di presunzione negativa dello Stato nei confronti di intere ed importanti categorie sociali.
Non è concepibile che vengano imposti ai commercialisti una serie di adempimenti tali da trasformarli, in sostanza, in impiegati del fisco a stipendio zero. Si creano così degli obblighi che assomigliano alle corvè meridionali, agli obblighi di lavoro gratuito, graziosamente imposti dal sovrano ai sudditi.
Commercialisti, consulenti del lavoro, ragionieri, contribuiscono giornalmente all'aggiornamento degli archivi e delle banche dati della pubblica amministrazione a loro spese. Oggi, vengono aumentati i loroPag. 218obblighi e viene insinuato il sospetto che essi siano comunque una classe disdicevole dal punto di vista sociale.
Con il decreto viene portato un pesante attacco alla dignità professionale degli avvocati, per i quali, l'abolizione tout court dei minimi tariffari rappresenta un elemento di grave pericolo di scadimento delle prestazioni professionali, soprattutto se considerato insieme alle altre novità introdotte: l'abolizione del divieto di patto di quota lite e l'introduzione di forme di pubblicità.
Siamo preoccupati anche per la sorte delle casse previdenziali private dei dottori commercialisti e dei professionisti in genere, rispetto alle quali sembrano sussistere pericolose norme volte a pubblicizzare nella sostanza tali casse. Sottolineiamo che, in proposito, uno specifico ordine del giorno è stato respinto dal Governo.
Signori membri del Governo, avete cocciutamente proseguito nella vostra impostazione dei lavori, al punto da porre la mordacchia persino ai deputati della vostra maggioranza, i quali hanno più volte manifestato, nel corso del dibattito, il loro stesso disagio rispetto a questo provvedimento.
Dagli stessi deputati della maggioranza sono giunte segnalazioni preoccupate sul fatto che fosse opportuno non oltrepassare il segno, non spingersi in una logica para-persecutoria verso molte categorie, che potrebbe rischiare di essere amplificata dall'eccesso di zelo applicativo della macchina della pubblica amministrazione, la quale talvolta agisce in modo più realista del re, dando esecuzione agli orientamenti politici del Governo anche in misura maggiore di quella voluta.
Vogliamo concludere, allora, ricordando le parole del presidente Berlusconi nella seduta di ieri: ci stiamo avviando verso un modello di Stato invadente e sospettoso, uno Stato, se non di polizia, perlomeno di polizia tributaria.
Vogliamo confermare il nostro impegno e la nostra battaglia politica per cambiare questo tipo di orientamento, anche e soprattutto in considerazione degli appuntamenti che ci attendono per la ripresa autunnale dei lavori, per i quali il ministro Bersani ci ha già preannunciato l'avvio di una fase 2 di liberalizzazione. Annunciamo, quindi, il voto contrario del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito socialista (Applausi dei deputati dei gruppi della Democrazia Cristiana-Partito Socialista, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, i Verdi voteranno a favore del provvedimento, condividendone ragioni e contenuti, così come illustrato dai colleghi Trepiccione e Pellegrino nel corso della discussione sulle linee generali e dal nostro capogruppo Bonelli, in dichiarazione di voto sulla fiducia.
L'opposizione, oltre che sulla questione di fiducia, ha eccepito la scelta dello strumento del decreto-legge. Su questo vorrei proporre qualche spunto di riflessione. Ritengo, onestamente, che un disegno di legge avrebbe favorito, forse, un confronto sul merito più disteso, meno incattivito e strumentale. Sottolineo «forse» tre volte. Avrebbe dato ancora più spazio, probabilmente, al dialogo con le categorie. Probabilmente... Il dato certo è che difficilmente, in piena estate, prima della chiusura dei lavori parlamentari, il paese avrebbe potuto disporre delle misure previste dal decreto-legge, poi integrate e perfezionate con la sua conversione in legge, che fortunatamente sono già operative.
Viene così data attuazione, nei primi 100 giorni, ad un primo insieme importante di punti programmatici, in fedeltà al patto stretto da questa maggioranza con il proprio elettorato. Si tratta di misure ed interventi che incontrano una condivisione molto ampia e salutati con favore da gran parte dell'opinione pubblica, non solo di centrosinistra.
Il nostro paese - è stato ripetuto a iosa - è ad una svolta: precipitare nella marginalitàPag. 219rispetto ai mercati internazionali, incapace di risalire la china lungo la quale, progressivamente, è sceso, oppure tentare, attraverso il famoso colpo di reni, di risalirla, decidendo di porre le condizioni indispensabili per un vero rilancio ed una decisa inversione di rotta. È questo che sta alla base del decreto-legge contenente le disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale. Si tratta di una decisione vigorosa e responsabile, a fronte della necessità di reimpostare il modello stesso di sviluppo.
Tale modello deve saper stare alla durezza della competizione planetaria, senza perdere di vista i principi di solidarietà e di equità distributiva e il sistema dei diritti sociali ed economici delineato dalla nostra Carta costituzionale.
È evidente che al centro di un grande progetto di innovazione e di riforme deve essere posto il cittadino e la cittadina, intesi come lavoratori, consumatori e risparmiatori. Sì: risparmiatori. Sappiamo quanto importante sia stato e sia il risparmio delle famiglie nei vari cicli di sviluppo e quanta necessità ci sia di una mediazione bancaria e finanziaria pulita, efficiente e trasparente.
La ripresa economica e sociale passa attraverso il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, certamente, ma rigore e risanamento devono coniugarsi - lo ripeto - con giustizia e solidarietà e nel provvedimento si inaugura, finalmente, una nuova stagione di vero contrasto all'evasione e all'elusione fiscale. È una stagione nuova di ridimensionamento della rendita, di erosione dei poteri e delle chiusure di ordini e corporazioni.
Come ha affermato il ministro Bersani, si tratta di un inizio, dell'apertura di un varco verso le vere riforme di struttura. Anche se, come sottolineato dai relatori e dai vari interventi, sono state varate nuove regole che costituiscono una piccola rivoluzione in più ambiti (libere professioni, banche, assicurazioni, trasporto, servizi pubblici locali, farmacie, class action, antitrust), l'approccio non è quello della «manovrina» infarcita di una tantum, cui ci aveva abituato il Governo precedente, ma è un approccio che ha carattere strutturale, con effetti immediati e di periodo più lungo, come è d'uopo per gli interventi urgenti, che non devono solo e unicamente tamponare gli effetti contingenti della crisi, ma cominciare a incidere sulle loro cause.
Non a caso, sono previsti nel provvedimento importanti previsioni di spesa per incrementare il fondo per le politiche sociali, per l'ANAS e le ferrovie, che potranno così non chiudere i cantieri, e per la portualità.
I Verdi hanno salutato con favore la decisione assunta nel corso dell'esame del decreto-legge al Senato dell'esclusione degli enti parco dalla riduzione del 10 per cento degli stanziamenti per il 2006 a carico degli enti pubblici non territoriali. Ci auguriamo che il Governo dia piena e pronta attuazione agli ordini del giorno votati oggi per consentire il consolidamento, la valorizzazione e l'ulteriore sviluppo della realtà ambientale, culturale, sociale ed economica rappresentata dai parchi e dalle aree protette in Italia.
I Verdi, quindi, voteranno con convinzione a favore della conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto, ormai in procinto di votazione da parte dell'Assemblea, costituisce la prima concreta traduzione degli indirizzi di politica economica e finanziaria che il Governo ha diffusamente enucleato nel Documento di programmazione economico-finanziaria.
Si tratta di indirizzi che dovranno ispirare i provvedimenti legislativi che si intendono assumere nel corso della legislatura.
Il decreto-legge in esame, infatti, si pone quale ponte tra il DPEF e la legge finanziaria, affrontando alcune emergenze del paese. L'urgenza e l'ineludibilità dei problemi posti dalla situazione economicaPag. 220italiana, conseguente all'esito della legislatura appena conclusa, hanno imposto soluzioni drastiche atte ad indurre, in ragione del loro contenuto innovativo, il rapido avvio di un circuito virtuoso che può e deve funzionare da volano per l'intera economia nazionale.
Sono queste le ragioni d'urgenza che hanno imposto e consentito il ricorso alla decretazione; ma l'urgenza, cari colleghi, deriva soprattutto dalla grave situazione dei conti pubblici. Infatti, secondo le indicazioni dell'Allegato sui saldi di finanza pubblica, contenuto nella relazione tecnica del maxiemendamento presentato dal Governo al Senato, il decreto-legge, nel testo modificato dal Senato, comporta un miglioramento dell'indebitamento netto per il 2006 pari a 1,2 miliardi di euro - corrispondenti allo 0,1 per cento del PIL -, per arrivare a 7, 1 miliardi di euro per il 2009.
Quindi, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame, considerato nella prospettiva più breve, permetterà già nel 2007, con la prossima legge finanziaria, di far ritornare il rapporto deficit-PIL al di sotto del 3 per cento, come ci chiedono gli impegni europei.
Il tema della promozione della concorrenza e della competitività per la tutela dei consumatori e per la liberalizzazione dei settori produttivi apre, con il decreto appena approvato, una fase nuova ed importante per il nostro paese. Si tratta di misure che attuano principi costituzionali, nazionali ed europei, da tempo disattesi, in modo da assicurare il rispetto di norme comunitarie all'osservanza delle quali eravamo stati molto spesso richiamati.
È indubbio che al plauso delle associazioni dei consumatori si sono contrapposte anche le proteste delle categorie e degli ordini professionali, che hanno lamentato soprattutto una carenza di preventiva informazione e scarsa concertazione. Si è trattato di una fase sottovalutata al momento della presentazione del provvedimento, ma il Governo, nelle fasi successive, ha di fatto valutato le istanze delle varie categorie, con il convincimento di andare avanti senza stravolgere lo spirito del provvedimento proposto.
Il decreto in esame è sicuramente perfettibile - come tutti gli interventi e i provvedimenti di tale complessità e articolazione - e, in tal senso, noi Popolari-Udeur salutiamo con favore le aperture del ministro Bersani che ha parlato di manutenzione in corso d'opera del decreto per apportare gli ultimi aggiustamenti. Basterà prendere in esame i singoli settori per rilevare la buona volontà del Governo, che non ha voluto sottovalutare l'urgenza del provvedimento, tenendo conto della realtà e cercando di porre le basi per ricostruire fiducia nei cittadini e vincere la sfida della competitività. Molte categorie hanno trovato in tal modo risposte alle loro richieste.
L'editorialista Sergio Romano, intervenendo sul Corriere della sera, afferma: Possibile che il risultato per le liberalizzazioni, alla fine della partita, sia soltanto la versione aggiornata e maggiorata di alcuni tra i numerosi concordati che lo Stato italiano è stato costretto a stipulare con i piccoli e grandi poteri corporativi della società nazionale? Troppo accondiscendente, quindi, questo Governo? A mio avviso, il fatto di concordare è un sintomo positivo, perché cambiare mantenendo scontri e proteste non paga.
Concertare è un aspetto positivo, in quanto dimostra che non vi è arroganza nell'adottare determinati provvedimenti ritenuti necessari e comunque indilazionabili. È vero che talune categorie, come i farmacisti, forse oggi penalizzate, non si dichiarano completamente soddisfatte, ma guardano al futuro con fiducia. È altrettanto vero, infatti, che rivalutare alcune strutture e fornire un nuovo ruolo alle professioni significa accettare un futuro negoziabile, perché il mantenimento dei privilegi non può essere il punto di partenza per un servizio professionalmente più qualificato.
Si possono accettare i sacrifici, ma con una prospettiva futura di riqualificazione del ruolo nell'ambito di un servizio sanitario più vicino al cittadino, che passa attraverso strutture amiche, come ad esempio le farmacie di quartiere o di una città. Questo è un esempio di provvedimentoPag. 221coraggioso e di iniziative che ridanno fiducia ai giovani in cerca di un ruolo attivo e di una occupazione che, nel caso specifico, deriva anche dalle strutture che si organizzeranno per fornire i farmaci da banco nella grande distribuzione.
In particolare, riteniamo importante garantire maggiore tutela ai giovani appena inseriti nel mondo delle professioni. Un esempio, tra i tanti, potrebbe essere quello di abrogare il limite di sei anni previsto dall'articolo 8 della legge sull'esercizio della professione di praticanti avvocati abilitati, al fine di consentire a tali soggetti di poter comunque continuare l'esercizio della propria professione.
Come affermato dal ministro Bersani in X Commissione, il dibattito futuro rispetterà comunque le competenze di settore. Se si parla di farmaci propriamente detti, è chiaro che il ministro della salute dovrà regolare la materia; se si parla di ordini professionali, è chiaro che dovrà essere il ministro della giustizia a dover proporre la riforma. Pertanto, concertazione e dibattito non mancheranno, anche se, parlando di regole della concorrenza e del mercato, è evidente che il meccanismo della concertazione a un certo punto dovrà arrestarsi.
I Governi della Casa delle libertà si definivano liberisti, ma non hanno liberalizzato, così le imprese e le famiglie pagano di più i servizi. Ecco il perché di questi provvedimenti.
Con riferimento alle diverse categorie, per quanto concerne i dirigenti pubblici, è stato previsto un taglio del 10 per cento della spesa. Allo stesso modo, per le commissioni a tempo, quelle attive, non saranno più a tempo indeterminato; infatti, si è stabilito che qualsiasi tipo di commissione, che si debba occupare di uno specifico problema, potrà operare per un periodo non superiore a tre anni e, tra le 665 commissioni e comitati censiti, ne abbiamo individuato almeno una settantina che appaiono non essenziali.
Il decreto in esame deve dunque essere considerato come un primo passo per ricostruire un senso comune del primato dell'interesse generale. In questo paese troppo spesso in passato tale primato è stato sacrificato sull'altare della difesa delle rendite e dei privilegi. L'obiettivo di una maggiore uguaglianza delle opportunità, infatti, passa attraverso mercati liberi e capaci di valorizzare pienamente il merito e le capacità di ciascuno.
Del resto, il paese ha già espresso il proprio apprezzamento per le disposizioni proposte e questo deve costituire motivo di rinnovato impegno per tutte le forze politiche. Liberalizzare significa porre le premesse per uno Stato più moderno ed efficiente, ma per raggiungere tale obiettivo dovremo lavorare insieme, facendo sì che i principi del dibattito democratico non siano mai sacrificati. Il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame è comunque adesione convinta all'azione del Governo (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, intervenendo a nome dei Comunisti Italiani per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo sul provvedimento in esame, credo di poter utilizzare il tempo che ho a disposizione per interrogare l'Assemblea sul senso del nostro dibattito e su cosa sia pervenuto al paese della lunga discussione che abbiamo svolto in questi giorni.
La mia impressione è stata che, all'interno di quest'aula, sia stata sollevata una somma di interessi specifici - qualche volta non molto ordinata -, che ha contribuito ad allontanare ancora di più, se mai ce ne fosse stato bisogno, il paese reale da quello rappresentato in quest'aula e anche dal mondo delle professioni.
Ho sentito molti colleghi, sia dell'opposizione sia della maggioranza, esprimere preoccupazioni rispetto ad alcune norme contenute nel testo in esame, in particolare quelle tendenti a liberalizzare alcune materie inerenti le libere professioni.
Ho inoltre assistito con preoccupazione al tentativo, che - credetemi - non porteràPag. 222fortuna a nessuno, di utilizzare gli ordini e le associazioni professionali contro il paese reale. Ho seguito sulla stampa, in questi giorni, il dibattito sviluppatosi nel paese su questo provvedimento e mi sono posto, essendo anch'io come molti altri colleghi un professionista, la domanda su cosa possa far sì che il 95 per cento degli italiani sia d'accordo con questo decreto, mentre qualcuno si ostina a cavalcare proteste, qualche volta insensate, nelle piazze, che allontanano, se mai ve ne fosse ancora bisogno, il paese reale dal Parlamento.
Rivolgendomi a tutti i colleghi, ricordo che, nel momento in cui varchiamo quel portone, cessiamo di essere quello che fino al giorno precedente siamo stati. Ci portiamo dietro un bagaglio di esperienze, di intuizioni, di sensibilità. Tuttavia, credo che, nel momento in cui varchiamo quel portone, abbiamo una responsabilità più vasta rispetto alla rappresentanza delle associazioni, degli ordini professionali e perfino del partito al quale apparteniamo. Infatti, dobbiamo ricordarci tutti, quando varchiamo quel portone, che abbiamo il preciso dovere di cercare di avvicinare il paese all'aula parlamentare.
Ed allora, cosa c'entrano e cosa possono entrarci i Comunisti, più volte richiamati, in un decreto che viene definito di liberalizzazioni? C'entrano, perché questo nome è stato «appioppato» al provvedimento nel dibattito svoltosi fuori da quest'aula e poi riportato dagli organi di stampa. Ad avviso dei Comunisti italiani, il decreto contribuisce a ricreare un clima di fiducia e di equità fiscale, che riguarda anche il mondo delle professioni, ma agevola soprattutto il ripristino di un sentimento di vicinanza dei nostri cittadini al sistema fiscale. Quindi, si tratta dell'esatto contrario di quello che molti colleghi dell'opposizione hanno tentato di sostenere.
Ieri, ho ascoltato con attenzione l'intervento dell'onorevole Berlusconi, tornato una tantum in quest'aula, il quale paventava la possibilità che si stesse affermando uno Stato di «polizia fiscale». Non si tratta di questo, bensì di dare un segnale preciso - e il Governo per certi versi lo sta dando - sul fatto che probabilmente è finito il tempo del diritto dei più «dritti» e si sta ripristinando quello di coloro che si comportano onestamente, che pagano le tasse e che vogliono vederle pagare anche agli altri.
Ho ascoltato argomentazioni molto importanti, invece, sostenute da altri, anche da alcuni rappresentanti dell'opposizione, i quali, sostenendo una tesi da noi ritenuta assolutamente plausibile e da approfondire -, hanno affermato che il contrasto che si vuole alimentare nel momento in cui si cerca di schierare associazioni ed ordini professionali contro il Parlamento, va trasferito in altra sede, ovvero riferito alle misure di contrasto di interesse, che possono rendere il nostro sistema fiscale non soltanto più equo, ma anche più partecipato. Probabilmente, in questo modo, si indurrebbero i cittadini non solo a pagare le tasse, ma ad avere contezza del fatto che anche gli altri le pagano, e contribuiremmo a far affermare il più valido principio di concorrenza, che deve esistere in un sistema economico, ovvero quello che deve mettere sullo stesso piano tutti, senza collocare in una posizione di vantaggio chi più disobbedisce e meno paga le tasse.
Voglio dire ancora che questo dibattito e la sensazione di distanza che abbiamo vissuto rispetto al paese reale ci deve far interrogare tutti su quella che dovrà essere l'azione del Governo a partire dalla ripresa dei lavori. Da parte dell'esecutivo, ho notato apertura di sensibilità, contrariamente a quanto altri ravvisano, nel riconoscere che i provvedimenti non sono mai perfetti, bensì perfettibili. Nel corso del dibattito sugli ordini del giorno, stamattina - ho sentito rievocarne qualcuno presentato dai Comunisti italiani, ma faccio riferimento anche a quelli presentati da altri colleghi della maggioranza e dell'opposizione -, il Governo ha dimostrato di possedere una particolare sensibilità per tutto quello che riguarda i diritti di difesa ed assistenza dei meno abbienti. È questa la direzione nella quale il dibattito deve essere rivolto.Pag. 223
Non si può, dopo che per oltre cinque anni l'Unione europea ha bussato alla porta della politica italiana e dopo che lo ha fatto ripetutamente anche l'Antitrust, rampognare contro chi ha deciso di aprirle quella porta. Infatti, il nostro paese era già sottoposto a sanzioni che, come qualcuno ha ricordato, andavano a gravare sul bilancio dello Stato e ad appesantire il gettito fiscale di coloro che le tasse le pagano già.
In tutto questo, dobbiamo dare la sensazione al paese e ai nostri concittadini che il Parlamento non è la somma dei 110 avvocati che siedono nelle due Camere, né degli 80 giornalisti - non so quanti siano i medici e farmacisti -, ma che esso intende parlare al paese reale, a quello che per il 95 per cento è favorevole a tutte o quasi tutte le norme introdotte con questo decreto. Allora, visto che il decreto serve a ripristinare regole, sappia il Governo e sappiano le altre forze politiche presenti in quest'aula che, quando si tratta di scegliere tra la discrezionalità, esercitata fino a questo momento anche a colpi di condoni, e il rispetto delle regole, i Comunisti italiani stanno dalla parte della seconda soluzione (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il gruppo della Rosa nel Pugno voterà a favore di questo provvedimento. E voterà a favore perché riteniamo, con molta onestà, che esso rappresenti il primo intervento di politica economica e finanziaria che questo Governo ha affrontato nel corso della XV legislatura.
Si tratta, appunto, di un provvedimento collegato direttamente al DPEF approvato qualche giorno fa, nel quale sono state tracciate le linee della politica economica e finanziaria del Governo di centrosinistra. Si tratta di una linea che condividiamo perché in essa vi sono tre direttrici importanti: il risanamento dei conti pubblici, la crescita e l'equità. Questo provvedimento si inserisce in tale filone perché determinerà, non soltanto nell'anno in corso ma soprattutto per i prossimi anni (e mi riferisco al 2007 e al 2008), una forte incidenza sulla diminuzione del deficit pubblico.
I dati mostrano una proiezione significativa; già nel 2007, rientreremo nei parametri definiti dall'Unione europea, ciò che non è accaduto con il Governo di centrodestra. Anzi, nella scorsa legislatura, abbiamo verificato una politica economica e finanziaria che in buona sostanza ha distrutto l'avanzo primario, costruito un sistema intervenuto negativamente sul comparto industriale e pesato sul rilancio della politica industriale italiana.
Procediamo e vogliamo procedere con fermezza sulla linea della concorrenza per costruire un mercato che sia più competitivo e fare così in modo che le nostre imprese possano competere all'interno del mercato internazionale, il cosiddetto mercato globale. L'impostazione del provvedimento in oggetto va in questa direzione, intervenendo su alcune concentrazioni quali, ad esempio le professioni, le assicurazioni, le banche.
Inoltre, vi è il problema, del settore della panificazione nonché quello dei farmacisti. Guardate che basta chiedere in giro, ai cosiddetti farmacisti liberi, per capire l'importanza di questo provvedimento: tanti giovani laureati hanno la possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro!
Per quanto concerne la questione dei taxi, che è stata così enfatizzata nel corso del dibattito sulla questione di fiducia, essa sta a testimoniare che la normativa che abbiamo introdotto consente ai comuni di dare maggiori possibilità e, quindi, di liberalizzare un mercato che era sostanzialmente chiuso.
Certo, dobbiamo fare di più. Questo Governo farà di più. Siamo profondamente convinti della necessità di intervenire in settori importanti - l'energia, i trasporti, il trasporto pubblico locale - seguendo quei filoni che siano in grado diPag. 224gettare le basi di un rilancio dell'economia del nostro paese, delle imprese e del nostro sistema industriale.
Il provvedimento va nella direzione giusta. Qualcuno l'ha definito un piccolo intervento, ma basta chiedere ai cittadini. È proprio con i cittadini, con gli elettori, con la gente di questo paese che noi vogliamo parlare. Negli anni passati, la gente è stata vittima dell'iniquità sociale: sono state create debolezze e difficoltà. La gente non credeva più nello Stato, non credeva più nella possibilità di avere tutte quelle garanzie sociali che noi, oggi, vogliamo ripristinare. Il provvedimento in esame contempla un'iniziativa forte in materia di politiche sociali, a differenza di quanto è stato fatto dal precedente Governo: credo che i 300 milioni di euro che vanno a rimpinguare il Fondo sociale non siano poca cosa, soprattutto se si considera che il centrodestra l'aveva sostanzialmente ridotto, mettendo in crisi gli interventi sociali delle regioni nei territori di loro competenza.
Come ho detto, il provvedimento guarda ai cittadini italiani, alle fasce più deboli, a coloro i quali non hanno avuto né la capacità né la furbizia dei famosi «giovanotti dei quartieri». Il provvedimento contiene iniziative forti anche in materia di evasione e di elusione fiscale. Pensiamo a ciò che si sta facendo per le stock options o per le cosiddette società esterovestite o per le società carosello (che usufruiscono di rimborsi IVA senza mai essere intervenute sul mercato in modo forte e incisivo). In Italia, l'evasione e l'elusione raggiungono un ammontare pari all'11 per cento del PIL! È importante un provvedimento che farà pagare le tasse a coloro che le hanno evase fino ad oggi: questo significa costruire un sistema informato ad una politica di equità, sociale e fiscale.
Noi deputati della Rosa nel Pugno siamo fortemente interessati a queste politiche. Riteniamo fondamentali, per la ripresa del paese, una politica di crescita e di rientro dal debito pubblico, una politica di equità, una politica di interventi in favore dell'occupazione. È per questo che, dopo avere manifestato con convinzione la nostra fiducia a questo Governo, esprimeremo il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame. Vigileremo - e concludo - affinché i grandi processi di privatizzazione siano portati avanti. (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno e di deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, intervengo, innanzitutto, per ribadire il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori sul provvedimento in esame, a tal fine richiamando anche la dichiarazione di voto effettuata ieri.
Il provvedimento segue due direttrici: la rimozione di una serie di «ingessature» dovrebbe permettere una maggiore competizione in alcuni campi, soprattutto in quello dei servizi, privati e pubblici, mentre altri interventi dovrebbero avviare la lotta all'evasione fiscale. Noi pensiamo che entrambi gli obiettivi debbano essere perseguiti con forza.
Debbo dire che l'intervento svolto ieri dall'onorevole Berlusconi mi è parso leggermente stantio. Egli ha reso dichiarazioni che ci riportano un po' indietro nel tempo. Voglio citare un passo della sua dichiarazione di voto sulla questione di fiducia: «Noi consideriamo il mercato, la concorrenza, la libertà economica elementi fondamentali per la crescita di una nazione. Il nostro modello è quello di uno Stato che grava il meno possibile sulla gente, che chiede meno tasse, che pone meno vincoli».
Tuttavia, ho la sensazione che la traduzione concreta degli enunciati principi, nei cinque anni in cui Berlusconi è stato Capo del Governo, non sia andata proprio nella direzione indicata. Può darsi che egli abbia tolto un po' di tasse alle persone più abbienti, alle classi più agiate. Se, però, in corrispondenza di questa riduzione ai titolari di redditi alti, non si rimuovono lePag. 225cause che costringono la gente a pagare di più i servizi, non è forse, questo, un modo per imporre una tassa ancora più ingiusta? Mentre la tassazione sul reddito risponde ad un criterio di progressività che è sancito dalla nostra Costituzione, è evidente che, facendo pagare di più i servizi, vengono colpite soprattutto le classi più deboli, le classi meno abbienti (ad esempio, le persone che devono acquistare beni di prima necessità).
Credo di avere sempre informato la mia azione politica ad uno spirito realmente liberale, liberaldemocratico. Ebbene, ho sempre pensato che riusciamo a tutelare il consumatore, il cittadino, proprio sul piano della competizione. È evidente, infatti, che la competizione è il meccanismo che spinge i prezzi verso il basso, che tende a ridurre realmente costi e prezzi e, di conseguenza, anche i prezzi dei servizi.
Se, invece, faccio finta di abbassare la tassazione progressiva e colpisco i consumi, soprattutto i consumi di beni che, oggi, una qualunque famiglia italiana deve necessariamente acquistare, è chiaro che a rimetterci sono proprio le famiglie. Ancora, se mi reco in un piccolo negozio, il prezzo è nettamente superiore a quello che posso trovare in strutture commerciali più moderne. Se, invece, a dominare il commercio sono i piccoli esercizi, tutti paghiamo di più i beni di cui abbiamo necessità.
Ricordo che, prima della modernizzazione, della liberalizzazione del commercio, la media generale dei prezzi al consumo nel nostro paese superava del 3 per cento quella dei paesi europei più evoluti. Ciò significa che tutte le nostre famiglie pagavano, mediamente, il 3 per cento in più. Credo che, quando una famiglia è costretta a vivere con mille euro al mese - ce ne sono tante nel nostro paese -, il 3 per cento in più non sia piccola cosa, ma una grande somma.
Io dico che questo principio vale per tutte le spese e tutti i costi sostenuti dalle famiglie e oggi non possiamo pensare che tra i costi di una famiglia non ci sia una polizza di assicurazione di responsabilità civile automobilistica, che è obbligatoria. Non possiamo immaginare che nelle nostre famiglie non vi siano servizi di natura finanziaria come quelli offerti dal sistema bancario.
Pertanto, è evidente che, quanto più piccolo è il reddito disponibile per la singola famiglia, tanto più questi costi corrispondono a delle tasse. Quindi, riguardo al percorso avviato, noi non abbiamo mai detto che questa azione si deve fermare; deve, anzi, continuare in modo rilevante e anche più profondo e incisivo, andando a colpire tutte le sacche di inefficienza che si registrano nel settore dei servizi, anche in quelli pubblici. Ricordavamo ieri anche la norma che impone sostanzialmente al settore pubblico di non figliare società per erogare servizi, per non andare a creare delle deviazioni in quello che dovrebbe essere un mercato concorrenziale. Infatti, è evidente che, se esternalizziamo al settore privato determinati sevizi, anziché mantenerli all'interno di società di proprietà degli enti pubblici, possiamo innescare dei meccanismi di concorrenza che potrebbero portare a ridurre il prezzo di quei servizi. Quindi, credo che questa sia una strada obbligata da percorrere.
Quanto all'aspetto fiscale, ieri avevo scherzato - ma neanche troppo - nel proporre un paragone tra due sistemi di tracciabilità apparentemente diversi. Da un lato, la tracciabilità alimentare, che ci permette oggi di sapere tutto di ciò che mangiamo: facevo l'esempio del ristorante ma anche quello dei consumi famigliari. Quando noi acquistiamo frutta o verdura, volendo, possiamo sapere dove sono state prodotte, che concimi sono stati usati, che metodologia di semina è stata utilizzata, possiamo conoscere tutto di ciò che consumiamo e, per motivi legati anche alla responsabilità civile del produttore, possiamo ricostruire tutto il percorso della produzione. Pertanto, signor Presidente, abbiamo un sistema di tracciabilità perfetto che è stato fortemente aiutato dalla tecnologia informatica che oggi possediamo. Allora, non si capisce perché analoga tracciabilità non dobbiamo utilizzarePag. 226nei confronti dei prodotti di lusso, di macchine o di imbarcazioni di lusso, al solo ed esclusivo scopo di ricostruire il reddito di chi quei beni possiede o ha acquistato. Nessun paese realmente civile e democratico, a partire dagli Stati Uniti d'America, rinuncia a tracciare i beni, proprio allo scopo di confrontare il reddito, eventualmente, ponendo il contribuente di fronte ad una realtà, in modo che questo comportamento lo convinca: addirittura, sappiamo che negli Stati Uniti quando si fanno dichiarazioni fiscali false si va in galera e ci si resta, come le cronache ci informano.
Per concludere, signor Presidente, credo che questo tipo di tracciabiltà non abbia nulla a che fare con la violazione della privacy perché tutti i cittadini normali, quelli che le tasse le pagano e che non hanno nulla da nascondere, non avranno assolutamente paura della predisposizione di queste schede. D'altronde, ieri le cronache ci hanno riportato la notizia di un database delle banche. Vorrei solo ricordare all'onorevole Berlusconi e ai colleghi dell'opposizione che si tratta dell'attuazione di una legge finanziaria di un ministro del Governo Berlusconi, ossia del ministro Siniscalco, il quale, ovviamente, aveva capito che solo quella era ed è la strada per poter arrivare a combattere l'evasione fiscale.
Per tutte queste ragioni, confermo il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto crediamo che debba essere fatta un po' di verità sui conti pubblici di questo paese - visti gli allarmi che avete lanciato nelle settimane scorse su un presunto «buco» economico, oggi inesistente - dal momento che la cifra su cui intervenite in questo provvedimento sui conti pubblici è minimale. Vi ricordiamo che quando avevate governato voi cinque anni fa, il «buco» economico lasciato era pari ad oltre il 2 per cento rispetto alle previsioni: questo per verità storica.
Nel merito, si tratta di un provvedimento che, inizialmente, avete venduto come la liberalizzazione dell'aspirina, dei panettieri, dei tassisti e degli avvocati, e magari qualcuno aveva anche creduto che questa maggioranza di centrosinistra potesse fare una politica di liberalizzazioni. Invece, dopo aver letto il testo del provvedimento, abbiamo visto che oltre la metà delle disposizioni è di carattere fiscale: i tre articoli di carattere fiscale previsti dal viceministro Visco rappresentano la gran parte di questo provvedimento!
Comunque, non avevamo dubbi che si trattasse di false liberalizzazioni. Da una parte, infatti, dietro il velo delle liberalizzazioni, noi crediamo vi sia il primo tentativo di indebolire le categorie professionali per arrivare al vostro vero intento, che è quello di mettere le mani sulle casse pensionistiche di queste categorie; questo sarà il vostro passo successivo nei prossimi mesi e nei prossimi anni. Con questo provvedimento puntate ad indebolire le categorie, per dividerle al loro interno, e poi arrivare a mettere le mani nella «marmellata», perché è quello che realmente vi interessa!
Dall'altra parte, avete adottato un provvedimento che punta ad indebolire le piccole categorie professionali, soprattutto gli avvocati ed i commercialisti, che avranno maggiori difficoltà a stare sul mercato. Noi crediamo che si tratti di un disegno generale della sinistra contro le categorie produttive che lavorano, contro quelli che lavorano del proprio, che pensano del proprio e che agiscono con il proprio. Voi siete contrari a queste categorie produttive e, quindi, fate una politica a favore delle grandi imprese, delle cooperative rosse e del grande capitale per arrivare a sindacalizzare questi liberi imprenditori, per obbligarli ad essere dipendenti, privati o pubblici che siano, in modo da poterli sindacalizzare per farne tutti dei piccoli Cofferati. Infatti, è questo che accadrà nel momento in cui una piccola farmacia, rurale o di periferia, dovrà chiuderePag. 227ed il farmacista ce lo troveremo dipendente - dipendente! - delle grandi catene ...
PRESIDENTE. Colleghi, vorrei invitarvi, per favore, a consentire l'ascolto dell'intervento del deputato che sta parlando.
Prego, deputato Fugatti, continui pure.
MAURIZIO FUGATTI. La ringrazio, signor Presidente.
In sostanza, l'obiettivo è di arrivare a creare dei dipendenti delle grandi catene, espropriando il loro lavoro precedente di libera professione. Questo dato, secondo noi, emerge dall'impostazione generale di questo provvedimento che ha al suo interno una visione culturale ed ideologica che va contro le categorie professionali. Per voi esistono due tipi di cittadini: da una parte, i dipendenti privati delle grandi imprese e i dipendenti pubblici; dall'altra, le categorie produttive, che secondo voi sono composte tutte da evasori, da criminalizzare e da colpevolizzare.
Lo vediamo in questo provvedimento in tanti suoi aspetti. È stato definito il «provvedimento dei 100 euro», per cui tutto dovrà essere pagato con carta di credito o con assegno oltre i 100 euro; «il provvedimento dei 1500 euro», per cui dobbiamo comunicare tutto all'Agenzia delle entrate per le transazioni che superano quella cifra; il «provvedimento che toglie la regola del 2 su 3» degli studi di settore; avete reintrodotto l'elenco clienti e fornitori e adesso, per aprire una partita IVA, ci fate l'esame del DNA, visto che prima si poteva aprire una partita IVA tranquillamente, mentre ora sono previsti controlli su controlli! Fate l'esame del DNA per aprire una partita IVA!
Inoltre, basta vedere quanto avete fatto nel settore immobiliare, rispetto al quale avete sbagliato i conti grossolanamente.
Questi sono aspetti che, a nostro modo di vedere, danno conto della vostra impostazione culturale ed ideologica nei riguardi di certi cittadini e di certe categorie professionali.
Il viceministro Visco, nel corso della sua audizione in Commissione, ha detto che i cittadini si devono abituare a non utilizzare più la moneta cartacea ed ha, quindi, giustificato il provvedimento «dei 100 euro», dicendo che dobbiamo abituarci a utilizzare le carte di credito, i POS, perché questo sarà il futuro. Ecco l'impostazione culturale ed ideologica: educare il cittadino a fare ciò che vi fa comodo per combattere l'evasione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! Andatelo a spiegare alle vecchiette, andatelo a spiegare agli anziani che devono pagare i 150 euro con la carta di credito! La vostra impostazione culturale punta ad educare anche il cittadino, punta a fargli fare ciò che volete voi, così come le disposizioni sulla parte immobiliare: avete sbagliato conti di 60 volte, avete creduto che lì sono tutti evasori e, quindi, li avete colpiti indistintamente, dal primo all'ultimo! Hanno perso il 15-20 per cento le società che hanno investito in tali titoli. Chi li risarcisce, diciamo noi, coloro che voi avete indistintamente colpito, per una vostra impostazione ideologica, per cui credevate che erano tutti evasori e, quindi, dovevano essere colpiti? Poi ci avete messo una «pezza» qua e là, avete messo qualche rattoppo, ma la vostra ideologia e la vostra impostazione culturale sono fuoriuscite del tutto. Tale impostazione la rileviamo anche in un'altra disposizione: chi non pagherà l'IVA oltre i 50 mila euro lo metterete in galera! Questo dice il provvedimento! Avete liberato le galere dai delinquenti, dagli spacciatori, dagli extracomunitari, dai clandestini ed avete fatto posto, perché lì volete metterci le categorie professionali, che magari non pagano le tasse perché si trovano in una situazione di crisi di liquidità contingente e non perché sono tutti evasori (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! La crisi, infatti, vi può essere perché uno non vuole pagare le tasse, ma anche perché vi sono crisi cicliche dei settori produttivi.
Questa è l'impostazione culturale che avete e che noi riscontriamo all'interno di questo provvedimento! L'abbiamo constatata anche in una semplicissima frase del viceministro Visco nel corso di una audizione.Pag. 228Egli, parlando dello scontrino fiscale, si è lasciato andare ad un'affermazione: scontrino o non scontrino, lì si evade lo stesso, ha detto. Ecco, ancora pensate che tutti, comunque, evadano, anche chi comunque paga sempre le tasse, anche coloro che emettono sempre lo scontrino! Scontrino, o non scontrino - lo ripeto, così ha detto il viceministro Visco - lì comunque si evade!
Noi crediamo che questa non sia l'impostazione giusta. Abbiamo visto il Presidente Prodi che, nelle scorse settimane, si è recato in Padania, si è recato al nord a cercare il voto di quelle categorie produttive che mantengono questo paese, perché alla fine questa è la realtà. Noi crediamo che con questi provvedimenti, che introducono un'altra forma di fondamentalismo - noi lo chiamiamo «fondamentalismo fiscale» questo -, siate passati dalla lotta di classe contro i padroni e le imprese al «linciaggio di classe» contro le categorie produttive. Noi crediamo che questo provvedimento certamente bene non farà a chi lavora. In un momento in cui si parla di ripresa economica, si parla di un'economia che pare torni a correre, voi mettete pali, paletti, limitazioni, esercitate un controllo ossessivo sulle categorie produttive.
Per questi motivi, la Lega Nord Padania preannunzia il voto contrario su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, svolgo poche considerazioni per motivare il voto contrario del gruppo dell'UDC su questo provvedimento. L'UDC voterà contro la conversione in legge di questo decreto-legge, anzitutto perché generalmente l'opposizione vota contro i provvedimenti di natura economico-finanziaria del Governo, ma anche perché, soprattutto nello specifico, questo provvedimento non ci piace. Sono due, sostanzialmente, le parti di questo provvedimento che, a nostro giudizio, sono inaccettabili, e le vogliamo chiamare con il loro nome. Anzitutto, vi è una vera e propria stangata fiscale, che non colpisce solo i grandi patrimoni immobiliari ma, proseguendo nella filiera, arriva fino ai piccoli risparmiatori. È vero, è stata apportata una correzione nel corso dell'esame del provvedimento al Senato. Il viceministro Visco si è sentito di chiedere scusa agli italiani; però, ancora oggi, questo provvedimento, in questa parte è - a nostro giudizio - inaccettabile.
In secondo luogo, vi è un intervento «sguaiato» di liberalizzazioni in settori del tutto marginali per la vita economica e sociale del paese ed in settori che molto probabilmente nemmeno sono coperti dalla riserva legislativa dello Stato. Si tratta di un intervento finalizzato soprattutto a distogliere l'attenzione dalla «polpa» del provvedimento stesso, ossia la stangata fiscale cui accennavo in precedenza.
All'inizio della legislatura, il Governo ha provveduto ad eseguire una verifica dei conti, riscontrando uno scostamento pari allo 0,3 per cento sul prodotto interno lordo ed ha prodotto una drammatizzazione di tale scostamento, a partire dalla prima dichiarazione del ministro delle finanze, il quale ha dichiarato che la situazione della finanza pubblica è peggiore di quella del 1992. Poi, è arrivato questo decreto-legge e il Documento di programmazione economico-finanziaria, che parla di una correzione di 35 miliardi di euro, senza entrare nello specifico.
Su tale ultimo aspetto vorrei svolgere tre brevissime considerazioni. La prima è che non è vero che la situazione dei conti oggi è peggiore di quella del 1992. In tale anno, infatti, vi era una lira debole, sotto attacco della speculazione. Vi era una classe dirigente allo sbando, una classe politica allo sbando; oggi, invece, vi è una moneta forte, l'euro, vi sono vincoli esterni molto cogenti ed abbiamo anche una classe politica molto più consapevole del valore dell'equilibrio dei conti.
La seconda considerazione è che drammatizzare lo scostamento del deficit credoPag. 229non sia solo un esercizio irresponsabile, ma anche un esercizio non vero. Ritengo, infatti, che lo scostamento dello 0,3 per cento del deficit - come è stato verificato dalla Commissione - sia del tutto fisiologico in un bilancio pubblico quale il nostro, molto complesso, in un bilancio pubblico che ha migliaia di centri di spesa e che, quindi, deve essere soggetto, per forza di cose, ad una «manutenzione» quotidiana della tenuta dei conti. Ciò non è avvenuto perché vi è stato un ciclo elettorale ed un lungo tempo trascorso per la formazione del Governo.
Come terza considerazione, vorrei sottolineare le voci di spesa per le quali vi è lo scostamento nei conti. Le voci di spesa sono l'aumento dei tassi di interesse, l'aumento della spesa per la sanità e l'aumento della spesa degli enti locali. Vorrei rilevare come queste siano voci di spesa al di fuori della portata dell'attività del Governo e che sono soprattutto la sanità e gli enti locali che devono rivedere il rapporto tra il centro e la periferia, portando verso la periferia molta più responsabilità nella tenuta dei conti.
Con questo decreto-legge, sostanzialmente, si lanciano due messaggi. Il primo è che la correzione del deficit avviene dal lato delle entrate. Quindi, sostanzialmente, voi rincorrete l'aumento delle spese con l'aumento delle tasse. Lo avete confermato anche nel Documento di programmazione economico-finanziaria, in cui affermate che non si fa più riferimento ai «tetti di spesa», ma alla differenza tra entrate e spese, sostanzialmente affermando che è possibile operare correzioni sul deficit aumentando le tasse. Il secondo messaggio che date è che le liberalizzazioni sono finte. Voi non credete nella necessità di un'apertura vera del mercato e di un aumento della concorrenza.
Credo che questi siano motivi sufficienti per votare contro questo provvedimento. Noi siamo, ovviamente, in attesa della legge finanziaria, perché sarà proprio quello il momento della verifica. Voi avete parlato della necessità di intervenire per l'aumento della crescita. L'aumento della crescita economica è fondamentale anche per la tenuta sociale del paese. Avete parlato della necessità di un intervento di riequilibrio dei conti ed avete la necessità di intervenire anche per dare, in qualche misura, equità al sistema del paese.
Noi ribadiamo che si tratta di interventi importanti; in particolare, sono settori nei quali vogliamo vedervi alla prova con interventi concreti.
L'aumento della produttività si può avere solo con una grande azione che va nel senso di riscoprire valori come il merito, il rischio e la competizione, lasciando da parte, finalmente, la cultura del falso egualitarismo, per la quale nel nostro paese sono stati considerati alla stessa stregua chi operava bene e chi operava male, chi lavorava poco e chi lavorava tanto.
La seconda questione riguarda l'equità. Ho notato con grande dispiacere la singolare difficoltà che ha incontrato il Governo nell'accettare l'ordine del giorno presentato dal deputato dell'UDC, onorevole Capitanio Santolini, finalizzato ad impegnare il Governo a dare priorità agli interventi sulla famiglia, sui giovani, sugli anziani non autosufficienti, anche con riferimento alle persone che vivono nel precariato e a quelle che sono state espulse dal mercato del lavoro.
È stato molto singolare che il Governo si sia trovato in imbarazzo nell'accettare questo provvedimento. Noi aspettiamo il Governo al varco con la legge finanziaria.
Riteniamo che l'equità vada prodotta attraverso la crescita economica, ma soprattutto con un fisco più equo. Fisco più equo significa innanzitutto rispetto della progressività del sistema fiscale, ma soprattutto una lotta molto importante all'evasione fiscale.
Riteniamo che la nostra proposta del contrasto di interessi potrebbe anche essere finanziata con il cuneo fiscale. La rinuncia al cuneo fiscale è un intervento simbolico, molto costoso per portare avanti questa iniziativa del contrasto di interessi. È un fatto molto importante, che potrebbe avere un generalizzato accoglimento in quest'aula, e ritengo sia unPag. 230elemento molto rilevante per capire se la prossima legge finanziaria procederà nel senso dell'equità.
In questo decreto-legge vi tiene uniti solo la rincorsa della spesa con l'aumento delle entrate. Crediamo che questa sia una strada sbagliata, che vi porta lontano dal corpo elettorale. È una strada che noi denunciamo e che contrasteremo (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici cristiani e Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, colleghe deputate e colleghi deputati, rappresentanti del Governo, il provvedimento esaminato dai due rami del Parlamento che ha fatto molto discutere il paese e gli organi di informazione è apprezzabile e condivisibile, al di là dei suoi significati e dei suoi contenuti. È apprezzabile e condivisibile, perché è il segnale che questo Governo e questa maggioranza stanno dando attuazione al programma, che non separa il momento del risanamento da quello dell'equità, che non prevede la politica dei due tempi. Un segnale importante, perché coniuga le norme con le quali si vuole lanciare un attacco importante e coraggioso all'evasione e all'elusione fiscale, all'evasione contributiva, con norme a difesa dei consumatori.
Si è parlato molto di liberalizzazioni, sia per esaltarle sia per dire che questo provvedimento non le attua. Credo che la prima parte del decreto, nota come «decreto Bersani», sia prevalentemente costruita per attribuire diritti ai consumatori, per avvicinare la nostra legislazione a quella di altri paesi europei e per cominciare ad erodere rendite di posizione che in questo paese generano, come affermato da altri colleghi, anche una corruzione della concorrenza.
Si tratta di un provvedimento complesso, che prevede norme che agiscono in diversi settori. Alcune norme hanno fatto gridare allo scandalo, perché si è intervenuti in settori tradizionalmente protetti, molto presenti anche nelle aule del Parlamento. Credo, invece, che in alcuni settori, quali, ad esempio, quelli delle banche e delle assicurazioni, questo Governo abbia compiuto piccoli passi, ma con troppa timidezza.
Ci auguriamo che, nel prosieguo del nostro lavoro, ci si possa trovare a discutere di provvedimenti che davvero, anche in questo campo, possano tutelare maggiormente gli utenti; mi riferisco ad una critica, mossa anche in quest'aula, rispetto alla tracciabilità, al fatto che si prevedono pagamenti anche per cifre molto basse per consentire il controllo, che si agisce anche nei confronti dell'ABI per consentire che questi pagamenti abbiano costi molto inferiori rispetto a quelli attuali, perché, aumentando il volume di queste operazioni, non cambierebbe per loro sostanzialmente l'introito, ma vi sarebbe un beneficio per gli utenti ed i consumatori.
Sono certa che nei rapporti che si istituiranno anche con questi soggetti si potrà ulteriormente agire nella direzione di difendere i consumatori utenti.
Una questione importante, che avevamo sollevato attraverso la presentazione di un ordine del giorno che non è stato accettato, ma che speriamo di discutere separatamente, riguarda l'anatocismo, pratica che, purtroppo, le banche attuano ed in conseguenza della quale, molto spesso, i lavoratori ed i piccoli imprenditori sono depredati della loro casa e del loro terreno. Al riguardo, ci auguriamo che successivamente anche alle banche venga sottratto questo potere.
Mi soffermo, in conclusione, sul coraggio, ed uso questa parola perché in questo paese è più difficile che altrove parlare di tasse, in quanto si cade molto spesso nella parodia: si passa dallo slogan «meno tasse per tutti», che qualcuno, qualche anno fa, utilizzò in campagna elettorale, a quello «più tasse per tutti», che ora ci viene rinfacciato. No! Sono tasse giuste da pagare, sono le tasse che devono pagare quelli che non le hanno mai pagate!Pag. 231
Qualcuno diceva, all'inizio di questa discussione, che si vergogna di vivere in un paese in cui ogni singolo movimento viene controllato. Anch'io mi vergogno, ma è necessario, perché non incorrono nell'evasione e nell'elusione fiscale i lavoratori dipendenti. Il livello di evasione così alto, colleghe e colleghi, si riscontra naturalmente nell'ambito di chi le tasse le può evadere, perché gli è consentito dall'esistenza di maglie larghe!
Il viceministro Visco, con la severità che gli è congeniale, mette in campo questi strumenti, che non aumentano le tasse, la pressione fiscale, ma semplicemente fanno pagare ciò che deve essere pagato a chi lo deve fare; e mi riferisco ad una parte di questo paese che, in questi anni, ha evaso e continua ad evadere e che dal Governo precedente ha ricevuto il segnale che ciò poteva essere fatto impunemente.
Noi diamo un segnale diverso e siamo certi che la maggior parte del paese, che paga le tasse, sarà ben contenta di questo provvedimento di equità fiscale, di equità concorrenziale; mi riferisco anche alle imprese sane ed a quei professionisti che pagano le tasse, emettono fatture e che non hanno problemi a farsi controllare il conto corrente.
Per tutti questi motivi, dichiaro, a nome del gruppo di Rifondazione comunista-Sinistra europea, il voto favorevole su tale provvedimento. Esprimo anche l'auspicio di continuare su questa strada; magari, la prossima volta, con più tempo, perché questo provvedimento ha qualche ombra e, se avessimo avuto il tempo di discuterlo, l'avremmo approvato con gli stessi contenuti, ma migliorato.
Concludo, annunziando il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista- Sinistra Europea e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alemanno. Ne ha facoltà.
GIOVANNI ALEMANNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, si sta chiudendo una vicenda iniziata esattamente un mese fa, con la presentazione, il 4 luglio, del decreto-legge che ci accingiamo a convertire per decisione della maggioranza.
Fin dalla presentazione di questo provvedimento, è apparso chiaro che eravamo di fronte ad uno strano «anfibio»: metà Visco, metà Bersani; metà provvedimento fiscale e parafiscale, metà provvedimento sulla concorrenza. Cominciamo dal versante Visco, anche se dopo di me parlerà l'onorevole Tremonti, che sicuramente approfondirà la questione. È evidente che questi provvedimenti scritti dal viceministro Visco rappresentano il ritorno indietro di dieci anni rispetto a quello che è il meccanismo del prelievo fiscale. Si ritorna ad un atteggiamento vessatorio, inquisitorio, di sospetto nei confronti del contribuente. Tutto quello che è stato maturato negli ultimi dieci anni, in termini di studi di settore e di strumenti più attenti e sofisticati per combattere l'evasione - senza disturbare però i cittadini onesti -, è stato buttato a mare.
Si torna ad un atteggiamento che pretende di controllare tutto e che, attraverso questo controllo, pretende di dissuadere dall'evasione e dall'elusione fiscale. Questo atteggiamento però è caduto nel vuoto proprio nel momento in cui, emanato il decreto, ci siamo accorti tutti che c'era un clamoroso errore, quello relativo all'IVA sugli immobili e alla sua retroattività. Un clamoroso errore, corretto durante l'iter di conversione del decreto, ma che dimostra quanta approssimazione, incompetenza e carenza tecnica presiede a questi provvedimenti fiscali. Pensate che un apparato fiscale diretto in maniera così approssimativa possa far paura ai furbi? Credete che chi ha sbagliato di 30 miliardi di euro la previsione di questo decreto, creando danni non correggibili, possa oggi fare paura a chi utilizza strumenti più o meno sofisticati per evadere o per eludere le tasse? In realtà, questi provvedimenti produrranno soltanto delle difficoltà ulteriori per i cittadini onesti! Saranno un meccanismo per creare, ancora una volta, una disillusione rispetto all'intraprendere. IPag. 232furbi non saranno toccati dalle vostre imposizioni, non saranno toccati dal vostro atteggiamento inquisitorio!
L'altra parte di questo provvedimento «anfibio» è quella sulla concorrenza, che ha dominato in questo mese lo scontro sugli organi di informazione e nella società civile. Abbiamo visto una serie di disposizioni frammentarie, improvvisate, incerte nella loro estensione, in parte revocate, come per i tassisti. Con riferimento a questi ultimi, sembrava che il provvedimento disegnato dal ministro Bersani fosse una sorta di ultima trincea della concorrenza in questo settore; poi, però, quel provvedimento è stato modificato, grazie alle proteste del mondo dei tassisti. Quel provvedimento modificato oggi è stato già applicato da alcuni comuni; quindi significa che la scelta che era stata fatta poteva essere modificata e proprio grazie a quella modifica essa ha prodotto dei risultati positivi.
Dopo questa prima modifica, c'è stata la chiusura a riccio. Si è rifiutato un effettivo dialogo sociale! Si è rifiutato l'ascolto delle categorie interessate, cercando in tutti i modi di demonizzarle! Peraltro, in primo luogo, questo decreto-legge presenta un grande sospetto d'incostituzionalità. Non possiamo pensare alla decretazione d'urgenza per fare riforme che devono avere una valenza costante e permanente all'interno del tessuto delle regole! In secondo luogo, si è parlato d'Europa, ma noi sappiamo che la direttiva Bolkestein ha escluso la concorrenza nel campo delle professioni; in tale campo vigono regole diverse, che la suddetta direttiva affida agli Stati membri. In terzo luogo, si è parlato di interessi particolari che prevalevano sull'interesse generale. Ebbene, quali sono questi interessi particolari? Gli interessi delle categorie, delle parti del lavoro, sono interessi legittimi o devono essere cancellati da una presunta volontà generale?
Credo che, di fronte a questa realtà, bisogna operare delle sottolineature forti. Nel corso della legislatura in cui noi abbiamo governato c'è stata la vicenda dell'articolo 18; anche quella era una questione riguardante le regole. Ebbene, in quell'occasione la sinistra, allora opposizione, ci contestò di aver applicato e riformato quelle regole senza dialogo e senza concertazione sociale. Noi rivedemmo quel provvedimento e con il Patto per l'Italia correggemmo quel tipo di meccanismo, che era stato deciso dall'alto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Oggi, il Presidente Prodi ci dice che sulle regole non si concerta. Forse il Presidente Prodi in quegli anni era lontano, era in Europa, non se ne rendeva conto, ma proprio su quella vicenda sono stati indetti scioperi generali ed è stata fatta un'opposizione durissima da parte della sinistra e del centrosinistra. Dunque il sospetto che viene, anzi la certezza, è che si sia fatto un provvedimento che ha il sapore di una lotta di classe: lavoratori dipendenti contro lavoratori autonomi, ceto medio contro ceto popolare. Si è lacerato il paese con questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Credo che, di fronte ad una realtà di questo genere, dobbiamo rispondere con chiarezza. Il paese oggi ha bisogno di unità, di messaggi unitari, ha bisogno di scaricare i pesi dei sacrifici, che pure sono necessari, con equità tra le diverse categorie. Non si deve mettere una categoria contro l'altra, non si devono mettere i lavoratori autonomi contro i lavoratori dipendenti! Noi vogliamo essere garanti di questa equità. Di qui il nostro invito pressante - lo abbiamo ripetuto in questa sede e lo ha sottolineato anche il presidente Fini, intervenendo in dichiarazione di voto sulla questione di fiducia - a rivedere sostanzialmente questo decreto. Questo decreto va modificato profondamente, sia nella «parte Visco», sia nella «parte Bersani». Le occasioni non mancheranno nei prossimi mesi e noi vogliamo che queste occasioni siano colte, perché, se non lo saranno, sarà inevitabile un autunno caldo tra le categorie, ma il ceto medio non sarà solo! Se voi utilizzerete lo stesso metodo che avete utilizzato in questo decreto anche rispetto alla sanità, agliPag. 233enti locali, alla previdenza e al pubblico impiego, cioè le materie sulle quali il DPEF indica l'intervento della finanziaria, non penserete certo che il ceto medio si unirà ai ceti popolari! Questo autunno caldo vi dimostrerà che voi state diventando minoranza nel paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Potete cercare di acquisire qualche parlamentare o di fare la campagna acquisti, ma perseverando in questo muro contro muro ed in questi atteggiamenti ideologici, vi state mettendo contro la realtà vera e produttiva del paese! È per questo che lanciamo ancora una volta un appello per una modifica sostanziale di un decreto iniquo, sbagliato, che non produce effetti e che è contrario agli interessi economici e sociali del paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tremonti. Ne ha facoltà.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, solo poche considerazioni in conclusione di un dibattito che, in quest'aula, in questi giorni, è stato importante e interessante. Il provvedimento che discutiamo reca sul frontespizio i nomi di Prodi, Padoa Schioppa e Bersani. Noto l'assenza sui banchi del Governo del Presidente Prodi: ne capisco le ragioni, con tutti i problemi che ha. Noto la presenza del ministro Padoa Schioppa.
ANTONIO LEONE. Ma non c'è!
GIULIO TREMONTI. È lo stesso (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Manca sinceramente la presenza radiosa del ministro Bersani.
In campagna elettorale, la sinistra ha usato in modo ossessivo uno slogan: l'economia italiana è allo sfascio, i conti pubblici sono allo sfascio. Un vostro collega di Governo è andato oltre. Con un eccesso di zelo ha detto: è come il 1992. Poi si è corretto, ha detto: è ancora peggio del 1992. Cerchiamo di essere seri, sapendo che c'è una certa differenza tra chi è serio e chi non ride!
L'economia italiana è in ripresa e i conti pubblici sono in oggettivo miglioramento. Il 2006 non chiuderà al 5 per cento, come dicevano i signori del Governo. Non chiuderà neppure al 4 per cento - che non sarebbe affatto male -, come è scritto nel DPEF. Chiuderà sotto il 4 per cento, com'era scritto nei documenti del Governo Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Noi qui non rivendichiamo un merito nostro, ma, per favore, non dite che è merito vostro (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Veniamo al decreto-legge, alla sua forma e alla sua sostanza. La forma. Ci avete presentato un provvedimento urgente, che in molte parti ha però effetti differiti, con all'interno una norma di conversione che ha efficacia addirittura retroattiva ed un'altra norma abrogata che ha efficacia addirittura ultrattiva. Voi sapete bene chi ci ha guadagnato con questo gioco. Noi sappiamo solo che ci ha perso il paese, la legalità e la certezza del diritto nel paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
Ascoltate questa frase ispirata: sono i cittadini e le imprese che si aspettano leggi semplici, i contribuenti, che non devono essere chiamati a pagare direttamente o indirettamente inefficienze, errori o instabilità di cui non sono responsabili. Giusto! Ma allora chi è che ha contemporaneamente detto questa frase e firmato un decreto che nella sua versione iniziale conteneva una tentata estorsione fiscale e patrimoniale retroattiva sul settore immobiliare e finanziario? È un caso di omonimia o l'autore della frase è lo stesso che ha firmato questo provvedimento?
Veniamo alla sostanza. Nel decreto ci sarebbe una parte liberale e c'è una parte fiscale. La parte liberale. Facciamo una riflessione sul simbolo del provvedimento: i taxi. Vedete, questo è un paese che ha più di 8 mila comuni; andate in giro ePag. 234vedrete che il caso normale non è quello dei viaggiatori e dei cittadini che aspettano il taxi, ma il caso dei taxisti che aspettano i viaggiatori. Questa è la realtà del paese (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia )! E non per caso un problema specifico e locale non è stato risolto dal Governo, ma dal sindaco Veltroni! Il ministro Bersani ha un qualche punto di contatto con la materia dei taxi: come i taxi, conosce solo la retromarcia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Le liberalizzazioni sono una cosa seria e possono essere fatte solo in un modo serio (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
La parte fiscale. Facciamo una stima dei nuovi adempimenti imposti: tracce, registrazioni, pagamenti, segni, annotazioni. Se sommate l'universo delle professioni, del commercio, delle normali transazioni immobiliari - un cittadino che si compra la casa - , dell'industria, fanno più di un miliardo di nuovi adempimenti contabili imposti. Questa nuova massa di dati non è necessaria per l'efficienza della macchina fiscale, ma ha una logica opposta: ai fini fiscali questa massa di dati non è efficienza, ma inefficienza, è la paralysis by analysis, è l'opposto di quello che si dice necessario ai fini dei controlli. Ma il problema non è quello dei controlli fiscali, bensì quello dei controlli mentali. È una nuova antropologia culturale che si vuole imporre: l'ideale «concentrazionario» della società schedata e del cittadino che è il poliziotto di se stesso e degli altri e viceversa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Quello che si vuole trasmettere non è un messaggio di lealtà fiscale, ma un messaggio di occhiuta incombenza dello Stato sui cittadini. Questo è il punto essenziale! In questi termini, mi sembra che un miliardo di maggiori adempimenti imposti sia esattamente l'opposto delle liberalizzazioni.
In questo modo non si rafforza la legge dello Stato: si indebolisce l'autorità dello Stato e si perde il consenso dei cittadini. Vedete, in quest'aula avete ancora la maggioranza dei voti, ma nel paese non avete più la maggioranza dei consensi (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo). Niente di personale, è solo una citazione culturale: la seconda legge sulla stupidità umana dice che lo stupido fa male agli altri senza fare bene a se stesso. Questo provvedimento non vi riempirà le casse erariali, vi svuoterà le urne elettorali (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e Misto-Movimento per l'Autonomia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, cari colleghi, il provvedimento in discussione ha suscitato larghi consensi, ma anche proteste e resistenze, domande legittime, giustificate, tese a capirne il senso. In questi giorni ci siamo sforzati di dare delle spiegazioni che a noi sembrano convincenti. Che cosa ha inteso fare il Governo con questo provvedimento? Prima di tutto, iniziare la correzione dei conti pubblici, attraverso un forte contrasto all'evasione fiscale.
Abbiamo voluto dire onorevole Tremonti, che non vi saranno, più condoni e che il risanamento della finanza pubblica avverrà d'ora in avanti con misure strutturali (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
Conti pubblici in ordine sono la condizione indispensabile per uno sviluppo economico ordinato e duraturo. Confermiamo questo impegno di serietà non solo verso la Comunità europea, ma in primo luogo verso i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
Perché lotta all'evasione? Francamente, colleghi, non ho compreso toni quali quelli usati dall'onorevole Fini e dall'onorevole Berlusconi ieri. Si è parlato di «vessazione fiscale!» Ma perché? Il contrasto all'evasione fiscale è il problema fondamentale che noi abbiamo (Applausi dei deputati delPag. 235gruppo de L'Ulivo). Risolvere la questione dell'evasione fiscale può aprire in prospettiva la possibilità, attraverso l'allargamento della base contributiva, dell'abbassamento stesso della pressione fiscale!
La lotta all'evasione è indispensabile per il risanamento dei conti pubblici. Consentitemi di dire, colleghi, che la lotta all'evasione fiscale è la garanzia prima per mantenere le conquiste di civiltà che corrispondono al nome di Stato sociale (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani), tant'è che noi vogliamo continuare a garantire sanità, scuola, assistenza e servizi a tutti i cittadini. Questa è la nostra ispirazione!
Altra cosa, colleghi, è se ci chiedete se questo provvedimento sia perfettibile. Sicuramente è perfettibile, ma noi abbiamo sentito da voi un attacco radicale, quasi che la lotta all'evasione sia vessazione. È un aspetto culturale, il vostro, che noi ci rifiutiamo di condividere (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista - Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani).
Colleghi, voglio dire anche che misure di contrasto, normali in altri paesi, qui vengono presentate come ingerenza nella vita dei cittadini. Noi siamo per la privacy, colleghi, la nostra tradizione è questa; noi siamo rispettosi dei diritti dei cittadini, ma abbiamo in mente diritti e doveri! Permettetemi una battuta; alle baldanzose colleghe di Forza Italia che ho ascoltato con interesse nel dibattito generale e ancora questa mattina - una di esse, citando Marx, ha continuato a presentarlo quasi come un nostro cavallo di Troia per colpire la borghesia - darei un consiglio: leggetevi Luigi Einaudi ne Il buon governo (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani e dei Verdi) e approfondite l'ispirazione liberale, visto che vi definite liberali.
Noi abbiamo ben presente, colleghi, il ruolo della piccola e media impresa del nostro paese. Ai colleghi della Lega Nord vorrei dire che ciò non è vero soltanto per la Lombardia: è vero per tutta l'Italia!
Noi sappiamo quale inventiva hanno dovuto mettere gli artigiani, i piccoli e medi imprenditori in questi anni di crisi dura per rispondere alle sfide. Non siamo assolutamente fra coloro che vedono la società divisa; la nostra opinione è che dobbiamo fare un salto di sistema: piccola e media impresa, sistema delle banche, della grande impresa, della ricerca. Abbiamo bisogno di un salto per rispondere alle sfide aperte in questo momento: questa è la sfida ambiziosa che sta non solo di fronte a noi, ma anche di fronte a tutto il paese!
Tutto ciò richiede scrostamenti, abbandono di rendite di posizione; richiede osare e anche rischiare. In questo senso il Governo ha varato una proposta per la concorrenza e per talune misure note come proposte del ministro Bersani. Il provvedimento individua i destinatari nei consumatori italiani e, vorrei aggiungere, nelle giovani generazioni: un primo passo sicuramente importante.
Alcuni esponenti della Casa delle libertà ne hanno colto il significato, ma in generale è prevalsa una posizione arretrata e utilitaristica. Ma qui vorrei rispondere a due obiezioni, colleghi. La prima è veramente bizzarra: «Intervenite - è stato detto anche in questi giorni - su categorie vicine al centrodestra». Vicine al centrodestra? E chi l'ha detto? Pensate davvero che non vi siano tra tassisti, farmacisti, panificatori, nel mondo delle professioni, larghe percentuali di elettori del centrosinistra (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione comunista-Sinistra Europea, dei Comunisti italiani, dei Verdi)? Non pensate davvero che, quando uno schieramento supera il 50 per cento dei consensi, non abbia riferimenti in tutti gli strati della società? Chi vi dà il diritto (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia) di arrogarvi questa rappresentanza, che non avete, giacchè noi sappiamo come molti di coloro che appartenengono a queste categorie siano elettori nostri? Avete sbagliato l'approccio: una posizione meramente conservatrice. Noi riteniamoPag. 236che quelle stesse categorie troveranno in questi processi nuovi lo stimolo per svolgere al meglio la propria funzione.
Riteniamo che governare obblighi a ragionare in nome degli interessi generali di una comunità. A tale proposito, mi sono chiesto, colleghi: dov'è lo scandalo? Se ci siamo domandati come mai - poco fa l'onorevole Tremonti ha detto che il problema è dei tassisti e non dei cittadini -, arrivando in un aeroporto, in una stazione un cittadino consumatore deve aspettare trenta, quaranta minuti l'arrivo di un taxi, perché non affrontare questo problema? È lesa maestà per chi? È porre un problema! Non dovremmo parlarne in nome del corporativismo, ma non si comprende che così non si rimuovono le cause dell'ingessatura di questa società (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno) e che dobbiamo invece andare in profondità per dare nuovo dinanismo alla società italiana? Credo che ne trarranno vantaggio i cittadini consumatori, i fruitori di servizi: lo avranno anche quando troveranno i medicinali nei supermercati oppure nel rapporto con il mondo delle professioni.
Infine, colleghi, lasciatemi fare un'altra battuta. Alcuni hanno detto: «Avete osato troppo poco!» e lo trovo singolare. Un collega di Forza Italia, Della Vedova, che ho ascoltato, intervenendo durante la discussione sulle linee generali del provvedimento che stiamo per votare, ha detto che loro sono intervenuti sul mercato del lavoro. A tale scopo, pongo un'altra questione, perché ho trovato dei riferimenti anche in interventi delle forze di opposizione: «troppo poco», e lo dite a noi? E voi che avete avuto una maggioranza così ampia per cinque anni, perché non siete intervenuti?
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MICHELE VENTURA. La risposta - e concludo Presidente - che do è che i liberali nella vostra coalizione sono soccombenti: hanno prevalso corporativi e populismo.
ELIO VITO. Svegliati!
MICHELE VENTURA. Fate questa riflessione (Vivi applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Avverto che la Presidenza autorizza la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna, sulla base dei criteri costantemente seguiti, del testo della dichiarazione di voto finale del deputato Schietroma, che ne ha fatto richiesta ed aveva chiesto di parlare a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per sottolineare molto brevemente un punto che ritengo fondamentale.
È stato posto con grande forza il tema della centralità del Parlamento: è vero, vi sono stati momenti di «sfasatura» tra le fasi dell'attività di Governo, di quella delle Commissioni e di quest'Assemblea. Credo però che il dibattito e il contributo che è venuto, talvolta pesantemente critico, ma qualche volta anche costruttivo, dai colleghi dell'opposizione - mi riferisco, in particolare, all'intervento dell'onorevole Tabacci - mettano in evidenza l'apertura che questo Parlamento, e anche il Governo, accogliendo alcuni ordini del giorno, tra cui quello firmato da me e da altri colleghi, hanno manifestato (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. La prego...
IVANO STRIZZOLO. ... e manifestano con una disponibilità a ragionare per migliorare in un momento successivo il testo del decreto-legge, che è importante che quest'Assemblea oggi approvi (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
Pag. 237
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Prima di passare alla votazione finale, desidero rivolgere a voi tutti e alle vostre famiglie il mio augurio per un'estate di serenità, nel quale ricomprendo, ovviamente, anche tutti i componenti del Governo. Un saluto e un ringraziamento particolare, al quale sono certo vorrà...
ELIO VITO. Dov'è il Governo?
ANTONELLO IANNARILLI. Ci sono ministri autosospesi!
PRESIDENTE. Almeno per i saluti, vi prego (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). ..! Prendo atto che vi è qualche difficoltà a salutare! Un saluto e un ringraziamento particolare, al quale sono certo vorrà associarsi l'intera Assemblea, voglio indirizzare al Segretario generale e a tutto il personale della Camera dei deputati, che ci assistono con impegno e con la massima disponibilità nello svolgimento dei nostri lavori, non semplici. Li ringraziamo molto (Generali applausi).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione finale mediante procedimento elettronico...
GIUSEPPE MARIA REINA. È stata chiesta la parola dal deputato Rao! Sia rispettoso (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...!
PRESIDENTE. Il deputato Rao, mentre mi accingevo ad indire la votazione, ha chiesto la parola (Commenti del deputato Reina). Guardi che ha chiesto la parola il deputato Rao, non il deputato Reina! Vi è un'intesa di tutta l'aula a non procedere altrimenti... In ogni caso, prego, deputato Rao, brevemente... Ha facoltà di parlare.
PIETRO RAO. Intervengo per lamentare che durante l'intervento dell'onorevole Reina l'inquadratura video è stata scientificamente spostata dall'altro lato (Commenti). Allora, vorrei capire Presidente - mi dispiace per i colleghi -, se c'è una responsabilità da parte della regia (e in questo caso, so che lei provvederà); se invece la responsabilità è sua... vuol dire che ci faremo la tessera del partito della Rifondazione Comunista per avere ascolto (Commenti)!