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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative per contrastare l'emergenza idrica nel territorio del delta del Po - n. 2-00095)
PRESIDENTE. Il deputato Bellotti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00095 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1). Ricordo al deputato Bellotti che ha 15 minuti di tempo a disposizione.
LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, da alcuni anni si stanno verificando con una certa frequenza siccità eccezionali: ricordiamo quelle del 2001, del 2003 e del 2005. Anche in questi giorni, le cronache dei giornali rappresentano una situazione a dir poco drammatica, con riferimento, ad esempio, al fiume più importante d'Italia, il Po.
Provengo da una zona particolarmente debole sotto il profilo ambientale, ossia l'area del delta del Po, dove il fenomeno della siccità è assai più grave rispetto ad altri territori. Oggi, stiamo assistendo a quello che, negli anni passati, veniva considerato un evento assolutamente straordinario ed eccezionale, ossia alla risalita del cuneo salino, che si verifica quando il mare risale il fiume (mentre dovrebbe accadere il contrario: il fiume dovrebbe riversare la propria acqua nel mare).
Dieci o venti anni fa, questa contaminazione del mare (se così possiamo definirla) nelle acque del Po avveniva nell'ordine di due, tre o quattro chilometri. Negli ultimi dieci anni, tali risalite si sono fatte più importanti in termini quantitativi, tanto da raggiungere l'estensione di una decina di chilometri. Proprio in questi ultimi giorni, la risalita ha superato addirittura i 25, 30, 32 chilometri. Ciò pone un grave problema legato soprattutto all'agricoltura e all'ambiente. Le coltivazioni, infatti, non riescono a sopportare una contaminazione salina pari al 2 per mille come contenuto di sale nell'acqua: oggi stiamo parlando di quantità che arrivano al 4 per mille! Ciò produce un gravissimo danno, perché non si possono irrigare i raccolti. Nel delta del Po, oltre al danno provocato al settore agricolo, vi è quello procurato in maniera indiretta, a causa della siccità, alla pesca e alle valli. Vi è poi un aspetto occupazionale importantissimo, che coinvolge oltre tremila pescatori, oltre a un danno che riguarda l'ambiente. Infatti, il danno da salinità è irreversibile! Le terre che vengono, in qualche maniera, toccate da questo problema devono poi essere bonificate e ciò richiede anni di lavoro.
Quando nell'immaginario collettivo si parla di siccità, come accade nella Bibbia, si cita sempre la carestia: è un grande e grave problema del nostro paese. Nelle ultime settimane, presso Pontelagoscuro, abbiamo toccato le soglie minime di portata del fiume Po. Qualche collega avrà visto sicuramente qualcuno attraversare il Po senza nuotare, ma addirittura quasi camminando. Siamo arrivati a soglie non conosciute a memoria d'uomo.
Il problema non è semplicemente legato a un aspetto di siccità, vale a dire di mancanza di precipitazioni. Uno dei problemi più importanti è quello delle ritenzioni dell'acqua a monte dell'asta del fiume Po: in questi bacini l'acqua viene trattenuta per la produzione di energia o per altre ragioni che poi, alla luce di questi fatti, determinano una grande siccità.
In sintesi, il Po ha troppi padroni. Quando si parla di problemi di siccità collegati al Po, la gestione delle risorse è frazionata tra un'infinità di soggetti istituzionali: i ministeri, le autorità di bacino o distrettuali, le agenzie interregionali per il Po, le regioni, gli ambiti territoriali ottimali, le province, i comuni e altri soggetti di varia natura, come i consorzi di bonifica, i consorzi di gestione e regolazione dei laghi, i gestori di invasi artificiali, i concessionari di derivazioni per l'energia idroelettrica e molti altri concessionari per l'uso dell'acqua.
Vi è, sicuramente, la necessità di una cabina di regia, che rafforzi il controllo su quello che oggi rappresenta un problema serio, ossia la siccità, nonché su quello che potrà essere un problema di domani, vale a dire le piene del fiume Po.Pag. 240
Parlo da polesano: purtroppo, in passato, siamo stati toccati in maniera profonda da tali fenomeni. Credo che sia necessario e indispensabile mettere le mani anche sulla normativa concernente le calamità naturali, in modo tale che gli agricoltori e chi comunque in questo periodo è stato profondamente danneggiato da questo problema - non per volontà propria - abbiano la possibilità di essere risarciti.
Credo ci sia bisogno di una sorta di regia per l'utilizzo dell'acqua. L'acqua non è di chi sta sopra o sotto il territorio; l'acqua è un bene prezioso che appartiene a tutti e, come tale, va regolamentato. Non credo che l'agricoltore polesano possa essere felice se gli viene detto che deve pagare la sua siccità perché qualcun altro a monte trattiene l'acqua, magari per la produzione di energia elettrica. Abbiamo bisogno di un punto di chiarezza importante e fondamentale.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevole Bellotti, il ministro Pecoraro Scanio avrebbe voluto rispondere personalmente, ma in questo momento è impegnato nella Commissione ambiente della Camera.
Per quanto riguarda la crisi idrica che ha investito il fiume Po, la dichiarazione dello stato di emergenza da parte del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 luglio 2006 ha riguardato tutti i territori interessati dalla crisi idrica, che sta determinando una situazione di grave pregiudizio agli interessi nazionali nel bacino idrografico del Po e nei bacini limitrofi. Sicché, qualsiasi iniziativa o misura che verrà assunta dovrà essere necessariamente correlata e coordinata con le attività che faranno seguito alla dichiarazione del Presidente del Consiglio dei ministri adottata il 28 luglio.
Appare comunque necessario, condividendo le osservazioni degli interpellanti, avviare anche azioni di medio e lungo periodo, volte a superare l'approccio di gestione dell'emergenza a favore della mitigazione del rischio, in analogia con quanto fatto per il rischio inondazioni.
Per il bacino del Po è necessario, quindi, predisporre un attendibile bilancio idrico esteso a tutto il bacino, sulla base dei piani di tutela delle acque predisposti dalle regioni, anche al fine di stabilire criteri oggettivi per il rilascio ed il rinnovo delle concessioni che hanno rilevanza a livello di bacino. Successivamente, dovranno individuarsi le aree a maggiore rischio di crisi idrica, per le quali elaborare strategie impostate sulla gestione sostenibile e solidale della risorsa idrica.
Siffatte strategie dovranno tendere al risparmio d'acqua in agricoltura, ad esempio tramite l'utilizzo di tecniche di irrigazione più efficienti, incentivando il riutilizzo delle acque reflue urbane depurate, oppure passando a colture meno idroesigenti ove il bilancio idrico evidenzia l'impossibilità a mantenere le colture esistenti.
Dovranno, infine, essere verificati i margini di miglioramento gestionali esistenti nella regolazione dei grandi laghi, nel raccordo delle gestioni dei serbatoi idroelettrici montani con le necessità idriche di valle o nei sistemi di distribuzione della risorsa, anche mediante l'interconnessione dei canali principali per una maggiore flessibilità di gestione. Particolare attenzione dovrà essere posta alla possibilità di utilizzo plurimo delle infrastrutture esistenti.
Dopo attenta valutazione delle soluzioni di risparmio idrico e di ottimizzazione gestionale, è invece opportuno valutare gli interventi strutturali che possano offrire il miglior rapporto costi-benefici. Fra questi, si può ricordare la realizzazione di nuovi invasi a basso impatto ambientale, quali l'uso multiplo delle cave dismesse e delle vasche di laminazione delle piene.
Per quanto concerne, invece, le eventuali responsabilità legate alla diminuzione della portata del corpo idrico che attraverso la pianura Padana, si ritiene che,Pag. 241attraverso un puntuale monitoraggio da parte delle regioni e degli organismi a ciò preposti, sarà possibile conoscere la reale portata dei prelievi di acqua ed assumere le dovute iniziative.
Al fine di definire congiuntamente quali misure adottare per superare l'attuale fase critica dovuta alla prolungata siccità, forse in via di attenuazione, il Consiglio dei ministri del 28 luglio ultimo scorso ha previsto l'istituzione di una apposita cabina di regia presso il Dipartimento della protezione civile, composta dai rappresentanti di tutte le regioni e province autonome interessate, delle autorità di bacino, delle amministrazioni centrali competenti e delle associazioni di categoria interessate.
Superata la fase critica, è tuttavia necessario che i vari enti preposti subentrino nelle attività di competenza e continuino ad operare, come, di fatto, sta già avvenendo, nella più stretta collaborazione. In tale contesto, è indispensabile il rafforzamento del ruolo delle autorità di bacino, prossime autorità di distretto, che devono ricoprire, anche nell'immediato, un ruolo sempre più incisivo negli scambi continui tra gli enti istituzionalmente competenti.
Si ritiene, comunque, che l'attuale crisi idrica non possa essere definita «calamità naturale indotta dall'intervento umano», in quanto le valutazioni emerse nelle diverse sedi a cui partecipano le autorità competenti portano a non considerare il fattore umano l'unica causa determinante di tale crisi.
Infine, nell'ambito del programma nazionale degli interventi del settore medico, si inserisce il piano irriguo nazionale, di competenza del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, nel rispetto delle cui priorità, approvate dalla Conferenza Stato-regioni del 20 maggio 2004, sono stati censiti progetti per un investimento complessivo di 7,3 miliardi di euro solo per il settore irriguo, di cui circa 1,7 miliardi di euro per progetti pressoché cantierabili.
PRESIDENTE. Il deputato Bellotti ha facoltà di replicare.
LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, signor sottosegretario, mi dichiaro insoddisfatto della risposta ricevuta. Mi sarei aspettato, quanto meno, un segnale nei confronti dei polesani che, dal punto di vista economico, sono stati toccati in maniera forte da questa vicenda che ha messo in difficoltà i bilanci delle aziende agricole ed i loro i prodotti, che oggi - ahimè - stanno scomparendo da quel territorio proprio per l'impossibilità di irrigare il terreno.
Mi sarei atteso una risposta forte sulla normativa riguardante le calamità naturali. Di fronte a questo stato di cose, è assolutamente scontato pensare di poter usufruire di questo strumento operativo per andare incontro ai fabbisogni di quelle popolazioni. Dal Governo mi sarei aspettato tale posizione.
Lei ha tracciato, altresì, un quadro più ampio e l'avvio di una vasta concertazione. Credo che, a furia di istituire questi tavoli, prima di decidere, corriamo il rischio di diventare falegnami! Al contrario, dovremmo essere gli autori di un intervento indispensabile per il territorio.
Tra l'altro, non sono stati toccati tutti i temi. È molto complicato dire alle popolazioni della pianura Padana che occorre cambiare i piani colturali, perché - così come ho ricordato precedentemente - le colture devono essere le migliori, nel rispetto del ciclo dell'acqua, anche perché quando parliamo di agricoltura, parliamo di un settore direttamente collegato alla fertilità, e la fertilità è direttamente collegata alle migliori produzioni che riusciamo ad ottenere nel Veneto, nella Lombardia, nel Piemonte, dove un milione di ettari di quel territorio è coltivato a mais. Il mais è indispensabile nella catena agroalimentare del nostro paese. Dunque, ritengo che la risposta fornita dal Governo sia assolutamente insufficiente sotto questo profilo.
Per quanto riguarda i nuovi invasi di cui lei ha parlato, mi risulta che, a monte del Polesine, vi sono circa 270 sbarramenti, a volte non censiti, che trattengono l'acqua. Anche in tale caso, il Governo deve intervenire in maniera autorevole edPag. 242urgente, per far sì che l'ENEL, che gestisce molti bacini, intervenga per rilasciare al più presto le necessarie quantità d'acqua, al fine di garantire un minimo di aumento del livello del fiume Po e, quindi, di salvare quei territori.
Sarebbe molto curioso verificare la distribuzione degli invasi. Mi sembra che il rispetto dell'ambiente, a seconda che si parli della regione Emilia-Romagna o della regione Veneto, avvenga con una sorta di corrente alternata. Infatti, nell'Emilia-Romagna vi è il rilascio di molte licenze in maniera «aperta», mentre, per quanto riguarda il Veneto, ciò avviene con grande saggezza e con grande rispetto dell'ambiente. La realizzazione dei nuovi invasi deve essere regolamentata e deve avere una tracciabilità da parte del Governo.
Ultimo aspetto. Non vorrei che, rispetto a ciò di cui stiamo parlando, vale a dire il problema delle quattro regioni più importanti d'Italia per quanto riguarda l'agricoltura, ossia il Piemonte, la Lombardia, il Veneto e l'Emilia-Romagna, le dichiarazioni dei ministri fossero solamente propaganda. A tale proposito, vorrei citarvi un'agenzia ANSA di poche ore fa riguardante la risposta del ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio durante il question time; il ministro ha parlato di una iniziativa, insieme al ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali riguardante l'uso razionale della risorsa idrica, perché è inaccettabile utilizzare acqua potabile per usi impropri ed irrigui; ha ricordato, altresì, che stanno lavorando ad un accordo di programma in questo senso.
Mi dispiace che il ministro non sia presente per altri motivi istituzionali (lo comprendo), ma sarebbe stato curioso sentire proprio dal ministro le dichiarazioni in tal senso.
Le stesse dichiarazioni le ha fatte il ministro De Castro: vanno tenute presenti anche opzioni come quella di una revisione degli ordinamenti colturali - quello che dicevamo prima - tendente ad utilizzare colture con minor fabbisogno idrico. È quanto abbiamo prima contestato. Però, De Castro aggiunge: sono stati censiti progetti per un investimento complessivo di 7,3 miliardi di euro e, solo per il settore irriguo, circa un miliardo e 600 mila milioni per progetti cantierabili. Anche in questo senso mi sarei atteso dal Governo una dichiarazione di immediata disponibilità di queste risorse almeno per le aree più colpite, proprio per dare un segnale forte rispetto a grandi necessità.
Noi, come gruppo di Alleanza Nazionale, nelle prime audizioni di questa legislatura, proprio alla presenza del ministro De Castro, abbiamo posto il problema dell'acqua come problema centrale di tutta la politica agricola nazionale. Non ci può essere agricoltura se non c'è l'acqua, che è una risorsa che va controllata e regolamentata.
Oggi, il Po e l'acqua hanno troppi padroni nel nostro paese. Quindi, ci auguriamo che questo Governo trovi al più presto soluzioni credibili a un problema assolutamente indifferibile e non più rinviabile (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).