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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 741 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale (Approvato dal Senato) (A.C. 1475) (ore 15,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 1475 sezione 3), nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 1475 sezione 4) e si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli emendamenti (per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'allegato A della seduta di ieri - A.C. 1475 sezione 5).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1475)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Brugger. Ne ha facoltà.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, le Minoranze linguistiche condividono la strada intrapresa dal Governo con il decreto-legge che ci accingiamo a votare.
Le misure volte a liberalizzare alcuni servizi, nel rispetto dei principi e delle regole di equità sociale, sono per noi largamente condivisibili, perché accresconoPag. 2le opportunità di scelta dei consumatori. Ed è ragionevole dedurre, in modo particolare, che le norme recate dal decreto-legge in materia di tariffe e di liberalizzazione dei prezzi delle prestazioni professionali abbiano conseguenze virtuose sui comportamenti economici e sulla qualità dei servizi offerti.
Condividiamo, quindi, la definizione del presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, il quale ha definito il provvedimento una riforma della regolazione in senso pro-concorrenziale. Siamo certi che il decreto-legge avrà effetti positivi e strutturali per la competitività del sistema economico del nostro paese sia in termini occupazionali sia in termini di valore aggiunto.
Entrando nel merito delle disposizioni contenute nel provvedimento, il Governo ha tenuto debitamente conto delle autonomie speciali e dei rispettivi statuti, accogliendo le sollecitazioni pervenute dal nostro gruppo affinché fosse introdotta la clausola di salvaguardia. Allo stesso modo, riteniamo importante il riconoscimento del bilinguismo nella provincia di Bolzano, in particolare nel settore della distribuzione dei farmaci.
Tuttavia, pur valutando positivamente le integrazioni apportate dal Senato, le correzioni introdotte non appaiono risolutive.
Il nuovo regime fiscale volto a contrastare l'evasione fiscale nel settore immobiliare e delle locazioni finanziarie mantiene, infatti, aspetti che rischiano di penalizzare i piccoli ed i medi imprenditori (mi riferisco soprattutto agli operatori nel campo delle transazioni immobiliari ed ai liberi professionisti). Per queste ragioni, le Minoranze linguistiche avevano presentato emendamenti migliorativi per queste categorie.
In particolare, riteniamo troppo elevata la soglia dell'80 per cento del volume di affari derivante da prestazioni relative a contratti di subappalto, rilevante ai fini della compensazione e, per contro, troppo basso il limite massimo del milione di euro per l'importo compensabile ogni anno: si determinerebbe una situazione in cui i subappaltatori sarebbero perennemente a credito dell'IVA relativa agli acquisti. Inoltre, riteniamo troppo elevate le soglie percentuali per la qualificazione delle società di comodo, soprattutto per quanto riguarda le società immobiliari: i ricavi minimi ed il reddito minimo non sono realisticamente realizzabili (ciò è dimostrato anche sulla base dei dati dell'Agenzia del territorio). Auspichiamo che il Governo possa intervenire già con la prossima legge finanziaria per correggere tali misure, troppo penalizzanti per le piccole e medie imprese. Riteniamo fondamentale, altresì, come indicato in uno degli ordini del giorno da noi presentati, che il Governo valuti la necessità di introdurre la deducibilità, ai fini della determinazione del reddito di lavoro autonomo, anche delle quote di ammortamento dei canoni di leasing degli immobili strumentali per l'esercizio dell'arte o della professione.
Abbiamo, poi, più volte interessato il Governo su due questioni molto importanti per il territorio delle province autonome.
Si tratta, in primo luogo, del blocco delle assunzioni del personale amministrativo del tribunale di Bolzano, che rientra nel generale problema dell'amministrazione giudiziaria e che potrebbe comportare la chiusura di alcuni uffici per carenza di personale. Il testo di un emendamento da noi proposto ben si collocava nell'articolo 21, relativo alle spese di giustizia, e poteva risolvere il problema. Noi confidiamo nell'impegno assunto dal Governo.
Un problema ancora più drammatico è quello relativo al Parco nazionale dello Stelvio, fortemente penalizzato dai tagli previsti dalla legge finanziaria per il 2006. La Volkspartei ha proposto una soluzione (con riferimento all'articolo 22 del decreto-legge) volta a concedere una deroga per gli enti parchi nazionali gestiti in forma consortile, ma il nostro suggerimento non è stato accolto. Siamo fiduciosi, tuttavia, che il Governo, accettando un nostro ordine del giorno, accolga l'interpretazione da noi suggerita, salvando, in tal modo,Pag. 3ben 130 posti di lavoro occupati da persone che, in caso contrario, l'11 agosto dovranno andare a casa.
Auspicando che il Governo e la maggioranza proseguano sulla strada delle liberalizzazioni, intrapresa nell'ottica favorevole per i consumatori, pur augurandoci che la politica fiscale venga al più presto corretta per le piccole e medie imprese, annuncio il voto favorevole dei deputati della componente Minoranze linguistiche sulla questione di fiducia posta dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, credo che il merito del provvedimento sul quale è stata posta la questione di fiducia da parte del Governo sia stato ampiamente sviscerato non solo nelle sedi parlamentari, che sono quelle nelle quali il provvedimento andava esaminato, discusso e votato, ma anche sui media. Sulla portata delle singole disposizioni credo si sia abbondantemente discusso: abbiamo ascoltato, infatti, opinioni che hanno caratterizzato le posizioni favorevoli e contrarie.
Resta oggettivamente una perplessità. Il provvedimento ha una portata ampia ed introduce innovazioni significative in talune materie, talvolta interessanti, talaltra assolutamente criticabili. Esso riguarda, però, nella sua sostanziale totalità, misure ordinamentali che non richiedevano di operare nei tempi ristretti imposti da un provvedimento d'urgenza: rispetto alle misure previste, non si registrava, nel paese, un'esigenza di urgenza. E non importa che, sul piano formale, la costituzionalità del provvedimento sia stata ritenuta sussistente dalle Camere: secondo una prassi consolidata, infatti, le maggioranze che sostengono il Governo in carica, di norma, non sconfessano i Governi che di esse sono espressione allorquando sono chiamate a valutare la straordinaria necessità ed urgenza dei decreti-legge (che, appunto, viene sempre ritenuta sussistente).
Perché, quindi, la questione di fiducia? Credo che nella giornata di ieri, sia pure in un dibattito che si è svolto in maniera concitata, ai limiti della polemica aspra, sia stato evidenziato che non si può andare avanti a colpi di questioni di fiducia poste su provvedimenti contenuti in atti che, probabilmente, sarebbero dovuti essere diversi: le misure ordinamentali non si sposano con un provvedimento d'urgenza e ben potevano essere proposte alle Camere mediante un disegno di legge, che avrebbe dato a ciascun ramo del Parlamento lo spazio necessario per discutere e per arrivare alle conclusioni ritenute più congrue. E non vale obiettare che, in questo modo, i tempi si sarebbero allungati, perché i regolamenti delle due Camere prevedono anche la possibilità di operare con il contingentamento dei tempi; pertanto, per introdurre modifiche ordinamentali, c'era la possibilità di assicurare il compiuto esercizio dell'esame parlamentare, senza per questo rinunciare alla celerità dei tempi.
Sul piano del merito, vediamo cosa non può essere condiviso o cosa introduce forti perplessità in ordine alle scelte effettuate con questo provvedimento. Nel merito del provvedimento in esame, sembrerebbe difficile essere contrari ad ipotesi di liberalizzazioni del mercato; non solo perché una liberalizzazione ragionevole e razionale del mercato oggi rappresenta l'unica strada percorribile per arrivare a condizioni che avvantaggino gli utenti senza penalizzare la qualità dei servizi offerti, ma anche perché l'Europa ce lo chiede, e ce lo chiede con insistenza. Pertanto, le misure volte a liberalizzare effettivamente il mercato non solo sono benvenute ma sono quasi degli atti dovuti, tenuto conto degli obblighi comunitari che il nostro paese deve assolvere.
La domanda, però, che ci si pone è se davvero questo provvedimento introduca forme di liberalizzazioni ragionevoli e razionali. Dico ciò perché, nel momento in cui per decreto-legge si opera un'incursione oggettivamente significativa sull'autonomia dell'esercizio delle professioni private e individuali, emergono dellePag. 4preoccupazioni. Difatti, se può sembrare un effettivo atto di liberalizzazione a favore del cittadino utente l'abolizione dei minimi tariffari, ancorché accompagnata da una postilla secondo la quale sono salvaguardati sul piano della giurisdizione domestica i livelli qualitativi della prestazione offerta, qualche perplessità nasce spontaneamente, tenuto conto di come funzionano di norma le giurisdizioni domestiche in questo paese.
PRESIDENTE. Deputato Neri, il tempo a sua disposizione è pressoché terminato. La prego di concludere.
SEBASTIANO NERI. Concludo, Presidente.
Gli interventi ordinamentali nell'ambito dell'autonomia delle professioni individuali, ma anche alcune misure che riguardano la comunicazione di notizie normalmente riservate attinenti al settore bancario, ci fanno temere.
PRESIDENTE. Deputato Neri, la prego di concludere. Le ricordo che oggi i tempi a disposizione per gli interventi debbono tenere conto anche della programmazione televisiva. La prego, quindi, di concludere!
SEBASTIANO NERI. Da qui le preoccupazioni, che non giustificherebbero un voto a favore dell'approvazione del provvedimento. Tutto ciò, conseguentemente, ci induce ad esprimere un voto contrario sulla questione di fiducia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il nostro gruppo esprimerà voto contrario alla richiesta di fiducia sul presente disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto Visco-Bersani.
Richiamerò, succintamente, per motivi di tempo, solo alcune delle motivazioni che stanno alla base della nostra decisione.
È doveroso premettere che la nostra impostazione culturale non sposa l'ideologia delle liberalizzazioni sfrenate ad ogni costo, ma nemmeno è contraria pregiudizialmente ad essa, comprendendo che si tratta di uno strumento che, se usato appropriatamente, è essenziale per l'ammodernamento del nostro paese e l'adeguamento ad una realtà mondiale sempre in evoluzione. Ciò che contestiamo è il concreto testo scaturito dall'applicazione, se così possiamo dire, di quella impostazione culturale. Abbiamo assistito all'introduzione nell'ordinamento, con procedura costituzionale d'urgenza, di un provvedimento eterogeneo al cui interno vi è una sorta di «macedonia» di nuove norme. Alcune di queste norme, quelle cosiddette di liberalizzazione di alcune professioni e di alcuni settori commerciali, sono invece, nella sostanza, protese a punire alcune specifiche categorie sociali tradizionalmente appartenenti al ceto medio professionale produttivo e tradizionalmente poco vicino all'attuale maggioranza di Governo.
Vi sono poi misure di natura fiscale o parafiscale, la cui stesura è frutto dello specifico apporto del viceministro Visco, che sembrano ispirate ad una logica di sospetto e di intrusione nella sfera dei cittadini e dei contribuenti. Una di queste misure, quella relativa all'IVA sugli immobili, ha prodotto gravi turbative nell'andamento del mercato dei titoli immobiliari ed è stata poi modificata solo dopo le proteste dell'opposizione. Lo stesso viceministro Visco ha poi dovuto ammettere, in qualche modo, di aver sbagliato.
Procediamo con ordine; partiamo dalla decisione di usare lo strumento del decreto-legge. Ebbene, come è stato già ampiamente sottolineato, le norme contenute in questo decreto-legge non posseggono i requisiti di necessità e di urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione. È stato anche più volte chiarito dalla dottrina che, all'interno dei decreti-legge, vige la regola della omogeneità per materia, esattamente il contrario del provvedimento in esame. Vogliamo, insomma, ancora una volta, stigmatizzare come in questa circostanza ilPag. 5Governo abbia agito su materie che non giustificavano il ricorso al decreto-legge, e lo abbia fatto avendo tra i suoi obiettivi soprattutto quello di evitare il confronto con le categorie interessate.
Dopo aver subito, quando eravamo maggioranza durante la passata legislatura, innumerevoli lezioni sul valore irrinunciabile ed ineludibile della concertazione con le parti sociali, dobbiamo assistere oggi, da parte della nuova maggioranza, alla tranquilla emanazione di un decreto-legge senza concertazione con nessuna, ma proprio nessuna, delle parti sociali. Quando diciamo che non vi è stata nessuna concertazione con le parti sociali, ci riferiamo a ciò che risulta ufficialmente, sebbene alcune cosiddette malelingue sostengano che in effetti il Governo, ancora prima di diventare tale, abbia discusso di questo provvedimento con Confindustria e con altri esponenti dei cosiddetti poteri forti. Registriamo in ogni caso che nessuna delle categorie destinatarie delle norme del decreto-legge è stata sentita preventivamente, e siamo quindi indotti a concludere amaramente che i cittadini che vi appartengono devono essere in qualche modo, agli occhi del Governo, figli di un dio minore e, come tali, non degni di essere ammessi alla concertazione, concessa invece ai sindacati e a Confindustria.
Affermiamo che il Governo, nel porre nuovamente la questione di fiducia, ha voluto troncare ogni dialettica anche e soprattutto all'interno della sua stessa maggioranza. Abbiamo registrato e vogliamo denunciare con forza all'opinione pubblica intera che, nel corso del dibattito fin qui svoltosi, gli interventi critici più numerosi sono stati svolti dai deputati della maggioranza. Se i membri stessi della maggioranza intervengono criticamente su un provvedimento del Governo, questo vorrà pur significare qualche cosa.
Passiamo ora ad evidenziare in special modo alcuni aspetti del decreto-legge. Affrontiamo, ad esempio, il caso degli avvocati. Il Governo, dopo aver deciso per essi scelte nuove e stravolgenti la loro professione, si è poi rifiutato persino di riceverli. Quella forense è da sempre e ovunque riconosciuta come professione avente caratteristiche di straordinaria specificità e delicatezza. Questo principio è stato riconosciuto anche a livello di Unione europea. È proprio per questa ragione che, tra l'altro, sono previste le particolari prerogative di autonomia dell'ordine. L'abolizione dei minimi tariffari compromette la qualità della prestazione professionale.
Il provvedimento in esame reca, inoltre, grave nocumento anche alla categoria dei dottori commercialisti, in quanto li costringerà ad operare nella più sostanziale indeterminatezza professionale, in relazione alla confusione generata dall'accorpamento con altri albi. Gli stessi vedono il loro futuro pensionistico seriamente compromesso dagli effetti che tale decreto-legge produrrà sulla loro cassa previdenziale. Ci adopereremo, dunque, nella nostra futura azione politica, per cercare di tornare su questi aspetti ed esprimiamo per il momento il nostro dissenso.
Il decreto-legge in esame è stato presentato all'opinione pubblica e alla stampa come un provvedimento sulle liberalizzazioni, anche se in effetti la parte fiscale e parafiscale in esso contenuta ci pare preponderante. Vi è, a nostro giudizio, una stridente contraddizione tra l'intendimento liberalizzatorio e l'introduzione di nuove tasse e di adempimenti fiscali per i cittadini e per i professionisti, unitamente all'introduzione di una nuova serie di controlli e verifiche fiscali di carattere vessatorio. Sembra che in questo caso la sinistra non abbia dimenticato i suoi retaggi culturali, nei quali il cittadino è niente e lo Stato è tutto; e per questa ragione il cittadino deve sottostare a tutti i pesanti adempimenti burocratici che gli impone lo Stato.
Vi è insomma una posizione paternalistica nei confronti delle persone, dei cittadini; essi devono essere controllati e guidati perché non sono in grado di apprezzare pienamente ciò che è utile e vantaggioso per la comunità. Cosa che, invece, è chiara allo Stato e ai suoi apparati. Vengono introdotti plurimi controlli, incrociati fra di loro per verificare la posizione reddituale, contributiva ePag. 6quant'altro di tutti i cittadini. I controlli di massa sui conti correnti bancari introducono una situazione nuova e sconcertante in cui una sorta di «Grande Fratello» di Stato ci osserverà tutti, violando ogni nostro diritto alla riservatezza. Non vorremmo che tutto ciò preludesse alla creazione di una nuova super imposta di tipo patrimoniale. Abbiamo tutti ancora in mente il prelievo coattivo effettuato dal Governo Amato sui conti correnti bancari; si trattò, allora, di un fatto molto grave e non potremmo assolutamente tollerare che si possa ripetere.
In conclusione, osserviamo che il Governo ha deciso questo provvedimento in una sorta di splendida solitudine. Non sono state sentite nemmeno le associazioni dei consumatori!
Pensiamo che questa solitudine non sia stata una dimostrazione di forza, ma piuttosto una dimostrazione di debolezza. Si è scelta la via del decreto per sottrarsi al confronto con le parti sociali, ma anche per sottrarre parte delle sue prerogative al Parlamento, per ridurre e comprimere il dibattito. La stessa richiesta di fiducia al Senato e alla Camera conferma questa tesi.
La richiesta di fiducia anche alla Camera serve per comprimere la dialettica all'interno della maggioranza e zittire i dissensi, dato che un terzo degli emendamenti e degli ordini del giorno presentati provengono dai deputati di maggioranza.
C'è un intendimento frenetico del Governo di uscire comunque con un provvedimento da sbandierare all'opinione pubblica prima delle vacanze estive.
Leggiamo sui giornali di questi giorni che il ministro Bersani intenderebbe passare, dopo questo decreto, alla cosiddetta «fase due» delle liberalizzazioni. Ci chiediamo se il metodo di lavoro del ministro e del Governo nel suo complesso sarà anche in quel caso improntato ad imporci una agenda dall'esterno, con un approccio «isolazionistico» frutto, prima ancora che di un'impostazione culturale giacobina e paternalistica, soprattutto della grave debolezza di questa maggioranza. Riteniamo che ciò sarebbe lesivo delle prerogative non solo dell'opposizione, ma del Parlamento tutto. Esso soprattutto non farebbe gli interessi del paese.
Concludendo, ribadiamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli deputati, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur sulla questione di fiducia relativa al provvedimento in esame, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale e per il contenimento della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale. Prima di entrare nel merito del provvedimento, ritengo opportune alcune precisazioni: la decisione del Governo di chiedere il voto di fiducia non nasce da un problema politico: su questo provvedimento infatti, nella maggioranza non ci sono né critiche né dissociazioni. Semmai, c'è una straordinaria compattezza.
Il ricorso allo strumento tecnico della fiducia è stato dettato dall'atteggiamento ostruzionistico dell'opposizione che, a norma di regolamento, avrebbe bloccato ancora per un mese i lavori della Camera. Non è stato certo dettato dalla volontà di soffocare il dibattito parlamentare.
Appare peraltro in tutta evidenza che purtroppo i rapporti tra i due schieramenti continua a risentire delle asprezze di un confronto che non sembra mai lasciare spazio ad una normale dialettica tra maggioranza e opposizione. Su questo provvedimento nelle ultime settimane si è discusso molto, non solo nelle aule parlamentari, ma anche nel paese e sui mezzi di informazione.
Vedete, onorevoli colleghi, questo decreto-legge non può essere letto solo come una mera manovra di aggiustamento dei conti pubblici. Esso deve costituire unPag. 7indicatore della politica economica che il Governo vuol perseguire. Un annuncio di quello che potrà essere la nuova fase della politica economica italiana. Un cambio di marcia proposto nel momento più adatto, e cioè ad inizio legislatura, per poter tracciare la strada ad un'opera riformista da sviluppare nel tempo.
Il Presidente Prodi, in sede di presentazione di quella che è stata rinominata «manovrina», ha parlato di un decreto-legge per rimettere in ordine i conti pubblici e per far ripartire il paese. Naturalmente, per una valutazione esatta della manovra, occorre collocarla nel contesto attuale e non giudicarla sulla base di astratte considerazioni.
Il contesto che caratterizza l'attuale situazione economica e sociale del paese, così come abbiamo già avuto modo di sottolineare in sede di esame del DPEF, è caratterizzato da un deterioramento preoccupante dei conti pubblici e, al contempo, da una situazione ormai duratura e strutturale di stagnazione economica; il tutto accompagnato da una dilagante e crescente disuguaglianza sociale. Il nostro paese, per ricominciare a correre, non può prescindere da un sistema di liberalizzazione concorrenziale e mercati aperti, nei quali le imprese competono in modo leale.
Questa è la strada vincente per rimuovere gli ostacoli e le incrostazioni che da troppi anni hanno affossato lo sviluppo commerciale. È necessario, onorevoli colleghi, un cambio di marcia, all'insegna del coraggio e all'insegna della volontà di mettere in campo quelle riforme strutturali necessarie al rilancio economico e strutturale del paese, riportando finalmente equità sociale in un contesto che ha visto in questi ultimi cinque anni aumentare il divario tra poveri e ricchi, tra aree territoriali deboli e forti, come mai era accaduto negli ultimi vent'anni.
Cambiare vuol dire metaforicamente staccarsi dall'approdo sicuro, rappresentato dalla consuetudine, ed affrontare il mare aperto, sapendo poi di poter giungere ad un approdo più avanzato. Cambiare vuol dire assumersi la responsabilità di scelte che possono ad alcuni apparire impopolari; siamo consapevoli tuttavia che le vere battaglie politiche si fanno attorno alle idee costruttive, alle proposte innovative che possono ottenere un ampio consenso, soprattutto dai cittadini.
Il cittadino: il cittadino rappresenta il vero patrimonio delle società, ma nonostante ciò è come se, in un ipotetico mercato finanziario, il titolo del consumatore in questi ultimi anni avesse raggiunto la sua quotazione minima, pur essendo egli il cuore dell'intero sistema. Colui che avrebbe dovuto essere il dominus del sistema è risultato spesso essere il soggetto dominato da regole del gioco poco trasparenti e soprattutto poco garanti, oltre che da una concorrenza più teorica che reale. Quando noi ci preoccupiamo del cittadino, ce ne occupiamo in toto. Ad esempio, il tassista, per noi, è un cittadino non solo quando guida la sua vettura, ma anche in tutte le altre occasioni: quando si reca in farmacia, quando ristruttura la casa, quando si reca da un professionista per adempiere ai doveri di natura fiscale, quando chiude un conto bancario.
Quindi la battaglia per le liberalizzazioni che abbiamo avviato passa attraverso l'affrancamento del mercato dei beni, dei servizi e delle professioni da un sistema di mille vincoli e lacciuoli, che impediscono alle imprese di crescere, ed il superamento dello scarso senso civico che, complice la politica dei condoni della scorsa legislatura, ha indotto tanti, ma soprattutto i più furbi e i più ricchi, ad evadere il fisco.
Del resto, il paese, la generalità dei semplici cittadini che non fanno parte di lobby, di corporazioni, di categorie, che hanno l'unico evidente scopo di difendere interessi esclusivi di parte, i cittadini dicevo, hanno già espresso e continuano ad esprimere il proprio apprezzamento per le disposizioni proposte.
Alcuni tra i migliori economisti italiani, come ad esempio Mario Monti, hanno spiegato nei giorni scorsi, dalle pagine dei quotidiani, quali effetti negativi queste corporazioni hanno avuto e continuano ad avere sul costo, sulla qualità e sull'efficacia dei loro servizi.
Pag. 8Noi vogliamo restituire un futuro all'Italia, onorevoli colleghi, e siamo certi che queste norme daranno anche maggiori opportunità ai giovani, opportunità di inserirsi nel mercato del lavoro, aiutandoli ad abbattere quei muri che finora hanno impedito loro di entrare nel mondo delle professioni.
Questa battaglia è stata posta al centro dell'azione dell'esecutivo, non solo per la tutela dei singoli, ma anche in una prospettiva macroeconomica. Nell'assicurare infatti ai cittadini queste garanzie, Governo e maggioranza si propongono di migliorare la qualità generale dei servizi di pubblica utilità e di dare impulso ai consumi interni, ormai in crisi da anni.
Siamo convinti inoltre che l'impegno a favore della concorrenza e della trasparenza dei mercati migliorerà la qualità dei servizi e darà impulso ai consumi interni. Sappiamo che le vere battaglie politiche si fanno intorno alle idee costruttive, alle proposte innovative che possono coagulare un ampio consenso; ampio consenso che non può prescindere da una attenta valutazione e ponderazione di tutti gli interessi in gioco. Noi Popolari-Udeur, riteniamo imprescindibile l'uso, se non della concertazione, almeno della consultazione con le parti sociali nell'attuazione della politica economica. Il decreto in esame ha un grande pregio: muove l'Italia nella direzione giusta, ha le potenzialità per renderla un paese più aperto, più dinamico, più rispettoso dei consumatori e degli utenti, e quindi un paese più giusto, maggiormente capace di garantire pari opportunità per tutti. Il nostro voto, il voto dei Popolari-Udeur, caro Presidente, onorevoli colleghi, è dunque un voto di fiducia pieno e convinto al testo del decreto e al Governo, un voto che vuole rappresentare anche l'espressione di fiducia che noi abbiamo sentito da parte di larghi strati della società in questi giorni. Con questo provvedimento insomma, si è imboccata, a nostro avviso, quella strada giusta per uscire dalla crisi, rilanciare lo sviluppo nell'interesse del paese e dei ceti più deboli, la strada per costruire una società che non tenda a rinchiudersi in se stessa e a temere le sfide del futuro ma, al contrario, una società in grado di permettere a tutti di avere una esistenza libera e dignitosa, quella esistenza che la nostra Costituzione ci garantisce (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la richiesta di fiducia, posta dal Governo ieri, si è resa necessaria per l'atteggiamento ostruzionistico messo in atto dall'opposizione. È bene, oggi che vi è una particolare attenzione da parte degli italiani, che i cittadini sappiano che l'opposizione ha presentato ben seicento emendamenti e ciò, come lei signor ministro Chiti ha avuto modo di dire ieri in Assemblea, avrebbe impegnato i lavori, ininterrottamente, per oltre mille ore, cioè quarantatre giorni di lavoro continuo, giorno e notte. L'obiettivo principale della destra, in Assemblea, nel momento contingente (ma esiste anche un disegno strategico preciso nel merito del quale entrerò successivamente), è far scadere i termini di conversione del decreto-legge. È, quindi, obbligo del Governo e della maggioranza applicare il programma e governare il paese per il bene dei cittadini.
Entrando nel merito, l'atteggiamento che definisco irresponsabile è stato reso ancora più esplicito, ieri, dalla richiesta del capogruppo di Alleanza Nazionale, La Russa, che ha avuto modo di chiedere l'approvazione di due, tre o quattro emendamenti, dei seicento presentati, sostenendo che gli altri li avrebbero ritirati. Siamo abbastanza sconcertati da questa proposta. Ora che i cittadini ci vedono e ci ascoltano, è bene dire che gli emendamenti non sono il luogo di una trattativa di mercato, che non prescinde dai contenuti, onorevole La Russa, perché i contenuti...
IGNAZIO LA RUSSA. Buffone!
Pag. 9ANGELO BONELLI. O voi li avete i contenuti, onorevole La Russa...
IGNAZIO LA RUSSA. Buffone! Buffone!
ANGELO BONELLI. Onorevole La Russa, o voi ce li avete i contenuti...
IGNAZIO LA RUSSA. Non sai quello che dici! Stai zitto!
PRESIDENTE. La prego...
ANGELO BONELLI. È perché non avete niente da dire al paese! Noi dovremmo scegliere due, tre o quattro emendamenti al vostro posto? Ma quali sono le vostre idee? (Commenti del deputato Gasparri).
IGNAZIO LA RUSSA. Bucati!
PIETRO ARMANI. Buffoni!
PRESIDENTE. Vi prego di consentire al deputato Bonelli di svolgere il suo intervento.
ANGELO BONELLI. Quale progettualità di trasformazione del paese avete? Vi dovete confrontare sul terreno del progetto di trasformazione dell'Italia: qui c'è una proposta, lì c'è il niente (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
IGNAZIO LA RUSSA. Buffone!
ANDREA RONCHI. Vai a casa!
MAURIZIO GASPARRI. Fatti meno canne!
ANGELO BONELLI. E questo è un elemento fondamentale che ci convince della necessità che la maggioranza vada avanti, ovviamente con grande rispetto delle regole istituzionali che riguardano il rapporto con l'opposizione; ma quando l'opposizione non intende dialogare e, priva di contenuti, fa proposte bizzarre, come quelle sentite ieri, è evidente che il Governo abbia fatto bene e noi condividiamo la sua scelta. (Commenti del deputato Gasparri - Una voce dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale: «Vergogna!»).
Continuerò, perché, quando qualcuno si guarda allo specchio, parla a se stesso e dice vergogna a se stesso (Applausi dei deputati del gruppo dei Verdi)!
Siamo, quindi, in una fase molto importante e delicata per il paese. Ricordo che il Governo Berlusconi, in altre occasioni, in situazioni in cui la quantità di emendamenti era notevolmente minore (ricordo il cosiddetto decreto taglia spese sulla sanità, quando erano stati presentati circa 150 emendamenti) ha presentato la questione di fiducia, tra l'altro avendo una maggioranza molto ampia. Il fatto è che le vostre divisioni interne hanno portato a quell'impostazione.
Abbiamo, quindi, il dovere e l'obbligo di governare il paese, di applicare il programma dell'Unione per innovare, trasformare il paese dopo una stagione «buia», quella della precedente legislatura. È bene che non lo dimentichiamo in quest'aula, perché il paese non lo ha dimenticato, come non ha dimenticato le leggi ad personam, le vergognose leggi come quella relativa alla depenalizzazione sul falso in bilancio, o quella riguardante la sanatoria per il rientro dei capitali, illecitamente fuoriusciti. Il paese non ha assolutamente dimenticato il saccheggio ambientale che ha subito a causa delle «leggi vergogna» contro l'ambiente, fatte dal Governo Berlusconi.
Vi è un aspetto che deve portarci ancora sulla strada di questa innovazione. Il 9 e il 10 aprile le elezioni sono state vinte dall'Unione e c'è ancora chi non riesce a farsene una ragione e, da qui, emerge il disegno strategico di un'opposizione che svolge un ostruzionismo immotivato ed irragionevole contro il bene del paese.
Ebbene, chi ancora non si è fatto una ragione della sconfitta elettorale è il deputato Silvio Berlusconi. Ciò cui oggi assistiamo è una profonda crisi del centrodestra che scarica le proprie contraddizioniPag. 10all'interno dell'Assemblea, avviando processi di ostruzionismo forte e inaccettabile. A giugno gli italiani hanno sonoramente bocciato la riforma costituzionale sulla devolution, che voleva dividere l'Italia e non unirla. Questo è un ulteriore elemento.
È evidente che vi è un interesse specifico. Qual è il disegno strategico di una forza rilevante, come Forza Italia, ma in primis del deputato Silvio Berlusconi? È creare tensione per impedire all'opposizione di trovare un proprio quadro all'interno, una leadership. Determinare tensione continua fa sì che, dentro l'opposizione, non si chiariscano la successione e la futura leadership. Ma il fatto è che le tensioni, le contraddizioni del centrodestra non possono essere scaricate nelle aule del Parlamento perché il Parlamento deve raggiungere un obiettivo comune: l'interesse del paese.
Signor ministro, il decreto-legge, sul quale oggi voteremo la questione di fiducia, avvia un percorso importante sulle politiche di liberalizzazione, che noi del gruppo dei Verdi non riteniamo esaustivo in quanto consideriamo che debba essere completato. Lavoreremo affinché, a settembre, si possa giungere ad un provvedimento e intendiamo delineare anche il quadro in cui desideriamo che ciò avvenga.
Nel campo delle energie, riteniamo necessario uscire dai monopoli perché, oggi, la vera liberalizzazione consiste nel conferire ai cittadini, ovvero alle famiglie italiane, la possibilità di produrre energia elettrica rinnovabile, energia pulita, ottenendo un risultato importante e straordinario: soddisfare il proprio fabbisogno, produrre e sviluppare una politica di reddito vendendo l'energia in surplus. Tutto ciò, oggi, non è stato possibile, perché i grandi monopoli hanno impedito alle famiglie italiane di accedere alla tecnologia, non solo per installare pannelli fotovoltaici, ma anche per consentire loro di realizzare tale obiettivo. Il gruppo dei Verdi intende fornire il proprio contributo al Governo del paese per trasformare ed innovare in questa direzione, per portare benefici alle famiglie italiane che pagano bollette elevate, proprio a causa di una politica energetica sbagliata, che non ha assolutamente investito in questa direzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de La Rosa nel Pugno).
È necessario soddisfare questa possibilità, così da rilanciare anche le piccole e medie imprese che devono andare all'estero ad investire le proprie risorse così che l'Italia, paese del sole, produce meno in termini di produzione di cellule fotovoltaiche rispetto ad altri paesi: l'Italia produce 7,9 megawatt, il Giappone 604 e la Germania 200. Sono dati inaccettabili. Con il gruppo dei Verdi al Governo riteniamo che questo gap sarà rapidamente ridotto. Introduciamo questo elemento programmatico, perché la coerente prosecuzione delle iniziative che dovremo adottare dopo l'approvazione del decreto-legge dovrà vedere l'applicazione anche di questo aspetto.
Intendiamo, inoltre, introdurre un aspetto che rappresenta un elemento di etica della politica, di cui si è discusso molto in questi giorni. È necessario, per il bene del paese, che s'instauri un dialogo costruttivo con l'opposizione, nel reciproco rispetto dei propri ruoli, senza però incentivare trasformismi di vario genere. Ecco perché riteniamo sacro il mandato ricevuto dagli elettori su due aspetti, in particolare: sul programma e sul Capo del Governo, scelto e votato dagli italiani.
Questi due punti sono immodificabili e costituiscono dati sacri, che non possono essere cambiati se non dal voto degli italiani. Vi sono persone e realtà che, a volte, salgono sul carro dei vincitori per mera convenienza; ma va invece favorito e accolto chi condivide il programma della coalizione e gli atti di Governo assunti in conseguente attuazione. Si tratta di un elemento importante perché il dialogo, avendo ben presenti i due capisaldi nell'ambito dei quali dobbiamo muoverci - ovvero il programma e la coalizione -, riveste un valore fondamentale.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere: il tempo a sua disposizione è esaurito.
ANGELO BONELLI. Concludo immediatamente, signor Presidente.
I cittadini ci chiedono unità e noi Verdi, a questa unità, contribuiremo. È per tali motivi che i Verdi esprimeranno un voto favorevole sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L'Ulivo, de La Rosa nel Pugno e dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bellillo. Ne ha facoltà.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, intervengo a nome dei Comunisti Italiani per confermare la nostra fiducia al Governo. Voi avete una grande responsabilità nei confronti delle forze politiche della maggioranza e soprattutto dei cittadini che hanno riposto le loro speranze nel programma dell'Unione. Tali cittadini conoscono ed hanno condiviso, attraverso i partiti, le mediazioni alle quali siamo pervenuti; pertanto si aspettano da tutti noi coerenza, determinazione e lealtà. Non sognano più i miracoli del grande prestigiatore, ma la certezza che ci si avvii, finalmente, sulla strada del cambiamento, consapevoli che non tutto sarà fatto ma che si farà ogni sforzo possibile per realizzare quanto loro hanno approvato votandoci.
Per i Comunisti Italiani, non da oggi, questa alleanza è ancora considerata strategica. L'obiettivo, per noi, è resistere all'onda liberista che si è scatenata nel mondo e che in Italia si è caratterizzata con il Governo delle destre e, soprattutto, con il nome del suo leader.
La distorsione di quell'impostazione che pretende di piegare la politica all'economia; gli interessi degli azionisti delle grandi corporazioni contro i diritti di ogni cittadino; lo svuotamento sistematico delle regole della democrazia e delle garanzie di libertà e di eguaglianza, hanno fatto sentire riflessi nefasti nel nostro paese.
Oggi, l'Italia che siamo stati chiamati a governare è uno dei paesi più diseguali d'Europa: sono state accentuate le differenze di reddito individuale e familiare; sono state impedite opportunità di lavoro per le donne, ampliando così la distanza tra maschi e femmine; si sono previsti interventi che hanno reso perenni ed insormontabili le distanze sociali; il sud è stato allontanato dal nord; non si sono delineate prospettive di vita per i giovani i quali, anzi, sentono con angoscia l'incertezza del futuro. Tutto ciò avviene, peraltro, in un contesto caratterizzato da una fragilità allarmante dell'economia. Badate, si tratta di uno scenario che emerge dalle rilevazioni dell'ISTAT: non lo stiamo inventando noi Comunisti!
Questo decreto, necessario per arginare la voragine del debito pubblico di cinque anni di malgoverno, supera la cosiddetta politica dei due tempi; infatti, anziché, come avveniva secondo quella politica, rastrellare per l'intanto tutti i soldi che servono dalle tasche del solito Pantalone - tanto, poi, si vedrà! -, si assume la tragica realtà del paese che abbiamo ereditato e tutto ciò si traduce nel primo atto di intervento riformatore sull'economia adottato da questa maggioranza.
Leggiamo negli interventi previsti dal provvedimento lo sforzo di dare finalmente alla politica il primato che il mercato vorrebbe scipparle e che la destra aveva agevolato; si rendono operative le linee di programma dell'Unione che hanno come obiettivi il risanamento, lo sviluppo e, soprattutto, l'equità sociale. Bisogna governare per poter «stoppare» l'aumento del debito pubblico sul PIL; confortanti mi sembrano i dati di questa mattina, che vedono dimezzata la spesa pubblica rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. Per far ripartire l'economia e ridare coraggio e fiducia nel futuro agli italiani bisogna quindi governare per lo sviluppo, per la redistribuzione delle risorse, per diminuire e cancellare gli insopportabili tratti di diseguaglianza che rendono sempre più difficile la vita di tanti cittadini. Diseguaglianze conosciute molto bene da quelle donne capo famiglia che guadagnanoPag. 12in media il 26 per cento in meno di tutti gli altri o dalle tante famiglie del sud che hanno un reddito pari a circa tre quarti del reddito delle famiglie del nord.
Tali diseguaglianze bruciano, colleghi, sulla pelle di 7 milioni 600 mila poveri; poveri veri! La povertà, infatti, è ormai un ospite fisso di questo paese e la troviamo soprattutto nel sud, tra i membri di famiglie o numerose o con la presenza di disoccupati, tra gli anziani soli, terribilmente soli. Sono 650 mila le famiglie italiane che sbarcano il lunario senza che alcuno dei componenti abbia un lavoro; non è un paese del terzo mondo: è l'Italia! Quattro milioni di lavoratori - il 28 per cento delle donne ed il 12 per cento degli uomini, e tra l'altro soprattutto giovani - guadagnano meno di 700 euro al mese; un milione 500 mila cittadini vive in condizioni familiari disagiate, soprattutto in quei nuclei con la presenza di handicappati gravi. Con queste ingiustizie, con queste tante sofferenze, sofferenze di ogni giorno, che mortificano tanti cittadini, noi dobbiamo misurarci per ridare, a tanti uomini e donne, a tanti giovani e a tanti anziani, dignità e sicurezza, soprattutto nell'affrontare la quotidianità.
Con questo provvedimento, si apre un percorso: la previsione di maggiori introiti tributari non inasprisce, però, la pressione fiscale sul contribuente; si interviene, invece, su quegli spazi di elusione fiscale «generosamente» aperti dalla precedente normativa e sull'evasione fiscale, che è superiore ad un quarto del PIL e che tante ingiustizie ha provocato.
Certo, è un primo passo; ma è un primo passo sulla via della legalità e per dare finalmente più ampia attuazione all'articolo 53 della Costituzione per il quale ogni cittadino deve contribuire al finanziamento della spesa pubblica in relazione alle proprie condizioni ed alle proprie possibilità.
Molti degli interventi previsti si adeguano a normative comunitarie con riferimento alle quali siamo già in condizione di infrazione; non è giusto, infatti, spendere soldi pubblici per pagare le infrazioni, soldi che, al contrario, vanno gestiti per far rimuovere l'economia.
Si prevede l'aumento di 300 milioni di euro di spesa per il fondo sociale; si tratta di un settore particolarmente «maltrattato» dalla destra: ricordiamocelo! Tale misura, sebbene ancora insoddisfacente, rappresenta, però, un primo segnale che fa ritenere che i più deboli non saranno più soli e che le diseguaglianze cominceranno, finalmente, ad essere cancellate.
Ma non mi dilungo in un giudizio particolareggiato sui chiaroscuri del provvedimento in quanto i compagni Napoletano e Vacca lo hanno fatto minuziosamente nel corso dei loro interventi chiarendo in modo inequivocabile, in fase di discussione sulle linee generali, la valutazione dei Comunisti Italiani. Voglio invece concludere affermando che in questa fase noi Comunisti, cari amici del Governo, non ci sentiamo imbarazzati per la vostra richiesta del voto di fiducia.
Questa maggioranza ha degli impegni da rispettare; anzitutto, devono essere ripristinate le regole della democrazia, e la prima regola è attuare quanto si è detto di voler fare: gli impegni devono essere mantenuti, solo così diamo la certezza ai cittadini che loro, e solo loro, sono i titolari della politica. Non dimentichiamolo mai, la politica è lo strumento più potente che i cittadini hanno in mano per realizzare i propri progetti e portare avanti i propri sogni. Ma perché ciò si realizzi non possiamo permetterci accordi con la minoranza che facciano venire meno gli impegni assunti tutti insieme con la sottoscrizione del programma o l'impegno dei singoli partiti che, per raggiungere l'obiettivo fondamentale dell'unità, hanno condiviso con i propri militanti e simpatizzanti il livello di mediazione, rispetto alle proprie posizioni, con le altre forze della coalizione.
Concludo, Presidente, ribadendo che noi Comunisti Italiani non faremo venire mai meno il sostegno a questo alleanza né vogliamo impedire il confronto con le minoranze; confronto che, anzi, auspichiamo, ma senza che ciò travisi l'essenzaPag. 13del nostro patto con gli elettori. Un conto è la sana dialettica parlamentare, trasparente, alla luce del sole, comprensibile; altro è, invece, cercare di trasformare la connotazione della maggioranza stessa perché ciò significherebbe stravolgere gli obiettivi che ci siamo dati. Ecco perché è meglio la «fiducia» che approvare leggi che deludano le promesse fatte dalla nostra maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, colleghi del Governo, il gruppo de La Rosa nel Pugno esprimerà un voto favorevole sulla «fiducia» richiesta dal Governo nella giornata di ieri con riferimento ad uno dei più importanti provvedimenti di iniziativa governativa adottati in questa stagione, per così dire, pre-feriale.
Si tratta di una misura finalizzata a conseguire un primo aggiustamento dei conti pubblici, per un importo pari a circa 4 miliardi e 500 milioni di euro; contemporaneamente, essa attua una politica espansiva, garantendo investimenti essenziali e necessari alle Ferrovie dello Stato e all'ANAS per una cifra pari a 3 miliardi e 300 milioni di euro.
Al di là della dimensione economico-finanziaria, vorrei rilevare che si tratta del primo vero provvedimento autonomo del Governo Prodi. Dico «autonomo» perché gli altri provvedimenti normativi sui quali abbiamo discusso nelle settimane scorse, come quello che escludeva il ravvedimento operoso in materia di IRAP, o quello relativo alla proroga di termini, rappresentavano, in qualche modo, atti dovuti, al fine di garantire la continuità dell'azione legislativa ed amministrativa condotta, nella passata legislatura, dal precedente Esecutivo.
Il decreto-legge in esame (che, come ho detto, è il primo provvedimento veramente autonomo del Governo Prodi) contiene un forte tasso di novità. Tale innovazione è recata soprattutto dalla prima parte del provvedimento in esame, che introduce quelle che abbiamo chiamato le liberalizzazioni, o meglio - come ha opportunamente precisato il ministro Bersani - le misure a tutela dei consumatori. Si tratta di un messaggio forte, che ha ricevuto un grande impatto mediatico; è un provvedimento sicuramente ambizioso, anche se ha provocato resistenze, critiche e perfino manifestazioni di contrarietà.
Il gruppo de La Rosa nel Pugno non può che salutare con favore tale messaggio, poiché attua uno dei punti principali del nostro programma elettorale: in tale documento, infatti, abbiamo parlato di liberalizzazioni e di modernizzazione dell'economia. Noi non concepiamo le liberalizzazioni, o gli interventi volti alla modernizzare dell'economia, misure o filosofie che si pongono in contrasto con gli obiettivi di equità, di giustizia sociale e di solidarietà; riteniamo, invece, che il mercato e la solidarietà sociale debbano trovare, nell'economia moderna e nell'epoca della globalizzazione, nuove forme di incontro e di coniugazione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 15,57)
LANFRANCO TURCI. La difesa dello status quo nei confronti degli interessi costituiti, siano essi di piccola o di media dimensione, contrasta normalmente con gli interessi generali della società. I gruppi che oggi si ritengono colpiti da queste innovazioni possono trarre dalle riforme, invece, uno stimolo per riposizionarsi nel mercato, per ripensare le proprie attività e per individuare nuove opportunità.
È stato polemicamente affermato che, attraverso tali misure, la maggioranza ed il Governo se la prenderebbero con gli interessi minori, vale a dire con i piccoli soggetti, e non con quelli cosiddetti grandi. Ciò non mi pare vero. Se esaminiamo le rubriche del primo capitolo del presente provvedimento, relativo alla difesa dei consumatori, ritroviamo sicuramente anchePag. 14quelli che possiamo definire «interessi minori», come i tassisti o i panificatori. Vorrei osservare, tuttavia, che sono interessate anche le banche e le assicurazioni; rinveniamo, inoltre, l'inizio di una riforma degli ordini professionali, che non possono certamente definirsi «interessi deboli» nell'ambito della società italiana.
Peraltro, le misure già in vigore, come quelle relative alle telecomunicazioni, all'energia ed ai servizi pubblici locali, nonché quelle volte alla riforma organica degli ordini professionali, indicano un percorso di più ampio respiro, rispetto al quale il Governo ha assunto impegni precisi. Noi, come parte di questa maggioranza, siamo intenzionati ad incalzarlo e ad aiutarlo in tal senso.
Mi dispiace che nella Casa delle libertà, accanto ad alcune voci che avevano inizialmente apprezzato le misure adottate - se ricordo bene un'intervista rilasciata dall'onorevole Casini, era stato manifestato anche rammarico per il fatto che alcune di esse non furono adottate, a suo tempo, dal centrodestra -, sia successivamente prevalsa la tentazione di cavalcare le proteste immediate e di tipo corporativo. Abbiamo visto nei giorni scorsi l'onorevole La Russa girare in quest'aula, con grande eleganza, con la sua «bustina» da panettiere: è stata una bella immagine di colore e di folklore, tuttavia non credo rappresenti un segnale di grande innovazione politica!
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 16)
LANFRANCO TURCI. Mi dispiace che il «generale agosto», costringendoci a serrare i tempi della discussione, non consenta di svolgere un confronto più ampio nel merito. Sono convinto, infatti, che un allargamento del dibattito su questi temi dimostrerebbe il breve respiro della vostra opposizione nei confronti delle liberalizzazioni.
Si propongono, dunque, liberalizzazioni a difesa dei consumatori, dei cittadini, delle famiglie e delle imprese. Vorrei tuttavia segnalare che i consumatori non sono solo i clienti dei taxi, delle farmacie, dei negozi o delle compagnie assicurative (per la responsabilità civile auto): lo sono anche gli utenti delle società di fornitura del gas e dell'elettricità, nonché delle imprese di telecomunicazione e delle società autostradali.
Vorrei richiamare l'attenzione del ministro Chiti soprattutto sul fatto che, quando affrontiamo il tema della difesa dei consumatori, dobbiamo prestare attenzione a quel particolare tipo di consumatore che è il cittadino che si rapporta con la pubblica amministrazione, sia centrale, sia periferica: anche questo, infatti, è una forma di consumo!
Ricordo che il ministro Nicolais ha accennato ad importanti innovazioni da realizzare nella pubblica amministrazione; lo stesso ha fatto, nella seduta di ieri, il ministro Bersani. A tale riguardo, vorrei ricordare la proposta di legge presentata dal collega Capezzone nei giorni scorsi, la quale è tesa ad individuare le misure più idonee per aprire un'impresa in soli sette giorni! Si tratta di un manifesto che forse può essere ritenuto troppo esagerato o «spinto», tuttavia lancia un segnale preciso: infatti, non possiamo continuare a trattare i cittadini che si presentano dinanzi alla pubblica amministrazione - sia come singoli, sia come famiglie, sia come imprese - come gli ultimi che hanno il diritto di chiedere qualcosa!
Bisogna davvero rivisitare tutte le funzioni pubbliche al fine di semplificare, sfoltire delegificare e, quando occorra, anche rilegificare la normativa; in quest'ultimo caso, inoltre, bisogna farlo in maniera equilibrata. Non si può pensare, infatti, che tutte le istanze provenienti dagli apparati burocratici siano, di per sé, finalizzate alla difesa degli interessi comuni, dell'interesse pubblico e dei beni collettivi. Spesso, infatti, vi è una coazione a ripetere funzioni burocratiche: si tratta di una specie di «bulimia» degli apparati, alla quale i politici non sanno resistere né in sede locale, né a livello nazionale.
Dobbiamo aprire gli occhi su questi problemi, poiché non voglio dimenticare che si tratta di uno dei temi sul quale ilPag. 15centrosinistra, dopo la conclusione della XIII legislatura, perse le elezioni svolte nel 2001. È vero che il centrodestra non ha fatto nulla di meglio da tale anno ad oggi, tuttavia vorrei osservare che non siamo obbligati, nella legislatura in corso, a ripetere gli errori commessi due legislature fa!
Concludo il mio intervento formulando alcune brevi considerazioni sulle importanti misure fiscali recate dal provvedimento in esame. Il viceministro Visco ha dichiarato la propria volontà di farla finita con i condoni, le sanatorie e le «strizzate d'occhio» ai «furbetti» del fisco. Siamo d'accordo: infatti, troppi condoni e troppe sanatorie possono aver leggermente alleviato la condizione delle entrate dello Stato, ma hanno creato le condizioni più idonee ad incrinare il rapporto fiduciario tra i contribuenti e l'amministrazione finanziaria. È un bene, dunque, cominciare a dire con fermezza «no» a nuove sanatorie, all'elusione e all'evasione fiscale!
Mi fa molto piacere riscontrare, all'interno del decreto-legge in esame, anche la correzione di quell'intervento «di scambio», varato nell'ultima fase della scorsa legislatura, tra la maggioranza e la Conferenza episcopale italiana, finalizzato all'esenzione dall'ICI degli immobili di proprietà della Chiesa e delle altre organizzazioni non lucrative utilizzati a fini commerciali.
Si è trattato di una correzione che ritenevo giusto adottare, così come ritengo giusta la «stretta» compiuta sia sulle attività immobiliari, sia sulle stock option, che rappresentavano un vero e proprio trattamento di favore per alcuni ceti ristretti e privilegiati del nostro paese. Anche se comprenderemo meglio quale sarà l'impostazione della politica fiscale nel prossimo disegno di legge finanziaria, vorrei tuttavia richiamare l'attenzione del Governo in tale materia.
Vorrei infatti segnalare che il provvedimento in esame, perseguendo il giusto obiettivo del contrasto all'evasione fiscale, se da un lato introduce norme da sempre attese ed annunciate (come, ad esempio, gli obblighi di informazione a favore dell'anagrafe tributaria a carico delle banche e degli altri intermediari finanziari), dall'altro prevede anche disposizioni che erano state lasciate cadere in passato: mi riferisco al recupero dell'elenco dei clienti e dei fornitori da parte delle imprese.
Vi sono contenute altre nuove misure, come ad esempio l'esame preventivo prima della concessione della partita IVA, oppure l'obbligo di pagamento delle prestazioni dei professionisti tramite conto corrente o carta di credito (credo si tratti di una normativa ripresa da qualche altro paese dell'Unione europea). Vorrei evidenziare che sono previsti anche alcuni interventi discutibili, come l'obbligo di informazione, da parte delle assicurazioni, riguardo ai danni risarciti ai loro assicurati.
Desidero pertanto sottolineare l'esigenza che tali misure - giustificate da un deciso contrasto all'evasione fiscale, sapendo che essa rappresenta la peggiore ingiustizia anche sotto il profilo della concorrenza tra imprese - siano comunque accompagnate da un attento monitoraggio: stiamo attenti, infatti, a non farci prendere la mano! Vorrei ricordare, infatti, che a volte gli apparati del fisco - e della pubblica amministrazione in generale - oltrepassano la stessa volontà politica. Combattere l'evasione fiscale è una battaglia di giustizia e di equità, tuttavia sarebbe un errore politico creare i presupposti per provocare una sorta di...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
LANFRANCO TURCI. ... nuova rivolta fiscale, perché non ne abbiamo bisogno! Al contrario, abbiamo la necessità di collaborare con i cittadini, sulla base della reciproca lealtà tra l'amministrazione finanziaria ed i contribuenti (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e de L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Onorevoli colleghe e colleghi, annuncio innanzitutto ilPag. 16voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori sulla questione di fiducia e, ovviamente, sul provvedimento, auspicando altresì che il Governo accetti due ordini del giorno da noi presentati, uno che riguarda la cooperazione e l'altro la ricerca scientifica.
Ho partecipato all'iter del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 223 sia in Commissione sia in Assemblea, dove nelle giornate di lunedì, sino a mezzanotte, e di martedì, sino alla richiesta di chiusura della discussione generale, il dibattito è stato ampio ed articolato. Non posso dire, tuttavia, che, salvo rare eccezioni, negli interventi dell'opposizione esso abbia raggiunto livelli elevati di analisi della norma di legge e di propositività volte al suo miglioramento. Basta leggere i resoconti del dibattito per convincersene. Ho ascoltato in larga parte ripetute critiche basate su argomentazioni trite e ritrite su vetusti pregiudizi, che sul piano logico non reggerebbero che qualche minuto alla semplice lettura da parte di qualcuno dei giovani studenti della facoltà di economia nella quale insegnavo fino al 10 aprile scorso.
Si tratta principalmente di veteroargomentazioni, che riflettono forme di un conservatorismo che rifiuta il nuovo, che rifiuta l'idea di un mondo che cammina, che nega l'evidenza di un processo di globalizzazione in atto e che si colloca sullo stesso piano di quelle forze, non importa se economiche, politiche, sindacali o sociali, che vogliono una società ingessata, priva di mobilità sociale e priva dello sviluppo di quel principio di pari opportunità che sta alla base del pensiero liberale e dei veri liberali, che sono i rivoluzionari di oggi. Le critiche che ho sentito sono invece la difesa del particulare, dei piccoli interessi di bottega, delle rendite di posizione, delle corporazioni che prosperano sulla capacità di sottrarsi al mercato e su quella di mantenere nel tempo l'intangibilità dei loro privilegi.
Il programma di governo dell'Unione dedica ampio spazio a questo fenomeno e all'idea che solo dalla capacità di incisione profonda su queste sacche, ancora troppo diffuse nel nostro paese, di scarsa efficienza e produttività complessiva può derivare la salvezza dell'Italia ed il suo reinserimento stabile tra i paesi maggiormente industrializzati del pianeta. È da almeno un decennio che l'Italia arretra e questo arretramento è diventato ben più marcato negli ultimi cinque anni, come documenta la costante discesa dell'Italia nella classifica della competitività mondiale. Poiché la ricchezza annuale che l'Italia produce proviene per oltre il 60 per cento dai servizi, appare indiscutibile che è l'efficienza di questo settore, sia per la parte privata che, a maggior ragione, per quella pubblica, a determinare quella complessiva del sistema. È così evidente che solo il ricorso al decreto, dopo anni di inutili e frustranti tentativi di intervenire con mezzi più ordinari e concertati, poteva permettere di sbloccare la situazione. Naturalmente, comprendiamo bene che questo non può che essere l'inizio di un percorso che deve trovare ulteriore forza nella prossima legge finanziaria e nelle altre legge ordinarie (penso alla riforma degli ordini), con l'eliminazione di lacci e laccioli che ancora limitano il diritto costituzionale alla libera intrapresa.
L'Italia dei Valori sarà al fianco del Governo in un'opera di apertura al mercato e di riduzione di ogni protezionismo nel settore del commercio, in quello bancario, finanziario e assicurativo. Non è possibile sentire ancora la difesa ad oltranza di posizioni commerciali e nei servizi di stampo meramente corporativo, che non hanno più motivo di essere. Quando, grazie agli ultimi Governi di centrosinistra, venne portata a compimento la riforma per la modernizzazione del commercio, mi piace ricordare che i prezzi medi al dettaglio in Italia erano del 3 per cento più elevati della media dei paesi europei. Chi difende il protezionismo, così come posizioni oligopolistiche o monopolistiche più o meno mascherate, difende una tassa sulla famiglia. Pagare più del dovuto il prezzo dei beni, soprattutto di prima necessità, significa pagare una tassa tanto più odiosa perché sottratta al principioPag. 17costituzionale di progressività. Il non agire di fronte ad una tassa come questa equivale a tassare le famiglie più deboli.
Quindi, andiamo avanti su questa strada, sia nel settore privato sia in quello pubblico, senza ripensamenti o tentennamenti.
Inizialmente, avevo qualche riserva, ma riflettendo bene, ritengo sia giusto impedire che nel settore dei servizi pubblici in concessione - di qualunque servizio pubblico -, anziché avere più mercato, si abbia più monopolio. Suggerisco anzi al Governo di vietare che gli enti pubblici possano esternalizzare quei servizi verso proprie società; è molto meglio che quei servizi siano collocati al settore privato, attraverso gare di appalto, sulle quali va ovviamente esercitata la più alta vigilanza per impedire che si sviluppino fenomeni di tipo malavitoso. Ciò dovrebbe valere per tutti i servizi in concessione, ma anche per quelli autostradali, dove oggi molte attività sono sottratte, attraverso questo sistema, alla gara pubblica.
Il decreto prevede una manovra strutturale di aggiustamento dei conti pari allo 0,5 per cento del PIL e, dopo gli interventi una tantum ai quali abbiamo assistito in passato ed ai vari condoni, ritengo che ciò costituisca un significativo cambio di prospettiva.
Quanto alla seconda parte del decreto, relativa alle misure fiscali, molte delle norme in essa contenute vengono tacciate dall'opposizione come vessatorie, come strumenti di controllo penetrante di un fisco visto come il «Grande Fratello», che in alcuni casi diventa persino «poliziotto». In gran parte, sono, in realtà, forme di tracciabilità delle attività economiche che costituiscono la base per qualunque seria attività di lotta all'evasione.
Signor Presidente, quando oggi andiamo al ristorante e mangiamo una bistecca di vitello, la tracciabilità ci permette di risalire al luogo dove è stato allevato, al cibo che ha consumato, a tutta la sua vita, a dove ha vissuto, ai suoi genitori, alla sua genealogia; e ciò vale per tutti i prodotti alimentari, e non solo per quelli. E la tracciabilità - non dimentichiamolo - è sinonimo di trasparenza!
Non è possibile che siamo in grado di conoscere tutto di una fettina di vitello, ma non siamo in grado di tracciare le Ferrari, le Maserati, i gioielli, i prodotti di lusso, al solo ed esclusivo scopo di ricostruire il reddito di chi può permettersi tali beni e confrontare tali spese come le disponibilità risultanti dalle dichiarazioni dei redditi!
In tutti i paesi civili e democratici - Stati Uniti in testa -, le nuove tecnologie vengono utilizzate per l'equità fiscale. I cittadini normali, quelli che lavorano, pagano le tasse e non hanno il timore di violazioni della privacy, né hanno timore delle intercettazioni telefoniche, perché non hanno nulla da nascondere, sanno bene che vi è una sola prospettiva per pagare meno a parità di servizi, vale dire quella che paghino tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Italia dei Valori e de L'Ulivo - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, ministro Chiti, devo dire che lei, signor ministro, ieri, quando ha posto la questione di fiducia, non ha fatto una bella figura.
ANDREA LULLI. Falla finita!
ROBERTO COTA. E lei, signor ministro, il Presidente Prodi e l'intero Governo, in questi primi cento giorni di attività, avete inanellato una brutta figura dopo l'altra.
Qualcuno ha coniato lo slogan: «Cento giorni, cento tasse!». È vero! Il ghigno del ministro Visco ormai è entrato nell'immaginario collettivo come un incubo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!Pag. 18
Con riferimento ai cento giorni, si può anche dire: «Cento giorni, un decreto al giorno e una fiducia al giorno!». Infatti, i conti tornano, se sottraiamo ai cento giorni i giorni impiegati in liti all'interno della maggioranza, in roboanti dichiarazioni, in manifestazioni organizzate per strumentalizzare addirittura la vittoria ai mondiali, in sceneggiate tra i componenti del Governo tali da fare impallidire Mario Merola (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
Ogni giorno, un decreto-legge! Ogni giorno, una fiducia e, per i cittadini, è il caso di dire che ogni giorno ha la sua pena!
Perché è negativo per il Parlamento e per il paese discutere su provvedimenti tanto importanti attraverso gli strumenti del decreto-legge e la posizione della questione di fiducia? Perché - colleghi, lo sapete tutti e lo hanno imparato anche i cittadini - porre la questione di fiducia significa non poter discutere sui provvedimenti, spogliare il Parlamento delle sue funzioni e non dare all'opposizione l'opportunità di correggere le discipline normative.
È proprio un assurdo che il provvedimento in esame assuma la veste di un decreto-legge, che dovrebbe presupporre la necessità e l'urgenza. Il provvedimento in discussione modifica la disciplina delle professioni, introduce tasse anche retroattive, salvo poi «rimangiarle», ed ha la pretesa di controllare ogni movimento bancario, con un'assurda presunzione di colpevolezza nei confronti dei cittadini.
È un provvedimento, Presidente e ministro, che crea un minimo di 17 mila nuove sale da gioco! Qual è la necessità e l'urgenza? Quella di rovinare le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padana)? Questa, forse, è la vostra necessità ed urgenza! Proprio per questo, avete deciso di ricorrere allo strumento del decreto-legge!
Nello stesso testo poi vi contraddicete (tra l'altro, saranno presentati numerosi ordini del giorno che smentiranno puntualmente le disposizioni contenute nel provvedimento) e prevedete che le norme che vi accingete ad approvare entreranno in vigore successivamente, in maniera dilazionata, con riferimento, ad esempio, all'adeguamento dei codici deontologici alle normative imperative contenute nel decreto-legge piuttosto che l'introduzione della registrazione per quanto riguarda tutte le transazioni sopra i cento euro che dovranno essere fatte con bonifico bancario.
Se, allora, prevedete delle disposizioni che dovranno entrare in vigore fra qualche mese o fra qualche anno, vuol dire che non si riscontra la necessità e l'urgenza. È come se scriveste che questi requisiti non ci sono!
Inoltre, i decreti-legge dovrebbero contenere norme omogenee, mentre avete inserito nel provvedimento di tutto e di più, perché vi occupate della riforma delle professioni nonchè di introdurre nuove tasse, del gioco di azzardo.
Speriamo che intervenga il Presidente della Repubblica, perché, più volte, nella scorsa legislatura, il Presidente Ciampi è intervenuto, rinviando alle Camere i decreti-legge che non presentavano i requisiti della necessità e dell'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padana).
Ministro, lei ha fatto anche una brutta figura, e l'ha fatta fare a tutto il suo Governo, perché aveva dichiarato, non più tardi di qualche giorno fa, che la questione di fiducia sul provvedimento non l'avrebbe mai posta, per lasciar discutere il Parlamento ed anche per modificare alcuni aspetti sbagliati del decreto in esame. Ha fatto ulteriormente brutta figura per come si è comportato ieri - se lo lasci dire -, dimostrando uno scarsissimo rispetto nei confronti del Parlamento e della democrazia. Proprio lei che aveva affermato di voler essere pacato, impostando il suo intervento come una lezione di democrazia!
Ieri, lei ha posto la questione fiducia proprio quando un componente autorevole della sua maggioranza, il presidente Violante, a livello istituzionale, ha sollevato davanti all'Assemblea un problema: da quando verrà approvato questo provvedimento,Pag. 19non esisterà più il gratuito patrocinio per i non abbienti. I più deboli, da quando sarà approvato questo provvedimento, non avranno garantita una difesa. Di fronte a questo aspetto, che è stato puntualmente sollevato, lei ha preferito «tirare dritto» ed anche il Presidente della Camera, che normalmente si erge a difensore dei più deboli, non ha detto nulla.
Vi è un errore, così come vi sono molti altri errori, che sono stati riconosciuti anche attraverso ordini del giorno che avete presentato, ma voi non avete voluto correggerli. Preferite andare in vacanza (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), per non far ritornare il provvedimento al Senato, perché non siete in grado di convocarlo e non siete in grado di fare approvare nuovamente il provvedimento stesso!
Inoltre, questo provvedimento, nel merito, è assolutamente negativo per i cittadini. Voi dite che volete liberalizzare e potremmo anche essere tutti d'accordo, quantomeno noi della Lega Nord, sulla necessità di una politica di liberalizzazione. In realtà, voi non liberalizzate. Vi sono alcuni economisti che oggi scrivono che dietro questo provvedimento si nasconde non una liberalizzazione, ma la più grande offensiva statalista degli ultimi anni! Infatti, questo è: voi volete creare nuovi monopoli e nuovi oligopoli. Dietro il provvedimento vi è l'indebolimento delle categorie professionali; l'obiettivo vero è quello di indebolire le categorie professionali, per poi lasciare campo libero alla grande distribuzione. E sappiamo bene qual è la grande distribuzione; per esempio, le coop, signor ministro. Alla faccia del conflitto di interessi che voi tanto sbandierate (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))! Le coop pronte a gestire le cooperative dei taxisti, le coop pronte a gestire, nei loro supermercati, la vendita dei farmaci! Forse, le coop anche pronte a gestire i grandi studi multinazionali che faranno chiudere gli studi dei nostri piccoli avvocati. Questo c'è dietro il provvedimento!
Voi dite, inoltre, di voler combattere l'evasione ed, invece, la incentivate. Vi invito a riflettere sulla disposizione, assurda, che prevede che tutti i pagamenti oltre i cento euro ai professionisti debbano essere effettuati con assegno o con bonifico bancario. Ma in che paese vivete, Presidente e ministro? Vi immaginate la vecchietta o un'altra persona qualunque che va dal dentista? Chiederà di pagare in nero!
Poi, voi dite di voler andare incontro agli interessi delle famiglie e, invece, favorite il gioco d'azzardo: 17 mila nuovi punti di gioco d'azzardo nel paese che volete introdurre (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Insomma, signor Presidente, signor ministro, fino ad oggi il Presidente Prodi ed il suo Governo hanno portato solo guai, se lo lasci dire, soprattutto per il nord, ed il nord non si lascia incantare dalle vostre visitine! Fino ad oggi abbiamo visto l'indulto, che ha fatto uscire i delinquenti di galera, abbiamo visto tasse, abbiamo visto quello che avete fatto con riferimento ad un problema tanto delicato, come l'immigrazione.
PRESIDENTE. La prego, deve concludere...
ROBERTO COTA. Noi, Presidente, siamo contro questa impostazione. Noi, Presidente, abbiamo idee diverse e per questo la Lega voterà contro la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni - Deputati del gruppo della Lega Nord Padania espongono uno striscione recante la scritta: «PRODI = INDULTO + TASSE + CLANDESTINI» - Commenti).
PRESIDENTE. Prego i parlamentari che esibiscono uno striscione di ritirarloPag. 20immediatamente (Commenti). Come loro sanno, è incompatibile con lo svolgimento dei lavori. Vi prego di rimuoverlo, altrimenti chiedo ai commessi, per favore, di ritirare lo striscione, in modo da poter continuare nei lavori dell'Assemblea, come il regolamento prevede (I commessi ottemperano all'invito del Presidente). Per favore...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente della Camera, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, vorrei trovare le parole giuste per esprimere il mio disagio. Lo faccio a nome dell'UDC, ma vorrei dire qualcosa di politicamente rilevante per ogni democratico, tenendomi lontano dalle tentazioni demagogiche. Non demonizzo il Governo e non mi scandalizzo per il fatto che ha posto la questione di fiducia. Ieri, i deputati dell'UDC non hanno abbandonato l'aula; qualcuno lo ha notato. L'UDC svolgerà un ruolo di opposizione in Parlamento, come ha ricordato, molto opportunamente, l'onorevole Giovanardi: è quello che continueremo a fare e consigliamo anche agli altri gruppi di opposizione di fare altrettanto.
La questione di fiducia è prevista, è stata posta nel passato e lo sarà ancora nel futuro. Mi preoccupa, invece, il suo uso distorto, che finisce per colpire la centralità del Parlamento. Anche da lei, onorevole Presidente della Camera, investito dalla Costituzione del ruolo di garante di questa centralità, ci attendiamo un segnale di attenzione. È su questi snodi fondamentali per il corretto funzionamento delle istituzioni che il paese misurerà la cifra della sua imparzialità. Se, poi, il Governo, come in questo caso, pone la fiducia su questioni che riguardano misure di liberalizzazione, rischia di alimentare un rapporto distorto con la piazza, con gli interessi particolari.
Noi non intendiamo inseguire le categorie, ma voi del Governo non potete diffondere il messaggio secondo il quale ci siete solo voi e la protesta. Ne sareste sepolti. Se vincesse l'interesse particolare, specie se conseguito con la forza e con una certa inclinazione non rispettosa delle regole, l'interesse generale perderebbe. Quanto più ci si allontana dal Parlamento, tanto più si rischia di diventare preda dei particolarismi. La trattativa con i tassisti non è stata chiara ma, certamente, è stata diseducativa. Mi auguro che questa esperienza serva per trovare una via più efficace.
Personalmente, credo nelle liberalizzazioni, e mi pare di poter affermare questo anche per conto dell'UDC. Lei, ministro Bersani, ne troverà traccia nel lavoro svolto dalla X Commissione della Camera dei deputati nel corso della precedente legislatura: ce n'è di più in quel lavoro che nel programma della sua coalizione! Anzi, alcuni suoi compagni di strada allora chiedevano che lo Stato entrasse nel capitale della FIAT.
Spesso ho sostenuto che, quando siete andati al Governo dopo il primo esecutivo presieduto da Berlusconi, avete realizzato una grande azione di privatizzazione. Avete «fatto cassa», ma i monopoli sono rimasti al loro posto e, in più, sono diventati protagonisti i privati, i quali, spesso, hanno trovato più comodo e meno rischioso passare dal manifatturiero ai servizi, acquisire il controllo delle imprese ricorrendo al debito e mettere il conto sulle spalle dei consumatori. Quanto c'è di rendita nei profitti di questi anni? Tanta e decisiva. Non è un caso se, pure a fronte di una crescita economica pari a zero, alcuni settori e, in particolare, gli ex monopoli pubblici hanno realizzato, in questi anni, utili da record. La rendita è un potere di prezzo volto a ottenere un «di più» in danno dei consumatori, famiglie e imprese. Nei casi delle tariffe del gas e dell'elettricità, delle autostrade, delle banche, delle assicurazioni, delle telecomunicazioni e dei servizi pubblici locali è il «di più» lucrato rispetto al prezzo di concorrenza. Questa è la fotografia della continua perdita di competitività dei nostri prodotti industriali, con conseguenze negative sull'export, che è diminuito - comePag. 21ho già avuto modo di ricordare - dal 4,4 per cento del 1995 al 3 per cento del 2005, in una fase di espansione del commercio mondiale...
PRESIDENTE. Per favore, un po' di silenzio in modo che si possa ascoltare chi sta intervenendo.
Prego, deputato Tabacci.
BRUNO TABACCI. L'aumento dei prezzi di trasporti, comunicazioni, energia, assicurazioni e banche determina, ad un tempo, la perdita di produttività e la contrazione del valore aggiunto.
Non possiamo dimenticare, inoltre, le libere professioni, alle quali l'UDC, nella scorsa legislatura, ha tentato di indicare una via, non punitiva ma responsabile, di apertura al mercato e alla concorrenza in chiave europea. Mi auguro che, a settembre, ministro Chiti, il Governo incida davvero su queste rendite, che si coinvolga il Parlamento in una azione di stimolo e di controllo delle autorità indipendenti e che sia presentato un disegno di legge organico, dopo una fase di consultazione con i rappresentanti di tutti gli interessi in campo.
Quello che vi voglio dire, però, è che la vera concertazione si svolge n questa sede, nel Parlamento. Guai a riconoscere a chicchessia un potere di veto!
L'altra questione centrale riguarda la giustizia fiscale. La lotta all'evasione, all'erosione e all'elusione fiscale non si fa in termini ideologici, ma non vi può neppure essere una sottovalutazione del fenomeno. La realtà è devastante ed è alla base di profonde ingiustizie. Nel 2002, solo 17 mila contribuenti hanno dichiarato più di 200 mila euro; 17 milioni di contribuenti tra i 5 e i 15 mila euro; 7 milioni di contribuenti meno di 5 mila euro; 2 milioni e mezzo meno di 1000 euro. Al registro nautico, però, nel 2005 risultano 65 mila imbarcazioni oltre i 17 metri. Al registro automobilistico nel 2005 risultano venduti 150 mila fuoristrada del valore di 50 mila euro, di cui 74 mila nei primi cinque mesi di quest'anno. Sempre nei primi cinque mesi di quest'anno, sono state vendute 50 mila auto di lusso. Nel 2005 sono passati di mano 80 mila appartamenti di valore superiore ai 500 mila euro ed altri 140 mila tra i 200 e i 300 mila euro.
Nel 2000, onorevole Visco, i gioiellieri in media dichiaravano 12 milioni di vecchie lire. Nel 1991, gli stessi gioiellieri avevano dichiarato una media di 16 milioni di vecchie lire. Applicando i coefficienti di rivalutazione, è come se si fossero impoveriti del 40 per cento. E avevate governato voi per ben 5 lunghi anni! La giacenza media di un conto corrente bancario è di 12 mila euro; il 45 per cento degli italiani ha dichiarato meno di 10.000 euro; il sommerso in Italia è il 25 per cento. Ciò vuol dire che 1 euro ogni 4 è in nero.
Non bastano, ministro Visco, i controlli incrociati. Serve una profonda rivoluzione fiscale, fondata sul contrasto di interessi. Ministro, non conti eccessivamente sulla sua fama, né sul fatto che può dare ordini alla Guardia di finanza. Servono, sì, più controlli, ma non il «Grande Fratello». Non pretendo una rivoluzione morale nel rapporto con il fisco, ma la rottura del cerchio collusivo che mette d'accordo il prestatore di un servizio con l'utilizzatore dello stesso. Se hanno lo stesso interesse, a soccombere è lo Stato! Ma se gli interessi sono in contrasto, attraverso un efficace meccanismo che valorizza le detrazioni, allora la montagna del sommerso può essere sgonfiata.
Vorrei dire al Presidente Prodi che il suo Governo deve riconoscere che su questi temi è necessario creare convergenze ampie nel paese. Ma vedo che il Presidente Prodi è impegnato molto a contemplare la solidità della sua maggioranza e a considerare il bicameralismo come un equilibrio da superare nei fatti, in ragione delle sue esigenze al Senato della Repubblica; e ne parlo con grande rispetto. Non vorrei che egli andasse incontro a qualche disillusione.
Forse, più che di allargare numericamente - tra l'altro, penso che questo sarà lo sport del mese di agosto - ci sarebbePag. 22bisogno di allargare l'orizzonte, la prospettiva, la capacità di riconoscere l'interesse generale e di riflettere politicamente su questo punto, anche sulla natura del nostro bipolarismo, al quale lei, Presidente Prodi, ha legato molti dei suoi successi, ma non per questo possiamo considerarlo virtuoso.
Forse un altro metodo può essere seguito: quello di un dialogo politico serio, un metodo che, ad esempio, ha portato anche ieri all'elezione unanime di Nicola Mancino alla vicepresidenza del CSM, dopo un periodo troppo lungo di contrasti. Ecco, più che di scuse, c'è bisogno di recuperare la politica, liberandola dalle furbizie del populismo e dell'antipolitica.
Noi dell'UDC, per aiutarla, Presidente Prodi, a svolgere questa riflessione, nell'interesse del paese, continueremo a negarle la fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori rappresentanti del Governo, il provvedimento su cui oggi ci chiedete la fiducia rappresenta uno dei passaggi sicuramente più significativi dell'avvio dell'attività dell'attuale Governo. Lo è per molteplici ragioni, sia di contenuto, sia per il significato che esso ha assunto nell'opinione pubblica nazionale. Il decreto-legge n. 223 è la manifestazione innanzitutto di una possibilità concreta, che a lungo era stata negata sia dal Governo precedente, sia da altri, ovvero che si possa realizzare un provvedimento economico segnato da tre elementi: risanamento, sviluppo, equità. Tre parole che hanno attraversato il dibattito pubblico del nostro paese per tradursi nel programma dell'Unione in precisi impegni, che da oggi noi iniziamo ad onorare. A differenza del Governo precedente, che aveva fatto delle tre categorie principali - il buco di bilancio, il declino economico e l'ingiustizia sociale - la sua bussola, noi abbiamo deciso di contrastare fino in fondo questi tre macigni, quelli dell'ingiustizia permanente nel nostro paese, volti a far sostenere sempre agli stessi i sacrifici, che oggi noi chiediamo non vengano più fatti.
Voi avete fatto pagare, signori della destra, i lavoratori dipendenti, i pensionati, i giovani precari, ma questi tre macigni sono stati sollevati dagli elettori e hanno seppellito le vostre ambizioni di proseguire per altri cinque anni in un Governo impopolare.
Per questo motivo, in primo luogo apprezziamo questo provvedimento. Infatti, esso va nella direzione di un sostanziale inizio di un «risarcimento sociale» nel paese. Il Governo ha fatto bene a non varare un provvedimento di puri aggiustamenti dei conti pubblici; esso ha lavorato per iniziare a far pagare chi non l'ha mai fatto e, se non fossimo troppo distratti dalla manovra parlamentare, potremmo anche esibire alcuni degli effetti indiretti che questo cambio di tendenza ha determinato. Non so se vi siete accorti che sono aumentate le entrate, che è stata valorizzata la tendenza positiva nel campo dei conti pubblici ed è diminuita la spesa. Certo, non sarà tutto merito dell'attuale Governo, ma vorrà dire qualcosa parlare con la chiarezza di chi ha terminato la stagione dei condoni in questo paese. Finalmente si può dire - come ha rilevato felicemente Paolo Sylos Labini, nel suo libro postumo - che il suddito può avere diritti nei confronti del suo dominus indipendentemente dalla violazione permanente che la condizione sociale gli propone.
Allora, dobbiamo dirlo al paese: Berlusconi ha costruito un immaginario che in questa direzione si è mosso e ha sancito il primato della furbizia. Lo voglio dire anche al collega Tabacci, di cui condivido in grande parte anche l'enunciazione dei dati numerici. Se questa è stata una società estenuata e polverizzata socialmente da quelle che sono state le vostre politiche,Pag. 23le politiche neoliberiste di ben più lungo periodo, noi non possiamo mai avallare un'idea secondo la quale c'è l'antipolitica e l'avversione all'istituzione pubblica, che si dovrebbe difendere.
Questa non è semplicemente la legge naturale della mano invisibile del mercato, è proprio quella archetipica dell'homo homini lupus. Vi pare normale - lo voglio dire qui, ribadendo alcuni dei dati che sono stati forniti - che un quarto del reddito annuo del settimo paese più industrializzato del mondo sia costituito da evasione? Al di là di ogni moralismo, voi dovrete spiegare per lunghi anni perché avete considerato questa evasione un fattore competitivo in questo paese. Anche se bisognerebbe capire che tipo e che natura di competizione voi intendete: quella secondo la quale solo 15 mila lavoratori autonomi sono impegnati e sono soggetti dichiaranti oltre i 200 mila euro? Oppure pensate davvero che questo provvedimento possa finalmente interrompere un tabù, quello di collegare il risanamento alla lotta all'evasione e all'elusione fiscale?
Siamo un paese dove il 90 per cento dei controlli e degli accertamenti fiscali produce immediatamente un abbassamento della stima dell'evasione fiscale; siamo un paese dove il 33 per cento dei fabbricati non è dichiarato al fisco; siamo il paese dove oggi invece vengono tassate le stock option e si inizia ad intaccare la speculazione finanziaria.
Lo facciamo senza aumentare le tasse ai contribuenti: voglio ripeterlo perché è un'idea fondamentale sulla quale si è giocato un equivoco. Noi non vogliamo aumentare le tasse ai contribuenti!
Se la revisione della normativa sull'IVA, il potenziamento dei controlli, la nuova regolamentazione tributaria, la riduzione degli spazi per l'elusione fiscale e, anche, il ripristino di quel vero e proprio salasso di 300 milioni di euro al Fondo sociale compenseranno in parte quella politica di sperequazione e, tante volte, di ingiustizia che voi avete portato avanti, penso che dobbiamo dire fino in fondo che vogliamo questa manovra perché essa segna un'inversione di tendenza.
Dobbiamo continuare in questa direzione e lo voglio dire anche in vista della legge finanziaria. Al ministro Padoa Schioppa e al Presidente Prodi chiediamo di non parlarci di sacrifici, di politiche dei due tempi, ma, anzi, di assumere un'adeguata iniziativa a livello internazionale per cambiare la collocazione geopolitica e geoeconomica del nostro paese.
Il confronto con le parti sociali non può essere un dovere. È per questo motivo che riteniamo che anche la tanto accusata e vituperata parte del decreto-legge attributa al ministro Bersani debba contemplare l'idea di fondo di un cambiamento, anche del segno di classe: dalla legge sull'acqua alla decisione di colpire, al contrario della direttiva Bolkestein, le professioni e non solamente, come è sempre accaduto, i lavoratori dipendenti, intaccando i privilegi delle banche e delle assicurazioni, non confondendo la liberalizzazione con le privatizzazioni. È per questo, soprattutto, che abbiamo ribadito che tutto quanto era scritto nel programma è stato non una sorpresa per il paese ma un impegno assunto con l'elettorato.
Per queste ragioni non mi appassionano le discussioni sul ricorso alla questione di fiducia: certo - lo dico anche ai colleghi di maggioranza - non dobbiamo commettere l'errore di dire «l'avete messa voi tante volte col precedente Governo, perché ci ributtate addosso questa accusa?». Noi dobbiamo essere diversi da loro, noi siamo un altro Governo, noi dobbiamo dare un segno diverso di equità e anche di rispetto delle istituzioni che, anche con il ricorso alla fiducia, dobbiamo segnalare.
Vogliamo parlare alla società ed è per questo motivo che vi votiamo la fiducia, signori del Governo. Vi votiamo una fiducia rispetto agli impegni che possono essere presi con il paese e affinché le modificazioni strutturali possano diventare un impegno anche per la prossima manovra finanziaria.
La fiducia che vi diamo, più che sul provvedimento che stiamo per votare, è sull'idea che si possa continuare così, senza i sacrifici, con una politica rivoltaPag. 24all'apertura e all'equità e con un'idea di cambiamento profondo e radicale (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Onorevole Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, l'onorevole Tabacci qualche momento fa ricordava, secondo verità, che non è certo la prima volta che il Governo pone la questione di fiducia e, di conseguenza, non è certo la prima volta che l'opposizione esprime la sua protesta di fronte ad una prassi che, del resto, la nostra Costituzione prevede.
Se in questa circostanza, però, l'opposizione ritiene di esprimere una motivata e, per certi aspetti, reiterata indignazione, tale da avere portato nella giornata di ieri i capigruppo delle forze di opposizione a chiedere al Capo dello Stato di intervenire al riguardo, è perché, onorevoli colleghi, riteniamo di trovarci in presenza di una situazione che va al di là del fisiologico dibattito tra un Governo che pone la fiducia ed una opposizione che protesta.
In altre parole, riteniamo di trovarci in una situazione politicamente nuova. Siamo in presenza di una degenerazione patologica di un'ipotesi che la Costituzione prevede nello stesso momento in cui la maggioranza che sostiene un Governo ritiene di porre all'aula la questione di fiducia. E, badate, non mi riferisco tanto alla scansione temporale, che è stata ampiamente messa in evidenza: sette volte la questione di fiducia in 75 giorni di attività parlamentare rappresenta una scansione che denota un evidente problema di tipo politico.
Mi riferisco al fatto, onorevoli colleghi, che si tratta dei primi 75 giorni della legislatura. Credo che, almeno a mia memoria, mai in precedenza fosse accaduto che un Governo - eccezion fatta, forse, per i Governi balneari, per i Governi a tempo, per i Governi di breve e corto respiro -, in poco più di 70 giorni di lavoro parlamentare, consumasse a tal punto il credito di fiducia di cui godeva all'inizio da rendere indispensabile per ben sette volte porre la questione di fiducia.
Si può dire, e credo che gli italiani che ci ascoltano se ne siano resi conto, che il Governo Prodi non soltanto non ha vissuto la luna di miele che solitamente caratterizza gli esecutivi quando escono da un confronto elettorale ma, anzi, ha dato vita, nel corso di queste settimane, ad uno spettacolo di distinguo, di polemiche, di litigi, di minacce di dimissioni, di pressioni politiche e di ricatti tra i ministri della coalizione e le forze politiche tale da determinare uno spettacolo non soltanto politicamente poco in sintonia con le aspettative di buona parte della maggioranza medesima, ma soprattutto uno spettacolo che ha già prodotto due effetti.
Il primo effetto è la ragione della nostra polemica di quest'oggi: il Governo è già in affanno. È un Governo che mostra la corda, un Governo per certi aspetti allo stremo. Mi rivolgo con rispetto ai colleghi della maggioranza: non è un caso - in tanti anni mai mi era capitato - che anche coloro che votano la fiducia poi, un attimo dopo, dicano che così non si può andare avanti, che è evidente che i problemi politici ci sono. Spero che il ministro Chiti avvisi il Presidente del Consiglio che anche autorevoli esponenti della sua maggioranza oggi gli votano la fiducia e, contemporaneamente, chiedono all'opposizione cosa si può fare per uscire da una situazione certamente di grande imbarazzo politico.
L'altra conseguenza delle polemiche delle scorse settimane è che il Governo è oggettivamente un Governo debole. È un Governo politicamente molto più debole di quello che era lecito pensare, se si considera il fatto che abbiamo votato solo poche settimane fa. Come sempre accade quando un Governo è politicamente debole, il Presidente del Consiglio pensa di rafforzare la sua maggioranza ricorrendo in modo sistematico alla questione di fiducia.Pag. 25
Si parla, a dire il vero più dalle colonne dei giornali che tra di noi, di ipotesi di allargamento della maggioranza: credo che il Presidente del Consiglio debba riflettere sul fatto che pone ripetutamente la questione di fiducia perché teme lo sfaldamento della maggioranza. Nessuno pensa di salire oggi su una zattera della Medusa, dato che non è certamente una scialuppa di salvataggio! In molte circostanze la maggioranza è costretta a fare quadrato ed a difendersi da se stessa con un ricorso massiccio e reiterato alla questione di fiducia.
Credo che gli italiani debbano sapere anche che non si è potuto discutere ed emendare un provvedimento che ha scatenato la protesta di tutte le categorie interessate. È un altro brutto record, onorevoli colleghi della maggioranza: mai era accaduto che tutte le categorie interessate da un provvedimento protestassero congiuntamente. Si tratta di un provvedimento che avvia una stagione di vessazioni fiscali, un provvedimento che era lecito discutere e, forse, era opportuno emendare anche perché - ricordiamolo - non era stato possibile discuterlo ed emendarlo al Senato.
Il problema che rende poco credibile l'azione del Governo non è la scarsa consistenza numerica della maggioranza al Senato, ma l'evidente debolezza politica della maggioranza. Prova ne è il fatto che, se avessimo discusso gli emendamenti che abbiamo presentato, probabilmente qualcuno di quegli emendamenti, ritenuto meritevole di apprezzamento anche dai colleghi della maggioranza, sarebbe stato approvato, come sempre accade. Se ciò fosse accaduto, il provvedimento sarebbe dovuto tornare al Senato dove è di tutta evidenza, e non per ragioni connesse al calendario e alle ferie, che la maggioranza non è in grado di governare. Sottolineo questo aspetto: non è un problema numerico, ma un problema politico. Se non ricordo male, il cancelliere Kohl governò la Germania per tre anni con due voti di maggioranza. Non si tratta di due-tre-quattro voti in più o in meno, si tratta di coesione della maggioranza. L'attuale spettacolo che dà la maggioranza che sostiene il Governo Prodi è tutto tranne che uno spettacolo di coesione.
Da ciò - e mi avvio alla conclusione - alcune considerazioni. La prima è che siamo stati buoni profeti nel dire, in campagna elettorale, che l'Italia correva un rischio qualora avesse dato fiducia ad una maggioranza numericamente molto ampia, almeno in teoria, ma politicamente estremamente variegata.
Quello che è accaduto in queste settimane ha dimostrato chiaramente che non c'è argomento su cui all'interno della sedicente maggioranza non ci siano delle divisioni, dei distinguo, delle opinioni in qualche modo diverse. Il mitico programma dell'Unione è una coperta troppo corta per coprire le tante divisioni; di qui, la necessità di un ricorso smodato al voto di fiducia.
La seconda considerazione è ancor più attuale: l'opposizione sa che, quando si pone la fiducia sette volte in settanta giorni, si è in presenza di un Governo debole e che mostra, con l'arroganza del voto di fiducia, tutta la sua inconsistenza. Sappiamo però anche che questa debolezza non significa necessariamente che il Governo cada domani. Non siamo così ingenui. Ci auguriamo che nessuno nella maggioranza sia così ingenuo da pensare che, in queste condizioni, qualcuno dell'opposizione possa dare man forte ad una maggioranza che oggi c'è e domani non si sa se ci sarà (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Non appartiene alla categoria della politica l'ingenuità.
In attesa - e questa è la terza considerazione - che in qualche modo la stagione del Governo Prodi si consumi (e non crediamo che sia un'attesa troppo lunga: potete ricorrere alla fiducia altre due, tre o quattro volte, ma le contraddizioni politiche prima o poi esplodono), è evidente che ci comporteremo così com'è nostro dovere comportarci, senza dare stampelle, senza fare sconti ma, al tempo stesso, senza commettere l'errore di votarePag. 26un «no» a prescindere dal contenuto dei provvedimenti presentati. Lo abbiamo dimostrato con il voto sulle missioni in Afghanistan, dove, ancora una volta, avete messo la fiducia per nascondere le divisioni della vostra maggioranza; lo abbiamo dimostrato nel dibattito sul DPEF, e voglio ringraziare il ministro Padoa Schioppa per avere dato atto - con onestà intellettuale - di non aver contestato la consistenza numerica della prossima legge finanziaria.
Ecco, vi attendiamo, onorevoli colleghi della maggioranza, alla prova della legge finanziaria: siamo curiosi fin d'ora di verificare come riuscirete a conciliare quello che è il giusto rigore nella spesa pubblica, in particolar modo per quel che riguarda la sanità e la previdenza, un rigore indispensabile per la politica di sviluppo e di rilancio, con le richieste da «socialismo reale» - e spero che nessuno si offenda - che vengono da alcuni ministri nostalgici, e non soltanto dell'opposizione (espresse con diverse dichiarazioni), di regimi come quelli di Fidel Castro. Non credo sia agevole tenere insieme il rigore dei conti pubblici e la nostalgia del socialismo reale, più o meno realizzato in qualche isola dei Caraibi.
A proposito di demagogia, qualcuno ha fatto i conti - mi rivolgo a lei, ministro Chiti o a lei, ministro Bersani, perché altri ministri non hanno avuto la sensibilità di essere presenti - di che cosa significa una politica come quella sull'immigrazione, che prevede un ricongiungimento più facile o la possibilità che rimanga anche chi non ha un reddito certo? Quanto costa al nostro welfare? Chi pagherà il conto di una demagogia che non ha nulla a che vedere con la solidarietà (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)?
Vi attendiamo, allora, alla prova della legge finanziaria e concludo ricordando una cosa politicamente rilevante detta ieri dall'onorevole Giovanardi: se anche sulla legge finanziaria chiederete la fiducia, vi assumerete una grave responsabilità, perché se il Parlamento non discute e gli emendamenti non vengono votati ...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
GIANFRANCO FINI. ...non si ha la certezza che qui esiste la sovranità popolare e lo scontro si trasferisce nelle piazze. Siamo responsabili - non auspichiamo un autunno caldo -, ma facciamo una proposta: Alleanza Nazionale presenterà pochi emendamenti qualificati sulla legge finanziaria...
PRESIDENTE. La prego, per favore, concluda.
GIANFRANCO FINI. ...ma il Governo non chieda la fiducia sulla finanziaria, perché, in caso contrario, andremo verso una stagione di scontro politico che non si svolgerà in Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Continuo a chiedere collaborazione sul rispetto dei tempi da parte di chi parla. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berlusconi. Ne ha facoltà.
SILVIO BERLUSCONI. Signor Presidente, signori deputati, signori del Governo, la nostra opposizione a questo decreto-legge non è certo una opposizione alle liberalizzazioni. Noi consideriamo il mercato, la concorrenza, la libertà economica elementi fondamentali per la crescita di una nazione. Il nostro modello è quello di uno Stato che grava il meno possibile sulla gente, che chiede meno tasse, che pone meno vincoli.
Oggi, invece, il Governo, blindandosi per la settima volta con la questione di fiducia, in 75 giorni, come ha efficacemente sottolineato l'onorevole Fini, espropria di fatto il Parlamento delle sue prerogativePag. 27e gli impone di convertire in legge l'ennesimo decreto-legge; un provvedimento che introduce nuove gabelle, che introduce per la prima volta inasprimenti fiscali retroattivi, che soprattutto sostituisce la cultura delle garanzie con la cultura del sospetto e rischia di trasformare così il nostro Stato in uno Stato di polizia tributaria. Altro che liberalizzazioni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
È un provvedimento con una logica ben precisa, quella che da sempre appartiene alla cultura e alla tradizione dello statalismo di sinistra. Mi sono meravigliato che gli esponenti della Margherita, così impegnati con i loro colleghi della maggioranza a demolire tutto ciò che di buono ha fatto il nostro ministro Tremonti, abbiano finito per dimenticare - loro che pure annoverano tra le loro file molti democratici cristiani - che la filosofia che ispira le azioni di questo Governo in materia fiscale è il perfetto contrario dell'impronta data al sistema fiscale italiano da un loro grande ministro delle finanze: Ezio Vanoni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). La sua riforma fiscale, che introdusse nel paese la denuncia dei redditi su cui il sistema fiscale italiano è tuttora fondato, partiva dal principio che lo Stato doveva fidarsi del contribuente. L'idea di Vanoni era che, anche nei rapporti con il fisco, il cittadino fosse tale: che restasse un cittadino e non un suddito.
Il viceministro Visco è, invece, la negazione del ministro Vanoni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Il suo principio fiscale è quello che Michel Foucault condensò nel famoso binomio: sorvegliare e punire (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
Ciò che il viceministro vuole è il totale controllo del contribuente, a partire dai conti correnti, dalle liste dei clienti e dei fornitori che si debbono continuamente fornire al fisco, sino all'obbligo di effettuare i pagamenti sopra i 100 euro con assegno bancario o con carta di credito. Il conto corrente diventa così lo strumento principe del controllo fiscale.
In questa visione, chi produce lavoro e ricchezza, un imprenditore, un artigiano, un commerciante, un professionista è un sospettato, è un evasore, è potenzialmente un malfattore costretto a dare prova continua della sua innocenza (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania).
La nostra visione è, naturalmente, l'opposto. Negli anni del nostro Governo abbiamo valorizzato al massimo il principio della leale collaborazione fra Stato e cittadino, che non è un'utopia (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
LUCIANO PETTINARI. Paga le tasse!
SILVIO BERLUSCONI. Signori, l'andamento del gettito tributario, riconosciuto anche quest'oggi sulla stampa italiana, ha dimostrato e dimostra che ci sono stati dei miglioramenti negli introiti dell'erario. È un metodo che ha funzionato e che sta funzionando (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!
Le misure studiate dal viceministro Visco comprimono, invece, gli spazi fondamentali di riservatezza e di libertà del singolo, come ha giustamente denunciato il consiglio del Garante per la privacy. Ma anche questo autorevole richiamo è stato disatteso dal Governo e mi auguro che il Garante sappia e voglia rinnovare e rendere più forte il suo richiamo proprio a tutela dei cittadini.
Al diritto previsto dall'articolo 41 della nostra Carta costituzionale, per il quale l'iniziativa economica è libera, si sostituiscePag. 28il potere preventivo e discrezionale dello Stato. Si instaura, così, il principio di controllabilità totale preventiva, la cosiddetta tracciabilità di ogni contribuente da parte del fisco.
Lo Stato diventa una sorta di grande inquisitore, capace di schedare ogni transazione, ogni spesa anche minuta di un cittadino, i suoi stili di vita, i suoi consumi, le sue vacanze e le sue malattie; in sostanza, tutto il suo comportamento economico (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Si tratta di una schedatura invasiva e totale come mai si è visto sino ad ora in una democrazia liberale (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
Ci troviamo, quindi, di fronte a misure di cui i cittadini non hanno ancora piena percezione, ma che scopriranno presto essere misure estreme sul piano dell'assoggettamento fiscale, con l'aggravante che non c'è alcuna norma che garantisca contro l'uso improprio dei dati raccolti dall'amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Signori del Governo, questo modo di operare è preoccupante e pericoloso perché il fattore ideologico - anzi, il furore ideologico - prevale sul senso di responsabilità. Inoltre, annunciare misure retroattive in campo fiscale non pone soltanto problemi di rango costituzionale e di moralità nel rapporto tra Stato e cittadino, ma determina effetti pratici devastanti. Il fatto che siate stati costretti a fare marcia indietro sulle norme che riguardavano il settore immobiliare non ha cancellato il danno che avete causato; infatti, il mercato dei capitali e degli investimenti ha preso sul serio i vostri annunci, e neppure le smentite, abborracciate e tardive, hanno potuto porre rimedio al danno che era stato già provocato (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)). Questo è solo dilettantismo o ci troviamo di fronte alla creazione di un pericoloso precedente di tassazione retroattiva?
Anche per quanto riguarda le rendite finanziarie - tassazione sempre del ceto medio, possessori di BOT e CCT -, il vostro obiettivo non è cambiato; infatti, lo avevate annunciato, ma poi, con grande evidenza, ritrattato in campagna elettorale. Siamo, insomma, di fronte ad una sorta di vendetta sociale spacciata come un provvedimento di liberalizzazione economica, un provvedimento di cui la parte più rilevante è, invece, la parte fiscale.
Queste liberalizzazioni sono liberalizzazioni spurie, destinate a coprire il principio del controllo fiscale a partire dal conto corrente e tendono a favorire le cooperative, le vostre cooperative (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)), le grandi aziende e i gruppi professionali, a svantaggio degli operatori minori. Le vere liberalizzazioni, quelle che toccano i settori strategici, quelle che anche l'antitrust ha indicato come urgenti, non sono state neppure immaginate.
Una politica seria di liberalizzazioni deve necessariamente rompere il monopolio sindacale, deve eliminare i privilegi delle cooperative (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania), deve liberalizzare il mercato del lavoro e dei servizi, deve privatizzare le public utilities, deve promuovere l'imprenditorialità e l'attitudine al rischio, deve, insomma, agire a trecentosessanta gradi su tutti mercati e non può, certo, prescindere da un preventivo confronto con le categorie interessate, a meno che voi non pensiate che alcune categorie non siano meritevoli, non dico di essere consultate, ma neppure di essere informate: parlo degli avvocati prima di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo).Pag. 29
Sulle liberalizzazioni, quelle vere e non su un decreto legge che blinda una maggioranza in decomposizione, varrebbe la pena di un confronto serio, ampio e approfondito perché oggi tutti gli italiani, a destra come a sinistra, si pongono la stessa semplice domanda: per quanto tempo si può andare avanti così (Commenti)?
MARIO BARBI. Cinque anni!
SILVIO BERLUSCONI. Noi siamo convinti che vi sia la ...
PRESIDENTE. Prego l'Assemblea di lasciare terminare il deputato Berlusconi. La prego di continuare e, altresì, la prego anche di concludere.
SILVIO BERLUSCONI. Cinque anni sono una risposta isolata, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)... Esattamente il contrario di quello che pensa tutta la gente!
Siamo convinti che vi sia la consapevolezza di questa situazione anche tra voi, tra i protagonisti più responsabili del centrosinistra.
PRESIDENTE. La prego...
SILVIO BERLUSCONI. Ci auguriamo, perciò, che il filo di un dialogo sulle esigenze e sulle urgenze di questo paese possa essere ripreso.
Gli appelli del Capo dello Stato, le sollecitazioni del mondo produttivo vanno...
PRESIDENTE. La prego...
SILVIO BERLUSCONI. ... in questa direzione. Purtroppo, non sembrano queste le logiche che prevalgono sinora nella maggioranza.
In conclusione, Presidente, per tutte le regioni che ho esposto, noi voteremo contro questo decreto che incrementa l'oppressione burocratica e fiscale sui cittadini, mettendo a rischio la loro libertà civile ed economica.
Noi continueremo a svolgere con determinazione...
PRESIDENTE. La prego...
SILVIO BERLUSCONI. ... in quest'aula ed anche al Senato un'opposizione ferma, ma, al tempo stesso, serena e propositiva, in difesa non solo di quella metà del paese che ci ha dato fiducia, ma di tutti italiani che chiedono di essere tutelati da ogni eccesso fiscale e burocratico! Vi ringrazio (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito socialista - Congratulazioni - Dai banchi dei deputati del gruppo de L'Ulivo si scandisce: «Bacio!»).
PRESIDENTE. Ha chiesto la parola - solo ai fini di consentire a tutti quelli che ci vedono e ci ascoltano (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della Democrazia Cristiana-Partito socialista - Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)...
EMILIO DELBONO. Ma, Presidente...!
PRESIDENTE. Posso? Chiedo ai deputati se sia possibile che l'Assemblea svolga i suoi lavori (Commenti).
FABRIZIO CICCHITTO. Ma smettila!
PRESIDENTE. Possiamo anche continuare ad ascoltare gli applausi, se pensate che sia utile (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), della Lega Nord Padania e della DemocraziaPag. 30Cristiana-Partito socialista - Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si scandisce: «Silvio! Silvio!»)...
PRESIDENTE. Vorrei dire semplicemente, poiché presiedo questa Assemblea (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)... No, questo non è ammissibile! Loro possono applaudire, ma non impedire al Presidente di parlare! Questo non può essere! Adesso il Presidente prende la parola (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), e prende la parola semplicemente per dire che, come si è visto, si è presieduto con spirito di rispetto per tutti (Commenti)...
MAURIZIO GASPARRI. No!
PRESIDENTE. E anche quando (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)... Aspetto tranquillamente...
GIUSEPPE ROMELE. È un diritto applaudire!
EMERENZIO BARBIERI. Hai fatto un grande sforzo!
PRESIDENTE. E anche quando sono stati adottati, come loro sanno, comportamenti vietati dal regolamento e che, specie in un'Assemblea, nel corso di una seduta per la quale è prevista la diretta televisiva, sono particolarmente (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...Badate, possiamo andare avanti così, ma io intendo dire delle cose, che dirò.
EMERENZIO BARBIERI. Dille!
PRESIDENTE. Quindi, ho consentito, pur chiedendo poi di ritirarlo, anche all'esposizione di uno striscione che, come si sa, è impedita dal regolamento. Penso che l'Assemblea abbia diritto ad applaudire ed a fischiare, il più contenutamente possibile, manifestando consenso e dissenso: tutto ciò è assolutamente legittimo. Chiedo soltanto di manifestare dissenso e consenso con una sobrietà che renda gli spazi pubblici agibili a tutti nello stesso modo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, lei ha fatto bene a non interrompere il lungo applauso all'onorevole Berlusconi...
IGNAZIO LA RUSSA. L'ha interrotto!
DARIO FRANCESCHINI. ...perché finalmente ha avuto dall'opposizione quell'applauso che ha aspettato invano per cinque anni, da Presidente del Consiglio, in quest'aula, dalla sua maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno e dei Popolari-Udeur - Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Questo provvedimento completa la prima fase di attività del nuovo Governo.
ROBERTO MENIA. A casa!
DARIO FRANCESCHINI. Sono stati mesi non facili, in cui abbiamo dovuto affrontare una situazione differente da quanto avviene nei paesi a democrazia normale, in cui la sera delle elezioni chi perde fa i complementi a chi ha vinto: chi vince comincia a governare e chi perde comincia a fare l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
Sono stati mesi non facili, in cui abbiamo avuto a che fare con un'opposizione che, prima di tutto, ha contestato e non riconosciuto i risultati delle elezioni, in un clima parlamentare (Commenti)... Se oggi avete un po' di pazienza, magari abbreviamo i tempi.
IGNAZIO LA RUSSA. Parla del decreto!
PRESIDENTE. Chiedo al presidente La Russa di lasciare intervenire il deputato Franceschini senza interromperlo, cosìPag. 31come hanno potuto svolgere il loro intervento altri autorevoli deputati. Vi prego, quest'aula dovrebbe almeno avere una regola che vale per tutti.
Prego, deputato Franceschini, prosegua pure.
DARIO FRANCESCHINI. Presidente, se c'è un po' di eccitazione degli animi, non c'è nulla di male. Abbiamo lavorato in un clima parlamentare che, evidentemente, è frutto del rifiuto psicologico di accettare l'esito delle elezioni. È stato fatto ostruzionismo su tutti i provvedimenti, anche su quelli che sono arrivati in quest'aula pur essendo provvedimenti del Governo Berlusconi, con l'obiettivo di ostacolare in tutti i modi l'azione della maggioranza: al Senato, contando sulle difficoltà dei numeri e, alla Camera, sul problema dei tempi previsti dai nostri regolamenti. Ogni giorno l'opposizione è in attesa dell'evento fatale, la ricerca ostinata di qualunque evento in grado di dimostrare l'impossibilità di questa maggioranza di governare, e ciò non poteva essere possibile. Noi abbiamo scelto di lavorare, di «fare», per usare una parola cara all'onorevole Berlusconi, in un clima non collaborativo. Abbiamo eletto, purtroppo da soli, le alte cariche dello Stato (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Abbiamo affrontato passaggi parlamentari che richiedevano intese larghe e maggioranze qualificate - giudici della Corte costituzionale, componenti del CSM, nei giorni scorsi l'indulto -, dimostrando che è possibile, se si ha la volontà politica di farlo, tenere distinte le valutazioni e lo scontro politico quotidiano dall'esigenza di costruire intese più larghe quando la Costituzione lo richiede e lo impone. Abbiamo presentato ed approvato il DPEF, abbiamo definito le linee di politica estera di questa maggioranza. Anche in questo caso, c'era la convinzione che il passaggio del rinnovo delle missioni internazionali sarebbe stato invalicabile per questa maggioranza. Invece, non soltanto l'abbiamo superato, ma abbiamo messo agli atti di questo Parlamento, votandola, una mozione che stabilisce le linee di indirizzo, a cui si atterrà il Governo nei prossimi anni, di azione in politica estera. E bene ha cominciato su quelle direttrici, comportandosi in modo attivo, europeo ed utile nelle vicende drammatiche che riguardano in questi giorni il Medio Oriente, il Libano ed Israele.
Poi, siamo arrivati al decreto-legge in esame riguardante le liberalizzazioni, che ha introdotto coraggio nella politica italiana, ha introdotto le idee di un Governo che, quando è chiamato al ruolo per cui si è presentato alle elezioni, affronta i problemi con determinazione, realizzando programmi, affrontando resistenze, paure e pressioni, ma sapendo che arriva il momento in cui, se si intendono realizzare le riforme (e noi vogliamo farle) bisogna avere il coraggio di proseguire, ascoltare e interpretare ma anche introdurre novità ed ogni novità comporta resistenza, un costo e richiede coraggio.
Abbiamo realizzato quelle liberalizzazioni, di cui voi avete parlato per cinque anni e sulle quali non avete raggiunto nessun risultato (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).
Questo è il primo passo, secondo le linee indicate dal nostro programma di Governo, nel quadro degli interventi che realizzeremo con la prossima legge finanziaria, ad iniziare dall'impegno alla lotta all'evasione fiscale ed al recupero della sacralità e del principio costituzionale della progressività delle aliquote che, onorevole Berlusconi, ci ha insegnato Ezio Vanoni e che voi avete calpestato per cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).
Sono state poste in Assemblea, signor Presidente, questioni di metodo. È stato detto che si è verificato un eccessivo ricorso al voto sulle questioni di fiducia. È chiaro! Avete «costruito» i tre giorni precedenti per costringere la maggioranza a chiedere l'attuale voto di fiducia e prevederePag. 32questo passaggio televisivo (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
NICOLA BONO. Mistificatore!
DARIO FRANCESCHINI. L'onorevole Tabacci ha posto questioni non irrilevanti rispetto all'esigenza di un corretto rapporto tra Governo e Parlamento. Abbiamo chiaro i mesi in cui abbiamo operato, il frenetico avvio della legislatura, il calendario estivo, l'impossibilità di raggiungere intese con l'opposizione su seri meccanismi riguardanti il calendario dei lavori. Abbiamo ricordato al Governo, in modo costruttivo, come deve fare una maggioranza parlamentare, che la Camera deve essere in condizione, nel seguito della legislatura, di intervenire in modo costruttivo, come le spetta, come ha il diritto e il dovere di fare, nell'esame di tutti provvedimenti che il Governo le sottopone. Abbiamo preso atto dell'impegno del Presidente del Consiglio.
La domanda è: questo tema va affrontato con la consueta dose di demagogia o, invece, va affrontato con degli impegni? Vi chiediamo, a voi partiti e gruppi parlamentari dell'opposizione: ritenete che sia inevitabile andare avanti con i regolamenti parlamentari che, in qualche modo, impongono all'opposizione di fare ostruzionismo, se intende rallentare i lavori, e a chi governa di porre la questione di fiducia, se vuole consentire che i decreti-legge siano convertiti nei tempi previsti, o viceversa siete disponibili, insieme alla maggioranza a lavorare ad una modifica dei regolamenti parlamentari, che li renda moderni e che consenta a chi governa di «fare» e a chi è minoranza di opporsi? Siete disponibili a questo impegno che richiede un'intesa tra maggioranza ed opposizione o preferite semplicemente strappare qualche applauso nelle dirette televisive (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Popolari-Udeur)?
ANTONINO LO PRESTI. Hai preso una botta di sole!
ELISABETTA GARDINI. Buffone!
DARIO FRANCESCHINI. Questa sarebbe l'occasione utile per parlare del nostro futuro. C'è la possibilità di essere un paese «normale», con un «normale» rapporto tra maggioranza ed opposizione, in cui la maggioranza governa e l'opposizione, nel proprio ruolo, senza confusione, senza pasticci, contribuisce a risolvere i problemi degli italiani?
È ancora condiviso da voi il patrimonio del bipolarismo italiano, il principio dell'alternanza dei Governi o, invece, il nuovo obiettivo, che in questo caso sarebbe conseguente alla legge elettorale che avete imposto al paese, è far cadere a tutti i costi il Governo (ciò è legittimo per chi fa opposizione), non per tornare davanti agli italiani a farli decidere, ma per portare in Italia dei pasticci di importazione, delle forme finalizzate a tornare indietro, a rompere il bipolarismo italiano ancora così fragile?
Non è questo quello che vogliamo. La sfida che vi lanciamo è provare a chiudere, finalmente, questa lunga campagna elettorale, accantonando questi toni ed accenti così fastidiosi e provare insieme, - ripeto - senza confusione di ruoli, noi nel nuovo ruolo di Governo e voi nel nuovo ruolo di opposizione, a fare il bene del paese.
Stiamo cercando di capire quale sarà la scelta dei partiti di opposizione. Noi abbiamo già fatto la nostra. Siamo consapevoli, come tutti, dei nostri limiti e delle nostre difficoltà. Ma sappiamo anche di avere ricevuto un mandato preciso da parte degli elettori: governare e realizzare il programma con il quale ci siamo presentati. Sappiamo anche di avere dietro di noi la maggioranza degli italiani, come hanno dimostrato le elezioni amministrative e come ha dimostrato l'esito indiscutibile e chiarissimo del referendum costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori e dei Verdi).
Sappiamo anche che molti degli elettori che hanno votato per voi oggi aspettano tutti noi e voi alla prova dei fatti. IlPag. 33provvedimento che oggi votiamo è pieno di fatti, di concretezza e di innovazione. Su questo e non sulle parole, logore e sentite mille volte, onorevole Berlusconi, crediamo sia utile il confronto tra noi e voi in quest'aula e nel paese (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi, dei Popolari-Udeur, Misto-Minoranze linguistiche e Misto-Movimento per l'Autonomia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi dei rappresentanti dei gruppi per dichiarazione di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, tanti sono i motivi per cui non è possibile votare la fiducia al Governo sul provvedimento legislativo in discussione, qualcuno di ordine costituzionale: non vi sono i requisiti di necessità e di urgenza.
Non discuto di quante fiducie chiede il Governo. Ciò è nelle sue prerogative e, se ritiene giusto porre la fiducia su provvedimenti di tal genere, lo faccia, ma non è un problema dell'opposizione e del paese: è un problema del Governo che, evidentemente, non rappresenta il paese, ma una parte di esso. Condivido quanto affermato dall'onorevole Giulio Tremonti, ossia che questo decreto rappresenta il 5 per cento di liberalizzazione e il 95 per cento di vessazione.
Infine, signor Presidente - visto il poco tempo che ho a disposizione, mi devo limitare a cose puntuali -, voglio richiamare l'attenzione sull'articolo 20, comma 3-ter, del provvedimento alla nostra attenzione che riguarda l'editoria. Tale comma consente ad alcuni organi di partito, che non ne avrebbero più diritto, di usufruire di finanziamenti attinti dalle risorse pubbliche, con ciò massacrando l'editoria di partito o la libera editoria, che sarebbe costretta, di fatto, a rinunciare ai contributi relativi, tanto alto sarebbe il taglio cui sarebbero sottoposti. Con questo provvedimento vengono favoriti alcuni giornali e alcuni quotidiani di partito, che, in base alla legge vigente, non ne avrebbero diritto, mentre usufruiranno di cospicui finanziamenti.
Per questi e per altri motivi, noi non voteremo la fiducia a questo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Nel breve tempo concessomi, onorevoli colleghi, voglio ricordare che noi abbiamo consapevolezza delle asprezze che accompagnano questa manovra intitolata lodevolmente al cittadino consumatore.
È una consapevolezza che riguarda la procedura (la decretazione d'urgenza, i tempi ristretti per l'esame parlamentare, il voto di fiducia), e che è stata espressa, nel modo più leale e con parole di scuse, da parte del Presidente Prodi. È un'asprezza che riguarda, in un certo senso, anche il merito del provvedimento, che tocca, come sappiamo, molti settori, non tutti in modo egualmente equo, e che lo stesso ministro Bersani ha definito essersi svolto con una manovra brusca, forse, necessariamente brusca.
Detto ciò, la direzione di marcia di questa riforma, su cui il Governo chiede la fiducia, è giusta, è necessaria ed è urgente per l'Italia. Più concorrenza, più merito, più efficienza, più libertà nella responsabilità: queste sono le parole e anche le politiche di cui il nostro paese ha bisogno.
Certo, si può fare di più e di meglio, abbiamo bisogno di fare liberalizzazioni e riforme nel settore dell'energia, nel settore bancario nelle troppe aziende pubbliche locali. Abbiamo bisogno di una fase due, di una fase tre, di una fase quattro e c'è spazio per il contributo dell'opposizione e delle forze sociali, anche del contributo di chi per cinque anni ha perseguito politiche di favore nei confronti dei monopoli e politiche di statalizzazione.
Presidente, vorremmo andare avanti con le politiche di riforma, nella consapevolezzaPag. 34che dovrà riprendere il dialogo con tutte le forze sociali, con tutti i settori; in particolare, cito le professioni, un settore fondamentale nell'economia della conoscenza, su cui il dialogo riprenderà con le riforme delle professioni di cui abbiamo da più tempo annunciato le linee portanti.
PRESIDENTE. Dobbiamo ora passare alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, al termine della quale potrebbero avere luogo votazioni nominali mediante procedimento elettronico.