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Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00010, Realacci ed altri n. 1-00009 e Lion ed altri n. 1-00022 sull'introduzione di regole riguardanti l'utilizzo di pratiche enologiche alternative alle tradizionali tecniche di invecchiamento del vino (ore 19,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00010, Realacci ed altri n. 1-00009 e Lion ed altri n. 1-00022 sull'introduzione di regole riguardanti l'utilizzo di pratiche enologiche alternative alle tradizionali tecniche di invecchiamento del vino (Vedi l'allegato A - Mozioni sulle pratiche enologiche sezione 1).
Ricordo che nella seduta di lunedì 25 settembre 2006 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
GIOVANNI MONGIELLO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole su tutte le mozioni presentate.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto di contribuire ad uno svolgimento, per così dire, compatto e ordinato di questo finale di seduta. Naturalmente, non saranno respinte richieste di consegnare il testo degli interventi da pubblicare in allegato al resoconto della seduta odierna.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, colleghi, il mio intervento sarà breve, visto che si è discusso abbondantemente di questo argomento in Commissione, anche durante l'audizione delle associazioni di categoria.
Intendo solamente rimarcare l'importanza dell'argomento che stiamo trattando, il quale è stato fatto oggetto di diverse risoluzioni presentate in Commissione -Pag. 91una di esse, tra l'altro, è stata votata da quasi tutti i colleghi - ed oggi viene sottoposto all'esame dell'Assemblea.
Dopo l'istituzione a Parma dell'authority per la sicurezza alimentare, il dibattito sulla tracciabilità, sulla sicurezza e sulla qualità dei nostri prodotti e, soprattutto, dopo tutti i vari dibattiti svoltisi sulla tradizione e sull'eccellenza delle nostre produzioni, sarebbe davvero difficile poter spiegare ai consumatori, ai produttori e al territorio l'arrivo dall'America di un prodotto vitivinicolo invecchiato in maniera artificiosa, con l'aggravante che lo stesso possa valere anche per le nostre produzioni.
Noi abbiamo una produzione di eccellenza in questo settore e la dobbiamo mantenere. Se la domanda è cosa dobbiamo fare noi politici per fare in modo che il mercato, che il settore, che il territorio vengano tutelati, la risposta è non ammettere che questo possa passare: bisogna dirlo chiaramente in ogni sede. È in atto una discussione sull'OCM vino e con la Comunità europea. L'Italia deve essere decisa e pronta a sostenere che, se un vino deve avere un determinato livello di qualità, un determinato valore sul mercato, anche un determinato valore di apprezzabilità da parte del consumatore medio, non può esser prodotto, per mere ragioni di cassa, con un invecchiamento precoce ottenuto con dei trucioli di quercia o, comunque, con dei trucioli artificiosi.
Per questo motivo, sui primi due ordini del giorno siamo favorevoli, mentre non lo siamo e ci asterremo sul terzo perché, di fatto, ammette l'utilizzo del truciolo del vino per l'invecchiamento dei vini da tavola. Per quanto ci riguarda, siamo contrari all'utilizzo del truciolo di quercia o quant'altro all'interno di ogni singolo vino. Credo che sia importante capire che siamo qui per tutelare chi lavora, chi produce e il consumatore. Non vorremmo trovarci in spiacevoli situazioni, come quelle che si sono verificate ultimamente o che sono avvenute negli ultimi anni. Infatti, troviamo che è possibile produrre un aceto balsamico attraverso un metodo non tradizionale oppure scopriamo che il consumatore rischia di comprare un vino pensando che sia un prodotto di qualità ottenuto attraverso un invecchiamento classico in barrique, mentre invece si tratta di un vino invecchiato artificiosamente. Ciò sarebbe davvero un danno, una beffa e porterebbe ad uno scadimento di tutto il valore aggiunto del comparto agroalimentare italiano (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cosenza. Ne ha facoltà.
GIULIA COSENZA. Signor Presidente, le mozioni al nostro esame nascono dalla volontà di impegnare il Governo a portare avanti con decisione una politica di tutela e di valorizzazione dei vini italiani, che si caratterizzano per l'elevata qualità - connessa anche ad un forte legame con l'ambiente, con la cultura e le tradizioni dei nostri territori - e, soprattutto, per l'utilizzo di processi di produzione, invecchiamento ed affinamento consolidati da una lunga e sapiente tradizione.
Il problema di cui discutiamo nasce dal fatto che la Commissione europea ha sottoscritto un accordo con gli Stati Uniti per consentire l'importazione di vini americani ottenuti con pratiche di produzione non consentite in Europa e, in particolare, con l'utilizzo dei trucioli di legno per l'invecchiamento. Questa proposta è stata fatta propria dalla Commissione europea nel corso del negoziato sull'OCM vino, oltretutto anche approvata dal comitato di gestione dei vini dell'Unione europea, lasciando poi agli Stati membri la possibilità e l'autonomia di decidere in quale categoria di prodotti utilizzarla, senza però prevederne le indicazioni in etichetta.
Questo indirizzo, che sarebbe ispirato alla necessità di evitare ai paesi europei situazioni di svantaggio competitivo rispetto agli Stati Uniti e ai nuovi paesi produttori, da noi non è condiviso e sentiamo l'esigenza di esprimerci con forza a favore della qualità di questi prodotti, che caratterizzano così fortemente il nostroPag. 92paese. Del resto, è sempre stata l'impostazione di Alleanza nazionale tutelare le tipicità italiane; dico questo anche facendo riferimento a dati che emergono da molti studi. Ne voglio citare uno in particolare dell'università Bocconi, che, nell'ambito dell'osservatorio sull'attrattività del sistema paese, ha analizzato circa 2 mila articoli sull'Italia apparsi sulla stampa economico-politica anglosassone (il Wall Street Journal, il Business Week per l'America, o il Financial Times e l'Economist per la Gran Bretagna). Emergono dati positivi per il nostro paese, in quanto l'Italia si caratterizza per il settore alimentare e vitivinicolo. Questo dato non ci stupisce: siamo tutti a conoscenza di ciò. Ma ci deve, comunque, far riflettere su come orientare i nostri sistemi produttivi.
Possiamo dire che il vino è il nostro petrolio. Se gli scandinavi hanno la tecnologia e i telefonini, se i russi e gli iraniani hanno il gas e se gli Stati Uniti hanno le grandi banche, possiamo dire che noi italiani sui mercati internazionali siamo conosciuti grazie al made in Italy, al buon vivere, al brand del gusto e all'enogastronomia, che ha un peso importante.
Tornando a citare qualche dato, il patrimonio della filiera vitivinicola tocca i 50 miliardi di euro. Le aziende italiane del settore sono 800 mila e danno lavoro a circa 1,2 milioni di addetti, per un giro di affari di 8 mila milioni di euro. Nelle enoteche di mezzo mondo i nostri vini la fanno da padrone, come le migliaia di turisti stranieri che visitano le nostre regioni, quali la Toscana, il Piemonte, il Veneto e la Sicilia. Peccato ciò non accada in molte altre, dove purtroppo non riusciamo a registrare presenze molto significative. Bisogna lavorare in tal senso e anche l'azione che portiamo avanti è un tassello per farlo.
In questo settore possiamo considerarci i veri cinesi alla conquista del mondo nel campo dell'enologia. Infatti, l'export di vino in Cina ha registrato dati crescenti e molto rilevanti. Nel 2006 vi è stata una crescita a tre cifre, pari a più 132 per cento; il 20 per cento in più in Russia e il 152 per cento in più in India. È sull'export che brilliamo e per questo motivo dobbiamo continuare ad investire sull'eccellenza e sul brand.
Dobbiamo cercare di mantenere questo orientamento rivolto alla qualità, che comunque ha fatto diventare il vino uno dei più autorevoli ambasciatori dell'Italia nel mondo. Già lo sappiamo e lo confermano studi ICE: uno straniero su due (quindi, il 50 per cento degli stranieri) associa l'idea dell'Italia al vino e al cibo. Quindi, abbiamo una forte responsabilità in tal senso e il dovere di difendere questo patrimonio dalla volontà di confonderlo e omologarlo con quello di altri paesi. È evidente che gli Stati Uniti e i paesi emergenti in tale settore hanno intenzione di fare ciò.
Chiaramente, un altro impegno importante è quello di assicurare ai consumatori il diritto alla trasparenza e ad una comunicazione chiara in etichetta: ciò diventa, poi, anche tutela della salute.
Per queste ragioni, annuncio il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sulle mozioni in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Pignataro. Ne ha facoltà.
ROCCO PIGNATARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo in presenza di una riforma vitivinicola ispirata esclusivamente alle regole di mercato, riforma che lede profondamente la nostra tradizione mediterranea che ci ha resi e ci rende famosi in tutto il mondo. L'Italia, infatti, conserva il primato sulle esportazioni dei vini: in media, 18 milioni di ettolitri annui, con un valore esportato di 2,8 miliardi di euro. E ciò si registra nonostante la forte concorrenza di nuovi paesi produttori e la crisi generale.
L'Italia vince la grande competizione con i nuovi paesi produttori come gli Stati Uniti, ma anche con Australia e Cile, perché offre vini di eccellenza e di qualità, frutto di anni di esperienza e di dedizione tramandate da generazione in generazione.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il vino pugliese - tanto per fare un esempioPag. 93rappresentativo della mia splendida terra - arricchiva le tavole dell'antica Roma. La Puglia, infatti, è una delle regioni con più alta produzione vitivinicola e, non a caso, ha ricevuto diversi riconoscimenti, sia nazionali sia internazionali, grazie a vini speciali come il Primitivo di Manduria, il Nardò e altri vini famosi in tutto il mondo.
È nostro compito preservare dalle fredde logiche di mercato il patrimonio vitivinicolo italiano, patrimonio caratterizzato, peraltro, da alti standard qualitativi. Le pratiche enologiche che si intendono adottare non premiano e non tutelano la qualità, ma tendono alla omologazione del settore e portano ad un livellamento, ovviamente, verso il basso. Si vuole contaminare una fase molto delicata della preparazione del vino - il suo invecchiamento -, che è un procedimento di lenta maturazione con cui il vino raggiunge il massimo delle sue qualità organolettiche. Ed è proprio con l'invecchiamento che diminuisce l'acidità totale del vino, che, in seguito alla fermentazione, acquista un gusto armonico e morbido. Cosa ne sarà degli aromi e delle sfumature del sapore, se a questo lento e sapiente processo si sostituisce un invecchiamento rapido, fittizio, prodotto attraverso il meccanico inserimento di trucioli di legno nelle botti? L'introduzione dei cosiddetti chips in luogo della tradizionale conservazione nelle botti ha lo scopo di produrre un vino in tempi ristretti, a poco costo, quindi un vino di qualità inferiore. Tale tecnica non considera che la produzione del buon vino non può nascere seguendo le logiche del profitto ed è, invece, la conseguenza di anni di lavoro, di esperienza e di pazienza.
Quindi, a nostro avviso, bisogna valorizzare e tutelare la qualità dei vini italiani, non solo escludendo da tale pratica i vini particolarmente pregiati (quelli con denominazione di origine controllata, con denominazione di origine controllata e garantita e con indicazione geografica tipica), ma pretendendo che sui vini da tavola vi sia un'etichetta recante l'indicazione dell'utilizzo del procedimento alternativo. Se vi è differenza tra un prodotto ed un altro, essa deve essere palese. Questa pratica enologica alternativa, se avviene in totale assenza di regole, è un inganno! Noi Popolari-Udeur crediamo che tutti i consumatori abbiano il diritto di riconoscere dall'etichetta il tipo di invecchiamento, artificiale o naturale che sia, del vino che hanno sulle loro tavole.
La pratica enologica alternativa è stata introdotta ad esclusivo vantaggio di quei paesi che non conoscono la cultura enologica - cultura che ci contraddistingue - e che, quindi, non sono in grado di farci concorrenza sul piano della qualità. Questo non è un buon motivo per invalidare il sapiente lavoro dei nostri produttori e per ledere il diritto di tanti consumatori.
In conclusione, il voto dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur è assolutamente a favore delle mozioni in esame, a favore della chiarezza e della qualità: siamo contrari sia all'omologazione del gusto sia alla competizione senza regole, la quale subordina il diritto di tanti all'interesse di pochi. (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Colleghi, poiché non pochi deputati sono saliti al banco della Presidenza per chiedere di serrare i tempi, debbo chiarire che la Presidenza non ha - per fortuna - il potere di «tagliare» il dibattito, ma soltanto quello di esercitare una moral suasion nei confronti dei colleghi affinché consegnino il testo scritto del loro intervento, ovvero lo riducano all'essenziale: la Presidenza rivolge nuovamente un invito in tal senso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lombardi. Ne ha facoltà.
ANGELA LOMBARDI. Signor Presidente, noi del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea siamo favorevoli alle mozioni sull'utilizzo di pratiche enologiche, soprattutto a quella di cui è primo firmatario il collega Lion, perché essa nasce dalla discussione ampia svoltasi in XIII Commissione.
Siamo favorevoli anche per marcare una contrarietà, di metodo e di merito, all'accordo bilaterale sul commercio delPag. 94vino, del 10 marzo 2006, tra Stati Uniti d'America ed Unione europea (com'è noto, l'accordo prevede l'estensione in Europa della pratica dei truciolati di legno nei mosti, in uso in America per simulare l'invecchiamento del vino). La nostra contrarietà è di metodo perché questi accordi commerciali dovrebbero seguire percorsi di partecipazione dal basso, che stentano a prendere forma. Anche questo episodio mostra come sia forte la necessità di costruire un'Europa che non sia quella della moneta, ma quella dei popoli.
Il vino racconta proprio di popoli, di territori e delle loro diversità, che questa globalizzazione tende a cancellare, proponendo, in questo caso, la produzione di un vino senza storia e senza personalità, ma a basso costo. L' invecchiamento del vino ha bisogno di tempi lunghi, del silenzio delle cantine, perché solo così si possono rivelare i profumi, i colori, i sapori tipici di un determinato territorio. Non siamo, dunque, d'accordo nel merito, perché la predetta pratica modifica la natura stessa del vino.
Non ci sfugge, tuttavia, la crisi del settore, che può essere affrontata per altra via, sviluppando il percorso guidato dai piccoli produttori che valorizzano il suolo, l'ambiente, la storia, le donne e gli uomini ed il loro savoir faire. Si tratta di un obiettivo da perseguire coinvolgendo i consumatori, che devono diventare sempre più consapevoli del valore dell'identità e della qualità. Per questo siamo convinti che l'uso dei trucioli debba essere chiaro in etichetta e che da questa pratica debbono essere esclusi i vini DOC, DOCG e IGT.
La qualità e la sapienza di questi vini deve infatti trovare una forte valorizzazione all'interno della riforma dell'OCM vino. Crediamo che questa riforma debba seguire - proprio per contribuire ad uscire dalla crisi del settore - un percorso partecipato che, al momento - come denunciano i piccoli produttori -, non è stato ancora attivato. Sarebbe invece opportuno attivare percorsi partecipativi per rilanciare la produzione italiana, che è fondata sulla qualità. Sarebbe inoltre - e non mi pare poco importante - un segnale notevole per la piccola produzione di vini di qualità del Mezzogiorno d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra europea e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiorio. Ne ha facoltà.
MASSIMO FIORIO. Presidente, sembrava una questione puramente tecnica e poco adatta a raccogliere l'attenzione di un'aula parlamentare, eppure il tema oggetto delle mozioni in esame appare una questione non trascurabile, che segnala il mutamento o, per dirla in termini più drammatici, la deriva che rischia un settore importante del made in Italy, il settore vinicolo. Esso è un settore commerciale che gode, nel quadro difficile dell'enologia mondiale, di elementi di forte interesse economico. C'è di più: la questione dell'aggiunta dei trucioli nel vino, come espediente per accelerare quel processo di cessione di aromi che tradizionalmente avviene attraverso l'invecchiamento in botte piccola, rappresenta anche un mutamento o, di nuovo, la deriva di un modo di realizzare i prodotti alimentari.
La necessità di affrontare la questione arriva dagli accordi bilaterali tra Unione europea e Stati Uniti per la commercializzazione di bevande e dalla conseguente necessità di evitare contenziosi tra le parti, dunque dall'impegno reciproco che pratiche in uso in un paese non siano escluse nell'altro.
Nel maggio del 2005, il comitato di gestione dei vini ha stabilito che, per quanto riguarda le condizioni di impiego di pezzi di legno di quercia, ogni Stato abbia mandato e decida per quale tipologia vada applicato.
Nel quadro di mutamento e di trasformazione del comparto vitivinicolo, alla vigilia della discussione dell'OCM del vino - che è poi la riorganizzazione del comparto vitivinicolo stesso -, la Commissione agricoltura della Camera ha avviato una serie di audizioni che hanno interessatoPag. 95molti soggetti. La considerazione era e rimane che la pratica di aggiunta di legno possiede elementi di criticità tali da richiedere una riflessione affinché il Governo possa ricevere precisazioni. Non si tratta dunque di schierarsi nella battaglia dai toni anche un po' ideologici tra tradizionalisti o puristi, che vorrebbero il vino solo nel legno, e gli innovatori che, in nome dell'economia della produzione, vogliono il legno nel vino.
I primi, da una parte, si fanno apologeti della nicchia contro l'omologazione della globalizzazione e della tecnologia, mentre i secondi, dall'altra, sostengono che è possibile confrontarsi con i nostri competitors più aggressivi come il Cile, l'Australia o la California solo sul loro stesso terreno. Le mozioni, votate da tutti i gruppi parlamentari, hanno preso atto di vari aspetti intrecciati tra loro ovvero della difficile situazione del mercato del vino, del valore della tipicità, soprattutto in Italia, che è la piattaforma vitivinicola più ricca di tipicità nel mondo.
Infine, ma non da ultimo, il diritto del consumatore: non solo il diritto alla salubrità dell'alimento, ma anche il diritto di sapere cosa consuma e come è stato prodotto ciò che consuma. Da questo punto di vista, la Commissione si è espressa sul fatto che l'obiettivo deve restare quello di evitare che i vini europei si trovino in condizioni di svantaggio rispetto a quei paesi che, adottando tecniche per abbattere i costi, si affidano a pratiche come l'aggiunta di trucioli. Tuttavia, si ritiene prioritario salvaguardare e incentivare le produzioni di qualità, che rappresentano un'opportunità per il nostro paese. Si tratta di incentivare la differenziazione e non l'omologazione.
Da questo punto di vista, l'invito al Governo è quello di escludere l'adozione della pratica dei trucioli dai vini DOCG, DOC e IGT. Ci sembra corretto, come gruppo de L'Ulivo, che il parere sia negativo per quei vini che, attraverso lo strumento del disciplinare, hanno un forte legame con il territorio di produzione, che è il vero valore aggiunto del vino. Mentre, pur non escludendo l'impiego di tali pratiche per i vini da tavola, si ritiene indispensabile e inderogabile l'indicazione di tale pratica in etichetta. Il consumatore non è un elemento marginale e deve sapere, deve essere messo in condizione di sapere.
Per concludere, il gruppo dell'Ulivo esprimerà voto favorevole sulle mozioni votate e concordate in sede di Commissione e su quelle presentate in Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, l'argomento portato all'attenzione del Parlamento con le mozioni in discussione rappresenta una delle questioni centrali per il nostro sistema agricolo ed agroalimentare, cioè la sfida della qualità nel sistema agricolo e agroalimentare italiano ed europeo. Siamo davanti ad un tema molto complesso che trova ampia risonanza negli organismi internazionali in cui si approntano e si definiscono gli accordi per la commercializzazione dei prodotti agricoli e agroalimentari. Sulla tutela della qualità e della specificità delle nostre produzioni vinicole, e non solo, il Governo ed il Parlamento italiani debbono individuare una azione comune e forte per ottenere, nelle sessioni contrattuali dell'Organizzazione del commercio mondiale e in Europa, decisioni coerenti per il nostro sistema agricolo ed agroalimentare.
Quanto al tema della mozione, siamo davanti ad una pratica che rischia di turbare e di inficiare la grande tradizione enologica italiana. Il settore vitivinicolo costituisce per l'Italia un patrimonio straordinario, presente in tutto il paese, che ci racconta la storia, la tradizione e la cultura agricola e agroalimentare che, da secoli, ha caratterizzato la penisola. Il vino è la punta di diamante della nostra agricoltura, è l'ambasciatore più significativo del made in Italy, della qualità e dell'eccellenza italiani. Nel nostro bilancio agricoloPag. 96pesa per circa il 18 per cento, sviluppa un fatturato di oltre 9 miliardi di euro e coinvolge, tra imprenditori, tecnici e tutte le altre componenti della filiera, oltre 700 mila addetti occupati nella produzione, trasformazione e commercializzazione. Dopo la crisi del metanolo, la scelta della qualità è stata vincente per cui, pure in presenza di una forte riduzione della produzione vinicola, il valore del nostro vino è aumentato in modo straordinario. I riconoscimenti IGT, DOC e DOCG sono oltre 450 e l'Italia detiene il primato quale esportatore mondiale di vino di qualità.
Da questi pochi dati è facilmente comprensibile la richiesta di una grande attenzione prestata e, soprattutto, sollecitata, da tutto il mondo vitivinicolo, a qualsiasi cambiamento produttivo che possa modificare l'attuale equilibrio, già minacciato dalla forte concorrenza dei nuovi paesi produttori. Oggi, tutti dobbiamo avere la consapevolezza che questo straordinario mondo può cambiare, anche rapidamente, se non sapremo mantenere alto e ben distinto il valore della qualità del vino italiano e, vorrei aggiungere, del vino europeo. È in corso, tra l'altro, la riforma dell'OCM del vino nella quale, per le eventuali e necessarie iniziative innovative, noi dobbiamo esprimere il massimo impegno, per confermare a livello europeo la scelta della qualità e degli strumenti che sostengono questa nostra politica vitivinicola.
Riteniamo che nella mozione approvata dalla Commissione agricoltura sia forte questa sottolineatura della qualità come elemento indispensabile per il successo del vino italiano.
Siamo assolutamente concordi sul divieto di adottare la pratica enologica dell'aggiunta di trucioli di legno per vini IGP, DOC e DOCG. Sosteniamo con la massima determinazione la necessità di uniformare e rafforzare la legislazione italiana in materia di denominazione di origine dei vini.
Al riguardo, l'UDC ha presentato una proposta di legge di riforma della legge n. 164 del 1992, di cui sollecitiamo l'urgente incardinamento nella Commissione agricoltura. Si tratta di una proposta di legge che valorizza e richiama l'ampio dibattito già svolto su questo tema nella precedente legislatura.
Vogliamo una chiara e completa informazione ai consumatori su questa nuova pratica enologica, così come affermato nella mozione, perché occorre definire e prevedere una rigorosa normativa, con una modalità di etichettatura, e prevedere anche adeguate sanzioni che diano certezze ai nostri consumatori.
Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, il mondo del vino ha bisogno di essere certo della linea che vogliamo sostenere. Concludendo, noi vogliamo consolidare e far crescere il nostro vino e il rapporto con il territorio, vogliamo continuare a rappresentare la qualità e l'eccellenza del sistema vitivinicolo nel mondo e vogliamo, come è scritto nelle mozioni, che dal Governo e dal Parlamento su tale questione della pratica enologica con l'arricchimento del nostro vino, ci sia soprattutto un'attenzione decisa, realistica e sostenibile.
Faccio rilevare anche che questa pratica enologica è stata lungamente discussa a livello di OIVE (Organizzazione internazionale della vite e del vino), che in tale sede è stata data l'autorizzazione a sperimentarla e che abbiamo anche la necessità, per il vino non di qualità, non a denominazione di origine, di poter competere sul mercato.
Tutto ciò, però, non deve assolutamente toccare la qualità e il sistema delle denominazioni di origine, che con tanta fatica i nostri produttori agricoli hanno portato a quell'alto livello e primato nel mondo.
Per queste ragioni, riscontrando in tutte le mozioni elementi che tendono a dare priorità a questa difesa e a questa tutela, l'UDC voterà a favore di tutte le mozioni al nostro esame [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Servodio. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA SERVODIO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del mio gruppo e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Servodio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Martinello. Ne ha facoltà.
LEONARDO MARTINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, qui ho il vino con falso effetto di invecchiamento senza saperlo. Questo è un inganno per i consumatori e sarebbe la prima conseguenza del provvedimento dell'Unione europea, che potrebbe autorizzare, nei prossimi mesi, l'uso del truciolo di legno per stimolare i processi di invecchiamento dei vini, senza l'obbligo di indicarlo nell'etichetta. Non ci sarebbe alcuna differenza tra i vini realmente invecchiati nelle botti e quelli aromatizzati con tannino e stimolati artificialmente.
Per il momento, non si è ancora proceduto alla valutazione sanitaria delle conseguenze dell'uso dei trucioli per invecchiare i vini, ma, se anche si scoprisse che sono innocui, l'Italia si deve battere per pretendere almeno l'obbligo della trasparenza sull'etichettatura, sia per i vini italiani, sia per quelli di importazione.
Questo è l'obiettivo minimo per difendere il valore aggiunto e la qualità italiana che, come per il cioccolato qualche anno fa, deve continuare a differenziarsi per vincere la sfida globale della competizione.
A vent'anni dal metanolo, l'Italia oggi è prima nel mondo per l'esportazione di vino grazie alla qualità che caratterizza le sue produzioni. Si parla, infatti, di un giro d'affari che supera all'anno i 2,5 milioni di euro di esportazioni.
Per chi utilizza i trucioli i costi di produzione sono inferiori di almeno il 50 per cento rispetto ai tradizionali processi di invecchiamento. I produttori del trevigiano, dove si imbottiglia il prosecco di Valdobbiadene e i famosi vini DOC dei Colli euganei, temono che la viticoltura di qualità risulti danneggiata dalla riforma europea delle pratiche enologiche, ma non vogliono neppure rimanere in quel vuoto legislativo che in questi anni ha diffuso l'utilizzo dei trucioli.
Si tratta di un settore rinomato proprio in virtù della complessità delle tecniche e delle antiche radici colturali che caratterizzano le nostre produzioni. Occorrerà, dunque, assumere adeguate iniziative al riguardo, tenendo conto che l'adozione del regolamento prevede la consultazione in sede WTO e, solo dopo, anche dell'Unione europea. A questo punto, vi saranno spazi per un'incisiva azione politica da parte del Governo italiano.
Concludo sottolineando che, a nostro parere, con l'utilizzo del truciolo nei vini IGT, DOC e DOCG si farebbe un passo indietro in tutta la nostra viticoltura, rendendola molto più fragile anche sul piano strettamente economico.
Mi auguro, pertanto, che il nostro Governo si impegni affinché venga salvaguardato questo settore importante e fondamentale per la nostra economia, che da tale pratica di invecchiamento risultino esclusi i vini DOC, IGT e DOCG e che ciò avvenga attraverso iniziative legislative che tutelino i vini italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lion. Ne ha facoltà.
MARCO LION. Signor Presidente, vorrei fornire ai colleghi alcune delucidazioni sul perché ci accingiamo a votare tre mozioni, considerato che molti gruppi parlamentari esprimeranno un voto favorevole su tutte.
L'ultima mozione, quella che mi vede primo firmatario, riprende il lavoro svolto dalla Commissione agricoltura prima della pausa estiva, che ha portato alla votazionePag. 98di una risoluzione con la quale si indicano al Governo precise linee di intervento rispetto alla questione del truciolo nel vino.
Ritengo che questa mozione riesca a ricomprendere le altre mozioni presentate, in quanto sviluppa un lavoro lungo ed articolato che la Commissione agricoltura ha svolto, anche attraverso numerose audizioni di produttori ed enologi.
Pertanto, in qualità di presidente della XIII Commissione, chiedo al deputato Alessandri, che è intervenuto a nome della Lega, di mutare il proprio voto nei confronti dell'ultima mozione trasformandolo in astensione, anche perché la mozione a mia firma fa riferimento al fatto che la pratica dei trucioli nel vino, qualora ci venisse indicata dall'Unione europea, dovrebbe trovare un ambito nei nostri regolamenti, che noi individuiamo nei vini normali, mentre vogliamo che i vini di alta qualità risultino estranei a tale pratica.
A nome del mio gruppo, annuncio, inoltre, che i Verdi esprimeranno un voto favorevole su tutte le mozioni presentate. Con riferimento alla mozione presentata dal gruppo della Lega, ne comprendiamo la linea più dura, tant'è che auspichiamo che quanto sta accadendo in alcuni comuni italiani, nei quali i sindaci con proprie ordinanze stanno vietando l'uso della pratica del truciolo nel vino, possa estendersi anche ad altri comuni (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome del gruppo di Forza Italia, annuncio la nostra astensione sulle mozioni Maroni ed altri n. 1-00010 e Realacci ed altri n. 1-00009, mentre esprimeremo un voto favorevole sulla mozione Lion ed altri n. 1-00022 in quanto, durante i lavori della Commissione agricoltura, dopo un'approfondita discussione, abbiamo raggiunto un'unità di intenti.
Come da lei e dai colleghi richiesto, sono stato conciso. Vi ringrazio.
PRESIDENTE. Deputato Fini, ringraziamo lei per la brevità.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è tardi, l'atmosfera è stanca, ma il provvedimento è serio. Abbiamo svolto, in XIII Commissione, moltissime audizioni. Abbiamo ascoltato i produttori e le associazioni di categoria. Invito anzitutto il mio gruppo, ma anche tutti i parlamentari del centrosinistra e del centrodestra, a votare secondo le indicazioni testé date dal collega Giuseppe Fini: astensione sulle prime due mozioni, Maroni ed altri n. 1-00010, Realacci ed altri n. 1-00009, e ad esprimere un voto favorevole solo sulla mozione Lion ed altri n. 1-00022, perché è quest'ultima che tiene conto delle dichiarazioni - molte, autorevoli ed efficaci - che abbiamo raccolto in XIII Commissione e perché è frutto del lavoro di una Commissione parlamentare che altrimenti non so bene a cosa dovrebbe servire, se non a offrire all'Assemblea, all'unanimità, un documento serio e ponderato, un'analisi di lungo periodo.
Attenzione, siamo in una fase finale e delicata, ma il provvedimento è serio. Invito anche il Governo a rivedere il proprio parere. Si dovrebbe votare a favore solo della mozione Lion ed altri n. 1-00022, perché tiene conto del fatto che siamo nell'Unione europea, che vi sono indicazioni che dobbiamo recepire, che dobbiamo regolamentare, etichettare, controllare, informare, ma non possiamo certamente proibire (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, rinunzio ad intervenire.
PRESIDENTE. Sta bene, deputato Pili.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Maroni ed altri n. 1-00010, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 268
Astenuti 211
Maggioranza 135
Hanno votato sì 266
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Realacci ed altri n. 1-00009, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 296
Astenuti 179
Maggioranza 149
Hanno votato sì 290
Hanno votato no 6).
Prendo atto che il dispositivo di voto dell'onorevole Satta non ha funzionato e che egli avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lion ed altri n. 1-00022, accettata dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 456
Astenuti 19
Maggioranza 229
Hanno votato sì 455
Hanno votato no 1).