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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per l'attuazione del programma di Governo, il ministro della giustizia, il ministro della difesa, il ministro della pubblica istruzione e il ministro del commercio internazionale.
(Costruzione di un nuovo rigassificatore a Brindisi - n. 3-00249)
PRESIDENTE. Il deputato Fitto ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00249 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.
RAFFAELE FITTO. Signor Presidente, con la presente interrogazione ci rivolgiamo al Governo per comprendere quale sia la sua reale posizione in merito alla realizzazione di un rigassificatore in Puglia, precisamente a Brindisi.
Come è noto, su questo tema si sono registrate diverse posizioni; in ogni caso, ufficialmente ci risulta che si è completato l'iter approvativo relativo alla realizzazione della struttura in oggetto. Da quel momento ad oggi, abbiamo appreso dai mezzi di informazione e da dichiarazioni estemporanee di diversi ministri che il Governo avrebbe posizioni differenti. Il ministro Pecoraro Scanio ha espresso per il tramite dei mezzi di informazione una netta contrarietà, mentre il ministro Bersani si è pronunciato favorevolmente. Tra l'altro, il Presidente del Consiglio dei ministri, interrogato pubblicamente in occasione della recente inaugurazione della fiera del Levante, non ha risposto.
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Vorremmo che il Governo, possibilmente non in forma interlocutoria, ci chiarisse le idee circa la realizzazione di questa importante opera, vista anche la posizione di contrasto assunta dagli enti locali.
PRESIDENTE. Il ministro per l'attuazione del programma di Governo, Giulio Santagata, ha facoltà di rispondere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Signor Presidente, devo premettere che il Governo ha concretamente espresso una posizione di favore riguardo alla costruzione di sistemi di rigassificazione; l'ha fatto recentemente e con chiarezza nell'ambito del cosiddetto decreto Bersani. Tuttavia, ci troviamo di fronte ad una situazione che presenta delle peculiarità, delle complessità anche procedurali non indifferenti: credo nasca da qui la gran parte del problema.
L'autorizzazione alla costruzione ed esercizio per il terminale è stata rilasciata alla società Brindisi LNG dal Ministero delle attività produttive, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e d'intesa con la regione Puglia, in data 21 gennaio 2003; ciò, al termine di un processo autorizzativo condotto secondo le specifiche disposizioni dell'articolo 8 della legge di semplificazione n. 340 del 2000, con il parere favorevole espresso in Conferenza dei servizi da tutte le amministrazioni e gli enti locali intervenuti.
Le nuove amministrazioni, subentrate prima alla provincia di Brindisi e poi al comune, hanno contestato la validità dell'assenso fornito dal Ministero delle attività produttive alle precedenti amministrazioni comunali e provinciali adottando delibere attraverso cui esprimono contrarietà al progetto.
La provincia ha inviato un esposto alla procura della Repubblica di Brindisi, nonché alla Commissione europea, nel quale lamenta, tra l'altro, una violazione delle direttive sulla VIA nel corso del procedimento.
La provincia di Brindisi ha diffidato il Ministero delle attività produttive a revocare l'autorizzazione in base al principio di autotutela ed ha impugnato al TAR la mancata risposta del ministero in tal senso, ottenendo una sentenza favorevole. La sentenza è stata impugnata presso il Consiglio di Stato ed in data 17 gennaio 2006 il Consiglio ha dato ragione al ministero, sostenendo che non è ammissibile un obbligo di riesame della decisione, nemmeno se chiesto da un'amministrazione pubblica, in particolare se a suo tempo partecipante alla Conferenza dei servizi, in attesa di mutamenti significativi della situazione di fatto e quando ormai si sono precostituiti i diritti di terzi.
Lo stesso Consiglio di Stato, tuttavia, ha chiarito che è nella responsabilità dell'amministrazione procedente rivedere, ove ne ricorrano i presupposti, l'autorizzazione concessa mediante una nuova Conferenza dei servizi.
La presidenza della regione Puglia ha scritto, in data 10 febbraio 2006, al Presidente del Consiglio dei ministri, ai ministri delle attività produttive e dell'ambiente e tutela del territorio e al Presidente della Commissione europea, chiedendo la revoca del provvedimento e l'assoggettamento alla procedura ordinaria di VIA. Il Ministero dello sviluppo economico ha incontrato il presidente della regione per valutare la situazione amministrativa del progetto, la posizione degli enti locali e le modalità di inserimento del terminale nel territorio, considerato anche che la regione Puglia ha presentato un piano energetico regionale in cui prevede la possibilità della realizzazione di un terminale di gassificazione sul proprio territorio, compatibilmente con i vincoli ambientali e le esigenze di sviluppo territoriale.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIULIO SANTAGATA, Ministro per l'attuazione del programma di Governo. Ho quasi finito, Presidente.
Da allora sono in corso numerosi incontri fra i ministeri competenti, gli enti locali, la regione, tutti mirati a valutare la richiesta di riapertura della ConferenzaPag. 41dei servizi e, conseguentemente, l'effettuazione di una procedura di VIA completa sull'impianto. Stiamo terminando il lavoro di questo tavolo e alla fine decideremo se riaprire o meno la procedura.
PRESIDENTE. L'onorevole Vitali, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, signor ministro, ci dobbiamo dichiarare assolutamente insoddisfatti di questa risposta. Probabilmente, non siamo stati felici nell'esposizione della nostra interrogazione, che chiedeva di conoscere qual è la posizione reale del Governo su questo problema perché vi sono posizioni diversificate. Lei ci ha fatto l'illustrazione di cose che sappiamo, che sanno tutti, ma le devo dire una cosa che, invece, non sa il Governo: mentre sta cercando di decidere quello che si deve fare la Brindisi LNG continua tranquillamente i suoi lavori impegnando risorse imponenti che, ove mai questo Governo dovesse decidere di revocare le autorizzazioni, creeranno danni inestimabili per la nazione e per il paese.
Allora, signor ministro, riteniamo che, tra il non decidere e il decidere male, sia peggio il non decidere, e questo è l'atteggiamento che sta assumendo questo Governo, che, se si ispirasse a princìpi di serietà, vieterebbe ai propri rappresentanti di venire a giorni alterni a dire tutto e il contrario di tutto. Un Governo serio ha la responsabilità di dire «sì» o «no» e di farlo subito. Questa vicenda è a voi nota da diversi mesi. Da quando vi siete insediati, avete aperto tavoli a destra e a manca e rischiamo di arrivare alla fine, quando avrete preso una decisione che non sarà più necessario osservare perché l'impianto sarà stato realizzato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
(Misure per accertare e contrastare il fenomeno delle intercettazioni illegali - n. 3-00250)
PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00250 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
ENRICO BUEMI. Signor ministro, l'articolo 15 della nostra Costituzione recita: «La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili». Questo articolo della Costituzione attribuisce particolare rilievo alla tutela della comunicazione dei cittadini. Quanto è accaduto in queste settimane, ma non solo in queste settimane, mette in luce uno spaccato particolarmente preoccupante per la nostra libertà e per la democrazia del nostro paese. Vi sono situazioni di non chiarezza nei rapporti tra istituzioni preposte alla sicurezza del paese - ambienti della magistratura, mondo economico - e al servizio di comunicazione e telecomunicazione. Siamo consapevoli che la competenza dell'istituzione di una Commissione di inchiesta parlamentare è della Camera e del Senato, però sarebbe importante conoscere il punto di vista del Governo, in particolare del ministro della giustizia.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, l'interrogante, naturalmente, può convenire o meno rispetto alla risposta del ministro. In questo caso, condivido il tema di fondo sotteso all'interrogazione cui rispondo.
Vorrei premettere che, sin dal mio insediamento, ho stigmatizzato il fenomeno dell'indebita propalazione di intercettazioni telefoniche e, in generale, di atti coperti dal segreto di indagine.
Al tempo stesso, per il dilagare delle intercettazioni telefoniche pubblicate dai media, ho ritenuto fosse giunto il momento di attuare un intervento normativo sulla materia. Peraltro, il 4 agosto scorso, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che introduce modifiche di rilievo nel codice di procedura penale e nel codice penale. In particolare, sono previsti un più stringente obbligo di motivazionePag. 42dei decreti di autorizzazione e di proroga delle intercettazioni ed una disciplina più rigorosa per quanto riguarda la durata e le modalità di esecuzione.
Per quanto concerne il profilo della riservatezza, abbiamo ritenuto di intervenire - ciò è previsto dal disegno di legge - per determinare appositi centri di intercettazione telefonica distrettuali dove far convergere tutte le operazioni di registrazione, in modo tale da evitare dispersioni di dati sensibili. Viene modificato sensibilmente il regime dell'acquisizione delle intercettazioni al procedimento, in modo che le conversazioni non rilevanti per le indagini rimangano coperte dal segreto.
In tema di pubblicità degli atti si è inteso garantire, da una parte, il diritto dei cittadini ad essere informati e, dall'altra, quello della stampa ad informare, senza che ciò si traduca in un pregiudizio per le indagini ovvero in un'indebita propalazione di notizie riservate.
Inoltre, abbiamo attivato la disciplina del segreto e divieto di pubblicazione degli atti di indagine e, conseguentemente, è stata riformulata la fattispecie di cui all'articolo 379-bis del codice penale, al fine di poter sanzionare qualsiasi rivelazione di notizie concernenti atti coperti dal segreto.
Infine, nel dettato normativo è stato introdotto un articolo che, per l'illecita diffusione di dati, stabilisce consistenti sanzioni amministrative a carico dell'autore della pubblicazione e del direttore responsabile del mezzo di comunicazione.
Devo anche dire che, di recente, ho dato disposizione al capo del dipartimento dell'organizzazione giudiziaria di svolgere accertamenti amministrativi, per verificare se nel complessivo iter delle procedure seguite nel corso delle intercettazioni telefoniche autorizzate dalla magistratura si possano riscontrare anomalie.
Quanto alla Commissione di inchiesta, lei sa che si tratta di una potestà del Parlamento e, quindi, Camera e Senato decideranno. Il Governo non ha alcuna contrarietà pregiudiziale. Però, a decidere sarà il Parlamento nella sua interezza.
PRESIDENTE. L'onorevole Buemi ha facoltà di replicare.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, signor ministro, mi dichiaro soddisfatto dell'impegno del Governo in un settore particolarmente delicato quale quello delle comunicazioni e, in particolare, della tutela della riservatezza delle comunicazioni dei cittadini che non hanno alcuna responsabilità penale e che purtroppo, come è accaduto ripetutamente, sono stati coinvolti nelle intercettazioni disposte dall'autorità giudiziaria.
Mi fa piacere che lei abbia messo in risalto anche l'eccessivo utilizzo delle intercettazioni, che comporta certamente un'invasione nella sfera privata delle persone, nella comunicazione privata di cittadini che non sono responsabili di alcun tipo di comportamento penalmente rilevante. Ciò rappresenta anche un costo per la collettività, che richiederebbe che la magistratura agisse nelle proprie inchieste anche attraverso altri metodi di ricerca della prova. Non si tratta di porre limitazioni all'azione della magistratura, su cui grava un obbligo rispetto al suo ruolo di unica protagonista nella ricerca delle responsabilità. Però, vi è anche la necessità di attivare altre modalità di indagine che possano avere minore invasività e minori costi per la collettività.
Detto ciò, attraverso la Commissione d'inchiesta - come lei sa - si intende approfondire la problematica complessiva, che in queste settimane si è arricchita di altri contributi negativi. Mi riferisco al coinvolgimento di funzionari di particolare rilievo della principale azienda di comunicazioni - la Telecom - e anche ai rapporti con il mondo economico, con le istituzioni, con la magistratura. È una problematica che, certamente, è emersa nella sua dimensione attuale anche per le innovazioni e i cambiamenti intervenuti nelle tecnologie applicate. Convintamene, riteniamo che una Commissione di inchiesta possa dare un contributo di particolare rilievo al legislatore e, in questo senso, ci aspettiamo il pieno sostegno del Governo.
(Misure a tutela della privacy dei cittadini - n. 3-00251)
PRESIDENTE. L'onorevole Balducci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00251 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, la società Telecom gestisce e fornisce il cosiddetto servizio universale. I suoi responsabili sono soggetti incaricati di un pubblico servizio e tale particolarità distingue Telecom da tutti gli altri operatori di telefonia presenti sul mercato nazionale.
Premesso che, in un'intervista rilasciata al settimanale l'Espresso nell'agosto 2006, il signor Tavaroli ha dichiarato che il suo settore di competenza in Telecom, ovvero il settore security, è composto da circa 500 collaboratori, mi chiedo quali garanzie possano avere i clienti, i dipendenti e tutti i cittadini se nel settore della security di Telecom ci sono ancora persone che hanno avuto fino a pochi giorni fa rapporti diretti ed organici con soggetti attualmente sottoposti ad indagini.
Alla luce di quanto accaduto, desidero sapere se il ministro interrogato ritenga che, al di là degli accertamenti di competenza...
PRESIDENTE. Onorevole Balducci...
PAOLA BALDUCCI. ...della magistratura ordinaria, esista ancora un rischio per la collettività di subire intercettazioni ed ascolti illegali di conversazioni e, inoltre, se il ministro abbia intenzione di predisporre un tavolo tecnico con il Garante per la protezione dei dati personali.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, nei giorni scorsi, ho ricevuto il presidente ed il segretario generale del Garante per la protezione dei dati personali ed ho definito con essi le modalità per la predisposizione di un tavolo tecnico al quale partecipano il Ministero della giustizia, il Garante, appunto, ed il Consiglio superiore della magistratura.
Quanto ai rischi, onorevole Balducci, purtroppo, sono insiti; in ogni caso, bisogna fare in modo - e farlo è prerogativa del Parlamento e del Governo - che essi siano neutralizzati, nel senso che dobbiamo tranquillizzare, rasserenare l'atmosfera nel paese, evitare che vi siano ingerenze indebite, evitare che sia possibile ricattare: non, come qualcuno ha immaginato, i privilegiati - assolutamente no! - ma, a giudicare da quello che si è letto, i cittadini comuni (perché questo è emerso finora). Quindi, è giusto garantire il cittadino comune, l'anonimo, che è, invece, una persona contraddistinta dalla possibilità di avere relazioni, di intervenire e di poter dialogare con chiunque ritenga più opportuno.
Com'è detto nella sua interrogazione, onorevole Balducci, siamo in presenza di intercettazioni illegali. Di qui l'adozione del provvedimento. Ringrazio sia la mia coalizione sia le opposizioni, perché vi è stato concorso: il fenomeno potrebbe dilagare - lo dico a futura memoria - come attentato permanente alle istituzioni. Non so cosa risulterà dagli accertamenti che è compito della magistratura effettuare, ma il dato è che, se chiunque può illegalmente intervenire, può ricattare o fare dossier, evidentemente l'attentato non c'è solo oggi, ma può esserci costantemente anche in futuro, con episodi che possono incalzarsi l'un l'altro.
Un aspetto singolare della questione è stato posto in rilievo (se n'è parlato anche in trasmissioni televisive, come quella di ieri sera) dal Garante, il quale ha fatto presente, anche in una lettera inviata a me, per conoscenza, ed ai gestori, che, oggi, la sicurezza dei dati obiettivamente non esiste. Allora, dobbiamo lavorare affinché questa sicurezza vi sia, affinché vi sia la garanzia di un ritorno alla normalità (o dell'acquisizione della normalità), ad un paese normale che vive in serenità e in cuiPag. 44i cittadini si distinguono tra maggioranze ed opposizioni non per quello che può avvenire a seguito di ricatti, di ingerenze o di pressioni indebite, ma perché proposte si alternano a proposte, secondo la concezione democratica in cui credo (e della quale hanno consapevolezza, come ho visto - e mi fa piacere -, sia la maggioranza sia l'opposizione).
Quindi, attraverso la risposta all'interrogazione da lei presentata, onorevole Balducci - e colgo l'occasione per ringraziarla -, posso assicurare ai cittadini italiani, che ci vedono in televisione o ci ascolteranno e che, magari, ne parleranno tra loro, che siamo pronti a promuovere, come Governo, in collaborazione con l'opposizione, tutti gli atti ed i provvedimenti normativi ed organizzativi che si renderanno utili e necessari per garantire al cittadino italiano la tutela dei suoi diritti assoluti e delle sue libertà.
PRESIDENTE. L'onorevole Balducci ha facoltà di replicare.
PAOLA BALDUCCI. Signor ministro, mi dichiaro soddisfatta e, anzi, vorrei congratularmi con riferimento ad un aspetto molto importante.
Lei sa, signor ministro, che ero rimasta un po' perplessa, all'inizio, riguardo alla forma del decreto-legge.
Tuttavia, io mi devo complimentare con lei perché per la prima volta in Italia si è avuto il coraggio non solo di parlarne, ma di affrontare realmente, concretamente e realisticamente il problema delle intercettazioni. Queste infatti non sono soltanto quelle illegittimamente acquisite, ma si stava andando anche verso quelle illecitamente acquisite. La cosa ancora più grave - e concludo dal momento che se ne parlerà anche in questi giorni nella nostra Commissione - è che si era arrivati ad una abitudine da parte del cittadino di subire questa invasione nella vita privata in modo tale che non vi era più difesa, con buona tutela dell'articolo 15 della Costituzione che prevede non solo una riserva di legge, ma una riserva giurisdizionale che consente solo al giudice di adottare le misure che limitano la segretezza delle persone.
(Effetti dell'applicazione della recente legge in tema di indulto - n. 3-00252)
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di illustrare, l'interrogazione Maroni n. 3-00252 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmataria.
CAROLINA LUSSANA. Signor ministro torniamo sul tema dell'indulto, quel provvedimento voluto dalla sua maggioranza come «svuota-carceri». Effettivamente, esso ha sortito l'effetto desiderato: dovevano uscire 12-15 mila detenuti, mentre ne sono usciti più di 21 mila. Inoltre, l'indulto avrà anche l'effetto di impedire nuovi ingressi nelle carceri poiché, riguardando reati commessi fino al 2 maggio 2006, si applicherà anche a chi in carcere non c'è mai stato ed è semplicemente sotto processo o lo sarà in futuro. Allora vogliamo sapere quanti sono i provvedimenti penali interessati che verranno annullati e vanificati dall'indulto. Ancora, quale sarà la sorte di questi processi? I magistrati, considerandoli inutili, magari li lasceranno in qualche cassetto o li faranno cadere in prescrizione ovvero state pensando, come apprendiamo da organi di stampa, ad un'amnistia, un ulteriore colpo di spugna che cancelli non solo la pena, ma anche il reato, alla faccia del senso di giustizia per i cittadini?
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. C'era un personaggio tempo fa a Quelli che il calcio... che interveniva ogni volta e sembrava un po' supponente e alla domanda «Perché interviene?», rispondeva «Per la precisione».
Allora, onorevole Lussana, lei è molto simpatica e intelligente, tuttavia le devo dire che questo non è il provvedimento delPag. 45mio Governo ma è un atto della maggioranza del Parlamento. Se lei vuole questionare con me ritenendo che sia un fatto mio personale, francamente ciò non è possibile. Lei sa, non con disputa di dati inconfutabili, che questo provvedimento - com'è stato acclarato - è diventato norma perché i due terzi di quest'aula, in cui sono compresi la maggioranza e l'opposizione, lo hanno approvato. Ho visto ieri sera una brillante trasmissione in cui si dà atto che questo non è un provvedimento del Governo, bensì - lo ripeto - della maggioranza parlamentare, maggioranza e opposizione.
Così, per quanto mi riguarda, fugo subito l'idea che ella ha nei confronti miei e della mia maggioranza: nessuno ritiene di fare l'amnistia. Non vi è un provvedimento nel cassetto e non ho un armadietto farmaceutico da dove posso trarre fuori l'idea dell'amnistia.
Le voglio però dire una cosa che vale per lei e mi fa piacere dirlo, attraverso lei, per gli italiani. Sono usciti per effetto del provvedimento dell'indulto fino a ieri e sono entrati in carcere 764 persone di cui circa 430 italiani e circa 330 detenuti stranieri. Inoltre, il numero di persone che sono entrate in carcere dal 1o agosto al 1o settembre 2006 - è bene che sentano anche gli italiani che sono in ascolto - è stato sensibilmente inferiore a quello dello stesso periodo dell'anno precedente, quando non c'era l'indulto. Quindi, abbiamo statisticamente un dato di reati che avvenivano in numero superiore prima rispetto ad oggi. Chiunque voglia dare la colpa all'indulto, francamente dice una bestemmia sul piano dei dati accertati. Sono dati che io posso porre alla sua attenzione, a quella degli italiani e di chiunque lo voglia. Da questo punto di vista, sono entrati in carcere nel periodo tra il 1o agosto e il 1o settembre 2006 un numero di 6.337 persone fra cui alcuni beneficiari dell'indulto stesso. Mentre, lo stesso periodo del 2005, sa quante sono entrate in carcere, onorevole Lussana? 6.923 persone. Come vede, non bisogna dare la colpa, peraltro non a me ma vorrei dire al Parlamento - che non credo debba assumersi alcuna colpa, ma al massimo la responsabilità -, di quello che si è verificato e magari delle preoccupazioni giuste dei cittadini italiani per la propria sicurezza e per la paura che incombano i fatti violenti che si verificano. Su questi ultimi, peraltro, il Governo ha il dovere di intervenire e sta intervenendo, dispiegando risorse, energie e quanto deve fare evidentemente in questa sua azione di bonifica e di tranquillità per i cittadini italiani.
Le debbo dire, con molta franchezza, che questi sono i dati inoppugnabili, e a questi dati mi attengo, considerando, sul piano finale - anche se so che il suo gruppo politico è stato contrario all'indulto -, che la maggioranza dei due terzi del Parlamento e, quindi, anche l'opposizione, ha concorso a fare in modo che questo non fosse un provvedimento soltanto del Governo, essendo stato appunto approvato a maggioranza dei due terzi.
ENZO RAISI. Anche noi!
PIETRO ARMANI. Anche Alleanza Nazionale è stata contraria!
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Una parte di Alleanza Nazionale è stata contraria, ma alcuni suoi parlamentari, al Senato, hanno votato a favore del provvedimento. Per correttezza, verifichi gli atti del Senato, onorevole Armani: vedrà che anche alcuni vostri colleghi...
PRESIDENTE. Signor ministro...
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. ...hanno votato a favore, a titolo personale.
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana, ha facoltà di replicare.
CAROLINA LUSSANA. La ringrazio, signor ministro. Anche lei, personalmente, mi è simpatico ma non riuscirà a non farmi dire che questo indulto è una vergogna. È stato approvato dalla sua maggioranza e ha trovato anche l'approvazione - lo dico - di alcuni colleghi dellaPag. 46Casa delle libertà, di Forza Italia e dell'UDC; sicuramente, la Lega ha espresso voto contrario. Non sono soddisfatta nemmeno dei numeri che ci ha enucleato: solo 700 nuovi ingressi in carcere. Non sono soddisfatta, perché penso che gli italiani abbiano in mente, magari, l'edicolante del quartiere Vomero di Napoli che sarebbe, forse, ancora in vita se due suoi assassini non fossero stati rimessi in libertà da questo indulto (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Alleanza Nazionale e del deputato D'Ulizia)! Penso che gli italiani abbiano in mente i terroristi islamici - così definiti dal procuratore Ambrosio, non lo dice la Lega - rimessi in libertà o la regina degli scafisti, che non ha versato una lacrima per bambini e donne morti durante quei tragitti della morte.
Signor ministro, lei è stato molto abile ad aggirare la mia domanda per quanto riguarda i processi in corso. Parliamo di questi ultimi. Certamente, signor ministro, ci preoccupano i casi di coloro che sono usciti e che, purtroppo, torneranno nei nostri penitenziari, ma non soltanto; vorrei capire, infatti, quanti sono i processi in corso che saranno vanificati dall'indulto. Questo è stato un autentico colpo di spugna! Bisogna dire agli italiani che, grazie a tale provvedimento, che si applica ai reati commessi sino al 2 maggio 2006, non andrà in galera neppure chi ha riportato, o riporterà in futuro, una condanna fino a nove anni di reclusione, signor ministro! I conti sono presto fatti: nove anni sono la pena di base; con il rito abbreviato, richiesto da un bravo avvocato, si passa a sei anni; da sei anni, con la riduzione di pena prevista dall'indulto, si passa a tre anni; con una pena di tre anni si è destinati ai servizi sociali, senza scontare neppure un giorno di galera, signor ministro! Questo vuol dire che resteranno impuniti tutti i reati di microcriminalità. Non lo dico io, lo stanno dicendo i magistrati, i quali si chiedono per quale motivo stiano lavorando, perché è tutto lavoro inutile. Resteranno impuniti furti, rapine, scippi, truffe, i reati commessi dai furbetti del quartiere...
PRESIDENTE. Onorevole Lussana...
CAROLINA LUSSANA. ...Consorte, i responsabili dei casi Cirio e Parmalat! Non solo: resteranno impuniti anche gli omicidi colposi, i responsabili dei casi della Eternit e del petrolchimico di Marghera! Questa è assolutamente una vergogna! Infine, riguardo agli infortuni sul lavoro, i sindacati che cosa dicono?
Signor ministro, non sono soddisfatta della risposta e le dirò di più: sono indignata e disgustata (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Alleanza Nazionale e del deputato D'Ulizia)!
(Iniziative volte ad inasprire le pene previste per la violenza sessuale in particolare se commessa ai danni di minori - n. 3-00253)
PRESIDENTE. L'onorevole Cioffi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00253 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
SANDRA CIOFFI. Signor Presidente, abbiamo presentato questa interrogazione per chiedere al ministro, di cui conosciamo la sensibilità su queste tematiche, quali iniziative urgenti voglia adottare per inasprire notevolmente le pene nei casi di reati di violenza sessuale nei confronti delle persone, in particolare delle donne e, chiaramente, dei minori. Certamente, l'argomento della violenza sessuale, in questi giorni, è alla ribalta su tutti i giornali; basta considerare l'ultimo caso accaduto, due giorni fa, a Bologna. Questo deve farci rendere conto del fatto che certamente si tratta di un'emergenza del nostro paese. Basta consultare i dati ISTAT del 2004 per constatare che solamente l'8 per cento delle donne che hanno subito una violenza sessuale la denunciano. Quello che leggiamo sui giornali, quindi, molte volte non corrisponde alla realtà, alla drammatica situazione, alla dimensione del gravissimo problema costituito dalla violenza alle donne, ai bambini e ai minori, problemaPag. 47del quale bisogna farsi carico. Siamo convinti che il ministro Mastella, senz'altro, lo prenderà a cuore.
Vorrei leggere qualche dato che, certamente, è importante: soltanto nell'8,6 per cento dei casi la violenza è praticata in un luogo pubblico; purtroppo, molte volte da conoscenti.
Quindi, chiediamo al ministro Mastella cosa intenda fare proprio per cercare, eventualmente, di inasprire le pene previste per questo drammatico reato.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevole Cioffi, il legislatore, in realtà, ha prestato la debita attenzione al fenomeno della violenza fisica e sessuale sui soggetti considerati più deboli, come donne e bambini, e ha introdotto, anche nel corso degli anni, un ampio ventaglio di norme a tutela delle vittime minorenni e prevedendo altresì nuove ipotesi di reato.
Penso, ad esempio, allo stupro di gruppo e a tutte le ipotesi di reato che riguardano la pedofilia, la pedopornografia e la pornografia via Internet. Infatti, è opinione accreditata che la notevole diffusione di materiale pornografico, in particolare quello avente ad oggetto minori, è causa di emersione, in personalità deviate, di istinti sessuali violenti, che possono determinare gravi e allarmanti condotte delittuose a sfondo sessuale.
Debbo subito dire che, in un'ottica di reale prevenzione, le persone condannate per reati a sfondo sessuale dovrebbero essere sottoposte a percorsi terapeutici durante lo stato di detenzione. È notorio, infatti, come con elevata probabilità il condannato, una volta libero, ripeta la condotta delittuosa. La recidiva di questa tipologia di reati, infatti, è molto alta. In questa direzione, assicuro la massima attenzione del mio ministero.
Per quanto attiene, invece, alle iniziative normative da me già promosse al fine di garantire alla donna e, più in generale, a tutti i soggetti deboli una adeguata tutela sostanziale e processuale, posso dire che è in fase di avanzata preparazione un disegno di legge, predisposto assieme alla ministro Pollastrini, che affinerà e amplierà il novero delle fattispecie criminose, nella convinzione che le attuali previsioni del codice penale non consentano efficaci interventi rispetto a comportamenti di tipo persecutorio sovente precedenti le più efferate aggressioni.
Ulteriori linee di intervento e di adeguamento della normativa riguarderanno i meccanismi di computo della pena, con conseguente inasprimento delle sanzioni concretamente applicabili.
Questi elementi normativi sono in fase di definizione. In conclusione, debbo soltanto segnalare che, su proposta del ministro per le pari opportunità, Barbara Pollastrini, con la condivisione mia e degli altri colleghi del Governo, la legge finanziaria prevederà alcuni interventi significativi contro la violenza sulle donne. Si opererà, innanzitutto, a livello nazionale, con l'istituzione di un osservatorio finalizzato alla promozione di campagne di informazione e sensibilizzazione contro la violenza sessuale.
Si agirà, inoltre, anche a livello regionale, prevedendo un meccanismo di accreditamento per i centri antiviolenza esistenti e per quelli che nasceranno, i quali dovranno rispondere a criteri obiettivi di tutela multidisciplinare delle vittime, quali informazione, assistenza psicologica, assistenza ai denuncianti anche nel corso dell'iter giudiziario nonché sostegno alla formazione e inserimento lavorativo.
PRESIDENTE. L'onorevole Cioffi ha facoltà di replicare.
SANDRA CIOFFI. Grazie, signor ministro. Sono particolarmente soddisfatta per la sua risposta. Ci fa piacere che il Governo adotterà questo disegno di legge perché il codice penale certamente non è sufficiente e i percorsi di accompagnamento sono estremamente importanti.
Vorrei far presente che, addirittura, secondo gli ultimi dati di Telefono Rosa,Pag. 48negli ultimi sei mesi sono triplicate le violenze sessuali. Per ciò che concerne la recidiva, quasi tutti i violentatori sono recidivi, specifici (25 per cento) e generici (50 per cento). Quindi, i percorsi di accompagnamento sono estremamente importanti.
Ci fa piacere, signor ministro, che lei abbia parlato anche di nuovi tipi di reati, perché non possiamo dimenticare che ci sono dati che ci dicono che a compiere questi reati sono per il 29 per cento ragazzi che hanno meno di 14 anni. Quindi, c'è anche una nuova tipologia di reato e il branco certe volte compie molestie o abusi sessuali, purtroppo, per bravata.
Quindi, siamo estremamente soddisfatti della sua risposta e credo che bisognerà insistere su questa strada, perché è uno dei problemi che particolarmente emergono in questo periodo.
(Intenti del Governo sul progetto di raddoppio della base statunitense presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza - n. 3-00254)
PRESIDENTE. L'onorevole Galante ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00254 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
SEVERINO GALANTE. Signor ministro, intervengo su un punto specifico.
Attese le dichiarazioni alla stampa del sindaco di Vicenza circa il ruolo esorbitante svolto, secondo lo stesso, da militari italiani e stranieri in merito alle decisioni sul progetto di una nuova base americana, chiedo se risulti che effettivamente si siano esercitate o si stiano esercitando pressioni di qualsiasi tipo, da parte dei soggetti militari italiani o stranieri, al fine di ottenere dalle autorità civili l'assenso al progetto di raddoppio. Come lei capisce, si tratta, all'interno del problema generale, di uno specifico nodo fondamentale, che investe il rapporto tra Forze armate e politica, e, dunque, decisivo per la democrazia.
PRESIDENTE. Il ministro della difesa, Arturo Mario Luigi Parisi, ha facoltà di rispondere.
ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. L'interrogazione dell'onorevole Galante ripropone la nota questione della richiesta al Governo statunitense per l'utilizzazione dell'area civile dell'aeroporto Dal Molin, ai fini dell'accorpamento della centosettantatreesima brigata presente a Vicenza.
L'onorevole interrogante pone l'accento sulle decisioni prese e sul percorso decisionale adottato. Per quanto riguarda le decisioni, che egli definisce non ancora pienamente note, a tutt'oggi, con la controparte USA non sono stati sottoscritti impegni di alcun genere. La disponibilità di massima manifestata dal precedente Governo non si è tradotta, infatti, in alcun accordo sottoscritto.
Per quanto concerne poi la riunione del 6 luglio, confermo il suo svolgimento, così come la conoscenza da parte del ministero. Si è trattato di una riunione di carattere meramente tecnico volta a verificare la fattibilità di uno specifico piano di transizione, con la partecipazione di tutte le parti in causa. Per la Difesa, alla riunione hanno preso parte i vertici tecnici di settore e, in particolare, il direttore generale del demanio militare, oltre a rappresentanti dello stato maggiore della difesa e del gabinetto del ministro. Erano inoltre presenti i rappresentanti militari statunitensi.
Rassicuro l'interrogante che non risulta che la riunione sia stata in alcun modo connotata da spirito di segretezza, con il fine di adottare iniziative in contrasto con gli intenti dell'autorità governativa. Autorità che resta indiscutibilmente competente per l'assunzione della decisione finale.
Escludo altresì con perentorietà l'ipotesi di ogni indebita pressione sulle autorità civili da parte di soggetti militari, italiani o stranieri, al fine di ottenere l'assenso al progetto.
Tengo inoltre a sottolineare che alla riunione è stato invitato - ed ha partecipato -Pag. 49anche il sindaco di Vicenza, invitato proprio al fine di coinvolgere in ogni passaggio anche la comunità locale interessata.
Onorevole Galante, in relazione all'ultimo punto della sua interrogazione, mi preme ricordarle che, proprio a partire dalla mobilitazione della popolazione interessata a cui si fa riferimento, il Governo ha inteso riaprire il confronto con gli Stati Uniti per ricercare il consenso necessario anche in sede locale. Ed è ancora sul riconoscimento delle istanze del territorio che si fonda la richiesta al comune di Vicenza di esprimere un giudizio di accettabilità del progetto in relazione agli aspetti urbanistici, sociali ed ambientali, del quale siamo ancora in attesa.
PRESIDENTE. L'onorevole Galante ha facoltà di replicare.
SEVERINO GALANTE. Signor ministro, lei mi ha rassicurato, confermando la mia opinione che quella che il sindaco di Vicenza ha reso alla stampa fosse una versione tendenziosa, se non falsa.
Tornando al tema principale, la base in questione non arricchisce né l'economia né l'occupazione locale, al massimo favorisce la speculazione, inquina e danneggia l'ambiente, aggrava tutti gli aspetti della vita quotidiana dei vicentini, dal traffico ai rifiuti, dalla vigilanza all'uso delle risorse naturali. Costa oggi e costerà in futuro per l'edificazione, per la gestione e, quando sarà, per la riconversione civile; pertanto, è in perdita finanziaria totale.
Inoltre, tale base è pericolosa per la sicurezza, sia per la sicurezza quotidiana dei vicentini sia - e vengo all'aspetto nazionale - per la sicurezza strategica del nostro paese. In quella struttura si progetta infatti il cervello di una base di attacco che risponde a logiche di aggressione contro il Medio Oriente e di dominio mondiale, nelle quali viene in tal modo direttamente coinvolta l'Italia. Non vi è dunque alcun interesse, né locale né nazionale, che giustifichi un assenso al progetto statunitense.
Chiedo pertanto che il Governo rispetti la decisione finale indelegabile e che agisca subito, in quanto il raddoppio della base di Vicenza «non s'ha da fare»!
(Orientamenti del Governo sulla costruzione di una nuova base americana presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza - n. 3-00255)
PRESIDENTE. L'onorevole Trupia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00255 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
LALLA TRUPIA. Signor ministro, come lei sa, l'articolo comparso su l'Espresso ha fatto salire alle stelle allarme e preoccupazione tra i cittadini di Vicenza. Secondo le notizie riportate, il raddoppio della base militare americana metterebbe seriamente in gioco il futuro della città non solo per l'insopportabile impatto ambientale, ma anche per la sua sicurezza. È diritto, dunque, dei cittadini di Vicenza, che in questi mesi hanno raccolto più di 10 mila firme e hanno dato vita ad una straordinaria mobilitazione popolare per dire «no», pretendere trasparenza e risposte chiare, a cominciare dal sindaco e dalle istituzioni locali, che prima lanciano il sasso e poi nascondono la mano e che, ad oggi, non hanno ancora assunto responsabilmente una decisione.
Per questo, signor ministro, le chiediamo se quelle informazioni sono vere o false e quale sia l'orientamento politico del Governo; se il silenzio che l'amministrazione comunale continua vergognosamente a mantenere equivalga ad un parere negativo per il Governo, come lei ha avuto modo di scrivere; se la volontà di farsi interprete delle istanze del territorio, come lei ha ripetutamente detto, possa comportare anche il diritto-dovere di sentire la cittadinanza intera di Vicenza.
PRESIDENTE. Il ministro della difesa, Arturo Mario Luigi Parisi, ha facoltà di rispondere.
ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. Signor Presidente, aPag. 50proposito dell'orientamento del Governo circa la richiesta americana di accorpare la centosettantatreesima brigata aviotrasportata presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza, dico subito che il progetto illustrato da l'Espresso non risulta in alcun modo corrispondere a quanto richiesto dall'amministrazione americana a questo Governo. L'unico progetto di cui l'esecutivo è a conoscenza è finalizzato a fornire idonea sistemazione logistica alla brigata in questione nella sua nuova configurazione e non, come paventato dal settimanale, ad ospitare le tipologie di carri armati e veicoli blindati da combattimento ivi citate.
Nel progetto americano la riorganizzazione della presenza americana non va attribuita alla trasformazione della centosettantatreesima brigata ma, come già detto, alla necessità di accorpare in un'unica località l'unità militare, prima dislocata in località diverse.
Quanto all'orientamento del Governo, dobbiamo ribadire che, nonostante il precedente esecutivo avesse manifestato una disponibilità di massima, a tutt'oggi non è stato sottoscritto alcun accordo bilaterale con l'amministrazione statunitense. Muovendo dallo spirito di amicizia che contraddistingue il rapporto di alleanza tra Italia e Stati Uniti, il Governo ritiene che la richiesta avanzata resti coerente e compatibile con la linea di politica militare del nostro paese. Questo perché il progetto avanzato dall'amministrazione americana prevede non una variazione della natura dell'insediamento, come prospetterebbe il settimanale, quanto piuttosto una modifica nella sua dimensione.
A partire da questo giudizio di competenza esclusiva dell'esecutivo nazionale, il Governo ha ritenuto, tuttavia, di doversi far carico delle istanze pervenute dal territorio in ordine ai problemi posti dalla realizzazione del progetto stesso. A questo fine, il Governo ha riaperto il confronto con gli Stati Uniti coinvolgendo la comunità locale, a cominciare dall'amministrazione comunale e dalle sue competenze. A tale amministrazione è stato chiesto un giudizio di accettabilità del progetto per quel che riguarda gli aspetti che attengono all'impatto sociale, urbanistico ed ambientale. Come già detto, questo giudizio non è ancora pervenuto.
PRESIDENTE. L'onorevole Fincato, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
LAURA FINCATO. Signor ministro, siamo soddisfatti che il Governo, per la quarta volta, torni a spiegare in quest'aula quanto i vicentini hanno chiesto di sapere e non hanno avuto come risposta chiara dall'amministrazione locale, cioè che i militari americani hanno fatto al Governo Berlusconi ed al sindaco Hullweck un'offerta per ampliare la base e che erano state date loro garanzie in senso positivo.
I diversi articoli apparsi sui vari giornali, che hanno rappresentato progetti di installazioni civili e militari su un'area pregiata di Vicenza e dove insistono le risorgive del comune di Caldogno, le dichiarazioni confuse del sindaco, il suo dire e non dire, da «mastro tentenna», hanno diviso e spaventato l'opinione pubblica.
Noi deputati dell'Ulivo continuiamo a chiedere una seria e trasparente posizione sul problema Dal Molin, certo all'interno dei rapporti tra Italia e Stati Uniti, che devono rimanere sul piano del rispetto e della parità reciproci. Chiediamo con forza attenzione ad una città preoccupata, cui l'amministrazione locale ha risposto balbettando, con fastidio, alla richiesta di notizie certe e chiare. Vicenza vuol essere interpellata sulla sua natura di città operosa, di arte e di cultura. Vuole esprimersi sull'uso del suo territorio, sul suo piano urbanistico ed ambientale, sulle scelte strategiche. L'Ulivo non rinuncia alla coerenza, per un federalismo democratico, e pretende che una comunità abbia il diritto ed il dovere di sapere, di scegliere, di realizzare il proprio sviluppo strategico. Se tace l'amministrazione locale, che sfidiamo ancora da quest'aula, parleranno i cittadini, che chiameremo a pronunziarsi. Noi testimoniamo che la comunità si è mobilitata ed è corretto quanto il nostro Governo sta affermando: decida Vicenza. Vicenza,Pag. 51che noi rappresentiamo, è una città che chiede trasparenza e rispetto e si mobiliterà per esprimere democraticamente i propri valori e la propria volontà (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
(Notizie sulla destinazione della nuova struttura militare statunitense progettata presso l'aeroporto Dal Molin di Vicenza - n. 3-00256)
PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00256 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, constatato che vi sono state molte interrogazioni su questo stesso argomento e che il ministro ha già avuto modo di rispondere, vorrei focalizzare l'attenzione su un aspetto che riguarda le relazioni tra l'Italia e gli Stati Uniti e che solleva, a mio modo di vedere, molte questioni. Nel menzionato servizio de l'Espresso, tra i molti aspetti relativi al carattere strategico, di strategia proiettiva, come si dice oggi, di potente strategia proiettiva rispetto ad uno tra i focus dei contrasti internazionali, è citato anche il discorso che il generale James L. Jones, comandante delle forze statunitensi in Europa, avrebbe fatto di fronte al Senato degli Stati Uniti, in cui parlava di questi piani di espansione di impianti ed infrastrutture nell'area di Vicenza...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Deiana.
ELETTRA DEIANA. ...sostanzialmente dandoli per acquisiti. Dunque, mi chiedo come sia possibile che un comandante militare riferisca tali notizie - sono pubbliche - di fronte ad un'istituzione importante quale il Senato degli Stati Uniti, senza che noi ne sappiamo nulla, senza che le autorità italiane siano state informate, o come sia possibile, ove lo siano state, che esse tengano per loro l'informazione.
PRESIDENTE. Il ministro della difesa, Arturo Mario Luigi Parisi, ha facoltà di rispondere.
ARTURO MARIO LUIGI PARISI, Ministro della difesa. Signor Presidente, è inevitabile, ancora una volta, il riferimento all'articolo de l'Espresso secondo cui il «cuore» ed il «cervello» della risposta bellica in Medio Oriente da parte degli Stati Uniti sono a Vicenza. Va subito ripetuto che quanto riportato da tale settimanale non risulta al mio ministero e, peraltro, non corrisponde ad alcuna dichiarazione rilasciata dall'amministrazione statunitense al Governo italiano ed in Italia.
Ribadisco, ancora una volta, che la richiesta americana di utilizzo di una parte dell'aeroporto Dal Molin si inquadra nel piano complessivo di ristrutturazione delle forze degli Stati Uniti all'estero, per ragioni di razionalizzazione delle risorse. Si tratta, pertanto, di un intervento, lo ripeto, che non modifica la natura dell'insediamento, bensì unicamente la sua dimensione rispetto agli elementi che sono a nostra disposizione, elementi su cui fonderemmo e fonderemo ogni decisione. Com'è noto, infatti, per poter accogliere l'incremento delle truppe, che passerebbero dalle 2.750 unità a circa 4.500, si pone la necessità di ampliare la superficie assegnata alla base per edificare nuove strutture e nuovi alloggiamenti. Il progetto, di cui il ministero ha contezza, è finalizzato a fornire idonea sistemazione logistica, solo logistica, all'unità in questione e in nessun modo, al contrario di quanto ipotizzato dal settimanale citato, ad ospitare le menzionate tipologie di carri armati e veicoli blindati da combattimento.
Quanto alle preoccupazioni espresse in ordine al fatto che il progetto sia giunto ad uno stato avanzato, si conferma che il Governo non ha sottoscritto alcun accordo bilaterale con gli Stati Uniti. Come detto, la richiesta americana non modifica laPag. 52natura ma la dimensione dell'insediamento. Ed è proprio a partire da questa considerazione che, raccogliendo le istanze provenienti dal territorio coinvolto, il Governo ha inteso riaprire il confronto con gli Stati Uniti, richiedendo un giudizio di accettabilità dall'amministrazione comunale per quello che riguarda l'impatto sociale, urbanistico ed ambientale. L'amministrazione comunale di Vicenza per prima ha competenza, nonché il diritto e il dovere di formulare tale giudizio. Di questo parere, e lo ripeto per la terza volta, noi siamo in attesa.
PRESIDENTE. L'onorevole Deiana ha facoltà di replicare.
ELETTRA DEIANA. Ringrazio il ministro Parisi per averci ribadito in questa sede quanto ci aveva già detto nel corso dell'audizione svolta davanti alle Commissioni difesa di Camera e Senato. Prendo atto, pertanto, che il ministro ha ribadito con grande chiarezza quanto aveva già detto, di cui anch'io mi ero fatta carico di informare gli interlocutori di Vicenza.
Voglio, tuttavia, porre in evidenza il grande problema dei rapporti internazionali con gli Stati Uniti; problema che rimane in sospeso. Nel citato articolo pubblicato dal settimanale l'Espresso, si fa riferimento ad un discorso pubblico, quindi esistente, pronunciato dal generale James L. Jones davanti al Senato americano, in cui egli asseriva che sostanzialmente esiste questo piano di espansione. Suppongo che tale piano avrà qualche referente italiano: non credo che il generale Jones parli tanto per parlare.
Il problema che pongo a lei, ministro della difesa, riguarda i meccanismi di intendimento e di interlocuzione tra paesi alleati. Insomma, ritengo molto negativo che generali americani possano parlare del territorio italiano come di una cosa in qualche modo propria, su cui hanno un diritto di prelazione e di predefinizione. Questo è, quindi, il problema politico che le sottopongo, rispetto al quale ritengo opportuno che il Governo presti la massima attenzione (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
(Dati emersi dalla recente indagine OCSE sul sistema di istruzione italiana - n. 3-00257)
PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00257 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, da quanto si apprende anche da organi di stampa, per il secondo anno consecutivo le statistiche dell'OCSE classificano il sistema d'istruzione e formazione del nostro paese tra gli ultimi a livello internazionale. L'OCSE delinea un sistema inefficiente che necessiterebbe di un'approfondita riforma, al fine di razionalizzare le spese.
Il problema - sempre secondo quanto emerge dal rapporto dell'organizzazione internazionale - risulta essere quello di una cattiva gestione delle risorse. Infatti, il costo medio per studente è tra i più alti registrati a livello internazionale, mentre per quel che riguarda gli insegnanti, quelli italiani percepiscono salari decisamente più bassi rispetto ai loro colleghi stranieri, rimanendo, però, come età, tra i più anziani in assoluto. Nonostante quanto proclamato dal precedente Governo, scarseggiano anche le postazioni informatiche: circa 77 per ogni scuola, contro una media di 115 nei paesi OCSE. Tale organizzazione internazionale sottolinea, inoltre, che tra i trenta paesi membri l'Italia è al penultimo posto per numero di laureati: appena l'11 per cento delle persone tra i 25 e i 64 anni. La situazione non è rosea nemmeno per quanto concerne i diplomati, poiché la media italiana si aggira intorno al 48 per cento, rispetto alla media OCSE, che si attesta intorno al 67 per cento.
PRESIDENTE. Onorevole Porfidia, concluda.
Pag. 53AMERICO PORFIDIA. Concludo, Presidente. Con la presente interrogazione si chiede di sapere quali provvedimenti intenda assumere il Governo per tentare di riparare la situazione appena descritta, affinché il sistema formativo italiano possa diventare per le giovani generazioni uno strumento fondamentale per la costruzione del proprio futuro.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il rapporto dell'OCSE continua ad evidenziare, in un sequenza temporale ben più lunga, purtroppo, dei due anni richiamati, come il rilancio del sistema scolastico del nostro paese sia una delle priorità che deve essere posta all'ordine del giorno del Parlamento e del Governo e come questa priorità si connoti sempre più come una priorità nazionale, che può essere oggetto di confronti e dibattiti, anche duri e aspri, tra maggioranza ed opposizione, ma anche uno dei luoghi in cui si può giungere a delineare insieme le prospettive per un rilancio del sistema dell'istruzione pubblica del nostro paese.
I dati numerici a cui si fa riferimento sono quelli del 2004 ed evidenziano come, al di là del dato delle competenze e dei saperi, sia importante che il sistema educativo contribuisca al processo di formazione umana e della capacità critica della personalità dei giovani. Il rapporto mette in evidenza due aspetti che, rispetto ai costi, meritano di essere evidenziati.
Il nostro sistema formativo è figlio anche di scelte di civiltà fatte dal nostro paese, che riguardano la nostra struttura orografica; infatti, il 60 per cento del nostro territorio è montano. I costi per mantenere le scuole nei comuni montani, che occupano più di 16 milioni di ettari del nostro territorio, sono elevati. Va anche ricordata l'altra scelta di civiltà fatta dal nostro paese riguardo all'integrazione dei diversamente abili, ritenendola un diritto inalienabile e prevedendo così l'inserimento degli insegnanti di sostegno. Allo stesso modo, vanno anche ricordate le 40 ore della scuola dell'infanzia, il tempo pieno o il tempo prolungato, che rappresentano caratteristiche di cui l'OCSE non tiene conto né nel suo riscontro quantitativo né nel suo riscontro qualitativo, essendo una specificità unica del nostro sistema educativo.
Il dato che a me preme evidenziare è come il successo scolastico nel nostro paese sia strettamente connesso alle condizioni socio-economiche delle famiglie da cui i ragazzi provengono e come questo gravame sui ragazzi, che blocca l'ascensore sociale della scuola, condizionando sempre più il figlio dell'operaio a rimanere operaio, si sia accentuato dal 2000 in poi, quando la forbice sociale tra chi più ha e chi meno ha nel nostro paese si è ulteriormente ampliata. Il sistema dell'istruzione non è in grado di risolvere da solo questo blocco dell'ascensore sociale.
Vi è quindi un impegno da parte del Governo ad agire sul sistema dell'istruzione, ma vi è anche una necessità complessiva fra chi più ha e chi meno ha nel nostro paese, perché anche questo è uno degli elementi su cui poggia la possibilità di crescita e di sviluppo della nostra istruzione. Peraltro, lo sforzo non deve riguardare soltanto la qualità dell'istruzione, ma anche l'equità.
Una priorità del Governo è combattere la dispersione scolastica con azioni formative, per compensare i deficit accumulati per assecondare propensioni e attitudini, al fine di raggiungere nel 2010 l'obiettivo del 10 per cento della strategia di Lisbona. In particolare, per il Mezzogiorno d'Italia vanno ampliate ed assicurate competenze di base tecnico-professionali solide, coerenti con gli standard definiti in sede comunitaria. Un'ultima connotazione riguarda le competenze linguistiche nel nostro paese, perché apre un altro fronte rispetto al rapporto OCSE: l'invadenza eccessiva nei confronti dei ragazzi che frequentano la nostra scuola dell'infanzia e la scuola primaria del mondo della televisione, che in qualche modo riduce in maniera pesante la capacitàPag. 54di leggere e scrivere. Credo che questo sia un meccanismo che è necessario affrontare e normare.
PRESIDENTE. L'onorevole Porfidia ha facoltà di replicare.
AMERICO PORFIDIA. Signor ministro, nel ritenermi soddisfatto soprattutto per i contenuti della risposta, in quanto lei ha abbracciato tutte le problematiche - strutturali, sociali ed individuali -, mi auguro, però, che i provvedimenti di cui ha fatto cenno vengano adottati nel più breve tempo possibile, per risolvere un problema così importante per la nostra nazione. Ritengo che solo risolvendo questi problemi ed elevando la qualità dell'istruzione dei nostri ragazzi si possa assicurare ad essi un futuro e avere in Italia una maggiore democrazia ed una maggiore libertà, perché è proprio dalle coscienze dei nostri ragazzi che nascono questi valori, che devono essere sempre presenti nella loro istruzione e formazione.
(Rapporto tra interessi economici e salvaguardia dei diritti umani, civili e religiosi nell'ambito delle relazioni con la Cina - n. 3-00258)
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00058
(Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
Avverto che l'interrogazione è stata sottoscritta, oltre che dagli originari firmatari, anche dall'onorevole Cesa.
Prego, onorevole Volonté, ha facoltà di parlare.
LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, onorevole ministro, qualche giorno fa si è conclusa una missione importante che l'ha vista compartecipe, con il presidente Prodi, in Cina.
Lei sa certamente che la violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, a partire da quella religiosa, è ordinaria amministrazione in quel paese. Lo stesso rapporto europeo Belder sulle relazioni tra Unione europea e Cina mette in evidenza, oltre all'assoluta mancanza del rispetto dei diritti umani, anche tale continua violazione della libertà religiosa. Le ricordo che l'Unione, la coalizione di cui lei fa parte, riconosce l'utilità e l'importanza di realizzare un codice etico per la sottoscrizione di accordi commerciali con l'Italia.
La interroghiamo per sapere se, a partire da queste evidenze del diritto internazionale ed europeo, e alla luce degli impegni politici della sua parte politica, lei abbia ritenuto, insieme al Presidente del Consiglio Prodi, di fare presente con altrettanta determinazione, l'importanza, in vista delle relazioni commerciali, economiche e diplomatiche con quel paese, del tema dei diritti umani.
PRESIDENTE. Il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. La ringrazio, Presidente. Ringrazio altresì vivamente i colleghi per l'interrogazione rivoltami perché essa dà l'occasione, a me personalmente ed al Governo, di chiarire una serie di posizioni. È, infatti, importante che, rispetto ad un paese come la Cina - così come nei riguardi di altri paesi, di cui parlerò -, vi siano posizioni chiare e possibilmente condivise.
Non starò qui a ripetere, quindi, la composizione della delegazione e l'obiettivo della stessa - ciò è stato ampiamente divulgato dalla stampa -, ma vengo rapidamente alla questione posta dagli interroganti. Credo sia condivisibile il fatto che dalla Cina non è possibile prescindere, come dimostra la circostanza che in questi stessi giorni si è svolto il vertice Unione europea-Cina e che il primo ministro cinese ha visitato Germania e Gran Bretagna, firmando peraltro importanti accordi internazionali commerciali. Ritengo che sia altresì importante verificare, anche sulla base della risoluzione del Parlamento europeo, che tutti i leader europei, daPag. 55Angela Merkel a Blair, passando per la Finlandia, fino poi a Prodi, a Pechino, hanno - e se lei mi consente: abbiamo - ripetuto lo stesso univoco messaggio agli interlocutori cinesi in materia di rispetto dei diritti umani e civili. Anzi, abbiamo tutti usato persino le stesse parole.
Quanto abbiamo detto è che l'incremento delle relazioni commerciali ed economiche con la Cina deve comportare progressi sostanziali in materia di democrazia, diritti umani, Stato di diritto, diritti religiosi e individuali, che sono componenti basilari (e devono continuare ad esserlo) del dialogo politico. Si tratta delle stesse dichiarazioni che ho pubblicamente reso nel mio intervento di apertura alla fiera di Canton, alla presenza delle massime autorità cinesi, della stampa internazionale e degli imprenditori, quando - lei mi scuserà se mi cito - ho chiesto al Governo cinese di accompagnare la crescita spettacolare e sostenuta sul piano economico con una apertura altrettanto sostenuta sul piano sociale e sul piano dei diritti individuali.
In qualità di ministro del commercio internazionale, ho sollevato con le mie controparti, in aggiunta, il problema delle regole nel campo economico e dei diritti sociali, dalle contraffazioni al rispetto della proprietà intellettuale, fino alle diverse forme di concorrenza sleale. Come lei sa, ci stiamo battendo, mi sto battendo in questi giorni - nonostante, per l'appunto, missioni in Cina e quant'altro - con molta determinazione affinché forme di concorrenza sleale attuate da paesi quali la Cina ed il Vietnam siano sanzionate a livello europeo. Spero anzi, stasera, di poter dare a questo Parlamento ed al paese una buona notizia.
Dunque, posso rassicurare i colleghi che pure una missione complessa e delicata quale quella effettuata in Cina non ha fatto venire meno l'impegno in tal senso; anzi, è stata l'occasione per ribadire anche a Pechino quanto altri leader europei hanno dichiarato nelle loro capitali.
Infine, lei accenna nella sua interrogazione alla questione dell'embargo. Il Presidente Prodi non ha detto nulla di diverso da quanto già espresso dal Presidente Ciampi, dall'onorevole Fini e dall'onorevole Berlusconi nella passata legislatura. Non mi pare quindi questo il problema. Per altro verso, invece, penso che questa sia una questione seria e complessa che rientra nel quadro...
PRESIDENTE. Signor ministro, la prego di concludere.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. ...delle relazioni politiche tra Unione europea e Cina. Ed è la ragione per cui l'Europa continua la concertazione in materia lentamente, senza scosse rispetto all'alleato americano che, peraltro, come lei sa, l'embargo non ce l'ha. Quindi è una questione ...
PRESIDENTE. Signor ministro, deve concludere.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Ho finito, signor Presidente.
Si tratta, quindi, di una questione complessa che seguiremo con molta attenzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare, per due minuti.
LUCA VOLONTÈ. Ringrazio l'onorevole Bonino, la quale ha fatto bene a citarsi perché - lo dico senza ironia - né le sue parole, né quelle del Presidente Prodi hanno avuto eco sulla stampa italiana, e questo a differenza di quelle di molti altri leader europei; cito Angela Merkel, ma posso citare, lo scorso anno, il viaggio del Presidente degli Stati Uniti Bush, che è stato evidenziato sulla stampa italiana non solo per la sua difesa dei diritti (che non gli ha consentito di chiudere alcuni accordi commerciali, come lei sa, se non quello della Boeing) ma anche per il viaggio con la squadra cinese in mountain bike. Non è stato così, non ci aspettavamo il viaggio in mountain bike di Prodi, ma ci aspettavamo in maniera più chiara almenoPag. 56il richiamo ai diritti e alle libertà fondamentali. Lei lo sa, visto che si occupa di questi argomenti, come ritiene di fare, da molti anni: siete atterrati in Cina ed è stato arrestato un vescovo cattolico! Non è che, scendendo dalle scale, è stata detta una parola, non perché si è trattato di un cattolico, ma perché è stato un atto chiaro del Governo cinese, indirizzato anche al fatto che arrivasse un Presidente del Consiglio che dice di essere un cattolico adulto.
Le richiamo poi un altro aspetto, ministro Bonino, senza nessuna critica. Le ho ripetuto che la sua coalizione pone all'interno del suo programma un elemento chiaro, che ho guardato con interesse, quello di accompagnare gli accordi commerciali a livello diplomatico con la firma di un trattato di comportamento anche etico. Ciò non è stato fatto, soprattutto in Cina, come - immagino - neanche in altri viaggi. Qui non è in discussione il fatto che si debba fare i conti con la Cina. Questo è un dato della realtà. Il problema è come fare i conti con un regime come quello cinese, come quello indonesiano o come quello di alcuni Stati africani. Come si fa i conti con tali regimi? Alzando la voce o non alzandola? Alzandola dopo una settimana, quando si rientra in Italia, o battendo i pugni sul tavolo lì, quando si sta concorrendo per l'acquisto di una fabbrica di pomodori pelati, piuttosto che di un motorino?
Questo è il modo in cui lei intende la diplomazia, non solo commerciale, che noi possiamo e dobbiamo criticare; al riguardo, ci aspettiamo una maggiore coerenza, non rispetto alle nostre convinzioni - evidentemente diverse dalle sue - ma rispetto allo stesso programma elettorale [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
(Iniziative politico-diplomatiche presso il Governo cinese per collegare le relazioni tra Italia e Cina alla salvaguardia delle libertà fondamentali - n. 3-00259)
PRESIDENTE. Il deputato Raisi ha facoltà di illustrare, per un minuto, l'interrogazione La Russa n. 3-00259 (Vedi l'allegato A - Interrogazione a risposta immediata sezione 11), di cui è cofirmatario.
ENZO RAISI. Signor Presidente, signor ministro, rischiamo di ripeterci, però anche noi vogliamo sottolineare che l'unico messaggio che è passato rispetto alla salvaguardia dei diritti umani e sociali della Cina è quello del Presidente Prodi, che ha chiesto di togliere l'embargo sulle armi. Quindi, probabilmente, anche su questo vi siete parlati nei vostri incontri, ma non avete avuto la possibilità di evidenziare un intervento al riguardo.
L'altro aspetto è quello economico, che ci interessa maggiormente, visto che questa missione parte con obiettivi economici ed è stata organizzata dal precedente Governo con l'accordo di 450 imprese che hanno partecipato alla fiera di Canton. Voi ci avete aggiunto la partecipazione istituzionale.
Pertanto, alle 450 imprese si sono aggiunte centinaia e centinaia di dipendenti pubblici, consiglieri regionali e assessori. Ci sono delle delegazioni regionali che ancora viaggiano in questo momento in Cina grazie alla vostra missione! Almeno diteci quali sono gli accordi economici che avete portato a casa (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Il ministro del commercio internazionale e per le politiche europee, Emma Bonino, ha facoltà di rispondere.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Mi dispiace che non ci sia il collega Urso, cofirmatario dell'interrogazione, perché, data la sua esperienza di cinque anni di ottimo lavoro svolto, avrebbe potuto rispondere esattamente alle sue domande.
Per quanto riguarda i viaggi delle delegazioni regionali, le regioni sono autonome, come lei sa. Spesso li abbiamo deprecati, anche con il suo collega, e stiamo facendo uno sforzo perché questoPag. 57non avvenga più. Devo dire che è un dato di soddisfazione che almeno dodici regioni fossero con noi. Le altre girano per conto loro e questo non fa molto bene al sistema paese.
Per quanto riguarda la seconda questione, quella relativa ai contratti, spero a breve di poter dare alle imprese stesse, a me e a voi tutti, un bilancio consolidato, perché non è facile avere oggi un quadro, se non ultraparziale, grazie a qualcuno che ha avuto il piacere di dirci, diciamo liberamente, quali contratti ha avviato. È chiaro che è mio interesse fare il bilancio consolidato, che peraltro sarà sicuramente pubblico. Necessita semplicemente di un po' di tempo, sia per i finanziamenti, sia per i contratti, perché difficilmente si possono firmare. So che sono stati firmati dei memorandum d'intesa, ma per i contratti veri e propri si tratta di dati che, le posso dire francamente, ad oggi non sono in grado di dare, come penso sia peraltro normale. Ci vuole sempre tempo, se è vero che, dopo quattro mesi che sono al Ministero del commercio internazionale, ancora stanno chiudendo i conti delle visite del collega Urso, proprio perché l'amministrazione è fatta in questo modo. Si può deprecare, ma così funziona.
Infine, vorrei porre due questioni, che sono state sollevate anche, in parte, nella sua interrogazione. Il collega diceva: voi non avete sostenuto abbastanza fortemente i diritti umani. Posso anch'io lamentare che l'intera missione è stata oscurata da altre vicende e che i giornalisti al seguito si sono occupati di altro, e credo che questa sia una cosa deprecabile per il Governo, come per voi. Ma è chiaro che dobbiamo insieme capire se il ministro del commercio internazionale può andare solo in Svezia o in Svizzera, avendo peraltro il compito di promuovere le imprese - e i prossimi viaggi saranno in Russia, paesi del Golfo e quant'altri -, o comunque quale linea deve seguire, se cioè nell'aderenza così rigida si possono forse avviare contatti solo con la Svizzera, la Svezia, e poco altro!
PRESIDENTE. L'onorevole Raisi ha facoltà di replicare.
ENZO RAISI. Parto dalla fine.
È ovvio che ci sono delle difficoltà in tanti paesi. La Cina però rappresenta, dal punto di vista economico e per l'impatto che ha nell'economia nazionale, ovviamente una priorità. È chiaro che, data questa sua priorità, è importante il rispetto non solo dei diritti umani ma anche dei diritti sociali, visto che la Cina è entrata in un organismo internazionale; ciò anche per riportare la concorrenza economica a dei giusti livelli. Dunque, è chiaro che il valore che si ha in Cina su certe battaglie è diverso da quello che si può avere in Qatar piuttosto che a Dubai.
Per quanto riguarda i risultati economici, è evidente che la nostra è stata una forte provocazione, anche perché avete sbandierato questa missione dicendo: per la prima volta l'Italia sbarca in Cina! Il Governo precedente è andato decine di volte in Cina. Ricordo che, quando c'è stata la SARS, l'unico rappresentante del Governo centrale che è andato in Cina è il ministro che lei ha ricordato, il ministro Urso. Egli ha risolto lì una grande questione, che riguardava le imprese italiane, sul tema dell'acciaio. Grazie a quella visita, portammo a casa un ottimo contatto. Lo vorrei ricordare anche per chi ci ascolta. Quindi, non è la prima volta che siamo andati in Cina. Ci siamo andati in questi anni ed abbiamo ottenuto degli ottimi risultati. La differenza è che noi ci andavamo con le aziende.
Per sua informazione - lei non lo sa, ma glielo dico io, perché giustamente come ministro non è tenuto a saperlo -, sono oltre 750, tra dipendenti pubblici, assessori e consiglieri, le persone che vi hanno accompagnato. Tale missione ricorda una missione di Craxi del 1989. Da questo punto di vista, l'ha superata. Allora, torniamo alle missioni che ha svolto il Governo precedente, in cui prevaleva la presenza dell'imprenditore rispetto al dipendente pubblico, all'assessore regionale e, comunque, al consulente, visto che il Governo Berlusconi ha portato all'estero 10Pag. 58mila imprese. Credo che questa sia una strada da seguire.
Non torniamo a vecchi esempi che speravamo cancellati nel nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,35.