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Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione congiunta sulle linee generali - A.C. 1253 e 1254)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione dei disegni di legge: Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2005; Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2006.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è iniziata la discussione congiunta sulle linee generali.
È iscritto a parlare il deputato Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, l'esame del disegno di legge di assestamento per l'anno in corso costituisce - me lo permetta - il primo atto di quella che potrebbe definirsi una farsa, se non fosse per il fatto che sono in discussione la credibilità delle istituzioni e il rapporto tra le istituzioni e l'opinione pubblica. Con l'assestamento, infatti, il Governo ha clamorosamente smentito se stesso.
L'emendamento presentato nel corso dell'esame in sede referente presso la Commissione bilancio dallo stesso esecutivo ha dimostrato l'assoluta infondatezza della polemica di cui si è fatto irresponsabilmente interprete il ministro dell'economia e delle finanze.Pag. 10
La polemica verteva sulla presunta inaffidabilità della rappresentazione dello stato dei conti pubblici effettuata dal precedente Governo e sulla presunta inefficacia della manovra finanziaria posta in essere per assicurare, per l'esercizio 2006, il conseguimento degli obiettivi concordati a livello comunitario ai fini del rientro dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione entro il 3 per cento nel 2007.
Con una grave superficialità, senza disporre di un quadro conoscitivo puntuale sull'effettivo andamento dei saldi di finanza pubblica, il ministro ha esordito affermando che il Governo Berlusconi avrebbe lasciato in eredità una situazione gravissima, paragonabile addirittura a quella del 1992, mettendo a repentaglio la possibilità di rispettare gli impegni assunti con le istituzioni comunitarie.
La superficialità è tanto più imperdonabile, in primo luogo, in considerazione delle qualità di tecnico, più che di politico, che caratterizzerebbero la personalità del ministro dell'economia e delle finanze, che avrebbero dovuto indurre lo stesso ad una maggiore cautela nell'affrontare il tema della finanza pubblica, che, in verità, lo stesso non sembra tuttora possedere interamente, non essendo la finanza pubblica riconducibile alle tematiche di cui lo stesso ministro in passato si è occupato in forza degli incarichi istituzionali ricoperti.
Proprio l'inesperienza avrebbe dovuto indurre il ministro ad effettuare una accurata ricognizione della situazione, piuttosto che lanciare proclami dimostratisi assolutamente infondati. Ma il difetto più grave, cari colleghi, che può riscontrarsi nell'atteggiamento che ha caratterizzato le prime posizioni assunte dal Governo e dal ministro dell'economia su questo tema discende dagli effetti che sono conseguiti alla denuncia di una drammatica e del tutto inesistente situazione dei conti pubblici.
Come era inevitabile, infatti, alle dichiarazioni del ministro hanno fatto seguito allarmate prese di posizione delle autorità comunitarie e, soprattutto, delle società di rating, che hanno prospettato la possibilità di un declassamento del debito pubblico italiano. Il paradosso è che lo stesso ministro dell'economia e delle finanze, con una certa improntitudine, si è vantato di aver saputo tranquillizzare le autorità comunitarie in forza dei suoi ottimi rapporti personali con gli uffici di Bruxelles. Si tratta di un paradosso perché, in realtà, il ministro non ha fatto altro che rimediare maldestramente a un danno che egli stesso aveva provocato. Siamo in presenza, come ho detto in premessa, di una farsa, che, tuttavia, rischia di assumere i contorni della tragedia, quando si consideri il danno che l'intero paese ha subito in termini di credibilità, per non parlare di un eventuale assai concreto danno che potrebbe derivare dall'eventuale declassamento del nostro debito, per l'aggravio degli oneri connessi ad un rialzo dei tassi di interesse, che, ovviamente, noi speriamo si debba e si possa evitare.
L'emendamento presentato dal Governo in Commissione bilancio, infatti, smentisce le conclusioni della cosiddetta commissione Faini, alla quale con un atto di arroganza intellettuale - che presumibilmente non era stata apprezzata dalle strutture istituzionalmente competenti in materia, a partire dalla Ragioneria generale - il ministro ha affidato il compito di dimostrare la tesi precostituita secondo la quale il precedente Governo avrebbe lasciato in condizioni disastrose la finanza pubblica.
Le conclusioni di quella commissione erano viziate da evidenti carenze sotto il profilo delle analisi e da gravi pregiudizi, soprattutto in quanto attribuiva la responsabilità di una caduta del gettito al Governo precedente, quando invece un'eventuale contrazione delle entrate poteva determinarsi soltanto in ragione della decisione - che questo Governo ha assunto con il cosiddetto decreto Bersani-Visco - di rinunciare ad alcune misure di carattere fiscale poste in essere dal precedente esecutivo quali, per esempio, il concordato preventivo.Pag. 11
Peraltro, nonostante tale decisione, le entrate stanno registrando un andamento assolutamente favorevole, tale per cui il livello dell'indebitamento per l'anno in corso, senza alcuna correzione, dovrebbe comunque attestarsi in una misura contenibile tra il 3,5 e il 3,6 per cento, vale a dire ad un livello assai inferiore a quello che ci aveva prospettato il ministro Padoa Schioppa.
Lo stesso sottosegretario Sartor - che abbiamo apprezzato per la sua assiduità e il suo scrupolo in Commissione bilancio - ha ammesso in Commissione che l'emendamento presentato dal Governo non riproduce l'entità del maggior gettito effettivamente riscosso, ma fotografa una situazione non aggiornata. In sostanza, vi sarebbero maggiori entrate in larga parte strutturali e non legate a quelle misure una tantum che l'attuale maggioranza ed il Governo contestano al precedente esecutivo, il cui importo risulterebbe superiore a quello registrato dall'emendamento e comunque tale da consentire al Governo - come avvenuto con lo stesso emendamento presentato in Commissione - di operare anche alcune correzioni in aumento sul versante della spesa.
Sarebbe quindi opportuno che il Governo provvedesse, prima della conclusione dell'esame del disegno di legge in prima lettura alla Camera, ad aggiornare l'importo di tali maggiori entrate. Ciò, in primo luogo, allo scopo di fornire finalmente un quadro certo ed affidabile sui saldi di finanza pubblica, piuttosto che continuare a sostenere tesi infondate e meramente propagandistiche.
In secondo luogo, al fine di evitare di dover provvedere in tal senso nel corso dell'esame in seconda lettura al Senato - il che imporrebbe inevitabilmente una terza lettura del provvedimento alla Camera, con conseguente prolungamento dei tempi di approvazione dell'assestamento - un aggiornamento di questo dato, checché ne pensi il professor Sartor (e lo dico con stima ed affetto), costituisce fondamentalmente un atto dovuto, anche alla luce dei dati che emergono dalla Nota di aggiornamento del Documento di programmazione economico-finanziaria, che sta per arrivare alle Camere.
Ricordo infine, signor Presidente, che il Governo non ha fin qui adempiuto all'impegno assunto di aggiornare l'assetto del bilancio, come risultante dall'assestamento sulla base della nuova articolazione ministeriale, secondo le decisioni che lo stesso esecutivo ha assunto al momento del suo insediamento, quando - per soddisfare le esigenze di una maggioranza composita e fortemente divisa al suo interno - ha moltiplicato il numero dei ministeri (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Taglialatela, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione congiunta sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1253 e 1254)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Piro.
FRANCESCO PIRO, Relatore. Signor Presidente, nella relazione introduttiva avevamo detto che, purtroppo, il Rendiconto e l'assestamento - ma soprattutto il Rendiconto - non suscitano molta attenzione.
Quest'anno, poi, la pressoché totale concomitanza con la presentazione dei provvedimenti finanziari per l'esercizio 2007 ha ovviamente finito per distogliere ancor più l'attenzione dal loro esame.
Tuttavia, il dibattito, pur minimo, svoltosi tra la parte antimeridiana e quella pomeridiana della seduta odierna conferma, invece, che l'esame del Rendiconto dovrebbe essere più puntuale in quanto fornisce dati estremamente importanti; importanti soprattutto perché a consuntivo e quindi non suscettibili di interpretazioni.Pag. 12
Da tale punto di vista, sia la strada della due diligence percorsa dal Governo subito dopo il suo insediamento, sia, successivamente, i dati contenuti nel Documento di programmazione economico-finanziaria e, quindi, le indicazioni dello stesso disegno di legge finanziaria non possono che partire dal dato consolidato del 2005, in base al quale tutti gli indicatori di finanza pubblica - sia relativi al conto consolidato delle pubbliche amministrazioni sia relativi, in senso proprio, al bilancio dello Stato - sono in evidente peggioramento; alcuni, in gravissimo peggioramento, come, ad esempio, il rapporto tra debito pubblico e PIL. Tale situazione non è smentita dal fatto che si siano registrate, durante l'esercizio in corso, maggiori entrate (soprattutto maggiori entrate tributarie, peraltro parzialmente compensate dalla diminuzione delle entrate extratributarie); tale circostanza, infatti, come anche stamattina è stato ricordato e ampiamente illustrato attraverso l'esame degli indici, se migliora i saldi del 2006 rispetto alle previsioni iniziali, tuttavia non serve a modificare di segno il dato negativo dei saldi di finanza pubblica e dei saldi di bilancio.
Pertanto, ritengo veramente molto affrettata, e anche errata, la conclusione secondo cui il Governo avrebbe anticipato troppo i tempi ed avrebbe fornito dati sbagliati; d'altro canto, l'argomento era stato ampiamente sviluppato nel corso del dibattito svoltosi in Commissione. Credo che il dato sui saldi e sulla situazione della finanza pubblica sia tuttora allarmante; quindi, la legge finanziaria - il cui relativo disegno di legge, peraltro, è già stato adottato dal Governo - non potrà che tenere conto di ciò e realizzare una manovra che, insieme agli indispensabili elementi di sollecitazione della crescita e dello sviluppo, nonché di modificazione delle diseguaglianze fortemente presenti nel nostro paese, contenga però anche quelle misure indispensabili per il riequilibrio dei conti pubblici. Ciò, non solo per il rispetto dei parametri dell'Unione europea ma anche perché ciò rappresenta una condizione perché effettivamente si realizzino nel nostro paese equità e sviluppo (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il relatore, onorevole Piro, ha ben messo in luce, con riferimento al Rendiconto per l'anno 2005, i punti essenziali che identificano la grave situazione dei conti pubblici. La gravità non può essere colta unicamente con l'analisi dei saldi, anche se bisogna ricordare che negli ultimi due anni - quindi nel 2005 e nell'anno in corso - il rapporto tra debito pubblico e PIL riprenderà a crescere dopo un lungo periodo di declino. Ebbene, non è sufficiente analizzare i saldi ma va anche analizzata la situazione con riferimento all'articolazione delle spese al netto del pagamento degli interessi; quindi, bene ha fatto il relatore a sottolineare la situazione di grave disagio che consiste nell'avere una spesa corrente primaria di fatto fuori controllo e nel contempo, una netta ed evidente carenza di spese per investimenti in infrastrutture e in quant'altro.
In un certo senso, si sono concretizzati una parte dei rischi palesati dalla commissione Faini, che, peraltro, aveva anche anticipato un andamento delle entrate più favorevole del previsto; quindi, è opportuno sottolineare come il lavoro della Commissione non sia stato dominato dal catastrofismo, ma abbia invece colto l'evidenza di alcuni elementi positivi. Dicevo, una parte dei rischi si sono concretizzati ed hanno trovato immediata compensazione già nel provvedimento di luglio con cui si sono dovute reperire risorse da destinare prevalentemente ad ANAS e Ferrovie dello Stato, al fine di evitare il totale blocco dei cantieri in essere. Credo che questo sia un indicatore sufficientemente preciso dello stato di disagio in cui versavano i conti pubblici.
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Per quanto riguarda le maggiori entrate, la situazione è molto semplice: l'emendamento presentato al provvedimento di assestamento del bilancio recepisce le maggiori entrate così come sono state accertate nel periodo in cui veniva predisposto il Documento di programmazione economico-finanziaria. È evidente che la distinzione tra un atto contabile giuridico e un documento di programmazione finanziaria è molto netta per quel che riguarda i tempi di preparazione e, quindi ciò che può essere rilevato in un documento di programmazione, quale il Documento presentato a luglio, richiede tempi lunghi ai fini di un formale assestamento di bilancio. Con ciò, intendo anche precisare che il Governo non presenterà ulteriori emendamenti per recepire eventuali maggiori entrate che dovessero essere in corso. Va anche precisato come alcune di queste maggiori entrate abbiano natura di una tantum, e non solo perché esauriscono il loro effetto in tempi molto brevi: cito, per tutti, un effetto positivo sulle ritenute IRPEF derivante dalla circostanza che alcuni rinnovi contrattuali sono stati erogati nel corso dell'anno. Chiaramente tale andamento positivo non può che avere un effetto una tantum, ma lo hanno anche altre fonti cospicue di entrata, quali ad esempio, quelle relative alla valutazione dei cespiti di impresa, a fronte delle quali vi saranno minori entrate future sotto forma di maggiori ammortamenti. Quindi, sia pure con un quadro complessivo di favore, non va dimenticato che una cospicua parte di tali entrate hanno natura straordinaria.
Posso pertanto concludere il mio intervento affermando che non è intenzione del Governo presentare ulteriori emendamenti al provvedimento di assestamento, così come posso precisare che il disegno di legge di bilancio per il 2007, che è già stato depositato, recepirà la nuova struttura che è stata data all'esecutivo attraverso il cosiddetto provvedimento sullo «spacchettamento». Tale nuova struttura è già presente nel disegno di legge di bilancio per il 2007, mentre non sarà oggetto di emendamento per quanto riguarda il provvedimento di assestamento attualmente in discussione.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.