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Seguito della discussione delle mozioni La Loggia ed altri n. 1-00029, D'Alia ed altri n. 1-00037, Diliberto ed altri n. 1-00039 e Franceschini ed altri n. 1-00040 sulle iniziative volte a far proseguire le procedure per realizzare il ponte sullo stretto di Messina (ore 10,08).
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.Pag. 2
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mancini. Ne ha facoltà.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il ponte sullo stretto non è un'opera inutile. Questo ha affermato il Governo attraverso il brillante intervento del sottosegretario Casillo, il quale ha espresso una posizione seria, aperta ed equilibrata. Questa è anche la nostra posizione. Per tale ragione, voteremo seguendo i pareri poc'anzi espressi dal sottosegretario.
La Rosa nel Pugno, come già ricordato dal collega Beltrandi nel corso della discussione generale, non nutre una avversione ideologica verso il ponte; anzi, furono proprio i socialisti, durante la fervida stagione di riforme del primo centrosinistra, che per primi pensarono ad un'opera che unisse la Calabria alla Sicilia, e fu proprio l'allora ministro socialista dei lavori pubblici a realizzare in Italia e nel Mezzogiorno un'imponente rete infrastrutturale che diede slancio ad una prima e compiuta elaborazione di questo tema. Anche per tale ragione ribadiamo che il ponte non è un'opera inutile. Tuttavia, non ignoriamo che oggi il ponte sullo stretto non rappresenta una priorità. Sappiamo infatti che l'attuale situazione economica e finanziaria impone una rigida definizione dell'ordine degli interventi possibili. Il gap infrastrutturale italiano è noto; la situazione che patisce il Mezzogiorno è ben oltre la drammaticità.
Negli ultimi cinque anni poco si è realizzato. Purtroppo per il paese, non si è andati oltre le mirabolanti promesse formulate dall'allora Presidente del Consiglio. Questo dato è inconfutabile, così come chiare sono le responsabilità del passato. Tuttavia, è giusto guardare avanti e pensare al futuro e proprio sulle realizzazioni del futuro, piuttosto che sulle recriminazioni e responsabilità del passato, questo Governo deve vincere la sua sfida.
Per tale ragione è doveroso fissare in maniera chiara, precisa e nitida le nostre priorità: completamento rapido della Salerno-Reggio Calabria, realizzazione della superstrada veloce Reggio Calabria-Taranto, potenziamento delle trasversali ioniche e tirreniche. Insieme a questo, rafforzamento delle infrastrutture siciliane, investimenti nelle strutture portuali e aeroportuali esistenti e costruzione di nuovi scali. Penso, per esempio, all'aeroporto di Sibari, rispetto al quale è già agli atti del Parlamento una proposta di legge.
La sfida è quella di collegare il Mezzogiorno con il resto d'Italia e l'Europa, trasformando la Calabria e la Sicilia nei ponti dell'Italia sul Mediterraneo. Gli obiettivi che abbiamo dinanzi sono ambiziosi; per raggiungerli è indispensabile mettere ai margini gli approcci ideologici presenti anche nel centrosinistra ed isolare alcune posizioni strumentali del centrodestra. Andrà ricercato altresì il contributo dei governi regionali, che devono investire di più e meglio di quanto stanno facendo oggi in modernizzazione.
Da più parti, durante la discussione sulle linee generali di lunedì scorso, è stato invocato il coinvolgimento delle popolazioni interessate, anche attraverso lo strumento del referendum. Su questo punto non esiste un'aprioristica contrarietà da parte nostra. Le popolazioni meridionali, signor Presidente, chiedono a gran voce migliori infrastrutture, maggiori collegamenti e servizi più competitivi. Se il Governo ascolterà queste richieste, vincerà la sfida di offrire ai cittadini del sud più diritti, più opportunità e quindi più ricchezza. Il nostro lavoro e il nostro sforzo sono protesi fortemente al raggiungimento di tale obiettivo.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Li Causi, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, come parlamentare della Democrazia Cristiana iscritto al gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista, ritengo che quando un politico viene apostrofato in mezzo alla strada, nei comizi e negli incontri che si svolgono sistematicamentePag. 3su questo progetto con espressioni del tipo «voltagabbana», «colui che ha distrutto quello che altri hanno fatto», «colui che ha cambiato idea senza una specifica determinazione o chiarificazione», quando questo accade, io credo che ogni politico si senta in imbarazzo e debba soffrire questi giudizi, vieppiù se questo politico non è un semplice parlamentare, ma il Presidente del Consiglio o un ministro degli esteri o un ministro delle infrastrutture. Ritengo che quella carica che essi ricoprono li porti ad avere una situazione oggettivamente più difficile da sostenere e da spiegare a se stessi e agli altri quando - per motivi che andrò a definire - sono costretti a cambiare idea, a sconfessare se stessi, a dimenticare che avevano definito il ponte sullo stretto di Messina una priorità assoluta del Governo, una struttura che si autofinanziava. Essi aveva declamato questa infrastruttura come quello strumento che avrebbe potuto rappresentare il volano di tutto il sud e, ovviamente, in particolare della Sicilia.
Perché allora hanno cambiato idea in maniera così scarsamente giustificabile? Possibile che non sappiano che ciò significa dire addio al ponte sullo stretto di Messina? Infatti, la verità è questa, cari colleghi, è inutile che ci raccontiamo che le altre opere in cantiere risulteranno propedeutiche ad una certa finalità o ad una determinata prospettiva. È evidente a tutti che abbandonare il progetto del ponte o, comunque, pensare di rimandarlo sine die significa, di fatto, abbandonare le stesse opere per le quali si immagina di individuare una priorità, uno sviluppo. Dire che si ritarda il ponte sullo stretto di Messina per realizzare la Salerno-Reggio Calabria, le infrastrutture ed altro è un modo per prendere in giro il paese. Infatti, si sa benissimo che il ponte sullo stretto di Messina, nel momento in cui diventerà un oggetto misterioso non più all'attenzione dell'opinione pubblica e del Governo, finirà per essere uno strumento che non permetterà la realizzazione di quelle opere che oggi si dice di voler realizzare.
Come fanno a non sapere che abbandonare il progetto del ponte sullo stretto di Messina significa rinunciare ad un miliardo di finanziamenti dell'Unione europea? Come fanno a non sapere che rinunciare al ponte sullo stretto di Messina significa pagare una penale di 400 milioni alla società che ha vinto l'appalto? Come fanno a non sapere che alcune delle motivazioni addotte da una frangia dell'attuale maggioranza per mettere in dubbio la realizzazione del ponte sono motivazioni pretestuose? Hanno parlato della difficoltà tecnica della realizzazione per poi scoprire che il progetto è stato approvato dal CIPE, dalla regione Sicilia, dalla regione Calabria e da tutti gli organi preposti ad esprimere un determinato parere. Hanno sostenuto che realizzare il ponte sullo stretto poteva significare lasciare spazio ad infiltrazioni mafiose, come se ciò non potesse accadere nella realizzazione di altre opere. Anche in questo caso hanno dimenticato di dire che esiste un'intenzione specifica, già altre volte sostenuta e portata avanti, affinché le opere ed i finanziamenti siano tutti gestiti anche con il supercontrollo della Direzione nazionale antimafia.
Come fanno a non sapere che abbandonare il progetto del ponte significa, di fatto, non realizzare opere infrastrutturali fondamentali ad esso legate che, ovviamente, verranno a cadere? Come fanno a non sapere che non realizzare il ponte significa perdere circa 40 mila posti di lavoro, tra diretti ed indiretti? Come fanno a non sapere che secondo uno studio vi sarebbero circa 10 milioni di turisti interessati a visitare il ponte, quindi il sud, quindi la Sicilia? Questi ultimi porterebbero benessere al paese, e a ciò rinunciamo, perché è evidente che un'opera di tali dimensioni sicuramente interesserà gli italiani, ma chiunque sarà stimolato a vedere questa grande opera che sarà elemento di fregio per il nostro paese.
Dunque, perché questo Governo ha deciso di rinunciarvi? Perché sta tentando in maniera strumentale di dire al popolo italiano che non si tratta di una rinuncia definitiva, quando sa benissimo che del ponte sullo stretto di Messina si parlaPag. 4ormai da vent'anni e solo con il passato Governo è stato possibile immaginare di fare un passo in avanti, passo purtroppo oggi completamente disatteso?
Questa maggioranza è schiava, è ricattata, non è in grado di decidere autonomamente. Questa maggioranza è vittima dell'ala più oltranzista del paese, di quell'ala che immagina che il paese debba fare mille passi indietro, che sostiene che non bisogna fare perché così si sta meglio. Noi la definiamo normalmente l'anima del «no»: no alla TAV, no al ponte sullo stretto di Messina, no a qualsiasi opera infrastrutturale di carattere significativo per chissà quali motivazioni. Si tratta di un'anima di tipo statalista e retrograda, un'anima alla quale noi, come Democrazia Cristiana e come Partito Socialista, ci siamo sempre opposti e continueremo a farlo. È sintomatico, al riguardo, quello che è successo rispetto al dibattito sulla finanziaria. Quest'anima, che vuole condizionare il nuovo Governo per farlo essere il Governo dell'estrema sinistra, ha detto «no» persino al tavolo dei volenterosi: un tavolo che di fatto era nato per fornire a questo Governo un'oggettiva valutazione sulle migliorie che potevano essere apportate alla finanziaria.
Concludo questo mio intervento dicendo che noi vogliamo aiutare il Governo, o la parte più moderata, più disponibile, più responsabile di esso, ad affrancarsi dall'estrema sinistra, ad affrancarsi da chi rema contro rispetto al bene del paese e non rispetto al Governo, perché non si rema solo contro il Governo nel momento in cui si hanno questi atteggiamenti, ma si rema anche contro il futuro del nostro paese.
Pertanto, come Democrazia Cristiana-Partito Socialista noi voteremo «sì» alle mozioni La Loggia n. 1-00029 e D'Alia n. 1-00037, perché ci sembrano il riconoscimento di uno sforzo fatto e il prosieguo di un cammino importante. Lo faremo perché vogliamo restituire al nostro paese quello che era un sogno diventato realtà, quello che si chiamava ponte sullo stretto di Messina e che ci auguriamo possa ancora chiamarsi in tal modo (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia, con primo firmatario l'onorevole La Loggia, ha presentato questa mozione non come momento di scontro con l'attuale Governo, bensì come legittima rivendicazione di aspettative e di un attivismo che, nel passato, il Governo Berlusconi ha messo in atto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina. Lunedì scorso si è svolta la discussione sulle linee generali delle mozioni ed abbiamo assistito a tanti interventi, in modo particolare a quelli dei colleghi del centrosinistra.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, i colleghi del centrosinistra non hanno trovato argomenti, né di carattere tecnico né di carattere economico, per smontare la posizione secondo la quale noi dobbiamo realizzare il ponte sullo stretto di Messina. Le motivazioni le anticipiamo noi: sono solo ed esclusivamente di carattere politico, con un approccio ideologico e strumentale! Infatti, questa è un'opera iniziata e voluta nella sua conclusione dal Governo Berlusconi, e così come per tutte le cose preventivate e portate avanti dal Governo Berlusconi, loro purtroppo non trovano argomenti per dire un «sì». Ma ciò che più mi dispiace, caro Presidente ed illustre signor sottosegretario, è che i colleghi parlamentari siciliani, non solo quelli che sono intervenuti, ma anche quelli che nel passato facevano parte prima del Governo Prodi e poi del Governo D'Alema, avevano detto «sì» al ponte sullo stretto, perché l'avevano considerato come un'opera prioritaria ed indispensabile. Adesso vorremmo sapere quale sarà la loro posizione al momento dell'espressione del voto sulle mozioni.
Ma ciò che più indigna è l'aver sentito che alcuni parlamentari siciliani hanno utilizzato la mafia come motivazione perPag. 5la quale non bisogna realizzare il ponte. Questa è una vergogna! Non si può dire che il ponte non si realizza per l'utilità che la mafia ricaverà da quest'opera! Allora tutte le opere realizzate in Sicilia sono vittime della mafia? Ha ragione l'onorevole La Loggia quando dice che non può essere la mafia a condizionare la realizzazione delle opere nel Mezzogiorno. Noi queste affermazioni non le vogliamo e non le possiamo sentir dire.
Peraltro, mi complimento con l'onorevole Misiti e con la sua onestà intellettuale; egli infatti, pur facendo parte del Governo di centrosinistra, dice: ma come si realizzano le ferrovie e come si potenziano, quando poi per arrivare da Berlino a Palermo, attraverso Roma, non si completa il ponte! È un bluff! È una menzogna portata avanti da questo Governo, che afferma di voler potenziare le ferrovie.
Illustri colleghi siciliani e calabresi, aprite gli occhi, perché visto che nella mozione Franceschini viene scritto che i soldi saranno utilizzati per la Sicilia e per la Calabria, fatevi dire allora quali opere saranno realizzate. Agli amici deputati della circoscrizione nord Sicilia orientale e Sicilia occidentale, io chiedo: ma saranno utilizzati i soldi per il completamento dell'autostrada Agrigento-Caltanissetta?
Si tratta di una battaglia di coesione e di una battaglia di rivendicazione per il nostro territorio (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, il collega Tassone dopo di me chiarirà la posizione del nostro gruppo e le motivazioni per le quali invitiamo i colleghi a votare a favore della nostra mozione; io mi limiterò a svolgere alcune considerazioni di carattere squisitamente politico.
Quella del ponte sullo stretto è una vicenda che ha superato favorevolmente ogni valutazione di carattere tecnico ed economico, di utilità e di strategicità dell'opera nel contesto nazionale ed europeo. Apprezzo, anche se non condivido, la posizione assunta sulla questione da alcuni gruppi parlamentari della maggioranza, segnatamente della sinistra, che con chiarezza, come prevede la mozione Diliberto ed altri n. 1-00039, si dichiarano contrari alla realizzazione di questa opera e, quindi, propongono di sciogliere la società Stretto di Messina Spa in modo da chiudere definitivamente la partita. Non mi convince, invece, la proposta contenuta nella mozione Franceschini ed altri n. 1-00040, perché, a mio avviso, è elusiva della questione. Comprendo che nel programma politico dell'Unione la realizzazione dell'opera non è considerata una priorità, però non si chiarisce la questione sul piano degli atti concreti.
Voi, con il decreto fiscale, modificate l'assetto societario della Stretto di Messina Spa sottraendole risorse per trasferirle altrove - di questo parleremo in maniera più dettagliata nel momento in cui esamineremo il decreto fiscale -, però, le consentite di progettare e di realizzare ponti in tutto il mondo tranne che in Italia, dove cioè li dovrebbe realizzare. Voi, non consentendo l'ingresso nella società di capitali privati, blindate l'assetto societario della Stretto di Messina Spa ma, nonostante ciò, la mantenete in vita facendo, in tal modo, capire agli italiani che quest'opera la vorreste realizzare ma che non potete farlo. Questa è la questione che, a mio avviso, avrebbe sicuramente meritato, lo dico senza fare polemica, un'adeguata risposta da parte del centrosinistra e del Governo. Tale risposta, fra l'altro, ve l'ha fornita il professor Misiti, secondo il quale l'alternativa al ponte poteva essere l'avvio di un serio studio di fattibilità sull'alta velocità ferroviaria sulla tratta Salerno-Palermo. Non c'è nemmeno questo; credo, quindi, che voi siate ormai veramente alla frutta (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Forgione. Ne ha facoltà.
FRANCESCO FORGIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che abbia fatto bene il Governo a chiarire, attraverso le parole del Vicepresidente del Consiglio dei ministri, che il ponte sullo stretto di Messina non rappresenta una priorità nell'ambito dell'attività da svolgere in questa legislatura. Del resto, checché ne diciate voi, colleghi del centrodestra, la stessa Unione europea ha collocato la realizzazione di tale opera al diciassettesimo posto tra le infrastrutture utili allo sviluppo del Meridione.
Sulla realizzazione del ponte dobbiamo porci alcune domande. Si può rimuovere davvero, tra le mille ragioni di carattere ambientale quali la violazione dell'ecosistema e dell'assetto territoriale e paesaggistico di uno dei più suggestivi angoli del mondo, il dato più significativo, e cioè l'inutilità della costruzione di questa mega opera?
È falsa, inoltre, l'affermazione secondo la quale chi si oppone alla realizzazione del ponte sullo stretto si oppone allo sviluppo del Mezzogiorno. Sul termine «sviluppo» noi desidereremmo ragionare, così come vorremmo ragionare su altri termini, di cui si è tanto abusato quando si è parlato di Mezzogiorno, come «modernità» e «modernizzazione». A nostro avviso, il tema è il seguente: quale sviluppo? Gli investimenti, le risorse territoriali, ambientali e produttive, gli interventi infrastrutturali, possono davvero cambiare il segno e la qualità dello sviluppo del Mezzogiorno? Se pensiamo, ad esempio, al turismo per la Calabria e la Sicilia, il problema che si pone sarebbe rappresentato dai dieci minuti in meno di attraversata che consentirebbe la realizzazione del ponte, oppure dai costi, dai tempi, dalla raggiungibilità di un'isola, la Sicilia, per l'Europa, per l'Italia, per il mondo?
Se pensiamo all'agricoltura, tema abusato, il problema del pomodorino ciliegino di Pachino, dell'ortofrutta di Vittoria o delle arance rosse di Catania è quello della attraversabilità dello stretto in dieci minuti di meno o quello della conquista dei mercati di Roma, piuttosto che di Milano, di Londra e di Parigi, nello stesso tempo che impiega un pomodoro, un'arancia o un frutto prodotto in Tunisia, in Marocco o in Algeria?
Dobbiamo cominciare a considerare lo sviluppo produttivo della Sicilia e del Mezzogiorno nel Mediterraneo, nel cui ambito sono collocati questi territori, anche in termini di conquista e di competitività dei mercati, in una visione del tutto nuova.
Del resto, gli stessi advisor hanno dichiarato che, per almeno cento giorni all'anno, il ponte sullo stretto, per condizioni ambientali di venti e di correnti, rimarrebbe chiuso. Quindi, non si risolverebbe il problema del trasporto su mare neanche dal punto di vista dei costi.
Ho sentito qui delle aberrazioni, ossia che 10 milioni di turisti vorrebbero recarsi in Sicilia per vedere la bellezza del ponte sullo stretto. A quel collega voglio ricordare che vi sono innumerevoli turisti che vogliono andare ad Agrigento per ammirare la bellezza - quella sì! - della Valle dei templi, che parla di storia e di civiltà, che con questa opera si vorrebbero negare, e che rischia di morire ogni giorno, perché sulla strada Palermo-Agrigento, ormai obsoleta, c'è un morto al giorno.
Noi vogliamo guardare al sistema delle opere infrastrutturali pensando ad un'altra idea delle risorse e ad un'altra qualità dello sviluppo.
Parlate dei soldi che si perderebbero, ma non denunciate che, dal 1971 ad oggi, in oltre 35 anni, sono stati già spesi centinaia di miliardi per studi di progettazione e di fattibilità, convegni e convegnistica, solo per continuare ad alimentare un dibattito che è un miraggio. Le province della regione, come Catania, e la regione Sicilia continuano a pensare a società su società, consulenti su consulenti, studi di fattibilità su studi di fattibilità, cofinanziamenti su cofinanziamenti, per alimentare un sistema di affari, di interessi e di potere attorno ad un miraggio,Pag. 7un'opera inutile per l'incidenza che essa dovrebbe avere nel reale sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno.
Sappiamo bene che le priorità sono altre e riguardano il sistema aeroportuale del Mezzogiorno e della Sicilia. La scelta, ormai vincente in tutta Europa e nel Mediterraneo, pulita ecologicamente, con bassi costi e trasporti rapidi, che assicura davvero un rapporto tra le produzioni agricole commerciali e i mercati, è costituita dal sistema delle autostrade del mare, che bypassa totalmente la Sicilia, perché i colleghi calabresi sanno bene che, da Gioia Tauro, la Sicilia viene totalmente bypassata.
Si tratta di pensare, inoltre, al sistema ferroviario. Davvero possiamo continuare con una Reggio Calabria-Taranto ancora su unico binario? Davvero potete pensare a quella Salerno-Reggio Calabria che, attraversato il ponte, costituirebbe un imbuto, e che fa parte del sistema di trasporto su gomma che, tra l'altro, noi vogliamo mettere in discussione, perché non assicura alcun abbattimento dei costi e nemmeno la compatibilità dal punto di vista ecologico?
Noi vogliamo pensare ad un'altra idea dello sviluppo e, per questo, abbiamo un'altra concezione degli interventi infrastrutturali per il Mezzogiorno. Da questo punto di vista, è anche utile cambiare la missione della società Stretto di Messina Spa, che va ridefinita in direzione della qualità e di un diverso sistema di opere infrastrutturali e del sistema integrato dei trasporti.
Usate anche in questo caso l'argomento della mafia. Ho spiegato le ragioni per le quali noi siamo contrari al ponte: non perché esso favorisca la mafia. Sappiamo bene che gli interessi della mafia allignano ovunque e come a fondamento dell'idea dello sviluppo ci sia, in modo esclusivo, il ciclo dell'accumulazione legata al cemento. Pertanto, noi vigileremmo su quest'opera come faremmo su tutte le opere che riguardano il rapporto tra il ciclo del cemento, gli appalti pubblici e gli interventi finanziari dello Stato.
No, le ragioni della nostra opposizione sono diverse; riguardano un'altra idea dello sviluppo del Mezzogiorno, un'altra idea dello sviluppo della Sicilia, un altro rapporto tra le risorse esistenti e lo sviluppo produttivo, il ruolo che la Sicilia deve avere nella riconquista di una centralità della sua funzione culturale, civile, commerciale, di scambio, all'interno di un Mediterraneo che vogliamo sia area di pace, di cooperazione e di sviluppo, non teatro di conflitti, di guerre e di sofferenza per la massa di migranti che, venendo dall'altra sponda, cercano da noi non un ponte fatto di cemento, ma un ponte fatto di solidarietà, di cultura, di accoglienza e di integrazione. Queste sono le ragioni della nostra opposizione.
Noi diciamo al Governo di andare avanti su questa strada senza tentennamenti e di definire un altro modello di intervento per il Mezzogiorno: non una sospensione in nome di un'altra agenda delle priorità, ma la costruzione di un'altra idea dello sviluppo nella quale collocare l'intervento a favore ed a sostegno del Mezzogiorno, a favore ed a sostegno della Sicilia.
Per le ragioni che ho indicato, abbiamo sottoscritto la risoluzione n. 6-00008, a prima firma dell'onorevole Franceschini, a favore della quale voteremo. (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, siamo rammaricati per il tono degli interventi che abbiamo ascoltato stamani. Da ultimo, l'onorevole Forgione ha dimenticato, forse, di essere siciliano; ha dimenticato che troppi Governi si sono succeduti e che mai alcuno di essi ha offerto alla Sicilia la possibilità di fare un salto di qualità, di colmare quel gap che, oggi, non ci permette di essere al passo con l'Europa e con il mondo intero.
Noi abbiamo condiviso la mozione presentata dagli amici di Forza Italia e dell'UDCPag. 8perché riteniamo che il ponte sullo stretto costituisca l'unica possibilità per i siciliani di agganciarsi all'Italia ed all'Europa.
Tutti si sono espressi: abbiamo ascoltato rappresentanti di vari gruppi, i quali si sono improvvisati tecnici specialisti. In Italia, siamo abituati a vedere succedere tutto ed il contrario di tutto: ad esempio, possiamo apprendere che i Verdi sono contrari alla TAV in Italia, ma possiamo scoprire che gli stessi Verdi sono favorevoli in Francia. Tuttavia, non voglio dilungarmi su questi aspetti.
Noi riteniamo indispensabile il ponte sullo stretto. I paesi del sud-est asiatico fanno passare i loro flussi commerciali attraverso lo stretto di Suez, che oggi viene ampliato: la Sicilia può essere veramente la piattaforma, la porta di ingresso per l'Europa. Da questo punto di vista, il ponte sullo stretto rappresenta un'opera assolutamente indispensabile, insieme a tutte le altre infrastrutture.
Ci amareggia, poi, constatare che il decreto-legge recante disposizioni in materia fiscale - mi riferisco, in particolare, all'articolo 14 - cerchi di bluffare, di camuffare: le risorse disponibili per la società Stretto di Messina vengono stornate senza che siano precisamente orientate, senza che sia specificato in quale proporzione esse andranno, rispettivamente, alle regioni Calabria e Sicilia (al riguardo, preannuncio che ci attiveremo per la presentazione di un emendamento in tal senso).
Un'ultima riflessione: siamo dispiaciuti anche per le dichiarazioni dei colleghi siciliani, i quali hanno anteposto all'interesse della Sicilia l'interesse personale...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIETRO RAO. ...l'interesse di partito. Forse ci toglierete il ponte, ma sicuramente non potrete toglierci la speranza di creare un futuro per i nostri figli e per le nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Briguglio. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà un voto favorevole sulle mozioni presentate dal centrodestra riguardanti la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
Ci sono momenti in cui una forza politica, dinanzi al Parlamento e al paese, deve assumersi determinate responsabilità. La storia delle posizioni di Alleanza Nazionale sul ponte dello stretto, ribadita appena qualche settimana fa direttamente dal presidente Fini in una grande manifestazione popolare a Piazza Colonna a Roma cui hanno aderito tutti i partiti del centrodestra, è chiara e coerente. Ciò che non è stato né chiaro né coerente è l'atteggiamento della maggioranza e del centrosinistra, che (limiterò l'intervento soltanto a queste annotazioni politiche) ha dimostrato - e proprio sul ponte sullo stretto la dimostrazione è stata palese e chiara - di essere affetto da una sorta di sindrome della demolizione.
Il ponte sullo stretto all'inizio del percorso di questo Governo è stato uno dei primi esempi, soprattutto con le dichiarazione del ministro Bianchi, su cui mi soffermerò più avanti, con cui è stato espresso al paese un senso di discontinuità. Tutto ciò che era stato fatto dal Governo precedente andava demolito, dal ritiro dall'Iraq alla demolizione della legge Bossi-Fini, che si sta smontando piano piano, alla legge Biagi, fino al ponte sullo stretto che plasticamente dimostra questa sorta di «sindrome talebana» del centrosinistra, su impulso delle sue forze più estremiste e radicali, in particolare di quella componente ambientalista, direi fondamentalista, che ritiene di dover dare un segnale preciso, impedendo la realizzazione di un'opera importante dal punto di vista non solo sociale ed economico, ma anche simbolico, perché è l'opera che racchiude un impegno diventato concreto.Pag. 9
Il ponte sullo stretto, ormai, non è un dibattito astratto delle riviste di urbanistica, ma è un momento alto di cultura di Governo realizzata, perché siamo arrivati addirittura all'appalto dei lavori. È dunque l'espressione della volontà di dare vita ad un Governo ideologico della sinistra. Questo ci fa capire dove andrà questo Governo. Si tratta dell'ennesima prova che la sinistra riformista è stata sopravanzata dalla sinistra radicale; ma è stata sopravanzata anche una sinistra del lavoro e sindacale, quella che un tempo si chiamava operaista, la sinistra anche meridionale, che, a fronte di una valutazione positiva dell'impatto ambientale, dice «no» a 40 mila posti di lavoro in fase di cantiere, dice «no» a 10 mila turisti l'anno in più, dice «no» alla possibilità di attraversare tre chilometri in tre minuti, dice «no» alla possibilità di far uscire la Sicilia dall'emarginazione (saremo l'unica regione dove non è possibile realizzare l'alta velocità), dice «no» ad una strada per l'Europa, quel corridoio Berlino-Palermo che in realtà prenderà «altre strade».
Ma è anche il momento in cui la sinistra - voglio essere estremamente chiaro - perde la sua anima, colleghi del centrosinistra! Voi dovete sapere che questa posizione significa essere fortemente intrecciati con la lobby dei traghettatori! Siccome il Parlamento è il luogo dove quello che diciamo resta anche per il futuro, questo è un capitolo nero della storia della sinistra in Italia! Il Governo dice «no», perché l'ordine arriva da una lobby ben precisa di cui politicamente il ministro Bianchi è l'espressione in quel Governo (tutti sanno che è così). Perdete l'anima sotto questo profilo ed è un profilo estremamente grave. Perdete l'anima anche rispetto alle posizioni che avete espresso nel passato; tutti ricordano e tutti ridono in Italia - e segnatamente in Sicilia - di quella promessa fatta dall'attuale Vicepresidente del Consiglio, Rutelli, che, nella campagna elettorale del 2001, venuto in Sicilia, dichiarò: inaugureremo il ponte sullo stretto il 2 giugno del 2011. Un vignettista gli disse: magari ci comunicherà l'ora, se di mattina o di pomeriggio.
Ma, al di là dell'ironia, sussistono circostanze estremamente gravi quali il conflitto di interessi; lo voglio dichiarare con una notazione assolutamente politica e non personale: una delle due città dello stretto, il comune di Messina, è governata, nella sua composizione politica e anche nella sua rappresentanza istituzionale, dall'espressione di questo gravissimo conflitto di interessi. A ciò noi rispondiamo con la nostra coerenza e con l'ottimismo della volontà, perché i siciliani vogliono il ponte sullo stretto; il Governo di centrodestra della regione, che interpreta la volontà dei siciliani, in un modo o nell'altro interverrà, certamente con un grande moto popolare. Noi, infatti, siamo disponibili a procedere a qualsiasi consultazione o referendum per interpellare la volontà popolare; siamo disponibili a far sì che le regioni che esercitano la loro competenza istituzionale - quindi quelle interessate, la Sicilia e la Calabria - facciano quanto questo Governo, in nome dell'incoerenza e del mastodontico conflitto di interessi creatosi al suo interno, non vuole compiere. Certamente noi saremo coerenti con il mandato affidatoci dai cittadini siciliani e con le nostre posizioni antiche e tuttavia attualissime (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Li Causi.
Devo precisare che il deputato, iscritto a parlare in questa fase, era stato già chiamato, ma non era presente in aula: di norma, in tali casi si intende che egli rinunci all'intervento ma, avendo avuto notizia che il deputato Li Causi era in quel momento impegnato in Commissione, faccio molto volentieri, per così dire, uno strappo alla regola e gli do la parola.
Prego, ha facoltà di parlare.
VITO LI CAUSI. La ringrazio in maniera particolare, Presidente. Peraltro, non espongo le ragioni della mia assenza perché già lo ha fatto lei stesso; quindi, grazie.Pag. 10
Onorevoli colleghi, si vuol far credere che la costruzione del ponte sullo stretto di Messina risulterebbe essere la grande opera ingegneristica e avveniristica che risolverebbe tutti i problemi siciliani, mentre sono il primo a dichiarare che tale opera non rappresenterebbe una opportunità di sviluppo economico per la Sicilia e per la Calabria. Essa non corrisponde ad alcuna programmazione preventiva né ad una pianificazione territoriale; ciò, anche a volere omettere le motivazioni portate avanti dagli ambientalisti (ai quali faccio peraltro osservare che non esiste progresso senza cambiamento).
Noi Popolari-Udeur riteniamo che vada condotto un ragionamento diverso intorno a questa grandiosa ma simbolica opera; essa ci distrarrebbe dall'impegno che contraddistingue questo Governo, che ha la ferma volontà di raggiungere i propri obiettivi, a garanzia dello sviluppo e degli interessi del Mezzogiorno d'Italia. Noi Popolari-Udeur abbiamo il massimo rispetto di chi non la pensa come noi, ma il sottosviluppo in cui versa la Sicilia è stato lasciato intatto dall'ormai famoso risultato elettorale di sessantuno collegi a zero del passato Governo.
Rimaniamo perplessi circa l'effettiva validità di un'opera che distrarrebbe l'attenzione dalle reali necessità del nostro territorio. Il ponte collegherebbe due regioni che dispongono di una rete viaria alquanto insufficiente ed arretrata, mentre il guadagno di pochi minuti per l'attraversamento dello stretto non potrebbe certamente far recuperare le ore che occorrono per raggiungere, da Messina, le città di Ragusa, di Trapani e di Siracusa o qualsiasi altra destinazione sull'isola.
Sarebbe preferibile utilizzare le risorse economiche per migliorare la suddetta rete viaria, talvolta anche inesistente, la rete idrica obsoleta e colabrodo, con acqua inquinata fino al punto di poter affermare che in altre regioni d'Italia, giustamente, sarebbe avvenuta una rivolta popolare.
Riteniamo che ancora manchino quei presupposti indispensabili per il tanto agognato sviluppo che desideriamo per la nostra terra di Sicilia. Sarebbe auspicabile, invece, assistere ad una crescita e ad un futuro risveglio e sviluppo della Sicilia attraverso i suoi paesaggi ed il godimento della sua luce, che sono i veri protagonisti.
Pertanto, onorevole Presidente ed onorevoli colleghi, il merito non potrebbe che venire dalla forza di quegli imprenditori che favoriscono logiche non assistenziali, da coloro che dimostrano capacità di iniziativa e di progetto nei settori più vasti della vita produttiva. Dovrebbe, altresì, venire da una buona classe dirigente locale, da amministratori che sanno tramutare le opportunità in risorse messe a disposizione dei propri cittadini. Il merito dovrebbe venire da chi favorisce la nascita e la promozione di attività che coinvolgono tutti i settori dell'economia, da chi sa individuare le linee strategiche per favorire investimenti, sviluppo e posti di lavoro sul territorio, che sino ad oggi non si vedono.
Sono queste le cose di cui la Sicilia, la Calabria e tutto il Mezzogiorno d'Italia hanno bisogno. Le risorse finanziarie per attuare lo sviluppo in Sicilia ad oggi sono state limitate e forse anche negate. Meglio sarebbe spendere le risorse intellettuali e le energie individuali per dotarci di quei supporti burocratici e legislativi necessari per meglio pianificare e monitorare i bisogni dei nostri territori. Si fa riferimento, ad esempio, a leggi che consentano una pianificazione territoriale più moderna, agevole e meno farraginosa, perché quella attuale è di difficile comprensione. Si fa riferimento a norme per l'esecuzione e la conduzione delle opere pubbliche, in modo che siano più chiare e di più serena applicabilità, visto che spesso non si riesce a districarsi dall'avvicendarsi e dall'intrecciarsi di leggi europee, statali e regionali.
Il ponte sullo stretto di Messina oggi non sarebbe un merito, bensì un freno per la realizzazione di opere pubbliche davvero urgenti e necessarie quali la rete viaria, quella ferroviaria e quella idrica, il riordino delle coste, gli investimenti infrastrutturali nei porti, negli interporti e negli aeroporti. Tali investimenti infrastrutturali agevolerebbero l'interscambio delle merci e la mobilità delle persone, sia all'internoPag. 11del territorio meridionale ma anche tra il Mezzogiorno d'Italia e il resto del mondo. Solo così facendo la Sicilia sarebbe agevolata da un circuito turistico e culturale e dalla valorizzazione del suo consistente patrimonio archeologico, paesaggistico, termale, artistico e culturale.
Onorevoli colleghi, consideriamo che prossimamente il Mediterraneo diverrà area di libero scambio. Ricordiamoci che le coste siciliane sono il belvedere, il terrazzo del Mediterraneo.
Infine, signor Presidente, tengo a dire che sbagliano coloro i quali pensano che il gruppo Popolari-Udeur sia contro il ponte sullo stretto di Messina. Siamo a favore delle strutture primarie, dello sviluppo e del lavoro per tutti, possibilmente nel territorio dove si è nati e cresciuti. Questo è l'appello dei siciliani, pionieri nel mondo ed estranei nella loro terra. Soltanto dopo la realizzazione di quanto ho detto, potremmo essere favorevoli alla costruzione del ponte sullo stretto di Messina.
Consapevoli di avere indicato solo alcuni e parziali temi che caratterizzano la questione della Sicilia, della Calabria e del Mezzogiorno d'Italia, sottolineiamo che non è attraverso la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina che si realizzano gli interessi dei siciliani, ma attraverso opere di infrastrutture primarie che creerebbero occupazione e ridurrebbero l'area della emarginazione e del degrado che, ad oggi, condizionano e frenano lo sviluppo economico, sociale e anche legale delle regioni meridionali.
Perciò, i deputati del gruppo dei Popolari-Udeur esprimeranno voto contrario sulle mozioni presentate dai deputati D'Alia e La Loggia mentre esprimeranno voto favorevole sulla risoluzione Franceschini ed altri n. 6-00008
(Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, nei pochi secondi di tempo a mia disposizione mi richiamo a quanto affermato dall'onorevole D'Alia nell'illustrazione della mozione dell'UDC ed a quanto ha ripetuto, questa mattina, in sede di dichiarazione di voto. Preciso che noi esprimeremo voto favorevole anche sulla mozione La Loggia ed altri n. 1-00029.
A me dispiace, signor ministro - non ho molta dimestichezza con la sua persona -, che non sia presente il Governo nella sua completezza, come stavo dicendo poc'anzi al viceministro Capodicasa. Non vedo, infatti, il ministro dei trasporti, che si è dichiarato contrario fin dal primo momento: doveva ancora presentarsi al Palazzo del Quirinale per il giuramento e già si era dichiarato contrario alla realizzazione di un attraversamento stabile dello stretto di Messina! Non vedo neppure il Presidente del Consiglio dei ministri. Questo dibattito sotto tono dimostra soprattutto, la fondatezza di un rilievo di fondo che noi abbiamo mosso attraverso le nostre mozioni, relativo al cambiamento radicale nella politica del Governo nel nostro paese. Non si tratta del problema di costruire o meno un manufatto, di costruire o meno il ponte: è la filosofia dell'Europa che salta, è il Corridoio n. 1 che salta, che sarebbe dovuto andare da Berlino a Palermo. Salta un intero disegno con il quale si sarebbe dovuto collegare l'Europa al Mediterraneo attraverso l'Italia meridionale e attraverso una corretta politica delle infrastrutture, da realizzare, certamente, mediante l'ammodernamento delle ferrovie, della autostrada Salerno-Reggio Calabria, della strada statale ionica e mediante una visione intermodale dei trasporti all'interno del nostro paese.
Il Governo è assente. Abbiamo ascoltato alcuni esponenti della maggioranza pronti a esprimere un voto secondo la disciplina di maggioranza, smentendo anche il passato, perché molti governi di centrosinistra hanno approvato, via via, la realizzazione di quest'opera. Ovviamente, il Presidente Prodi avrebbe dovuto avere il coraggio di presentarsi in Assemblea e di smentire se stesso, sia rispetto a quando è stato presidente dell'IRI, sia rispetto a quando è stato membro del Governo e Presidente del Consiglio dei ministri. Ritengo,Pag. 12signor Presidente, signor ministro, che ci troviamo in una situazione di grande difficoltà e di grande imbarazzo. La questione non può finire qui, con questa discussione su un atto di indirizzo parlamentare. Credo che debba essere recuperata. Non è possibile che nel contenuto di una mozione si ritorni ad una concezione che già da tempo abbiamo acquisito. Certamente, bisogna realizzare le opere in Sicilia, in Calabria e nel Mezzogiorno. Ma tutto il denaro speso per la società Stretto di Messina dove va a finire? Non sono riuscito a capire la posizione di Ciucci...
PRESIDENTE. Onorevole Tassone...
MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. Poi, mi dovrà concedere alcuni secondi perché devo rivolgere un appunto alla Presidenza. Lo debbo rivolgere, signor Presidente, non a lei - per carità di Dio! - ma alla Presidenza nel suo complesso.
Stavo dicendo che Ciucci è stato nominato presidente dell'ANAS, dopo essere stato un sostenitore forte e accanito, in termini inverecondi, della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
PRESIDENTE. Però deve concludere, onorevole: proceda con l'«appunto» alla Presidenza.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, concludo. La Presidenza - non mi sto rivolgendo a lei - in altri tempi, per una discussione di questo genere, sarebbe stata meno fiscale, e avrebbe reso possibile un'ampia discussione. Oggi, invece, stiamo inseguendo il formalismo e certamente il Presidente Bertinotti - che, ovviamente, ha la responsabilità di gestire la Camera dei deputati - deve darci contezza del perché, per argomenti così importanti, non ci riconosca la possibilità di parlare, costringendoci a rispettare tempi che vanno dai due minuti ai due minuti e mezzo.
È evidente, quindi, che il Presidente Bertinotti è convinto che quest'opera non abbia valore e che questa discussione non sia sostanziale, ma rappresenti un pro forma (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Tassone, i tempi a disposizione sono dettati dal contingentamento ordinario. Lunedì scorso si è svolta la discussione sulle linee generali, nell'ambito della quale i deputati che intendevano intervenire hanno avuto tutta la possibilità di farlo. Anche stamani stiamo cercando di gestire il contingentamento in modo elastico, come lei ed altri colleghi ben sanno.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misiti. Il gruppo dell'Italia dei Valori è uno di quelli che avrebbe esaurito il tempo a sua disposizione, ma concedo un minuto all'onorevole Misiti per poter sentire in sede di dichiarazioni di voto finale anche la voce dei deputati che vi appartengono. Prego, onorevole Misiti, ha facoltà di parlare.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, in un minuto sarà impossibile svolgere la mia dichiarazione, quindi chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo del mio intervento, anche perché il senso della mia posizione è già emerso nel corso della discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo, innanzitutto, per esprimere la delusione provata in quest'aula ascoltando i deputati calabresi e siciliani di maggioranza, che piegano gli interessi delle loro terre agli interessi di coalizione.
Nessuno qui può essere convinto della giustezza di tali posizioni, non è vero che vi è un centrodestra ed un centrosinistra. Si è ascoltato di tutto, ma forse ci sono delle questioni da ricordare.Pag. 13
Il primo studio di fattibilità del ponte sullo stretto è stato commissionato nel 1998, quando a presiedere il Consiglio dei ministri c'era un signore che si chiama Massimo D'Alema. Non vi vanno bene gli advisor che hanno scelto? Li ha scelti l'allora Vicepresidente del Consiglio Massimo D'Alema! Erano diverse le posizioni qualche anno fa. Vorrei ascoltare - me lo auguro - parole diverse da alcuni deputati. Fra poco arriverà l'ex ministro Cardinale che all'epoca prendeva posizione a favore del ponte sullo stretto, e spero sia ancora d'accordo. Non vi sono motivi tecnici ed economici; pertanto, su questa questione si è fatta demagogia e voi, colleghi siciliani e calabresi di maggioranza, state accettando una truffa: la risoluzione presentata dal collega Franceschini è una truffa! Non si sta discutendo se fare il ponte sullo stretto o altro; la Sicilia e la Calabria hanno bisogno di quest'opera e di altro.
Cosa significano parole come «fondi in assoluta urgenza, necessità, priorità»? Non significano nulla. Mi rivolgo ai calabresi e all'onorevole Misiti, che è stato assessore ai lavori pubblici in quella regione. Lui sa perfettamente che non vi sono i tempi tecnici per lo stanziamento dei fondi sulla Salerno-Reggio Calabria, salvo chiudendo le strade. La 106 - la cosiddetta autostrada della morte, di cui tanto si parla ogni qualvolta vi sono degli incidenti - si sta facendo. Per la Salerno-Reggio Calabria i lavori procedono, ma il presidente della giunta calabrese quale sostiene che il turismo è bloccato a causa dei cantieri. Facciamo la Salerno-Reggio Calabria o togliamo i cantieri? L'una e l'altra cosa non si possono fare! Vi è un problema vero da risolvere, poiché voi state piegando gli interessi di una parte di territorio: non solo la Sicilia, ma, a maggior ragione, la Calabria, condannata alla marginalità e all'isolamento.
Nessuno mai investirà nell'alta velocità! Nessuno si impegnerà mai realmente nel miglioramento della Salerno-Reggio Calabria, soprattutto le società e gli imprenditori privati!
Come ha spiegato qualche giorno fa l'onorevole Misiti, inoltre, le Ferrovie dello Stato Spa hanno dichiarato che non vi è la possibilità di realizzare l'alta velocità, poiché non è economica. Certo che non lo è, poiché si tratta di servire due milioni di cittadini che abitano in una regione marginale!
PRESIDENTE. La invito a concludere...
JOLE SANTELLI. Concludo, signor Presidente, perché credo che la posizione di tutti sia di per sé evidente. Il Presidente del Consiglio ha iniziato la legislatura affermando che la Calabria era la figlia prediletta di questo Governo. Adesso ci dite che realizzerete gli aeroporti, ma vorrei rilevare che il ministro Bianchi ha dichiarato che in Calabria non servono aeroporti! Inoltre, avete affermato che non costruirete più il ponte sullo stretto di Messina!
Sapete cosa c'è di nuovo? Il Governo in carica non è una madre amorevole, ma una matrigna! Se ciò significa essere «figlia prediletta», allora scordatevi della Calabria e vediamo se, dimenticandovela, riuscirete a combinare qualcosa di buono (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, il problema della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina è antico. Ricordo, infatti, che quando l'ex ministro Signorile, all'inizio degli anni Ottanta, chiese che fosse assegnato ad una Commissione parlamentare in sede legislativa un provvedimento relativo al ponte sullo stretto, io stesso - che allora, come adesso, ero deputato del partito repubblicano - raccolsi, assieme all'onorevole Rutelli (all'epoca deputato del partito radicale), le firme necessarie per evitare che tale provvedimento fosse esaminato in quella sede.Pag. 14
Qualche anno dopo, nel 2001, l'onorevole Rutelli affermò, invece, che nel 2011 avrebbe inaugurato il ponte sullo stretto di Messina. Alcuni hanno cambiato idea, e non vi è nulla di strano in ciò; il problema sussiste se hanno cambiato idea anche in ordine all'infrastrutturazione del Mezzogiorno, della Calabria e della Sicilia.
In altri termini, se non si vuole costruire il ponte sullo stretto e, contemporaneamente, non si desidera realizzare l'alta velocità ferroviaria, non si vogliono ammodernare le autostrade e non si intende migliorare gli aeroporti, esiste sicuramente un problema. La questione, pertanto, è molto più complessa di quanto non sia la realizzazione del ponte in sé.
Vorrei evidenziare che la risoluzione presentata dai deputati appartenenti alla maggioranza risulta anche contraddittoria nella sua formulazione. Alcuni, infatti, chiedono di non costruire il ponte sullo stretto di Messina, mentre altri propongono di realizzare le infrastrutture autostradali. Peccato che ad ammodernare le autostrade non vi abbiano pensato...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
FRANCESCO NUCARA. ...i Governi che si sono succeduti dal 1996 al 2001, perché se ne è fatto carico il precedente esecutivo.
Credo che il vero problema che si debbano porre i ministri Bianchi e Di Pietro sia la realizzazione delle ferrovie ad alta velocità fino a Palermo: in tal caso, infatti, il ponte sullo stretto di Messina nascerà da sé! Se ciò non dovesse essere realizzato...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
FRANCESCO NUCARA. Termino subito, signor Presidente. Come stavo dicendo, se ciò non dovesse accadere, allora sarà dimostrata l'esistenza di un pregiudizio nei confronti dell'infrastrutturazione del Mezzogiorno. Ciò esula dalla questione della realizzazione del ponte, ed è proprio su tali temi che il Governo dovrà rispondere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, la scelta operata dal Governo in merito alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina si basa, nella sua assurdità, su diverse motivazioni, tutte a mio avviso insostenibili.
Una prima motivazione è costituita dall'atteggiamento antisiciliano di un esecutivo che, nella storia della Repubblica, è il primo senza un ministro che sia espressione dell'isola. Da ciò deriva una chiara debolezza di rappresentatività, la quale evidenzia come la deputazione siciliana di maggioranza conti poco o nulla.
Una seconda motivazione è rappresentata dalla fanatica ed irrazionale demagogia manifestata dai settori appartenenti alla sinistra radicale. Essi sono nemici giurati di ogni infrastruttura che determini elementi di crescita e di progresso, sterili sacerdoti dell'esistente, teorici dell'utopia della «mummificazione» dei contesti ambientali e «utili idioti» al servizio di concreti interessi privati: per coerenza, dovrebbero contestare anche i collegamenti con i traghetti, in quanto altamente inquinanti!
Sono costoro che hanno imposto la loro linea e, ancora una volta, è la sinistra radicale, come nell'incredibile manovra finanziaria, a dettare la rotta ad una maggioranza terrorizzata a reagire anche ai diktat più irragionevoli e autolesionisti.
L'ipocrita compromesso della risoluzione Franceschini ed altri n. 6-00008 - che non dice formalmente «no» al ponte, ma ne dichiara la non priorità - è una foglia di fico, che non riesce a mascherare il fatto che questo Governo sta pagando alla demagogia dell'ala radicale l'ennesima cambiale. Ma quanto deve costare ancora al paese questa assurda alleanza?
Così, tra un'ipocrita risoluzione in Parlamento e azioni concrete, come il furto dell'articolo 14 del decreto-legge collegato alla finanziaria, si consuma un vero delitto nei confronti della Sicilia. Una Sicilia che non merita di essere trattata così e chePag. 15certamente non meritava di subire la comparsata del ministro Di Pietro la settimana scorsa a Palermo sul tema delle infrastrutture da finanziare con i fondi distratti dal ponte. Non accettiamo questo scambio, anche perché non vi è nessuna garanzia che questi fondi verrebbero realmente spesi in Sicilia e in Calabria.
Lo storno dei fondi di Fintecna per il ponte - 2,4 miliardi di euro - è una decurtazione di risorse inaccettabile. Il ponte non è un capriccio dei siciliani o del centrodestra, ma un'infrastruttura strategica e irrinunciabile per la Sicilia e per l'Europa. Come si può pensare al corridoio n. 1 Berlino-Palermo, senza il ponte? Infatti, sarà il corridoio Berlino-Villa San Giovanni o, peggio, come sostiene qualcuno, Berlino-Napoli-Bari.
La mancata realizzazione del ponte è la sentenza di condanna definitiva della Sicilia e della Calabria alla totale emarginazione. Altro che rilancio dell'isola, partendo dalla sua centralità strategica nel Mediterraneo, come Prodi teorizzava durante la campagna elettorale! Solo il ponte può concretizzare l'idea di una Sicilia quale avamposto dell'Unione europea verso l'Africa e il Medio Oriente e fare della più grande isola del Mediterraneo la naturale base logistica per l'incontro dei popoli, delle civiltà, dei paesi bagnati dal Mediterraneo.
Non si tratta, quindi, solo della realizzazione di un'opera che per nove anni avrebbe attivato circa 10 mila nuovi posti di lavoro - che, in una realtà come quella siciliana e calabrese, non sono questioni secondarie - ma di un'opera fondamentale per lo sviluppo dell'Europa e del bacino del Mediterraneo.
La scelta di non realizzare il ponte è, quindi, sbagliata e demagogica; una scelta perniciosa anche sotto il profilo delle conseguenze giuridiche e finanziarie. Si tratta, infatti, di un'opera già appaltata all'impresa Impregilo, general contractor, per un importo di ben 3,9 miliardi di euro, un'opera pubblica interamente coperta anche grazie ad un congruo contributo dell'Unione europea che l'Italia rischia di perdere se distolto dal ponte.
La decisione, quindi, di revocare l'appalto da parte del Governo comporterà gravissime conseguenze in ordine alle inevitabili penali che, legittimamente, verranno rivendicate dell'impresa appaltatrice.
Ecco perché appare una vicenda kafkiana, una vicenda, cioè, intrisa di superficialità, approssimazioni e dosi industriali di demagogia, che però tutela anche interessi concreti di chi, da sempre, è interessato all'attraversamento con i traghetti. Altro che salvaguardia dell'ambiente!
Ecco perché da siciliano, che ha sempre sognato questa grande opera di civiltà e di progresso, chiedo a tutte le forze politiche di questo Parlamento di votare a favore della realizzazione del ponte sullo stretto di Messina e coronare l'aspirazione di milioni di siciliani e calabresi e - ne sono certo - della stragrande maggioranza degli italiani.
Ecco perché, a nome di Alleanza Nazionale, annuncio il voto favorevole sulle mozioni La Loggia ed altri n. 1-00029 e D'Alia ed altri n. 1-00037, essendo l'unico modo per scongiurare un torto irreparabile alla Sicilia e all'intero paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il «no» dei Verdi al ponte sullo stretto viene da lontano ed è stato ripetuto con tenacia e coerenza nel corso di due decenni. È un «no» non ideologico, un peccato capitale di cui qualcuno, come ieri l'onorevole La Loggia, continua ad accusarci; invece, è un rifiuto basato solidamente su tre ordini di motivazioni: ambientali, sociali ed economiche.
Ovviamente parto dall'ambiente, che è il fulcro del nostro agire politico.
Questa opera mastodontica - 3 mila 300 metri: sarebbe il più lungo ponte ad un'unica campata del mondo, sospeso a due gigantesche twin tower di 382,6 metri,Pag. 16con un coacervo di 27 chilometri di raccordi stradali e 35 di raccordi ferroviari annessi, con un immane volume di scavo, non inferiore ad 8 milioni di metri cubi - avrebbe un impatto devastante su uno degli ecosistemi più rari e delicati del Mediterraneo. Un ecosistema in cui il gioco delle correnti - ricordiamo tutti Omero: Scilla e Cariddi, che tre volte inghiotte e tre volte rigetta l'acqua del mare -, la conformazione particolare dei fondali, le differenti batimetrie hanno creato le condizioni per garantire una biodiversità assolutamente eccezionale (pensate che, addirittura, il sito è candidato per il World Heritage dell'Unesco). É il luogo prediletto per la riproduzione di tonni e pesci spada ed è rifugio di creature abissali estinte altrove e rare specie marine dai nomi evocativi, come il mollusco argonauta argo ed il bivalve pinna nobilis e le praterie sommerse di ondulate alghe laminarie. So che qualcuno sorriderà e che la sorte di queste creature non è in testa alla hit parade dei nostri problemi, ma al danno a tale ecosistema bisogna aggiungere l'impatto altrettanto disastroso su un tratto di costa ad alto rischio sismico, geologicamente fragile, costellato di aree naturalistiche di gran pregio al di là e al di qua della stretto: ben undici siti di interesse comunitario, due zone di protezione speciale ai sensi della direttiva sugli uccelli n. 79/409 e la riserva naturale regionale Capo Peloro-Ganzirri. Non è certo un caso che l'altolà dell'Unione europea alla costruzione dell'opera sia venuto proprio perché il progetto preliminare del ponte violava la già citata direttiva sugli uccelli, la direttiva Habitat, nonché, come tutti sappiamo, le norme comunitarie sulla VIA, gettate definitivamente alle ortiche dalla legge obiettivo varata dal Governo Berlusconi.
Ma vi sono anche motivate ragioni di ordine sociale che ci inducono ad esprimere di nuovo il nostro «no». Sono ragioni che conosco molto bene perché per due anni e mezzo sono stata consigliere comunale a Villa San Giovanni ed ho «toccato con mano» quali sarebbero gli effetti della costruzione del ponte: lo sconvolgimento del tessuto urbano, lo sfratto di centinaia di famiglie, lo sventramento di interi quartieri, lo sfascio geologico di colline già fragili e percorse da frane. Il tutto - al danno si aggiunge la beffa - senza che i cittadini di Villa e di Messina, messi fuori gioco dalla legge obiettivo che ha saltato a piè pari la fase della consultazione con gli enti locali, abbiano potuto esprimere la propria opinione sul destino della loro comunità e del loro territorio.
Per motivi di tempo non mi soffermerò sulle promesse di occupazione, probabilmente molto gonfiate, sull'ombra lunga della presenza mafiosa e sull'addizionale beffa che il superponte risulterebbe largamente inutile perché il traffico automobilistico non è in crescita ma in calo (dal 27 per cento nel 1999 al 23 per cento previsto nel 2032) e si limiterà soprattutto al traffico locale; invece, è in costante ascesa quello aereo e, in particolare, quello marittimo (come tutti sappiamo, l'autostrada del mare ha visto un'impennata di popolarità molto recente).
Veniamo ora alle motivazioni economiche del nostro «no»; a tale riguardo la grande opera si rivela per quello che veramente è: un grande imbroglio. Il costo annunciato - che era di 4,4 miliardi, con la base d'asta; ridotto poi a 3,9, con la vittoria di Impregilo nell'ottobre del 2005 - è destinato inevitabilmente a lievitare: basti pensare alla mancanza di meccanismi affidabili per compensare l'aumento dei prezzi dei materiali o agli incrementi dipendenti dalle 35 prescrizioni di carattere tecnico-ambientale richieste dal CIPE (delibera n. 66 del 2003).
Anche il calcolo costi-benefici la dice lunga sulla non sostenibilità economica del ponte. Cito lo studio dell'Università Cattolica e del Politecnico di Milano secondo cui il VAN (il valore attualizzato netto) del ponte, che quindi corrisponde alla differenza tra la spesa per l'infrastruttura e gli incassi previsti dai pedaggi, risulta negativo per 1,39 milioni di euro.
Queste sono tutte le ragioni che ci hanno indotto a dire «no», un diniego peraltro riecheggiato anche nel programma dell'Unione; ma, soprattutto, sonoPag. 17queste le ragioni che ci inducono ad affrontare l'ultima grande sfida, cioè, quella di trasformare il «no» in un «sì» alle grandi opere veramente utili, come il potenziamento dell'autostrada del mare, l'ammodernamento dell'antiquata rete ferroviaria in Calabria e in Sicilia, il raddoppio della tratta Messina-Palermo, il miglioramento delle reti idriche che, letteralmente, perdono acqua da tutte le parti, dal 30 al 70 per cento, l'impulso alle energie rinnovabili (la forza delle acque dello stretto costituisce una fantastica fonte energetica, come provano molti progetti di utilizzo già in corso), la difesa del suolo e del paesaggio. A questo proposto ricordo la frase di Giustino Fortunato sulla Calabria: uno sfasciume geologico pendulo sul mare. È una frase che, purtroppo, si addice a tutto il sud.
Insomma, si tratta di una gamma di interventi che siamo soliti etichettare come sviluppo sostenibile e che costituiscono la vera, autentica, grande opera di cui il nostro sud ha bisogno. Per queste ragioni, voteremo a favore della risoluzione Franceschini n. 6-00008
(Applausi dei deputati del gruppo Verdi - Congratulazioni)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Onorevoli colleghi, su questo argomento sono già intervenuti per La Rosa nel Pugno ieri, nel corso della discussione generale, l'onorevole Beltrandi e, questa mattina, in fase di dichiarazione di voto, l'onorevole Mancini. Personalmente, vorrei rappresentare a tutta l'Assemblea una posizione di radicale contrarietà alla costruzione del ponte sullo stretto. Ritengo che sia opportuno, giusto, doveroso affrontare con dovuta chiarezza e senza troppi infingimenti dovuti alla politica - alla politica politicante - i problemi del paese traducendo i «sì» e i «no» in quanto tali.
Ritengo - ma con me sostengono ciò anche altri del gruppo della Rosa nel Pugno - che il ponte sullo stretto sia uno dei motivi che ha fatto pendere la bilancia della scelta politica per una svolta, un'alternativa, un'alternanza di Governo. Il Governo Berlusconi, nella precedente legislatura, si è speso in questa e in altre grandi opere nell'intento di guadagnare una visibilità politica, attraverso solenni dichiarazioni. Proprio per questo motivo, penso che sia stato opportuno costruire un'alternanza di Governo che potesse tradursi anche in un'alternativa di politiche, di governo del territorio e infrastrutturali.
Il mio gruppo è favorevole a grandi infrastrutture di ammodernamento del paese ma scegliendo con cura le priorità, l'ambito, e valutando attentamente l'impatto ambientale. Per questo motivo bisogna dire «no» al ponte sullo stretto per esprimere altrettanti «sì» alla costruzione mirata, razionale, oculata delle infrastrutture necessarie che ammodernino il paese, permettendoci di superare il gap infrastrutturale che vede l'Italia per molti aspetti arretrata e relegata in un angolo rispetto alle politiche europee. Certamente, si deve partire anche da una riduzione dei costi rispetto all'opera faraonica del ponte sullo stretto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, intervenire nel dibattito sul ponte sullo stretto di Messina può diventare l'occasione, per l'Assemblea come per la Casa delle libertà (la quale ha comunque impostato un programma nella passata legislatura atto a rimodernare in maniera assolutamente nuova tutto il sistema infrastrutturale italiano) per capire che tipo di futuro attende il paese di fronte alle scelte di un Governo che oggi, comunque, vediamo non rappresentato nella sua completezza (senza volere togliere nulla all'attenzione che comunque rivolge in maniera puntuale ai lavori dell'Assemblea).
Evidentemente, ci troviamo di fronte alla prima cartina di tornasole per l'attuale Governo di centrosinistra, che non è nelle condizioni di governare un processo di infrastrutturazione che ha visto nellaPag. 18legge Lunardi, vale a dire la legge obiettivo, un punto di partenza dopo circa trent'anni di inattività sulle grandi opere.
All'interno di questo processo di infrastrutturazione, il ponte sullo stretto di Messina ha rappresentato un momento di dibattito molto intenso e - anche all'interno della Casa della libertà - un punto di confronto particolarmente aspro e, tuttavia, si era arrivati ad un equilibrio. All'interno della Casa delle libertà - non me ne vogliano i colleghi di Forza Italia, dell'UDC e di Alleanza Nazionale - veniva avanzata la pretesa, assolutamente legittima, da parte della Lega Nord di chiedere una condizione irrinunciabile all'interno del processo di infrastrutturazione: non abbandonare l'idea che il nord rappresenta - e rappresenta tuttora - il motore economico del paese e che perciò merita un processo di infrastrutturazione senza precedenti.
All'interno di tale processo è stata sviluppata l'idea dei corridoi, ad esempio il corridoio 5, quello cui fa riferimento in genere quell'asse padano-alpino che va da Lisbona a Kiev, come asse centrale di un'economia. Le regioni, le grandi città del nord e gli enti locali che rappresentano l'asse di questa economia - e la gran parte del prodotto interno lordo - chiedono in maniera inequivocabile che sia considerata la necessità di infrastrutturazione.
Nella scorsa legislatura tale considerazione non è venuta meno. Tuttavia, oggi ci troviamo di fronte ad un dibattito e ad un atto di coraggio - e mi spiace che i colleghi del centrodestra non abbiano sfruttato l'occasione - ancora più rilevante rispetto alla necessità o meno di costruire il ponte sullo stretto di Messina. La mozione vera - e non a caso non c'è una mozione sottoscritta dalla Lega Nord su questo argomento -, la vera sfida con il centrosinistra non è: «ponte sullo stretto, sì, ponte sullo stretto, no», ma garantire quel grande processo infrastrutturale che vedeva tutto il paese impegnato nella necessità di creare infrastrutture. Infatti, l'idea del ponte, buona o cattiva che sia, non può essere «decostituzionalizzata», cioè depennata dalle infrastrutture da creare; tuttavia, rimane la necessità di assicurare che tutte le grandi opere del paese siano realizzate in modo equilibrato, come la legge obiettivo aveva indicato. A questo fine, riteniamo che non ci possa essere il ponte sullo stretto senza la considerare che tutte le altre infrastrutture sono necessarie ad alimentare la struttura stessa portante dell'attraversamento dello stretto tra la Calabria e la Sicilia.
Ci si trova di fronte a mozioni alternative che suggeriscono di realizzare la Salerno-Reggio Calabria prima del ponte. Noi continuiamo ad insistere che si deve garantire la grande infrastrutturazione del nord, l'asse portante dell'economia. Oggi tali necessità rischiano di far perdere al paese l'occasione di avere la memoria storica di quanto da noi realizzato durante la passata legislatura, prendendoci la responsabilità di uno sviluppo organico ed armonico di tutto il paese. La mozione La Loggia ed altri n. 1-00029 non affronta il problema di fondo; avevamo posto in essere gli strumenti, ad esempio attraverso Infrastrutture Spa e quei meccanismi di finanziamento che avrebbero permesso a tutto il sistema di svilupparsi, per affrontare completamente ed in maniera inequivocabile la realizzazione di tutte le infrastrutture.
La Lega Nord poneva una questione di fondo dal punto di vista industriale in ordine alla realizzazione del ponte. Non si trattava solo della posizione della Lega Nord: quando si trattò di Infrastrutture Spa nelle Commissioni riunite VIII e IX, il ponte sullo stretto di Messina veniva classificato all'ultimo posto, perché non assicurava la stessa redditività di altre infrastrutture. La legge Lunardi si è configurata in maniera tale da far partire tutte le infrastrutture che, attraverso il pedaggio, avevano una redditività che consentiva di ripianare i debiti, nonché alcune iniziative di carattere finanziario attraverso patrimoni separati, che garantivano le anticipazioni per realizzare le infrastrutture non aventi alta redditività.
Oggi ci troviamo di fronte ad un problema imbarazzante perché le mozioni che sono state presentate non affrontano laPag. 19sfida - che riproporremo in quest'aula come Casa delle libertà - di considerare tutte le infrastrutture nel complesso per dare seguito alla legge che ha preso il nome dell'ex ministro Lunardi, l'unica che può garantire uno sviluppo organico di tutto il paese. Noi diciamo «no» ad interventi puntuali perché mortificano il lavoro di cinque anni della Casa delle libertà e non danno le risposte che tutti i cittadini vogliono, dal nord al sud, in maniera indistinta, nei confronti dei quali si devono apportare gli strumenti ed assicurare la continuità di rapporto industriale e finanziario che noi avevamo trovato.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANDREA GIBELLI. In conclusione, la Lega Nord sospende il giudizio sulle mozioni in esame perché pretende che quest'Assemblea affronti il problema delle infrastrutture nel loro complesso, e noi sul nord faremo la nostra parte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lo Presti. Ne ha facoltà.
ANTONINO LO PRESTI. Signor Presidente, sarò veramente telegrafico perché durante questa seduta abbiamo ascoltato tanti colleghi e le posizioni di tutti i gruppi: è stato detto tutto ed il contrario di tutto, rispecchiando le opinioni di ogni schieramento e di ogni partito su un problema così strategicamente importante per lo sviluppo della Sicilia. Mi asterrò, quindi, dal riproporre le stesse argomentazioni sulle ragioni che sono alla base della necessità di realizzare tale importante opera pubblica. Vorrei, invece, sottolineare un aspetto più squisitamente politico che, a mio avviso, si coglie analizzando il quadro dei comportamenti che questo Governo ha assunto nei pochi mesi di gestione dell'amministrazione in Italia.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,35)
ANTONINO LO PRESTI. Il quadro che si coglie è abbastanza chiaro: si tratta di un vero e proprio «disegno criminale» - lo dico tra virgolette, senza offesa per nessuno - che il Governo sta portando avanti scientificamente ai danni non soltanto della Sicilia, ma di quelle regioni colpevoli di avere quasi messo in discussione la vittoria certa dell'Ulivo alle ultime competizioni elettorali.
Infatti, se il Governo Prodi si è potuto costituire e se l'Unione ha potuto vincere le elezioni, lo si deve purtroppo ad un piccolo scarto elettorale, che in sostanza si è potuto ricavare dalla grande, forte, reazione che hanno avuto alcune regioni d'Italia. Le regioni più importanti del paese sono state quelle che hanno messo a rischio la costituzione di questo Governo. Dunque, verso di esse si è indirizzata la «rappresaglia» del Governo Prodi. Verso la Sicilia, con l'annullamento di questa importante opera pubblica, e con dell'altro che è contenuto nella legge finanziaria; verso il nord Italia, con tutta una serie di misure, che penalizzano il tessuto reale, vero, produttivo del paese; in Lombardia e in Veneto, dove esiste la realtà produttiva più ricca del paese, sono state adottate misure - in questi mesi e in questi giorni, e altre verranno adottate con la prossima finanziaria - che penalizzano l'elettorato di quei territori.
Si tratta dunque di una rappresaglia, di una vendetta, del Governo Prodi, che in Sicilia si consuma con l'annullamento di questa importante opera pubblica, e che prosegue con un disegno criminale ai danni di alcune regioni, e della Sicilia in particolare, con tutta una serie di altre iniziative. Ripeto, il ponte - questa è la posizione chiara di tutto il centrodestra - è un'opera essenziale, non soltanto per lo sviluppo del Mezzogiorno, ma anche per l'arricchimento complessivo del sistema paese. Questa è la premessa che volevo fare.Pag. 20
Voglio ribadire in quest'aula ciò che gli italiani hanno il diritto di sapere e di apprezzare in tutta la sua gravità: questo Governo ha deciso, nei confronti degli italiani rei di aver messo in discussione la vittoria dell'Ulivo o di aver fatto rischiare all'Ulivo di perdere le elezioni, di far pagare loro il prezzo di un simile comportamento. In Sicilia, oltre al ponte, altre cose stanno maturando ai danni dei siciliani. In primo luogo, l'applicazione di una vera e propria sanzione pecuniaria ai danni della sanità siciliana, con l'elevazione del tetto di partecipazione della Sicilia alla spesa sanitaria. Si tratta di una norma assurda ed iniqua, che pone in evidenza alcune contraddizioni della politica dell'attuale Governo. Infatti, è una norma che si applica evidentemente a quelle regioni che si sono sviluppate, ma poi si sente dire da questo Governo e da esponenti autorevoli della maggioranza che la Sicilia non cresce. Dunque, c'è una contraddizione anche in tali valutazioni.
Per quanto riguarda i precari, in Sicilia ne abbiamo stabilizzati 5 mila. La prossima finanziaria ci metterà purtroppo nelle condizioni di assumere decisioni drastiche nei confronti di questi soggetti, dato che sarà difficile poterli mantenere; peraltro, sono soggetti che abbiamo ereditato grazie a politiche ingiuste, portate avanti da vostri rappresentanti negli anni passati, qualcuno dei quali ancora siede sui banchi di quest'aula.
A proposito di politiche sul lavoro, va detto che la Sicilia è una regione che ha un numero elevato di piccole imprese, che lavorano grazie anche all'apporto di giovani apprendisti. Aumentando del 10 per cento la contribuzione dovuta dalle aziende sugli apprendisti, rischiate di mettere in grave difficoltà le piccole imprese siciliane. Avete pure chiuso due prestigiosi istituti di ricerca in Sicilia, facendo ridere l'intera comunità internazionale, che adesso è pronta a dirottare questi fondi altrove!
Questa è la politica vessatoria nei confronti della nostra isola, ma direi nei confronti di tutto l'elettorato che risiede nelle regioni più importanti del paese, che voi state colpendo scientificamente, perché dovete vendicarvi. Questa è la politica della vendetta! Se aveste vinto in Sicilia, probabilmente il ponte lo avreste fatto. Avete perso, e così non lo farete. Ma state tranquilli, in Sicilia continueremo a vincere per i prossimi venti anni (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)!