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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, il ministro dei trasporti, il ministro della solidarietà sociale, il ministro della giustizia, il ministro delle infrastrutture ed il ministro dell'interno.
(Iniziative per contenere il caro benzina - n. 3-00310)
PRESIDENTE. L'onorevole Fallica ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00310 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), di cui è cofirmatario.
GIUSEPPE FALLICA. Signor Presidente, speravo - con tutto il rispetto per il ministro Chiti - che fosse il ministro Bersani a fornire la risposta, ma, evidentemente, è ancora alle prese con la sconquassata finanziaria di quest'anno!
Abbiamo presentato l'interrogazione in esame per capire i motivi per cui il prezzo della benzina non segua l'andamento di quello del barile di petrolio che risulta in diminuzione. In particolare, il 15 luglio il prezzo del barile di petrolio risultava essere di 78,40 dollari, mentre quello della benzina di 1,349 euro al litro. In data 27 settembre, il prezzo del barile risultava essere di 61 dollari (un leggero decremento). Oggi il prezzo del barile è di 58,5 dollari, mentre quello della benzina si attesta ancora ai livelli del settembre del 2006.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, il ministro Bersani non sta pensando al disegno di legge finanziaria, ma, come si legge sui giornali, è impegnato in missioni all'estero per assicurare l'energia a questo paese! La risposta, comunque, è fornita a nome del Governo, quindi qualunque sia il ministro che la espone.
Il Governo, fin dai giorni dell'insediamento, ha prestato la massima attenzione alle dinamiche di formazione dei prezzi dei carburanti in Italia che, peraltro, come voi sapete, sono completamente liberalizzati dal 1994.
I poteri di intervento sono, dunque, limitati, ove si escludano eventuali manovre sulla fiscalità. L'amministrazione svolge sui prezzi un'attività costante di monitoraggio che porta alla redazione di statistiche ufficiali settimanalmente comunicate all'Unione europea.
Nello specifico dell'interrogazione, bisogna ricordare come la struttura dei prezzi della benzina sia costituita mediamente per il 62,5 per cento dalle imposte e per il 37,5 per cento dal prezzo industriale. Quest'ultimo, a sua volta, è costituito per il 26,5 per cento dal prezzo della materia prima, per l'1 per cento dal costo del trasporto, per il 4 per cento da margini dei gestori e per il 6 per cento dai margini delle compagnie.
L'incidenza della componente fiscale risulta in linea con l'imposizione fiscale adottata in altri paesi europei, come Germania, Francia e Gran Bretagna (risulta dai grafici). Ne consegue che le variazioni del costo del greggio e le variazioni del cambio euro-dollaro incidono soltanto, sia in aumento che in diminuzione, di quel 26,5 per cento costituito dal prezzo della materia prima e dunque, nel caso specifico, la diminuzione va rapportata a questa percentuale.
Il calo effettivo del prezzo della benzina al netto delle tasse risulta, dunque, essere stato, nel periodo cui si fa riferimento nell'interrogazione, pari al 23,7 per cento.Pag. 31
Se si passa al dettaglio dei dati, prendendo a riferimento quelli certificati e diffusi dalla Commissione europea il 7 agosto ed il 25 settembre, si ricava una diminuzione dei prezzi medi di circa l'11 per cento per la benzina, a fronte di un calo di circa il 21 per cento del prezzo del petrolio. Nello stesso periodo, la variazione del prezzo medio della benzina nell'Unione europea ha mostrato esattamente la stessa diminuzione percentuale dell'11,5 per cento, a dimostrazione che i meccanismi di mercato e di formazione dei prezzi sono simili tra l'Italia e la media dei paesi dell'Unione europea.
In ogni caso, non solo il Governo non è né indifferente né inerte, ma proprio per neutralizzare l'impatto eccessivo che l'aumento dei prezzi internazionali del petrolio ha sulle famiglie e sulle imprese italiane, a differenza di quanto è accaduto in precedenza, ha deciso di anticipare nella propria manovra finanziaria quella misura di sterilizzazione dell'IVA che avrà l'effetto di non comportare maggiori entrate che derivino dall'aumento dei prezzi internazionali del greggio...
PRESIDENTE. Deve concludere, mi dispiace.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Sto concludendo, signor Presidente. E, dunque, l'effetto sarà anche quello di non gravare per tale aspetto sui cittadini e sulle imprese.
PRESIDENTE. Il deputato La Loggia, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, la risposta che ha dato il ministro Chiti - non me la prendo con lui, ovviamente: magari gli uffici del suo dicastero gli hanno preparato l'appunto che ci ha potuto leggere - certamente non è soddisfacente, per una serie di motivi. Il primo motivo è che sappiamo bene che la composizione del prezzo finale della benzina risponde ad un insieme di voci che portano a tale valore. Sappiamo altrettanto bene che la prontezza con la quale il prezzo alla pompa viene aumentato non è minimamente comparabile con la diminuzione dello stesso, sempre alla stessa pompa.
La ragione per la quale stiamo chiedendo di avere un'informazione più precisa e conoscere meglio le intenzioni del Governo parte anzitutto da tale constatazione. Dinanzi ad una così forte diminuzione del prezzo al barile, quanto meno ci saremmo aspettati un adeguamento del prezzo con la stessa rapidità con la quale, in altre circostanze, il prezzo è salito in corrispondenza o in coincidenza con l'aumento del prezzo al barile. Ciò, evidentemente, non trova una risposta in ciò che lei ci ha detto, signor ministro; ma soprattutto non ci rassicura per nulla la previsione alla quale ha fatto riferimento, ossia la legge finanziaria. Se essa vale come le altre, non capisco in che modo potete venire incontro alle cosiddette categorie più deboli, in questo caso tutti i cittadini, perché tutti usiamo la benzina, e come sia possibile, allo stesso tempo, come avete fatto in altre circostanze, colpire non soltanto i cosiddetti «ricchi» di questo paese, ma anche i cosiddetti «meno ricchi», stante...
PRESIDENTE. Concluda...
ENRICO LA LOGGIA. ... stante - e concludo, signor Presidente - che dai vostri interventi finanziari e fiscali il danno è sostanzialmente per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Partecipazione di Finmeccanica al capitale della MBDA Spa - n. 3-00311)
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00311 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
LUCIO BARANI. Signor ministro, un socialista riformista del Nuovo PSI toscano la interroga. Va premesso che la societàPag. 32Finmeccanica partecipa attualmente con il 25 per cento delle azioni alla MBDA Italia Spa, che ha tre stabilimenti, a Roma, a Fusaro (Napoli) ed a La Spezia, e che si occupa di progettazione, sperimentazione e produzione di sistemi missilistici e missili, che i francesi di EADS ne detengono il 37 per cento, così come gli inglesi di BAE Systems. All'inizio dell'estate 2006 BAE Systems ha deciso di disimpegnarsi, vendendo la propria quota ai francesi e l'amministratore delegato di Finmeccanica, Guarguaglini, ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa specializzata, dalle quali emergeva, in sostanza, la volontà di uscire completamente dalla società, anche con il suo 25 per cento. L'eventuale uscita dell'industria italiana da un settore così importante e strategico per il paese rappresenterebbe un gravissimo errore politico e industriale di perdita di know-how di eccellenza, che determinerebbe, evidentemente, una spada di Damocle per l'occupazione italiana...
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Barani.
LUCIO BARANI. Considerando che il Ministero dell'economia e finanze partecipa, con il 33 per cento delle azioni, in Finmeccanica, cosa intende fare il ministro riguardo a questo problema?
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, l'onorevole Barani chiede quali iniziative intenda adottare il Governo per scongiurare l'eventuale uscita di Finmeccanica dalla società MBDA Spa Italia. Al riguardo, si fa presente che sia BAE Systems sia Finmeccanica hanno pubblicamente smentito la presunta intenzione di dismettere la propria partecipazione azionaria nella società MBDA. In particolare, proprio il presidente e l'amministratore delegato del gruppo Finmeccanica hanno smentito tali ipotesi, in occasione della recente presentazione agli analisti finanziari della relazione semestrale del gruppo, definendo strategico per Finmeccanica il business della società MBDA. Queste dichiarazioni sono state pubblicate anche su alcuni quotidiani nazionali nell'edizione del 14 settembre 2006.
Pertanto, onorevole Barani, condivido la sua valutazione per quanto riguarda l'importanza che Finmeccanica rimanga presente in questa società; tuttavia in questo momento, per le valutazioni svolte dai dirigenti e per quelle che noi stessi abbiamo rispetto ai rapporti con Finmeccanica, la sua preoccupazione non ha motivo di esistere.
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare.
LUCIO BARANI. Ovviamente sono soddisfatto, anche perché la risposta proviene da un toscano come me. Per citare un nostro conterraneo - che Firenze ha mandato via e che è stato ospitato nel mio comune, Villafranca in Lunigiana -, Dante Alighieri, la mia terra sa bene quanto sa di sale lo pane altrui e come è duro calle lo scendere e il salir per l'altrui scale. Infatti, un mucchio di lunigianesi vanno a lavorare a la Spezia e la nostra preoccupazione è che il ministro dell'economia e il Governo siano entrati a gamba tesa su un contratto di fornitura di sistemi missilistici di Finmeccanica con il Governo pakistano, dello scorso 3 agosto.
Sappiamo che questo Governo è sotto scacco della sinistra massimalista che vuol far chiudere tutte le industrie belliche in Italia: l'arsenale militare, Cadimare, dove vi è l'aeronautica, la Oto Melara, la Termomeccanica.
Per questo ho esordito affermando che sono un socialista riformista, che ha a cuore l'occupazione, il lavoro e lo sviluppo. Evidentemente, abbiamo a cuore anche la pace, ma ciò non si realizza chiudendo gli stabilimenti, non si fa creando disoccupazione, seguendo esclusivamente una sinistra massimalista che haPag. 33rovinato anche il sogno di quando eravamo bambini, vale a dire l'arcobaleno.
Ripeto, siamo preoccupati per i livelli occupazionali della terra lunigiana che ha dato troppo, è fiera, è ruspante, è sana e non vuol vedersi privata delle possibilità occupazionali nelle industrie che ho citato (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
(Amministrazione dell'aeroporto di Catania - n. 3-00312)
PRESIDENTE. Il deputato Licandro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00312 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor ministro, il senso di questa interrogazione è quello di tentare finalmente di accendere i riflettori sull'amministrazione dell'aeroporto di Catania, che costituisce il terzo scalo nazionale per volume di traffico e che oggi versa in una situazione di assoluta paralisi, con un conflitto tra l'ENAC e la SAC (Società aeroporto Catania), in un quadro molto confuso e per certi versi torbido.
Nell'interrogazione in esame indichiamo alcune questioni sulle quali occorre far luce: la realizzazione di una quarta variante con 14 milioni di euro, della quale non ci è nota la copertura; una gestione del personale che crea enormi problemi tra i lavoratori, anche attraverso assunzioni che non rispondono certamente alle esigenze dell'aerostazione e a meritocrazia.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, rispondo innanzitutto alla parte relativa alle opere alle quali si fa cenno nell'interrogazione.
Risulta che il progetto della nuova aerostazione è stato approvato nel corso di una conferenza di servizi in data 16 novembre 1998. A quella conferenza non era presente l'ENAV, nonostante fosse stato invitato, ma essendo decorsi i termini il progetto è stato ritenuto approvabile.
Quanto all'ammontare della perizia n. 4, la società SAC, con una delibera del consiglio di amministrazione di importo pari a 9,5 milioni di euro, ha fornito la copertura finanziaria, in base alla legge n. 136 del 23 maggio 1997, alla stessa società, come previsto nella convenzione n. 2 del febbraio del 2000.
Quanto all'indicazione relativa alle limitazioni possibili sui lavori alla torre di controllo, l'ENAC riferisce a questo Ministero che non esistono limitazioni tali da far paventare un declassamento dello scalo, in quanto le condizioni di visibilità assicurano il contatto visivo con il traffico, che vi opera in conformità con le regole stabilite.
Vengo, invece, alla parte dell'interrogazione relativa alla gestione della società aeroportuale. Al riguardo, devo sottolineare che l'aeroporto di Catania rappresenta un'assoluta anomalia in Italia. Infatti, il gestore e la società SAC sono controllati da altra società (ASAC), a sua volta controllata dalla camera di commercio ed enti territoriali, e ciò comporta inevitabilmente duplicazione di cariche sociali, nonché alcune ambiguità gestionali. L'ENAC, che sta curando l'istruttoria preliminare per il rilascio della concessione, ha manifestato in più occasioni la necessità che si addivenga ad una fusione tra le società che gestiscono l'aeroporto. Tale condizione è considerata imprescindibile per poter ottenere la concessione. Risulta allo stato che una bozza di statuto sia stata trasmessa all'ENAC, ma che tale statuto non offra le necessarie garanzie atte a ristabilire un equilibrio nella governance e nell'assetto gestionale della medesima società.
Proprio per queste ragioni, l'ENAC, sempre da noi interrogato, pone come condizione necessaria al rilascio della concessione che vengano definiti un chiaro assetto governativo-gestionale ed una solida compagine sociale prima di poterPag. 34concludere l'istruttoria. Quanto, infine, alla questione evidenziata circa presunti esosi compensi a consulenti, premi ai componenti del consiglio di amministrazione, criteri di progressione di carriera e assunzione del personale, non risultano in questo momento al Ministero, ma, stante la segnalazione, è impegno dello stesso procedere ad una ispezione, che chiederà al medesimo ente ENAC di effettuare in merito.
PRESIDENTE. Il deputato Licandro ha facoltà di replicare.
ORAZIO ANTONIO LICANDRO. Signor ministro, mi ritengo sostanzialmente soddisfatto per la risposta. Le questioni da noi sollevate, peraltro, sono condivise anche da chi conosce la materia (mi permetto di citare l'onorevole Raiti di Italia dei Valori). Comunque, assieme a quello che abbiamo indicato, ci sono aspetti che non convincono. Occorre una maggiore sollecitazione dell'ENAC, responsabile di inerzia. L'ente smentisce il rischio di un declassamento: ne prendiamo atto, ma basta effettuare un sopralluogo per capire come la visibilità della torre di controllo, comunque, si sia ridotta.
Quindi, c'è un quadro complessivo comunque in atto, uno scontro di potere che in questo momento paralizza una buona gestione dell'aerostazione. Prendiamo atto con assoluta soddisfazione dell'intenzione del ministro di far luce sulle questioni indicate a cui se ne possono aggiungere altre. Credo che l'ispezione che verrà effettuata sarà in grado di chiarire e, comunque, assicurare per il futuro un'amministrazione e una gestione all'altezza del ruolo assolutamente rilevante, nel quadro dei trasporti italiani e internazionali, che viene svolto dall'aerostazione di Catania (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Interventi per migliorare i collegamenti ferroviari della Basilicata - n. 3-00313)
PRESIDENTE. Il deputato Belisario ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00313 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, all'inizio del terzo millennio la Basilicata, nel cuore del Mezzogiorno, corre il rischio di un clamoroso peggioramento delle comunicazioni e l'isolamento di cui è vittima è sostanziale ed è causato dalle forti e colpevoli inadempienze di Trenitalia. La Potenza-Foggia è rimasta chiusa nel periodo estivo per lavori non meglio precisati. La Matera-Ferrandina è un sogno irrealizzato da 30 anni e, forse, aspetteremo finalmente il 2009, come ha assicurato il ministro Di Pietro, per inaugurarla. La Taranto-Metaponto-Potenza-Roma ha visto soppressi o sospesi un paio di Eurostar che la percorrevano, sostituiti con Intercity Plus fatiscenti, vecchi, con carrozze al limite della praticabilità.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FELICE BELISARIO. Le chiedo, signor ministro, se lei sia a conoscenza di quando saranno ripristinati gli Eurostar, se sia possibile evitare i ritardi, cioè se i collegamenti ferroviari con la Basilicata potranno essere più funzionali.
PRESIDENTE. Il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Presidente, rispondo partitamente alle due questioni sollevate, riguardanti l'una gli interventi di carattere infrastrutturale, l'altra i servizi esercitati sulla linea Metaponto-Potenza-Roma.
Per quanto riguarda la prima questione, relativa alla linea Foggia-Potenza, posso dire che questa è stata riattivata dopo il completamento dei lavori di rinnovamento del binario e di risanamento della massicciata, lavori che hanno avuto la durata di 47 giorni nel periodo tra la metà di luglio e quella di agosto.
Le attività manutentive fanno parte di un piano nazionale che ha interessatoPag. 35tutta la rete e sono state concentrate nello stesso periodo di minor traffico, con una interruzione al massimo di 24 ore per evitare più interruzioni parziali durante la giornata.
Quanto alla nuova linea Ferrandina-Matera-Venusio, che consentirà di collegare la città di Matera con Napoli, utilizzando la linea Battipaglia-Potenza-Metaponto, si tratta di una linea di circa 19 km, i cui lavori sono stati completati per quanto riguarda l'armamento e l'apparato di circolazione dei treni nella stazione di Ferrandina.
Sono invece in fase di avvio i lavori per l'attrezzaggio tecnologico e la messa in sicurezza della galleria di Miglionico di 6,5 kilometri. Si tratta quindi di riattivare la stazione di Ferrandina e di completare la tratta - come lei stesso ha richiamato - entro il 2009 per un costo complessivo di 118 milioni di euro. Tuttavia, debbo rilevare che in questo momento vi è un fermo dovuto all'attesa di un accordo tra le regioni Basilicata e Puglia circa le tecniche di esercizio e i conseguenti interventi di ristrutturazione ed adeguamento della tratta Venusio-Altamura, con un costo di 48 milioni di euro. Infatti, nella stazione di Venusio è prevista l'interconnessione della linea ferroviaria Matera-La Martella-Venusio con quella delle ferrovie altolucane Matera-Altamura a scartamento ridotto.
Per quanto riguarda la seconda questione, concernente la soppressione dei servizi Eurostar sulla linea Metaponto-Potenza-Roma, rilevo che, a partire dal mese di settembre 2005, una coppia di Eurostar Roma-Potenza-Taranto è stata sostitutita da un'altra coppia di treni Intercity Plus, in quanto le verifiche effettuate sull'andamento delle frequenze e sui relativi coefficienti di utilizzazione dei servizi Eurostar davano circa il 25-30 per cento della capacità offerta contro una media nazionale del 50 per cento. L'altra coppia di Eurostar è stata invece mantenuta sulla Taranto-Potenza-Roma e viene confermata in esercizio. Anche su questa coppia di treni si registra una scarsa utilizzazione d'esercizio: mediamente un'occupazione di 120-150 posti su un totale di 480 disponibili.
Faccio peraltro presente quanto segnalato dalle Ferrovie dello Stato, in particolare da Trenitalia, ovvero che, sotto il profilo della qualità, il passaggio...
PRESIDENTE. Signor ministro, la prego di concludere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti... dai servizi Eurostar all'Intercity - e concludo - è stato assicurato tramite le carrozze comfort, dovendo teoricamente almeno assicurare un analogo livello di qualità, peraltro con tariffe più vantaggiose.
PRESIDENTE. Deve concludere, signor ministro!
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Concludo dicendo che l'impegno al miglioramento della qualità del servizio sulle linee soprattutto locali è prioritario da parte del Ministero dei trasporti, che ha una copertura rispetto alle linee locali e che si adopererà in tutti i modi nei confronti di Trenitalia perché faccia altrettanto con le linee di proprio esercizio.
PRESIDENTE. Il deputato Belisario ha facoltà di replicare.
FELICE BELISARIO. Signor ministro, la ringrazio per la risposta che mi ha dato, che però per l'ultimo punto mi lascia assolutamente insoddisfatto. Gli uffici infatti le hanno elaborato una risposta che non può trovare nei cittadini lucani alcun tipo di consenso.
Le carrozze - lo ripeto - sono fatiscenti, in condizioni igieniche poco praticabili e non risponde al vero che siano treni poco frequentati. Talvolta già dal mercoledì pomeriggio - l'ho verificato io poco minuti fa - l'Intercity Plus è assolutamente pieno e non vi è la possibilità di far salire neppure uno spillo.
Voglio ricordarle che vi sono servizi che esulano dalle logiche di mercato. La BasilicataPag. 36non ha un sistema autostradale e stradale completato. Ringrazio il signor ministro delle infrastrutture il quale è venuto in Basilicata la scorsa settimana ed ha avviato a soluzione taluni punti.
Non abbiamo un aeroporto - perché non è previsto - e se anche le Ferrovie non sono di livello, mi chiedo come sia possibile che anche le aree interne del nostro paese - lo ripeto: baricentriche nel sistema meridionale - possano essere sviluppate.
Per questo potrò anche apparire petulante, signor Presidente, nei confronti del Governo, ma vi sono realtà che hanno bisogno di essere considerate a prescindere dalle logiche economiche. Secondo le moderne tecniche di mercato, i cittadini sono dei consumatori-utenti, ma sono soprattutto cittadini e devono avere pari dignità e uguaglianza in tutto il territorio nazionale.
(Iniziative in materia di tutela abitativa e di diritto alla casa - n. 3-00314)
PRESIDENTE. La deputata Perugia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00314 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
MARIA CRISTINA PERUGIA. Grazie, Presidente. L'emergenza abitativa è in drammatica crescita in Italia come in Europa, frutto tra i più avvelenati delle politiche neoliberiste. È questa un'emergenza odiosa perché dà la misura concretissima della precarietà esistenziale: derivata (ma esuberante) è quella imposta dall'organizzazione del lavoro.
Il diritto alla casa viene meno in settori sempre più ampi della popolazione, fino a toccare il cosiddetto ceto medio, ma la situazione è di particolare gravità per i giovani. È di oggi la notizia che 11 milioni di persone, quasi il 30 per cento dei giovani sopra i 18 anni, incontrano gravi difficoltà economiche quando lasciano la casa dei genitori.
Gli anziani e i migranti, i quali troppo spesso sono costretti ad accedere a sistemazioni non regolamentari, trasformano una grande questione sociale in una questione di ordine pubblico, con conseguenze anche giudiziarie, a danno di movimenti ed associazioni, come Action, a Roma, che tentano di farsi carico di situazioni così difficili.
Il decreto approvato dal Governo il 22 settembre scorso, dal titolo «Interventi urgenti per la riduzione del disagio abitativo in favore di particolari categorie sociali»...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
MARIA CRISTINA PERUGIA. ...reca un'importante misura in controtendenza. Vorrei sapere quali proposte organiche il Governo intenda adottare per superare l'emergenza, per sottrarre la casa alle sole leggi del mercato e costruire un piano abitativo.
PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Grazie Presidente, il decreto che è oggetto dell'interrogazione - com'è stato giustamente ricordato - definisce il blocco degli sfratti per alcune categorie di persone, particolarmente quelle che rientrano nelle fasce deboli: portatori di handicap, anziani, famiglie con figli.
La novità del decreto di quest'anno, rispetto ai provvedimenti degli anni scorsi, consiste in un punto che è esattamente la previsione della costruzione di un piano da affrontare rispetto all'emergenza della casa. Nello specifico, non ci si limita a prevedere il blocco degli sfratti per tutti i comuni capoluoghi di provincia e i comuni vicini, ma si impegnano le amministrazioni comunali a costruire e a trasmettere al Ministero delle infrastrutture, entro 60 giorni, bozze di piani per le aree comunali, in modo che esso, di concerto con il Ministero della solidarietà sociale ed altri, possa arrivare alla definizione di un piano nazionale.Pag. 37
Mi sembra decisivo tentare di affrontare la questione degli sfratti non solo sul versante dell'emergenza, ma anche su quello della ricostruzione di un piano nazionale sulla casa che metta assieme i diversi attori pubblici e privati, che indubbiamente sono presenti nel settore.
Oltre a questo, sottolineerei un altro elemento: il decreto, pur senza prevederlo espressamente - in quanto non era possibile, per una precedente sentenza della Corte costituzionale -, lascia la facoltà ai comuni di istituire commissioni che possano definire il terreno della mediazione tra i diversi interessi in campo ed il passaggio da casa a casa. Vi sono esempi positivi in tal senso: a Venezia è attiva una commissione che funziona bene e che prevede la partecipazione dei soggetti quali la prefettura, il comune, le associazioni degli inquilini e dei proprietari, la quale è riuscita, nei fatti, a graduare il fenomeno degli sfratti e a permettere la garanzia del passaggio da casa a casa.
Ritengo che su questo terreno il decreto offra un utile strumento di lavoro ai comuni delle aree urbane.
Concludo, dicendo che non vi sono lacune nel decreto in quanto tale, ma nella legge finanziaria che, ad oggi, non prevede stanziamenti. Quindi, non siamo in condizioni, come Governo centrale, di mettere risorse particolari in questo terreno.
PRESIDENTE. La deputata Perugia ha facoltà di replicare.
MARIA CRISTINA PERUGIA. Ringrazio il ministro e mi ritengo soddisfatta della risposta, anche se vorrei sottolineare l'ultimo problema citato dal ministro, cioè la mancanza di copertura finanziaria di questo decreto; mi ritengo invece soddisfatta dell'ipotesi di un piano nazionale approntato con il coinvolgimento delle amministrazioni locali. Penso che il nostro partito condurrà una battaglia, in questo senso, durante i lavori sulla legge finanziaria perché, da quanto ho visto, non soltanto il decreto suddetto non è finanziato nella legge di bilancio che discuteremo nei prossimi giorni, ma mi risulta che vi sia una riduzione del fondo nazionale per il sostegno all'accesso alla locazione abitativa di 98 milioni di euro, cioè quasi di un terzo rispetto all'assestato del 2006. Ritengo, inoltre, che il conferimento delle funzioni catastali ai comuni e la revisione degli estimi, con il probabile conseguente aumento dell'ICI, possano provocare scossoni sulla situazione delle locazioni e, più in generale, sull'emergenza abitativa del paese.
(Iniziative volte a dare piena e corretta attuazione all'Istituto della cassa delle ammende - n. 3-00315)
PRESIDENTE. Il deputato Mellano, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00315 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, la cassa delle ammende è stata rivista con un provvedimento del 2000 e da allora è iniziata una vera e propria battaglia politica dei Radicali, dei Radicali piemontesi in particolare e dell'associazione radicale Adelaide Aglietta, di cui sono segretario, per cercare di tirare fuori tale istituto dalle sabbie mobili del dipartimento di amministrazione penitenziaria del Ministero. Si tratta di un importante istituto del 1936, rivisto e completamente rinnovato nelle attribuzioni nel 2000. Da allora abbiamo dovuto fare una battaglia politica per avere un regolamento attuativo ma non sappiamo quale sia il bilancio, quale sia la gestione, né conosciamo i progetti finanziati. Non sappiamo, in una fase così delicata, dopo l'approvazione dell'indulto, come finalmente il Ministero della giustizia voglia dare piena, corretta ed immediata attuazione ad un istituto importante per il mondo carcerario, per le associazioni di volontariato, per gli istituti, ma anche per il Ministero stesso.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
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CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Innanzitutto, vorrei dirle in premessa che l'intenzione del ministro è analoga alla sua. Noi siamo qui da pochi mesi e speriamo di ottemperare a questa disciplina: si tratta di un obbligo di natura morale ed anche di natura partecipativa rispetto a quanto accade all'interno ed a quanto è possibile fare in proiezione, anche fuori dalle mura carcerarie.
Le risponderò, però, facendo presente che l'ammontare del fondo patrimoniale della cassa ammende, alla data del 31 luglio 2006, era pari a 118 milioni 293 mila euro. Sempre alla data del 31 luglio - si tratta di stime raccolte dai miei uffici - alla cassa delle ammende risultavano presentati 31 progetti da parte di soggetti privati per i quali era stata avviata la relativa attività istruttoria e 91 progetti, invece, da parte di soggetti pubblici. Per quanto riguarda questi ultimi, 30 non risultano più attuali, 16 non sono stati approvati dal consiglio di amministrazione, 30 sono in corso di istruttoria e 16 sono stati approvati e sono tuttora in corso di attuazione.
Con l'approvazione di tali progetti la cassa ammende ha impegnato 9 milioni 995 mila euro. A questo va aggiunto anche che il consiglio di amministrazione della cassa ammende, in data 27 settembre 2006, si è nuovamente riunito per approvare il finanziamento di progetti finalizzati al reinserimento socio-lavorativo a seguito dell'indulto.
In conseguenza di ciò, per poter garantire il reinserimento sociale dei detenuti che hanno beneficiato dell'indulto, la cassa delle ammende ha ritenuto doveroso partecipare all'azione di assistenza e sostegno volta a prevenire il rischio di isolamento e di emarginazione di migliaia di soggetti appena rimessi in libertà.
I progetti presentati sono stati quattordici, tutti realizzati sulla base di un piano regionale. Nove di essi hanno registrato l'approvazione del consiglio di amministrazione, cinque, invece, necessitano di un ulteriore approfondimento. I progetti approvati, che hanno avuto come destinatari 602 detenuti, ammontano a tre milioni di euro e, quindi, l'impegno di spesa oggi è pari a 2 milioni e tremila euro. Sono stati approvati, infine, due progetti che riguardano quanto è stato predisposto dalla direzione generale detenuti e trattamento per la casa circondariale di Lecce, per i quali abbiamo avuto 437 mila euro.
Riepilogando, a tutt'oggi gli impegni finanziari deliberati dalla cassa delle ammende ammontano a 12 milioni 360 mila euro. Tutto quanto ho detto concerne la gestione impegni e spese inerenti ai progetti presentati dalla cassa delle ammende, inclusi, come ho detto, anche quelli specificatamente legati all'approvazione della legge d'indulto.
Metterò mano a questo, è mia intenzione farlo, anche per qualche cambiamento che, forse, interverrà all'interno della direzione generale degli istituti di prevenzione e pena. Come rappresentante del Governo dico fin d'ora all'onorevole interrogante che quando vorrà, attraverso l'utilizzo degli strumenti parlamentari, sono disponibile a rispondere, spero in maniera precisa e dettagliata.
PRESIDENTE. L'onorevole Mellano ha facoltà di replicare.
BRUNO MELLANO. Signor ministro, la ringrazio davvero di cuore. Mi dichiaro completamente soddisfatto della sua risposta sia per la precisione dei numeri - si tratta di una novità, finalmente abbiamo dei numeri su cui ragionare e su cui operare - sia per l'impegno, preso in premessa e in conclusione del suo intervento, e per aver compreso, come credo abbiano compreso anche i suoi sottosegretari, che la cassa delle ammende è uno strumento utile e indispensabile proprio per l'attività del Ministero della giustizia in una fase delicata come questa, dopo l'approvazione della legge sull'indulto. La cassa delle ammende è uno strumento potenzialmente inesauribile in quanto raccoglie le ammende e le sanzioni pecuniarie e, come tale, può mettere a disposizione dei direttori delle case circondariali e delle case di reclusione, ma anche del privato sociale, delle regioni e degli enti pubblici,Pag. 39risorse finanziarie per progetti che prevedano l'inserimento lavorativo e sociale dei detenuti e delle loro famiglie.
La presente interrogazione arriva dopo una serie di atti di sindacato ispettivo, presentati anche nella scorsa legislatura (in cui non c'erano in Parlamento esponenti del partito radicale) con il ricorso ad amici, cioè ad altri onorevoli.
Finalmente, oggi disponiamo dei dati. Occorre però lavorare quotidianamente in questo settore. Recentemente, sono stato in un importante istituto penitenziario ligure dove non sapevano dell'esistenza della cassa delle ammende. È quindi necessario fare informazione e mettere a disposizione degli enti locali strumenti attuativi. Sicuramente l'indulto, ha fatto anche questo, ha dato cioè informazioni agli enti locali in ordine all'esistenza della cassa delle ammende. L'istituto, in tal modo, è partito (eppur si muove, potremmo dire). Finalmente questo pachiderma di origine fascista, rivisitato nel 2000, che ha davvero le potenzialità per realizzare un intervento moderno, puntuale ed efficace per l'inserimento lavorativo dei detenuti, si muove!
Basta con le parole, cominciamo ad attivarci e a rendere efficaci ed effettive le disposizioni costituzionali sul senso della pena e della reclusione. Signor ministro, grazie davvero!
(Iniziative volte a sostenere l'avanzamento dei lavori del progetto Mose - n. 3-00316)
PRESIDENTE. L'onorevole Picano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00316 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
ANGELO PICANO. Signor Presidente, la salvaguardia di Venezia e della sua laguna è un problema di rilevanza internazionale. Per tale motivo, dopo lunghi studi e comparazioni di progetti, il Governo Amato, nel marzo del 2001, ha varato il progetto Mose che è stato finanziato per più di millecinquecento milioni di euro, dei quali 1.167 già spesi. L'opera è in fase avanzata per più del 25 per cento e alla sua realizzazione sono impegnate più settecento persone.
Vorremmo sapere dal ministro, anche alla luce della risoluzione approvata in Commissione che era alternativa alla nostra, quali provvedimenti intende assumere affinché tale opera sia portata avanti rapidamente.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. È vero. Nella seduta del 20 luglio scorso del Comitato di indirizzo e controllo, cosiddetto «comitatone», il comune di Venezia ha presentato una serie di proposte alternative al sistema Mose. Il comitatone, invece, ha stabilito che i lavori avviati proseguissero regolarmente senza alcuna interruzione limitatamente alle fasi esecutive già consegnate. Esso ha anche stabilito di rinviare ad altra seduta la valutazione di eventuali modifiche o integrazioni che il comune di Venezia riterrà di apportare all'opera in corso di esecuzione.
La prosecuzione dei lavori, comunque, va avanti come dal «cronoprogramma» concordato.
Vi segnalo - altrimenti sarebbe una mera comunicazione di prassi - che nell'adunanza del 29 settembre scorso sono state sottoposte al vaglio sia del comitato tecnico del magistrato delle acque di Venezia, sia del Consiglio superiore dei lavori pubblici, le proposte alternative del comune di Venezia al progetto Mose. Entrambe sono state esaminate nell'adunanza svolta nella stessa data dal comitato tecnico del magistrato delle acque, di cui abbiamo già conoscenza dell'esito, che è il seguente: la modifica del progetto Mose nel senso indicato dal comune di Venezia comporterebbe la quasi totale demolizione o modifica di quanto realizzato e non sussistono particolari vantaggi nell'adozione di soluzioni alternative al sistema Mose, anzi, dato il suo stato di avanzamento, siPag. 40avrebbero danni economici rilevantissimi e ritardi altrettanto significativi.
Su mia richiesta, il Consiglio superiore dei lavori pubblici domani depositerà il proprio parere ed io ho già provveduto, nei giorni scorsi, a dare formale comunicazione al Presidente Prodi dell'adempimento di quanto richiesto dal «comitatone» scorso e ho sollecitato la convocazione di una sua riunione, che dovrebbe avvenire entro il mese.
Peraltro, ricordo a tutti che i lavori relativi al Mose hanno già raggiunto un livello di esecuzione pari al 35 per cento. Quindi, nella prossima riunione del «comitatone», che avverrà entro questo mese, come mi è stato assicurato - ma che deve comunque essere convocata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri - si stabiliranno anche le decisioni relative al progetto del comune di Venezia, per il quale abbiamo ricevuto entrambi i pareri, del comitato tecnico della magistratura, di cui già conosciamo l'esito, e del Consiglio superiore dei lavori pubblici, di cui conosceremo l'esito domani.
Segnalo - non fa parte dei miei appunti - che, per poter fare il Mose, bisogna metterci i soldi. In questo senso...
PRESIDENTE. Ministro, la invito a concludere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. ...mi auguro che, in fase di discussione della legge finanziaria, sia previsto uno specifico capitolo per il rifinanziamento del Mose.
LUANA ZANELLA. E la salvaguardia di Venezia la facciamo?
PRESIDENTE. Il deputato Fabris, cofirmatario dell'intererogazione, ha facoltà di replicare.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, mi manca poco per finire. Manca la parte relativa a Venezia.
PRESIDENTE. Non può, signor ministro, il tempo nel question time è molto rigido.
La prego, deputato Fabris.
MAURO FABRIS. Voglio comunque rassicurare il ministro e tranquillizzarlo. La ringraziamo molto per il suo intervento, che ci rasserena e ci tranquillizza, visto che in Commissione avevamo contrastato una iniziativa che aveva una finalità diversa. A noi sembrava che si volessero fermare i lavori già avviati che, come lei ricordava, sono stati realizzati addirittura per il 35 per cento.
Il parere, che lei ha ricordato, del comitato tecnico di magistratura e quello atteso da un'apposita commissione istituita in seno al Consiglio superiore dei lavori pubblici non potranno che confermare quanto siano sentite le parole che lei ha detto, alla luce proprio di risultanze tecniche e di pareri fondati sulle valutazioni che sono state svolte.
Vorrei ricordare a tutti - ringrazio il ministro, che con tenacia tiene fermo questo punto del programma della maggioranza attuale di Governo -, che non sta scritto in alcuna parte del programma della maggioranza lo stop ai lavori per la salvaguardia di Venezia e, in modo particolare, al cosiddetto sistema Mose. Ciò non è scritto, come non è scritto niente di specifico riguardo agli interventi sull'alta velocità.
Si continuano a fare polemiche, anche in sede locale, ma non solo, perché l'opera, come ricordava il collega Picano, è di valenza internazionale; si sostiene che l'Unione avrebbe particolare interesse a impedirne la realizzazione. Ma, al di là dei contrasti che ci sono legittimamente in sede locale, noi, come gruppo consiliare, abbiamo espresso una posizione diversa dalla maggioranza che governa la città e siamo favorevoli a sostenere l'azione del ministro, affinché vada avanti, perché è un impegno che abbiamo assunto.
Mancano pochi giorni al quarantennale dell'acqua alta a Venezia del 4 novembre 1966: sarebbe veramente grave che questo Governo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MAURO FABRIS. ...si macchiasse della responsabilità di fermare opere di cui si discute da decenni ed in ordine alle quali si è realizzata una convergenza di valutazioni positive a livello nazionale ed internazionale. Ringrazio il ministro.
(Risorse e priorità destinate alle infrastrutture - n. 3-00317)
PRESIDENTE. Il deputato Barbi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Mariani n. 3-00317 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8), di cui è cofirmatario.
MARIO BARBI. Signor ministro, nelle prime righe della nota che illustra il disegno di legge finanziaria per il 2007 si osserva che il risanamento necessario dei conti pubblici non può avvenire - cito testualmente - «a scapito di una riduzione degli investimenti in infrastrutture nel paese».
Ricordo che il Governo Berlusconi, generoso di annunci, è stato piuttosto avaro di risorse; ciò ha reso necessario, la scorsa estate, un intervento straordinario del Governo Prodi (di 2,8 miliardi di euro) per tenere aperti i cantieri dell'ANAS e delle Ferrovie. È noto anche che l'Unione non considera una priorità il ponte sullo stretto di Messina; è, quindi, positivo che le risorse previste per tale opera vengano impiegate, in Sicilia ed in Calabria, per opere più utili e, ora, più importanti.
Signor ministro...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIO BARBI. ...vorremmo sapere da lei a quanto ammontano complessivamente le risorse stanziate per infrastrutture nei prossimi tre anni e quali siano le opere prioritarie previste dal Governo sul territorio nazionale.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, dalla data del 3 ottobre ad oggi è intervenuta la presentazione del disegno di legge finanziaria, con le relative appostazioni, dalle quale si può constatare che, all'articolo 135, è stato previsto, per la legge obiettivo, un volume complessivo di 1 miliardo e 200 milioni di euro l'anno per attività infrastrutturali. Inoltre, nel collegato alla finanziaria è stata prevista una rivisitazione complessiva del pacchetto azionario della Società stretto di Messina, volta a permettere l'utilizzo dei fondi già esistenti (si tratta di circa 1 miliardo e 400 milioni) per opere infrastrutturali della Calabria e della Sicilia.
Penso che, sul piano delle infrastrutture necessarie al paese, i soldi stanziati siano pochi. Tuttavia, impegno principale di questo Governo è quello di mettere a posto i conti, sia con riferimento alla necessità di rimanere nel quadro di riferimento europeo (alludo alla nota soglia del 3 per cento) sia riguardo alla necessità generale di una più equa redistribuzione. Preso atto di ciò, con i fondi a disposizione, realizzerò gli investimenti che saranno concordati con le singole regioni, dopo aver definito con ciascuna di esse il quadro delle priorità (cosa che ho già fatto, ad eccezione di due regioni) e dopo un opportuno passaggio nella Conferenza Stato-regioni e nelle Commissioni parlamentari.
Posto che i soldi a disposizione non bastano per tutti, credo che il compito di stabilire le priorità non debba essere lasciato alla responsabilità esclusiva del Governo, ma che debbano concorrere corresponsabilità ed impegno specifico delle regioni e del Parlamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Mariani ha facoltà di replicare.
RAFFAELLA MARIANI. Signor ministro, lei ci annuncia, oggi, che nel disegno di legge finanziaria, come avevamo potuto constatare, c'è un serio e corretto investimento in opere pubbliche strategiche.
Nel sottolineare che, come lei ha già affermato, le risorse disponibili non soddisfano tutte le esigenze cui il paese devePag. 42far fronte per ammodernare un apparato infrastrutturale che sicuramente rimane arretrato, dobbiamo testimoniare che le azioni concrete messe in campo da questo Governo, a partire dal mese di luglio, per evitare il blocco dei cantieri e per far ripartire un sistema che, come diceva il mio collega, è stato caratterizzato da molti annunci e da poche risorse, costituiscono segnali molto importanti.
Oggi, subito dopo la discussione di una mozione per la ridestinazione dei fondi stanziati per il ponte sullo stretto di Messina, partiamo con azioni concrete rivolte all'ammodernamento ed al potenziamento di infrastrutture di territori regionali verso le quali vi è stata, in questi anni, una trascuratezza molto grave.
Noi riteniamo, signor ministro, che sia molto importante anche il metodo adottato da questo Governo, che è consistito nel concertare insieme alle regioni le priorità; le infinite polemiche che avevano caratterizzato il Governo precedente rispetto alla scelta di alcune opere ed alla rinuncia ad altre - pur se, in ipotesi, richieste dalle regioni - aveva creato una sorta di stasi. Oltretutto, avevamo assistito ad una sorta di lievitazione nell'elenco delle opere, divenute, nell'assai citata legge obiettivo, un numero infinito: erano stati previsti quasi 173 miliardi di euro di spesa a fronte di una disponibilità soltanto di 58 miliardi.
Noi vogliamo tornare alla realtà dei fatti. Pertanto, chiediamo al Governo...
PRESIDENTE. Deve concludere...
RAFFAELLA MARIANI. ...di incrementare ancora le risorse per dare una risposta fattiva - e contribuiremo attivando, a tale scopo, gli strumenti parlamentari a nostra disposizione - a tutti gli italiani che hanno bisogno di un moderno sistema di infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
(Richiesta di commissariamento della Quadrilatero Spa - n. 3-00318)
PRESIDENTE. Il deputato Lion ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00318 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
MARCO LION. Signor ministro, oggi, in questa sede, discutiamo di un caso paradossale: di solito le infrastrutture sono al servizio del territorio; nel caso, invece, della Quadrilatero Spa ci troviamo nel paradosso di un territorio che deve essere al servizio dell'infrastruttura. Infatti, tra le mirabolanti grandi opere annunciate dal Governo Berlusconi - che però, per la maggior parte, non sono state mai né iniziate né, soprattutto, finanziate - è compreso un capitolo marchigiano, con la cosiddetta Quadrilatero Marche e Umbria. Anche in tal caso, ci troviamo dinanzi alla solita truffa di un'opera pubblica che in realtà non viene finanziata...
CARLO CICCIOLI. È stata finanziata per il 60 per cento!
MARCO LION. Mancano un miliardo e 40 milioni di euro, come lei ci ha fatto apprendere tramite il lavoro compiuto dal Governo in merito alle cosiddette grandi opere del precedente Governo Berlusconi, che nei fatti non erano finanziate. Questa grande opera è servita, in realtà, il giorno prima delle elezioni politiche, a tagliare qualche nastro di qualche cantiere che poi è stato chiuso subito dopo, diventando regno delle erbacce. In particolare, signor ministro, le chiediamo...
PRESIDENTE. Deve concludere...
MARCO LION. ...se non sia il caso di provvedere, prima o poi, allo scioglimento di questa società.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, a seguito di una serie di incontri con l'ANAS, i rappresentanti delle regioni interessate ePag. 43la società Quadrilatero Spa, si sta effettivamente operando per l'acquisizione, da parte dell'ANAS, della residua quota del 49 per cento della società Quadrilatero Spa, attualmente detenuta da Sviluppo Italia. Si rende necessario tutto ciò perché si sono manifestati elementi di criticità sin dall'origine: da un lato, nella concreta possibilità di acquisire risorse private provenienti dal territorio, che non può prescindere dall'effettivo coinvolgimento di tutti gli enti locali interessati; dall'altro, nel limite imposto nel modello operativo prescelto in relazione alle funzioni istituzionalmente proprie degli enti territoriali.
L'acquisizione dell'intero capitale sociale sarà accompagnata dal rinnovo degli organi societari con la previsione, attraverso apposita modifica statutaria da deliberarsi in assemblea straordinaria, della nomina di un amministratore unico con ampi poteri, finalizzata alla verifica dell'intero progetto sotto gli aspetti giuridici, tecnico-progettuali e finanziari, anche in relazione alle problematiche descritte dagli interroganti. In pratica, al posto del commissario, individuiamo nell'amministratore unico il soggetto direttamente e solamente responsabile.
Diversi sono gli aspetti da valutare ai fini della definitiva collocazione della società prima di un'eventuale decisione di incorporazione nell'ANAS; infatti, sono stati effettuati finanziamenti che davvero le Marche non dovrebbero perdere. Soprattutto, non si dovrebbe perdere l'occasione che viene data dal fatto che comunque la istituzione della Quadrilatero Spa ha individuato necessità infrastrutturali veramente esistenti per le Marche. Una cosa è infatti la discussione sulla società Quadrilatero Spa, altra cosa è invece la necessità di intervenire su un «quadrilatero» con delle priorità infrastrutturali, lotto per lotto, a cominciare da quei lotti che si possono realizzare con soldi già stanziati e per i quali già si è ottenuto un mutuo. Come si dice dalle mie parti, non bisogna «buttare il bambino con l'acqua sporca». Ecco perché noi riteniamo di intervenire in tal modo salvaguardando le necessità e le priorità infrastrutturali per le Marche cercando, per l'appunto, di rendere funzionale lo scopo della società rispetto alle infrastrutture di cui ha bisogno la regione.
PRESIDENTE. Il deputato Lion ha facoltà di replicare.
MARCO LION. Signor Ministro, lei ci porta buone notizie. Ne siamo contenti come parlamentari di centrosinistra e non solo come appartenenti al gruppo dei Verdi, perché tutto il centrosinistra insieme ha combattuto la battaglia contro la società Quadrilatero Spa.
Noi siamo assolutamente favorevoli alla realizzazione di infrastrutture di cui la nostra regione ha assoluto bisogno perché in questo senso è stata dimenticata. Tuttavia, non abbiamo sicuramente bisogno di società come la Quadrilatero Spa; dopo la «finanza creativa» è stata inventata «l'infrastruttura creativa» e così tale società decideva e pianificava al posto di comuni, province e regione. Di questo non abbiamo assolutamente bisogno; abbiamo bisogno invece di qualcuno che realizzi effettivamente le strade e non di chi, come la società in questione, è stata al centro di ferocissime polemiche. Per noi era decisamente indigesta una società siffatta, che tra i consulenti ed amministratori annoverava inquisiti e condannati per reati contro la pubblica amministrazione.
Si tratta di una società che praticava assunzioni nepotistiche e che spendeva i pochi soldi a disposizione per contratti di consulenza che ormai assommano a diversi milioni di euro. Quindi, si è trattato di riportare la società Quadrilatero alla sua funzione, ovvero quella di realizzare effettivamente strade utili al nostro territorio. Qualche tempo fa lei ha giustamente affermato di trovare strana l'asse di penetrazione dell'Appennino che prevedeva decine di viadotti e moltissime gallerie, quando in tratte ad alto valore ambientale e a bassa intensità di traffico sarebbe bastato costruire tre corsie e rettificare il tracciato esistente, risparmiando sui fondi. Poichè i fondi a disposizione sono esigui, almeno si utilizzino per terminare questePag. 44benedette strade di cui abbiamo bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
(Iniziative volte a continuare la realizzazione delle grandi opere strategiche dei corridoi 5, 1 e 8 - n. 3-00319)
PRESIDENTE. Il deputato Bricolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00319 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10), di cui è cofirmatario.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, dopo trent'anni di assoluta inattività nella costruzione di opere viarie nel nostro paese, finalmente nel corso della scorsa legislatura il Governo della Casa delle libertà ha cambiato rotta ed iniziato un lungo e imponente lavoro di studio, progettazione e finanziamento per realizzare i lavori che servono a migliorare la qualità della vita dei cittadini italiani, ogni giorno costretti a subire code interminabili nelle nostre città.
Onorevole Di Pietro, da quando lei è diventato ministro, la realizzazione di queste opere si è bloccata. Lei non ha fatto nulla per proseguire i lavori; l'abbiamo vista litigare con il ministro Mastella e scontrarsi con gli altri ministri di questo penoso Governo, ma non l'abbiamo vista fare nulla di quanto le compete come ministro delle infrastrutture. Le chiedo se ha intenzione di ravvedersi e di portare avanti queste opere, necessarie per lo sviluppo economico del nostro paese.
PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture, Antonio Di Pietro, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO DI PIETRO, Ministro delle infrastrutture. Signor Presidente, devo quindi rispondere ai quesiti appena posti e non all'interrogazione scritta, completamente diversa. Quindi, poiché mi è stato chiesto se ho intenzione di portare avanti le opere di infrastrutture in generale, vorrei far presente che le opere possono essere proseguite in due modi: inaugurando fogli di carta oppure realizzando infrastrutture.
Il precedente Governo, come scritto nel testo dell'interrogazione, ha previsto una serie di infrastrutture, riepilogate una per una, che condivido totalmente. Peccato che lo stesso Governo non le abbia realizzate come promesso e neppure finanziate. Quindi, le infrastrutture indicate in quell'elenco sono tutte opere che non prevedono alcun finanziamento ed esistono solo sulla carta. Non possiamo realizzare infrastrutture non finanziate. Per questo, sulla base di quanto è possibile realizzare tecnicamente con le risorse a disposizione, mi sono recato nelle regioni del centro-nord, Lombardia compresa, ed insieme alle autorità regionali e locali ho individuato una serie di priorità e, in tale ambito, le relative modalità di finanziamento. Inoltre, sono state previste anche realizzazioni che avvengono tramite il rifinanziamento della legge obiettivo, compreso all'interno della legge finanziaria.
In più, abbiamo previsto una serie di capitoli specifici per opere che si protraggono da molti anni e che noi abbiamo finalmente finanziato: ad esempio, la Salerno-Reggio Calabria. Abbiamo previsto, inoltre, opere in project financing, in cofinanziamento con le regioni interessate, anche andando incontro ad una proposta specifica avanzata dal presidente della regione Lombardia. Tale proposta intendeva mettere in joint venture l'ANAS con le realtà simili che si trovano nelle singole regioni - nel caso di specie, la società delle infrastrutture della Lombardia - in modo da creare, attraverso una funzione congiunta di concedenti, una migliore sinergia per la realizzazione delle opere.
PRESIDENTE. Il deputato Bricolo ha facoltà di replicare.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, abbiamo capito alcune cose. Altre, forse, non sono state comprese neppure da chi sta seguendo i lavori attraverso la televisione. Al di là di questo, ancora una volta il Governo vuole prendere in giro iPag. 45cittadini e gli elettori del paese. Noi vogliamo sapere, ministro Di Pietro, se vogliate o meno portare avanti le grandi opere in Italia! La TAV sarà o non sarà realizzata? I Verdi, Rifondazione Comunista e i Comunisti Italiani vi permetteranno di realizzarle? Mi riferisco non solo alla TAV ma anche al passante di Mestre, alla pedemontana veneta, alla pedemontana lombarda, alla tangenziale est di Milano ed alla BREBEMI. Forse lei, signor ministro, non sa neanche che cosa sia la BREBEMI: è un'autostrada che dovrebbe collegare Brescia a Milano. Queste grandi opere, comprese le metropolitane nella nostre città ed il sostegno al trasporto pubblico locale, ci sono richieste dai cittadini. Abbiamo iniziato un percorso in questo settore e voi lo avete bloccato. Lo ha detto lei: non ci sono fondi in questo disegno di legge finanziaria. Se si vogliono realizzare le opere servono i fondi. Lei stesso, rispondendo alla precedente interrogazione, si lamentava della carenza di fondi per la loro realizzazione. Dunque, è chiaro che, purtroppo, l'operazione condotta dal Governo Berlusconi e dalla Casa delle libertà, dopo trent'anni, viene interrotta da un Governo che, con il disegno di legge finanziaria, propone una stangata per i cittadini italiani. Vi sarà, infatti, un aumento delle imposte sulle case, l'introduzione dei ticket nella sanità, l'esproprio del TFR dei lavoratori da parte dello Stato. Sono previsti fondi destinati a sostenere non certo le persone meno abbienti ma soltanto gli extracomunitari e non c'è alcunché destinato allo sviluppo delle grandi opere.
Ministro Di Pietro, molto chiaramente le voglio esprimere il mio pensiero che credo coincida con quello della stragrande maggioranza degli italiani. La scorsa settimana lei ha litigato con il ministro Mastella, il quale ha chiesto le sue dimissioni. Il gruppo parlamentare al quale il ministro Mastella appartiene ha minacciato di presentare una mozione di sfiducia nei suoi confronti ed ha promesso che nessun provvedimento del Ministero delle infrastrutture sarà approvato dal Senato. Noi le chiediamo, signor ministro, di prendere atto di ciò che un gruppo della sua maggioranza le chiede, cioè di dimettersi e di lasciare il posto, magari, ad un ministro «tecnico» capace - perché lei, me lo permetta, di infrastrutture ne capisce poco o nulla - che sia in grado di andare avanti nella realizzazione di infrastrutture necessarie per lo sviluppo economico di questo paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
(Iniziative volte all'immediata redazione di una «Carta dei valori» - n. 3-00320)
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00320 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole ministro dell'interno, come ricorderete, il 19 agosto 2006 l'Unione delle comunità islamiche in Italia (UCOII) ha fatto pubblicare sul Quotidiano nazionale un'intera pagina sormontata dal titolo inequivocabile: «Ieri stragi naziste, oggi stragi israeliane». Il Ministero dell'interno ha più volte sostenuto l'opportunità della sottoscrizione, da parte dei membri della consulta islamica, di una carta dei valori. Lei stesso, signor ministro, pochi giorni fa, lo scorso 8 ottobre, ha riconosciuto che l'UCOII non tende all'integrazione ma alla preservazione di un'identità separata, che è quella su cui fa leva il fondamentalismo. Nei giorni scorsi, la stragrande maggioranza dei componenti della consulta islamica le ha chiesto di arrivare velocemente, non solo alla redazione, ma anche alla firma di questa benedetta carta dei valori islamici in Italia. Il contesto si è aggravato ulteriormente, visto che c'è una scuola islamica ancora aperta, a Milano. Vorrei sapere che cosa il ministro dell'interno ne pensi e che cosa immagini di fare.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, rispondo volentieriPag. 46all'onorevole Volontè, ricordando che l'idea di preparare una carta dei valori fu mia e la formulai intorno alla fine del mese di agosto.
Fu sollecitata da quell'inammissibile presa di posizione dell'UCOII che - come dire - negava l'irripetibilità dell'olocausto, ma anche da altre ragioni. Nello stesso periodo fu uccisa dal padre una ragazza perché voleva vivere come le altre e si verificarono anche altri episodi non riguardanti solamente gli islamici. In questa direzione pensiamo alla pratica dell'infibulazione che, in qualche modo, è entrata nel nostro paese e che non riguarda gli islamici. Di qui l'idea di una carta dei valori, della quale, inizialmente, io fornii solamente le teste di capitolo da elaborare ed approfondire, entrando nello specifico su temi fondamentali quali il ripudio della guerra, l'inesistenza della guerra santa, il rispetto della libertà di coscienza, della libertà dei figli di scegliere la religione, l'eguaglianza di genere, la conduzione paritaria della famiglia. Il tema della donna è quello che emerge di più, quando si tratta dell'ingresso nel nostro paese di comunità provenienti da paesi arretrati.
Questa carta, naturalmente, è destinata a chiunque voglia diventare cittadino, non solo agli islamici. In primo luogo, perché non è giusto identificare una sola comunità esterna come l'unica alla quale chiedere l'adesione a valori, secondariamente perché il problema esiste anche per altri, nonostante vi siano problemi specifici per gli islamici. Io parlai fin dall'inizio di una carta sulla quale avremmo lavorato e che non sarebbe stata sottoposta alla firma di nessuno nelle settimane scorse. Tanto è vero che preannunciai la creazione di un comitato di esperti con il compito di elaborare questa carta sentendo anche le rappresentanze delle comunità diverse da quella islamica che desiderano entrare nel nostro paese attraverso il riconoscimento della cittadinanza.
A questa mia impostazione non ha obbiettato nessuno nell'ambito della consulta; inoltre, il fatto che la carta dovesse essere destinata anche ad altri, oltre che agli islamici, è stato sottolineato non solo dai rappresentanti dell'UCOII, ma anche da molti altri che con essa non hanno niente a che fare.
Ho costituito la commissione, di cui per ora ne fanno parte il professor Cardia, la professoressa Roberta Aluffi Beck-Peccoz, il professor Mokrani, il professor Zannini, il professor onorevole Fouad Allam. Alti faranno parte di questa commissione, ci lavoreranno e, quando i lavori termineranno, questi saranno sottoposti alla firma di una platea anche più ampia. Le posso assicurare che questo allargamento non significa annacquamento e che i principi saranno fermi, trasparenti e chiari: quelli che abbiamo il diritto e il dovere di chiedere a chiunque diventerà cittadino italiano. Nel frattempo, l'attenzione al fondamentalismo, con occhi, orecchi ed altro, è massima.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Onorevole ministro, nessuno di noi dubita del suo impegno; evidentemente, però, a questa constatazione debbono seguire rapidi fatti.
Alla sua proposta di carta dei valori vi è stata una prima reazione dell'UCOII - risalente a qualche settimana fa - non certamente entusiasta.
Avendo ascoltato i componenti della consulta islamica e avendo letto ciò che gran parte di essi hanno chiesto al Ministero dell'interno riguardo alla carta - circa la durata della sua stesura - non ritengo, sinceramente, che una dilazione dei tempi possa risolvere il nodo sorto palesemente attraverso il manifesto pubblicato il 19 agosto. Esso, come lei ha ricordato, è diventato di dominio pubblico per i tanti e continui articoli di Magdi Allam - un esperto che non ritrovo nella sua commissione - e per gli incresciosi e tragici avvenimenti, resi pubblici nel mese di agosto.
Il giusto riconoscimento della carta include il tema relativo alla risoluzione di un nodo, da lei ricordato nelle dichiarazioni rilasciate il 30 agosto.
Noi non le chiediamo di tagliare quel nodo; tuttavia, non le chiediamo neanchePag. 47di sciogliere quel nodo dentro un acido, in modo da far scomparire sia il nodo, sia il legame e l'unità di un rapporto che deve essere, innanzitutto, rispettoso di certi diritti.
Mi riferisco a diritti che si rinvengono soprattutto all'interno della Carta costituzionale, che sono i diritti fondamentali di ogni uomo e di ogni donna e che devono essere rispettati. Questo è il nostro invito, perché nella scuola di Milano la legge italiana non è rispettata e gli avvenimenti sotto i nostri occhi...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
LUCA VOLONTÈ. ... evidenziano il mancato rispetto dei diritti civili degli uomini e delle donne, anche islamici, nel nostro paese.
(Iniziative per un'adeguata tutela della comunità italiana in Alto Adige - n. 3-00321)
PRESIDENTE. Il deputato Holzmann ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00321 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12), di cui è cofirmatario.
GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, signor ministro, il nostro gruppo, attraverso la presentazione dell'interrogazione in oggetto, ha espresso tutte le proprie perplessità in ordine ad un'iniziativa del Parlamento austriaco tesa ad introdurre, nella Costituzione di quel paese, una specifica tutela per il territorio della provincia di Bolzano.
Tale iniziativa è stata preceduta, qualche mese prima, da una petizione promossa proprio dal Presidente del Parlamento austriaco, l'onorevole Kohl, sottoscritta non solo dalle compagnie degli Schützen della provincia di Bolzano e del Tirolo austriaco, ma anche da tutti i sindaci della Südtiroler Volkspartei della provincia di Bolzano (110 su 116).
In detta petizione si ipotizzava, addirittura, un ricorso all'autodeterminazione soltanto per le popolazioni di lingua tedesca e ladina dell'Alto Adige, mentre si ignora quale destino avrebbe dovuto subire, in tale eventualità, la comunità di lingua italiana.
Noi siamo preoccupati dall'atteggiamento austriaco...
PRESIDENTE. Si avvii a concludere!
GIORGIO HOLZMANN. ... che dimostra, con questo atto concreto, scarsa fiducia nei confronti sia dell'Italia, sia del suo Governo, dopo un'autonomia trentennale che ha premiato soprattutto la comunità di lingua tedesca.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Onorevole Holzmann, le rispondo aderendo a ciò che lei ha inizialmente detto: l'iniziativa avviata dall'allora Presidente dell'Assemblea del Parlamento austriaco, l'onorevole Kohl, certamente non è piaciuta a nessuno; non è piaciuta neanche a molti austriaci, per la verità.
Lavorandoci sopra ed approfondendo il contesto e le prospettive, sono giunto alla conclusione provvisoria (come tutte le conclusioni che riguardano la politica) che tale risoluzione ha scarsissime prospettive di cambiare veramente la Costituzione austriaca, per una ragione molto semplice.
Credo infatti che, nel Parlamento austriaco, nessuno se la sentirebbe di far approvare un testo nel quale si attribuisca all'Austria, unilateralmente, la tutela di una minoranza austriaca o di lingua tedesca al di fuori dei confini di tale paese. La clausola è espressa in termini di reciprocità, poiché riconosce agli Stati terzi un'analoga tutela nei confronti delle minoranze presenti in Austria (mi riferisco, fondamentalmente, agli sloveni della Carinzia). Dubito profondamente, quindi, che il Parlamento austriaco arriverà mai ad approvare un provvedimento nel quale si riconosce a paesi terzi una tutela su minoranze esistenti in Austria.Pag. 48
Pertanto, come autorevolissime persone mi hanno sottolineato in Austria, è da ritenere che tale atto crei un gran trambusto politico, ma pochi cambiamenti giuridici (il che è bene).
Lei, onorevole Holzmann, ha tuttavia ragione, poiché ha messo in evidenza, sul piano politico, tensioni e propensioni che vanno fronteggiate e con le quali occorre fare i conti. Noi siamo lealissimi allo Statuto della regione considerata ed al patto De Gasperi-Gruber che sta alla base di tale Statuto, ma ne rivendichiamo il carattere di soluzione del problema, poiché tale è stata definita anche quando si incontrarono il nostro ed il loro Presidente della Repubblica.
Nella sua interrogazione, onorevole Holzmann, lei pone inoltre il problema di quella che è diventata la minoranza nella provincia in questione, vale a dire la comunità di lingua italiana. Non c'è dubbio che gli italiani di lingua italiana debbano abituarsi al bilinguismo, poiché non si può vivere in una provincia nella quale esiste un gruppo maggioritario di lingua diversa pretendendo di imporre a tutti l'uso dell'italiano. Abbiamo avuto difficoltà e continuiamo ad averne nell'accettare questa regola di vita, con tutto quello che comporta in termini di cambiamento. Detto ciò, e accettato anche il principio della proporzione linguistica che gioca a vantaggio della maggioranza, dovremmo adoperarci perché sia utilizzato con intelligenza, facendo in modo che la mera miglior conoscenza della lingua non sostituisca qualità essenziali a coprire posizioni, soprattutto, di vertice.
Quello che circola tra i nostri concittadini di lingua italiana, il destino di vice, ha qualche senso tutte le volte che si ha la sensazione di essere pretermessi esclusivamente per ragioni linguistiche.
La saggezza di chi governa la provincia e l'impulso di chi ha interesse possono essere molto utili a migliorare le cose.
PRESIDENTE. Il deputato Holzmann ha facoltà di replicare.
GIORGIO HOLZMANN. Signor ministro, mi dichiaro sostanzialmente soddisfatto della sua risposta.
Al riguardo, anche se lei ha tentato di sdrammatizzare il problema, riteniamo che sia un fatto piuttosto singolare e grave che un Parlamento si sia espresso in questi termini. Ciò nondimeno, ci interessa il rispetto delle regole nella nostra terra. Lei ha fatto riferimento all'accordo De Gasperi-Gruber e allo Statuto che noi rispettiamo, così come noi rispettiamo gli obblighi che discendono dallo stesso, primo fra tutti quello del bilinguismo che non viene messo in discussione da nessuno in provincia di Bolzano. Ciò che, invece, ci preme sottolineare è il fatto che, dopo trent'anni dal varo dello Statuto di autonomia, l'unica comunità che è diminuita è quella di lingua italiana. È diminuita del 30 per cento: non voglio dire che ciò sia responsabilità esclusiva della gestione del potere locale, ma in gran parte lo è, dal momento che si tratta di una gestione del potere soprattutto etnica, con leggi studiate apposta per favorire la comunità di lingua tedesca e svantaggiare quella di lingua italiana (potrei citare una decina di esempi al riguardo) o addirittura leggi ad personam.
Purtroppo, la potestà legislativa della provincia non sempre si sviluppa e si dispiega nell'interesse di tutti i gruppi linguistici ed i dati numerici, purtroppo, ci danno ragione.
Forse la saggezza non basta, signor ministro. Lei si è appellato giustamente a questa, ma forse servono anche delle regole nuove!
Lo Statuto di autonomia è stato concepito e realizzato per tutelare la comunità di lingua tedesca a suo tempo. Ci si è dimenticati della comunità di lingua italiana che, oltretutto, nella modifica del quadro, da regionale a provinciale, è diventata effettivamente l'unica vera minoranza. Forse, una discussione approfondita, seria e serena con un confronto fra tutte le parti su un nuovo Statuto di autonomia potrebbe finalmente aprire le porte a quella pacifica convivenza che,Pag. 49molto spesso, viene invocata, ma, che, in realtà, non si è ancora completamente realizzata.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.