Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,02).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Questioni concernenti le procedure di adozione di bambini provenienti dalla Bielorussia - n. 2-00144 e n. 2-00146)
PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze urgenti Barbieri n. 2-00144 e Sanna n. 2-00146, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
L'onorevole Barbieri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00144.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, ringrazio anche la ministra Bindi per essere presente. Debbo dire che l'importanza che il gruppo dell'UDC - l'interpellanza è firmata da 33 deputati su 39 del gruppo - assegna alla questione è testimoniata dal fatto che avevamo anche dichiarato la nostra disponibilità, poi non raccolta dal Governo, a svolgere questa interpellanza come interrogazione a risposta immediata nel question time, in modo tale da caricarla di un significato politico ancora più importante, soprattutto tenuto conto della circostanza che una ripresa televisiva diretta su un tema che in queste settimane coinvolge davvero l'attenzione e la sensibilità di parecchie decine di migliaia di persone avrebbe potuto costituire un fatto significativo anche per il Governo.
Il problema che viene posto è semplice e, al tempo stesso, complesso. Abbiamo vissuto tutti, in queste settimane, in termini emotivi, il caso di questa bambina - Maria o Vittoria, a seconda che la si chiami in Italia o in Bielorussia - e quella che è stata, e può essere definita obiettivamente, una tragedia dal punto di vista affettivo. Devo dire con grande franchezza alla ministra Bindi che, al di là di una grande attenzione su questa questione da parte del Ministero della giustizia, non ho colto un'altrettanto attenta presenza della ministra della famiglia, se non con dichiarazioni rilasciate ai giornali. Ma la questione della bimba bielorussa pone un problema più generale, ossia quello della problematica delle adozioni dei bambiniPag. 2provenienti dalla Bielorussia. Spero non sia sfuggito neanche alla ministra Bindi l'affermazione fatta da Lukashenko, Presidente - si fa per dire - della Bielorussia, il quale ha dichiarato - lo ha riportato Il Giornale - che ritarderebbe un po' queste adozioni perché quando i bambini tornano in Bielorussia sono «impregnati di capitalismo». Se non si trattasse di una tragedia, si potrebbe pensare davvero che siamo su Scherzi a parte; infatti si tratta veramente di un'affermazione inspiegabile ed incredibile.
A partire dal disastro di Chernobyl, l'Italia si è impegnata ad organizzare i percorsi di accoglienza, due volte l'anno, per 30 mila bambini, con l'obiettivo di diminuire l'esposizione alla radioattività, e viene riconosciuto da tutti che i periodi trascorsi in Italia fanno molto bene ai bambini. Soprattutto per quelli provenienti dagli orfanotrofi, questi soggiorni sono diventati l'occasione per trovare una nuova famiglia.
A partire dal 2003, il complesso percorso adottivo internazionale è divenuto sempre più estenuante, finché nell'ottobre 2004 il Governo bielorusso ha bloccato le adozioni, lasciando «congelati» negli uffici e nei Ministeri i dossier completi di 150 bambini.
Dopo intensi contatti diplomatici, solo alla fine del 2005, è stato firmato un protocollo tra l'Italia e la Bielorussia per la riapertura delle adozioni, ma solo 150 di queste sono state sbloccate e solo un numero esiguo di bambini, poco meno di 30, ha fatto il loro ingresso in Italia, lasciando senza risposta oltre 400 domande già inoltrate.
Chiediamo dunque al Governo - autorevolmente rappresentato dalla ministra Bindi - quali iniziative intenda adottare perché venga rispettato il nuovo termine indicato dalla Bielorussia (1o dicembre 2006) per l'esito delle 150 domande di adozione sospese dal 2004 e per trovare una soluzione che, a breve, possa dare una risposta alle oltre 400 richieste di adozione di bambini bielorussi.
Chiediamo inoltre al Governo se non ritenga opportuno realizzare nuovi accordi con la Bielorussia per stabilire dettagliatamente i termini del processo burocratico per le ulteriori adozioni che verranno richieste dalle famiglie italiane e per consentire l'affido preadottivo internazionale nelle famiglie italiane a tutti i bambini legittimamente richiesti in adozione fino alla conclusione positiva dell'iter adottivo.
Da ultimo, chiediamo se l'esecutivo non ritenga necessario assicurare ai bambini bielorussi la possibilità di continuare a beneficiare dei soggiorni nelle famiglie italiane ospitanti e garantire la tutela dell'interesse superiore del fanciullo, che deve essere a fondamento della rapida soluzione di controversie diplomatiche e di inutili lungaggini burocratiche e di iter adottivi, tutelando il diritto del minore, che norme nazionali e convenzioni internazionali pongono come principio cardine, cornice normativa, entro cui adottare futuri comportamenti e provvedimenti.
PRESIDENTE. Il deputato Sanna ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00146.
EMANUELE SANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, quando con alcuni colleghi dell'Ulivo ho presentato, lo scorso 26 settembre, l'interpellanza urgente che solo oggi giunge all'esame dell'Assemblea, la vicenda della bambina bielorussa, trattenuta illegalmente nel nostro paese, non si era ancora conclusa.
In quei giorni, vi era nell'opinione pubblica una grande e fondata preoccupazione sul futuro della piccola Vika e anche una diffusa incertezza sull'attività che il Governo, la magistratura, le forze dell'ordine stavano svolgendo in quei giorni difficili per il ritrovamento della bambina, per ripristinare la legalità e non compromettere i corretti rapporti tra l'Italia e la Bielorussia.
La nostra interpellanza mirava a portare in Parlamento un problema delicato e, per certi versi, inedito sotto il profilo umano, ma anche di eccezionale rilevanza sul piano giuridico ed istituzionale.
Signor ministro, non abbiamo mai avuto dubbi sull'impegno del Governo ePag. 3delle istituzioni pubbliche per affrontare con la necessaria fermezza e anche con la necessaria sensibilità il caso angoscioso di una bambina straniera, ospite di una famiglia italiana per una vacanza di salute e poi, con il nobile intendimento di proteggerla da possibili violenze, sottratta ai programmi e alle regole concordate per una serena e salutare permanenza nel nostro paese.
Tuttavia, a distanza di alcune settimane dalla scomparsa della bambina, e dopo che tutti gli appelli al ripristino della legalità erano caduti nel vuoto, abbiamo considerato ineludibile un confronto parlamentare con il Governo, in primo luogo per sollecitare la positiva soluzione della insostenibile condizione della piccola Vika, più in generale, per salvaguardare lo straordinario patrimonio dei programmi di accoglienza dei bambini bielorussi nel nostro paese e, ancor più, per non compromettere i provvedimenti di adozione e i procedimenti in corso riguardanti centinaia di famiglie italiane.
Sulla vicenda della piccola Vika, dopo il rientro nel suo paese, non si tratta ora di lavarsene «pilatescamente» le mani o di rimuovere il fardello di sofferenze che, assieme alla bambina, ha coinvolto la famiglia che l'ha ospitata e le persone che in vario modo l'hanno curata o che sono venuti a trovarsi in contatto con lei.
Penso che, nel pieno rispetto del programma di tutela e di recupero stabilito dalle autorità di Minsk, anche il nostro paese non si debba disimpegnare di fronte alle complesse problematiche che questa vicenda ha determinato sulla bambina; in questo senso, la presenza costante di due specialisti italiani disposta dal tribunale dei minori di Genova, a supporto della bambina nell'attività di riabilitazione e recupero, ci sembra un fatto molto positivo.
È auspicabile comunque, cari colleghi, signor Presidente, che nell'interesse preminente della bambina si abbassi ora il clamore mediatico su questa dolorosa vicenda e che l'attenzione della pubblica opinione e delle istituzioni si concentri più costruttivamente sulla soluzione dei problemi ancora aperti nel campo dell'accoglienza e delle adozioni di tanti bambini bielorussi da parte delle famiglie italiane, come accennava poc'anzi, illustrando la sua interpellanza, anche il collega Barbieri.
Forse non è inopportuno, cogliendo la presente significativa occasione di confronto parlamentare, richiamare la cornice e il percorso che ha caratterizzato negli ultimi vent'anni la straordinaria esperienza dell'accoglienza di bambini bielorussi in Italia, e forse, anche per trarre dalla vicenda di Vika e della famiglia che l'ha ospitata tutti i necessari insegnamenti, non è neanche inopportuno richiamare la nostra attenzione e quella della pubblica opinione sul rischio che si continui a fare confusione, signor ministro, tra accoglienza, affido e adozione internazionale, una confusione che può generare non solo irrazionali ondate emotive tra i cittadini, ma soprattutto conseguenze negative per tanti minori in difficoltà e per le famiglie che, con un atto di straordinaria solidarietà umana, si rendono pienamente disponibili ad accoglierli e aiutarli nel loro difficile percorso di vita.
L'accoglienza internazionale non è un affido, né tantomeno un succedaneo dell'adozione. L'Italia nel campo dell'accoglienza, in particolare verso i bambini della Bielorussia, ha dimostrato - come sappiamo - negli ultimi lustri una eccezionale ed esemplare sensibilità. Sono circa 30 mila i bambini di quel paese che ogni anno soggiornano in Italia presso famiglie che li ospitano in prevalenza durante i mesi estivi e nel corso delle festività di fine anno.
Vengono in Italia in tanti con il consenso delle loro famiglie, ma nella maggior parte dei casi si tratta - come sappiamo - di bambini senza famiglia, che crescono negli istituti statali con storie dolorose e tragiche che accompagnano la loro difficile infanzia. Vengono da noi da tanti anni perché in Italia si è sviluppata una formidabile catena di solidarietà, alimentata da una ricca rete di organizzazioni umanitarie di volontariato, di associazioni di famiglie che hanno costruito un pontePag. 4permanente di collaborazione e di amicizia con la Bielorussia per il benessere e per il futuro di quei bambini, ma anche per lo sviluppo di quel paese attraversato dalla tragedia di Chernobyl e da una difficile transizione economica e istituzionale.
Il popolo della giovane Repubblica bielorussa vive ancora sulla propria pelle le conseguenze del disastro di Chernobyl; rispetto all'Ucraina, di cui fa parte Chernobyl, la Bielorussia è stata investita più duramente dalla nube avvelenata che si sprigionò da quella centrale nucleare venti anni fa nella tragica notte del 26 aprile 1986. Un quinto del territorio del paese venne massicciamente contaminato. Si registrarono migliaia di vittime, ma le conseguenze sanitarie, sociali ed economiche di quella che dev'essere considerata, signor ministro, la più grande tragedia nuclerare di tutti tempi, si sono prolungate nel tempo e fanno sentire i loro effetti devastanti ancora oggi, soprattutto sulla generazione nata dopo quel terribile disastro ecologico.
L'esplosione del reattore di Chernobyl, onorevoli colleghi e signor Presidente, ha scaricato la sua pioggia radioattiva non solo sul territorio della Bielorussia e dell'Ucraina, ma è penetrata nelle fibre più profonde di tutti gli organismi viventi, animali e vegetali, e in particolare ha minato la crescita ed il regolare sviluppo dei bambini e dei ragazzi di quei paesi. Penso che - lo voglio dire con franchezza anche in quest'aula - dovrebbero essere più prudenti quegli esponenti politici spesso superintervistati dai media nei giorni scorsi (anche perché hanno rivestito ruoli istituzionali rilevanti nel Governo di questo paese), quando affermano che dopo Chernobyl in Italia si è sviluppato un business per la Bielorussia. Penso che sia un'affermazione imprudente e, allo stesso tempo, ingenerosa e persino cinica.
Quelle decine e decine di migliaia di bambini che da tanti anni vengono a trascorrere l'estate in Italia con il consenso dei loro familiari e del loro Governo, non sono l'esca per alimentare un ingiustificato e mercantile turismo sanitario, come ha recentemente affermato qualche autorevole esponente politico che siede in questo Parlamento. Quei ragazzi vengono e sono venuti per contrastare gli effetti che quell'aria avvelenata ha determinato sui loro organismi in fase di sviluppo. Sono più di diecimila le persone ancora oggi colpite in Bielorussia da gravi patologie derivanti da quel disastro ecologico. Le conseguenze totali dell'influenza prolungata della catastrofe non sono ancora completamente prevedibili.
Attenzione, cari colleghi, la comunità scientifica internazionale continua a discutere problematicamente sui livelli di contaminazione compatibili con la vita e con un regolare accrescimento dell'organismo umano. Si discute, s'indaga, si valutano nel tempo le conseguenze sulla salute delle piccole dosi di radiazioni, del carattere della migrazione nell'organismo dei radionuclidi. Le scorie di Chernobyl non sono solo nel territorio di quei paesi, ma anche nelle vene e nella vita di quei ragazzi che noi accogliamo e poi rientrano nelle loro famiglie e nei loro istituti, dopo una benefica vacanza di salute.
La Bielorussia è diventata, suo malgrado, una sorta di cavia, un poligono planetario, com'è stato scritto per studiare le conseguenze delle catastrofi del nucleare. Ieri i giapponesi e oggi i bielorussi, signor ministro, sono le vittime principali di una comune tragedia storica. Noi dobbiamo essere orgogliosi come italiani - non imbarazzati o arroganti -, per il contributo di solidarietà e di cooperazione attiva che abbiamo dato per attenuare le sofferenze e i danni derivati da quell'incidente.
Nella rissa mediatica che si è scatenata sulla vicenda, comunque dolorosa, della bambina bielorussa e dei coniugi che la ospitavano, la portata generale della tragedia di Chernobyl è stata, a mio giudizio, abilmente offuscata. Attenzione, però: se la comunità internazionale dimentica Chernobyl e lascia sola la Bielorussia ad affrontare le conseguenze ancora non del tutto valutabili di quel disastro, ritengo che stia irresponsabilmente sottovalutando un problema molto serio che riguarda laPag. 5sicurezza, la salute ed il futuro di tutta l'umanità. Una umanità che - come vediamo e come ci dicono le cronache delle relazioni internazionali anche in questi giorni - dovrà fare comunque attentamente e duramente i conti con l'uso corretto dell'energia nucleare.
I programmi di accoglienza non devono quindi essere frenati e noi oggi siamo chiamati, signor ministro, come Parlamento e come Governo, ad affrontare i problemi nuovi che si sono affacciati dopo le recenti vicende. Nei giorni scorsi, come sappiamo, le autorità bielorusse hanno autorizzato il soggiorno temporaneo in Italia di altri ragazzi, ma il nulla osta è stato concesso solo a bambini che vivono con loro famiglie, mentre permane il blocco per quelli che vivono negli istituti (quindi per i ragazzi più bisognosi di sostegno affettivo e sanitario).
Bisogna superare subito questa fase critica e di diffidenza con una politica di dialogo e di reciproche garanzie istituzionali. Occorre che Governo e Parlamento mettano in campo tutte le necessarie e più incisive iniziative, soprattutto per salvaguardare i programmi di affido e di adozione già predisposti sulla base delle leggi e delle regole vigenti nel nostro paese e concordate a livello internazionale: accoglienza e, in particolare, affido e adozione. Per questi ultimi si tratta di due istituti di straordinaria rilevanza umana e sociale, che vanno gestiti con grande rigore formale ed istituzionale.
La Convenzione dell'Aja prevede, come sappiamo, per le adozioni internazionali un'autorità centrale, la commissione per le adozioni internazionali. Qui sta il cuore dei problemi che le istituzioni del nostro paese sono chiamate ad affrontare in questa fase, in un rapporto di proficua cooperazione con le autorità della Bielorussia per portare a compimento, in maniera lineare, il protocollo di intesa sulle adozioni sottoscritto quasi un anno fa, il 22 dicembre 2005.
Gli enti e le associazioni, che con grande sensibilità e competenza si occupano di questo problema, anche nei giorni scorsi, signor ministro, nel corso di una audizione informale presso la Commissione affari sociali della Camera ci hanno sollecitato a promuovere alcune precise e immediate iniziative, soprattutto per sbloccare il programma concordato di adozioni. È stata avanzata la proposta di una missione parlamentare per affrontare con le autorità di Minsk le difficoltà che finora hanno frenato il programma.
Forse è opportuno, a mio giudizio, far precedere la missione di una delegazione parlamentare da una missione tecnica, che coinvolga, in particolare, i ministeri della famiglia, degli affari esteri e della solidarietà sociale, per approfondire tutti gli aspetti tecnici dell'impasse che si è determinata.
Bisogna, in particolare, puntare alla sanatoria di tutte le pratiche adottive depositate alla data della firma del nuovo protocollo (dicembre dello scorso anno), presso il centro adozioni di Minsk, che, per ragioni incomprensibili, ancora non sono state prese in esame.
La Bielorussia deve consentire, inoltre, la presentazione formale di tutte le pratiche adottive già perfezionate in Italia e depositate presso gli enti autorizzati. Su tali pratiche la commissione adozioni italiana deve fare una rapida verifica prima della trasmissione a Minsk.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
EMANUELE SANNA. Sulla definizione di queste pratiche, che riguardano circa 500 adozioni, occorre concordare tempi certi e ragionevoli di conclusione, auspicabilmente non superiori ad un anno, per non generare problemi psicologici e relazionali molto delicati nella famiglie e nei ragazzi.
Concludo, signor Presidente. Il Governo ci darà sicuramente oggi le informazioni che abbiamo sollecitato e noi ne trarremo le indicazioni più utili per una iniziativa incisiva, anche da parte del Parlamento, volta a dare una risposta positiva non solo alle tante famiglie italiane, ma, soprattutto, alla moltitudine di ragazzi e bambini che sono nati in altre parti dell'Europa e del mondo, in comunità diseredate attraversatePag. 6da insopportabili sofferenze e ingiustizie, che sperano di trovare nella solidarietà e nella forza civile del nostro paese una sponda sicura per una vita felice e rispettosa dei loro diritti e della loro dignità umana.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, se crede, può consegnare alla Presidenza la parte di intervento che non ha avuto il tempo di leggere, affinché sia pubblicato in calce al resoconto.
Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio l'onorevole Sanna, l'onorevole Barbieri e i firmatari delle rispettive interpellanze urgenti.
Credo anch'io che i problemi che sono stati esposti questa mattina siano di notevole importanza, anche perché, come è stato sottolineato, investono per ciascuno di noi, per molte famiglie e per molti bambini gli aspetti più profondi della nostra esistenza.
Vorrei subito fare una precisazione che è doverosa nei confronti dell'onorevole Barbieri e non solo. Egli ha voluto evidenziare il mio silenzio e, forse, anche quella che secondo lui è stata una mia inerzia nella difficile vicenda che ha interessato la piccola Maria. Credo che su questa vicenda siano state dette, e continuano ad esserlo, molte parole opportune e giuste ma, forse, come anche l'onorevole Sanna ha avuto modo di sottolineare, è stato fatto anche un uso improprio dei sentimenti e degli aspetti molto delicati in essa coinvolti. Quanto a me, ho preferito, doverosamente, attenermi alle mie responsabilità. Sono, infatti, un ministro per le politiche per la famiglia al quale è stata attribuita, dal Presidente del Consiglio dei ministri, la delega in materia di adozioni internazionali ma non la delega relativa al comitato dei minori e ai soggiorni di risanamento, che sono di competenza del ministro della solidarietà sociale. Come tutti sanno, la vicenda che ha interessato la piccola Maria è strettamente collegata alla sua permanenza in Italia per un soggiorno di risanamento. Successivamente, si è trasferita nelle sedi giudiziarie, rispetto alle quali la competenza è, chiaramente, del Ministero della giustizia. Ho seguito questi fatti, e, soprattutto, le conseguenze che si sono determinate e che, a tutt'oggi, secondo me, si stanno determinando, in relazione alla mia responsabilità in materia di adozioni. Non mi sono sottratta ad esercitare la mia responsabilità quale membro del Governo, inteso nella sua collegialità, ma ho ritenuto giusto che fossero i dicasteri e i ministri direttamente responsabili a curare direttamente questo caso. A riprova di questo, vorrei dire a questa Camera che, per il pomeriggio di oggi, era stata a mio avviso non correttamente prevista la mia presenza presso il Senato per rispondere ad una interrogazione a risposta immediata relativa alla vicenda della bambina bielorussa. Ho fatto presente alla Presidenza del Senato che altro ministro avrebbe dovuto rispondere su questa materia. Chi mi conosce sa che non mi sottraggo alle mie responsabilità ma neppure mi piace invadere le competenze altrui. Tra l'altro, questa è una materia nella quale, dato il tasso di emotività che la caratterizza, credo che occorrano da parte di tutti una grande misura e una grande attenzione soprattutto nei confronti della bambina, oltreché nei confronti della coppia che, naturalmente, ha tutta la nostra comprensione e tutto il nostro rispetto.
Detto questo, ritengo che il caso abbia portato alla nostra attenzione in maniera più evidente i temi delle adozioni internazionali e dei rapporti con la Bielorussia, in particolare. Se posso dirlo, data la mia responsabilità, di questo dobbiamo approfittare, in maniera corretta, sia per quanto riguarda le responsabilità che devono essere esercitate dal Governo italiano, sia per quanto riguarda il comportamento della Bielorussia. Parto da una considerazione molto semplice.
Credo che, dopo Chernobyl (fatto che, concordo con l'onorevole Sanna, non va mai rimosso dalla nostra coscienza diPag. 7italiani ed europei, oltre che di cittadini del mondo), con la Bielorussia, in virtù dei viaggi di risanamento dei bambini, si sia realizzata la più grande opera di cooperazione internazionale che il nostro paese abbia mai messo in piedi.
Io continuo a chiamarla così anche perché il suo valore più grande sta nel fatto che le risorse per questa grande opera di cooperazione non sono risorse pubbliche, ma sono in larga parte risorse delle famiglie. È una grande opera di sussidiarietà nei confronti della quale le istituzioni hanno avuto e hanno il dovere di fornire il sostegno dovuto e necessario, consapevoli però che questa grande opera di cooperazione è stata svolta dalla società italiana e grazie alla sua generosità.
Sappiamo tutti che quando sono in gioco 400 mila bambini (tanti sono i bambini che hanno usufruito in questi anni dei soggiorni di salute, e altrettante sono le famiglie che li hanno ospitati), quando ci si trova di fronte ad un'opera grandiosa come questa, si possono verificare anche situazioni, si possono insinuare anche comportamenti non corretti; sappiamo che ci può essere chi ama approfittarne, che ci possono essere stati casi difficili.
Noi siamo consapevoli che la nostra vicenda umana è segnata da un limite, che attraversa tutto ciò che abbiamo, anche le cose più belle che siamo capaci di mettere in piedi. Ritengo tuttavia che in questo momento, in cui la vicenda della bambina è sotto i riflettori, sia assolutamente ingiusto che questa grande opera di cooperazione e di generosità, di amore, chiamiamolo pure così, venga tacciata di essere un grande business, o comunque un malaffare.
Lo ritengo ingiusto nei confronti di tutte quelle famiglie che si sono anche sacrificate personalmente e che hanno comunque messo in gioco le cose più importanti della vita, cioè i loro sentimenti. È anche ingiusto nei confronti di questi bambini che sono, potrei dire, i primi ambasciatori d'Italia in Bielorussia, da adesso fino al futuro.
Questa deve essere la premessa di tutte le nostre riflessioni. L'altra premessa che voglio fare è che, sicuramente, tra questa grande opera di cooperazione, di generosità, di solidarietà e le adozioni internazionali, si è inevitabilmente stabilito un rapporto.
È bene che si sappia però, non solo che c'è differenza tra accoglienza, soggiorni, affido internazionale (sul quale ritornerò tra un momento) e adozione internazionale, ma anche che la percentuale dei bambini bielorussi adottati in questi anni (certamente, in relazione alla conoscenza che si è sviluppata durante i soggiorni) è minima, una percentuale davvero irrisoria rispetto a quest'opera di generosità assolutamente gratuita anche da questo punto di vista!
Per cui, se si vuole insinuare che c'è un tentativo di strumentalizzare i soggiorni al fine di stabilire un percorso privilegiato per le adozioni, anche questo argomento credo debba essere assolutamente respinto al mittente: siamo qui a riflettere insieme perché tutt'altro che di privilegio si tratta per le coppie adottanti.
La terza premessa che vorrei fare, è la seguente: noi abbiamo una buona legislazione in materia di adozioni internazionali e una buona pratica per quanto riguarda i soggiorni, credo però che non possiamo non sottolineare una carenza nel nostro ordinamento per quanto riguarda la figura dell'affido internazionale. Ritengo che si debba provvedere e che il Governo debba prendere una iniziativa, naturalmente nella collegialità che le competenze ministeriali richiedono e impongono. Allo stesso modo, credo sia arrivato il momento di verificare, dopo alcuni anni di sperimentazione, se la legge sulle adozioni internazionali abbia bisogno di alcuni interventi, di alcuni ritocchi. Un intervento che semplifica le procedure lo abbiamo già introdotto nel decreto sulle semplificazioni. Credo anche che debba essere fatto un investimento sulla commissione per le adozioni internazionali, che si trova sicuramente caricata di non poche responsabilità.Pag. 8
La quarta premessa è che abbiamo rapporti con Stati sovrani che si muovono nel rispetto della Convenzione dell'Aja, ma abbiamo anche rapporti con Stati sovrani con i quali non sempre le relazioni politiche bilaterali sono altrettanto soddisfacenti. In particolare, per quanto riguarda la Bielorussia, il problema delle relazioni internazionali si colloca all'interno di un quadro di relazioni politiche bilaterali - ma non solo - molto complicate e molto difficili.
A questa premessa ne collego una di carattere ancora più generale. Il tema delle adozioni internazionali è a mio avviso un tema di politica estera. Ho voluto partecipare alla missione del Governo italiano in Cina, ed in tale circostanza siglare l'accordo con quel paese sulle adozioni internazionali - che stagnava da circa nove anni -, perché, o le adozioni internazionali rientrano a pieno titolo nei rapporti bilaterali, come vi entrano il commercio con l'estero, la ricerca e l'innovazione tecnologica, o altrimenti saranno sempre la Cenerentola di questi rapporti. A mio avviso, invece, esse rappresentano l'aspetto più importante, perché abbiamo a che fare con il fattore umano.
È evidente che la vicenda delle adozioni dei bambini della Bielorussia si colloca in questo quadro di carattere generale. I dati li avete offerti voi, non sto qui a ripeterli. Siamo di fronte ad uno Stato che ha preso delle decisioni incomprensibili, soprattutto nei confronti del nostro paese, in materia di adozioni internazionali. A fronte di un'opera così straordinaria di solidarietà, non si giustifica, dal 2004 ad oggi, il comportamento di quel paese, che tiene bloccate 151 pratiche di adozioni - una più, una meno -, per le quali sicuramente l'iter è già tutto concluso secondo gli accordi che ci sono tra i nostri due paesi. Inoltre, la Bielorussia si rifiuta di ricevere 450-500 domande di adozioni internazionali, che, per quanto riguarda il nostro paese, al di là di una ultima verifica da parte della commissione per le adozioni internazionali, presentano tutte le caratteristiche di ricevibilità.
Non vogliamo sindacare le loro scelte e le modificazioni intervenute nelle leggi di quel paese. Lo hanno fatto altri paesi: come sapete, abbiamo problemi con la Bulgaria, così come con la Romania. Il motivo per il quale credo che dobbiamo allargare gli orizzonti a tutto il resto del mondo è anche che le relazioni, con i paesi dell'est europeo così buone fino a qualche anno fa, oggi non sono più tali. Non possiamo sindacare la scelta di uno Stato sovrano che decide di considerare l'adozione internazionale un'eccezione e che intende tenere i bambini nel proprio paese per facilitare le adozioni nazionali. Si tratta di scelte che dal punto di vista umanitario potremmo anche sindacare, ma non certo dal punto di vista della sovranità e delle facoltà di quel paese.
Detto questo, però, è chiaro che i patti si rispettano. Dunque, le 650 domande di adozione - le 150, più le 500 - fanno parte dei patti precedenti.
In questi mesi in cui - come potete immaginare - ho avuto modo di incontrare più volte l'ambasciatore della Bielorussia presso il nostro paese, ho fatto continuamente presente alcuni aspetti. In primo luogo, non tollereremo che entro il 1o dicembre non ci vengano date risposte sulle 150 adozioni. Ho anche aggiunto che il ministro dell'istruzione bielorusso non può pensare di cavarsela dicendo che le ha esaminate e le ha respinte, perché abbiamo già chiesto di poter riesaminare le 17 recentemente respinte, perché prive di motivazione.
Siamo consapevoli che apparentemente hanno il coltello dalla parte del manico, non lo nascondo. Però, è stato fatto presente che le armi non si usano quando si ha a che fare con questioni così delicate. Deve esserci altrettanto impegno per prendere in esame seriamente, da parte nostra e da parte loro, le altre 500 domande, che comunque fanno parte del pregresso nei confronti del quale vi erano stati precisi impegni.
Tale quadro di fermezza, ma anche di chiarezza e di correttezza da parte nostra nei confronti del Governo bielorusso, è il presupposto di un percorso che abbiamoPag. 9individuato e che dovrebbe portare, nei primi giorni di novembre, ad effettuare una missione tecnica a Minsk voluta dal Governo, in maniera particolare dalla sottoscritta, per cercare di ridisegnare i termini dei nostri rapporti ed anche, come chiedeva l'onorevole Barbieri nella sua interpellanza, di ridiscutere i termini dell'accordo. Non siamo disponibili a riesaminare, o meglio a rinunciare, agli impegni che la Bielorussia aveva già assunto con noi nei confronti delle 650 adozioni.
La missione, come sapete, non potrà che essere tecnica ed il Parlamento valuterà se dopo tale missione intende farne un'altra: noi siamo assolutamente disponibili a qualunque tipo di aiuto e di contributo. Il Governo non è assolutamente geloso delle sue prerogative: vuole aprire la strada attraverso una missione tecnica, ma se il Parlamento riterrà opportuna la presenza di una commissione interparlamentare questa sarà assolutamente ben accolta, perché quello che ci interessa è arrivare a conclusioni positive.
Abbiamo anche dato la nostra disponibilità, con riferimento ai progetti della Commissione per le adozioni internazionali, a tenere in particolare considerazione la Bielorussia per eventuali programmi a sostegno dei bambini bielorussi presenti negli istituti e nelle famiglie. A fronte di questo, però, non siamo disponibili a tollerare che i viaggi di risanamento riprendano in assenza dei bambini che soggiornano negli orfanotrofi, che, come voi avete sottolineato, sono quelli che ne hanno probabilmente più bisogno. Dopo la vicenda della piccola Maria, vi è bisogno di nuove garanzie, di riprendere in esame anche la materia dei soggiorni: siamo assolutamente disponibili. Tuttavia, non siamo disposti a tollerare che di fronte ad un'opera che ha un chiaro carattere umanitario vi sia una discriminazione così pesante. Credo di avere così risposto a tutte le domande poste. Aggiungo che, nel disegno di legge finanziaria, sono state stanziate delle risorse - penso al fondo messo a disposizione del ministro per le politiche per la famiglia - parte delle quali sarà destinata al miglior funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali (è stata anche chiesta una delega per la delegificazione circa le sue competenze e la sua organizzazione). Una parte di questi finanziamenti dovrà essere anche indirizzata al sostegno delle coppie adottanti, costrette a sostenere costi assolutamente troppo pesanti per alcuni bilanci familiari. È intenzione della sottoscritta chiedere che, nel provvedimento collegato al disegno di legge finanziaria, vi sia una delega per la riforma della legge sulle adozioni internazionali e per l'istituzione dell'affido internazionale, affinché si abbia un quadro normativo completo che consenta di far fronte a tutte le situazioni.
Sono assolutamente disponibile all'incontro e al dialogo con le associazioni dei genitori che ospitano i bambini e, evidentemente, soprattutto con le associazioni che rappresentano le coppie adottanti, perché insieme, in questo quadro, si possa costruire un percorso, individuando meglio scopi e contenuti della missione tecnica e, in base ai risultati di tale missione, giungere a delineare una linea d'azione chiara.
Comunque, di tutta questa vicenda - vorrei sottolinearlo - è pienamente investito anche il Ministero degli esteri. Non smentisco una delle premesse che ho fatto quando ribadisco che con tutti i paesi, ma soprattutto con la Bielorussia, sono in gioco alcune questioni eminentemente politiche che noi vorremmo fossero messe al servizio della soluzione del problema adozioni, anche per capovolgere quel comportamento che qualche volta ci fa pensare, purtroppo, al contrario, e cioè che siano invece le adozioni e i bambini ad essere messi al servizio dei problemi politici con quel paese: questo non lo possiamo tollerare.
PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00144.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, la ministra Bindi avrà la pazienza di ascoltarmi. Io sono fra quei parlamentari dell'opposizione che dà dell'operato diPag. 10questo Governo, da quando si è insediato ad oggi, un giudizio che rasenta lo zero. Questa mattina, però, dalla ministra Bindi ho ascoltato cose di notevole interesse che, per quanto mi - e ci - riguarda, sono anche fortemente condivise. La ministra Bindi non solo ha risposto correttamente alle domande che avevamo posto ma ha fatto di più. Ha infatti espresso alcune considerazioni che, dal nostro punto di vista, sono assolutamente condivisibili.
Pertanto, ci dichiariamo fin d'ora disponibili a lavorare nella direzione tracciata. Tuttavia, trovo però - lei non lo ha chiesto, ma io che faccio opposizione sento il dovere di dirlo - leggermente demenziale che nella delega che il Presidente del Consiglio le ha conferito non siano contenute per intero le materie relative alla famiglia. Trovo leggermente demenziale che una parte di questa tematica venga delegata al ministro della solidarietà sociale (non perché si chiami Paolo Ferrero e sia, per tutte le sue reiterate e ripetute interviste, un altro di quelli per cui non passa giorno che non rilasci dichiarazioni, arrivando al punto che fra lui e il collega Cento è in atto una lotta a chi dichiari di più). Trovo incredibile che delle questioni di cui trattiamo non si debba occupare la ministra Bindi.
Infatti, se la motivazione è quella qui addotta dalla ministra Bindi per evitare ogni tipo di polemica con il suo collega di Governo Ferrero - vale a dire che una parte delle questioni può essere considerata afferente alla solidarietà sociale -, osservo che tutta una serie di altre questioni potrebbe essere considerata anch'essa pertinente all'ambito della solidarietà sociale. Da tale punto di vista, non comprendo perché, ad esempio, tutta la competenza in materia di pensioni non sia assegnata al ministro Ferrero anziché al ministro del lavoro in quanto, dati i tempi attuali, più solidarietà sociale delle pensioni non esiste. Credo che il Governo farebbe meglio a tornare sui suoi passi e che Prodi farebbe molto bene a conferire alla ministra Bindi complessivamente le deleghe su tale questione.
Si deciderà, ministro, se sia il caso di avviare un percorso di modifica legislativa, ma lei ha ragione nel sostenere che si deve riconsiderare la legge sulle adozioni internazionali; certamente talune norme potranno essere riviste, mentre forse è giusto che altre restino inalterate.
Ho anche molto apprezzato - mi costa riconoscerlo dal punto di vista politico, ma ho il dovere della lealtà - quanto da lei riferito sul motivo che l'ha indotta a chiedere di far parte della delegazione del Governo italiano che si è recata in Cina; infatti, io condivido la sua opinione e ritengo che, oggi, le questioni internazionali relative alle adozioni debbano essere considerate, quanto al loro peso politico specifico, alla stessa stregua degli accordi che si stringono in altri campi. Ciò vale particolarmente, per chi, come lei e come me, proviene da esperienze di matrice etico-sociale cristiana. Sono quindi d'accordo; sono d'accordo altresì sull'opportunità che il Ministero degli affari esteri abbia sempre la consapevolezza della necessità di assegnare una valenza forte anche a tali profili nelle relazioni con gli altri paesi.
Sono invece leggermente in disaccordo su un aspetto in particolare; a mio avviso, infatti, il Governo italiano deve esercitare pressioni molto più forti - e non mi riferisco solo al settore in questione - nei confronti del Governo della Bielorussia. Nei cinque anni trascorsi ho fatto parte, ministro, come sa il collega Azzolini, allora capo del gruppo, della delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa; noi abbiamo convocato a Strasburgo per decine di volte gli esponenti del Governo bielorusso accusandoli di non consentire la libertà di stampa nel loro paese: acqua sul marmo! Ascoltavano, sorridevano e se ne andavano: acqua sul marmo!
Occorre dunque che il Governo italiano, in modo particolare il Ministero degli affari esteri, affronti di petto la questione dei rapporti con il Governo bielorusso, peraltro ponendo anche una serie di altre questioni a Yushchenko ed al suo esecutivo.Pag. 11
Concordo sulla missione tecnica, sulla finalità da lei posta; faccio, però, notare al Presidente Leoni che la Presidenza della Camera dovrebbe valutare l'opportunità, proprio per agevolare l'impegno del Governo, di compiere una missione parlamentare presso il Parlamento bielorusso. Ho, infatti, la convinzione profonda, non suffragata da nulla se non da una sensazione basata sull'esperienza maturata occupandomi un po' di tali questioni, che a molti parlamentari bielorussi sfugga l'oggetto vero di questo rapporto. Molti nostri colleghi bielorussi non sanno bene di cosa stiamo parlando; quindi, ritengo che, considerate le numerose missioni svolte dalla Camera dei deputati, una di questo genere potrebbe essere annoverata tra quelle utili e non tra quelle inutili.
Ieri sera, nel corso di un'audizione su un diverso tema, l'ex ministro portoghese dello sport ha affermato che il Consiglio d'Europa veniva definito da Mitterrand come un'«agenzia viaggi», quindi qualcosa di inutile. Ebbene, viaggiare può anche essere inutile, ma nel momento in cui esercitassimo una forte pressione sui parlamentari bielorussi in merito a questioni come i soggiorni temporanei e gli affidi, credo che svolgeremmo una funzione utile.
PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, rispetto alla sua richiesta, assolutamente sensata e motivata, la Presidenza rifletterà su quanto da lei ha proposto.
Il deputato Sanna ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00146.
EMANUELE SANNA. Signor Presidente, cercherò di recuperare parte del tempo che ho utilizzato in eccesso in sede di illustrazione.
Anche a nome degli altri colleghi firmatari dell'interpellanza, che hanno partecipato a frammenti di tale discussione, valuto molto positivamente la chiarezza, la completezza ed anche la determinazione che hanno caratterizzato l'intervento del ministro. In particolare, mi ha colpito la convinzione con cui il ministro Bindi ha sottolineato che per i «figli di Chernobyl» l'Italia ha realizzato la più grande esperienza di cooperazione e collaborazione internazionale, sostenuta soprattutto dalla generosità delle sue famiglie e dei suoi cittadini. I 400 mila bambini venuti in Italia nel corso di questi anni sono - come giustamente diceva il ministro - il collegamento ed il ponte più solido per costruire relazioni durature anche con la giovane Repubblica bielorussa.
Bisogna partire dal rispetto del Protocollo e degli accordi relativi alle adozioni. Mi riferisco alle circa 650 adozioni il cui iter è già perfezionato e che hanno i requisiti per dare a quei bambini una famiglia stabile e definitiva. Ebbene, da lì bisogna assolutamente ripartire, senza scambi, senza baratti né scorciatoie che possano eludere tale problema.
I viaggi della salute devono riprendere senza esclusioni selettive. Infatti, dopo la vicenda della piccola Maria, nei giorni scorsi sono ritornati i bambini e sono stati rispettati - sia pure con qualche ritardo - i programmi che erano stati concordati. È preoccupante invece che ne siano stati esclusi i bambini che vivono nei cosiddetti internat; tale termine a noi non piace, ma questi istituti così sono denominati. Anche in questo caso, però, occorre essere prudenti perché essi non sono - come ho letto in qualche giornale - «lager per bambini», bensì istituzioni statali molto serie, dove i bambini senza famiglia vengono seguiti con la massima attenzione. Tuttavia, non si può accettare che questi bambini - che tra l'altro hanno un rapporto consolidato con alcune famiglie e coppie italiane - vengano esclusi dai viaggi della salute.
Bisogna iniziare o riprendere - come l'attuale Governo sta facendo con molta determinazione - il lavoro sinergico tra Esecutivo e Parlamento. Abbiamo raccolto le istanze e le proposte pervenute dalle associazioni e dalle famiglie ed alcune di esse, a mio avviso, sono una base utile di lavoro per Parlamento e Governo. È stata proposta la creazione di una Commissione interparlamentare mista che provveda ad armonizzare le legislazioni dei due paesi in materia di adozione e di affidi. Ad esempio, ci si riferisce all'affido internazionalePag. 12mirato al perfezionamento dell'adozione; all'affido internazionale a progetto e a percorsi facilitati per preadolescenti al superamento dell'età di 10 anni; alla stipula - perché no? - di accordi bilaterali di cooperazione e sussidiarietà anche a sostegno di famiglie bielorusse che intendano adottare bambini di istituti che non siano mai venuti in Italia; alla stipula di accordi che diano prevalenza ai legami affettivi già esistenti. Insomma, mi sembra che questa sia una base di proposte e di iniziative che il Parlamento e le istituzioni democratiche del nostro paese debbono sostenere con la massima convinzione.
Vorrei infine ringraziare il ministro ed anche il Presidente, che ha tollerato un piccolo «sconfinamento» dei tempi del mio intervento.
PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro! Grazie a lei, deputato Sanna.
(Tempi di adozione del decreto ministeriale per il riparto del fondo per la compensazione delle minori entrate derivanti agli enti locali dagli eventi sismici del 31 ottobre 2002 - n. 2-00153)
PRESIDENTE. L'onorevole Astore ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00153 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, credo sia opportuno illustrare la mia interpellanza urgente. Personalmente parlo con difficoltà di questo argomento poiché esso riguarda il terremoto che ha colpito la mia regione, il mio paese - stiamo parlando di un piccolo comune di mille abitanti -, dove sono nato e dove tornerò stasera.
Sottopongo al Governo e ad esso richiamo gli impegni assunti nel corso della scorsa legislatura e ricordo che uno Stato moderno dovrebbe praticare una giustizia distributiva, soprattutto verso gli enti locali in difficoltà.
Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, fra pochi giorni ricorrerà il terribile anniversario di quel terremoto verificatosi il 31 ottobre 2002: tutti ricordano quelle immagini. Mi rifiuto di parlare rievocando con emotività quella terribile tragedia, poiché credo che ognuno di noi ricordi perfettamente quei fatti tremendi a causa dei quali, anche, credo, per incuria di tutti noi (come ricordò il Presidente della Repubblica), persero la vita 27 bambini ed una maestra.
In riferimento alla legge finanziaria, tutti i comuni colpiti da questa tragedia hanno diritto al completamento della ricostruzione; infatti vi sono stati danni molto ingenti, specificamente pubblicati, del resto, negli annali della protezione civile; inoltre, i comuni colpiti dal terremoto possono contare su minori entrate per ciò che concerne le contribuzioni dei cittadini.
Voglio ricordare al sottosegretario che il precedente Governo nel 2002 ha emanato un decreto ministeriale - reiterato nel 2005 - attraverso cui ha sospeso, ha abolito alcuni tributi (ICI, tassa sui rifiuti solidi urbani, tassa di occupazione di suolo pubblico, imposta sulla pubblicità), abbattendo l'IVA del 50 per cento. In questa fase, a causa di enormi difficoltà, i comuni hanno incassato molto meno denaro, soprattutto riguardo all'ICI. Morale della favola, signor Presidente, signor sottosegretario, credo che questi comuni stiano attraversando un grave momento di difficoltà. In questi giorni - se ne riparlerà quando discuteremo la legge finanziaria - si sta trattando di ulteriori tagli per le spese correnti, cosicché vengono meno le entrate per le piccole comunità colpite da questa terribile disgrazia.
A titolo d'esempio, signor sottosegretario, nel più grande comune colpito dal terremoto - stiamo parlando di 7.500 abitanti - si sono registrati 303 mila euro in meno per l'ICI negli ultimi tre anni. Il mio comune, San Giuliano di Puglia, conta 1.100 abitanti ed ha incassato, per tutti i tributi, 226 mila euro negli ultimi quattro anni: ditemi voi, me lo dica lei, signor sottosegretario, come l'amministrazionePag. 13locale possa condurre una vita normale quando viene meno ciò che è essenziale per la vita di una comunità!
Ma c'è di più: i comuni che versano in questo stato (sono 14, quelli dell'area del cratere) hanno maggiori spese, poiché la domanda di servizi da parte dei cittadini è aumentata. Infatti, il disagio provocato dall'avere villaggi e capanne disseminati sul territorio, nonché strade continuamente dissestate, è crescente e vi è bisogno, quindi, di un flusso maggiore di risorse finanziarie. In una comunità colpita la domanda di servizi oggettivamente aumenta, anche perché la comunità stessa non è più unita, essendo state le famiglie dislocate in quattro aree diverse.
La situazione generale è veramente difficile, signor sottosegretario; ma vorrei soprattutto rilevare che si tratta di comuni che appartengono al cosiddetto osso appenninico (che lei stesso ha visitato qualche tempo fa) e che si trovano nelle aree interne del Molise e dell'Italia. La popolazione anziana (vale a dire, le persone di età superiore a 65 anni) rappresenta, inoltre, il 40, il 50 o addirittura il 60 per cento della popolazione totale, contro una media nazionale che si attesta intorno al 18 o 20 per cento. Pertanto, a fronte dell'esistenza di una popolazione anziana (per di più, colpita da questa disgrazia), le esigenze di maggiori risorse finanziarie aumentano continuamente.
Vorrei osservare che il vero problema, oltre che dalla ricostruzione di tali comunità, è rappresentato dal ripristino dell'unitarietà delle comunità stesse. Occorre, allora, anche stanziare fondi maggiori, al fine di operare, attraverso centri di ascolto, per riunire le persone investite dalla terribile tragedia che ho rievocato.
Vi prego di credermi: anche mia moglie era una delle maestre che insegnavano nella scuola colpita dal sisma, e in quella circostanza si è salvata perché fruiva di un giorno libero e, quindi, era assente.
Vorrei sottolineare che occorre profondere uno sforzo enorme nel rapporto sia tra scuola e comunità, sia tra la stessa comunità e l'amministrazione comunale, e mi dispiace ammettere che lo Stato è risultato totalmente latitante; mi riferisco soprattutto alla regione, dal momento che in questi giorni si procederà anche al rinnovo del consiglio regionale del Molise.
Segnalo inoltre che, oltre ad una notevole presenza di popolazione anziana, queste aree sono caratterizzate anche da un basso reddito. Si tratta, infatti, di piccoli comuni dell'osso appenninico - dotati, peraltro, di centri storici bellissimi e meravigliosi, risalenti al Medioevo, che finiscono addirittura sulle cartoline dell'Italia! - che registrano un reddito bassissimo ed un alto tasso di disoccupazione (non intendo citare i relativi dati, perché sono già noti).
Il precedente Governo varò il decreto-legge 31 marzo 2005, n. 44, successivamente convertito in legge, il quale prevedeva un fondo di compensazione (definito «fondo di ristoro») delle minori entrate dei comuni interessati. Anche se la copertura disposta non era pari al 100 per cento, veniva comunque riconosciuto un ristoro. Ricordo, inoltre, che la dotazione prevista era pari a un milione di euro, e la ripartizione di tale fondo avrebbe dovuto avere luogo entro trenta giorni dalla data del 31 marzo 2005.
In primo luogo, dunque, vorrei sapere dove siano finite dette risorse finanziarie e per quale motivo il Governo (o il ministero competente) non abbia proceduto ad effettuare il riparto dei fondi stanziati. Inoltre, signor sottosegretario Casula, le chiedo quali siano le intenzioni dell'attuale Governo, vale a dire dell'esecutivo che io stesso sostengo, di fronte a questa problematica.
Ritengo opportuno, a tale riguardo, varare un nuovo decreto-legge che preveda di corrispondere le anticipazioni stabilite dal precedente, senza tuttavia mendicare nulla. Credo che debbano essere effettuate valutazioni serie in ordine sia alle perdite realmente subite dai comuni interessati (che vanno ristorati), sia alla sospensione del versamento di alcuni tributi (il cui importo deve essere solamente anticipato), poiché penso sia corretto procedere in tal senso.Pag. 14
Vorrei evidenziare che ho ricevuto lettere da tutti i comuni dell'area del cratere, e vi informo che qualcuno ha già dovuto dichiarare il dissesto finanziario. Infatti, chi conosce bene le finanze comunali sa che se ad un piccolo comune di 700 abitanti vengono a mancare 200 mila euro, esso non può andare avanti nella maniera più assoluta!
Bisogna adottare, quindi, un trattamento differenziato, in considerazione delle diverse realtà locali. Esistono, infatti, comuni che sono stati totalmente distrutti e che, quindi, sono privi di entrate (perché i cittadini vivono nei villaggi costituiti assolutamente da capanne di legno), nonché comuni che continuano a vivere patendo tutti i disagi possibili e che assistono alla riduzione dei propri tributi. Ecco il motivo per cui occorre muoversi con assoluta urgenza, signor sottosegretario Casula.
Noi crediamo nel federalismo solidale. Un elemento di distinzione tra la nostra parte politica e le altre è il non credere però ad un federalismo che metta in competizione le comunità regionali e comunali. Personalmente, sono convinto che una piccola regione abbia gli stessi diritti delle grandi regioni. Non bisogna mendicare, occorre fare il proprio dovere come pubblici amministratori, ma credo che si debba riconoscere a tutti gli stessi diritti.
Non si può sorridere, come qualche volta è avvenuto anche in quest'aula, di fronte alle richieste di piccole comunità o di piccole regioni. L'Italia è il paese dei piccoli municipi: abbiamo 8 mila 100 comuni, di cui 5 mila con un numero di abitanti inferiore a 3 mila. Essi sono il nerbo della nostra nazione, li dobbiamo assolutamente conservare e dobbiamo anche invertire certe strategie politiche ed economiche, in modo da ripopolare la desertificazione violenta che si è abbattuta soprattutto nelle Prealpi e in tutto l'osso appenninico. Per di più alcuni comuni sono stati colpiti da questa tragedia. Un buon Governo e uno Stato debbono porsi questi problemi, perché, forse, vivendo a Roma non si comprendono appieno i drammi giornalieri che affrontano i nostri pubblici amministratori.
Vivendo in una di queste piccole comunità, con grandi vantaggi e alcuni svantaggi, ritengo che il problema dei piccoli comuni disagiati vada posto a livello generale. Questa Assemblea si troverà a discutere entro breve tempo la famosa proposta di legge sui piccoli comuni presentata dal collega Realacci e sottoscritta anche da chi vi parla. So che salvaguardare i servizi costa molto; credo che nel momento in cui vengono parametrate certe distribuzioni si debbano considerare anche la densità abitativa - compito sicuramente delle regioni -, l'altitudine e il posizionamento di queste piccole comunità. Non facciamo morire questi comuni, perché costituiscono la nostra storia e alcune volte hanno rappresentato anche la grandezza dell'Italia.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Antonangelo Casula, ha facoltà di rispondere.
ANTONANGELO CASULA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, onorevoli deputati, con l'interpellanza appena illustrata gli onorevoli Astore e Donadi pongono quesiti in ordine all'applicazione dell'articolo 1-decies del decreto-legge n. 44 del 31 marzo 2005, convertito, con modificazioni, nella legge n. 88 del 31 maggio 2005, recante disposizioni urgenti in materia di enti locali.
In particolare, il primo comma del citato articolo prevede l'istituzione di un fondo per l'anno 2005 con la dotazione di un milione di euro nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, destinato alla compensazione delle minori entrate derivanti agli enti locali in conseguenza degli eventi sismici del 31 ottobre 2002. Il successivo secondo comma demanda ad un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze la determinazione dei criteri e delle modalità di ripartizione del fondo da attivare, a titolo di anticipazione, tra i comuni delle provincePag. 15di Campobasso e Foggia interessati dai citati eventi sismici in misura corrispondente ai minori introiti relativi ai tributi TARSU e ICI.
Giova sottolineare che l'amministrazione alla quale compete istituzionalmente l'erogazione dei trasferimenti ordinari a favore degli enti locali è il Ministero dell'interno, mentre la norma introdotta in sede di conversione del citato decreto-legge ha attribuito al Ministero dell'economia la titolarità del decreto attuativo, comportando non pochi problemi applicativi. Il Ministero dell'interno, per ovviare a tali problematiche, ha proposto un emendamento al disegno di legge di conversione del decreto-legge 17 agosto 2005, n. 163, del quale ha parlato anche l'interpellante, volto a trasferire nel proprio stato di previsione il fondo in questione e ad attribuire alla propria competenza la titolarità del decreto di riparto. Tale emendamento, sul quale questa amministrazione ha espresso avviso favorevole, non ha avuto però ulteriore corso per la mancata conversione in legge del predetto decreto-legge n. 163.
Al fine di pervenire all'attuazione della norma in questione e dar corso alla ripartizione tra gli enti interessati, il Ministero dell'economia ha invitato il ministro dell'interno ad avanzare una richiesta di variazione di bilancio per il trasferimento del citato fondo nel proprio stato di previsione.
Il Ministero dell'interno sta predisponendo una richiesta di variazione di bilancio al Ministero dell'economia per il trasferimento del citato fondo nel proprio stato di previsione, al fine di pervenire all'attuazione delle norme in questione e di dare corso alla ripartizione tra gli enti interessati.
Vorrei concludere assicurando la volontà congiunta dei Ministeri dell'interno e dell'economia di porre rimedio nel minor tempo possibile a questo problema, alla situazione di disagio e di difficoltà in cui versano le istituzioni e che ricade sui cittadini interessati di queste aree, affinché si possa ripristinare una condizione di agibilità nell'attività istituzionale di questi enti locali.
PRESIDENTE. Il deputato Astore ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, non sono soddisfatto della risposta e lo dico con estrema lealtà. Non mi riferisco solo al decreto cui lei ha fatto riferimento, perché ho fiducia che il Governo sbloccherà le risorse relative agli anni 2002, 2003, 2004 e 2005.
Nell'interpellanza ho chiesto cosa il Governo intenda fare in termini di ricostruzione. Il problema è rilevante: sono state riscontrate minori entrate, cui si può ovviare con l'anticipazione di quelle per le quali il Governo ha disposto la sospensione. Devono prevedersi trasferimenti in contanti, con riferimento alla tassazione. Non chiedo di più. Chiedo che vi siano gli stessi soldi di cui dispone un comune normale, per cui il Governo ha realizzato l'abbattimento parziale di un anno o due.
Il precedente Governo - credo che abbia fatto anche bene - ha parlato di sospensione di tutte le ingiunzioni. Immaginate tutti i crediti che i comuni di quell'area avevano nei confronti dei cittadini! Sono tutti sospesi, perché, fintanto che esiste lo stato di emergenza, le ingiunzioni non vengono discusse nelle aule di tribunale.
Oggi Bertolaso, capo dipartimento della Protezione civile, ha dovuto prelevare con ordinanza, forse anticipandoli, alcuni fondi da attribuire ad alcuni comuni per farli sopravvivere. I comuni non sono accattoni! Non possono stendere la mano o presentarsi con il cappello in mano! Il Governo di centrosinistra deve garantire il diritto di uguaglianza e di solidarietà nei confronti dei comuni.
Spero che il Governo intervenga al riguardo (si tratta di circa ventimila abitanti distribuiti in quattordici comuni, l'area del cratere), anche con la sospensione dei contributi, che sarà oggetto di un nuovo strumento di sindacato ispettivo. Alcune regioni hanno beneficiato di ventiPag. 16anni di sospensione dell'IRPEF e così via, altre di sei e altre ancora di un solo anno. Devono essere applicati criteri di giustizia per tutti! La sospensione, ad esempio, per due o tre anni deve valere per tutti, dal nord al sud! Non è possibile, nella storia delle emergenze italiane, che alcune regioni non abbiano restituito l'IRPEF, mentre altre hanno beneficiato di due anni di sospensione, altre di sei mesi, come l'Umbria, e altre ancora di un anno, come il mio Molise.
Credo che, collaborando - e in merito offro la mia piena cooperazione -, questo problema possa essere risolto. Lo ripeto, si tratta di riportare dignità in tali comunità, nelle quali si registra un tasso di anzianità molto elevato. È noto che è in discussione, anche presso la XII Commissione, la problematica relativa agli anziani, ossia il problema degli anni futuri.
In una piccola comunità l'anziano, soprattutto vivendo in una capanna di legno, non avendo più gli affetti, non avendo più a disposizione la piazza, insomma, non avendo nulla, cosa fa? Si chiude in casa. Quando vado a trovare tali anziani, nel poco tempo libero di cui dispongo, mi chiedono: onorevole, ci farete morire nella nostra casa? Dunque, al Governo sollecito la ricostruzione, ma anche la giustizia di corrispondere finanziamenti relativi alle minori entrate, per fare vivere dignitosamente dette persone.
(Condizioni in cui si svolgono i palii in Italia - n. 2-00171)
PRESIDENTE. Il deputato Azzolini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00171 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
CLAUDIO AZZOLINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, evidentemente l'ascolto di un dibattito così approfondito ed articolato su tematiche che riguardano i bambini - ne hanno parlato gli onorevoli Barbieri ed altri, e poco fa, riguardo ai bambini di San Giuliano di Puglia, il collega testé intervenuto - non mi impedisce di parlare di animali. Come a tutti è noto, infatti, i bambini e gli animali sono sullo stesso piano per quanto riguarda la loro condizione di esseri indifesi, perché la «bestia bipede», ossia l'uomo, non ha né cura degli uni, né preoccupazione per gli altri. Quanto è occorso - nel passato episodicamente, ma negli ultimi tempi in modo quasi sistemico - ha imposto a me e ad altri colleghi che hanno condiviso quest'interpellanza di rivolgermi ai ministri della salute e dell'interno affinché provvedano ad intervenire.
Va premesso che già durante il palio di Ferrara, il 28 maggio 2006, si sono feriti gravemente tre cavalli che, in seguito, sono stati abbattuti; ciò evidentemente è accaduto perché la corsa è stata effettuata su un percorso che lo stesso sindaco della città menzionata ha ritenuto inadeguato per una competizione. Infatti, sul selciato, lo zoccolo del cavallo in corsa finisce per slittare e quindi, il più delle volte, i cavalli si sono fratturati le zampe e poi sono stati abbattuti, anche sulla pubblica piazza. Tale ultimo aspetto, come spettacolo, meriterebbe una considerazione a parte.
Inoltre, durante la prova del palio di Floridia, in Sicilia, in provincia di Siracusa, il 3 giugno scorso, si è verificato un altro episodio del genere. Un cavallo è morto durante una corsa effettuata su un percorso urbano assolutamente inadatto, perché non coperto da uno strato di terriccio, ma direttamente asfaltato con un nuovo manto di bitume, il che non può rappresentare, evidentemente, una condizione ambientale idonea ad una competizione.
Durante il palio di Feltre, quindi nel nord Italia, in provincia di Belluno - pertanto non si tratta di una questione localizzata in Sicilia, ma che va dalle Alpi alla Sicilia, purtroppo -, il 6 agosto 2006, due cavalli si sono azzoppati e, quindi, sono stati uccisi, a causa della corsa svoltasi su un terreno considerato ufficialmente inadatto da un veterinario comunale.
In tale sequenza, ometto la citazione di Siena non perché sia il palio per antonomasia, ma perché Siena, in passato, haPag. 17registrato episodi del genere, ma ora ha adottato gli strumenti di prevenzione adatti, tant'è che il veterinario, nel corso dell'ultimo palio dell'Assunta, ha verificato che un cavallo tra i più attesi in tale competizione non era nelle condizioni idonee per correre e, quindi, lo ha esentato dalla corsa; pertanto, il cavallo stesso è vivo e vegeto e la corsa non ha registrato episodi drammatici. Sebbene io, da animalista, non veda di buon occhio tali competizioni, che sfruttano gli animali, devo rendere atto e prendere nota adeguatamente che l'amministrazione comunale di Siena ha fatto sì che, da un certo periodo in avanti, cadute rovinose non si verificassero più.
Inoltre, nel mese di agosto, a piazza Armerina, un cavallo è morto ed un altro è rimasto ferito nella corsa per la Giostra del Saracino.
Durante il palio di Belpasso (Catania) è morto un cavallo che si è schiantato contro un'auto in sosta e che poi è rimasto sul posto in una condizione di visibilità da parte di bambini e di persone del luogo.
Vorrei sottolineare che la LAV ha sempre monitorato e seguito con la massima attenzione questi eventi, avanzando istanza ai prefetti e agli amministratori locali affinché si evitassero tali situazioni, ma tutto ciò ha avuto esito negativo. Da anni la LAV ha chiesto, inoltre, ai prefetti di Siracusa, Catania e Ragusa - ove si svolgono stagionalmente diverse corse di cavalli in circuiti urbani - di vietare tutte le corse, anche per gli evidenti e riscontrati problemi di infiltrazioni mafiose nell'organizzazione delle stesse. Infatti, si tratta di fatti all'ordine delle cronache e che, dunque, non rimangono disgiunti da un contesto ambientale incline a questo tipo di connivenze. Tuttavia, non è mai accaduto che un prefetto delle città citate abbia impedito l'effettuazione di tali competizioni.
Al di là delle singole responsabilità e coerentemente con la legge n. 189 del 2004 - della quale, ricordo, sono primo firmatario insieme a cento colleghi appartenenti a tutti gli schieramenti politici -, ritengo necessario che i prefetti, i questori e i responsabili sanitari ottemperino non soltanto al vincolo contenuto nella legge n. 189, ma anche a quanto enunciato dall'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 febbraio 2003, che recepisce la convenzione del Consiglio d'Europa - del quale sono tuttora componente - che consente agli Stati che abbiano sottoscritto la convenzione di fruirne per la tutela degli animali domestici o di quelli che comunque vengono utilizzati in maniera impropria, in violazione etologica del loro stato.
Pertanto, chiedo ai ministri dell'interno e della salute di intervenire rispettivamente sui prefetti e sulle ASL affinché si ponga fine a questo scempio che, ineluttabilmente, continuerà nel tempo, in quanto ormai si è rotto l'argine del buonsenso, della prevenzione e del costume, che mal si coniuga con la cultura storica che si potrebbe rivendicare da parte di alcuni organizzatori, che non hanno né la tradizione culturale per legittimare un evento del genere né la capacità preventiva per evitare che certi fatti accadano.
Confido nella capacità di recepimento della nostra istanza e mi auguro che in futuro non si registrino più nelle contrade italiane tali eventi, che non rispecchiano solo un malcostume del sud, essendo divenuti un malcostume dell'intero paese.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Gian Paolo Patta, ha facoltà di rispondere.
GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, possiamo rassicurare gli onorevoli interpellanti sull'attenzione che il Ministero della salute ha sempre avuto in materia di benessere e salute degli animali. Peraltro, condivido molte delle amare considerazioni svolte.
Relativamente agli aspetti più specifici rappresentati nell'atto di sindacato ispettivo, occorre preliminarmente ribadire la necessità che tutti gli enti istituzionali - a livello centrale, regionale e locale - siano coinvolti per impedire qualsiasi forma di impiego improprio dei cavalli in manifestazioniPag. 18pseudo-sportive o rituali, spesso considerate ineludibili in quanto collegate a tradizioni religiose o popolari.
Questo impegno peraltro deve essere rivolto anche alla tutela delle persone che assistono a queste manifestazioni, le quali spesso sono inconsapevoli dei rischi che corrono.
La maggiore sensibilità collettiva nei confronti dei maltrattamenti degli animali e verso qualsiasi forma di tutela del loro benessere ha trovato ampio risalto, in questi ultimi anni, anche su tutti gli organi di informazione.
Si condivide pertanto la necessità di un'iniziativa legislativa in tempi rapidi la quale, nel rispetto delle competenze regionali, individui linee guida e regole comportamentali più severe, disponendo controlli obbligatori sull'applicazione di quanto previsto dall'accordo Stato-regioni del 6 febbraio 2003.
Inoltre, questo ministero assicura la possibilità di richiamare l'attenzione delle autorità regionali sui contenuti del suddetto accordo che, all'articolo 1, sancisce: «Con il presente accordo le regioni e il Governo si impegnano, ciascuno per le proprie competenze, a promuovere iniziative rivolte a favorire una corretta convivenza tra persone e animali da compagnia, nel rispetto delle esigenze sanitarie, ambientali e del benessere degli animali».
Relativamente all'articolo 8, richiamato dagli onorevoli interpellanti, si assicura il massimo impegno da parte del ministero affinché le regioni svolgano la funzione di vigilanza sulla corretta applicazione dell'articolo stesso; è doveroso, peraltro, sottolineare che tale disposizione conferma l'esclusiva competenza regionale nel controllo del rispetto delle misure di sicurezza indispensabili ad impedire qualsiasi forma di abuso o maltrattamento degli animali coinvolti in gare o manifestazioni popolari.
Per gli aspetti di propria competenza, il Ministero dell'interno, dopo aver precisato che nell'ambito di gare ippiche organizzate non si può escludere l'esistenza di un sottobosco di personaggi malavitosi coinvolti nella somministrazione di sostanze dopanti ai cavalli o nell'organizzazione di scommesse clandestine, ha comunicato che i prefetti delle province di Agrigento e Trapani sono già intervenuti per bandire lo svolgimento di palii ufficiali in ambito urbano, sia per la mancanza di requisiti da parte dei fantini e dei proprietari dei cavalli, sia a tutela della sicurezza e incolumità delle persone coinvolte nelle manifestazioni, compresi gli stessi fantini.
Per quanto concerne le altre prefetture della Sicilia citate dagli onorevoli interpellanti, la prefettura di Siracusa ha vietato per motivi di ordine pubblico, con provvedimento del 24 luglio 2006, lo svolgimento della manifestazione del Palio di Avola; la prefettura di Catania, con ordinanza del 23 settembre 2006, ha disposto la sospensione con effetto immediato della manifestazione chiamata Palio di Belpasso...
CLAUDIO AZZOLINI. A cavallo morto!
GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. ...dopo la morte di un cavallo e il ferimento di alcuni spettatori; la prefettura di Ragusa ha vietato lo svolgimento del palio di Vittoria, aderendo alla volontà popolare che si era espressa in questo senso in occasione di un referendum.
Il Ministero dell'interno ha inoltre sottolineato che fra i compiti delle commissioni di vigilanza, definiti dall'articolo 141 del regolamento di esecuzione, testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (regio decreto 6 maggio 1940, n. 635), rientrano principalmente quelli di verificare le condizioni di solidità, sicurezza e igiene dei teatri o di altri locali e impianti di pubblico spettacolo e intrattenimento, indicando le misure cautelative necessarie per la tutela dell'igiene e per la prevenzione degli infortuni.
Un ulteriore compito è quello di controllare con frequenza che vengano osservate le norme e le cautele imposte, e che i meccanismi di sicurezza funzionino regolarmente, suggerendo all'autorità competente gli opportuni provvedimenti.
Le commissioni suddette pertanto operano sulla base di specifici parametri diPag. 19riferimento, individuati tradizionalmente in funzione della incolumità e sicurezza.
Si precisa inoltre che le commissioni comunali sono presiedute dal sindaco o da un suo delegato; quelle provinciali, presiedute dal prefetto o dal viceprefetto con funzioni vicarie, hanno competenza soltanto relativamente agli allestimenti di maggiore rilevanza, potendo sostituire le commissioni comunali solo quando queste ultime non siano costituite.
Il Ministero dell'interno ha infine precisato che non consta che il prefetto possa intervenire sulle valutazioni tecniche rimesse alle commissioni comunali.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,40)
GIAN PAOLO PATTA, Sottosegretario di Stato per la salute. Appare evidente e chiaro, da queste considerazioni, che esistono problemi di responsabilità istituzionale a vari livelli, che dobbiamo assolutamente rispettare. Infatti, è assolutamente necessaria quella iniziativa legislativa di cui ho parlato, considerato che la situazione non può effettivamente continuare in questo modo.
PRESIDENTE. L'onorevole Azzolini ha facoltà di replicare.
CLAUDIO AZZOLINI. Signor Presidente, in linea di principio non posso che dichiararmi soddisfatto dell'impostazione che il sottosegretario ha dato alla sua risposta. Sarò effettivamente soddisfatto, tuttavia, il giorno in cui dovessi registrare che i prefetti della Repubblica, i quali comunque rappresentano lo Stato sul territorio, avranno posto in essere tutti gli interventi, così come alcuni di loro hanno fatto. La questione che lascia perplessi è che alcuni prefetti hanno agito su una semplice sollecitazione, nel senso che abbiamo tentato come parlamentari di prestare attenzione alla loro sensibilità al problema, al fine di non registrare poi all'indomani effetti negativi.
Invece, il prefetto di Catania - che, come ricordava il sottosegretario, è intervenuto -, in realtà lo ha fatto «a cavallo morto», dunque non preventivamente, nonostante io abbia personalmente telefonato e sollecitato mediante un fax, allo stesso modo di quanto avevano fatto alcuni miei colleghi con altre comunicazioni: non vi è stato alcun riscontro, se non tardivo, sul campo, purtroppo per constatare l'evento oramai verificatosi.
Dunque, auspico che il ministro dell'interno allerti meglio e più significativamente i signori prefetti quando questi ultimi sono presi da altri fatti sicuramente molto gravi. Tuttavia, questi eventi che accadono nei territori del nostro Mezzogiorno hanno un'importanza complementare e dovrebbero allertarli molto più dell'evento funesto del cavallo ormai morto. Confido, come ho osservato in apertura, che lo Stato sia presente in quei territori, anche per manifestazioni di questo tipo.
(Problemi occupazionali presso la Sofim Iveco di Foggia - n. 2-00173)
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di illustrare l'interpellanza Villetti n. 2-00173 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 4), di cui è cofirmatario, testé sottoscritta anche dal deputato Bordo.
LELLO DI GIOIA. Presidente, credo che sia necessario poter illustrare brevemente questa interpellanza urgente, firmata anche dall'onorevole Bordo.
Signor sottosegretario, in questo periodo si stanno verificando, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia, in modo particolare nel foggiano e con riferimento specifico all'azienda Sofim, delle situazioni estremamente spiacevoli e preoccupanti. Una di queste è la cassa integrazione a zero ore che, qualche giorno fa, è stata messa in atto dalla Sofim, con una fuoriuscita di circa centocinquanta unità. Dal riscontro con le organizzazioni sindacali di Foggia, è emerso che ci si sta preoccupando che,Pag. 20in buona sostanza, questa cassa integrazione a zero ore possa trasformarsi nei prossimi mesi in una possibilità di mobilità degli stessi lavoratori e di altri interessati.
È chiaro che vi sono delle preoccupazioni notevoli, per il semplice fatto che si tratta di una delle aziende più grandi del territorio foggiano, la quale crea condizioni di sviluppo e di reddito nella stessa città nonché nella stessa provincia.
A ciò si deve aggiungere, in sostanza, che l'azienda, da quanto risulta, presentando negli anni scorsi un progetto ai sensi della legge n. 488 del 1992, ha avuto dei finanziamenti e degli incentivi, che dovevano modificare ed innovare alcune linee di produzione.
Da quello che ci risulta, sembra che questa azienda abbia utilizzato i finanziamenti in altri stabilimenti della sua realtà produttiva.
Dunque, vorremmo sapere con certezza quali saranno, nel prossimo futuro, le indicazioni per la questione della mobilità, gli interventi migliorativi ed innovativi che si dovrebbero realizzare nello stabilimento Sofim di Foggia, nonché i volumi produttivi della stessa azienda. Chiediamo al Governo se si prevede, nel prossimo futuro, una possibilità di migliorare gli impianti e, come dicevo prima, quali siano le possibilità di rientrare dalla cassa integrazione e di scongiurare la preoccupazione di questi lavoratori di essere messi in mobilità forzata nei prossimi mesi.
Queste sono le richieste che rivolgiamo al Governo, con l'auspicio che ci vengano fornite risposte estremamente soddisfacenti.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, certamente rispondo, ma non so se la risposta sarà «estremamente soddisfacente»: questo lo giudicheranno gli onorevoli interpellanti!
Brevemente, posso fare una considerazione di carattere generale, in quanto l'onorevole interpellante ha fatto riferimento ad una situazione di crisi aziendale o di difficoltà produttiva verificatasi nel Mezzogiorno. Purtroppo, il nostro Ministero deve far fronte quotidianamente a queste situazioni, che sono più di una, con una densità ed una concentrazione forse superiore ai periodi passati. Noi cerchiamo di affrontarle sulla base della strumentazione legislativa vigente. Se, come mi auguro, il Parlamento approverà le nuove norme inserite in un capitolo della legge finanziaria e, soprattutto, nel disegno di legge che questo Ministero ha presentato al Consiglio dei ministri per ampliare la capacità di intervento nei casi di crisi di impresa, sarà possibile nel futuro, forse (perché poi bisogna dimostrarlo nei fatti, naturalmente), dotarsi di una maggiore capacità di analisi dei territori e dei pericoli di crisi e, conseguentemente, muoversi prima ed intervenire meglio.
Stante la situazione nel quadro della normativa vigente, posso dirvi quanto qui di seguito riportato. Voi avete fatto riferimento ad una situazione dello stabilimento di Foggia FIAT-Powertrain, facente parte del gruppo Iveco-FIAT.
Riguardo a tale gruppo si fa presente che lo stesso ha presentato due programmi di investimento nell'area della Capitanata in provincia di Foggia, entrambi nell'unità produttiva sita nell'area industriale della località Incoronata e, precisamente, le iniziative qui di seguito riportate.
La prima è il programma n. 26692/96, del 1o bando della legge n. 488 del 1992. La domanda (presentata il 19 luglio 1994 per un programma di ampliamento dello stabilimento per la produzione di motori diesel, provvisoriamente ammessa alle agevolazioni per un contributo in conto capitale originariamente di euro 3.811.994,20, a fronte di spese ammissibili di euro 16.556.575,27, dopo le previste verifiche sugli investimenti ultimati in data 31 dicembre 1995) ha ottenuto un contributoPag. 21di euro 3.598.754,31 in base al decreto di concessione definitiva n. 78.803 dell'11 ottobre 1999.
Si è conseguito, nell'anno di regime 1997, un aumento occupazionale di 352 unità rispetto ai cinque anni precedenti, cioè rispetto al 1992.
La seconda iniziativa (mi riferisco al programma n. 34682 del 1998) è relativa al 3o bando previsto dalla legge n. 488 del 1992. La domanda, presentata il 10 marzo 1998, per un programma di ammodernamento - senza obbligo, in questo caso, di variazione occupazionale - del medesimo stabilimento del programma precedente, provvisoriamente ammessa alle agevolazioni per un contributo in conto capitale che originariamente era di 4.600.794 euro, a fronte di spese ammissibili per 20.531.227 euro circa, dopo le previste verifiche sugli investimenti ultimati in data 31 dicembre 1998, ha ottenuto un contributo di 4.462.977 euro, in base al decreto di concessione definitiva del 15 dicembre 2001, conseguendo, nel periodo 1996-2001, una riduzione occupazionale di 223 unità.
Riguardo allo stabilimento FIAT-Powertrain di Foggia si fa presente, inoltre, che lo stesso è oggetto del contratto di programma, stipulato il 9 dicembre 2002, per un ammontare complessivo di investimenti pari a 265 milioni di euro, finalizzato ad un rilevante piano di potenziamento ed ammodernamento per la costruzione di alberi motore per motori diesel per i veicoli commerciali della FIAT, nonché per la realizzazione di un laboratorio di ricerca. La prevista sospensione delle produzioni, con il conseguente ricorso alla cassa integrazione ordinaria, risulta dettata dalle esigenze connesse all'avviamento delle nuove linee produttive. Non si prefigurano, pertanto, situazione di criticità una volta che l'impianto sarà andato a regime. In ogni caso, come sempre, d'altro canto, il Ministero dello sviluppo economico resta impegnato a realizzare una costante verifica degli sviluppi del programma, alla luce degli impegni connessi anche alle operazioni di collaudo previste nel richiamato contratto di programma, che prevede, altresì, la verifica del rispetto degli obiettivi di sviluppo dell'occupazione.
Aggiungo che, naturalmente, il Ministero dello sviluppo economico, come per molte altre situazioni di criticità aziendale, sia del sud, sia, ovviamente, nel resto del paese, è a disposizione delle varie parti nell'eventualità che si richieda l'apertura di un tavolo presso il nostro Ministero per verificare la esecuzione e la buona finalità di quanto detto.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di replicare.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, ringrazio il signor sottosegretario poiché è stato puntuale nel rispondere alle richieste che la direzione dello stabilimento Sofim di Foggia ha avanzato al Ministero dello sviluppo economico. Riteniamo utili queste informazioni in quanto ci consentono di avere un quadro di riferimento abbastanza chiaro delle concessioni e degli interventi precedentemente effettuati anche da un punto di vista occupazionale. Ci sembra, però, che manchi, in sostanza, la risposta ad una parte significativa della interpellanza presentata, sia dal sottoscritto, sia dall'onorevole Bordo, all'attenzione del Governo. Si tratta di capire, cioè, in virtù di questo accordo di programma di cui parlava qualche attimo fa, quali potrebbero essere gli sviluppi dei volumi produttivi di questo stabilimento. Infatti, ci risulta che il ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria si è reso necessario sia perché non ci sono stati interventi di carattere innovativo degli stessi impianti, sia perché, come d'altronde sostiene la direzione della Sofim, alcuni motori che avrebbero potuto essere realizzati all'interno di questo stabilimento non sono stati presi più in considerazione perché vi è un accordo con la Peugeot per realizzare questi motori per dotarne i veicoli industriali che si producono.
Ecco, questo ci preoccupa in modo sostanziale perché, al di là dell'accordo di programma, evidentemente la Sofim Iveco di Foggia ha ben altri piani, concepiti inPag. 22virtù del fatto che si possono utilizzare nuovi motori. Conseguentemente, non vi è un piano di investimento serio che consenta l'innovazione delle linee di produzione, e quindi la possibilità di realizzare motori competitivi sul mercato che possano evitare l'utilizzazione di altri motori.
Ringrazio il sottosegretario, che si è reso disponibile, come d'altronde ha sempre fatto sui problemi relativi alle aziende, e per questo lo sollecito a realizzare in tempi abbastanza rapidi gli incontri richiesti, ovviamente, non soltanto dagli enti locali (la città di Foggia, e la provincia di Foggia), ma anche dagli stessi sindacati.
Ebbene, noi vogliamo affrontare questa crisi, la vogliamo affrontare con determinazione, perché siamo convinti che il problema non è semplicemente quello della cassa integrazione ordinaria. Siamo sicuri che nel prossimo anno, proprio in virtù dei mancati investimenti sulle innovazioni tecnologiche all'interno dello stabilimento, si rischia non solo la cassa integrazione ordinaria a zero ore, ma addirittura la mobilità per moltissimi lavoratori!
Questo fatto metterebbe in ginocchio non soltanto l'economia foggiana, ma anche quei lavoratori che oggettivamente subirebbero una riduzione di reddito notevole. Vede, signor sottosegretario, io mi rendo conto e so benissimo qual è la sua sensibilità; quindi, la pregherei, la inviterei, al di là delle richieste delle organizzazioni sindacali e degli enti locali, di promuovere, insieme al Ministero del lavoro, un incontro per comprendere le reali intenzioni di questa direzione aziendale, affinché si possa fugare qualsiasi dubbio. In caso contrario, i lavoratori dello stabilimento Sofim di Foggia, insieme agli enti locali, sia provincia che comune, scenderanno in piazza per difendere le prerogative, gli obiettivi di uno stabilimento che altrimenti potrebbe determinare una grande crisi economica, una grande crisi che inciderà sulla città di Foggia, e sull'intera provincia.
Noi le rinnoviamo la richiesta di questo impegno, sapendo e conoscendo la sua sensibilità. Ci auguriamo che nei prossimi giorni lei voglia convocare le parti sociali con gli enti locali, come dicevo, la provincia e il comune di Foggia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.