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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,02).
(Questioni concernenti le procedure di adozione di bambini provenienti dalla Bielorussia - n. 2-00144 e n. 2-00146)
PRESIDENTE. Avverto che le interpellanze urgenti Barbieri n. 2-00144 e Sanna n. 2-00146, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
L'onorevole Barbieri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00144.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, ringrazio anche la ministra Bindi per essere presente. Debbo dire che l'importanza che il gruppo dell'UDC - l'interpellanza è firmata da 33 deputati su 39 del gruppo - assegna alla questione è testimoniata dal fatto che avevamo anche dichiarato la nostra disponibilità, poi non raccolta dal Governo, a svolgere questa interpellanza come interrogazione a risposta immediata nel question time, in modo tale da caricarla di un significato politico ancora più importante, soprattutto tenuto conto della circostanza che una ripresa televisiva diretta su un tema che in queste settimane coinvolge davvero l'attenzione e la sensibilità di parecchie decine di migliaia di persone avrebbe potuto costituire un fatto significativo anche per il Governo.
Il problema che viene posto è semplice e, al tempo stesso, complesso. Abbiamo vissuto tutti, in queste settimane, in termini emotivi, il caso di questa bambina - Maria o Vittoria, a seconda che la si chiami in Italia o in Bielorussia - e quella che è stata, e può essere definita obiettivamente, una tragedia dal punto di vista affettivo. Devo dire con grande franchezza alla ministra Bindi che, al di là di una grande attenzione su questa questione da parte del Ministero della giustizia, non ho colto un'altrettanto attenta presenza della ministra della famiglia, se non con dichiarazioni rilasciate ai giornali. Ma la questione della bimba bielorussa pone un problema più generale, ossia quello della problematica delle adozioni dei bambiniPag. 2provenienti dalla Bielorussia. Spero non sia sfuggito neanche alla ministra Bindi l'affermazione fatta da Lukashenko, Presidente - si fa per dire - della Bielorussia, il quale ha dichiarato - lo ha riportato Il Giornale - che ritarderebbe un po' queste adozioni perché quando i bambini tornano in Bielorussia sono «impregnati di capitalismo». Se non si trattasse di una tragedia, si potrebbe pensare davvero che siamo su Scherzi a parte; infatti si tratta veramente di un'affermazione inspiegabile ed incredibile.
A partire dal disastro di Chernobyl, l'Italia si è impegnata ad organizzare i percorsi di accoglienza, due volte l'anno, per 30 mila bambini, con l'obiettivo di diminuire l'esposizione alla radioattività, e viene riconosciuto da tutti che i periodi trascorsi in Italia fanno molto bene ai bambini. Soprattutto per quelli provenienti dagli orfanotrofi, questi soggiorni sono diventati l'occasione per trovare una nuova famiglia.
A partire dal 2003, il complesso percorso adottivo internazionale è divenuto sempre più estenuante, finché nell'ottobre 2004 il Governo bielorusso ha bloccato le adozioni, lasciando «congelati» negli uffici e nei Ministeri i dossier completi di 150 bambini.
Dopo intensi contatti diplomatici, solo alla fine del 2005, è stato firmato un protocollo tra l'Italia e la Bielorussia per la riapertura delle adozioni, ma solo 150 di queste sono state sbloccate e solo un numero esiguo di bambini, poco meno di 30, ha fatto il loro ingresso in Italia, lasciando senza risposta oltre 400 domande già inoltrate.
Chiediamo dunque al Governo - autorevolmente rappresentato dalla ministra Bindi - quali iniziative intenda adottare perché venga rispettato il nuovo termine indicato dalla Bielorussia (1o dicembre 2006) per l'esito delle 150 domande di adozione sospese dal 2004 e per trovare una soluzione che, a breve, possa dare una risposta alle oltre 400 richieste di adozione di bambini bielorussi.
Chiediamo inoltre al Governo se non ritenga opportuno realizzare nuovi accordi con la Bielorussia per stabilire dettagliatamente i termini del processo burocratico per le ulteriori adozioni che verranno richieste dalle famiglie italiane e per consentire l'affido preadottivo internazionale nelle famiglie italiane a tutti i bambini legittimamente richiesti in adozione fino alla conclusione positiva dell'iter adottivo.
Da ultimo, chiediamo se l'esecutivo non ritenga necessario assicurare ai bambini bielorussi la possibilità di continuare a beneficiare dei soggiorni nelle famiglie italiane ospitanti e garantire la tutela dell'interesse superiore del fanciullo, che deve essere a fondamento della rapida soluzione di controversie diplomatiche e di inutili lungaggini burocratiche e di iter adottivi, tutelando il diritto del minore, che norme nazionali e convenzioni internazionali pongono come principio cardine, cornice normativa, entro cui adottare futuri comportamenti e provvedimenti.
PRESIDENTE. Il deputato Sanna ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00146.
EMANUELE SANNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, quando con alcuni colleghi dell'Ulivo ho presentato, lo scorso 26 settembre, l'interpellanza urgente che solo oggi giunge all'esame dell'Assemblea, la vicenda della bambina bielorussa, trattenuta illegalmente nel nostro paese, non si era ancora conclusa.
In quei giorni, vi era nell'opinione pubblica una grande e fondata preoccupazione sul futuro della piccola Vika e anche una diffusa incertezza sull'attività che il Governo, la magistratura, le forze dell'ordine stavano svolgendo in quei giorni difficili per il ritrovamento della bambina, per ripristinare la legalità e non compromettere i corretti rapporti tra l'Italia e la Bielorussia.
La nostra interpellanza mirava a portare in Parlamento un problema delicato e, per certi versi, inedito sotto il profilo umano, ma anche di eccezionale rilevanza sul piano giuridico ed istituzionale.
Signor ministro, non abbiamo mai avuto dubbi sull'impegno del Governo ePag. 3delle istituzioni pubbliche per affrontare con la necessaria fermezza e anche con la necessaria sensibilità il caso angoscioso di una bambina straniera, ospite di una famiglia italiana per una vacanza di salute e poi, con il nobile intendimento di proteggerla da possibili violenze, sottratta ai programmi e alle regole concordate per una serena e salutare permanenza nel nostro paese.
Tuttavia, a distanza di alcune settimane dalla scomparsa della bambina, e dopo che tutti gli appelli al ripristino della legalità erano caduti nel vuoto, abbiamo considerato ineludibile un confronto parlamentare con il Governo, in primo luogo per sollecitare la positiva soluzione della insostenibile condizione della piccola Vika, più in generale, per salvaguardare lo straordinario patrimonio dei programmi di accoglienza dei bambini bielorussi nel nostro paese e, ancor più, per non compromettere i provvedimenti di adozione e i procedimenti in corso riguardanti centinaia di famiglie italiane.
Sulla vicenda della piccola Vika, dopo il rientro nel suo paese, non si tratta ora di lavarsene «pilatescamente» le mani o di rimuovere il fardello di sofferenze che, assieme alla bambina, ha coinvolto la famiglia che l'ha ospitata e le persone che in vario modo l'hanno curata o che sono venuti a trovarsi in contatto con lei.
Penso che, nel pieno rispetto del programma di tutela e di recupero stabilito dalle autorità di Minsk, anche il nostro paese non si debba disimpegnare di fronte alle complesse problematiche che questa vicenda ha determinato sulla bambina; in questo senso, la presenza costante di due specialisti italiani disposta dal tribunale dei minori di Genova, a supporto della bambina nell'attività di riabilitazione e recupero, ci sembra un fatto molto positivo.
È auspicabile comunque, cari colleghi, signor Presidente, che nell'interesse preminente della bambina si abbassi ora il clamore mediatico su questa dolorosa vicenda e che l'attenzione della pubblica opinione e delle istituzioni si concentri più costruttivamente sulla soluzione dei problemi ancora aperti nel campo dell'accoglienza e delle adozioni di tanti bambini bielorussi da parte delle famiglie italiane, come accennava poc'anzi, illustrando la sua interpellanza, anche il collega Barbieri.
Forse non è inopportuno, cogliendo la presente significativa occasione di confronto parlamentare, richiamare la cornice e il percorso che ha caratterizzato negli ultimi vent'anni la straordinaria esperienza dell'accoglienza di bambini bielorussi in Italia, e forse, anche per trarre dalla vicenda di Vika e della famiglia che l'ha ospitata tutti i necessari insegnamenti, non è neanche inopportuno richiamare la nostra attenzione e quella della pubblica opinione sul rischio che si continui a fare confusione, signor ministro, tra accoglienza, affido e adozione internazionale, una confusione che può generare non solo irrazionali ondate emotive tra i cittadini, ma soprattutto conseguenze negative per tanti minori in difficoltà e per le famiglie che, con un atto di straordinaria solidarietà umana, si rendono pienamente disponibili ad accoglierli e aiutarli nel loro difficile percorso di vita.
L'accoglienza internazionale non è un affido, né tantomeno un succedaneo dell'adozione. L'Italia nel campo dell'accoglienza, in particolare verso i bambini della Bielorussia, ha dimostrato - come sappiamo - negli ultimi lustri una eccezionale ed esemplare sensibilità. Sono circa 30 mila i bambini di quel paese che ogni anno soggiornano in Italia presso famiglie che li ospitano in prevalenza durante i mesi estivi e nel corso delle festività di fine anno.
Vengono in Italia in tanti con il consenso delle loro famiglie, ma nella maggior parte dei casi si tratta - come sappiamo - di bambini senza famiglia, che crescono negli istituti statali con storie dolorose e tragiche che accompagnano la loro difficile infanzia. Vengono da noi da tanti anni perché in Italia si è sviluppata una formidabile catena di solidarietà, alimentata da una ricca rete di organizzazioni umanitarie di volontariato, di associazioni di famiglie che hanno costruito un pontePag. 4permanente di collaborazione e di amicizia con la Bielorussia per il benessere e per il futuro di quei bambini, ma anche per lo sviluppo di quel paese attraversato dalla tragedia di Chernobyl e da una difficile transizione economica e istituzionale.
Il popolo della giovane Repubblica bielorussa vive ancora sulla propria pelle le conseguenze del disastro di Chernobyl; rispetto all'Ucraina, di cui fa parte Chernobyl, la Bielorussia è stata investita più duramente dalla nube avvelenata che si sprigionò da quella centrale nucleare venti anni fa nella tragica notte del 26 aprile 1986. Un quinto del territorio del paese venne massicciamente contaminato. Si registrarono migliaia di vittime, ma le conseguenze sanitarie, sociali ed economiche di quella che dev'essere considerata, signor ministro, la più grande tragedia nuclerare di tutti tempi, si sono prolungate nel tempo e fanno sentire i loro effetti devastanti ancora oggi, soprattutto sulla generazione nata dopo quel terribile disastro ecologico.
L'esplosione del reattore di Chernobyl, onorevoli colleghi e signor Presidente, ha scaricato la sua pioggia radioattiva non solo sul territorio della Bielorussia e dell'Ucraina, ma è penetrata nelle fibre più profonde di tutti gli organismi viventi, animali e vegetali, e in particolare ha minato la crescita ed il regolare sviluppo dei bambini e dei ragazzi di quei paesi. Penso che - lo voglio dire con franchezza anche in quest'aula - dovrebbero essere più prudenti quegli esponenti politici spesso superintervistati dai media nei giorni scorsi (anche perché hanno rivestito ruoli istituzionali rilevanti nel Governo di questo paese), quando affermano che dopo Chernobyl in Italia si è sviluppato un business per la Bielorussia. Penso che sia un'affermazione imprudente e, allo stesso tempo, ingenerosa e persino cinica.
Quelle decine e decine di migliaia di bambini che da tanti anni vengono a trascorrere l'estate in Italia con il consenso dei loro familiari e del loro Governo, non sono l'esca per alimentare un ingiustificato e mercantile turismo sanitario, come ha recentemente affermato qualche autorevole esponente politico che siede in questo Parlamento. Quei ragazzi vengono e sono venuti per contrastare gli effetti che quell'aria avvelenata ha determinato sui loro organismi in fase di sviluppo. Sono più di diecimila le persone ancora oggi colpite in Bielorussia da gravi patologie derivanti da quel disastro ecologico. Le conseguenze totali dell'influenza prolungata della catastrofe non sono ancora completamente prevedibili.
Attenzione, cari colleghi, la comunità scientifica internazionale continua a discutere problematicamente sui livelli di contaminazione compatibili con la vita e con un regolare accrescimento dell'organismo umano. Si discute, s'indaga, si valutano nel tempo le conseguenze sulla salute delle piccole dosi di radiazioni, del carattere della migrazione nell'organismo dei radionuclidi. Le scorie di Chernobyl non sono solo nel territorio di quei paesi, ma anche nelle vene e nella vita di quei ragazzi che noi accogliamo e poi rientrano nelle loro famiglie e nei loro istituti, dopo una benefica vacanza di salute.
La Bielorussia è diventata, suo malgrado, una sorta di cavia, un poligono planetario, com'è stato scritto per studiare le conseguenze delle catastrofi del nucleare. Ieri i giapponesi e oggi i bielorussi, signor ministro, sono le vittime principali di una comune tragedia storica. Noi dobbiamo essere orgogliosi come italiani - non imbarazzati o arroganti -, per il contributo di solidarietà e di cooperazione attiva che abbiamo dato per attenuare le sofferenze e i danni derivati da quell'incidente.
Nella rissa mediatica che si è scatenata sulla vicenda, comunque dolorosa, della bambina bielorussa e dei coniugi che la ospitavano, la portata generale della tragedia di Chernobyl è stata, a mio giudizio, abilmente offuscata. Attenzione, però: se la comunità internazionale dimentica Chernobyl e lascia sola la Bielorussia ad affrontare le conseguenze ancora non del tutto valutabili di quel disastro, ritengo che stia irresponsabilmente sottovalutando un problema molto serio che riguarda laPag. 5sicurezza, la salute ed il futuro di tutta l'umanità. Una umanità che - come vediamo e come ci dicono le cronache delle relazioni internazionali anche in questi giorni - dovrà fare comunque attentamente e duramente i conti con l'uso corretto dell'energia nucleare.
I programmi di accoglienza non devono quindi essere frenati e noi oggi siamo chiamati, signor ministro, come Parlamento e come Governo, ad affrontare i problemi nuovi che si sono affacciati dopo le recenti vicende. Nei giorni scorsi, come sappiamo, le autorità bielorusse hanno autorizzato il soggiorno temporaneo in Italia di altri ragazzi, ma il nulla osta è stato concesso solo a bambini che vivono con loro famiglie, mentre permane il blocco per quelli che vivono negli istituti (quindi per i ragazzi più bisognosi di sostegno affettivo e sanitario).
Bisogna superare subito questa fase critica e di diffidenza con una politica di dialogo e di reciproche garanzie istituzionali. Occorre che Governo e Parlamento mettano in campo tutte le necessarie e più incisive iniziative, soprattutto per salvaguardare i programmi di affido e di adozione già predisposti sulla base delle leggi e delle regole vigenti nel nostro paese e concordate a livello internazionale: accoglienza e, in particolare, affido e adozione. Per questi ultimi si tratta di due istituti di straordinaria rilevanza umana e sociale, che vanno gestiti con grande rigore formale ed istituzionale.
La Convenzione dell'Aja prevede, come sappiamo, per le adozioni internazionali un'autorità centrale, la commissione per le adozioni internazionali. Qui sta il cuore dei problemi che le istituzioni del nostro paese sono chiamate ad affrontare in questa fase, in un rapporto di proficua cooperazione con le autorità della Bielorussia per portare a compimento, in maniera lineare, il protocollo di intesa sulle adozioni sottoscritto quasi un anno fa, il 22 dicembre 2005.
Gli enti e le associazioni, che con grande sensibilità e competenza si occupano di questo problema, anche nei giorni scorsi, signor ministro, nel corso di una audizione informale presso la Commissione affari sociali della Camera ci hanno sollecitato a promuovere alcune precise e immediate iniziative, soprattutto per sbloccare il programma concordato di adozioni. È stata avanzata la proposta di una missione parlamentare per affrontare con le autorità di Minsk le difficoltà che finora hanno frenato il programma.
Forse è opportuno, a mio giudizio, far precedere la missione di una delegazione parlamentare da una missione tecnica, che coinvolga, in particolare, i ministeri della famiglia, degli affari esteri e della solidarietà sociale, per approfondire tutti gli aspetti tecnici dell'impasse che si è determinata.
Bisogna, in particolare, puntare alla sanatoria di tutte le pratiche adottive depositate alla data della firma del nuovo protocollo (dicembre dello scorso anno), presso il centro adozioni di Minsk, che, per ragioni incomprensibili, ancora non sono state prese in esame.
La Bielorussia deve consentire, inoltre, la presentazione formale di tutte le pratiche adottive già perfezionate in Italia e depositate presso gli enti autorizzati. Su tali pratiche la commissione adozioni italiana deve fare una rapida verifica prima della trasmissione a Minsk.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
EMANUELE SANNA. Sulla definizione di queste pratiche, che riguardano circa 500 adozioni, occorre concordare tempi certi e ragionevoli di conclusione, auspicabilmente non superiori ad un anno, per non generare problemi psicologici e relazionali molto delicati nella famiglie e nei ragazzi.
Concludo, signor Presidente. Il Governo ci darà sicuramente oggi le informazioni che abbiamo sollecitato e noi ne trarremo le indicazioni più utili per una iniziativa incisiva, anche da parte del Parlamento, volta a dare una risposta positiva non solo alle tante famiglie italiane, ma, soprattutto, alla moltitudine di ragazzi e bambini che sono nati in altre parti dell'Europa e del mondo, in comunità diseredate attraversatePag. 6da insopportabili sofferenze e ingiustizie, che sperano di trovare nella solidarietà e nella forza civile del nostro paese una sponda sicura per una vita felice e rispettosa dei loro diritti e della loro dignità umana.
PRESIDENTE. Onorevole Sanna, se crede, può consegnare alla Presidenza la parte di intervento che non ha avuto il tempo di leggere, affinché sia pubblicato in calce al resoconto.
Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio l'onorevole Sanna, l'onorevole Barbieri e i firmatari delle rispettive interpellanze urgenti.
Credo anch'io che i problemi che sono stati esposti questa mattina siano di notevole importanza, anche perché, come è stato sottolineato, investono per ciascuno di noi, per molte famiglie e per molti bambini gli aspetti più profondi della nostra esistenza.
Vorrei subito fare una precisazione che è doverosa nei confronti dell'onorevole Barbieri e non solo. Egli ha voluto evidenziare il mio silenzio e, forse, anche quella che secondo lui è stata una mia inerzia nella difficile vicenda che ha interessato la piccola Maria. Credo che su questa vicenda siano state dette, e continuano ad esserlo, molte parole opportune e giuste ma, forse, come anche l'onorevole Sanna ha avuto modo di sottolineare, è stato fatto anche un uso improprio dei sentimenti e degli aspetti molto delicati in essa coinvolti. Quanto a me, ho preferito, doverosamente, attenermi alle mie responsabilità. Sono, infatti, un ministro per le politiche per la famiglia al quale è stata attribuita, dal Presidente del Consiglio dei ministri, la delega in materia di adozioni internazionali ma non la delega relativa al comitato dei minori e ai soggiorni di risanamento, che sono di competenza del ministro della solidarietà sociale. Come tutti sanno, la vicenda che ha interessato la piccola Maria è strettamente collegata alla sua permanenza in Italia per un soggiorno di risanamento. Successivamente, si è trasferita nelle sedi giudiziarie, rispetto alle quali la competenza è, chiaramente, del Ministero della giustizia. Ho seguito questi fatti, e, soprattutto, le conseguenze che si sono determinate e che, a tutt'oggi, secondo me, si stanno determinando, in relazione alla mia responsabilità in materia di adozioni. Non mi sono sottratta ad esercitare la mia responsabilità quale membro del Governo, inteso nella sua collegialità, ma ho ritenuto giusto che fossero i dicasteri e i ministri direttamente responsabili a curare direttamente questo caso. A riprova di questo, vorrei dire a questa Camera che, per il pomeriggio di oggi, era stata a mio avviso non correttamente prevista la mia presenza presso il Senato per rispondere ad una interrogazione a risposta immediata relativa alla vicenda della bambina bielorussa. Ho fatto presente alla Presidenza del Senato che altro ministro avrebbe dovuto rispondere su questa materia. Chi mi conosce sa che non mi sottraggo alle mie responsabilità ma neppure mi piace invadere le competenze altrui. Tra l'altro, questa è una materia nella quale, dato il tasso di emotività che la caratterizza, credo che occorrano da parte di tutti una grande misura e una grande attenzione soprattutto nei confronti della bambina, oltreché nei confronti della coppia che, naturalmente, ha tutta la nostra comprensione e tutto il nostro rispetto.
Detto questo, ritengo che il caso abbia portato alla nostra attenzione in maniera più evidente i temi delle adozioni internazionali e dei rapporti con la Bielorussia, in particolare. Se posso dirlo, data la mia responsabilità, di questo dobbiamo approfittare, in maniera corretta, sia per quanto riguarda le responsabilità che devono essere esercitate dal Governo italiano, sia per quanto riguarda il comportamento della Bielorussia. Parto da una considerazione molto semplice.
Credo che, dopo Chernobyl (fatto che, concordo con l'onorevole Sanna, non va mai rimosso dalla nostra coscienza diPag. 7italiani ed europei, oltre che di cittadini del mondo), con la Bielorussia, in virtù dei viaggi di risanamento dei bambini, si sia realizzata la più grande opera di cooperazione internazionale che il nostro paese abbia mai messo in piedi.
Io continuo a chiamarla così anche perché il suo valore più grande sta nel fatto che le risorse per questa grande opera di cooperazione non sono risorse pubbliche, ma sono in larga parte risorse delle famiglie. È una grande opera di sussidiarietà nei confronti della quale le istituzioni hanno avuto e hanno il dovere di fornire il sostegno dovuto e necessario, consapevoli però che questa grande opera di cooperazione è stata svolta dalla società italiana e grazie alla sua generosità.
Sappiamo tutti che quando sono in gioco 400 mila bambini (tanti sono i bambini che hanno usufruito in questi anni dei soggiorni di salute, e altrettante sono le famiglie che li hanno ospitati), quando ci si trova di fronte ad un'opera grandiosa come questa, si possono verificare anche situazioni, si possono insinuare anche comportamenti non corretti; sappiamo che ci può essere chi ama approfittarne, che ci possono essere stati casi difficili.
Noi siamo consapevoli che la nostra vicenda umana è segnata da un limite, che attraversa tutto ciò che abbiamo, anche le cose più belle che siamo capaci di mettere in piedi. Ritengo tuttavia che in questo momento, in cui la vicenda della bambina è sotto i riflettori, sia assolutamente ingiusto che questa grande opera di cooperazione e di generosità, di amore, chiamiamolo pure così, venga tacciata di essere un grande business, o comunque un malaffare.
Lo ritengo ingiusto nei confronti di tutte quelle famiglie che si sono anche sacrificate personalmente e che hanno comunque messo in gioco le cose più importanti della vita, cioè i loro sentimenti. È anche ingiusto nei confronti di questi bambini che sono, potrei dire, i primi ambasciatori d'Italia in Bielorussia, da adesso fino al futuro.
Questa deve essere la premessa di tutte le nostre riflessioni. L'altra premessa che voglio fare è che, sicuramente, tra questa grande opera di cooperazione, di generosità, di solidarietà e le adozioni internazionali, si è inevitabilmente stabilito un rapporto.
È bene che si sappia però, non solo che c'è differenza tra accoglienza, soggiorni, affido internazionale (sul quale ritornerò tra un momento) e adozione internazionale, ma anche che la percentuale dei bambini bielorussi adottati in questi anni (certamente, in relazione alla conoscenza che si è sviluppata durante i soggiorni) è minima, una percentuale davvero irrisoria rispetto a quest'opera di generosità assolutamente gratuita anche da questo punto di vista!
Per cui, se si vuole insinuare che c'è un tentativo di strumentalizzare i soggiorni al fine di stabilire un percorso privilegiato per le adozioni, anche questo argomento credo debba essere assolutamente respinto al mittente: siamo qui a riflettere insieme perché tutt'altro che di privilegio si tratta per le coppie adottanti.
La terza premessa che vorrei fare, è la seguente: noi abbiamo una buona legislazione in materia di adozioni internazionali e una buona pratica per quanto riguarda i soggiorni, credo però che non possiamo non sottolineare una carenza nel nostro ordinamento per quanto riguarda la figura dell'affido internazionale. Ritengo che si debba provvedere e che il Governo debba prendere una iniziativa, naturalmente nella collegialità che le competenze ministeriali richiedono e impongono. Allo stesso modo, credo sia arrivato il momento di verificare, dopo alcuni anni di sperimentazione, se la legge sulle adozioni internazionali abbia bisogno di alcuni interventi, di alcuni ritocchi. Un intervento che semplifica le procedure lo abbiamo già introdotto nel decreto sulle semplificazioni. Credo anche che debba essere fatto un investimento sulla commissione per le adozioni internazionali, che si trova sicuramente caricata di non poche responsabilità.Pag. 8
La quarta premessa è che abbiamo rapporti con Stati sovrani che si muovono nel rispetto della Convenzione dell'Aja, ma abbiamo anche rapporti con Stati sovrani con i quali non sempre le relazioni politiche bilaterali sono altrettanto soddisfacenti. In particolare, per quanto riguarda la Bielorussia, il problema delle relazioni internazionali si colloca all'interno di un quadro di relazioni politiche bilaterali - ma non solo - molto complicate e molto difficili.
A questa premessa ne collego una di carattere ancora più generale. Il tema delle adozioni internazionali è a mio avviso un tema di politica estera. Ho voluto partecipare alla missione del Governo italiano in Cina, ed in tale circostanza siglare l'accordo con quel paese sulle adozioni internazionali - che stagnava da circa nove anni -, perché, o le adozioni internazionali rientrano a pieno titolo nei rapporti bilaterali, come vi entrano il commercio con l'estero, la ricerca e l'innovazione tecnologica, o altrimenti saranno sempre la Cenerentola di questi rapporti. A mio avviso, invece, esse rappresentano l'aspetto più importante, perché abbiamo a che fare con il fattore umano.
È evidente che la vicenda delle adozioni dei bambini della Bielorussia si colloca in questo quadro di carattere generale. I dati li avete offerti voi, non sto qui a ripeterli. Siamo di fronte ad uno Stato che ha preso delle decisioni incomprensibili, soprattutto nei confronti del nostro paese, in materia di adozioni internazionali. A fronte di un'opera così straordinaria di solidarietà, non si giustifica, dal 2004 ad oggi, il comportamento di quel paese, che tiene bloccate 151 pratiche di adozioni - una più, una meno -, per le quali sicuramente l'iter è già tutto concluso secondo gli accordi che ci sono tra i nostri due paesi. Inoltre, la Bielorussia si rifiuta di ricevere 450-500 domande di adozioni internazionali, che, per quanto riguarda il nostro paese, al di là di una ultima verifica da parte della commissione per le adozioni internazionali, presentano tutte le caratteristiche di ricevibilità.
Non vogliamo sindacare le loro scelte e le modificazioni intervenute nelle leggi di quel paese. Lo hanno fatto altri paesi: come sapete, abbiamo problemi con la Bulgaria, così come con la Romania. Il motivo per il quale credo che dobbiamo allargare gli orizzonti a tutto il resto del mondo è anche che le relazioni, con i paesi dell'est europeo così buone fino a qualche anno fa, oggi non sono più tali. Non possiamo sindacare la scelta di uno Stato sovrano che decide di considerare l'adozione internazionale un'eccezione e che intende tenere i bambini nel proprio paese per facilitare le adozioni nazionali. Si tratta di scelte che dal punto di vista umanitario potremmo anche sindacare, ma non certo dal punto di vista della sovranità e delle facoltà di quel paese.
Detto questo, però, è chiaro che i patti si rispettano. Dunque, le 650 domande di adozione - le 150, più le 500 - fanno parte dei patti precedenti.
In questi mesi in cui - come potete immaginare - ho avuto modo di incontrare più volte l'ambasciatore della Bielorussia presso il nostro paese, ho fatto continuamente presente alcuni aspetti. In primo luogo, non tollereremo che entro il 1o dicembre non ci vengano date risposte sulle 150 adozioni. Ho anche aggiunto che il ministro dell'istruzione bielorusso non può pensare di cavarsela dicendo che le ha esaminate e le ha respinte, perché abbiamo già chiesto di poter riesaminare le 17 recentemente respinte, perché prive di motivazione.
Siamo consapevoli che apparentemente hanno il coltello dalla parte del manico, non lo nascondo. Però, è stato fatto presente che le armi non si usano quando si ha a che fare con questioni così delicate. Deve esserci altrettanto impegno per prendere in esame seriamente, da parte nostra e da parte loro, le altre 500 domande, che comunque fanno parte del pregresso nei confronti del quale vi erano stati precisi impegni.
Tale quadro di fermezza, ma anche di chiarezza e di correttezza da parte nostra nei confronti del Governo bielorusso, è il presupposto di un percorso che abbiamoPag. 9individuato e che dovrebbe portare, nei primi giorni di novembre, ad effettuare una missione tecnica a Minsk voluta dal Governo, in maniera particolare dalla sottoscritta, per cercare di ridisegnare i termini dei nostri rapporti ed anche, come chiedeva l'onorevole Barbieri nella sua interpellanza, di ridiscutere i termini dell'accordo. Non siamo disponibili a riesaminare, o meglio a rinunciare, agli impegni che la Bielorussia aveva già assunto con noi nei confronti delle 650 adozioni.
La missione, come sapete, non potrà che essere tecnica ed il Parlamento valuterà se dopo tale missione intende farne un'altra: noi siamo assolutamente disponibili a qualunque tipo di aiuto e di contributo. Il Governo non è assolutamente geloso delle sue prerogative: vuole aprire la strada attraverso una missione tecnica, ma se il Parlamento riterrà opportuna la presenza di una commissione interparlamentare questa sarà assolutamente ben accolta, perché quello che ci interessa è arrivare a conclusioni positive.
Abbiamo anche dato la nostra disponibilità, con riferimento ai progetti della Commissione per le adozioni internazionali, a tenere in particolare considerazione la Bielorussia per eventuali programmi a sostegno dei bambini bielorussi presenti negli istituti e nelle famiglie. A fronte di questo, però, non siamo disponibili a tollerare che i viaggi di risanamento riprendano in assenza dei bambini che soggiornano negli orfanotrofi, che, come voi avete sottolineato, sono quelli che ne hanno probabilmente più bisogno. Dopo la vicenda della piccola Maria, vi è bisogno di nuove garanzie, di riprendere in esame anche la materia dei soggiorni: siamo assolutamente disponibili. Tuttavia, non siamo disposti a tollerare che di fronte ad un'opera che ha un chiaro carattere umanitario vi sia una discriminazione così pesante. Credo di avere così risposto a tutte le domande poste. Aggiungo che, nel disegno di legge finanziaria, sono state stanziate delle risorse - penso al fondo messo a disposizione del ministro per le politiche per la famiglia - parte delle quali sarà destinata al miglior funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali (è stata anche chiesta una delega per la delegificazione circa le sue competenze e la sua organizzazione). Una parte di questi finanziamenti dovrà essere anche indirizzata al sostegno delle coppie adottanti, costrette a sostenere costi assolutamente troppo pesanti per alcuni bilanci familiari. È intenzione della sottoscritta chiedere che, nel provvedimento collegato al disegno di legge finanziaria, vi sia una delega per la riforma della legge sulle adozioni internazionali e per l'istituzione dell'affido internazionale, affinché si abbia un quadro normativo completo che consenta di far fronte a tutte le situazioni.
Sono assolutamente disponibile all'incontro e al dialogo con le associazioni dei genitori che ospitano i bambini e, evidentemente, soprattutto con le associazioni che rappresentano le coppie adottanti, perché insieme, in questo quadro, si possa costruire un percorso, individuando meglio scopi e contenuti della missione tecnica e, in base ai risultati di tale missione, giungere a delineare una linea d'azione chiara.
Comunque, di tutta questa vicenda - vorrei sottolinearlo - è pienamente investito anche il Ministero degli esteri. Non smentisco una delle premesse che ho fatto quando ribadisco che con tutti i paesi, ma soprattutto con la Bielorussia, sono in gioco alcune questioni eminentemente politiche che noi vorremmo fossero messe al servizio della soluzione del problema adozioni, anche per capovolgere quel comportamento che qualche volta ci fa pensare, purtroppo, al contrario, e cioè che siano invece le adozioni e i bambini ad essere messi al servizio dei problemi politici con quel paese: questo non lo possiamo tollerare.
PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00144.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, la ministra Bindi avrà la pazienza di ascoltarmi. Io sono fra quei parlamentari dell'opposizione che dà dell'operato diPag. 10questo Governo, da quando si è insediato ad oggi, un giudizio che rasenta lo zero. Questa mattina, però, dalla ministra Bindi ho ascoltato cose di notevole interesse che, per quanto mi - e ci - riguarda, sono anche fortemente condivise. La ministra Bindi non solo ha risposto correttamente alle domande che avevamo posto ma ha fatto di più. Ha infatti espresso alcune considerazioni che, dal nostro punto di vista, sono assolutamente condivisibili.
Pertanto, ci dichiariamo fin d'ora disponibili a lavorare nella direzione tracciata. Tuttavia, trovo però - lei non lo ha chiesto, ma io che faccio opposizione sento il dovere di dirlo - leggermente demenziale che nella delega che il Presidente del Consiglio le ha conferito non siano contenute per intero le materie relative alla famiglia. Trovo leggermente demenziale che una parte di questa tematica venga delegata al ministro della solidarietà sociale (non perché si chiami Paolo Ferrero e sia, per tutte le sue reiterate e ripetute interviste, un altro di quelli per cui non passa giorno che non rilasci dichiarazioni, arrivando al punto che fra lui e il collega Cento è in atto una lotta a chi dichiari di più). Trovo incredibile che delle questioni di cui trattiamo non si debba occupare la ministra Bindi.
Infatti, se la motivazione è quella qui addotta dalla ministra Bindi per evitare ogni tipo di polemica con il suo collega di Governo Ferrero - vale a dire che una parte delle questioni può essere considerata afferente alla solidarietà sociale -, osservo che tutta una serie di altre questioni potrebbe essere considerata anch'essa pertinente all'ambito della solidarietà sociale. Da tale punto di vista, non comprendo perché, ad esempio, tutta la competenza in materia di pensioni non sia assegnata al ministro Ferrero anziché al ministro del lavoro in quanto, dati i tempi attuali, più solidarietà sociale delle pensioni non esiste. Credo che il Governo farebbe meglio a tornare sui suoi passi e che Prodi farebbe molto bene a conferire alla ministra Bindi complessivamente le deleghe su tale questione.
Si deciderà, ministro, se sia il caso di avviare un percorso di modifica legislativa, ma lei ha ragione nel sostenere che si deve riconsiderare la legge sulle adozioni internazionali; certamente talune norme potranno essere riviste, mentre forse è giusto che altre restino inalterate.
Ho anche molto apprezzato - mi costa riconoscerlo dal punto di vista politico, ma ho il dovere della lealtà - quanto da lei riferito sul motivo che l'ha indotta a chiedere di far parte della delegazione del Governo italiano che si è recata in Cina; infatti, io condivido la sua opinione e ritengo che, oggi, le questioni internazionali relative alle adozioni debbano essere considerate, quanto al loro peso politico specifico, alla stessa stregua degli accordi che si stringono in altri campi. Ciò vale particolarmente, per chi, come lei e come me, proviene da esperienze di matrice etico-sociale cristiana. Sono quindi d'accordo; sono d'accordo altresì sull'opportunità che il Ministero degli affari esteri abbia sempre la consapevolezza della necessità di assegnare una valenza forte anche a tali profili nelle relazioni con gli altri paesi.
Sono invece leggermente in disaccordo su un aspetto in particolare; a mio avviso, infatti, il Governo italiano deve esercitare pressioni molto più forti - e non mi riferisco solo al settore in questione - nei confronti del Governo della Bielorussia. Nei cinque anni trascorsi ho fatto parte, ministro, come sa il collega Azzolini, allora capo del gruppo, della delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa; noi abbiamo convocato a Strasburgo per decine di volte gli esponenti del Governo bielorusso accusandoli di non consentire la libertà di stampa nel loro paese: acqua sul marmo! Ascoltavano, sorridevano e se ne andavano: acqua sul marmo!
Occorre dunque che il Governo italiano, in modo particolare il Ministero degli affari esteri, affronti di petto la questione dei rapporti con il Governo bielorusso, peraltro ponendo anche una serie di altre questioni a Yushchenko ed al suo esecutivo.Pag. 11
Concordo sulla missione tecnica, sulla finalità da lei posta; faccio, però, notare al Presidente Leoni che la Presidenza della Camera dovrebbe valutare l'opportunità, proprio per agevolare l'impegno del Governo, di compiere una missione parlamentare presso il Parlamento bielorusso. Ho, infatti, la convinzione profonda, non suffragata da nulla se non da una sensazione basata sull'esperienza maturata occupandomi un po' di tali questioni, che a molti parlamentari bielorussi sfugga l'oggetto vero di questo rapporto. Molti nostri colleghi bielorussi non sanno bene di cosa stiamo parlando; quindi, ritengo che, considerate le numerose missioni svolte dalla Camera dei deputati, una di questo genere potrebbe essere annoverata tra quelle utili e non tra quelle inutili.
Ieri sera, nel corso di un'audizione su un diverso tema, l'ex ministro portoghese dello sport ha affermato che il Consiglio d'Europa veniva definito da Mitterrand come un'«agenzia viaggi», quindi qualcosa di inutile. Ebbene, viaggiare può anche essere inutile, ma nel momento in cui esercitassimo una forte pressione sui parlamentari bielorussi in merito a questioni come i soggiorni temporanei e gli affidi, credo che svolgeremmo una funzione utile.
PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, rispetto alla sua richiesta, assolutamente sensata e motivata, la Presidenza rifletterà su quanto da lei ha proposto.
Il deputato Sanna ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00146.
EMANUELE SANNA. Signor Presidente, cercherò di recuperare parte del tempo che ho utilizzato in eccesso in sede di illustrazione.
Anche a nome degli altri colleghi firmatari dell'interpellanza, che hanno partecipato a frammenti di tale discussione, valuto molto positivamente la chiarezza, la completezza ed anche la determinazione che hanno caratterizzato l'intervento del ministro. In particolare, mi ha colpito la convinzione con cui il ministro Bindi ha sottolineato che per i «figli di Chernobyl» l'Italia ha realizzato la più grande esperienza di cooperazione e collaborazione internazionale, sostenuta soprattutto dalla generosità delle sue famiglie e dei suoi cittadini. I 400 mila bambini venuti in Italia nel corso di questi anni sono - come giustamente diceva il ministro - il collegamento ed il ponte più solido per costruire relazioni durature anche con la giovane Repubblica bielorussa.
Bisogna partire dal rispetto del Protocollo e degli accordi relativi alle adozioni. Mi riferisco alle circa 650 adozioni il cui iter è già perfezionato e che hanno i requisiti per dare a quei bambini una famiglia stabile e definitiva. Ebbene, da lì bisogna assolutamente ripartire, senza scambi, senza baratti né scorciatoie che possano eludere tale problema.
I viaggi della salute devono riprendere senza esclusioni selettive. Infatti, dopo la vicenda della piccola Maria, nei giorni scorsi sono ritornati i bambini e sono stati rispettati - sia pure con qualche ritardo - i programmi che erano stati concordati. È preoccupante invece che ne siano stati esclusi i bambini che vivono nei cosiddetti internat; tale termine a noi non piace, ma questi istituti così sono denominati. Anche in questo caso, però, occorre essere prudenti perché essi non sono - come ho letto in qualche giornale - «lager per bambini», bensì istituzioni statali molto serie, dove i bambini senza famiglia vengono seguiti con la massima attenzione. Tuttavia, non si può accettare che questi bambini - che tra l'altro hanno un rapporto consolidato con alcune famiglie e coppie italiane - vengano esclusi dai viaggi della salute.
Bisogna iniziare o riprendere - come l'attuale Governo sta facendo con molta determinazione - il lavoro sinergico tra Esecutivo e Parlamento. Abbiamo raccolto le istanze e le proposte pervenute dalle associazioni e dalle famiglie ed alcune di esse, a mio avviso, sono una base utile di lavoro per Parlamento e Governo. È stata proposta la creazione di una Commissione interparlamentare mista che provveda ad armonizzare le legislazioni dei due paesi in materia di adozione e di affidi. Ad esempio, ci si riferisce all'affido internazionalePag. 12mirato al perfezionamento dell'adozione; all'affido internazionale a progetto e a percorsi facilitati per preadolescenti al superamento dell'età di 10 anni; alla stipula - perché no? - di accordi bilaterali di cooperazione e sussidiarietà anche a sostegno di famiglie bielorusse che intendano adottare bambini di istituti che non siano mai venuti in Italia; alla stipula di accordi che diano prevalenza ai legami affettivi già esistenti. Insomma, mi sembra che questa sia una base di proposte e di iniziative che il Parlamento e le istituzioni democratiche del nostro paese debbono sostenere con la massima convinzione.
Vorrei infine ringraziare il ministro ed anche il Presidente, che ha tollerato un piccolo «sconfinamento» dei tempi del mio intervento.
PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro! Grazie a lei, deputato Sanna.