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Seguito della discussione della proposta di legge Boato; Lumia; Forgione ed altri; Angela Napoli; Lucchese ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera, modificata dal Senato, nuovamente modificata dalla Camera e nuovamente modificata dalla I Commissione permanente del Senato) (A.C. 40-326-571-688-890-D) (ore 11,53).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 40 ed abbinate-D)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bocchino. Ne ha facoltà.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale.
PRESIDENTE. La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto del deputato Adenti, che ne ha fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, vorrei, innanzitutto, esprimere il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, il che rappresenta da parte nostra anche la manifestazione di una forte soddisfazione per la conclusione, finalmente, di questo travagliatissimo iter, esprimendo contestualmente un po' di amarezza, almeno per due ragioni. Infatti, il ricorso a raffinatissime disposizioni giuridiche che, forse, si sarebbero anche potute evitare andando di più alla sostanza del problema rispetto a parti anche importanti e significative del disegno di legge, ha comportato un obiettivo ritardo, di almeno tre mesi, nell'avvio di questa importantissima Commissione. Questo fatto, certamente, non è un merito per ciascuno di noi. Forse, avremmo potuto far meglio e prima, mettendo in condizione la Commissione di lavorare già ancora prima della pausa estiva.
La seconda ragione, che ha impegnato molti di noi in un appassionato dibattito, è che non si è voluto introdurre un meccanismo di elezione del presidente che andasse oltre la mera maggioranza in quella Commissione; ciò, sicuramente, avrebbe dato il segnale davvero importante, non solo all'interno, ma soprattutto all'esterno, verso l'opinione pubblica, di una compattezza delle forze politiche rispetto ad un fenomeno che tutti, senza alcuna eccezione, abbiamo il dovere di combattere con tutte le forze possibili che lo Stato di diritto mette a disposizione.
La terza ragione - lo dico con tutta franchezza, signor Presidente - è soprattutto rivolta a lei. Chiedo la sua attenzione perché, a sua volta, possa riferire al Presidente Bertinotti: occorre che si abbia particolare cura nella distribuzione geografica delle rappresentanze parlamentari. So bene che i gruppi faranno le loro designazioni e sono certo che questo sarà tenuto nel massimo conto, ma credo che sarebbe un segnale innovativo e importante se il Presidente potesse, con garbata moral suasion, mettere tutti nelle condizioni di rappresentare l'intero territorio nazionale. Non devo di certo ricordare a nessuno, soprattutto in questa sede, come il fenomeno della mafia, nonostante gli sforzi compiuti per combatterlo dal precedente e dall'attuale Governo, dalle forze dell'ordine e dalla magistratura, sia davvero devastante, estendendosi non solo all'interno del nostro paese, ma andando ben oltre i suoi confini.
Credo che la rappresentanza territoriale non sia un argomento secondario rispetto al raggiungimento dello scopo che sta alla base della stessa formazione della nuova Commissione parlamentare antimafia. Sento in tutta coscienza di rivolgere questo appello con il dovuto rispetto verso tutti i gruppi parlamentari e soprattuttoPag. 21verso la Presidenza della Camera, perché, a sua volta, se ne faccia interprete nei confronti del Presidente del Senato. La ringrazio, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, avrò cura di riferire al Presidente della Camera questa sua preoccupazione.
È iscritto a parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Annuncio il voto favorevole dei Verdi, che, del resto, si unisce al voto unanime dell'Assemblea, nell'approvare, questa volta definitivamente, il testo che reca la mia prima firma per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia, anche in questa legislatura. Posso convenire nel metodo, forse non nel merito, con le considerazioni appena svolte dal collega La Loggia sul punto modificato. Credo sia stata forse non gradevolissima l'ostinazione della maggioranza trasversale al Senato nel voler modificare, due volte, il testo del comma 2 dell'articolo 1, così come approvato dalla Camera il 5 luglio scorso. Il 27 luglio, nel corso della seconda lettura, avevamo apportato un ulteriore modifica per cercare di venire incontro alle obiezioni che erano state prospettate e ci siamo poi trovati di fronte ad un'ulteriore modifica da parte dell'altro ramo del Parlamento. A questo punto, diventava una sorta di puntiglio, e credo che sia stato responsabile, da parte nostra, in Commissione ed oggi in aula, non insistere ulteriormente.
Per quanto riguarda la questione della presidenza della Commissione, ormai vi è una «doppia conforme», come si dice nel linguaggio parlamentare, che prevede l'elezione della presidenza da parte della Commissione con il quorum identico a quello, collega La Loggia, previsto, a maggioranze diverse, nella precedente legislatura. Ritengo che saggiamente abbiamo provveduto a mantenere la stessa linea istituzionale tenuta nella scorsa legislatura.
Lamento, ma non è motivo di obiezione nel voto, la mancata indicazione delle audizioni delle associazioni di volontariato impegnate nella lotta contro il racket e la mafia, audizioni che potranno essere svolte egualmente dalla Commissione ma che, inserite esplicitamente nella legge istitutiva così come previsto nel testo iniziale, avrebbero potuto costituire un segnale importante e innovativo.
Per quanto riguarda, invece, la composizione della Commissione, ritengo sia saggio da parte di tutti fare un appello alla responsabilità di tutti i gruppi parlamentari, perché le proposte di nomina, che poi saranno decise dai Presidenti dei due rami del Parlamento, siano all'altezza della grave ed importante responsabilità che ha di fronte a sé la Commissione, confermata del resto dall'ultimo periodo del comma 1 dell'articolo 2 che prevede che «la nomina dei componenti la Commissione tiene conto della specificità dei compiti ad essa assegnati», con un richiamo non cogente, perché tale non poteva essere sotto il profilo costituzionale, ma moralmente e politicamente impegnativo per tutti i gruppi.
Con queste osservazioni, confermo la soddisfazione che si arrivi oggi finalmente alla definitiva approvazione della legge istitutiva della Commissione antimafia con il voto - credo - unanime di quest'Assemblea e, sicuramente, con il voto favorevole dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia.
GRAZIELLA MASCIA. Presidente, anch'io esprimo soddisfazione per il fatto che, finalmente, il presente provvedimento giunga alla votazione finale alla Camera. I colleghi hanno sottolineato l'urgenza che questa Commissione si possa finalmente insediare.
Tre giorni fa vi sono state le commemorazioni per la ricorrenza del primo anniversario dell'omicidio Fortugno in Calabria e abbiamo letto sui giornali che, ancora in questi giorni, sono state rivolte minacce e intimidazioni a rappresentanze istituzionali, ai sindaci.
Avvertiamo con grande senso di responsabilità i compiti che spettano allaPag. 22politica, la quale deve, innanzitutto, affrontare un'analisi di quel fenomeno mafioso, che non è mai uguale a sé stesso, ma che abbiamo visto avere una forza e una pericolosità insite proprio nella capacità di adeguamento alle trasformazioni economiche, sociali e politiche e persino alle modificazioni del mercato.
Più volte abbiamo rilevato il successo, il lavoro, l'impegno delle forze dell'ordine, ma anche il fatto che esso non è sufficiente, a causa della forza economico-finanziaria e della capacità di penetrazione del fenomeno mafioso nella politica e nelle istituzioni. Non si tratta di un fenomeno locale né regionale, ma è inserito nei grandi processi economici di globalizzazione su scala mondiale.
Ritengo necessario evidenziare prioritariamente come tale fenomeno non sia, se mai lo è stato, un fattore del sottosviluppo e dell'arretratezza sociale, ma un elemento di dinamica della modernizzazione.
La seconda questione che vorrei sottolineare, rispetto al lungo dibattito svoltosi in queste numerose sedute, è insita in una delle caratteristiche del fenomeno mafioso, nel blocco sociale, nella quella cosiddetta zona grigia - come qualcuno l'ha chiamata - che comprende diverse soggettività: borghesia mafiosa, tecnici, esponenti della burocrazia, professionisti, imprenditori, politici, in una relazione di scambio permanente tra loro.
Dunque, questi due elementi bastano - e non sarebbero gli unici - per farci dire che siamo di fronte non a un fatto emergenziale, ma di sistema. Ecco perché la Commissione, che naturalmente parte con un bilancio derivante dal lavoro degli anni precedenti, si dovrà insediare con una rinnovata capacità di comprensione del fenomeno, dando una svolta nello svolgimento della sua azione. Si tratta di rompere un sistema dell'impunità, di guadagnare fiducia nelle istituzioni; questo è sempre avvenuto, ma oggi si colloca in un contesto tutto diverso.
Vorrei sottolineare un'ultima questione. Tra i compiti di questa Commissione vi sarà la necessità di verificare la normativa vigente, come è stato sottolineato anche nel corso del dibattito, valutando l'opportunità di fissare l'obiettivo di un testo unico sulle norme antimafia o antiriciclaggio.
Anche gli elementi presenti nel provvedimento che voteremo mostrano un certo rigore, che è stato frutto del lavoro di Commissione e di quello dell'Assemblea, nel definire la missione di questa Commissione e i suoi diversi obiettivi (tutto quello che essa dovrà fare sia dal punto di vista dell'analisi sia dal punto di vista dell'intervento per il contrasto al fenomeno mafioso, anche sul piano preventivo). Vorrei sottolineare questo rigore, presente all'interno di questo provvedimento, che, non a caso, non è ripetitivo di quelli che hanno istituito le Commissioni antimafia precedenti. Esso è rigoroso non solo dal punto di vista dell'indicazione precisa degli obiettivi di questa Commissione, ma anche dal punto di vista della sua composizione. Lo dico perché spesso ci troviamo di fronte a disinformazione, a rappresentazioni anche un po' strumentali. Penso di poter dire con grande serenità e con grande consapevolezza, proprio per il dibattito che si è svolto soprattutto in Commissione, ma anche in quest'aula, che noi abbiamo definito i criteri di composizione di questa Commissione prendendo in esame tutti gli aspetti.
Si è discusso, anche fuori da queste aule, sul fatto che della Commissione in questione potrebbero far parte parlamentari su cui gravano indagini o procedimenti penali o rinvii a giudizio. Abbiamo esaminato la questione da tutti i punti di vista, e credo che si possa dire con grande serenità che ci siamo attenuti a principi fondamentali che attengono alle prerogative dei parlamentari e anche ai principi previsti dalla nostra Costituzione, sia dal punto di vista del diritto alla difesa, sia dal punto di vista delle garanzie, sia dal punto di vista delle responsabilità che attengono alla politica ed alle istituzioni.
Quindi, la grande riforma sociale e morale che spesso si invoca in quest'aula, che noi riteniamo necessaria, deve riguardare non tanto nuove norme da inserire, che aprirebbero ulteriori contraddizioni,Pag. 23ma un'etica pubblica della politica che chiama in causa la responsabilità dei singoli partiti, a partire dalla formazione delle liste fino alle nomine per Commissioni così importanti.
In ultimo, vorrei sottolineare - proprio a dimostrazione di un lavoro rigoroso - che persino il capitolo che riguarda le spese è stato composto sulla base delle esperienze precedenti, in vista della necessità di garantire la trasparenza, la funzionalità e l'efficacia dei lavori di questa Commissione, nel massimo del rigore della spesa.
Lo abbiamo fatto guardando alle esperienze precedenti ed anche con questa determinazione e volontà, impegnando noi stessi e i commissari della Commissione, che saranno chiamati a definire i propri obiettivi e il proprio lavoro, anche su progetti ancora più mirati e su obiettivi più circoscritti, su cui in quest'aula si possa effettivamente addivenire ad una verifica e ad un bilancio perché strumenti così importanti, ma allo stesso tempo così delicati, possano sortire i risultati migliori. Sappiamo di farlo in compagnia di una magistratura impegnata fortemente da questo punto di vista, e di forze dell'ordine che non si risparmiano, ma, ripeto, proprio per le caratteristiche di questo fenomeno - non da oggi, ma oggi in un contesto diverso, che chiama in causa questioni che guardano al mondo e non solo al nostro paese -, avvertiamo ancora di più che c'è un compito che spetta alla politica e, pertanto, ci auguriamo che quanto prima questa Commissione finalmente si possa insediare (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, svolgerò un intervento un po' più breve della collega che mi ha preceduto, anche perché in Commissione abbiamo avuto modo di «sviscerare» più volte, grazie alla navetta fra Camera e Senato, i contenuti di questa proposta di legge. Oggi, ci apprestiamo alla sua approvazione definitiva, anche se con un ritardo politicamente imbarazzante, se si tiene conto della gravità del fenomeno mafioso e della sua presenza nel nostro paese. Tra l'altro, parlando di mafia al singolare si fa un errore, perché bisognerebbe parlare di mafie, di infiltrazione della mafia, ad esempio, al nord, in Padania, con tutto quello che ne consegue. Occorrerebbe parlare di mafie perché esistono le mafie albanesi, cinesi, non solo la classica criminalità organizzata di tipo mafioso che troppo spesso vediamo dipinta da alcuni film, che poi hanno anche successo. Il testo è accettabile e condivisibile, ma non è sicuramente perfetto. Alcune buone intenzioni sono «rimaste nella penna», e non si è riusciti ad inserirle negli articoli di questa proposta di legge. Noi crediamo che questo sia uno strumento importante per combattere la guerra contro questo tipo di fenomeni, e per questo preannuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord Padania (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, prendo la parola per esprimere il voto favorevole del gruppo dell'UDC. Ieri, in sede di discussione sulle linee generali, abbiamo avuto modo di affrontare anche una serie di problemi legati alla costituzione della Commissione antimafia. Il mio ringraziamento va al relatore, ai colleghi della I Commissione della Camera e, certamente, ai senatori. Ho avuto modo di affermare - e lo ripeto anche in quest'aula - che, nel momento in cui si costituisce ancora una volta la Commissione antimafia, bisogna ripensare alla natura, all'identità, alla fisionomia e alla capacità che deve avere tale organismo nell'operare in direzione dello sradicamento delle organizzazioni criminali, non soltanto nel Mezzogiorno, ma anche nel resto del paese. Ciò va fatto sottraendo la CommissionePag. 24antimafia alle liturgie che nel passato ne hanno contrassegnato l'attività e l'operato. Ritengo che ci sia ormai un patrimonio di elementi e di dati conoscitivi su cui il Parlamento ha certamente la possibilità di agire attraverso una legislazione più opportuna e mirata. Certo, bisogna rompere il quadro delle incrostazioni che esiste all'interno del nostro paese, dell'omertà, delle connivenze e capire chi sono i criminali. Signor Presidente, in questo caso bisogna fare un ragionamento sottile.
Chi è grande 'ndranghetista, chi è mafioso, chi è appartenente alla sacra corona unita o alla camorra? Certamente, esistono le organizzazioni tipo, ma anche una serie di realtà criminali che si annidano all'interno della pubblica amministrazione e sono coperte da un'aura di impunità che bisogna smascherare per eliminarle e sottrarre loro qualsiasi responsabilità.
Inoltre, ho preso la parola per porre la seguente questione: a mio avviso la prima cosa che deve fare la nuova Commissione antimafia è quella di dare un contributo per modificare la legge sullo scioglimento dei consigli comunali. A mio avviso, si tratta di una legge che non funziona; infatti, i consigli comunali si sciolgono perché qualche loro assessore o consigliere è sospettato di avere legami con le organizzazioni criminali. Quindi, si criminalizza l'intero consiglio comunale e l'intera popolazione, ma poi si indicono nuove elezioni e le stesse persone presenti nel decreto di scioglimento sono candidate, senza che vi sia alcuna azione di carattere giudiziario. Si tratta di un problema che va affrontato in termini molto seri per tracciare un percorso realistico in merito all'attività della Commissione antimafia.
Ieri, ho avuto una risposta da parte del viceministro Minniti sul delitto Fortugno; tuttavia, sui delitti ancora impuniti - che non riguardano soltanto la Calabria, ma l'intero Mezzogiorno - vi deve essere meno strumentalizzazione. Prendo atto che il viceministro ha affermato che quando si parla di delitto politico-mafioso non ci si riferisce ad un'area, ad una realtà o ad uno schieramento particolare. Infatti, nel caso del compianto Fortugno le indagini sono proseguite su un crinale che ha sottratto alcune responsabilità e smantellato teoremi costruiti dopo il delitto.
Ritengo che la Commissione antimafia non debba alimentare un certo «professionismo dell'antimafia». Bisogna svolgere un lavoro serio e stringente e mi auguro che il presidente che guiderà la Commissione possa lavorare in grande collegialità e soprattutto con apertura e coinvolgimento delle società. Bisogna lavorare perché vi sia un salto culturale, che non si risolva in un fatto burocratico, in un'azione ripetitiva o liturgica, ma che dia il significato e il senso di una rottura rispetto al passato. Per tale motivo, ho chiesto che non sia prevista soltanto la relazione annuale al Parlamento, ma un contatto e un collegamento continuo per capire quale sia lo stato dell'arte e per operare con provvedimenti conseguenti.
Per prassi, la presidenza della Commissione antimafia va alla maggioranza, anche se in questa fase ed in questo momento forse sarebbe stato opportuno che la maggioranza avesse avuto la sensibilità di cedere la guida della Commissione stessa all'opposizione. Tuttavia, non entro nel merito di questo problema e lo pongo semplicemente all'attenzione dell'Assemblea.
Per questi motivi e con le valutazioni espresse, come già ho anticipato inizialmente, confermo il voto favorevole del gruppo dell'UDC [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà nuovamente in senso favorevole al testo in oggetto, approvando anche le parziali modifiche e gli aggiustamenti intervenuti ad opera dei colleghi del Senato. Per brevità, mi rifaccio alle motivazioni contenute nel mio diffuso intervento reso in sede di discussione generale nella seduta di ieri, da intendersi integralmente riprodotte.Pag. 25
Nutriamo qualche parziale rammarico perché avremmo voluto introdurre una normativa più rigorosa nell'individuazione dei componenti di questo organismo.
Tuttavia, confidiamo nel rigore cui i gruppi dapprima e i Presidenti delle Camere poi vorranno attenersi nell'individuazione dei membri.
Delle molte cose dette ieri in sede di discussione sulle linee generali sottolineo l'aspetto di carattere territoriale. A mio personale parere, la Commissione dovrà decisamente estendere il proprio ambito di indagine, anche con riferimento a territori che tradizionalmente, nei suoi lavori, non sono stati oggetto di altrettanta approfondita analisi.
Per dirla in sintesi, che cosa direste di un ambito comunale nel quale si verificasse, dati alla mano, un racket nelle progettazioni di carattere immobiliare? Che cosa potreste dire di fronte ad una regione nella quale si verificasse, sempre dati alla mano, una esclusiva in capo ad uno studio professionale della redazione di tutti i piani urbanistici o regolatori della stragrande maggioranza dei comuni di quel territorio? Che cosa direste di un privilegio, verificato, dato a filiere di carattere commerciale, societario o cooperativo, che in determinati territori venissero a beneficiare di esclusive intollerabili?
Si tratta di fenomeni che stanno mettendo a soqquadro i rapporti istituzionali e civili e le regole del mercato nei nostri territori. Se il fenomeno mafioso assimilabile si è strutturato e denominato in un certo modo in talune porzioni del nostro territorio nazionale, tutti si chiedono come si debbano denominare fenomeni assolutamente equipollenti che ormai da molti anni si sono radicati in molte parti del nostro territorio. Nel nostro voto favorevole vi è inclusa questa sottolineatura e il mandato specifico alla Commissione ad allargare il proprio ambito di indagine e di approfondimento, perseguendoli con coraggio e senza alcuna pregiudiziale. In questo senso confermiamo, alla luce anche della nostra proposta di legge, a firma della collega Angela Napoli, che concorre a definire l'istituzione della Commissione nella presente legislatura, il voto favorevole di Alleanza Nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.
GIACOMO MANCINI. Grazie, signor Presidente. Dichiaro il voto favorevole del gruppo Rosa nel Pugno. Naturalmente rinvio agli interventi precedenti svolti nel mese di luglio rispetto alle considerazioni sul merito. Tuttavia, ritengo utile affermare che nel corso della storia parlamentare del nostro paese i lavori della Commissione antimafia hanno conosciuto luci e insieme anche ombre. Si sono susseguite stagioni durante le quali la Commissione ha svolto un'attività di conoscenza approfondita del fenomeno e delle fenomenologie criminali; altre stagioni, invece, sono state caratterizzate dalla strumentalizzazione a fini di lotta politica.
Mi auguro che oggi con questo voto si apra una nuova fase positiva, che al lavoro capillare, rispetto alla conoscenza, all'analisi e allo studio approfondito, unisca anche un elemento che non ho visto sempre presente nelle discussioni di questi mesi, nei dibattiti all'interno dell'opinione pubblica: quello riguardante la selezione della classe dirigente del nostro paese. Anche ieri ho ascoltato colleghi che, riferendosi ai tragici e purtroppo noti accadimenti verificatisi nel nostro paese, soprattutto in alcune regioni, hanno dato vita a riflessioni e hanno individuato chiavi di lettura: alcune convincenti altre meno.
Tuttavia, molti hanno messo da parte l'aspetto che noi riteniamo centrale e che ci auguriamo possa guidare i lavori della Commissione antimafia in questa legislatura. Faccio riferimento alla selezione della classe dirigente. La Commissione è chiamata a svolgere un lavoro attento, teso ad evitare che sulle scelte delle candidature si oltrepassi il limite della presentabilità e della spendibilità di candidati rispetto ai quali esiste più di un'ombra e di un sospetto. Su tale aspetto, la Commissione antimafia dovrà offrire elementiPag. 26di studio, di analisi e di valutazione in ordine alle scelte che tutti i partiti sono chiamati a fare. Su tale questione esiste, per così dire, un'asticella che deve essere tenuta alta e che non deve essere in alcun modo abbassata, perché gli accadimenti negativi che si sono verificati, e che in alcune regioni si verificano con una frequenza inquietante, hanno fatto emergere come causa scatenante il mancato controllo sulla selezione della classe dirigente.
Da ultimo, il collega Tassone richiamava l'attenzione dell'Assemblea sul vigente regime di scioglimento dei consigli comunali. Il collega invitava a riflettere sul riproporsi, nei consigli comunali sciolti, degli stessi consiglieri e degli stessi amministratori sospettati o collusi con la criminalità organizzata. Questa osservazione del collega Tassone, che ritengo giusta e meritevole di attenzione, richiede al Parlamento e, in generale, al paese di svolgere una riflessione più ampia in tema di selezione della classe dirigente. A nostro avviso, se il Parlamento e i partiti non avranno il coraggio, la forza, l'attenzione e la volontà di pagare dei prezzi in ordine alla moralità dei candidati che presentano, la sfida di avere istituzioni rappresentative e qualificanti, dal punto di vista dell'etica e della morale, non sarà vinta.
Per tutto quanto detto, mi auguro che i lavori della Commissione antimafia che ci accingiamo ad istituire siano ispirati alla conquista di maggiori spazi, di nuove frontiere in tema di etica e di morale. Con tale augurio, preannuncio il voto favorevole sul provvedimento in esame del gruppo della Rosa nel Pugno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belisario. Ne ha facoltà.
FELICE BELISARIO. Signor Presidente, colleghi, a seguito di una lunga serie di riflessioni e, diciamo così, di viaggi di andata e ritorno, la proposta di legge approda in quest'aula dopo che la Commissione affari costituzionali ha ritenuto, responsabilmente, di non apportare alcuna modifica al testo licenziato dal Senato: abbiamo il dovere di fare presto e bene.
Peraltro, il nostro voto dovrà essere un segnale non soltanto politico, ma anche di attenzione, sociale e culturale, al problema della malavita organizzata, che interessa tutto il paese. Per questo, è interessante la raccomandazione, il voto, il principio che la Commissione possa rappresentare l'intero territorio nazionale. Perché? Perché, ormai, il fenomeno criminale, così come noi lo conosciamo, non è presente soltanto nel Mezzogiorno d'Italia, ma ha diramazioni e ramificazioni in tutto il paese, con tutte le gravi conseguenze che ciò provoca nei territori più ricchi e, dunque, più provvisti di quell'humus che attrae la criminalità organizzata. Ma bisogna anche fare bene. Da questo punto di vista, un'altra raccomandazione va rivolta ai Presidenti dei due rami del Parlamento: sì alle indicazioni dei gruppi politici, ma sì, soprattutto, a nominare commissari «svincolati» e al di sopra di ogni sospetto (quindi, non gli inquisiti né tampoco i condannati né coloro i quali abbiano legami «consulenziali» o di altro genere con quel mondo).
In questo senso, come gruppo dell'Italia dei Valori, ribadiamo il nostro auspicio, la nostra speranza, la nostra raccomandazione e dichiariamo che voteremo con convinzione a favore dell'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, nel testo approdato stamani in Assemblea. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto - e si tratterà dell'ultimo intervento - l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, dopo un lungo iter parlamentare, oggi ci accingiamo finalmente ad approvare il provvedimento in esame. Siamo andati avanti e indietro quattro volte su un provvedimento che, oltretutto, ci vede unanimi: quanto è accaduto non può che dare ragione a chi nutre seri dubbi sull'attuale bicameralismo perfetto e sullaPag. 27necessità di riformarlo! Credo che abbiamo perso troppo tempo e che ben prima avremmo dovuto approvare un provvedimento che istituisce, anche in questa legislatura, la cosiddetta Commissione antimafia.
Vorrei svolgere un brevissimo intervento proprio per rimanere nel solco che ho appena tracciato. Bisogna fare presto: è questo l'augurio che dovrebbe formulare, nella fase in cui ci troviamo, specialmente chi, come me, viene da una regione che è particolarmente vittima della criminalità organizzata e che è afflitta da tanti problemi (in seguito, passeremo all'esame di un altro provvedimento che pure riguarda la mia regione ed il cui oggetto è molto intrecciato con quello del testo in esame). Non mi preoccupo di guardare al passato: al ruolo non particolarmente incisivo che, di recente, ha caratterizzato la Commissione antimafia o al ruolo distorto che molte volte hanno esercitato i suoi componenti.
Anzi, questa è una segnalazione che dobbiamo tenere presente per il futuro. Non parlerei tanto della Commissione antimafia, ma del ruolo che troppe volte, nelle ultime legislature, hanno avuto i suoi componenti, che non hanno svolto una funzione collegiale di analisi del fenomeno o di contrasto dello stesso, ma, appunto troppo spesso, ruoli individuali di creazione del proprio consenso elettorale nelle battaglie antimafia ed anticamorra. Dobbiamo evitare il ripetersi di tale fenomeno e credo che questo sia uno tra i primi obiettivi che la prossima Commissione antimafia dovrà perseguire.
Anzitutto, dobbiamo formulare l'auspicio che si affronti seriamente l'analisi di ciò che sta avvenendo nel paese. La Commissione è nata molti decenni fa, quando addirittura si negava l'esistenza della mafia e della camorra e, quindi, il ruolo della Commissione stessa era fortemente politico ed importante nel paese. Tutto ciò oggi non c'è più. Oggi dobbiamo comprendere cosa sta avvenendo nel paese in tema di criminalità organizzata, quali profonde mutazioni stanno producendosi al riguardo.
Abbiamo vissuto molte fasi dello sviluppo - purtroppo - della criminalità organizzata. In particolare, ricordo, specie per chi proviene dalla mia regione, la fase di enorme sviluppo conseguente ai grandi afflussi del dopo-terremoto, che ha prodotto devastazioni, ampliato e permeato le connessioni tra criminalità organizzata e politica. Questa è stata una tra le fasi più sciagurate del nostro paese e della sua politica. Oggi credo che la situazione sia cambiata, pur se vi sono ancora residui delle fasi precedenti. Ritengo che oggi sia necessario riflettere sull'adeguamento delle leggi adottate in materia. La legge, come sempre, è sempre un passo indietro rispetto ai fenomeni, mentre dovrebbe essere un passo avanti ad essi. La difficoltà del legislatore è di anticipare - e non di rincorrere - ciò che avviene nella società e nel paese. Dobbiamo, quindi, approvare interventi legislativi per rincorrere tutto ciò che avviene eludendo la legge e per cercare, tramite la legge stessa, di evitare che accadano alcune situazioni. Sono trascorsi quindici anni dall'approvazione delle ultime leggi in materia, quindi è evidente che la fase di rincorsa del Parlamento è lenta. Anche da tale punto di vista, pertanto, credo che la Commissione antimafia debba dare un forte contributo per capire dove sia necessario intervenire con modifiche legislative, per evitare che avvenga ciò che sta succedendo nel paese. Dobbiamo comprendere il fenomeno. Dobbiamo capire perché non riusciamo a scardinarlo, tenendo ben presente che, ovviamente, i fenomeni della criminalità organizzata sono mondiali, sono presenti in tutti i paesi e sono, quindi, estremamente complessi.
Credo che la Commissione debba oggi lavorare ad un progetto molto ambizioso, abbandonando i rivoli delle ricerche. Troppe volte, infatti, alcuni commissari si sono messi a fare più che i commissari dell'antimafia, i commissari di polizia, divertendosi a condurre minute indagini su alcuni paesini, magari perché in tali paesini avevano nemici politici. Credo, invece, che sia necessario alzare il tono del lavoro della Commissione antimafia; bisognaPag. 28comprendere i fenomeni, bisogna comprendere, in questo momento, cosa sta avvenendo nel paese, nelle varie regioni da tali fenomeni interessate. Onorevoli colleghi, badate bene, oramai non è più solo un problema del Mezzogiorno, ma riguarda tutto il paese!
Quindi, l'augurio che rivolgo alla Commissione è che essa possa assolvere nel miglior modo possibile ad un compito così complesso e difficile (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.