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Si riprende la discussione.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 1750)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la V Commissione, onorevole Di Gioia.
LELLO DI GIOIA, Relatore per la V Commissione. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Sartor, che ha dovuto ascoltare con tanta pazienza i molteplici interventi dell'opposizione. Mi limiterò a svolgere alcune considerazioni, in quanto ritengo sia opportuno chiudere questa discussione perché ne abbiamo già sentite molte!
È come se questo Governo cominciasse dall'anno zero, senza considerare quanto accaduto negli anni precedenti, nei quali è accaduto di tutto e di più. Sono state poste sistematicamente diverse questioni di fiducia e non soltanto sui decreti di accompagnamento, ma anche sulle leggi finanziarie. Eppure, nella precedente legislatura vi era un rapporto tra maggioranza e opposizione forse mai verificatosi nella storia della Repubblica italiana: vi erano 100 parlamentari in più alla Camera e 50 parlamentari in più al Senato. Nonostante ciò, il Governo ha più volte posto la questione di fiducia, in quanto vi erano grosse difficoltà all'interno della stessa maggioranza. Probabilmente, si dimenticano le leggi finanziarie varate dal precedentePag. 78Governo - un Governo liberale, riformista - che prevedevano aumenti per la sanità e per le spese sociali. Allora, dovete spiegarci cosa significa tentare di diminuire il debito pubblico agendo su fattori strutturali della nostra economia e, tra questi, sulla spesa sanitaria.
Nella vostra Casa delle libertà sussistono profonde contraddizioni che, nella scorsa legislatura, hanno portato alla previsione di diversi condoni. Questo vuol dire far riacquistare fiducia ai cittadini italiani nei riguardi del fisco? O forse si vogliono far pagare coloro che fino ad oggi non hanno mai pagato? Nel nostro paese si registrano 200 miliardi di euro di evasione ed elusione, che certamente non si sono potuti accumulare nei quattro mesi di questa legislatura. Evidentemente, durante lo scorso Governo si era formata una buona base. Non dobbiamo dimenticare che si sono fatti rientrare i capitali dall'estero con una percentuale del 2 per cento.
Sono state dimenticate forse, tutte le fantasiose manovre fiscali e finanziarie? Vorrei far riflettere i colleghi parlamentari dell'opposizione. Parlate del ministro Padoa Schioppa, ma non ricordate che avete cambiato Tremonti perché faceva la sua politica economica e finanziaria creativa, che avete poi nominato ministro Siniscalco e riportato in pompa magna lo stesso Tremonti? Tutte queste cose le dimenticate con molta facilità, pensate che siano passati secoli in questo paese? Dalla vostra gestione sono passati semplicemente 4 mesi.
Forse dimenticate che con tutte le grandi manovre per non togliere i soldi dalle tasche dei cittadini - quando in quelle tasche non c'era più niente da togliere - il carico fiscale si è abbassato soltanto dello 0,6 per cento?
Credo che bisognerebbe avere molta più umiltà, perché prima di parlare degli altri bisognerebbe guardare se stessi. Ricordate quanto accaduto con le leggi ad personam? Altro che un Governo liberale che non ha garantito amici e amici degli amici! La legge sulle televisioni chi ha garantito? Le leggi che si sono succedute nella scorsa legislatura, giorno dopo giorno, chi hanno garantito? Siate più seri, non siamo noi del Governo di centrosinistra a doverci vergognare, ma siete voi che vi dovreste vergognare di quello che avete fatto negli anni passati e di quello che state facendo anche adesso! In questa situazione ci avete portato voi e non certamente il Governo di centrosinistra! Ci dimentichiamo con grande facilità che negli ultimi anni è aumentato il debito pubblico, mentre prima tentava di scendere. Ci siamo dimenticati gli impegni assunti da Tremonti con l'Unione europea per ridurre il rapporto deficit/PIL, mentre in realtà aumentava sistematicamente? Ci siamo dimenticati di quanto avete ridotto l'avanzo primario di questo paese, e dell'aumento sistematico della spesa corrente?
Credo che i cittadini italiani sappiano queste cose, perché hanno vissuto sulle proprie spalle i disastri che avete combinato. Certo, voi dite che i provvedimenti del centrosinistra non piacciono a tutti. Al riguardo, vorrei ricordare oggi una bellissima frase di un sindacalista riformista, Giuseppe Di Vittorio: quando i contratti non piacciono ai lavoratori né tanto meno alla parte padronale vuol dire che quei contratti sono buoni. Noi abbiamo sottoscritto un contratto vero, abbiamo promesso agli italiani che questo paese poteva e doveva farcela. Stiamo facendo in modo, pur nella grande difficoltà di varare la nostra politica a causa di quello che avete lasciato, che il Paese si riprenda e aumenti la sua competitività e la sua produttività, che garantisca i più deboli e dia la possibilità ai giovani di inserirsi nel mondo del lavoro. La flessibilità, così come la intendete voi, è precarietà. Nei paesi occidentali sviluppati, la flessibilità in buona sostanza significa fare in modo che il giovane acquisti esperienza nel corso della sua vita lavorativa e abbia la possibilità di migliorare. Ma la vostra flessibilità, negli scorsi anni, ha significato semplicemente far assumere giovani di terzo livello all'interno delle fabbriche. Anche su questo aspetto, vogliamo intervenire e lo abbiamo fatto, creando incentivi per le imprese chePag. 79assumono a tempo indeterminato. Abbiamo dato risposte alle imprese, alle donne del Mezzogiorno ed alle grandi opere infrastrutturali. Quello che invece faceva il vostro ministro Lunardi era semplicemente costruire gallerie, gallerie, gallerie all'interno di questo Paese!
Nel concludere e nel lasciare la parola alla collega Fincato, vorrei sottolineare che abbiamo affrontato con serenità questo difficile percorso reso complicato dalle difficoltà causate dalle vostre politiche fiscali, economiche e finanziarie. Tuttavia, la nostra capacità, il nostro senso dialettico di culture diverse all'interno della stessa coalizione, ci consentiranno di realizzare il nostro programma, le nostre scelte e sicuramente avremo un'Italia migliore, in grado di garantire tutti.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la VI Commissione, onorevole Fincato.
LAURA FINCATO, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, vorrei in breve ricordare che sono ormai passati dieci giorni dal momento in cui sono state presentate le eccezioni di costituzionalità e da quando abbiamo cominciato il lavoro in Commissione, sul testo del decreto-legge. Noi tutti abbiamo avuto modo di confrontarci, ascoltando i reciproci contributi. Anche l'ascolto di quest'Assemblea è stato paziente. Dunque, vi è stato il tempo - per tutti coloro che hanno voluto entrare nel merito ed anche per quelli che ne hanno voluto esulare - di intervenire sul provvedimento, il primo degli atti di una manovra fondamentale per il Governo in quanto è la prima della legislatura.
Credo che debba essere dato atto che, nonostante siano state espresse critiche anche aspre sulla tempistica e sulle modalità di discussione, vi è stato il tempo e il modo di ascoltare. I relatori sono venuti in Assemblea a presentare il testo approvato dalle Commissioni riunite, profondamente diverso e molto più ampio rispetto a quello varato dal Governo. Quindi, tutti quanti abbiamo svolto il nostro compito.
Non sembri una critica spocchiosa, ma mi è sembrato che per molti degli intervenuti non sia ancora finito il tempo della campagna elettorale. Invece, questo genere di provvedimenti dovrebbe richiamare a quell'asciuttezza nell'eloquio propria di quando vengono decise misure importanti per il bene di tutto il Paese, al di fuori di ogni polemica politica o demagogica.
Non dimentico che il Parlamento inglese fu chiamato nel corso della storia ad esprimersi sulla potestà del re di imporre tasse da far pagare ai propri sudditi. Noi siamo in una democrazia ed il Parlamento, oggi e nei prossimi giorni, sarà ancora impegnato su questo testo, parte di un ragionamento e di un'impresa più ampia come quella del risanamento, del rilancio e della crescita del nostro Paese.
Vorrei ringraziare infine tutti i colleghi intervenuti, il sottosegretario oggi presente ed il Presidente.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
NICOLA SARTOR, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, vorrei, in primo luogo, ringraziare le Commissioni per aver contribuito al perfezionamento della manovra con un ampio dibattito.
Gli interventi che si sono susseguiti hanno riguardato vari temi: non solo, strettamente, il decreto in questione, ma, in maniera più ampia, la manovra ed alcuni accadimenti esterni. Anche se sinteticamente, dovrò affrontare i principali punti emersi nel dibattito.
Vorrei iniziare dalla questione delle agenzie di rating. Le agenzie, di fatto, confermano che la situazione dei conti pubblici è grave. È evidente che la gravità degli stessi non nasce in un giorno o in un mese e le statistiche a consuntivo degli ultimi anni possono mostrare con estrema oggettività le origini e le cause della situazione. In tale contesto, è altresì evidente, a giudizio delle agenzie di rating, l'importanza di attuare la manovra correttiva proposta in questi giorni al Parlamento. Le agenzie stesse si dichiarano pronte a cambiare la valutazione se muta lo scenario. Inoltre, vorrei ricordare - èPag. 80un aspetto non marginale - che una di queste - si tratta in particolare di Moody's - ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di declassare il debito pubblico italiano, in quanto ritiene la manovra assolutamente sufficiente. Tuttavia, considerato che le agenzie avrebbero come primario intendimento quello di orientare i mercati, penso che vada fatto cenno a come i mercati hanno reagito a queste notizie.
Di fronte alla prima e, per certi versi, improvvisa notizia, si è osservato, in termini di differenziale dei tassi di interesse, un aumento di due punti base, vale a dire di uno 0,02 per cento, del tasso di interesse che, infine, è rientrato ad un punto base.
Questa è la reazione, che non possiamo certo definire ansiosa, da parte dei mercati; né peraltro si osserva un momento significativo delle contrattazioni sui titoli del debito pubblico. Quindi, credo che questo sia un elemento oggettivo che deve essere tenuto in estrema considerazione.
Il secondo aspetto molto generale che è stato affrontato riguarda la «missione» di questa legge finanziaria. È stato più volte ricordato in termini molto sintetici quali sono i tre obiettivi da raggiungere - risanamento, sviluppo ed equità - ma qualche parola deve essere ulteriormente spesa.
Il primo obiettivo, che è pienamente centrato, laddove la manovra venisse approvata, come si auspica, dal Parlamento, è il risanamento permanente dei conti pubblici ed in merito a ciò viene data piena attestazione anche dalle citate agenzie di rating. Sottolineo il termine «permanente», in quanto la manovra non contiene provvedimenti una tantum che possono solo marginalmente incidere sulla struttura dei conti.
Il secondo punto, che viene ben prima di sviluppo ed equità, è quello relativo al reperimento delle risorse per proseguire le opere pubbliche infrastrutturali in corso e per rispettare gli accordi internazionali. Non si può assolutamente concordare con coloro che sostengono che una manovra di 15 miliardi sarebbe stata sufficiente. Certo, 15 miliardi sono sufficienti per rientrare nell'obiettivo del 3 per cento, ma non lo sono per impedire il blocco totale dei cantieri ed il mancato rispetto degli accordi internazionali che questo paese, questo Parlamento hanno assunto negli anni passati.
Questa è l'azione prioritaria, prima ancora di parlare degli altri obiettivi, vale a dire la promozione della crescita del paese. Dobbiamo ricordare la manovra del cuneo fiscale, certo di non poco conto, gli incentivi alla ricerca e all'innovazione, ulteriori incentivi al Mezzogiorno. Questi sono elementi qualificanti che caratterizzano la «missione» di questa legge finanziaria.
Con riferimento all'equità, risulta importante in primis la lotta all'evasione (è il pilastro su cui si fonda l'equità). Pochi, inoltre, hanno sottolineato - avremo tempo nel momento in cui si discuterà approfonditamente in quest'aula del disegno di legge finanziaria - l'eliminazione di alcune agevolazioni contributive con riferimento alla differenza tra le aliquote di computo dei benefici pensionistici e le aliquote effettive di versamento. Al riguardo la distanza è stata azzerata non soltanto per il lavoro autonomo, ma anche per quello dipendente. Quest'ultimo è un altro elemento che, prima ancora di essere visto nell'ottica di risanamento dei conti pubblici, va considerato come misura a carattere equitativo. Insomma, è stata abolita una differenza che non aveva grande fondamento.
Il secondo elemento è il sostegno alle famiglie numerose.
Infine, vengono in rilievo le azioni a tutela dei precari. Si tratta di un punto estremamente importante. Del resto, il legame tra la manovra ed il mercato del lavoro è stato ricordato in alcuni interventi. L'obiettivo fondamentale dell'Esecutivo è quello di far sì che la flessibilità del mercato del lavoro non sia sinonimo di precarietà. A questo fine, alcune risorse - è vero: sono modeste, perché sono soltanto iniziali, derivanti dall'aumento dei contributi - serviranno a dare completa copertura di assistenza sanitaria alle lavoratrici madri anche per quel che riguarda alcunePag. 81categorie professionali (ad esempio, le lavoratrici con contratti a progetto erano ancora completamente sprovviste di tutela).
Saranno avviati, inoltre, alcuni interventi strutturali. Va ricordato altresì l'avvio del federalismo fiscale, che riguarda gli enti locali. Certo, non si tratta della vera e propria attuazione del Titolo V, ma il rispetto delle autonomie locali è un aspetto estremamente importante: la manovra dà alle autonomie medesime totale libertà di scelta, sia sul fronte delle spese sia su quello delle entrate, e prevede anche un aumento potenziale della loro capacità impositiva.
Credo che gli elementi indicati, ancorché illustrati in maniera sintetica, definiscano in modo estremamente preciso e pregnante la missione del disegno di legge finanziaria.
Desidero fare un'ultima precisazione generale prima di spendere qualche parola sul decreto-legge in esame. Si è parlato, in maniera a nostro giudizio inappropriata, dell'ipotesi di manovra sul trattamento di fine rapporto. Continua ad emergere un fraintendimento: il trattamento di fine rapporto è del lavoratore e del lavoratore rimarrà, in quanto rappresenta il salario differito. Nulla cambia per il lavoratore. Non solo: la norma in questione fa parte di un obiettivo più generale e ben più importante, cioè quello di accelerare il decollo della previdenza integrativa, che è il primario obiettivo che si vuole raggiungere.
Quanto alle questioni finanziarie e contabili, ovviamente, il Governo si riserva di trattare in modo più articolato e preciso alcune questioni che sono state sollevate.
Per quel che riguarda il decreto-legge in esame, fondamentalmente, gli aspetti che sono stati messi in evidenza riguardano la lotta all'evasione e le questioni relative all'articolo 12 (cioè alla materia delle concessioni autostradali).
Con riferimento alla lotta all'evasione, sia chiaro che non vi è alcun intento persecutorio nei confronti di alcuna categoria professionale. La maggioranza dei contribuenti è onesta, tant'è che le stesse statistiche, spesso citate, fanno riferimento a tassi di evasione massimi del 30 per cento. È evidente che il 30 per cento è la minoranza, non la maggioranza. Pertanto, la norma è indirizzata, ovviamente, nei confronti di quei contribuenti che non hanno un rapporto corretto con lo Stato dal punto di vista dell'adempimento degli obblighi fiscali. Insomma, non si tratta certamente di accanimento nei confronti di una singola categoria.
In secondo luogo, poiché alcuni hanno evocato l'opportunità di aumentare le aliquote di progressività dell'IRPEF, va rilevato, anzitutto, che la maniera più efficace di raggiungere l'equità, anche nel prelievo tributario, è quello di ridurre, se non di eliminare, i margini di evasione. Una manovra di aumento delle aliquote sui redditi più alti, anche se sopportabilissima sotto il profilo nominale, aumenterebbe la pressione fiscale su quelle categorie che già ne sopportano, di fatto, una elevata, in quanto dichiarano redditi che sono assoggettati allo scaglione più alto.
Inoltre, non va dimenticato che il nostro paese è pienamente integrato in una comunità europea e che i margini di differenziazione rispetto a ciò che accade nei restanti paesi sono estremamente limitati anche sul fronte della tassazione personale. A tale proposito, va ricordata la storia secolare della Svezia, che aveva aliquote di prelievo marginali che superavano il 70 per cento e che, ora, raggiungono al massimo il 40 per cento. Analogo è stato il percorso, chiaramente di natura politica, seguito da questo paese: quando è stata introdotta, all'inizio degli anni Settanta, l'imposta personale sui redditi, vi erano aliquote marginali che arrivavano al 70 per cento e che, ora, sono state ricondotte, progressivamente, intorno al 40 per cento.
Lo stesso vale per quel che riguarda la tassazione dei proventi derivanti dal possesso di attività finanziarie. Voglio espressamente usare la dizione corretta in quanto quella gergale - tassazione delle rendite - è inappropriata e può evocare, certamente non nell'intenzione del Governo, qualche interpretazione di naturaPag. 82ideologica. Si tratta di proventi derivanti dal possesso di attività finanziarie. Qui, ancor più che per quel che riguarda i redditi personali da lavoro, è evidente che è necessaria la piena integrazione ed armonizzazione con quel che accade nei paesi partner. Ricordo, in particolare, che negli anni in cui non vi sono più flessibilità nei tassi di cambio, l'integrazione è piena. Ebbene, la manovra è prevalentemente orientata ad armonizzare il prelievo in linea con gli altri paesi; non solo, ma anche ad eliminare quelle differenze che inducono esclusivamente operazioni di arbitraggio fiscale.
Spesso si sottolinea l'innalzamento per alcuni di questi redditi dell'aliquota dal 12,5 al 20 per cento, sostenendo che ciò comporterebbe un aumento del 60 per cento; nessuno, però, ha mai ricordato che, contemporaneamente, si riducono le aliquote di prelievo su altre categorie di reddito dal 27 al 20 per cento. In ogni caso, posso smentire categoricamente la notizia, apparsa su alcuni quotidiani ed evocata nel corso della discussione, di una presunta intenzione del Governo di introdurre tale misura in un presunto maxiemendamento. L'intenzione dell'Esecutivo è di non fare alcunché di questo tipo. Pertanto, su tale questione ritengo si possa fare definitivamente chiarezza.
Si afferma che la manovra aumenta la spesa pubblica. Ciò non è assolutamente vero! La manovra, casomai, comprime la spesa sanitaria dopo molti anni di incrementi. In generale, conterrà la spesa corrente primaria, mentre cercherà di incrementare la spesa per investimenti: esattamente l'opposto di quello che si osserva nei fatti negli ultimi cinque anni. Si potrà argomentare che l'aumento è stato dovuto alla recessione che ha colpito questo ed altri paesi; tuttavia, si invita ad esaminare le statistiche che sono state prodotte con metodologia standardizzata dalla Commissione delle comunità europee, dalle quali si evince che, anche tenendo conto degli effetti ciclici, la spesa corrente primaria negli ultimi cinque anni in questo paese è aumentata in maniera considerevole.
Per quel che riguarda, infine, la questione relativa alla regolamentazione delle autostrade, preciso che si tratta di un intervento che si inquadra nell'obiettivo più generale di regolamentazione corretta dei mercati. Si tratta di situazioni cosiddette di monopolio naturale per le quali si è ritenuto opportuno un rafforzamento degli interventi regolativi proprio per evitare che vi possano essere abusi di posizione dominante o altre pratiche che non sono rispettose della logica di mercato. La norma, in generale, va in questa particolare direzione, ed è chiaramente tale da ottenere risultati in termini di efficienza dei mercati senza precludere necessariamente alcune soluzioni in tema di assetti proprietari. Si vuole ottenere l'obiettivo generale, lasciando ovviamente al mercato e alle parti interessate la libertà di scegliere le forme più appropriate.
Ritengo che non vi sia altro da precisare. Ringrazio tutti quanti, in particolare il Presidente Castagnetti per l'attenzione prestata al dibattito.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.