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Si riprende la discussione sulle comunicazioni del Governo.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Prima di cominciare lo svolgimento delle dichiarazioni di voto, vorrei chiedere cortesemente la collaborazione di tutti voi in questa fase conclusiva, evitando - ferma restando, naturalmente, la possibilità e il diritto di esprimere dissenso e consenso - interruzioni agli interventi, in modo che chi ci ascolta e chi ci vede possa seguire organicamente il ragionamento che viene presentato.
A chi interviene, in particolare, vorrei chiedere la cortesia di attenersi strettamente ai tempi concordati. C'è una sola cosa più antipatica che interrompere gli interventi, ed è quella di vederseli interrotti, per cui vi chiedo davvero questa collaborazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Reina. Ne ha facoltà.
Le ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, abbiamo ascoltato la replica del Presidente del Consiglio incaricato e, purtroppo, non siamo riusciti a cogliere, dalle risposte che egli ha formulato in questa aula, quelle indicazioni che speravamo ci potessero rassicurare in ordine ad un certo modo di sviluppare la politica che questo Governo si accinge ad attuare nel paese. Mi riferisco a risposte in ordine alla gravosa problematica che abbiamo sollevato stamane sulla questione del ponte sullo Stretto, rispetto al prolungamento della TAV delle regioni meridionali, allo smantellamento degli impianti di raffinazione petrolifera e, se vogliamo, anche alla richiesta alla Commissione europea per l'attivazione della cosiddetta fiscalità di vantaggio o compensativa per le regioni meridionali, di cui ormai, dopo che noi mesi addietro abbiamo posto apertamente e duramente sul tappeto la questione, parlano anche altre forze politiche (di ciò siamo sicuramente felici).
Luigi Sturzo, a cui ci ispiriamo largamente, che fondò il Partito popolare, un partito nazionale che fece della questione meridionale una questione nazionale, ci ha insegnato che l'esercizio della politica comporta la capacità di assunzione della responsabilità, che si trasmette via via in capacità di ascolto delle istanze che promanano dalla gente, in capacità di formulazione di appropriate strategie di risposta ed, in ultima analisi, in capacità di attuazione di una politica coerente ed adeguata nell'esercizio del governo.
Riscontriamo dalla proposta complessiva che oggi viene posta dal Governo Prodi che non sussistono alcune di queste condizioni. Pertanto, anche se rimane vivo in noi un atteggiamento di attesa, per valutare in che modo strutturalmente il Governo cercherà di rispondere alle questioni che abbiamo posto, non possiamo che confermare il nostro voto contrario alla fiducia allo stesso Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brugger. Ne ha facoltà.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, tra poco anche la Camera, dopo il Senato, voterà la fiducia al nuovo Governo e lei, Presidente Prodi, sarà nella pienezza dei suoi poteri.
L'aspetta un compito oggettivamente molto difficile. Dovrà affrontare problemi Pag. 90molto seri, lasciti pesanti dei predecessori: rilancio dell'economia, innanzitutto, e competitività del sistema, e ciò senza inasprire la pressione fiscale. Praticamente, la quadratura del cerchio!
Nella mia funzione di neoeletto presidente del gruppo Misto, un gruppo per definizione non omogeneo ma, per altri versi, un piccolo laboratorio di confronto politico bipartisan, le auguro, innanzitutto, buon lavoro, nell'interesse di tutto il paese.
Intervengo in dichiarazione di voto per il mio partito, il Südtiroler Volkspartei, un partito che, come lei sa, signor Presidente, è espressione di minoranze linguistiche, da sempre posizionato al di fuori dei cosiddetti blocchi nazionali, moderato, di centro. Se, in occasione delle ultime elezioni politiche, ci siamo alleati con i partiti del centrosinistra, concordando un patto elettorale articolato, l'abbiamo fatto, Presidente Prodi, per l'esperienza positiva con il suo primo Governo, nel 1996, e con i successivi Governi, fino al 2001, anni durante i quali la nostra autonomia è cresciuta fortemente.
Vogliamo ripartire da lì ed affrontare le nuove sfide con forza e determinazione. Dovremo, innanzitutto, affrontare la riforma dello statuto di autonomia, adeguandolo alle riforme costituzionali degli ultimi anni. Determinante sarà per noi, a questo proposito, il principio secondo il quale modifiche statutarie possono avvenire solamente d'intesa tra Parlamento e regioni e, rispettivamente, province autonome: soltanto in questo modo si attuerà la pari dignità tra Stato e regioni. E le sono grato, signor Presidente, delle parole chiare da lei pronunciate, in sede di replica, a tale riguardo.
Dovremo poi far ripartire, nominando al più presto i commissari di spettanza governativa...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Brugger, ma sono costretto ad invitare le signore deputate ed i signori deputati a non formare, nell'emiciclo, dei gruppi di parola che impediscono di ascoltare l'oratore. Prego i colleghi di prendere posto e di evitare questo andirivieni veramente fastidioso. Grazie (Applausi).
Prosegua pure, deputato Brugger.
SIEGFRIED BRUGGER. Grazie, Presidente.
Dovremo poi far ripartire, nominando al più presto i commissari di spettanza governativa, le commissioni paritetiche, che, negli ultimi anni, hanno realizzato ben poco, e varare al più presto le norme di attuazione già pronte: conservatorio, partecipazione del presidente della provincia al Consiglio dei ministri per questioni di attinenza provinciale e passaggio dei beni demaniali non più utilizzati dallo Stato alla provincia, per citarne solo alcune.
E dovremo, finalmente, risolvere due grandi questioni aperte che riguardano il nostro territorio: energia e galleria di base del Brennero.
Lei sa, signor Presidente, che il problema dell'energia idroelettrica ci sta molto a cuore. Le centrali di grandi dimensioni costruite intorno agli anni Trenta hanno avuto un impatto distruttivo su parte del nostro territorio ed hanno impoverito i corsi d'acqua. Noi chiediamo di invertire la rotta del Governo Berlusconi, che ha privilegiato gli ex monopolisti a sfavore delle comunità locali, e di coinvolgere le istituzioni locali, garantendo una vera compartecipazione ed una soluzione condivisa da ENEL, provincia e comuni.
La stessa compartecipazione chiediamo per la realizzazione della galleria di base del Brennero e delle tratte di accesso. Per evitare le forti polemiche della popolazione interessata, com'è avvenuto intorno alla TAV, in Val di Susa, chiediamo il pieno coinvolgimento degli enti e delle istituzioni locali nei processi decisionali.
Siamo, infine, convinti che la ratifica del Protocollo sui trasporti annesso alla Convenzione delle Alpi - che chiediamo - impedirà la realizzazione di ulteriori autostrade transalpine e tutelerà, così, quel grande patrimonio ambientale che sono le Alpi.Pag. 91
Un ultimo punto: apprezziamo l'attuale discussione su indulto e amnistia ed abbiamo preso buona nota della proposta del Presidente della Repubblica di istituire un ufficio per la concessione della grazia. È ora che un grande paese democratico come l'Italia chiuda i conti del passato. In questo contesto, chiediamo di risolvere anche il problema delle persone condannate all'ergastolo per gli attentati degli anni Sessanta: in questo modo, si metterebbe la parola «fine» su un periodo problematico e buio della nostra storia.
Noi siamo fiduciosi che lei, signor Presidente del Consiglio...
PRESIDENTE. Onorevole Brugger, la prego di rispettare i tempi.
SIEGFRIED BRUGGER. Sto per concludere, signor Presidente.
Siamo fiduciosi che lei, signor Presidente del Consiglio, saprà affrontare i gravi problemi del paese. La Volkspartei sarà un partner attento e leale, che condividerà le scelte in linea con il nostro programma di partito.
PRESIDENTE. Onorevole Brugger, la prego di rispettare i tempi, per favore!
SIEGFRIED BRUGGER. Altrettanta attenzione le chiediamo nei nostri confronti. Con questo spirito, annuncio il voto favorevole della Südtiroler Volkspartei (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Minoranze linguistiche, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dei Verdi e dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirino Pomicino, al quale ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione. Invito tutti ad attenersi strettamente ai tempi.
Ha facoltà di parlare, deputato Cirino Pomicino.
PAOLO CIRINO POMICINO. Onorevole Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghi, i deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista non voteranno la fiducia al Governo e le sarei grato, signor Presidente, dal momento che ho solo dieci minuti di tempo a disposizione, se potesse ascoltarmi. Tante sono le ragioni della nostra decisione, a cominciare, naturalmente, dalla recente contrapposizione durante la campagna elettorale, per finire, in un quadro di valori unificanti, che pure esistono nel paese, come l'Europa, a quelle differenze programmatiche emerse nel corso del dibattito, la cui consistenza, però, sarà tutta da verificare quando le linee da lei illustrate si trasformeranno in provvedimenti concreti, in particolare sul terreno dell'economia. Da dieci anni - non da un giorno - in questo ambito si registra una caduta della competitività ed un tasso di crescita decisamente minore rispetto a quello dei paesi della zona dell'euro.
Tra le tante ragioni della nostra decisione, però, ne vogliamo sottolineare due, che riteniamo politicamente fondamentali. Esse attengono, innanzitutto, alla natura delle maggiori forze politiche della sua coalizione e, in secondo luogo, al sostanziale rifiuto della sua maggioranza di rilanciare, con una politica istituzionale appropriata, la nostra democrazia parlamentare che, in dieci anni, ha subito un lento e spesso invisibile processo involutivo di stampo oligarchico ed elitario. L'asse della sua maggioranza è formato da due partiti - i Democratici di sinistra e la Margherita - fortemente pressati, da oltre un anno, da forze esterne perché cancellino il proprio profilo identitario, quello socialista o post-comunista, che dir si voglia, e quello popolare-democristiano. Questi due partiti sono spinti quotidianamente da forze potenti a rifugiarsi sotto i generici termini di riformista e di democratico, termini che, come ella sa, non sono né possono essere, da soli, una nuova identità. Chi tenta, come appunto i Democratici di sinistra e la Margherita, di sostituire la propria identità con un programma di Governo commette un errore politico. Tale errore impedirà loro di creare un solido partito di massa, di cui il paese avrebbe bisogno (il partito di massa è cosa profondamente Pag. 92diversa da una lista elettorale unitaria), e fa crescere ombre sulle forze reali che li sostengono e ne suggeriscono la linea.
Ella sa, signor Presidente, per la decennale conoscenza che ha di noi, che non siamo usi ad irridere o a dileggiare i processi politici e il loro divenire. Se ancora non sappiamo, però, politicamente chi siete o, per essere più precisi, politicamente chi sarete, quali sono, cioè, le forze reali che si sono incuneate tra di voi e che sono interessate a tagliare, in nome di una presunta modernità, quelle radici che, pure, avete in comune con le famiglie politiche che governano i più grandi paesi europei, anche se votassimo a favore del suo Governo, onorevole Prodi, non sapremmo, in verità, chi è che riceverebbe, alla fine, il nostro voto. Senza identità, il consenso si frantuma e, con esso, l'azione di Governo, come dimostra il fatto che la sua coalizione è costituita da otto partiti. Nel paese, al di fuori di questa Assemblea, onorevole Presidente del Consiglio, c'è un corto circuito finanza-informazione molto potente e autoreferenziale che richiede, come interlocutore democratico, una politica alta e forte, con radici e profili identitari certi e con una cultura politica di riferimento altrettanto chiara e riconoscibile.
Diversamente, a governare sarebbero nell'ombra quelle forze reali che, da che mondo è mondo, non si lasciano mai votare. È purtroppo questa la condizione in cui si trovano i due maggiori partiti della sua coalizione, che non a caso tentano di costruire in Italia una nuova forza politica dall'inusuale nome di Ulivo, mentre in Europa sono socialisti e liberali.
La seconda ragione del nostro «no» è una politica istituzionale di parte rilevante della sua maggioranza tesa a svuotare le prerogative di libertà e di indipendenza del Parlamento e dei suoi membri: una cultura che da dieci anni soffia come un vento impetuoso sul nostro sistema politico. In ogni democrazia parlamentare che si rispetti le alleanze fra forze politiche si realizzano all'indomani delle elezioni in Parlamento e non nelle piazze, come da anni stiamo facendo proponendo agli elettori di votare due coalizioni contrapposte. Un sistema che finisce così per inserire nella vita democratica e parlamentare rigidità insuperabili, con tutto quel che ne consegue sul terreno del confronto e dell'occupazione del potere, come abbiamo visto nelle ultime settimane. L'esempio tedesco e ancor più quello israeliano testimoniano - semmai ce ne fosse stato bisogno - che le alleanze politiche sono funzionali agli obiettivi che si vogliono raggiungere secondo la libera volontà del Parlamento e delle forze politiche che in esso siedono. Tanto per intenderci, onorevole Prodi e onorevole D'Alema, senza l'alleanza tra Ariel Sharon e Simon Perez, due avversari storici nella vita politica di Israele, non ci sarebbe stato quel ritiro dei coloni dalla striscia di Gaza che ha fatto fare un salto di qualità al processo di pace nella tormentata terra di Palestina. Quelle alleanze, signor Presidente del Consiglio, pur nella loro transitorietà, come quella della grande coalizione in Germania, si formano e si disfano in Parlamento, non nelle piazze, come accade invece nei sistemi peronisti ai quali, ahimè, da anni sembriamo ispirarci.
Se la sua maggioranza volesse sostenere il diritto del popolo a scegliere direttamente il Capo del Governo, abbia il coraggio di proporre un sistema presidenziale, ma con gli annessi contrappesi di potere, lasciando così intatte sia la sovranità del Capo dell'esecutivo sia quella del Parlamento, la cui libertà, onorevoli colleghi, non è un bene negoziabile, come non lo è in tutte le grandi democrazie occidentali. Due ragioni politiche fondamentali, come vede, in aggiunta alle altre per il nostro «no» al suo Governo, che continua ad ispirarsi a quel principio maggioritario che da dieci anni a questa parte produce solo Governi che non sono rappresentativi della maggioranza del paese.
Onorevole Presidente del Consiglio, essere all'opposizione del suo Governo non significa per noi essere all'opposizione del paese. Pertanto, valuteremo, senza pregiudizi e con la mente rivolta sempre all'interesse del paese, i singoli provvedimenti che ci proporrà, sapendo che in politica la Pag. 93differenza non la fanno gli obiettivi ma gli strumenti. Naturalmente, non desisteremo da una tenace offensiva di persuasione per farvi accettare le nostre scelte e le nostre proposte, nella speranza che la vostra capacità di ascolto sia quanto meno pari alla nostra (Applausi dei deputati del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fabris. Ne ha facoltà.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor Presidente del Consiglio, nel discorso programmatico da lei presentato al Parlamento ci è molto piaciuto il suo proposito di far ripartire il dialogo tra maggioranza ed opposizione per riportare la serenità nel paese e dargli quella scossa, anche etica, che serve a farlo ripartire. L'Italia ha bisogno non di annullare le differenze politiche e culturali che ci sono e che sono il sale del pluralismo, ma di recuperare il rispetto reciproco, il dialogo tra persone che hanno convinzioni politiche, culturali e religiose diverse. Usciamo infatti da uno scontro elettorale che ha avvelenato il clima sociale. Io non c'ero nel 1948, ma ho letto qualche cronaca del tempo e in questa campagna elettorale sembrava di stare in quel secondo dopoguerra. Ma allora i nostri nonni, i nostri padri dovettero scegliere veramente tra l'Occidente e l'Oriente: fu realmente uno scontro tra idee e visioni diverse dell'uomo, della storia, della società, dell'economia, delle alleanze internazionali, persino del ruolo della cultura.
Allora fu davvero una battaglia tra idee di civiltà diverse. Da questo punto di vista, l'ex Presidente del Consiglio, l'onorevole Berlusconi, è stato, nell'ultima campagna elettorale, un fenomeno. Egli, infatti, ha saputo ricreare quel clima, convincendo quasi la metà degli italiani che, nell'anno del signore 2006 - sessanta anni dopo la fine della guerra, diciassette anni dopo la caduta del muro di Berlino -, mentre persino l'ex capo comunista del KGB, il Presidente russo Putin, è diventato suo amico personale, i comunisti - il nemico - fossero alle porte, pronti ad espropriare le case e le proprietà private, a statalizzare le imprese, a tassare i depositi bancari ed a ridurre la Chiesa al silenzio, nonché a fare scorpacciate di bambini bolliti.
Bravo, bravo davvero! In questo senso, a guadagnarci sono stati solo alcuni notai, presi d'assalto dai creduloni terrorizzati dalla prospettiva (infondata, ovviamente) di vedersi portare via proprietà e future eredità, mentre altri, impauriti, andavano in banca per vendere BOT e CCT, o ritirare addirittura i propri depositi. Un delirio mai visto, ed il paese si è lacerato.
Ma questo incredibile ed infondato spauracchio ha, però, permesso di mobilitare gli immobili e scuotere i delusi dal centrodestra, che non l'avevano più votato dopo il 2001, radicalizzando tutto, a destra ma anche a sinistra, tanto che ha votato l'83 per cento degli italiani: un vero record! Così, l'onorevole Berlusconi è riuscito ad evitare una sicura, pesante sconfitta prevista da tutti, persino dai suoi alleati, arrivati a schierare l'ormai famoso «tridente» una volta fallito l'inutile, ma non tanto nascosto, tentativo di cambiare in corsa il leader della Casa delle libertà, all'inizio del 2006.
L'ex Presidente del Consiglio è così riuscito a far dimenticare agli italiani non solo di non aver mantenuto le mirabolanti promesse elettorali del 2001, ma anche che, con i suoi due Governi, l'Italia è andata indietro. Aveva promesso aumenti del PIL di almeno il 3 per cento per tutti gli anni del suo Governo, ed invece abbiamo vissuto cinque lunghissimi anni di stagnazione. Vi è stato il peggioramento della finanza pubblica, indebolita dai ripetuti condoni, ed il debito pubblico è tornato a crescere, oltrepassando il 4 per cento del prodotto interno lordo, mentre le entrate sono diminuite. Il paese è regredito in tutte le classifiche, curate da varie fonti, sulla competitività internazionale dell'Italia, tanto che, nel 2005, abbiamo registrato un saldo commerciale negativo di oltre 10 miliardi di euro.Pag. 94
Insomma, sono riusciti ad evitare che tutto il paese discutesse di come hanno governato loro per cinque anni, per passare, invece, a discutere sulle paure per un Governo, di là da venire, dell'Unione: davvero bravi! Il bello è anche che, dopo il voto, non si è discusso sul motivo per cui l'esecutivo di centrodestra - che, a sentire l'ex premier, è stato il più bravo e bello di sempre - abbia perso. No: si è discusso, e si continua a discutere, sul perché il centrosinistra non abbia stravinto. Bravissimi!
Ma c'è un tempo per la propaganda ed un tempo per il governo del paese. Ora sarebbe giunto il momento - ci rivolgiamo all'opposizione - di prendere atto che la campagna elettorale è finita. Il centrosinistra ha vinto in base ad una nuova legge elettorale imposta, due mesi prima del voto, dall'ex maggioranza che sperava di non perdere. Abbiamo vinto per poco, certo, ma sulla base della regola fondamentale di ogni democrazia occidentale: vince chi ottiene la metà più uno dei voti. In tutte le sedi, inoltre, è stato sinora dimostrato che quella metà più uno dei voti noi ce la siamo conquistata, legittimamente, sul campo.
Peraltro, vostri erano i ministri dell'interno, degli affari esteri e per gli italiani all'estero, nonché della giustizia, chiamati a controllare la regolarità delle procedure di voto. Allora smettetela, una buona volta, con accuse gravissime sinora dimostratesi infondate. Cercate, intanto, di spiegare - e, magari, spiegatevi anche tra di voi - perché, se eravate così bravi e stavate al Governo, avete perso!
Non siamo una «Repubblica delle banane»: questo è un paese dal tessuto democratico solido, dove abbiamo sempre liberamente e correttamente votato, anche quando c'era davvero la guerra fredda o il terrorismo rosso, nero o mafioso delle stragi e degli attentati. Fatevene dunque una ragione e rassegnatevi: in democrazia si può anche perdere! Assumetevi, piuttosto, la responsabilità di rappresentare l'opposizione in Parlamento, così come ce la siamo assunta noi, senza drammi, negli ultimi cinque anni.
Ripartiamo, dunque, da qui. Lei, Presidente Prodi, ha presentato una proposta credibile, affermando che la maggioranza vuole realizzare il proprio programma con l'obiettivo di coinvolgere - ed io dico anche convincere - chi non ci ha dato il suo consenso, non certo con lo scopo di punire chi l'ha negato.
Preannunzio che i deputati del gruppo dei Popolari-Udeur daranno la loro fiducia a questo Governo perché, nelle sue dichiarazioni programmatiche, è contenuto quanto - non di più o altro - abbiamo concorso ad elaborare, vale a dire il programma presentato agli elettori che abbiamo sottoscritto. A quel programma noi ci atterremo perché esso è stato per noi centristi il punto di massima sintesi e mediazione possibile tra le diverse forze che sono nel centrosinistra.
Noi le chiediamo, nel darle ora la fiducia, di essere sempre, in futuro, il garante di quell'accordo e di questo programma, lasciando fuori dall'iniziativa del suo esecutivo temi e proposte non sottoscritte allora che, invece, vanno affidate ad eventuali iniziative parlamentari, specialmente quando si toccano temi etici e valoriali riguardanti la vita e la famiglia, su cui noi, quali esponenti di un centro di ispirazione cristiana, fin da ora rivendichiamo la nostra libertà di coscienza, senza vincolo di alleanze. D'altra parte, c'è tanto da fare, ci sono tanti altri problemi da affrontare nel paese, in special modo quelli riguardanti le molte difficoltà che le famiglie italiane devono affrontare ogni giorno, senza bisogno che qualche ministro, prima di venire in quest'aula, si inventi dell'altro di suo. Peraltro, nel programma abbiamo già scritto le priorità: in politica estera, sostenere l'Europa affinché diventi un soggetto forte ed unito per costruire la pace nello scenario internazionale, garantendo il nostro contributo alla lotta internazionale al terrorismo, per rilanciare il ruolo dell'ONU e l'amicizia con gli Stati Uniti d'America.
Signor Presidente del Consiglio, ci è piaciuta molto la sua idea sulla centralità del Mediterraneo nella nuova politica estera dell'Italia, come occasione per rimettere Pag. 95il Mezzogiorno nel grande giro mondiale. Lo sviluppo asiatico ha ormai reso superiore il commercio dell'Europa con l'Asia rispetto a quello dell'Europa con gli Stati Uniti; il Mezzogiorno d'Italia con il Mediterraneo può essere messo al centro di questo nuovo scenario, dando ad esso nuovo sviluppo e benessere. In ogni caso, servono politiche infrastrutturali ed industriali di sostegno capaci di dare al sud del paese il modo di cogliere questa occasione. Condividiamo l'impostazione del programma economico orientato alla crescita e basato su un ordinato bilancio dello Stato da realizzare dopo il caos della finanza creativa di Tremonti.
Per prima cosa vanno definite le priorità nelle grandi opere verificando i soldi che, effettivamente, sono disponibili per completare le opere avviate che, nella loro totalità, già furono approvate in passato dai governi di centrosinistra. Per questi obiettivi serve una politica più attenta anche nelle regioni del nord, dove i distretti produttivi e il modello della piccola e media industria sono andati in crisi. Vanno dunque avviate riforme strutturali, vanno fatte ripartire le liberalizzazioni e, soprattutto, bisogna favorire gli investimenti nell'innovazione, nella ricerca e nella formazione professionale.
Il bene comune può esistere solo se vengono garantite la legalità e la giustizia, ma i reati non diminuiscono e la criminalità entra sempre più nelle nostre case. Serve, dunque, imporre il rispetto delle regole, ora abitualmente violate, come dimostra l'esplodere del numero delle intercettazioni ed il fatto che queste ultime finiscono sui giornali prima che in tribunale. Va fermato il conflitto tra politica e magistratura per riportare il dialogo nella distinzione dei ruoli senza più guerre, come bene si è impegnato a fare il nuovo guardasigilli.
La famiglia va infine lasciata al centro delle politiche sociali e fiscali, come ci siamo impegnati a fare: ciò, per sostenere i più deboli e non lasciarli soli nel disagio e nella difficoltà.
Presidente Prodi, i deputati dell'Udeur voteranno per questo la fiducia al suo Governo perché pensiamo di poter garantire e portare nel lavoro di questa maggioranza la cultura politica ed i valori del centro, per ridare fiducia, speranza ed anche un po' di entusiasmo a questo paese. Buon lavoro, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari-Udeur, de La Rosa nel Pugno e dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, onorevoli ministri, colleghi e colleghe, questo è un momento che il paese attendeva da anni: il Governo de L'Unione si insedia alla guida del paese dopo anni bui e difficili che hanno allontanato l'Italia dall'Europa e con una situazione di crisi sociale ed economica in cui si trova una parte consistente della popolazione. Le differenze sociali sono aumentate: i ricchi sono diventati sempre più ricchi, mentre il carovita ha eroso pensioni e stipendi di lavoratrici, lavoratori e pensionati. Il Governo di centrodestra ha consegnato al paese leggi ad personam: il lodo Schifani sulla sospensione dei procedimenti penali per le alte cariche dello Stato - dichiarato poi incostituzionale -, la legge Cirielli sulla prescrizione dei processi, la Cirami, la depenalizzazione del falso in bilancio, i condoni edilizi, la legge sulla Patrimonio Spa, la delega ambientale. Abbiamo molto da lavorare per costruire un'Italia migliore e più giusta e i Verdi, signor Presidente, sosterranno il Governo per questi cinque anni con lealtà, forti del mandato ricevuto dai cittadini: il programma è la nostra forza e sarà strumento di coesione politica.
La biodiversità, come in natura, è una ricchezza anche in politica. Il Governo de L'Unione deve guardare all'Europa con attenzione e rilanciare il processo costituente, per costruire un'Europa politica di pace e attenta ai diritti civili e sociali ed all'ambiente.
L'Italia deve tornare ad avere un ruolo primario in questo quadro e realizzare Pag. 96una politica estera in discontinuità con il passato. L'Italia deve recuperare la sua storica funzione di paese che dialoga ed utilizza gli strumenti della diplomazia e della cooperazione internazionale per favorire processi di pace, a partire dal Medio Oriente. Non esistono guerre giuste e guerre sbagliate: le guerre - tutte - sono orribili.
L'articolo 11 della nostra Costituzione dovrà essere sempre il nostro punto di riferimento. Il conflitto iracheno ha provocato decine e decine di migliaia di morti civili innocenti, ma anche di soldati. Il pensiero di noi Verdi va alle vittime delle guerre, ai nostri soldati caduti. In Iraq, dall'inizio della guerra del 2003, sono state lanciate oltre 2 mila tonnellate di bombe all'uranio impoverito che hanno sprigionato polveri radioattive per circa 1000 tonnellate. In quell'area i bambini nati e che nasceranno, a causa di ciò, vedranno la loro vita compromessa.
Tutto ciò è inaccettabile! Non si porta la democrazia con le bombe: è pura follia! Il terrorismo è un pericolo per il mondo intero e per tutti i popoli del pianeta. Ma la forza che il terrorismo ha acquisito, guerra dopo guerra, bombardamento dopo bombardamento, dovrebbe far capire anche al più dubbioso che il terrorismo si combatte con l'intelligence per arrestare i terroristi, eliminando le condizioni di povertà e di degrado di milioni di persone.
Riteniamo fondamentale che l'Italia lavori insieme all'Europa ad una politica progressiva di riduzione delle spese per gli armamenti, per poter destinare risorse alle Forze di polizia nel contrasto alla criminalità e al terrorismo, nonché alle politiche di cooperazione tra i popoli. Il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq dovrà essere realizzato rapidamente.
Il Governo de L'Unione dovrà avere un approccio diverso e nuovo anche rispetto ai processi di globalizzazione, che salvaguardi i diritti dei popoli. C'è una responsabilità sociale dell'impresa nei processi di globalizzazione. Dobbiamo promuovere il codice etico delle imprese italiane che aprono sedi in paesi esteri, per garantire in quelle aree il rispetto dei diritti umani e sindacali ed impedire lo sfruttamento del lavoro minorile. Si dice «pecunia non olet», ma ciò che accade in Cina deve farci riflettere.
Signor Presidente Prodi, senza la tutela dell'ambiente non può esservi progresso sociale e sviluppo sostenibile. Tra economia e ambiente vi è un profondo intreccio, ed è per tale motivo che proponiamo l'introduzione, accanto al PIL, di un nuovo indicatore economico, che sappia misurare lo sviluppo anche in termini di qualità ambientale e sociale. Per questa ragione, vediamo l'ecologia come cultura politica moderna, un modo diverso di pensare lo sviluppo.
Abbiamo di fronte a noi grandi sfide ambientali. La tutela dei nostri parchi, l'istituzione di nuovi parchi e la tutela dell'ambiente saranno il motore di una nuova economia. In nome del popolo inquinato, dobbiamo onorare impegni sia con gli organismi internazionali sia con le future generazioni: uno fra tutti è l'applicazione del Protocollo di Kyoto per la riduzione dei gas serra.
Vi sono tante proposte di Governo in materia di grandi opere pubbliche per rilanciare anche l'occupazione. Lavoro, tutela dell'ambiente e della salute sono diritti che non possono e non devono entrare in contrapposizione tra loro.
Il paese ha bisogno di un piano di difesa del suolo che sappia realizzare la messa in sicurezza del nostro territorio, rispettando i vincoli idrogeologici. Ciò che è accaduto a Ischia o a Sarno - eventi drammatici - devono farci riflettere sul fatto che questo paese ha un bisogno drammatico di una cura amorevole del territorio. Il paese ha anche bisogno di un piano di tutela delle acque. In questo paese vi sono cittadini che non hanno l'acqua potabile; ma in Italia il 40 per cento dell'acqua potabile viene dispersa a causa di reti vecchie e fatiscenti. È necessario un piano che intervenga in questa direzione. Dobbiamo compiere un grande sforzo per implementare la depurazione e per migliorare la qualità delle acque dei nostri fiumi, dei nostri laghi e dei nostri mari.Pag. 97
Il paese ha bisogno di un piano energetico nazionale che rilanci la politica del risparmio e dell'efficienza energetica (più solare e idrogeno), per realizzare in questo campo una vera e propria rivoluzione. I cittadini devono essere messi nella condizione di produrre energia per soddisfare il proprio fabbisogno e vendere il surplus senza limiti, come oggi, invece, accade a causa delle restrizioni imposte dalle grandi società di produzione.
Sono necessari piccoli impianti familiari di energia solare per coniugare la politica ambientale con quella del reddito. Non vi devono essere limiti all'utilizzazione di biocarburanti, come invece imposto al paese dalla lobby dei petrolieri.
Il paese ha bisogno di un piano per il trasporto pubblico nelle città. È l'ora delle scelte, signor Presidente Prodi: l'inquinamento nelle città è un'emergenza ambientale e sanitaria che provoca ogni anno, a causa delle polveri sottili, 10 mila decessi. Il traffico sottrae tempo alla vita, agli affetti, al tempo libero. Di fronte a questa emergenza il Governo Berlusconi ha destinato zero risorse al trasporto pubblico nelle città. Solo con le risorse del ponte sullo Stretto si potrebbero realizzare 113 chilometri di metropolitana, 900 chilometri di tramvia, acquistare 9 mila tram e 37 mila bus ecologici. Queste sono le scelte che l'Italia intera attende.
Diciamo: mai più condoni edilizi, abrogare la Patrimonio Spa che ha messo in vendita il nostro patrimonio ambientale e monumentale. Pensi, signor Presidente, si era arrivati sino al punto di mettere in vendita Ventotene, dove alcuni giorni fa il Presidente della Repubblica Napolitano è andato, e l'isolotto di Santo Stefano, dove vi è uno dei più bei carceri borbonici della fine del settecento. Lì, durante il periodo fascista, sono stati detenuti i padri della nostra Repubblica, tra cui voglio ricordare l'amato Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
I beni culturali non sono una merce e la nostra storia non si mette in vendita. Lavoreremo per fermare la delega ambientale che diminuisce le tutele del nostro paese. La nostra cultura dovrà essere valorizzata partendo dalle qualità e dalle nostre produzioni tipiche. Gli OGM sono un pericolo per la biodiversità e per i nostri prodotti tipici. Vogliamo cibi sani e puliti nei piatti dei cittadini italiani.
Ci sono nuovi diritti che dobbiamo garantire, anche per quanto riguarda gli animali. Chiederemo l'applicazione del programma de L'Unione per quanto riguarda il «no» alle deroghe alla caccia di specie protette e la progressiva uscita dall'utilizzo della vivisezione.
Ci impegneremo, come previsto nel programma, per il riconoscimento delle medicine non convenzionali e delle discipline bionaturali.
La lotta alla precarizzazione del lavoro è un nostro obiettivo morale. Dobbiamo creare le condizioni per milioni di giovani e meno giovani di poter guardare al futuro con serenità, garantire l'accesso alla casa alle giovani coppie ed alle famiglie meno abbienti. Uno Stato laico garantisce e tutela i diritti di tutti i cittadini. È necessario che il Parlamento discuta rapidamente una legge che, come accaduto in alcuni paesi d'Europa - governati da destra, come nel caso di Aznar in Spagna, o da sinistra -, possa riconoscere diritti e doveri alle coppie di fatto senza alcuna distinzione di sesso.
Grande importanza dovranno avere la ricerca, l'università e la scuola pubblica non solo per realizzare più conoscenza, ma per costruire un'Italia moderna e competitiva con più innovazione tecnologica.
La RAI, il servizio pubblico, non va privatizzato e va valorizzata e garantita l'autonomia delle redazioni giornalistiche. Il servizio pubblico deve garantire informazione e contribuire alla crescita culturale del paese.
Il 25 ed il 26 giugno gli italiani saranno chiamati al voto per il referendum costituzionale sulla cosiddetta devolution. Noi Verdi voteremo «no» per difendere la Costituzione italiana, l'unità del paese ed evitare che vi siano regioni di serie A e di serie B.
Infine, signor Presidente, i Verdi le chiedono un impegno: sia tolto il segreto di Stato sulle stragi che hanno colpito il Pag. 98nostro paese come Ustica, piazza Fontana, Bologna. I familiari delle vittime di quelle stragi ed il popolo italiano vogliono sapere la verità.
Signor Presidente, i Verdi voteranno «sì» alla fiducia e sosterranno con convinzione il Governo perché un'altra Italia è possibile: un'Italia di pace, solidale, di benessere e coesione sociale e rispettosa dei suoi beni ambientali. Buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi, de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de La Rosa nel Pugno e dei Comunisti Italiani - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Diliberto. Ne ha facoltà.
OLIVIERO DILIBERTO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, voteremo con convinzione la fiducia al Governo. Abbiamo contribuito alla stesura di un programma comune, ascoltato le parole del Presidente Prodi e siamo persuasi che la compagine governativa sia all'altezza dei compiti difficilissimi che attendono tutti noi. Dobbiamo, dunque, cominciare ora nella maniera più efficace. Il nostro popolo, quello che ci ha dato il sostegno necessario per governare, chiede in primo luogo segnali di netta discontinuità rispetto al Governo precedente. Discontinuità, diversità di contenuti come di comportamenti e nessuna tentazione, che sarebbe incomprensibile agli occhi della grande maggioranza del nostro elettorato, di accordi o pasticci con la destra che, ancora in questi giorni, mostra il più profondo disprezzo verso le istituzioni, la Costituzione, le cariche più alte dello Stato.
Chi ci ha votato chiede due cose semplici: unità della coalizione, ma anche incisività nell'azione riformatrice. Noi non chiediamo e non chiederemo alcunché che non sia già previsto nel programma che tutti abbiamo sottoscritto.
La pace, prima di ogni altra cosa, che implica il ritiro immediato delle nostre truppe dall'Iraq. I vertici militari hanno asserito che, dal punto di vista tecnico, bastano poche decine di giorni. Bene! Diamo seguito a quanto scritto nel programma senza tentennamenti, ritardi, estenuanti mediazioni, semplicemente «via dalla guerra» (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
Ancora, sul lavoro chiediamo una lotta al precariato con provvedimenti completi. Nel programma abbiamo scritto tutti insieme che il contratto di lavoro a tempo indeterminato deve tornare ad essere la normalità ed il precariato l'eccezione. Ci attendiamo risposte, e su ciò giudicheremo il comportamento e l'operato del Governo, cui va il nostro sostegno sulla base di misure che chiediamo certe e rapide. Insieme alla lotta al precariato, chiediamo misure di equità sulle pensioni, ad iniziare dall'attuazione di un altro punto del programma, la creazione cioè di un meccanismo di adeguamento automatico delle pensioni più basse all'aumento reale del costo della vita, una sorta di nuova «scala mobile» per chi versa nelle condizioni più disagiate, i pensionati più poveri appunto.
Inoltre, ci attendiamo fatti concreti rispetto allo scandalo dei licenziamenti politici che sono ripresi su vasta scala, in Italia, negli ultimi cinque anni. Penso alla vicenda tragica e clamorosa dei quattro ferrovieri liguri licenziati da Trenitalia solo perché hanno partecipato alla trasmissione televisiva Report; e penso al licenziamento, per molti versi simbolico, di un macchinista, delegato sindacale alla sicurezza, licenziato il 10 marzo di quest'anno solo per essersi rifiutato di utilizzare sul treno un meccanismo vessatorio, giudicato dalle autorità sanitarie ufficiali dannoso per la salute.
Ci attendiamo, insomma, che il lavoro, i lavoratori, il salario, le condizioni materiali di vita di milioni di donne e uomini, la loro sicurezza e salute, con una seria lotta al dilagare degli infortuni, tornino ad essere al centro dell'azione del Governo.
Vede, Presidente, ci attendiamo molto perché molte speranze abbiamo suscitato negli italiani.
E poi la scuola, l'università, la ricerca, la cultura, umiliate dal Governo precedente in ogni loro espressione: questi comparti Pag. 99devono tornare ad essere motore del nostro paese. Occorre rimotivare gli insegnanti, far ripartire la ricerca scientifica, restituire dignità alle università ed agli istituti culturali, mortificati da scelte scellerate, ed investire risorse ed energie riformatrici in essi.
Non si tratta solo di abrogare, come pure andrà fatto con decisione, l'umiliante ritorno agli anni Cinquanta, configurato dalla controriforma della scuola del ministro Moratti. Occorre, viceversa, oltre all'abrogazione, investire sull'intelligenza, sul senso critico, sulla cultura delle ragazze e dei ragazzi, attraverso l'innalzamento dell'obbligo scolastico, non quello della formazione professionale ma quello scolastico (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)! Occorre centralità della scuola pubblica, cioè quella di tutti, la scuola della Costituzione repubblicana.
Come vede, signor Presidente del Consiglio, non chiediamo nulla che non sia già scritto nel programma. Tuttavia, siamo preoccupati - e lo diciamo con sincerità - dalle molte e pesanti sollecitazioni che poteri influenti cercano di esercitare su di lei e sul Governo, affinché le riforme siano timide, parziali o magari non si facciano proprio.
Penso all'ingerenza crescente di settori confindustriali in tema di mercato del lavoro ed ai sempre più frequenti interventi delle gerarchie ecclesiastiche in materia di diritti civili. È insopportabile (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani)! Noi vigileremo.
Abbiamo scelto, come lei sa, Presidente Prodi, nella formazione del Governo, di non chiedere nulla per noi, ad iniziare da chi vi parla: un segnale - credo - di diversità e di generosità politica.
Abbiamo scelto di indicare per il Governo competenze di alto profilo ed indipendenti che possano parlare a tutta la sinistra e non solo ai comunisti italiani. È la nostra linea politica, che ha l'ambizione di provare a ricostruire e unificare la sinistra in Italia. Ci sentiamo pienamente rappresentati da tali personalità, e anche autorevolmente, ma la nostra è una scelta squisitamente politica.
Abbiamo, infatti, anche l'ambizione di dimostrare con i comportamenti - non a parole - che non è vero (come qualcuno pensa) che siamo tutti uguali. C'è in Italia ancora chi fa politica senza chiedere nulla per sé, ma perché ha degli ideali, parola ormai desueta nel linguaggio della politica.
Noi intendiamo, invece, praticare quella diversità che dovrebbe sempre - e non sempre accade - caratterizzare la sinistra: quella diversità morale, etica prima che politica, di cui parlava un grande dirigente comunista - allora spesso inascoltato - al cui insegnamento con infinita modestia, noi vogliamo ancora ispirarci: si chiamava Enrico Berlinguer (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani e de L'Ulivo).
Nel suo nome, signor Presidente del Consiglio, da comunisti, ma orgogliosamente parlamentari del centrosinistra che lei guida, nel nome di Enrico Berlinguer, noi rinnoviamo al Governo la nostra piena fiducia (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani, de L'Ulivo e dei Verdi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boselli. Ne ha facoltà.
ENRICO BOSELLI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, ieri il ministro dell'economia, Tommaso Padoa Schioppa, ha lanciato un forte allarme paragonando la situazione di oggi a quella degli inizi degli anni Novanta. Le condizioni sono oggi ben diverse da ieri, ma tutti ci rendiamo conto che i rischi di un declino per il nostro paese sono simili a quelli di ieri.
Quando il Governo avrà fatto i conti, sarà possibile comprendere se bisognerà agire subito o si potrà delineare con il DPEF un quadro di riferimento da adottare a fine anno, con misure adeguate, per la finanziaria 2007.
Comunque, spetta al nuovo Governo individuare le misure adeguate che ci riportino in un circuito virtuoso di stabilità e di crescita. Signor Presidente del Consiglio, non sfugge a nessuno di noi che Pag. 100il centrosinistra ha vinto le elezioni per un soffio. In queste condizioni è necessario tentare e ritentare di stabilire un dialogo, poiché una frattura così netta tra maggioranza e opposizione non appartiene alla fisiologia, ma alla patologia del bipolarismo.
Osservo che, da parte del centrosinistra, sin dai primi giorni dopo la vittoria, si poteva fare un sforzo in più per stabilire nuovi rapporti con l'opposizione, nonostante i toni barricadieri a cui ci ha abituato l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, dopo la sconfitta. Lo si poteva fare - lo voglio dire - anche per l'elezione del Presidente della Repubblica, cercando di ottenere un più vasto consenso, pur se il risultato raggiunto seguendo una via diversa ci ha dato un Presidente della Repubblica, l'onorevole Napolitano, che ha un alto profilo istituzionale.
Il muro contro muro provoca un evidente danno alle nostre istituzioni e non giova a nessuno. L'offerta di un'intesa sulle presidenze delle Commissioni sia alla Camera sia al Senato, oltre a quelle di garanzia, non è stata accolta positivamente dall'opposizione. Spero che dopo le elezioni amministrative o, al massimo, dopo lo svolgimento del referendum costituzionale, il clima possa cambiare. Da soli, noi non possiamo cambiare l'atteggiamento dell'opposizione che al Senato recentemente è arrivata addirittura a cori di protesta, a lanciare insulti contro il libero esercizio di voto dei senatori a vita, a cominciare da quello dell'ex Presidente della Repubblica Ciampi; però, possiamo migliorare i comportamenti nostri, del centrosinistra, decisivi per affrontare una prova che non si può risolvere con l'ordinaria amministrazione.
Non le nascondo, signor Presidente del Consiglio, che ho vissuto con preoccupazione l'avvio faticoso che c'è stato nella formazione del Governo. Ho sempre considerato utile che nel centrosinistra vi fosse un timone riformista, che desse un'impronta politica più che di potere a tutta la coalizione. Purtroppo, constato che L'Ulivo è stato finora più una camera di compensazione fra DS e Margherita che un fattore di equilibrio. Avverto con altrettanta preoccupazione che è affiorata una competizione sulla leadership del domani, mentre il problema fondamentale è costituito dal massimo rafforzamento di quella che c'è oggi e che deve guidare il Governo per l'intera legislatura.
Noi della Rosa nel Pugno, signor Presidente, siamo fortemente impegnati sul fronte del rinnovamento e della modernizzazione, per avere più competitività e più coesione sociale. Migliore istruzione, migliore formazione professionale, flessibilità nel mercato del lavoro, contrasto della precarietà attraverso ammortizzatori sociali che assicurino la continuità del reddito e non quella del profitto, spostamento di risorse sul terreno dell'innovazione, della ricerca e della scuola pubblica sono gli elementi essenziali per far riprendere il paese.
Noi pensiamo che non vi possa essere una reale modernizzazione senza un rinnovamento che spazzi via incrostazioni ideologiche e massimalistiche e senza una riaffermazione netta del principio di laicità dello Stato. Lei lo sa, signor Presidente, lo sanno i colleghi, noi siamo particolarmente sensibili a tutte le questioni che hanno riguardato i diritti civili, all'adeguamento della nostra legislazione alle nuove forme di convivenza, a cominciare dai Pacs, al rinnovamento del nostro sistema giudiziario; e desidero ringraziarla per le parole che ha espresso qualche istante fa a conferma dell'impegno nelle Nazioni Unite per una moratoria universale delle esecuzioni capitali.
Questi obiettivi della Rosa nel Pugno non sono rivolti a rialzare vecchi steccati tra cattolici, tra laici credenti e non credenti, ma a cercare di mettere l'Italia in condizione di vincere la sfida della globalità.
Alla fine dello scorso anno abbiamo proposto, con la coraggiosa iniziativa di Marco Pannella, un'amnistia che sgravi la macchina giudiziaria da milioni di processi piccoli, che in larga parte non verranno mai celebrati. Non ignoriamo che esiste una questione assai delicata che riguarda l'ordine pubblico, dove sono soprattutto Pag. 101i ceti più deboli a nutrire timori, ansie e paure, ma l'amnistia, accompagnata da un indulto, è la premessa per una riforma della giustizia capace di creare le condizioni per contrastare i reati più pericolosi. Non dimentichiamo mai che nel nostro paese ancora spadroneggiano mafie potenti, contro le quali si sono battuti magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Noi siamo da tempo convinti che garantismo e legalità siano due facce della stessa medaglia, e per questo ci siamo impegnati affinché vengano rispettate scrupolosamente le leggi.
La nostra stessa battaglia per l'applicazione della legge elettorale per il Senato, che comporta il riconoscimento dell'elezione di otto senatori, risponde pienamente a questo spirito, e nessuno pensi che desisteremo dal pretendere che si applichi la legge elettorale. Lo faremo, finché non sarà ristabilita la legalità.
Noi pensiamo, infine, che il Governo possa procedere ora con un passo più spedito e la fiducia che i deputati della Rosa nel Pugno - la nuova forza politica socialista, laica, radicale e liberale che è nata qualche mese fa - accordano al nuovo Governo, del quale fanno parte Emma Bonino, Ugo Intini ed altri, non appartiene alla congiuntura del momento, bensì la nostra fiducia corrisponde al patto stabilito con gli elettori e le elettrici per garantire un Governo forte e stabile per l'intera legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi de La Rosa nel Pugno e dei Verdi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori darà la sua piena fiducia al Governo Prodi e ne sosterrà con lealtà il lavoro. Lo farà con piena assunzione della responsabilità di maggioranza e di governo, dando il più ampio contributo alla realizzazione di quel programma che tutti assieme abbiamo elaborato.
Signor Presidente, crediamo che le recenti elezioni politiche ci abbiano consegnato un paese che, se anche sostanzialmente diviso nell'espressione di voto fra le due coalizioni, rivolge però alla politica, a tutta la politica, la medesima e comune istanza. Chiede a chi governa di garantire all'Italia le condizioni e le opportunità per ritornare a crescere, per ridare a tutti cittadini serenità e fiducia; chiede di realizzare quelle riforme profonde e strutturali che sono il presupposto per riacquistare competitività su un mercato sempre più globalizzato e che non lascia spazi a chi - per usare le sue parole - «non riesce a restare sulle frontiere dell'innovazione». Ma raggiungere queste frontiere richiede all'Italia uno sforzo immane con l'avvio di un cambiamento profondo nella struttura economica, sociale e anche culturale del nostro paese.
L'Italia non può più essere il paese in cui innovazione e concorrenza convivono ancora con i freni posti dalle mille corporazioni e lobby o dagli infiniti interessi particolari, con una società bloccata, dove la mobilità sociale è tra le più basse al mondo e dove i figli finiscono troppo spesso con l'ereditare il ruolo, il livello sociale ed anche il mestiere e la professione del padre; dove nelle università e nel mondo della ricerca livelli di eccellenza internazionale si scontrano troppo spesso con realtà di gestione puramente burocratiche delle risorse pubbliche; dove le pubbliche amministrazioni sono scarsamente permeabili a criteri di merito, di efficienza, di produttività; dove vi è oggi - come lei stesso, signor Presidente, ha sottolineato - un clima di diffusa tolleranza ed assuefazione rispetto a comportamenti antietici, all'infrazione di ogni regola, alla prevaricazione del più forte; dove in vaste aree del territorio è ancora forte il controllo da parte della criminalità organizzata sul territorio medesimo.
Siamo anche noi convinti come lei, signor Presidente, che si tratti di dare al paese una sterzata etica ed un nuovo sistema di regole, perché le regole sono la base della democrazia e di una economia veramente libera e liberale; regole, dunque, Pag. 102poche e chiare, ma certe e rigorose per i mercati e l'economia, per dare più forza alle aziende sane ed innovative e per tutelare al tempo stesso gli interessi dei consumatori che, troppe volte, sono travalicati dall'economia senza regole e senza controlli, dove prosperano i tanti furbetti; regole per consentire che anche nella pubblica amministrazione si affermi come universale il criterio, non mai derogabile, dell'efficienza, della trasparenza e della meritocrazia quale modalità di esercizio di qualsiasi funzione pubblica; regole ancora per modernizzare il sistema complessivo delle relazioni economiche e sociali del paese, allargando sempre più i confini di quella parte del sistema produttivo e sociale del paese soggetta a concorrenza, a competitività, a pluralismo.
Da questo cambiamento strutturale del nostro paese non può e non deve restare esente il sistema delle istituzioni e della politica, anzi riteniamo che proprio da qui debba prendere le mosse una coraggiosa azione di riforma da parte di questo Governo per dimostrare a tutti i cittadini italiani che non vi sono privilegi intoccabili, che non vi sono pezzi di società che si possono sottrarre alla sfida della competitività, per dimostrare che non vi sono sprechi tollerati o tollerabili.
In questa direzione vi sarà il massimo impegno del gruppo dell'Italia dei Valori, che metterà a disposizione della coalizione e della sua azione di governo, signor Presidente, un progetto di riforma radicale dei meccanismi e dei livelli di spesa per tutte le istituzioni politiche e amministrative, a partire - come lei stesso ha ricordato - dai costi per il funzionamento dei partiti e per le campagne elettorali. Questi, signor Presidente, sono i nostri impegni prioritari per ridare forza e sviluppo al paese.
Sono gli impegni di una intera legislatura. Per questo, il gruppo dell'Italia dei Valori lavorerà, onorevole Prodi, perché il suo Governo duri, duri dall'inizio alla fine di questa legislatura, rivolgendosi al paese con il linguaggio della serietà e della speranza, e noi saremo al suo fianco, sempre, perché questa speranza, diventi la concretezza, perché il suo Governo abbia successo.
Un augurio di buon lavoro a lei e a tutti i ministri (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Italia dei Valori e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sono tanti i motivi che ci inducono a negare la fiducia al suo Governo. Non sono motivi basati su un pregiudizio di natura ideologica. Sono ragioni che trovano la loro giustificazione nelle affermazioni contenute nel programma del suo Governo, nelle prime dichiarazioni di alcuni suoi ministri avventate e contraddittorie, nella preoccupazione che fa nascere in noi la convinzione che ci troviamo di fronte ad un esecutivo debole, insicuro, già privo di guida, vittima della sua inerzia antiberlusconiana e preda delle componenti più radicali che hanno già fatto capire, in modo non equivoco, che il loro unico obiettivo sarà quello di distruggere tutto ciò che il Governo Berlusconi ha fatto in cinque anni.
Tra le molte ragioni che inducono la Lega Nord Padania a negarle la fiducia, signor Presidente, mi limiterò ad accennare a quelle più significative. Comincio dalla più eclatante: la composizione del Governo.
Lo spettacolo che il centrosinistra ha offerto ai cittadini in questi giorni non è, diciamolo, propriamente edificante. In campagna elettorale lei aveva fatto promesse mirabolanti: diminuirò il numero dei membri del Governo, ridurrò i costi della politica, garantirò una presenza di donne nell'esecutivo da lasciare a bocca aperta. È vero: siamo rimasti tutti a bocca aperta, ma per motivi opposti (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Forza Italia).
Con il suo Governo, lei ha battuto in un solo colpo due record: quello della bugia più rapida e quello del più alto numero di Pag. 103ministri, viceministri e sottosegretari nella storia della Repubblica. Una vera e propria «carica dei 101»: un membro del Governo ogni cinque parlamentari di maggioranza. Complimenti! Stracciato il record dell'odiato Berlusconi, impallidito quello di Andreotti, uno che di poltrone se ne intende! È il trionfo della vecchia e brutta politica. Uso un'espressione utilizzata in quest'aula dall'onorevole Diliberto un anno fa, quando accusò Berlusconi di aver aumentato i sottosegretari nel suo secondo Governo. Ma ora Diliberto tace. Tutta la sinistra tace. Non mi meraviglio: questa ipocrisia diffusa è il segno che la vostra morale non cambia mai. Se lo fate voi va bene, se lo fa la Casa delle libertà è una vergogna [Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Seconda ragione di dissenso: il suo, signor Presidente, non è solo un Governo pletorico, ma anche debole, confuso e privo di spessore. Non è l'opposizione a dirlo, ma la stampa internazionale, quella che, per i cinque anni del Governo Berlusconi, voi avete indicato come censore disinteressato ed imparziale delle vicende politiche italiane. Alcuni titoli: la fragile alchimia del Governo Prodi; l'Italia avrà finalmente un «governino», un esecutivo debole dalla navigazione incerta, che lascia presagire che non arriverà a fine legislatura. E ancora: tutto ha ricordato tristemente i tempi del manuale Cancelli; se nel 1996, all'epoca del suo primo Governo, Prodi aveva innovato e chiamato molti universitari e personalità della società civile, questa volta si è accontentato di aprire le porte ad un banchiere. Giudizi impietosi, espressi da giornali non certo di destra, che non danno del Governo italiano una bella immagine all'estero.
Purtroppo per noi, la storia non finisce qui. Se entriamo nel merito della composizione del suo Governo, riscontriamo che un uso così spregiudicato del manuale Cencelli non si era mai visto.
Per appagare gli appetiti dei suoi voraci azionisti, lei non ha esitato a fare a pezzi interi ministeri, a cancellare la riforma Bassanini, che voi avevate votato, a mettere a rischio il funzionamento della pubblica amministrazione - lo denunciano oggi i sindacati - e, soprattutto, a distruggere il modello di gestione coordinata e integrata delle politiche di welfare che noi avevamo realizzato ottenendo un apprezzamento unanime dei partner europei e l'elogio della Commissione europea (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Vedete, colleghi della maggioranza, vorrei consigliarvi una lettura istruttiva: il dibattito parlamentare sulla nascita del primo Governo Berlusconi, quando decidemmo di scorporare il Ministero della sanità da quello del welfare. Penso che anche a molti di voi verrebbe tristemente da sorridere leggendo gli infuocati interventi delle non ancora minestre Rosy Bindi e Livia Turco, che ci accusavano con forza di aver manomesso, con quella decisione avventata, il modello sociale europeo e di mettere a repentaglio le prestazioni sociali per i deboli e i malati (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
ROSY BINDI. Io ero a favore!
ROBERTO MARONI. Ora che il Ministero del welfare è stato smembrato in tre pezzi e che voi avete ottenuto una comoda poltrona ministeriale, perché non insorgete come faceste allora (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)? Perché non gridate allo scandalo? Che coerenza, compagne ministre! Che coerenza!
I cittadini italiani, vostri elettori, quelle persone deboli a cui avete chiesto il voto, devono sapere che li avete ingannati, che avete cancellato un grande progetto di integrazione tra politiche sociali e politiche attive del lavoro, compiendo così l'atto finale di spregio nei confronti di una persona di cui molti tra voi si vergognano persino di pronunciare il nome: il professor Pag. 104Marco Biagi (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Una voce dai banchi dei deputati dei gruppi di opposizione: D'Alema, alzati! Dai banchi dei deputati dei gruppi di opposizione si grida: Alzatevi! - Il Presidente si leva in piedi e, con lui, i deputati dei gruppi di opposizione e deputati dei gruppi di maggioranza)!
GIOVANNI FAVA. Vergogna!
ROBERTO MARONI. Ma la ragione più importante su cui si fonda la radicale sfiducia della Lega Nord al suo esecutivo, signor Presidente, si chiama «questione settentrionale». Quando lei nel suo intervento programmatico esclama: «Al nord chiediamo di contribuire come solo il nord sa fare», a noi, francamente, corre un brivido lungo la schiena. Quel che mette in allarme noi, ma soprattutto i milioni di contribuenti padani, è il combinato disposto del suo appello alla contribuzione del nord e della campagna lanciata da ambienti estesi della sua maggioranza contro il lavoro autonomo, considerato, senza mezzi termini, un luogo frequentato da bande di evasori.
Ebbene: i milioni di onesti artigiani, di piccoli e medi imprenditori e di liberi professionisti non sono evasori per definizione solo perché così vorrebbe far credere la sinistra radicale, populista e nostalgica. Essi, invece, sono la parte più viva del nostro tessuto produttivo. Eviti di soffocare la forza vitale dell'economia italiana, signor Presidente, magari solo per dare sollievo a qualche grande industria assistita, pubblica o privata che sia, nei cui confronti lo Stato è già stato sin troppo generoso negli ultimi anni (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Signor Presidente del Consiglio, le ragioni che ci impediscono di votare la fiducia al suo Governo sono forti e ben motivate. Abbiamo sentito richieste di dialogo e inviti rivolti alla Casa delle libertà a sedersi e a discutere. Sono convinto che il dialogo e persino la convergenza su alcune questioni di rilevante interesse comune siano non solo possibili, ma anche utili. Ma la consapevolezza della fragilità strutturale della maggioranza che vi sostiene vi ha indotto nell'errore di confondere dialogo con «inciucio». Ma davvero pensate che un dialogo politico serio possa fondarsi sull'offerta di poltrone e poltroncine, di cui, peraltro, il Governo non dispone?
Parlate di cose serie e non di poltrone! Parlate di federalismo, di lotta all'immigrazione clandestina, di nuovo welfare, e noi vi ascolteremo con l'attenzione che questi temi meritano (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Parlate della questione settentrionale e di come sostenere la crescita, ministro Bersani, senza rapinare ulteriormente le tasche dei contribuenti padani.
Noi saremo un'opposizione seria e tenace, ma attenta, e vi sfideremo alla prova della verità su questi temi. Se invece state solo cercando di conquistare, con una poltrona, qualche voto in libera uscita, beh, è inutile che ve lo dica, lo sapete bene: rivolgetevi ad altri, la Lega Nord Padania non è interessata (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cesa. Ne ha facoltà.
LORENZO CESA. Signor Presidente, nell'iniziare il mio primo intervento da parlamentare nazionale dopo aver avuto una grandissima esperienza in Europa come vicepresidente del gruppo del Partito Popolare Europeo, desidero rivolgere un deferente saluto al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, garante dell'unità d'Italia e della sua Carta costituzionale (Applausi). A lui, uomo così diverso dalla nostra storia, ma europeista convinto come noi, va tutto il rispetto dell'UDC.Pag. 105
Signor Presidente, ho seguito con grande attenzione le sue dichiarazioni programmatiche ed ho cercato ogni possibile spunto per trarre elementi che potessero far sperare in un rasserenamento del clima politico di questo avvio di legislatura. Il partito di cui ho l'onore di essere segretario, l'UDC, si è sempre caratterizzato come forza moderata ed anche da posizione di maggioranza, nel corso della passata legislatura, non ha risparmiato gli sforzi per tenere aperta, parallelamente al rafforzamento dell'alleanza di centrodestra, la via del dialogo con il centrosinistra. Né possono essere messi in discussione la nostra profonda cultura istituzionale e il nostro senso di equilibrio. L'onorevole Casini ne ha dato ampia dimostrazione nel suo quinquennio di Presidenza della Camera, come riconosciuto da tanti di voi.
Onorevoli colleghi, nessuno più di noi avrebbe desiderato riscontrare e sottolineare nell'intervento del Presidente del Consiglio elementi di serenità nel quadro politico, perché siamo convinti che anche la più dura e legittima contrapposizione politica si debba sviluppare in una cornice di rispetto e legittimazione reciproci: regole condivise, comuni riferimenti istituzionali. Ebbene, onorevole Prodi, devo dire con rammarico che nel suo discorso, in questa direzione, non ho trovato elementi incoraggianti. Se fossi chiamato a dare una definizione secca, un titolo al suo intervento, direi che si è trattato, mi consenta l'espressione, di una monumentale serie di contraddizioni. È vero, lei ci ha proposto di dialogare, ma solo dopo che la sua maggioranza ha occupato con forza i vertici delle istituzioni. Su cosa avremmo dovuto dialogare? Su qualche presidenza di Commissione offerta come un'elemosina (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Forza Italia)? Siamo fermamente convinti che le istituzioni non vanno occupate come avete fatto voi, ma vanno condivise perché sono un punto di riferimento a cui tutti gli italiani devono poter guardare.
Ma c'è anche una seconda contraddizione quando lei ricostruisce le tappe che hanno portato alla nascita del suo Governo. Non era stato lei, onorevole Prodi, ad assicurare che il Governo sarebbe stato più snello dei precedenti e che avrebbe scelto personalmente i suoi ministri, rapidamente e in piena autonomia? Non mi sembra che sia accaduto, e le pretese dei suoi alleati l'hanno portato a fare un Governo tra i più numerosi del dopoguerra.
Lei cerca di blindare la sua posizione attraverso lo strumento più potente, se non l'unico, che ha a disposizione: la spartizione del potere (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e di Alleanza Nazionale)! E così, dopo l'esperienza del 1998, quando Bertinotti la mandò a casa, oggi tenta di scongiurare nuovi pericoli cercando di dare tutto a tutti, utilizzando finanche i vertici delle istituzioni come strumenti di riequilibrio politico. E poco importa se per qualcuno bisognerebbe persino abolire la parata del 2 giugno, simbolo di quelle Forze Armate al servizio della patria, cui diamo tutta la nostra solidarietà ed affetto (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania). Onorevole Prodi, noi la comprendiamo, ma non la giustifichiamo in alcun modo.
Le contraddizioni che la affliggono sono profonde, strutturali, il risultato di due debolezze che si sommano: una elettorale - lei non ha dalla sua la maggioranza degli elettori italiani -; l'altra programmatica - il suo Governo e la sua maggioranza non poggiano su un progetto condiviso -. Ma, soprattutto, come ha giustamente rilevato il Presidente Bertinotti, il suo è l'unico Governo d'Europa di sinistra-centro. Alla faccia delle preoccupazioni dei moderati che avete cercato di rassicurare in questa campagna elettorale (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo)!Pag. 106
La nostra sfida non sarà sulla gestione del potere, ma sulla capacità di affrontare e risolvere i problemi del paese.
Oggi siete finalmente soli, con i problemi da risolvere e senza la possibilità di ricorrere a demonizzazioni di Berlusconi come elemento salvifico della vostra maggioranza. Allora, poiché siete soli con le vostre responsabilità, finalmente chiarite il vostro pensiero.
Come si potrà in politica estera tenere saldo l'ancoraggio occidentale filoatlantico ed europeista se forti sono le pulsioni dei no global, di un pacifismo che si rifiuta di fare i conti con la realtà? Come si potranno sciogliere i nodi delle grandi infrastrutture, di cui il paese ha bisogno e per le quali si è impegnato anche in sede europea, se gli estremisti dell'ambientalismo condizionano la compagine governativa? Come si potrà mantenere la fedeltà ai valori in materia di famiglia e di protezione della vita, che sono alla base della nostra civiltà e che sono stati trasfusi anche in principi costituzionali, se vi sono già ministri, per giunta che pretendono di essere di area cattolica, che fanno aperture sui Pacs e su possibili modifiche alla legge n. 40? Nessuno lo ha capito!
I primi segnali, come l'intervista del ministro Bindi al Corriere della Sera, creano sconcerto. I Pacs, dice in sostanza la Bindi, si devono fare, a patto di chiamarli in altro modo, e si ipotizzano interventi sulla legge n. 40, nonostante la vittoria schiacciante dei «no» al referendum. Peraltro, il ministro Turco una ricetta per i problemi della sanità l'ha trovata: la pillola del giorno dopo!
Ipotesi di scelte insensate che prefigurano un'aggressione al modello di famiglia tradizionale e il tentativo di introdurre nel tessuto sociale del paese i germi della dissoluzione. Onorevole Prodi, una cosa deve essere chiara: più voi vi spingerete su questa strada, più noi, siatene certi, condurremo un'opposizione rispettosa delle regole istituzionali, ma durissima e determinata sul piano politico.
Senatore Binetti, senatore Bobba, se i vostri propositi, come credo, sono sinceri, vi aspettiamo ad una battaglia comune, ancorati come siamo a solidi valori di riferimento, alle radici cristiane della nostra società e ad uno straordinario consenso elettorale che ci viene dall'Italia moderata, assolutamente e coerentemente alternativa alla sinistra.
Vede, onorevole Prodi, proprio la sicurezza che ostenta in questi giorni è per noi la conferma dell'incertezza che sta vivendo. Tutto, dai numeri in Senato ai risultati elettorali, ci conferma che il suo Governo nasce debole e malaticcio, se ancor prima di cominciare a combattere deve già sperare sul sostegno determinante dei senatori a vita.
Su una cosa però siamo d'accordo con lei: che i suoi ministri stiano zitti per un po', anche perché, se l'effetto delle loro parole è quello di fare andare a picco società quotate in borsa, come è successo all'Alitalia ieri (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania), allora, per il bene di tutti, si impone un dignitoso silenzio. In conclusione, saremo leali con i nostri elettori, che ci chiedono un'opposizione razionale, responsabile e seria, tanto educata e rispettosa delle regole parlamentari quanto inflessibile nel respingere ogni confusione e compromesso. Buon lavoro a voi che governerete, ma speriamo per poco (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente del Consiglio, la nostra fiducia non è in discussione: c'è una grande parte di questo paese che attende e partecipa con un intenso coinvolgimento emotivo al rinnovamento e che deposita su di noi una speranza che non può, e non deve, essere delusa.
Non si lasci allora intimorire, signor Presidente, dagli attacchi scomposti delle Pag. 107destre, e non si lasci irretire da chi, in questi giorni (sono in tanti, ciascuno a difesa di qualche consolidato interesse), chiede a noi tutti di essere un po' più accomodanti e di cambiare lo spirito e la lettera del nostro programma.
L'Italia a cui conviene dar retta - mi creda, signor Presidente - è quella che, in questi anni, è stata protagonista di uno straordinario movimento per la pace, che ha chiesto per tanto tempo, inascoltata dai vertici istituzionali e di Governo, di far vivere l'articolo 11 della nostra Costituzione e di ritirare le nostre truppe dall'Iraq, di bandire la guerra dalla grammatica delle nostre azioni quotidiane, come lei ha giustamente affermato nelle sue dichiarazioni programmatiche.
Ascolti, dunque, signor Presidente, un popolo di pace che chiede al nostro paese, al suo Governo democratico, di ritornare a parlare ai paesi ed ai popoli dell'altra sponda del Mediterraneo con il linguaggio della cooperazione e dello scambio culturale, che per secoli sono stati la risorsa e la ricchezza di un'idea di civiltà e di economia; un popolo della pace che chiede al nostro paese di svolgere, finalmente, un ruolo nel Medio Oriente, per lenire le sofferenze della martoriata terra di Palestina e riprendere un negoziato che riconosca i diritti di Israele e della Palestina a vivere in serenità ed in sicurezza in due Stati indipendenti.
Come diceva una dolcissima figura della mia terra, la Puglia, il vescovo don Tonino Bello, prodighiamoci ogni giorno affinché non sia rovesciato il sogno di Isaia: «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci, e non si eserciteranno più nell'arte della guerra».
C'è tanto bisogno, allora, di concentrare i nostri sforzi e le nostre risorse finanziarie ed economiche in azioni di pace e di nuova economia. Il ministro Padoa Schioppa ci ha rammentato una situazione finanziaria ed economica del paese molto difficile: ereditiamo un fardello pesante. Usciamo dal reality della finanza creativa ed entriamo nella dura realtà di una condizione materiale e sociale difficile!
Una cosa non possiamo proprio fare, signor Presidente: far pagare alle lavoratrici ed ai lavoratori, ai giovani ed ai pensionati, queste nostre difficoltà finanziarie. Per questi soggetti sociali è, invece, venuta l'ora del risarcimento: del risarcimento sugli insostenibili livelli retributivi, sulla qualità della nostra sanità pubblica, sulle pensioni, sulle tutele sociali. A pagare il costo del risanamento siano la grande evasione fiscale e contributiva, la grande rendita finanziaria e patrimoniale. Non può più accadere - è questa la vera questione morale del paese - che, in questi anni, com'è successo la scorsa estate, si raccontino le magnifiche avventure di speculatori che hanno accumulato ed hanno ostentato volgarmente immense fortune, mentre c'erano centinaia di migliaia di lavoratori metalmeccanici in sciopero per chiedere 100 euro di aumento!
C'è un'Italia che chiede giustamente un'alternativa, signor Presidente: è l'Italia della insostenibile precarietà che ha condannato tante ragazze e tanti ragazzi all'insicurezza esistenziale e, a volte, anche alla sofferenza psichica.
In questi anni, tutte le forme di flessibilità si sono trasformate drammaticamente in precarietà. È questa l'Italia a cui dobbiamo rivolgerci: quella che si è battuta contro la legge Moratti e che rivendica una formazione pubblica non dequalificata e non inquinata dai veleni della selezione di classe. In questi anni, le destre - questa è cronaca - hanno investito su bassi salari, basse tutele e bassi livelli formativi. Qual è il bilancio? Un massacro sociale ed il declino produttivo del nostro paese. Noi dobbiamo investire sui diritti, su adeguati livelli retributivi, su innovazione e ricerca. Mai come in questo momento, gli interessi del giovane precario, gli interessi del lavoratore sono gli interessi generali del paese. Investiamo sulla qualità e non solo sulla competitività di prezzo. Solo qualche esempio, per capire ciò che accade: a Milano, nel Vimercatese, un polo tecnologico avanzato, dalle telecomunicazioni alla componentistica elettronica, nel giro di qualche anno perde 6 o 7 mila occupati; una delle più antiche Pag. 108imprese d'Europa, nata nel 1735, la Richard Ginori, rischia di perdere occupazione e competizione per una pura operazione di speculazione finanziaria ed immobiliare, pur avendo un mercato, una tecnologia e lavoratori capaci e sapienti. Ma dov'è stata, fino ad ora, la nostra politica industriale? È un destino ineluttabile la perdita di questo patrimonio di risorse? No!
Neppure possiamo accettare passivamente la nuova immigrazione di ragazze e ragazzi che emigrano dal sud verso i tanti nord del mondo per cercare un lavoro. Dobbiamo ricostruire il collante culturale del nostro paese. Uno di questi consiste, sicuramente, nella lotta alla mafia. Quattordici anni fa, morivano Falcone e la sua scorta e moriva sua moglie. Ebbene, a quattordici anni di distanza, a chiedere lo stesso impegno antimafia ci sono ancora i ragazzi di Locri e c'è una Sicilia che chiede ancora, con grande forza, di poter sanare, finalmente, il suo territorio dai poteri occulti e mafiosi. Noi vi chiediamo di contrastare la cultura dominante delle destre. Hanno costruito sistematicamente un nemico esterno ed un nemico interno: il no global (non dimentichiamo le forme di repressione a Genova); il pacifista; il tossicodipendente (Commenti dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania e di Alleanza Nazionale)...
LUCA VOLONTÈ. Ma dai!
GIOVANNI FAVA. Basta!
FRANCESCO GIORDANO. ... contro cui c'è una legge che voi avete approvato e che tende a colpire le vittime e non i carnefici; il precario e il lavoratore a difesa dei propri diritti; le donne, che non possono accettare da una casta maschile una regressione sul sistema dei diritti, a cominciare dalla legge n. 194 e dalla fecondazione assistita; infine, tutti coloro che rivendicano, per le loro relazioni affettive, diritti e tutele, indipendentemente dai loro orientamenti sessuali. Su questi temi non accetteremo ingerenze e vale, per noi, il collante fondante della nostra costituzione: la laicità.
Per i migranti, la nostra civiltà giuridica non può essere, signor Presidente, la civiltà giuridica della legge Bossi-Fini. Noi abbiamo visitato, in questi anni, Presidente Prodi, tanti centri di permanenza temporanea. In uno di questi, una giovane donna, priva di tutele giuridiche e di alcuna possibilità di essere difesa, ha preso le mie mani. Ho sentito su di me una responsabilità enorme. Mi ha consegnato e ci ha consegnato il suo destino e la sua vita. Tra le mie mani e le sue mani c'erano alcune sbarre di ferro. Mai più quelle sbarre, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, de L'Ulivo, dei Comunisti Italiani, dei Verdi e de La Rosa nel Pugno - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, di commenti critici ed aspri per il modo con cui è nato l'Esecutivo Prodi e anche per la sua composizione ne abbiamo letti tanti, un po' tutti, nelle scorse settimane. Credo che sia onesto ricordare che non si è trattato soltanto di commenti aspri da parte di esponenti del centrodestra o da parte di giornalisti di area a noi vicini. A mente, ricordo - ricordo a me stesso, come si dice in questi casi - tra i commenti più aspri quello di un autorevole esponente del centrosinistra, seppure non organico al centrosinistra, l'onorevole Emanuele Macaluso, il quale ha definito, testualmente, indecente il modo in cui è nato il Governo Prodi; oppure, per rimanere nell'ambito di Montecitorio, il commento del simpatico Pasquale Laurito, a tutti noto come la «velina rossa», il quale ha testualmente affermato: «Prodi parte male, forse abbiamo già perso qualche consenso anche tra gli elettori del centrosinistra».
Perché lo ricordo? Perché credo, signor Presidente e colleghi, che giudicare i toni anche molto critici ed aspri del centrodestra unicamente come dimostrazione di Pag. 109una destra che sarebbe incattivita e non avrebbe accettato il responso elettorale sia profondamente sbagliato e in qualche modo determini un errore di valutazione da parte dell'attuale maggioranza. Credo che le nostre critiche registrino un diffuso malessere o, comunque, uno sconforto presente non soltanto nel nostro elettorato ma anche in una parte, non sappiamo quanto cospicua, dell'elettorato del centrosinistra. Per quello che mi riguarda, per quello che riguarda Alleanza Nazionale, dico subito che non mi ha colpito particolarmente il fatto che partiti e partitini abbiano chiesto, il fatto che il Presidente del Consiglio abbia dovuto accontentarli, il fatto che vi sia stata la moltiplicazione degli incarichi. Infatti, in una coalizione molto ampia, che ha un vincolo forte - vale a dire l'avversione nei confronti del centrodestra - ma che non ha molti valori condivisi e soprattutto in una coalizione in cui, lo dico senza alcuna polemica, vi sono dei partiti che non si pongono il problema di un consenso di massa ma, in qualche modo, di nicchia, per certi aspetti è fisiologico che nella nascita di un Governo di coalizione ci siano pressioni, spinte e, in alcuni casi, anche palesi ricatti.
Non mi ha colpito questo aspetto negativo che è fisiologico; quello che mi ha colpito molto è l'assoluta debolezza politica del Presidente del Consiglio, una debolezza politica che è risultata evidente in molte circostanze. Non è, Presidente Prodi, una valutazione personale, è una considerazione di carattere politico: lei non ha l'autorevolezza politica per guidare una coalizione così composita. Per certi aspetti, lei ha smentito nei suoi primi passi sé stesso, quando subito dopo le elezioni primarie disse «adesso che ho quattro milioni di consensi che mi derivano dal basso, ho la legittimazione necessaria e sufficiente. Pur non essendo a capo di un partito, pur non essendo il leader del maggior partito della coalizione, ho l'autorevolezza necessaria e sufficiente per guidare il centrosinistra qualora il centrosinistra vinca». Credo che lo sconcerto e la delusione che c'è anche in certi colleghi del centrosinistra o, comunque, in certi elettori del centrosinistra derivi da questo, non dal fatto che ci sono più ministri, più sottosegretari o che tanti ministri o sottosegretari «dichiarano» ancor prima di cominciare a governare. Lo sconcerto è che l'autorevolezza politica del Presidente del Consiglio è estremamente debole.
Per certi aspetti c'è un paradosso: nasce un Governo politicamente forte - in quanto un Esecutivo che ha nel suo seno i leader di quasi tutti i partiti della maggioranza è politicamente forte - ma il paradosso è che il Presidente del Consiglio è politicamente debole. L'ha dimostrato, se volete con un po' di candore, con un soprassalto di onestà intellettuale quando ha detto testualmente: a me dispiace che l'autorevole esponente Tizio non sia entrato al Governo; oppure: mi dispiace molto che, dopo aver detto avremo, non solo più donne, ma un peso politico maggiore per gli esponenti del genere femminile, io non sia riuscito a fare quello che in qualche modo avevo in animo di fare, mi dispiace, ma i partiti non lo hanno voluto.
In questa reiterata affermazione del Presidente del Consiglio c'è la fotografia di una debolezza di tipo politico e credo che di questa debolezza politica del Presidente del Consiglio siano consapevoli anche alcuni tra i più avveduti esponenti del centrosinistra. Ovviamente mi smentirà, ma nell'intervento dell'onorevole Fassino di quest'oggi - un intervento certamente di spessore, come si dice - ho colto una perorazione che, in qualche modo, ai miei occhi è la conferma del fatto che nel centrosinistra si accorgono che l'Esecutivo politicamente nasce forte ma il premier è politicamente debole. L'onorevole Fassino ha detto, lo cito testualmente: «Onorevole Presidente Prodi, ogni qualvolta lei avrà il coraggio di osare, ci troverà compatti al suo fianco». Osare, quindi provare a far cosa? Credo che anche da parte del centrosinistra, anche da parte dell'Unione, ci sia la consapevolezza che Prodi non potrà continuare nel corso dei mesi che ha davanti con la moltiplicazione degli incarichi - questo è quasi fisiologico - o con dei compromessi verbali perché per ora lei Pag. 110si è limitato, Presidente, a gestire con le parole una situazione di eterogeneità della coalizione.
Credo che da più parti, anche nella sua coalizione, qualcuno le dica: beh, abbi il coraggio di governare! Osare vuol dire governare; vuol dire, qualche volta, pronunciare la parola «no»; vuol dire evitare dei compromessi, che sono sempre paralizzanti; vuol dire, magari, evitare di dar vita a comportamenti legislativi schizofrenici, perché se un giorno si accontenta una componente della maggioranza e poi - quasi per una sorta di contrappeso -, il giorno dopo, se ne accontenta un'altra, credo che l'andamento della legislazione governativa non sia tra i migliori.
Certo è che, ancor prima di cominciare a governare, tale mancanza di coraggio («osare» vuol dire avere coraggio) o, come dico io, questa mancanza di autorevolezza politica ha già portato al pagamento di cambiali politiche. Il Governo deve ancora cominciare a governare, ma già nel discorso programmatico ha pagato alcune cambiali.
Una cambiale politica l'ha pagata - ed è una cambiale salata - quando ha usato un'espressione non soltanto impropria, ma estremamente pericolosa. Io ho sperato che, nel corso della sua replica al Senato prima ed alla Camera dopo, il Presidente del Consiglio facesse un po' di autocritica, vale a dire che dicesse di aver usato un termine errato nello stesso momento in cui ha parlato della politica internazionale e dell'Iraq. Il termine errato è «occupazione», perché è una parola che sottintende dei valori, o - a nostro modo di vedere - dei disvalori.
Non ho necessità di insegnarlo a chi conosce la storia quanto me (o meglio di me), ma se delle truppe sono considerate «occupanti», nei confronti di quelle truppe è lecita la resistenza; è lecito, ovviamente, prendere le armi, ed in quel momento si è dei patrioti. Se al contrario tali truppe, anziché di occupazione, sono truppe «di invasione», chi prende le armi e chi dà vita ad atti di violenza è un terrorista.
Nello stesso momento in cui Prodi afferma, senza correggersi e senza fare autocritica, che è sbagliata l'occupazione militare in Iraq, in qualche modo paga la prima cambiale politica a coloro - l'onorevole Giordano lo ha detto poc'anzi - che hanno un avviso assai diverso di quella che è la situazione irachena (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania).
Veda, non so se l'onorevole D'Alema, nel colloquio lungo e cordiale (risulta essere stato lungo e cordiale anche a me) con il sottosegretario di Stato Rice, ha tentato di spiegare perché il Presidente del Consiglio del Governo italiano chiama «truppe di occupazione» quelle presenti in Iraq. Credo che non lo abbia fatto: proprio perché ho stima dell'onorevole D'Alema, so che egli non tenta di spiegare ciò che è inspiegabile. Ciò perché non riuscirà mai a spiegare che si può e si deve continuare ad essere amici degli Stati Uniti e, al tempo stesso, definire «occupanti» - e, quindi, meritevoli di essere attaccati dai patrioti e dai resistenti iracheni - coloro che sono in Iraq.
È una cambiale politica - se vuole, una ipoteca politica, un pedaggio che pagate prima ancora di cominciare a governare - che getta delle luci inquietanti sulla politica internazionale. Ciò anche perché si tratta di accezioni - o, se volete, di valutazioni - relative non soltanto a quello scenario ma, in generale, anche ad altri ed altrettanto importanti scenari internazionali: penso, ad esempio, al Medio Oriente.
Quando affermo che le ambiguità pesano, mi riferisco anche al fatto che c'è qualcuno, nella maggioranza che sostiene il Governo Prodi, che considera i kamikaze palestinesi dei martiri. Nello stesso momento in cui li si considera dei martiri, poi sarà abbastanza arduo rassicurare la comunità internazionale, ed in particolar modo Israele, che, accanto al diritto sacrosanto dei palestinesi di avere uno Stato, il nuovo Governo italiano ha altrettanto a cuore la sicurezza dello Stato di Israele.Pag. 111
Ecco, allora, che vi è preoccupazione, e noi temiamo altre derive (giungo rapidamente al termine, signor Presidente). Temiamo derive massimaliste, estremiste e, in qualche modo, di tipo radicale in materia di immigrazione. Il Presidente Prodi parla, giustamente e molto, dell'Europa. Non ho la presunzione di sostenere che la legge che porta il mio nome e quello dell'onorevole Bossi sia la migliore, perché non lo è. Tuttavia, Presidente Prodi, si tratta di una legge europea, poiché si basa sul presupposto che l'integrazione è garantita per chi lavora; nei confronti dell'immigrante che entra clandestinamente non ci può essere che il ricorso alla espulsione (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania).
Visto che lo conosce meglio di me, Presidente Prodi...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
GIANFRANCO FINI. ... se non vuol farselo spiegare da Sarkozy, se lo faccia spiegare da Zapatero, che nei confronti dell'immigrazione clandestina ha dato vita ad una repressione senza precedenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Deve concludere!
GIANFRANCO FINI. Temiamo derive anche per ciò che riguarda le politiche economiche. C'è un tasso di lotta di classe nel 2006...
PRESIDENTE. La prego...
GIANFRANCO FINI. ... che non lascia ben sperare riguardo all'avvenire del Governo.
In conclusione, allora, vorrei ricordare che si chiede alla opposizione di dialogare. Vede, noi dialoghiamo nel senso che svolgeremo l'opposizione per mettere in evidenza le contraddizioni esistenti nel centrosinistra.
Dopo ventitré anni di Parlamento credo che l'opposizione meriti un solo aggettivo: intelligente. Noi lavoreremo per fare esplodere delle contraddizioni che nel vostro seno ci sono, e così facendo non vi ripagheremo della moneta con cui ci avete pagati quando eravamo noi al Governo e voi all'opposizione. Non siamo quelli del «tanto peggio tanto meglio»; se farete cose buone ve lo diremo e quando farete cose sbagliate vi contesteremo e presenteremo alternative. Così facendo - concludo - credo che daremo anche una lezione di etica politica. Perché vede, Presidente - concludo per davvero - l'etica consiste innanzitutto...
PRESIDENTE. La prego però (Commenti)...
GIANFRANCO FINI. ... nel non considerare nemico, come il Presidente Prodi ha detto, colui che è avversario. Bene, se lo aveste detto quando eravate all'opposizione, oggi sareste credibili...
PRESIDENTE. La prego, onorevole Fini, ha parlato due minuti in più del tempo a sua disposizione.
GIANFRANCO FINI. ... oggi che siete la maggioranza non avete la credibilità politica per fare delle prediche, soprattutto per quel che riguarda l'etica della politica (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Come avevo avvertito all'inizio di questa discussione, lo faccio solo notare, ha parlato due minuti più del suo tempo. L'ho fatto per un atto (Commenti)... Scusate, dovreste ringraziare e non vociare, perché l'ho fatto per un atto di rispetto nei confronti di un leader dell'opposizione. Tuttavia vorrei che venisse Pag. 112considerato il compito ingrato della Presidenza nel far rispettare i tempi.
Con questo invito, do la parola al deputato Tremonti, che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto. Prego, deputato Tremonti.
GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, noi conosciamo e riconosciamo il principio di effettività e per questo, certo, non vi consideriamo come un Governo di fatto. Voi siete al Governo, voi siete il Governo, ma tra la forza dell'effettività e la luce della verità noi preferiamo la verità e per questo vi vediamo sui banchi del Governo, ma dietro una linea d'ombra. Quando l'origine dei fenomeni era oscura, i naturalisti antichi parlavano di generatio equivoca. Per noi un fenomeno simile c'è stato il 10 di aprile; nella Giunta delle elezioni potrà anche prevalere la maggioranza, ma nel paese prevarrà la verità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). In ogni caso, onorevole Prodi, la sua è stata, è e sarà una mezza vittoria: mezza sui numeri, mezza nel paese, mezza in politica.
Sui numeri solo un fantomatico, marginale 0,6 per mille; se lo ricordi, onorevole Prodi, la finzione legale del maggioritario non potrà mai superare le divisioni reali del paese.
Mezza nel paese: avete perso nel nord e nel sud, nelle regioni più attive e più popolate e avete vinto solo nel blocco centrale dentro una geopolitica i cui confini non coincidono con il progresso, ma con la combinazione conservatrice tra giunte, burocrazie, cooperative rosse (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania). Mezza, infine, nel progetto politico: dovevate eliminare Forza Italia ed il suo leader Silvio Berlusconi, ma non ci siete riusciti e non ci riuscirete [Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Dovevate dare corpo ad un progetto politico che unisse una moderna area progressista e non ci siete riusciti; il doppio cartello dell'Ulivo e dell'Unione non ha funzionato. La crescita c'è stata solo a sinistra ed a sinistra della sinistra.
Onorevole Prodi, si dice che la cosa peggiore rispetto ad avere alleati è non avere alleati; onorevole Prodi, vi è una cosa ancora peggiore: avere i suoi alleati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)! In soli 29 giorni dietro la linea d'ombra è cresciuta la pianta storta delle istituzioni.
Il 35 per cento dei voti ha espresso il 100 per cento delle principali istituzioni del paese. Non è mai stato così! Chi aveva finanche il 40 per cento aveva la prudenza e la sapienza degli equilibri.
MARCO BOATO. Si ricordi del 1994 (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Scusate, non vi è una delega volta a far rispettare l'ordine dell'Assemblea. Per favore, il deputato Tremonti deve essere messo nella condizione di proseguire il suo intervento senza interruzioni. Prego tutti di non interrompere.
CESARE CAMPA. È la sinistra!
PRESIDENTE. Il Presidente invita il deputato Tremonti a proseguire il suo intervento.
GIULIO TREMONTI. In questo Palazzo, nella galleria dei Presidenti, vediamo, tra gli altri, i ritratti dei Presidenti Ingrao, Iotti e Napolitano. C'è un buon libro in cui si legge della necessaria paziente ricerca della più larga intesa in Parlamento, di controlli e contrappesi, per evitare arbitri incompatibili con i principi di libertà ed in cui si afferma che questo è l'abc della democrazia maggioritaria. Il libro è del 1994, l'autore è l'allora onorevole Napolitano ed il titolo è Dove va la Repubblica. Pag. 113Ce lo chiediamo anche noi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Rispettiamo il Presidente Napolitano, ma della democrazia abbiamo un'idea non antropomorfa. La democrazia non è fatta dagli uomini, ma dalle regole. E quattro su quattro non è mai stata la regola: è un'eccezione avventurista (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Bene abbiamo fatto, dunque, a rifiutare l'offerta di una larga intesa, ma a presa istantanea ed a scatola chiusa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
È bene, ancora, da ultimo, evidenziare che in Senato la maggioranza non è degli eletti, ma dei non eletti: quattro su quattro è troppo! Ed è solo l'inizio, perché alle elezioni faranno seguito le lottizzazioni. Diciamo che la democrazia ha conosciuto tempi migliori; temiamo che conosca tempi peggiori.
Ciò che ci fa impressione non è la vostra forza, ma la vostra parossistica debolezza. Tuttavia, sul tempo siamo ottimisti. La ragione dell'ottimismo ci viene dal discorso che lei ci ha letto, dal Governo che le hanno fatto, dall'opposizione che noi faremo. Il suo discorso è stato il Bigino del suo programma: non è stato più chiaro; è stato solo più corto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania). Diciassette pagine, invece di duecentottantuno; novanta minuti, invece di quindici ore. Almeno, per avercele risparmiate, la ringraziamo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)!
PRESIDENTE. Vi prego...
GIULIO TREMONTI. Queste sono le sue parole chiave: essere il Governo di tutti, progettare e costruire il futuro, strategia di grande respiro, risanare e rinnovare il paese, combinare il risanamento della finanza pubblica con una credibile prospettiva di sviluppo, la sfida del nuovo, il nuovo secolo. In realtà, queste non sono parole del suo discorso, quello su cui si dibatte dal 22 maggio, bensì parole del suo vecchio discorso svolto il 22 maggio del 1996. Dopo dieci anni sono le stesse parole; sarà lo stesso fallimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
Nel 1998 i suoi alleati l'hanno mandata a casa; poi, l'hanno mandata in Europa. Ora, lei ci parla di crisi dell'Europa, ma dimentica di dirci che, proprio durante la sua Presidenza, l'Europa ha fallito o fermato o terminato i suoi modelli costituzionale, economico e sociale.
L'Europa degli uffici ha ridotto alla metà la sua base di consenso popolare. L'Europa dei popoli è un'altra cosa, ed i falliti di ieri non risolveranno con le loro vecchie formule i problemi nuovi di oggi e di domani (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
È per questo motivo, onorevole Prodi, che siamo certi del continuo successo dei suoi fallimenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Una voce dai banchi del gruppo de L'Ulivo: È una macchietta!
GIULIO TREMONTI. Lei ha detto che il suo Governo non può fallire; la informiamo che abbiamo appena fatto un'ottima legge fallimentare!
Non abbiamo ancora visto la traccia dei suoi primi cento giorni di Governo: è vero. In effetti, abbiamo solo visto la caccia alle prime cento poltrone di Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia). Per ora, il suo progetto politico ha solo i tratti ambigui di un grande Pacs, con all'interno tutto e l'inverso; un Pacs che lei vorrebbe esteso a tutto: alla politica internazionale, sociale ed economica.Pag. 114
Parole, ma prima o poi alle parole dovranno fare seguito le azioni e, verso queste, le reazioni. Quando gli italiani proveranno il vostro giardino delle delizie, allora noi saremo con gli italiani e non con voi (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Infine, che opposizione faremo e con che mezzi: faremo opposizione nel Parlamento e nel paese; faremo opposizione con sacrificio e con onore; faremo opposizione per difendere, dentro e fuori, le nostre tradizioni ed i nostri valori.
MARCO BOATO. Fini è un gigante!
GIULIO TREMONTI. Nell'interesse del paese difenderemo le nostre riforme e faremo le nostre proposte. Nell'interesse del paese voteremo anche le vostre proposte, se giuste. In ogni caso, quale che sia il Governo, non parleremo mai male dell'Italia: non lo faremo in Italia, non lo faremo all'estero (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania)!
Con che mezzi faremo opposizione: nel sistema politico italiano si progettano due paralleli processi di aggregazione, uno nel centrosinistra ed uno nel centrodestra. Nell'antico linguaggio della socialdemocrazia si diceva che processi di questo tipo non sono mai la semplice somma delle scrivanie o delle macchine da scrivere, ma una sintesi delle passioni e delle idee. Ci auguriamo sinceramente che questo possa essere nel centrosinistra. Questo sarà sicuramente nel centrodestra: non sappiamo ancora quando, ma sappiamo già da ora che ci riusciremo e ci uniremo come Forza Italia, come Casa delle libertà. Ci uniremo nei nostri valori e nei nostri ideali e non solo negli organigrammi e nelle gerarchie. Lo faremo per essere più forti, lo faremo per vincere più presto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franceschini. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente, abbiamo aspettato cinque anni questo momento...
NICOLA BONO. Ma passa subito!
DARIO FRANCESCHINI. ...cinque anni difficili, duri, durante i quali abbiamo lavorato in quest'aula e nel paese per arrivare a questo voto di fiducia. Da questa sera comincia finalmente una stagione nuova: una stagione di diritti, una stagione di doveri, anche una stagione di speranze per tutti gli italiani. Di questo, del futuro che vogliamo costruire abbiamo parlato in questo dibattito, lasciando alle spalle le troppe lacerazioni, il troppo odio che ha attraverso questi banchi e la vita di ogni cittadino nella passata legislatura.
Non serve parlare del passato, che si allontana sempre più velocemente alle nostre spalle. Non ne parleremo perché vogliamo guardare avanti, ma non dimenticheremo nemmeno per un minuto, perché non possiamo e non dobbiamo dimenticare, quello che è stato fatto in questi cinque anni al nostro paese ed alle sue istituzioni. C'è ancora un passaggio di fondamentale importanza davanti a noi, tra un mese, per poter definitivamente cominciare una stagione nuova: il referendum su quelle modifiche costituzionali che voi avete approvato in ricercata solitudine. Noi ci mobiliteremo con tutte le nostre energie, con tutta la straordinaria forza della nostra gente per bocciare quelle norme dannose per le istituzioni e costose per le famiglie e per le imprese. Lo dobbiamo alla democrazia italiana. Lo dico con tutto il rispetto possibile per l'ex ministro delle riforme istituzionali, ma nessun italiano merita di passare dalla Costituzione di De Gasperi e Terracini alla Costituzione dell'onorevole Calderoli (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
ANDREA GIBELLI. Buffone!
GIOVANNI FAVA. Vergogna!
PRESIDENTE. Per favore...
DARIO FRANCESCHINI. Dunque, da domani inizia una stagione nuova...
ANDREA GIBELLI. Vergognati!
GIOVANNI FAVA. Buffone!
PRESIDENTE. Vi prego...
DARIO FRANCESCHINI. Da domani inizia il nostro lavoro al Governo e in Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)....
GIOVANNI FAVA. Vai a lavorare!
DARIO FRANCESCHINI. Ho capito, ho capito...
PRESIDENTE. Vi prego...
DARIO FRANCESCHINI. Il Presidente Prodi ha indicato con chiarezza le linee principali della nostra azione, scritta nel dettaglio in quelle 281 pagine con le quali ci siamo impegnati di fronte al paese. Il nostro programma prevede cambiamenti necessari per l'Italia.
Vi è stato un gran dibattito anche tra di noi, su come interverremo sulle leggi da voi approvate, quali abrogheremo e quali correggeremo soltanto. Francamente, è un dibattito che non mi ha appassionato, perché è più semplice dire che faremo leggi nuove; non distruggeremo ciò che avete fatto, ma costruiremo dove voi avete demolito (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
In politica estera lavoreremo in Europa, lavoreremo con l'Europa, lavoreremo per l'Europa. Spiegheremo agli italiani, bombardati da cinque anni di «euroscetticismo» (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale) che il futuro nostro, il futuro dei nostri figli, delle nostre imprese sta nel processo di integrazione europea, unica chiave per affrontare...
PRESIDENTE. Scusate, ma vale anche per il deputato Franceschini la regola che valeva per coloro che lo hanno preceduto, cioè il diritto di potersi esprimere senza essere interrotto.
GIOVANNI FAVA. Ma non deve provocare!
DARIO FRANCESCHINI. Grazie, signor Presidente.
Spiegheremo che il futuro delle nostre imprese, il futuro delle nostre famiglie sta nel processo di integrazione europea, che è l'unica chiave per affrontare le sfide della globalizzazione, dei nuovi mercati mondiali, delle profonde ed ingiuste disuguaglianze nel mondo; e poi ritorneremo a quella missione italiana tenuta viva in cinquant'anni di politica estera, anche quando il mondo diviso in blocchi rendeva molto difficile avere spostamenti nelle politiche nazionali: il Mediterraneo. Lo ha detto bene il Presidente Prodi, parlando di quell'esserci fisicamente e culturalmente dentro, che ci impone di non alzare barriere ma di essere sempre davanti a tutti quando si cerca il dialogo, la comprensione tra culture, tra religioni, tra civiltà diverse.
E poi le politiche economiche e sociali. Sappiamo di vivere in un tempo in rapida trasformazione. Sappiamo che la competizione globale impone rischi e richiede coraggio per le imprese, ma anche coraggio per il lavoro. Sappiamo anche, tuttavia, che, se ci si affida a questo culto della destra per il mercato e la competizione come soluzione di tutti i mali, si precipita indietro, in un sistema dove non tutti hanno le stesse opportunità di partenza, in cui le disuguaglianze crescono, in cui chi è più forte e chi è più debole scivola ancora più indietro.
Servono, allora, gli «anticorpi» della politica per dimostrare al mercato che libertà e regole - ripeto: libertà e regole - possono e debbono convivere (Applausi dei Pag. 116deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani).
Infine, il nostro impegno per la legalità, per lo Stato di diritto, per l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Dovremo spiegare, soprattutto ai giovani, più con i nostri comportamenti che con le nostre parole, quanto sbagliata e distorta sia l'idea che nella società di oggi possa emergere solo chi è più furbo, chi è più spregiudicato, chi è più pronto ad aggirare la legge. Anche in questo caso la soluzione è semplice, sta nelle regole uguali per tutti.
Per questo, onorevole Berlusconi, oggi che il problema di incompatibilità con incarichi di Governo non la riguarda più direttamente, faremo una legge nuova e rigorosa sul conflitto di interessi (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dell'Italia dei Valori - Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si grida: Unipol, Unipol!) perché è una regola che serve alla nostra democrazia e non una minaccia contro di lei o contro le sue aziende.
Presidente Prodi, dovremo fare molte cose insieme, ma siamo pronti. La coalizione ha dimostrato, in questo frenetico avvio di legislatura, di essere determinata e compatta. Il gruppo dell'Ulivo, con i suoi 215 deputati, è garanzia di stabilità ed innovazione, è il gruppo del Presidente Prodi...
IGNAZIO LA RUSSA. Dov'è?
DARIO FRANCESCHINI... è il gruppo che Prodi ha voluto e poi, se le serve per sentirsi forte per un attimo, onorevole Fini, la chiami pure debolezza.
ANDREA GIBELLI. Prodi sta dor-mendo!
DARIO FRANCESCHINI. Il gruppo dell'Ulivo è qua, anche per dimostrare che dall'Assemblea possono partire i cambiamenti di cui il bipolarismo italiano ha bisogno.
Lo ha detto bene Piero Fassino questa mattina nel suo intervento: la nostra sfida non si conclude con la costituzione dei gruppi unici dell'Ulivo, ma parte soltanto da qui. Completeremo in questa legislatura il processo cominciato undici anni fa. Costruiremo una grande forza in cui confluiscano i riformismi italiani, in cui ognuno possa portare orgogliosamente la propria storia, la propria cultura politica, la propria organizzazione. Non cancelleremo le nostre diversità, ma le faremo diventare una ricchezza e non più, mai più, un motivo di divisione tra di noi (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Verdi)!
Su queste basi, su questi temi, su tutto il nostro programma siamo pronti a confrontarci con voi in modo aperto e trasparente in Parlamento e anche a costruire, se fosse possibile, convergenze tra maggioranza e opposizione. Ma è qui il dialogo possibile, non nei titoli dei giornali, non nelle battute televisive, ma nel percorso legislativo quotidiano, nelle parole pronunciate in quest'aula e, lo ripetiamo adesso, nonostante i toni mediocri e violenti che avete scelto di usare in questo dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania).
Perché, ovviamente, un percorso di dialogo dipende dalle scelte politiche nostre e vostre, ma ha come requisito minimo indispensabile - lo dico più volentieri dopo queste urla - il rispetto. Quello che purtroppo è mancato in queste settimane e che abbiamo alle spalle, dal voto ad oggi, dalle accuse (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Verdi - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)...
PRESIDENTE. Per favore! Così, non migliora per nulla la situazione, semplicemente si ritarda la possibilità del deputato Franceschini di concludere, com'è suo diritto, il suo intervento. Vi prego di lasciar concludere l'intervento.
Pag. 117DARIO FRANCESCHINI. Grazie Presidente. Quel rispetto che è mancato in queste settimane, dalle accuse di brogli elettorali, alle grida sull'occupazione del potere, ai fischi dolorosi ai senatori a vita, dimenticando che fischiare loro è come fischiare la storia della Repubblica, è come fischiare la storia d'Italia (Reiterati commenti del deputato Salerno)...
GIOVANNI CARBONELLA. Finiscila (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania - Vivi applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza)!
DARIO FRANCESCHINI. Eppure il rispetto ha abitato in quest'aula per decenni, anche nei momenti più duri nella storia del mondo e del nostro paese; le classi dirigenti dei grandi partiti, a cominciare dalla democrazia cristiana e dal partito comunista italiano, si scontravano duramente, ma sapevano quando arrivava il momento in cui fermare lo scontro e mettersi insieme a difendere la Costituzione, a combattere il terrorismo, a discutere dei grandi cambiamenti legislativi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania - Vivi applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza).
PRESIDENTE. Prego, per favore! Prego le signore deputate e i signori deputati di mantenere la calma e chiedo al deputato Franceschini di concludere il suo intervento. Per favore! Altrimenti concludiamo diversamente (Commenti)...
Prego, deputato Franceschini.
DARIO FRANCESCHINI. A quel rispetto reciproco noi vorremmo tornare: è, in fondo, quella che Norberto Bobbio ha definito la più grande lezione della sua vita con parole molto semplici: «Ho imparato a rispettare le idee altrui; ad arrestarmi davanti al segreto di ogni coscienza; a capire, prima di discutere, a discutere, prima di condannare». Ecco, proviamo a far tornare un po' di confronto; proviamo a far tornare la politica in quest'aula e, alla fine, a vincere non saremo noi o voi ma a vincere sarà tutto il paese (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Il deputato Salerno espone un cartello recante la scritta: «No al regime delle sinistre» - Commenti - Dai banchi dei deputati dei gruppi di maggioranza si scandisce: Buffone!)!
PRESIDENTE. Il deputato Salerno è pregato di rimuovere il cartello! Il deputato Salerno è pregato di togliere il cartello, altrimenti... Per favore, toglietelo! I cartelli in aula non sono ammessi (I commessi rimuovono il cartello). Grazie.
Vi prego di riprendere posto (Il deputato Salerno espone nuovamente un cartello recante la scritta: «No al regime delle sinistre»). Scusate, questo atteggiamento non depone certo a favore della correttezza di chi compie questo atto! Prego i commessi di far rispettare la dignità di quest'aula (I commessi rimuovono il cartello)!
Sono stati ascoltati tutti gli interventi sino a questa fase conclusiva, con atteggiamento reciprocamente rispettoso; non si capisce davvero per quale ragione si voglia produrre un turbamento che reca nocumento soltanto a chi lo determina. Grazie.
Sono terminati gli interventi dei rappresentanti dei gruppi parlamentari per dichiarazione di voto. Il dibattito proseguirà con gli interventi per dichiarazione di voto a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ricardo Antonio Merlo, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
RICARDO ANTONIO MERLO. Signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, prendo la parola per la prima volta in questa prestigiosa aula. Sono uno dei tre deputati eletti dai connazionali residenti in Sudamerica (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, dell'Italia dei Valori, de La Rosa nel Pugno, dei Comunisti Italiani, dei Verdi, dei Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche).
Pag. 118
PRESIDENTE. Credo che tutti capiscano la ragione ulteriore per cui sia opportuno ascoltare con attenzione questo intervento.
Prego, onorevole Merlo.
RICARDO ANTONIO MERLO. Con il voto di oggi intendo dare un contributo alla governabilità del nostro paese, elemento primario ed indispensabile per i nostri concittadini, che reclamano efficienza e stabilità, affinché l'Italia si rafforzi nell'ambito europeo e mondiale. Allo stesso tempo, auspico da parte del Governo un impegno coerente, significativo e tangibile a dare priorità al rafforzamento delle relazioni dell'Italia con il Mercosur e con il resto dei paesi dell'America Latina, che è un continente che a mio avviso per le sue potenzialità politiche, economiche e commerciali...
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato Merlo.
RICARDO ANTONIO MERLO. ...e per i milioni di italiani ivi residenti dovrebbe occupare un ruolo strategico e vitale nella politica estera italiana.
Mi auguro, altresì, che al centro di questo impegno e su queste basi si possano meglio conoscere, soprattutto attraverso una speciale attenzione al prezioso lavoro che fanno le associazioni di volontariato (i Comites e il CGIE), i principali problemi degli italiani residenti all'estero, per affrontarli e risolverli.
PRESIDENTE. Deputato Merlo, deve proprio concludere, perché è terminato il tempo a sua disposizione.
RICARDO ANTONIO MERLO. Proprio in questo contesto ritengo doveroso esprimere un sentito ringraziamento ad una persona che nelle ultime settimane è stata da alcuni erroneamente giudicata. A me risulta chiaro che una politica di Stato non si può misurare attraverso un risultato elettorale congiunturale. Perciò voglio dire che l'onorevole Mirko Tremaglia, che ha fatto degli italiani all'estero una propria missione di vita, sicuramente sarà considerato dalla storia come un uomo che ha pensato ad una politica che va più in là di un mero calcolo elettoralistico.
Con questi auspici, onorevole Presidente, le confermo la mia fiducia al suo Governo. Una fiducia però che non significa un sostegno politico...
PRESIDENTE. Guardate, colleghi, così è davvero impossibile, le regole vanno rispettate. Lei ha parlato due minuti in più rispetto al tempo a sua disposizione. La prego di concludere il suo intervento.
RICARDO ANTONIO MERLO. Ho concluso Presidente (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tremaglia. Ne ha facoltà.
MIRKO TREMAGLIA. Signor Presidente, rinuncio allo svolgimento del mio intervento e chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo scritto della mia dichiarazione di voto, dopo avere ascoltato argomentazioni significative e secondo me veramente straordinarie, una lezione forte e brillante di politica dell'onorevole Fini e di altri. Vorrei dire al Presidente del Consiglio: Presidente, bisogna fare qualcosa che lei non ha fatto; ed è una critica severa. Gli italiani all'estero non hanno più un ministro degli italiani nel mondo; nominiamone uno di loro. È giusto!
Con queste considerazioni, consegno il testo scritto della mia dichiarazione di voto, ribadendo la richiesta di pubblicazione in calce al resoconto della seduta (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei consueti criteri.Pag. 119
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Carta. Ne ha facoltà.
GIORGIO CARTA. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, ho ascoltato con attenzione la sua replica e nulla di nuovo vi ho trovato sul piano politico circa i temi posti nel mio breve intervento nel corso del dibattito. Ciò nonostante la mia parte politica, nel rispetto del vincolo contratto, onorerà gli impegni presi con gli elettori e voterà la fiducia.
Auspico che il suo Governo intervenga perché il servizio pubblico RAI sia più rispettoso dell'informazione dei diritti di tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento. Pur essendo stati posti in questo momento politicamente ai margini della coalizione, sempre in omaggio agli impegni contratti e per coerenti comportamenti etico-politici, valuteremo senza pregiudizi gli atti del suo Governo, dando il nostro libero e costruttivo apporto a tutti gli atti che valuteremo utili nell'interesse del Paese. Buon lavoro e grazie.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, signor Presidente. Intervengo con riferimento all'articolo 59 del regolamento. Comprendo che è una seduta delicata, però, signor Presidente, non possiamo - e mi permetto con questo di farle una sollecitazione per il futuro anche perché non valga come precedente - accettare che, dopo due giorni in cui, in silenzio, i deputati della maggioranza hanno ascoltato senza mai interrompere, né in modo veemente né in modo non veemente, i deputati (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Padania)... Scusate, sto facendo un richiamo al regolamento...
PRESIDENTE. Scusate, colleghi... Mi scusi, ma non si tratta di un richiamo al regolamento.
ROBERTO GIACHETTI. Presidente, l'articolo 59... Se vuole (Commenti)... C'è la libertà...
PRESIDENTE. È una censura al Presidente di cui la ringrazio, ma non è un richiamo al regolamento! La prego... Per favore (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
Mentre i deputati segretari si predispongono per la chiama, do altre comunicazioni all'Assemblea.