Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 16,07).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Tempi di realizzazione della bretella autostradale di ammodernamento della strada statale n. 106-bis - n. 2-00189)
PRESIDENTE. Il deputato Franzoso ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00189 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, con la presente interpellanza urgente si vuole sottoporre all'attenzione del Ministero una questione la cui soluzione la città di Taranto attende da diverso tempo, cioè il collegamento autostradale che oggi si ferma alle porte nord della città di Massafra. Nel tempo si è vista naufragare qualsiasi iniziativa e la società Autostrade ha sempre affrontato l'argomento senza la dovuta concretezza.
Si tratta di una realizzazione utile non solo per avere il casello autostradale alle porte della città di Taranto, ma soprattutto per collegare il sistema portuale alla stessa rete autostradale. Con l'insediamento di Evergreen il traffico e le attività portuali connesse si sono ampliati al settore dei container, settore commerciale, unitamente alle attività in essere di carattere industriale, cioè imbarco e sbarco di prodotti siderurgici e petroliferi. La regione Puglia, nel periodo 2000-2005, mise a disposizione 20 milioni di euro per finanziare la progettazione e la conseguente realizzazione dell'opera, prevedendo l'ammodernamento della strada statale n. 106 ed il collegamento con l'attuale casello autostradale. Nel contempo, affidava all'ANAS la progettazione stessa e le procedure di gara per la cantierizzazione e la realizzazione.
Successivamente è intervenuta, su proposta dell'ANAS, una traslazione dei fondiPag. 2regionali di 20 milioni di euro dal progetto per cui originariamente si era dato il finanziamento ad un altro progetto fatto proprio dall'ANAS, con l'impegno della stessa a procedere comunque alla realizzazione dell'opera, finanziandola con i fondi comunitari del quadro di sostegno-piano operativo trasporti 2000-2006.
Considerato il forte impatto generato dall'insediamento del porto hub di Taranto nei traffici internazionali ed intercontinentali dei container, tanto che oggi il porto di Taranto è il terzo a livello nazionale, e l'incremento delle movimentazioni delle merci, si ritiene non più rinviabile la realizzazione di un'arteria stradale importante per i traffici e l'economia, al fine di conferire al sistema la snellezza necessaria a far defluire le merci da e per il porto di Taranto. Pertanto, si richiede al Ministero una parola definitiva, visto che attorno all'argomento sul territorio si fa «poesia» - questo è il termine più esatto - sui tempi della sua realizzazione, affinché il sistema economico della regione Puglia e del territorio della provincia di Taranto possa vedere finalmente la realizzazione della stessa arteria diventata non più rinviabile ed ineludibile.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture, Luigi Meduri, ha facoltà di rispondere.
LUIGI GIUSEPPE MEDURI, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture. Signor Presidente, in riferimento alle problematiche evidenziate nell'atto ispettivo a cui si risponde, l'ANAS fa conoscere che l'ammodernamento della strada statale n. 106 - collegamento tra la statale n. 106 Ionica ed il casello autostradale di Taranto - è previsto nel primo programma della legge obiettivo. L'ANAS ha curato la redazione del progetto definitivo, che è stato quindi sottoposto all'esame ed all'approvazione del Ministero delle infrastrutture ai fini dell'affidamento ad appalto integrato.
Alla fine del 2005 l'ANAS ha quindi indetto la gara che attualmente è in fase di svolgimento. L'importo dei lavori a base di appalto ammonta a 16,6 milioni di euro al lordo del ribasso d'asta, a fronte di un importo dell'intervento, per lavori e somme a disposizione, stimato in circa 25 milioni di euro. La copertura finanziaria è individuata nei fondi QCS 2000-2006 e fondi PON-trasporti per circa 20 milioni di euro, trattandosi di un intervento già inserito nelle priorità strategiche a valere su fondi comunitari e PON. La differenza tra il costo complessivo stimato dell'intervento ed i finanziamenti stanziati è pari alla somma dell'IVA e degli imprevisti.
Si ribadisce pertanto in questa sede il carattere prioritario che l'opera riveste anche nei programmi di Governo.
PRESIDENTE. Il deputato Franzoso ha facoltà di replicare.
PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, prendo atto che la realizzazione della bretella rientra nella programmazione non rinviabile data l'urgenza e la necessità dell'opera. Tuttavia, non posso non sottolineare che un'opera finanziata dalla regione Puglia durante il governo Fitto, alla fine del 2006 vede l'ANAS ancora alle prese con il progetto integrato, quindi, con tempi, a mio avviso, lunghissimi, attesa l'urgenza, invece, di una realizzazione del genere.
Non ci resta che sperare, vista l'importanza dell'opera per l'economia della Puglia e, dico io, per il paese, che vi sia una maggiore vigilanza da parte del Ministero delle infrastrutture attorno ad essa, affinché non vi possano più essere rinvii per alcuna causa e si possa finalmente, con la dovuta accelerazione, cantierizzare. Non so se siano state esperite le procedure di esproprio, atteso che la realizzazione dell'opera necessita di espropriazione del setto stradale; chiedo comunque che vi sia una costante vigilanza affinché si evitino ulteriori lungaggini a danno del territorio e si possa giungere finalmente alla realizzazione di questa opera per far sì che il porto di Taranto possa sviluppare tutte le potenzialità che sono previste nel progetto del Governo e dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
(Iniziative per la revoca dei poteri affidati al sindaco di Palermo nella qualità di Commissario straordinario per l'emergenza traffico - n. 2-00200)
PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00200 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, le cronache giornalistiche di questi giorni hanno dato ampia notizia dei continui sforamenti registrati dalle centraline di monitoraggio della qualità dell'aria nella città di Palermo.
Il 13 ottobre 2006 è stata riportata dalla stampa locale la notizia che soltanto nel mese di ottobre 2006 sono stati registrati 27 superamenti, rispetto ai 35 previsti annualmente dalla normativa vigente. Il 6 ottobre 2006 è stato inoltre reso noto che 120 operatori della polizia municipale di Palermo hanno presentato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo un esposto-denuncia per presunte lesioni colpose a carico dell'amministrazione comunale, in quanto la stessa non ha attivato iniziative ed interventi atti a tutelare la salute pubblica e l'incolumità dei lavoratori esposti. La denuncia prende spunto dai 18 decessi verificatisi tra gli appartenenti alla polizia municipale di Palermo negli ultimi due anni. Tale situazione appare ancora più grave se si tiene conto che l'Organizzazione mondiale della sanità ha valutato in circa 200 i decessi tra i cittadini palermitani causati annualmente dall'esposizione all'inquinamento atmosferico.
Questa situazione particolarmente grave era già stata evidenziata il 29 novembre 2002 con l'ordinanza n. 3255 del Presidente del Consiglio dei ministri di allora, che prevedeva la nomina del commissario straordinario, in funzione del degrado ambientale derivante dall'inquinamento acustico ed atmosferico, che provocava gravi disturbi alla salute con relativo incremento dei costi sociali per l'intera comunità. Questo in considerazione del fatto che il traffico urbano complessivo della città di Palermo risulta assolutamente insostenibile rispetto al sistema di infrastrutture tuttora in carico alla città. Veniva quindi individuata la necessità di accelerare l'avvio del sistema del trasporto pubblico di massa a guida vincolata, nonché la realizzazione di parcheggi di interscambio, necessari per offrire un servizio fruibile per i residenti e i titolari di esercizi commerciali. La stessa ordinanza determinava che l'attuale precario assetto della mobilità costituiva la causa principale dell'elevato livello di inquinamento atmosferico ed acustico.
A distanza di due anni, con l'ordinanza n. 3342 del 2004, il Presidente del Consiglio di allora, onorevole Berlusconi, reiterava l'ordinanza di nomina del commissario straordinario nella persona del sindaco di Palermo, per l'attuazione di interventi atti a fronteggiare l'emergenza determinatasi nella città a causa del superamento delle soglie di attenzione dell'inquinamento atmosferico.
A distanza di oltre quattro anni, la situazione risulta ormai non solo per alcuni versi identica, ma certamente peggiorata, per condizioni di emergenza riguardanti i rischi per la salute pubblica. Dalla comparazione dei dati rilevati nel corso degli anni dal 2001 al 2005 con i valori previsti dalla normativa vigente, emergono per i diversi inquinanti situazioni di emergenza e di particolare disagio. Per il biossido di azoto, si evince che non è rispettato il valore limite della media annuale per la protezione della salute umana (40 microgrammi per metro cubo) in tutte le stazioni di rilevamento della città, escluse quelle di Boccadifalco e Torrelunga, che sono alla periferia della città. Per gli ossidi d'azoto, non è rispettato il valore limite della media annuale per la protezione della vegetazione, per tutte le stazioni esclusa quella di Boccadifalco. Per quanto riguarda le polveri sottili, il PM10, non è rispettato il valore limite della media annuale per la protezione della salute umana nelle stazioni Giulio Cesare e Di Blasi. Si evince altresì che, a partire dal 2004, èPag. 4stato oltrepassato il numero dei 35 superamenti tollerati per anno civile, previsti dalla norma.
In conclusione, per quanto concerne i valori di inquinamento atmosferico rilevati nel corso degli anni dal 2002 al 2006, emerge una situazione aggravata, in cui si evidenzia che la nomina a commissario straordinario per l'emergenza del traffico deve ritenersi assolutamente infruttuosa. L'unico provvedimento che sembra sia stato davvero messo in essere è quello che ha portato all'istituzione di una commissione tecnica di esperti a supporto dell'attività del commissario, di cui fanno parte anche due assessori comunali interessati alla problematica, con un costo di ben 268 mila euro per lo Stato.
Da ciò l'esigenza di un'iniziativa, che gli interpellanti richiedono, che a questo punto non può che avere come obiettivo l'immediata revoca dei poteri affidati al sindaco di Palermo nella qualità di commissario straordinario per l'emergenza traffico. Chiediamo quindi al Governo quali iniziative intenda urgentemente assumere, al fine di tutelare la salute e l'incolumità pubblica della popolazione della città di Palermo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere.
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Come è noto, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2002, è stato dichiarato lo stato di emergenza ambientale nella città di Palermo in relazione alla situazione del traffico e alla mobilità, la cui scadenza, con successivi decreti di proroga, è stata fissata al 31 dicembre 2006.
Successivamente, in data 29 novembre 2002, è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3255, con la quale sono stati individuati gli interventi necessari al superamento dell'emergenza ed è stato nominato commissario delegato il sindaco di Palermo. In particolare, il predetto provvedimento ha attribuito al commissario delegato la realizzazione dei parcheggi, delle infrastrutture viarie e del trasporto pubblico di massa, prevedendo, tra l'altro, l'utilizzo della metropolitana leggera automatica e la chiusura dell'anello ferroviario in ambito urbano, nonché l'identificazione di idonee soluzioni volte al miglioramento della circolazione stradale attraverso l'attuazione di una disciplina del traffico e della mobilità urbana con l'istituzione di parcheggi, aree pedonali e zone a traffico limitato.
Poiché l'attuale precario assetto della mobilità costituisce la causa principale dell'elevato livello di inquinamento atmosferico ed acustico nella città di Palermo, sono stati individuati, come risulta dal cronoprogramma e dalle relazioni trimestrali inviate al dipartimento della protezione civile dal sindaco di Palermo-commissario delegato, i settori di intervento da considerarsi prioritari, nel piano integrato del trasporto pubblico di massa a guida vincolata della città di Palermo, nel programma urbano dei parcheggi, nel completamento della maglia della viabilità principale e nella eliminazione di punti di criticità della rete stradale. Si tratta in pratica di interventi mirati al miglioramento del sistema della mobilità interna ed esterna ai centri urbani, volti alla riduzione della congestione del traffico, dell'inquinamento acustico e atmosferico e all'aumento della fruizione dello spazio urbano da parte dei cittadini.
È stata quindi avviata un'indagine conoscitiva sulla situazione infrastrutturale esistente e sono state promosse le iniziative più urgenti, sia in termini di traffico, sia in relazione alle opere da avviare all'appalto, al fine di snellire il traffico veicolare, indirizzando l'utenza privata all'utilizzo del mezzo pubblico. Per l'attuazione di detti interventi, il commissario delegato si è avvalso delle procedure ordinarie, curate dagli uffici dell'amministrazione comunale competenti nel settore del traffico e della mobilità, e delle procedure straordinarie utilizzando i poteriPag. 5derogatori di cui alla citata ordinanza n. 3255 del 2002. In particolare, mentre le prime sono state sostanzialmente utilizzate per mitigare, ad effetto «tampone», gli effetti indesiderati tipici dell'inquinamento ambientale, le altre sono state poste in essere ogni qualvolta si è reso necessario lo snellimento di procedimenti amministrativi per l'attuazione di opere pubbliche (parcheggi, nuove strade, infrastrutture di trasporto pubblico di massa, eccetera), la cui realizzazione permetterà, a lungo termine, l'abbattimento dei livelli degli elementi inquinanti, tra cui le polveri sottili, al di sotto dei livelli massimi consentiti.
Per quanto riguarda i provvedimenti posti in essere con procedura ordinaria, il commissario delegato ha evidenziato come le sue attività si sono orientate prevalentemente nel fluidificare la circolazione stradale, nello scoraggiare l'uso del mezzo privato per gli spostamenti sistematici con la tariffazione della sosta in ampie zone della città, nell'orientare l'utenza verso un uso maggiore del mezzo pubblico in alternativa al mezzo privato e nell'aumentare la velocità commerciale dei mezzi pubblici.
Pertanto, con una serie di ordinanze sindacali e deliberazioni della giunta municipale, sono state disposte misure di limitazione della circolazione veicolare con l'approvazione della delimitazione ZTL (zona a traffico limitato); sono state istituite nuove corsie riservate per i mezzi pubblici; sono state localizzate diverse aree destinate al parcheggio, sulle quali la sosta dei veicoli è subordinata al pagamento di una somma da riscuotere mediante dispositivi di controllo di durata della sosta; è stato assicurato il rispetto dei limiti delle emissioni inquinanti mediante la regolamentazione della connessa validità del bollino blu ed, infine, è stata applicata una nuova regolamentazione riguardante le operazioni di carico e scarico delle merci.
Il sindaco-commissario delegato ha, altresì, evidenziato che il settore traffico del comune di Palermo ha provveduto a progettare e a realizzare, avvalendosi delle maestranze comunali dell'AMIA e dell'AMAT, la ristrutturazione di incroci stradali complessi con sistemazioni a rotatoria. Tali sistemazioni sono finalizzate a fluidificare la circolazione stradale, in alternativa alla scelta di una regolamentazione semaforica che determina condizioni di «stop and go» più sfavorevoli per le emissioni inquinanti.
Inoltre si sono istituite isole pedonali, volte a contrastare l'utilizzo del mezzo privato in aree oggetto di interventi di riqualificazione urbana.
Avvalendosi delle procedure straordinarie previste dall'ordinanza n. 3255, il commissario delegato ha predisposto provvedimenti finalizzati all'ampliamento del sistema telematico di controllo centralizzato della zona a traffico limitato, ha disposto l'affidamento all'AMAT della gestione del servizio di parcheggio a pagamento di aree individuate da deliberazioni della giunta municipale ed ha individuato, con ordinanza commissariale n. 10 del 3 novembre 2003, un programma straordinario di opere ed interventi rientranti nelle finalità ed attività previste dalla suddetta ordinanza.
Il programma, con il quale sono stati individuati anche i soggetti attuatori degli interventi in esso disposti, comprende un piano integrato del trasporto pubblico di massa, incentrato sulla previsione di tre linee tram (Rorcella - Calatafimi - Leonardo da Vinci), sulla chiusura dell'anello ferroviario e sulla realizzazione della metropolitana automatica leggera e di parcheggi di interscambio.
Inoltre, il suddetto piano contempla la realizzazione di una serie di parcheggi e, nel settore della viabilità, la riqualificazione dell'asse viario della circonvallazione di Palermo-viale regione siciliana, nonché il completamento degli assi di penetrazione interna e dei tratti stradali indispensabili all'eliminazione dei punti di criticità per la fluidificazione del traffico.
In riferimento alla notizia riportata dagli interpellanti, relativa ai presunti sforamenti registrati dalle centraline di monitoraggio della qualità dell'aria nella città di Palermo, da quanto riferito dal sindaco-Pag. 6commissario delegato, si può ritenere che il numero dei 27 superamenti, riportati dalla stampa locale il 13 ottobre ultimo scorso, corrisponda alla somma di tutti i superamenti registrati dalle nove stazioni della rete di rilevamento posizionate nel territorio del comune di Palermo. In proposito, il commissario stesso ha evidenziato come, ai fini della verifica del rispetto del limite del numero massimo di superamenti (trentacinque) per anno solare previsto dalla vigente normativa, vanno conteggiati i superamenti di ogni singola stazione e non la loro somma, ovvero, nel caso di più stazioni facenti parte dello stesso agglomerato, la stazione avente il numero massimo di superamenti.
Riguardo, invece, all'esposto-denuncia per presunte lesioni colpose, il commissario delegato ha sottolineato che i decessi sarebbero stati nove ed imputabili a fattori non necessariamente legati a neoplasie causate dall'esposizione a fattori inquinanti.
In ogni caso, lo stesso commissario ha precisato che tutto il personale del corpo della polizia municipale è stato sottoposto a visite mediche, complete di esami diagnostici, e che sono in corso ulteriori visite mediche del personale, come prescritto dalle vigenti norme in materia di igiene e sicurezza. Il commissario ha altresì evidenziato che il personale che svolge servizio su strada ha in dotazione tutti i dispositivi di protezione individuale necessari per svolgere l'attività cui è preposto, comprese le mascherine, acquistate con specifico capitolato tecnico avallato dal medico competente ed idonee a trattenere le polveri sottili.
Infine, l'articolo 3 della predetta ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3255 del 2002, ha disposto che il commissario delegato si avvalga, per la valutazione dei progetti e per ogni esigenza di supporto tecnico, di un comitato tecnico-scientifico, determinandone lui stesso la composizione e i compensi da corrispondere ai relativi componenti.
Il commissario delegato ha ritenuto opportuno indirizzare la scelta di questi ultimi su funzionari con elevata e comprovata esperienza professionale, acquisita negli anni, nel settore delle opere pubbliche. Infatti, detto comitato è costituito da un dirigente tecnico-statale, assessore alle infrastrutture, mare e coste; da un docente di diritto urbanistico presso la facoltà di architettura di Palermo, assessore all'urbanistica; da un dirigente generale statale, ex provveditore alle opere pubbliche; dall'ingegnere capo del genio civile regionale di Palermo; da un avvocato dello Stato e da un avvocato libero professionista, esperto nel settore degli appalti.
Nella nota trasmessa dal commissario delegato è stato altresì evidenziato che il comitato tecnico sopra citato si è riunito con cadenza settimanale dalla sua costituzione ad oggi e, comunque, dette riunioni hanno spesso costituito il momento di sintesi di una attività svolta dai singoli esperti del comitato, convocati anche singolarmente per le problematiche specifiche attinenti le competenze specialistiche ad essi attribuite.
Naturalmente, il Governo continuerà a vigilare nell'auspicio che tutto ciò possa produrre degli effetti apprezzabili anche da parte della popolazione.
PRESIDENTE. Il deputato Lomaglio ha facoltà di replicare.
ANGELO MARIA ROSARIO LOMAGLIO. Signor Presidente, intanto prendo atto della risposta attenta e puntuale, esposta dal rappresentante del Governo, anche per l'ampia mole dei contenuti trattati. Non posso tuttavia dichiararmi soddisfatto nel merito in quanto appare evidente a tutti che la gran parte degli interventi che il commissario straordinario, sindaco di Palermo, avrebbe dovuto porre in essere sono tutti ancora di là da venire.
Le circostanze oggettive sono quelle per cui i livelli di smog e di rumore nella città di Palermo sono sempre più elevati. Di fatto, dobbiamo registrare che Palermo continua ad andare a marcia indietro. Sono particolarmente sconfortanti i dati sulla mobilità cittadina: sessanta abitanti su cento possiedono un'automobile,Pag. 7mentre sui mezzi pubblici sono poco più di cento i viaggi per abitante effettuati ogni anno. Si tratta di una delle medie più basse in Italia, anche con riferimento ai dati sui tempi della percorrenza delle strade. Questo è un dato statistico oggettivo.
I dati sull'aria urbana, inoltre, sono catastrofici: 5,63 metri quadri per abitante di zona a traffico limitato, 0,05 metri quadri riservati ad ogni pedone, 0,6 metri di pista ciclabile per ogni abitante. Dunque, questa è una situazione che appare molto diversa da quella prospettata dal sindaco di Palermo, commissario straordinario. Le zone a traffico limitato spesso sono istituite solo sulla carta e mai realizzate.
L'esposizione degli operatori, non solo del corpo di polizia municipale, ma anche degli autisti dei mezzi pubblici, è molto grave, come denunciato dall'esposto. I dati affermano che essi sono esposti ad emissioni di 19,8 microgrammi per metro cubo di benzene, superando del doppio il limite massimo stabilito dalla legge.
Intanto, vogliamo prendere atto dell'impegno che il Governo assume in quest'aula e del rigore che attiverà nella vigilanza di ciò che realizzerà il commissario straordinario del comune di Palermo. In questo senso, i parlamentari interpellanti sicuramente aiuteranno il Governo ad esercitare la più rigorosa vigilanza possibile.
(Regime carcerario di un detenuto nel carcere di Viterbo - n. 2-00202)
PRESIDENTE. La deputata Mascia ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00202 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, intervengo solo per riassumere le ragioni per cui si è deciso di presentare questa interpellanza.
Si tratta del caso di Paolo Persichetti, un detenuto del carcere di Viterbo. Questi, peraltro, ha da tempo maturato i requisiti per poter accedere a permessi premio di cui non ha mai potuto usufruire. Ha persino maturato i requisiti per poter accedere ai benefici della semilibertà e anche con riferimento a questo - questione che sarà discussa tra qualche tempo -, siamo ancora in attesa di vedere l'evoluzione della vicenda, che non attiene chiaramente alle responsabilità del ministero.
Tuttavia, tale vicenda rimane un caso, in quanto pur avendo scontato più della metà della pena (la fine pena è prevista nel febbraio 2016), il detenuto si trova in una situazione abbastanza compromessa. Per quali ragioni è compromessa? Perché il detenuto, oltre a non avere potuto usufruire fino ad ora - e vi sarebbero molti commenti da fare a questo proposito - di quanto previsto dal nostro ordinamento, si trova in una situazione di grande difficoltà, relativamente al contesto.
In primo luogo, le difficoltà derivano dalla località in cui il detenuto soggiorna, visto che ha una madre ultrasessantenne che risiede a Roma, ed è per questo che egli richiede di essere trasferito presso il carcere di Roma; in secondo luogo, Paolo Persichetti, che insegnava a Parigi e che ha svolto attività di ricerca continuando a lavorare in tal senso, dopo avere effettuato qualche tentativo di stabilire un rapporto di collaborazione direttamente a Viterbo, ha dovuto decidere di intraprendere tale attività con l'Università di Roma Tre, altro motivo per cui il trasferimento faciliterebbe l'impegno assunto.
Per le condizioni determinatesi all'interno del carcere di Viterbo, di cui il sottosegretario è a conoscenza - sono cose che accadono normalmente -, alcuni «divieti di incontro» tra Persichetti e altri detenuti riducono notevolmente le sue possibilità di accesso ad aree di attività sportiva.
Vi è inoltre il giudizio unanime dell'area trattamentale, che sottolinea l'opportunità di un suo trasferimento, o, comunque, di una prosecuzione diversa della detenzione in atto, avendo il trattamento prodotto fino ad ora risultati positivi, essendosi stabilito un clima di fiducia e diPag. 8collaborazione, e venendosi a determinare elementi positivi, così come previsto dalla nostra Costituzione e dai nostri ordinamenti riguardo alle finalità della detenzione, mentre in mancanza di nuove circostanze si determinerebbero, secondo tutte e tre le persone impegnate in quest'area trattamentale, una regressione o l'impossibilità di procedere nell'opera di socializzazione e di recupero.
Proprio perché la finalità della pena, in particolare della detenzione, dovrebbe essere questa, mi chiedo e le chiedo, sottosegretario, quali siano le ragioni oggettive per cui tale trasferimento non si possa realizzare e perché vi siano stati alcuni dinieghi, considerato che il Persichetti è collocato tra i detenuti comuni.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Manconi, ha facoltà di rispondere.
LUIGI MANCONI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, per quanto riguarda le condizioni di detenzione del signor Paolo Persichetti, attualmente detenuto nel carcere di Viterbo, l'interpellanza dell'onorevole Mascia rivolge al Governo due quesiti. Il primo è relativo alla piena attuazione nei confronti di Persichetti dei principi stabiliti dal nostro ordinamento in materia di esecuzione penale; il secondo è relativo ai motivi di rigetto delle istanze avanzate dal Persichetti per un suo trasferimento in un istituto romano.
Quanto al primo dei quesiti posti, come si evince dalla stessa interpellanza, il regime detentivo cui è sottoposto Persichetti appare idoneo a consentirgli di coltivare i suoi prevalenti interessi di studio e di ricerca. Gli è stata data la possibilità di disporre del proprio personal computer, da utilizzare quotidianamente dalle ore 9 alle ore 18 in una saletta appositamente attrezzata. Il che ha consentito e consente a Persichetti di collaborare con giornali e di mantenere contatti con studiosi, docenti universitari ed esponenti politici, nonché di dare alle stampe il volume Esilio e castigo, recentemente pubblicato dalla casa editrice Città del sole.
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha comunicato inoltre che Persichetti partecipa attivamente alla vita intramuraria e trattamentale, frequentando alcuni corsi organizzati nell'istituto di Viterbo, dimostrando attenzione e interesse.
Si segnala, infine, che il tribunale di sorveglianza di Roma ha fissato in data 8 novembre 2006 l'udienza per la trattazione e la discussione della domanda di semilibertà, presentata dal Persichetti, e in data 5 dicembre 2006 l'udienza per la trattazione e la discussione del reclamo proposto dal detenuto avverso il provvedimento di rigetto della sua istanza di permesso premio.
Quanto al rigetto delle richieste di trasferimento in un istituto romano, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha fatto presente che l'attuale sede di assegnazione è stata individuata coniugando le esigenze di gestione penitenziaria, relative alla particolare fattispecie dei reati ascritti al Persichetti, con quelle familiari, risultando la casa circondariale di Viterbo, tra le sedi ritenute idonee, quella più prossima al luogo di residenza della famiglia.
Quello stesso criterio di bilanciamento dei legittimi interessi del Persichetti con le peculiari necessità di osservazione penitenziaria, derivanti dai reati ascrittigli, compiuto a suo tempo dall'amministrazione penitenziaria in occasione di una precedente richiesta di trasferimento (parzialmente accolta) da Ascoli a Roma ha determinato il rigetto delle due successive istanze di ulteriore trasferimento da Viterbo a Roma.
La direzione generale competente dell'amministrazione penitenziaria non esclude, tuttavia, che nuovi elementi di valutazione del percorso detentivo di Persichetti possano consentire in futuro il suo trasferimento in un istituto romano.
PRESIDENTE. La deputata Mascia ha facoltà di replicare.
Pag. 9
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, non posso essere soddisfatta perché, sinceramente, non comprendo le ragioni per le quali Persichetti non possa essere trasferito a Roma.
Si è fatto riferimento alla possibilità concessa al Persichetti di disporre di un computer e di utilizzarlo per nove ore giorno, e questo è vero (si è aspettato un anno e mezzo per avere la disponibilità di questo computer). Si è fatto riferimento alla collaborazione con un giornale, ed è vero; si tratta di un giornale che ha sede a Roma. Si è fatto riferimento alla circostanza che abbia scritto libro. Penso che tutti questi elementi dovrebbero confermare il percorso di recupero di questa persona e ciò che è stato scritto nella lettera inviata dall'area trattamentale che fa il bilancio riguardo a questo percorso.
Il trasferimento di Persichetti da Ascoli risale a molti anni fa. Per quanto riguarda il suo trasferimento a Roma, chiaramente si parla di Rebibbia o comunque di un grande carcere che disponga di tutte le strutture e degli spazi che possano tener conto di ciò che il sottosegretario ha evidenziato, vale a dire la fattispecie dei reati. Alla fattispecie dei reati, tuttavia, consegue un trattamento nel carcere che garantisca il rispetto di determinati criteri. Tra l'altro, essendo Persichetti collocato tra i detenuti comuni, non vedo quale sia l'ostacolo che impedisca di individuare un'area adeguata in una realtà come quella romana.
È vero che fino a questo momento il Persichetti ha potuto usufruire della possibilità degli incontri; tuttavia, la fatica per poter conseguire questo obiettivo è facilmente comprensibile da chi conosce la realtà di Viterbo: il carcere si può raggiungere in macchina. Nel caso specifico, il problema riguarda la mamma del Persichetti, ma vi sono numerose richieste di incontro avanzate dai colleghi dell'università di Parigi. Con il treno, invece, una volta arrivati alla stazione, è necessario prendere il taxi. In una situazione di detenzione, questi elementi contano molto.
Non comprendo la ragione di questo diniego. Questa mattina, forse sollecitato proprio da questa interpellanza urgente, vi è stato il terzo diniego.
Faccio appello, in particolare, all'ultima apertura del signor sottosegretario, il quale ha affermato che sarà valutata la sussistenza di nuovi elementi. Penso che, in queste situazioni, si debba tener conto delle condizioni oggettivamente esistenti, che credo siano state già indicate e sottolineate.
Insisto soprattutto nel ricordare l'area trattamentale, dalla quale si evince, testualmente, che «(...) ha partecipato fattivamente ad ogni forma di socializzazione, mantenendo sempre un clima di fiducia, ma il suo itinerario, sotto questo aspetto, non può essere qui ulteriormente implementato. La sua permanenza, al contrario, viste anche le circostanze già enucleate, potrebbe, invece, causare una possibile critica battuta di arresto al proseguimento equilibrato della detenzione (...)».
Credo si tratti di parole molto importanti, e chi si assume la responsabilità di scriverle ha compiuto, evidentemente, tutte le valutazioni necessarie. Siccome desidero sottolineare che sia la nostra Costituzione, sia le nostre leggi prevedono la detenzione quale strumento finalizzato al recupero ed alla socializzazione del detenuto, mi sembra che, in questo caso, vi siano tutti gli elementi affinché la domanda di trasferimento in oggetto possa essere valutata diversamente in futuro. Vorrei che ciò si accompagnasse ad un percorso giuridico rispetto al quale vi sarebbero ulteriori considerazioni da formulare. Lasciatemi sinceramente dire che non ho mai visto una situazione così discutibile, sotto diversi punti di vista, nei confronti di una persona che ha commesso un reato (poiché così è stato comunque giudicato).
Da quanto so riguardo a tale detenzione (ed ho seguito questo caso lungamente, sin da quando questa persona si trova in carcere), infatti, non ravviso francamente le ragioni per cui vengano fornite queste risposte: pertanto, non miPag. 10rimane che attendere e sperare nei nuovi elementi cui faceva riferimento il signor sottosegretario.
(Vincoli di bilancio a carico delle università - n. 2-00203)
PRESIDENTE. Il deputato Ossorio ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00203 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, signor sottosegretario, i quesiti che pongo nella mia interpellanza urgente sono, in sintesi, quattro. Chiedo al Governo, innanzitutto, se tra le istituzioni scolastiche escluse dall'applicazione dell'articolo 22 del decreto-legge n. 223 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 248 del 2006, siano da ricomprendere le università.
Vorrei sapere, in secondo luogo, perché le università non risultino essere escluse dall'applicazione del citato articolo 22, come le aziende sanitarie ed ospedaliere, tenuto conto che, insieme ad altri enti del Servizio sanitario nazionale, risultano inserite tra gli enti ed organismi pubblici non territoriali per i quali non si applica la generale riduzione del 2 per cento annuo nel triennio 2005-2007.
In terzo luogo, si chiede se il richiamo all'articolo 1, comma 57, della legge n. 311 del 2004, contenuto nel secondo comma dell'articolo 22 del decreto-legge n. 223 del 2006, implichi l'esclusione delle università dall'applicazione delle disposizioni di cui allo stesso secondo comma.
In quarto luogo, vorremmo chiedere al Governo se, comunque, la riduzione delle spese di cui al citato articolo 22 debba applicarsi anche a quelle effettuate dagli atenei con risorse proprie.
Signor sottosegretario, lei sa bene che i rapporti finanziari fra le università e la finanza statale sono regolati sulla base di un unico fondo, denominato «Fondo di finanziamento ordinario delle università». L'ammontare di tale fondo viene, di volta in volta, stabilito secondo criteri di compatibilità con le più generali politiche finanziarie del bilancio statale.
Si realizza, in sostanza, un modello nel quale è riservata allo Stato stesso la decisione sull'entità dei finanziamenti da concedere al settore universitario nel suo complesso, mentre rimane di esclusiva competenza delle università l'utilizzo delle risorse così assegnate, con l'ovvio vincolo della loro destinazione al perseguimento delle funzioni istituzionali. Ne discende, a mio parere, che l'applicazione alle università di vincoli che attengono alla puntuale gestione delle somme assegnate non è coerente con il sistema dianzi delineato.
Inoltre, gli obiettivi di finanza pubblica, stabiliti dalla legge, consistono, in genere, nel contenere entro i limiti prefissati la crescita del fabbisogno generato dal sistema universitario a carico del bilancio dello Stato e, quindi, la crescita del relativo contributo di funzionamento (così, infatti, ha previsto il comma 1 dell'articolo 69 del disegno di legge finanziaria per il 2007).
Ne consegue - oltre alla consistente riduzione delle risorse nei confronti delle università disposta con il disegno di legge finanziaria per il 2007 (e ci aspettiamo che nel corso dell'esame del provvedimento il Governo intervenga a favore di tale settore) - che le spese effettuate dagli atenei e dalle loro articolazioni autonome con risorse proprie non possono ricadere nei vincoli e nelle limitazioni previste dal contenimento della spesa pubblica. Le risorse proprie derivano da patti con i terzi e con gli studenti e servono per realizzare attività e iniziative che debbono corrispondere in risultati agli impegni assunti.
Signor sottosegretario, lei conosce bene i limiti di spesa imposti al sistema universitario prima del cosiddetto decreto-legge Bersani e conosce altrettanto bene - ne sono certo - gli ulteriori limiti di spesa introdotti da tale provvedimento, che ha confermato le misure di contenimento delle spese per consumi intermedi già disposte per tutte le pubbliche amministrazioni.Pag. 11
Non vorrei dilungarmi ulteriormente sulle problematiche delle università in ordine a questi temi. Le università sono indicate tra gli enti esclusi dall'applicazione della normativa, nonostante risultino - come ho già detto - come le aziende sanitarie locali, escluse dall'applicazione dell'articolo 1, successivamente richiamato dallo stesso articolo 22, e siano perfettamente assimilabili alle istituzioni scolastiche quanto a funzioni pubbliche svolte, inquadramento giuridico e fonti di finanziamento.
Mi avvio rapidamente alla conclusione. In linea con le considerazioni che ho espresso in sintesi poc'anzi, è da auspicare che venga prevista in primo luogo, in via pregiudiziale, l'esclusione delle università dall'applicazione della norma in esame, in quanto le stesse concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica con il contenimento del fabbisogno finanziario generato dal sistema universitario. In secondo luogo, si auspica l'esclusione delle spese incidenti su risorse proprie degli atenei. Infine, è auspicabile che venga, in ogni caso, escluso il versamento al bilancio dello Stato degli accantonamenti, prevedendo la loro destinazione al miglioramento dei saldi di bilancio d'ateneo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca, Luciano Modica, ha facoltà di rispondere.
LUCIANO MODICA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, per quanto concerne le questioni proposte con l'interpellanza in discussione, va ricordato che l'articolo 22 del decreto-legge n. 223 del 2006, convertito in legge n. 248 del 2006, al comma 1 dispone che gli stanziamenti per l'anno 2006 relativi a spese per consumi intermedi dei bilanci di enti ed organismi pubblici non territoriali, che adottano anche contabilità finanziaria, individuati ai sensi dell'articolo 1, commi 5 e 6, della legge n. 311 del 2004, sono ridotti nella misura del 10 per cento, comunque nei limiti delle disponibilità non impegnate alla data di entrata in vigore del decreto.
Dette somme recuperate vanno versate all'entrata del bilancio dello Stato nel mese di ottobre 2006. Dall'applicazione di tali disposizioni sono esclusi alcuni enti, tra cui anche le istituzioni scolastiche, ma non le università, gli enti pubblici di ricerca, le istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale.
Il comma 2 dello stesso articolo dispone che per le medesime voci di spesa, per il triennio 2007-2009, le previsioni non potranno superare l'80 per cento di quelle iniziali relative al 2006, fermo restando quanto previsto dal comma 57 della legge n. 311 del 2004 (mentre per gli anni 2006 e 2007 si applica la percentuale di incremento del 2 per cento alle corrispondenti spese determinate per l'anno precedente). Dette somme recuperate vanno versate all'entrata del bilancio dello Stato entro il 30 giugno 2007.
Ciò premesso, ritengo opportuno sottolineare che le università godono di autonomia di bilancio e il loro finanziamento trova copertura su appositi stanziamenti budgettari dello Stato. In secondo luogo, svolgono una funzione centrale strategica nei processi della formazione superiore e della ricerca, elementi essenziali per lo sviluppo del paese.
Le università medesime, unitamente agli enti del Servizio sanitario nazionale, sono già state escluse dall'applicazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 57, della legge n. 311 del 2004, dalla riduzione del 2 per cento annuo nel triennio 2005-2007, in quanto si applica loro la disciplina di comparto (articolo 3, comma 1, della legge n. 350 del 2003). Infine, le spese effettuate dagli atenei con risorse proprie non generano fabbisogno a carico del bilancio dello Stato.
Da tali considerazioni consegue, pertanto, a parere del Ministero, che le spese effettuate dagli atenei e dalle loro articolazioni autonome non dovrebbero ricadere nei vincoli e nelle limitazioni previste dal contenimento della spesa pubblica. Pertanto il Ministero sta procedendo alla presentazione di un emendamento allaPag. 12legge finanziaria per il 2007 che inserisca le università, nonché gli enti pubblici di ricerca e le istituzioni dell'alta formazione artistica e musicale, tra gli enti nei cui riguardi non trova applicazione la disposizione relativa alla riduzione delle spese di cui al citato articolo 22 del decreto-legge n. 223 del 2006.
PRESIDENTE. Il deputato Ossorio ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE OSSORIO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per dire al signor sottosegretario che sono soddisfatto della risposta, sia pure parzialmente, almeno per l'impegno che il Ministero intende profondere su questo problema particolare ed auspico che lo stesso Ministero, ed il signor ministro particolare, nell'ambito della compagine governativa sappiano porre con forza un problema importante, che se non fosse affrontato con energia sarebbe esiziale - come si suol dire - per l'intero sistema paese.
Con tale dichiarazione, devo prendere atto di questo impegno e di questa tendenza. Constateremo se in futuro, soprattutto in sede di discussione del disegno di legge finanziaria per l'anno 2007, vi sarà tale svolta di tendenza da parte del Governo nel suo complesso, e del signor ministro in particolare, sull'argomento specifico delle università e del settore della ricerca.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.