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Informativa urgente del Governo in ordine alla posizione assunta dall'Italia in relazione all'elezione del membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU in rappresentanza del gruppo latino-americano e caraibico.
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, il tema oggetto di questa informativa è senza dubbio interessante. Tuttavia, noi ritenevamo si potesse affrontare con tempistica e con modalità diverse. Ringrazio, anche per questo motivo, in modo particolare il ministro D'Alema, per la disponibilità che ha dimostrato in questo frangente. Sottolineo la sensibilità e l'attenzione nei confronti del Parlamento che questa informativa manifesta.
L'informativa del ministro è stata molto chiara, esauriente e, per quanto ci riguarda, del tutto condivisibile. Degli elementi forniti dal Governo vorrei sottolineare molto brevemente alcuni aspetti. Il primo riguarda la scelta dell'Italia, che è stata compiuta in modo del tutto trasparente ed è stata politicamente motivata ai nostri principali alleati ed ai paesi più direttamente interessati. Anche la nostra diversità di comportamento e di valutazione rispetto all'alleato americano non contiene alcunché di ideologico, non è un giudizio di adesione alla politica di questo o quello Stato latino-americano. Sin dall'inizio, sin dal suo insediamento, questo Governo ha dimostrato affidabilità e lealtà nei confronti dell'Alleanza atlantica, che si dimostrano anche sulla base di un confronto aperto e nelle differenze delle posizioni in campo.
Il secondo elemento che vorrei sottolineare riguarda la nostra astensione, che si colloca - come diceva il ministro - in un contesto di profonda divisione tra i paesi dell'America latina e dei Caraibi che non possiamo considerare positivamente. Ai fini della rappresentanza, nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di un'area regionale così importante è senza dubbio auspicabile ricercare una candidatura ampiamente condivisa.
Come terzo aspetto evidenzio come la nostra astensione sia stata motivata, tra le altre cose, dalla volontà di tutelare la comunità di origine italiana in Venezuela, la cui ampiezza è stata richiamata dal ministro D'Alema. Ricordo che anche una deputata appartenente al nostro gruppo parlamentare proviene proprio dal Venezuela. Non è un mistero che la comunità italiana in quel paese non ha esitato ad assumere anche posizioni critiche nei confronti del Governo Chavez. Sappiamo che quella comunità è, oggi, parte integrante di quel paese, della sua economia e della sua vita sociale, civile e politica.
Infine, un quarto elemento. La limpidezza della posizione espressa dall'Italia su questa specifica vicenda ci mette nelle condizioni di contribuire a promuovere uno scenario nuovo che possa portare al superamento di questa divisione tra i paesi del sud e del centro America e ad individuare una candidatura sostenuta dalla maggior parte dei paesi della regione. In questa direzione - come ricordava il ministro - si stanno già muovendo importanti paesi dell'America latina, come il Cile. Ritengo anch'io possibile che a far maturare questa prospettiva possa scegliere di concorrere, oggi, all'indomani della importante rielezione del Presidente Lula, un grande paese come il Brasile. D'altro canto, l'amplissimo consenso che ha accompagnato la candidatura dell'Italia quale membro non permanente del Consiglio di sicurezza per il biennio 2007-2008 sta a dimostrare l'apprezzamento e la stima di cui il nostro paese gode in ogni area del pianeta. La sua autorevolezza si è senza dubbio accresciuta, in questi mesi, grazie all'iniziativa del Governo in carica, una iniziativa politica e diplomatica a tutto campo che ha mostrato una Italia capace di interloquire e di dialogare con tutti i principali paesi del mondo, con tutti i principali paesi delle aree caratterizzate dalle crisi più drammatiche. Questa politica è ispirata ai principi della pace, dellaPag. 16soluzione politica dei conflitti e della costruzione di un multilateralismo attivo ed efficace (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Martino. Ne ha facoltà.
ANTONIO MARTINO. Signor ministro, questa vicenda costituisce l'ennesima di una serie di iniziative sciagurate degli ultimi cinque mesi della politica estera italiana. Tali iniziative sembrano studiate apposta per isolare l'Italia dall'Europa, dal suo tradizionale sistema di alleanze e dal novero delle grandi democrazie occidentali.
Il suo debutto sulla scena internazionale ebbe luogo proprio quando il mondo civile assisteva esterrefatto alle esternazioni del Capo del Governo iraniano, volte a negare l'olocausto, ad affermare che la fine dei giorni si avrà quando l'ultimo ebreo sarà stato ucciso e a reiterare il suo proposito di distruggere lo Stato di Israele.
Queste tesi, che riportano alla mente gli anni più bui della storia d'Europa, venivano rese ancora più inquietanti dal programma iraniano di arricchimento dell'uranio. Orbene, in quella circostanza, lei non ha saputo fare di meglio che recarsi a Teheran e dichiarare inalienabile il diritto dell'Iran al nucleare. «Inalienabile», signor ministro, è un aggettivo pesante, da oltre due secoli scolpito nella Dichiarazione di indipendenza americana, dove vengono dichiarati inalienabili i fondamentali diritti dell'uomo. Ritenere alla stessa stregua il diritto dell'Iran al nucleare mi sembra semplicemente grottesco.
Quasi a voler sottolineare la sua scelta di campo, lei ha ritenuto opportuno farsi ritrarre a passeggio per le vie di Beirut con un esponente di Hezbollah, il partito di Dio, braccio armato dell'Iran in Libano, il cui obiettivo conclamato è la distruzione di Israele.
Sorvolo su altre non meno allucinanti gaffe della sua gestione. Questa è, come dicevo, l'ennesima. Rompendo la solidarietà europea, l'Italia si è astenuta nella votazione per il seggio latino-americano nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, evidentemente per sottolineare che non è ostile alla candidatura del venezuelano Chavez. Lei ha detto: «non potevamo votare contro», quasi che scegliere uno dei due paesi significasse votare contro l'altro. Siamo l'unico paese europeo - lo ripeto: l'unico - che non si oppone a una candidatura che sarebbe molto pericolosa per le Nazioni Unite, perché il suo obiettivo - del resto lei ha riconosciuto che il candidato venezuelano, da un punto di vista politico, non è appoggiabile - è quello di limitare la possibilità che il Consiglio di sicurezza intervenga sui dossier più delicati, dall'Iran alla Corea del nord, sul nucleare, eccetera.
Trovo singolare, signor ministro, che, dopo avere impartito a destra e a manca lezioni di europeismo e di spirito onusiano, lei adesso tradisca sia l'ONU, sia l'Unione europea, prendendo le distanze dall'Europa e, sia pure solo con una pilatesca astensione, favorendo la candidatura di chi si ripromette di limitare il ruolo dell'ONU in campo internazionale.
In neanche cinque mesi lei è riuscito a dilapidare il patrimonio di credibilità acquisita dall'Italia in cinque anni di politica estera credibile e condivisa. Complimenti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Briguglio. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Signor ministro, la sua informativa conferma le nostre preoccupazioni. Avevamo presentato una interrogazione a risposta immediata in Commissione. Possiamo soltanto ringraziarla della contabilità fornita e dell'excursus dei precedenti, ma siamo del tutto insoddisfatti della sua esposizione.
La nostra impressione è che stia avvenendo una sorta di distruzione di tutto ciò che c'è stato in precedenza.
Stamattina leggevo un ottimo libretto di un autore latino-americano, Jorge Luis Borges, il quale ricordava che il primo imperatore cinese, quello che costruì la Grande muraglia, dispose anche che venisseroPag. 17bruciati tutti i libri che vennero scritti prima di lui.
Bruciò i libri - scrive - perché l'opposizione invocava la loro testimonianza per elogiare gli antichi imperatori: una sorta di rigorosa abolizione del passato. A me pare che a questo tipo di ispirazione si sia prestato il Governo in cui lei siede come ministro degli esteri perseguendo e ricercando continuamente una discontinuità che ha finito per incrinare i pilastri della politica estera dell'Italia, e non solo quella del precedente Governo di centrodestra.
Questo è il significato grave e negativamente qualificante per il Governo della scelta dell'esecutivo di non scegliere, cioè di astenersi, tra Venezuela e Guatemala per la rappresentanza dell'America latina quale titolare del seggio non permanente all'interno dello Consiglio di sicurezza dell'ONU. Tale «non scelta», però, sul piano politico costituisce una vera e propria scelta naturalista e «terzaforzista», che assesta un colpo a due pilastri della nostra tradizionale politica estera: le relazioni di amicizia e di leale alleanza con gli Stati Uniti d'America e la ricerca, su cui avete insistito in ogni occasione, di una comune posizione con gli altri partner dell'Unione europea, alla quale soltanto a parole il Governo di cui lei fa parte afferma il tenere con assoluta priorità.
La decisione di astenersi rispetto all'ipotesi che ad occupare il posto nel Consiglio di sicurezza dell'ONU, luogo della politica internazionale ove sono necessarie presenze affidabili e rassicuranti, possa essere l'ultras Ugo Chavez, per il quale il Presidente americano sarebbe addirittura il diavolo in persona, risulta incomprensibile ed inquietante. Oggi sul Corriere della Sera il noto politologo Benjamin Barber, non dei circoli neocon, ma dei circoli liberal americani, ha detto testualmente del Presidente venezuelano: ha perso il seggio al Consiglio di sicurezza dell'ONU, che sarebbe stato molto utile all'America latina, proprio per la sua aggressività sulla scena internazionale; fa l'anti-Bush, vorrebbe creare un fronte mondiale contro Washington e in casa ha la mano troppo dura.
Credo che questo commento molto preoccupante ci debba far capire quanto sia stata errata la scelta neutralista del nostro Governo. Pensiamo, poi, che gli altri paesi europei, e citiamo per tutti la famosa Spagna a guida Zapatero, che ha interessi materiali e culturali in Venezuela non inferiori ai nostri (ecco perché le giustificazioni da lei addotte non sono per noi assolutamente fondate), hanno deciso di fare fronte con gli Stati Uniti nel sostenere la candidatura del Guatemala.
Per questo, signor ministro, crediamo sia assolutamente necessario che il Governo corregga, e in fretta, questa linea, ricollocando il nostro paese nella tradizionale area di alleanze ed amicizie internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, in America latina c'è una divisione, ha detto il ministro: corrisponde alla verità. Sarebbe stato grave che il nostro paese avesse voluto prendere parte e favorire il protrarsi di tale divisione. La decisione di astenersi non è favorevole o contraria a nessuno dei due candidati; significa semplicemente avere l'ambizione di poter giocare un ruolo in quel continente secondo alcuni dettami, principi e linee di politica internazionale.
Certo, l'indignazione degna di miglior causa che viene dai banchi della destra denuncia il fatto che, al posto di questo Governo, il Governo precedentemente in carica non avrebbe esitato un solo secondo ad accettare il «consiglio» - e lo dico tra virgolette - di Washington per votare il candidato latino-americano. Questo sarebbe stato, tuttavia, un grave errore; così come lo è stato avere per cinque anni una politica di totale subalternità nei confronti dell'unilateralismo statunitense.
Alcuni colleghi hanno voluto spendere parole contrarie al Presidente Chavez e alPag. 18Venezuela. Lo capisco. Del resto, il governo venezuelano fa parlare di sé e certamente non è incline ad essere moderato e a sostenere posizioni che non suscitino contrasti e anche dure polemiche. Visto che stiamo parlando nel merito dei candidati, vorrei ricordare, però - non solo per riequilibrare la bilancia - che il Guatemala è un paese dove è ancora fortissima l'influenza di uno dei più grandi criminali del centro America: Rios Mont, responsabile della morte di centinaia di migliaia di indigeni. Il Guatemala è un paese dove il 70 per cento della popolazione è indigena e gli indigeni sono trattati come paria, come cittadini non di serie B, ma di serie C.
Non ho nulla in contrario al fatto che il Guatemala venga rispettato. Non accetterò mai, però, che si applichino due pesi e due misure. Certo, per qualcuno c'è da menar vanto della politica del Guatemala in altri periodi. Vorrei ricordare, però, che il sottosegretario Albright, seppur tardivamente, ha chiesto scusa per i crimini commessi dagli Stati Uniti in complicità con regimi del centro e del sud America.
EMERENZIO BARBIERI. Segretario di Stato, non sottosegretario!
RAMON MANTOVANI. Se lo ha fatto lei, non capisco come mai autorevoli esponenti del centrodestra non si sentano ancora di farlo. In ogni caso, a me risulta che il Venezuela, perlomeno stando alle dichiarazioni pubbliche rilasciate, abbia già rinunciato alla propria candidatura. Certo, lo ha fatto indicando un'altra possibile candidatura, che non so se riuscirà ad ottenere il consenso necessario; mi pare, tuttavia, che l'appello proveniente dal recente incontro del gruppo regionale sia stato rispettato.
La linea fondamentale del Governo, che io apprezzo, è di mantenersi coerente con una politica estera - questa sì condivisa sia dal centrodestra sia dal centrosinistra - che anche io, spesso eterodosso rispetto a molte posizioni di politica estera del nostro paese, ho condiviso: pensare ad una riforma della Nazioni Unite nel cui ambito siano i gruppi regionali e le organizzazioni regionali, per esempio l'Unione europea o il gruppo regionale latino-americano, ad essere i perni della riforma del Consiglio di sicurezza invece che protrarre indefinitamente una competizione all'interno dei gruppi regionali per conquistare un seggio permanente senza riformare le Nazioni Unite.
Per tutti questi motivi, sono soddisfatto dell'informativa resa dal ministro degli affari esteri e ribadisco che noi appoggiamo questa posizione del Governo italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Grazie Presidente. Contrariamente all'opinione dell'onorevole Mantovano...
RAMON MANTOVANI. Mantovani!
EMERENZIO BARBIERI. Chiedo scusa, ma non è perché uno sbaglia l'ultima vocale che deve...
MASSIMO D'ALEMA, Ministro degli affari esteri. È un'altra persona!
EMERENZIO BARBIERI. Devo dire che sono rimasto un po' deluso dall'illustrazione che ci ha fatto il ministro degli affari esteri. La delusione si accentua perché io ho sempre avuto una grande stima, ovviamente da posizioni assolutamente contrapposte, del ministro D'alema.
Chiariamo intanto una cosa: trovo un po' patetico e ridicolo che i due sottosegretari presenti in aula, mai eletti dal popolo italiano, abbiano applaudito l'intervento del ministro. Quindi, li inviterei per il futuro a contenere questi sentimenti di grande gioia, perché non serve a niente. Voi siete sottosegretari perché esiste questo Governo; se non esistesse, ovviamente, non sareste sottosegretari.
Qual è l'equivoco, ministro e Vicepresidente del Consiglio D'Alema, della sua informativa? Lei ha attestato l'Italia - immagino con convinzione - su una linea.Pag. 19Dalla sua esposizione, ministro, ho capito che nel suo schema la convenienza prevale rispetto alla convinzione. Qualche giorno fa, lei ha detto - lo ha ripetuto poi in modo molto chiaro la collega Sereni, intervenendo a nome del gruppo de L'Ulivo - che noi non possiamo votare contro la candidatura di un paese dove vivono oltre un milione di italiani. Se queste sono le convinzioni, devo dire, ministro D'Alema, che rimpiango la prima Repubblica, dove le convinzioni erano superiori alle convenienze -! Cosa vuol dire astenersi per favorire un terzo candidato? Non vuole dire nulla, assolutamente nulla.
Ministro D'Alema, noi proveniamo da storie diverse, io dalla Democrazia Cristiana, lei dal Partito Comunista; quando l'onorevole De Gasperi andò a Parigi, nel 1947, fece una cosa molto importante: disse che la convinzione dell'Italia era quella di battersi in un certo modo, che era contro le convenienze. È qui che è mancato il Governo italiano! D'altra parte, l'onorevole Mantovani, che è un comunista vero - cioè non rispetto a lei, ma a qualche suo collega (penso fra tutti a Veltroni) non ha abiurato il comunismo, e infatti l'onorevole Mantovani è uno che è orgoglioso di essere comunista -, ha ritenuto giusta questa posizione. Secondo me è sinonimo, onorevole Mantovani, di codardia, di mancanza di coraggio.
Noi siamo alleati degli Stati Uniti e non posso pensare di dire questa cosa in contrapposizione all'onorevole D'Alema! L'onorevole D'Alema ha un rapporto politico talmente forte con Condoleezza Rice, che non c'è ombra di dubbio che l'onorevole D'Alema è più convinto di me che noi abbiamo un rapporto con gli Stati Uniti. So che la cosa dà grande dispiacere all'onorevole Mantovani (commenti del deputato Mantovani), però questa è la realtà nella quale ci muoviamo.
Qual è la questione sulla quale ho molti dubbi? Chi sia Chavez, lei lo sa, ministro D'Alema, meglio di me. Le voglio soltanto ricordare che Chavez ha programmato nel bilancio del Venezuela una spesa militare quinquennale di 30 miliardi di euro. Lui spera di rimanere al potere oltre il 2020, in tal caso la cifra arriverebbe a 60 miliardi di euro.
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato Barbieri.
EMERENZIO BARBIERI. Per comprare cosa? Aerei da combattimento, elicotteri dotati di artiglieria, 100 mila kalashnikov russi e un sistema radar cinese! Ministro D'Alema, secondo me è fondamentale che noi prendiamo posizione contro Chavez, perché Chavez è un dittatore alla stessa stregua di parecchi dittatori, che oggi sono alleati con lui (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Barbieri, questo è il luogo del dibattito e anche della polemica politica più accesa; tuttavia, i rapporti tra Parlamento e Governo devono essere sempre ispirati ad un rispetto reciproco. Il fatto che i sottosegretari qui presenti non siano stati eletti - un fatto che lei ha teso a sottolineare e, non so perché, a stigmatizzare -, non toglie che siano stati nominati, come tutti gli altri, secondo le procedure previste dalla Costituzione e dalla legge italiana.
EMERENZIO BARBIERI. No, Presidente, è una sua interpretazione!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, come è noto, il Governo italiano, tramite il ministro degli affari esteri, ha dato istruzioni al nostro rappresentante permanente presso le Nazioni Unite di non esprimere un voto nel ballottaggio che ha opposto finora il Guatemala al Venezuela del controverso presidente Chavez. La candidatura del Guatemala, promossa dagli Stati Uniti, è stata sostenuta da un vasto arco di delegazioni, incluse quelle della Spagna di Zapatero, della Francia, dellaPag. 20Cina e del Brasile, i cui governi non possono certamente essere sospettati di particolare indulgenza nei confronti di Washington. Quella del Venezuela, invece, risulta essere stata abbracciata da un coacervo di paesi, con i quali, attualmente, l'Italia non divide alcun particolare interesse o valore.
L'astensione, voluta dal ministro D'Alema, non è stata indifferente ai fini dell'andamento delle votazioni, perché, nei primi scrutini, l'Italia si è trovata ad essere il paese di maggior peso geopolitico, fra i cinque e i sette, a non pronunciarsi; e questo è circa il numero di voti che sono mancati al Guatemala per raggiungere il quorum richiesto. Non a caso, il Governo di Caracas ha espresso tutta la gratitudine del Presidente Chavez per la scelta fatta dalla Farnesina.
La circostanza naturalmente non costituisce, per noi della Lega, motivo di orgoglio. Tutt'altro. È, invece, fonte di preoccupazione, perché la Lega Nord vi riconosce un ulteriore segno della deriva antioccidentale che sta permeando, da qualche mese - direi da sempre, ovvero da quando c'è questo Governo - la nostra politica estera. La scelta astensionista, voluta dal ministro D'Alema, può avere numerose spiegazioni. Probabilmente è stata una contropartita per ottenere una parte di quei voti che hanno contribuito a determinare l'eccezionale maggioranza con la quale l'Italia è rientrata nel Consiglio di sicurezza. Non è da escludere che si sia, altresì, voluto evitare di indispettire un paese che è tra i maggiori produttori ed esportatori mondiali di petrolio.
Nessuna di queste spiegazioni è, ad ogni modo, una giustificazione accettabile. Nulla, inoltre, riesce ad allontanare dalla Farnesina il nostro sospetto che, con queste istruzioni, si sia inteso soprattutto dare corpo, una volta di più, a quella discontinuità nella politica estera, che è stata, più volte, invocata dalle ali più radicali della coalizione di centrosinistra, facendo uno «sgambetto» a Washington; discontinuità, tra l'altro, stridente con la scomparsa imbarazzante, che è già avvenuta, «alla chetichella» delle bandiere arcobaleno, tolte dai municipi retti da giunte di sinistra.
Neanche sotto il profilo della discontinuità, l'equidistanza tra Venezuela e Guatemala ci pare accettabile e condivisibile, perché contribuisce a deteriorare il rapporto con gli Stati Uniti e ad incrinare la solidarietà occidentale, che è stata la linea guida ispiratrice della politica estera della Casa delle libertà. Una politica estera seria, oltretutto, non si può costruire sui rancori e sui dispetti, specialmente quando i rapporti di potenza sono tali da sconsigliarlo.
Il Venezuela e il Guatemala non possono e non potevano essere posti sullo stesso piano dalla nostra diplomazia, specialmente dopo gli sforzi compiuti da Chavez per stabilire alleanze con alcuni tra i Governi più discutibili del mondo, come la Bielorussia di Lukashenko e l'Iran del Presidente Ahmadinejad.
La Lega Nord ritiene che gli orientamenti della nostra scelta per il Consiglio di sicurezza avrebbero meritato maggiore attenzione e un dibattito parlamentare, ben prima di leggerli sulle agenzie di stampa.
La partita per il seggio latino-americano non è fortunatamente ancora conclusa. Non è da escludere che al duello tra Venezuela e Guatemala ne subentri uno nuovo, magari tra la Bolivia, che sarebbe sostenuta dal Venezuela, e il Costarica, che sostituirebbe nella sfida il Guatemala. Vorremmo sapere allora come si comporterà il nostro paese. Saremo ancora equidistanti e neutrali, favorendo, di fatto, il presidente cocalero Evo Morales ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MASSIMO GARAVAGLIA. ...che non ha esitato a nazionalizzare l'intero comparto gasifero nazionale, danneggiando anche il Brasile del vostro amico Lula? Oppure, torneremo finalmente a riallinearci all'occidente, come si aspetta la stragrande maggioranza dell'opinione pubblica del nostro paese?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donadi. Ne ha facoltà.
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MASSIMO DONADI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, vorrei riprendere un'affermazione dell'onorevole Martino che mi ha obiettivamente colpito; infatti, anch'io credo che lei, signor ministro, con il comportamento dimostrato in questi primi mesi, stia smantellando quell'immagine che in cinque anni, con difficoltà, il precedente Governo era riuscito a crearsi a livello internazionale. In effetti, il fatto di non vederla mai con un cappello da texano nel ranch di Bush, il fatto di non vederla frequentare quella fucina di democrazia e di rispetto dei diritti umani, che è la dacia di Putin, ci lascia spesso interdetti. D'altra parte, signor ministro, non sentirla mai fare battute sul gentil sesso e non averla mai vista ritratta in nessuna foto nei meeting internazionali, facendo le corna ai suoi colleghi, devo dire che ci ha letteralmente lasciati allibiti. Ritengo che le affermazioni dell'onorevole Martino dovessero contenere un principio di ironia, che mi hanno fatto sentire autorizzato a replicare con pari ironia!
Credo, invece, che una sua dichiarazione, signor ministro, faccia giustizia in un sol colpo di tutte le critiche che, in modo molto strumentale, le sono state rivolte questa sera. Mi riferisco al fatto che l'Italia ha manifestato chiaramente la propria non disponibilità a sostenere con il proprio voto la candidatura del Venezuela e soprattutto ha confermato la propria disponibilità a sostenere la candidatura del Guatemala qualora, in seno all'ONU, il nostro voto fosse determinante al fine del raggiungimento dei due terzi dei voti. Il nostro paese, fin dall'inizio, si è reso conto che la mancanza di consenso sulla candidatura del Guatemala aveva carattere strutturale, quindi non sanabile a prescindere dal voto italiano.
Signor ministro, le sue dichiarazioni di peso politico non irrilevante relative ad esempio al fatto che vi sono un milione di cittadini venezuelani di origine italiana e al fatto che, d'ora in poi, sarà possibile svolgere quel ruolo agevolatore di una soluzione nuova, ormai necessitata, dimostrano che la scelta adottata è stata quella giusta. L'Italia insieme al Brasile potrà dunque svolgere un ruolo di sicuro peso e di sicuro significato in quello scacchiere del quale il Brasile costituisce sicuramente la potenza più rilevante.
Pertanto, signor ministro, condividiamo appieno la linea espressa dal Governo e, al di là di ciò, esprimiamo un particolare apprezzamento per il modo in cui in questi mesi è stata condotta su tutti i fronti la politica estera del nostro paese.
Credo che la lealtà tra Stati alleati si debba misurare sempre sulla base di un ruolo di autonomia, di indipendenza e di libertà di giudizio che ogni paese con orgoglio deve saper rivendicare. Ritengo non sia un caso che, in una crisi difficile e delicata come quella del Libano - in ordine alla quale abbiamo tenuto posizioni non supine rispetto a quelle di altri alleati -, il Governo israeliano abbia richiesto un ruolo di primo piano proprio all'Italia. Quindi, l'Italia dei Valori ribadisce il pieno sostegno alla linea adottata dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Grazie, Presidente. Come lei sa, signor ministro, io non sono un fautore della coesione europea a tutti i costi: per me non è un valore assoluto o un principio sacro, quando soprattutto serve a non prendere iniziative politicamente e umanamente rilevanti. Pertanto, non mi scandalizza il fatto che l'Italia sia l'unico paese dell'Unione europea che non si opponga alla candidatura del Venezuela di Chavez, come membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Mi preoccupa, invece, un altro fatto che ha una rilevanza politica: i principali e più numerosi sostenitori della candidatura del Venezuela contro il Guatemala fanno parte di quella componente, forse non maggioritaria, ma sicuramente consistente e potente, di paesi illiberali, se non apertamente dittatoriali, come la Cina, la Russia, la Bielorussia, il Vietnam, la Corea del Nord, l'Iran, la Siria e molti paesi arabi, tra cui alcuni fondamentalisti. Una «santaPag. 22alleanza» di nemici della libertà e della democrazia, sicuramente di nemici degli Stati Uniti.
L'Italia, certo, non ha votato a favore del Venezuela, ma neanche contro, come invece ha fatto la maggior parte delle democrazie occidentali e tutti i paesi membri dell'Unione europea, tra cui la Spagna di Zapatero e la Francia di Chirac, che non possono essere sicuramente tacciate di filoamericanismo e che hanno votato per il Guatemala. Quest'ultimo paese, signor ministro, è arrivato a prendere 116 voti, 8 voti dal raggiungimento del quorum. Dunque, non 15 o 20, come lei ha detto.
Signor ministro degli esteri, alcuni giorni fa lei è venuto presso la Commissione esteri della Camera per intervenire sulla questione della moratoria ONU sulle esecuzioni capitali, per dirci che è necessario il consenso dell'Unione europea, che la coesione europea è un bene assoluto e un valore a cui il suo ministero non intende rinunciare. Inoltre, lei ha detto che le regole della politica estera comune ci impongono di portare avanti l'iniziativa contro la pena di morte come Unione europea, soprattutto ora che siamo stati eletti al Consiglio di sicurezza e non possiamo prendere iniziative a titolo nazionale. Ebbene, l'iniziativa che l'Italia ha preso, astenendosi sulla questione, è stata a titolo nazionale: lei aveva detto quanto ho ricordato prima, salvo poi - sul Guatemala per l'appunto - votare in maniera difforme e isolata rispetto all'Unione europea.
Sulla pena di morte vi è il vincolo europeo e, di fatto, ciò significa dire «no» alla moratoria e difendere la pena di morte nel mondo, lo status quo di migliaia di esecuzioni capitali nel mondo. Sul Guatemala non c'è più la coesione dell'Unione europea: l'Italia è l'unica in Europa a schierarsi di fatto con il club dei dittatori che difendono Chavez, il quale ha ringraziato - e non a caso - il nostro paese per una posizione che, di fatto, lo favorisce e gli ha dato credito internazionale.
Lei ci ha spiegato nei giorni scorsi che noi non possiamo votare contro la candidatura di un paese dove vive oltre un milione di italiani. La domanda è questa, signor ministro: lei ha sentito il punto di vista di questo milione di nostri connazionali? Non so cosa le risulti, ma sono a conoscenza del fatto che molti imprenditori e commercianti di origini italiane se ne stanno andando dal Venezuela perché vittime della politica di nazionalizzazioni del populista e militarista Chavez.
Vi sono inoltre le associazioni italiane che sono ancora lì in prima fila a manifestare contro la politica di Chavez, per chiederne l'allontanamento. Non opporsi apertamente alla candidatura del Venezuela è stato, signor ministro, un errore, anche - e forse soprattutto - per un altro ordine di motivi che ritengo più importante. Come membro del Consiglio di sicurezza, Chavez sarebbe sicuramente un ostacolo alla soluzione di alcune grandi questioni cruciali che mettono in pericolo la pace e la sicurezza mondiale. Lei conosce bene la questione del nucleare, non solo quello iraniano, ma anche quello nordcoreano; tuttavia, la questione forse più rilevante e importante è quella dei diritti umani che vengono violati in tutti quei paesi che stanno sostenendo la candidatura del Venezuela: Cecenia, quindi la Russia, Bielorussia, Birmania, Iran, Siria.
Concludendo, signor Presidente, ricordo che il 16 ottobre scorso l'Italia è stata eletta membro del Consiglio di sicurezza con 186 voti su 192, tra cui quello del Venezuela.
È stato un successo clamoroso, che non vorrei divenisse un limite. Abbiamo acquisito un credito favoloso, che non vorrei portasse qualche debito. Il modo migliore di giocarsi quel successo e quel credito non è certo quello della realpolitik, di posizioni di basso profilo o, peggio, di cedimenti sui principi; il modo migliore, signor ministro, di gestire successo e credito è quello di reinvestire in qualche piccola impresa a favore dei diritti umani e, quindi, in una maggiore credibilità internazionale del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tranfaglia. Ne ha facoltà.
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NICOLA TRANFAGLIA. L'informativa del ministro degli esteri ci trova del tutto consenzienti sulla base di valutazioni che attengono alla politica estera generale che il Governo italiano sta conducendo da cinque mesi. Prima di tutto perché a me pare che si possa essere alleati degli Stati Uniti senza seguire pedissequamente tutte le scelte che questo paese sta effettuando sotto la presidenza di George W. Bush, ed è quello che ha fatto l'Italia. Le singole scelte, soprattutto su questioni che riguardano l'influenza perdurante degli Stati Uniti su molti altri paesi, in particolare sulla regione del centro e del sud America, non mettono in discussione l'alleanza con gli Stati Uniti, ma collocano l'Italia su posizioni che sono anche di altri paesi democratici dell'Occidente.
In secondo luogo, riguardo al problema del «seggio di sicurezza» l'atteggiamento di astensione dell'Italia corrisponde ad una serie di ragioni, alcune delle quali sono state citate in precedenti interventi.
Mi colpisce il fatto che si parli delle contraddizioni del Venezuela e che non lo si faccia invece per quelle che vi sono nel Guatemala, che si parli dei diritti umani, che vengono sicuramente più volte messi in discussione o traditi nel Venezuela, ma che questo criterio, che è giusto e che condivido, non venga messo in evidenza per altri paesi latinoamericani, a cominciare dal Guatemala stesso. Se non sbaglio, per assumere scelte politiche è necessario usare criteri omogenei; se si usano taluni criteri per un paese e criteri opposti o diversi per altri, è impossibile intendersi nonostante tutta la volontà di dialogo che può esservi.
Un altro elemento che mi sembra importante è che l'atteggiamento che pone l'Italia nella condizione di influire successivamente, e di assumere una posizione rispetto alle altre questioni che saranno affrontate nel Consiglio di sicurezza, fa parte di una concezione più larga, che abbiamo visto attuata sia di fronte alle missioni umanitarie, come in Libano, sia di fronte ad altre scelte che l'Italia ha assunto. Non si tratta di un atto staccato dalla politica estera generale e per questo è più apprezzabile.
Vorrei sottolineare un punto importante riguardo al tema della riforma delle Nazioni Unite. Mi pare che, dopo tutto quello che è successo negli ultimi anni, e dopo gli elementi negativi che sono intervenuti proprio a seguito della politica degli Stati Uniti sotto la Presidenza Bush, sia molto importante che l'Italia possa continuare quello che ha già fatto in maniera sempre più ampia, stringendo alleanze con altri paesi europei (purtroppo non con l'Unione europea nel suo complesso, ma con altri paesi europei), e che abbia un ruolo significativo nella riforma delle Nazione Unite. A tale proposito, è ormai chiaro che le Nazioni Unite hanno perduto negli ultimi anni una parte notevole del loro ruolo internazionale e ciò anche per azioni compiute dagli Stati Uniti medesimi.
È dunque necessario che non si faccia passare altro tempo prima di arrivare ad una riforma che riequilibri i ruoli all'interno degli Stati Uniti e che superi veramente quegli anni di guerra fredda che hanno caratterizzato l'ultimo cinquantennio.
Da questo punto di vista, la riforma delle Nazioni Unite costituisce un obiettivo di fondo del nostro paese, come di tutte le democrazie.
Continuare su questa strada mi sembra effettivamente un compito difficile, ma molto importante per questa legislatura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, ministro, colleghe e colleghi, noi, deputati Verdi, concordiamo con l'atteggiamento adottato dal Governo italiano, in particolare dal ministro D'Alema, il quale ha spiegato in modo chiaro le ragioni di questa posizione: da una parte, Chavez che, molte volte, ha dichiarato il suo antiamericanismo ed ha posto una candidatura solo in veste antiamericana (quindi, difficile da votare); dall'altra, un milione diitaliani, compatrioti, residenti in Venezuela, dei quali bisogna tutelare l'incolumità e la dignità.
Io, in particolare, essendo un italiano eletto all'estero (non sono un sudamericano, anzi provengo da uno dei paesi più piccoli del mondo, Malta), apprezzo la sensibilità del Governo italiano nei confronti degli italiani all'estero, un atteggiamento molto, molto, diverso da quello che ha causato all'Italia, uno-due anni fa, tante figuracce all'estero, ogniqualvolta il Presidente del Consiglio insultava il Governo tedesco o i cittadini tedeschi, parlando di kapò, o i finlandesi, dicendo di volerne sedurre la Presidente, e via dicendo. Al contrario, la sensibilità dell'attuale Governo nei confronti degli italiani residenti all'estero va elogiata.
Certamente, finora questa candidatura è stata «imbastita» in maniera bislacca. Infatti, ci sembra quasi di avere un candidato antiamericano ed uno «proamericano». Questo, sicuramente, non fa il bene delle Nazioni Unite.
Abbiamo bisogno di sostenere candidature che siano non contro gli americani né a favore gli americani, ma pro ONU, a favore di una struttura sovranazionale che possa agire in maniera multilaterale per la pace e per la stabilità del mondo.
Dunque, ben fa il Governo italiano a cercare di agevolare tutti i paesi (Cile, Brasile) che si stanno adoperando a trovare un candidato consensuale, che sia espressione del consenso dei popoli latino-americani.
Inoltre, se è vero ciò che è stato scritto sui giornali italiani del 23 ottobre, ossia che l'Italia è stata «bacchettata» da Condoleeza Rice per non aver votato contro il Venezuela, tutto ciò non è accettabile. Ogni paese sovrano ha il diritto di decidere in maniera autonoma e anche i paesi latino-americani non devono essere sottoposti a questa continua pressione sul pro o l'antiamericanismo.
Dunque, andiamo avanti nella ricerca di un candidato. Sarà la Bolivia? Sarà il Costarica? Nel 1979, dopo 154 votazioni, fu eletto il Messico (chi entra Papa esce cardinale!). L'importante è che si lavori per il bene dell'ONU, perché questa struttura multinazionale sia riformata veramente e possa essere efficace come lo è, almeno adesso, con il nuovo Governo italiano, nel Libano, grazie anche al multilateralismo dell'Unione europea e non sfortunatamente con come era quell'unilateralismo cui eravamo stati abituati con Bush, Blair e Berlusconi negli ultimi cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi deputati, noi parlamentari aderenti al gruppo Popolari-Udeur abbiamo apprezzato la relazione svolta dal ministro D'Alema, ispirata al buon senso ed alla tutela degli interessi del nostro paese. D'altra parte, il ruolo di membro del Consiglio di sicurezza dell'ONU assume un'importanza decisiva nello scacchiere internazionale, soprattutto in un contesto, quale quello attuale, ove le Nazioni Unite sono chiamate a prendere decisioni e ad avviare iniziative fondamentali per il futuro del pianeta, della pace e dei popoli.
Ricordo che, da varie parti, si auspica una riforma delle stesse Nazioni Unite, proprio per far sì che tale strumento istituzionale, indispensabile per mantenere la pace e favorire la cooperazione tra i popoli, abbia una credibilità sempre più forte, nonché una forza maggiore per dirimere quelle controversie internazionali che si fanno sempre più numerose e diffuse in tutto il mondo.
Per questo motivo, non possiamo che essere orgogliosi della recente elezione dell'Italia tra i dieci membri non permanenti del Consiglio di sicurezza per il prossimo biennio, consapevoli che tale scelta è il segno del riconoscimento, da parte degli altri paesi, del ruolo assunto dalla stessa Italia nell'ambito delle relazioni internazionali. Non possiamo fare a meno di constatare, tuttavia, che ciò rappresenta anche un atto di fiducia nei confronti del nuovo Governo e, in particolare,Pag. 25del ministro D'Alema, a fronte del ruolo di mediazione e di ponderato equilibrio che egli ha mostrato di voler intraprendere e seguire; e la posizione che lo stesso Governo ha assunto, in merito all'elezione del membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU in rappresentanza del gruppo latino-americano e caraibico, ne è un'ulteriore testimonianza.
La candidatura del Guatemala, che non ha mai avuto un seggio nell'organo esecutivo delle Nazioni Unite, è fortemente sostenuta dagli Stati Uniti, che vogliono impedire, a qualsiasi costo, l'ingresso del Venezuela nel Consiglio di sicurezza, soprattutto per le dichiarazioni rese dal suo Presidente Chavez in favore del programma nucleare iraniano (e che, naturalmente, preoccupano anche noi). Il Venezuela, dal canto suo, trova invece il sostegno della Russia e della Cina, mentre l'Europa non ha espresso una posizione comune.
L'astensione dell'Italia è una maniera, da un lato, per marcare non solo l'amicizia, ma anche l'autonomia e l'indipendenza che il nostro paese intende mantenere rispetto agli Stati Uniti e, dall'altro, per ribadire i rapporti di amicizia che intercorrono tra la stessa Italia e questo paese sudamericano, il quale ospita numerosi emigranti italiani e con il quale le nostre imprese intrattengono numerosi e produttivi rapporti economici. D'altra parte, appare saggia la decisione del Governo di non appoggiare apertamente la candidatura del Venezuela, valutando che non si possano sostenere pienamente le posizioni politiche del suo Presidente.
Con il trascorrere dei giorni, tuttavia, sembra sempre più difficile che uno di questi due paesi, come ha detto il ministro, riesca ad ottenere il numero di voti necessario per accedere al Consiglio di sicurezza: sarebbe irragionevole, quindi, circoscrivere la scelta soltanto ad essi. Tra i candidati «di compromesso» che potrebbero emergere - teniamo certamente presente la giustezza delle osservazioni formulate dal ministro, vale a dire il fatto che un ruolo chiave lo debba avere, con il consenso di tutti i paesi caraibici, il Brasile -, potrebbe comunque esservi una candidatura dell'Uruguay, che noi invitiamo il Governo a sostenere fino in fondo, vista la forte presenza di nostri connazionali in quel paese. Il ventaglio dei settori produttivi in cui sono coinvolti gli italiani in Uruguay è molto ricco e variamente distribuito; inoltre, gli imprenditori sembrano mediamente ben integrati nelle realtà di accoglimento. Pertanto, se dovessero maturarne le condizioni, siamo sicuri che il nostro Esecutivo non mancherà di offrire il proprio appoggio a quel paese così vicino a noi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, signor ministro, colleghi deputati, voi sapete che la posizione assunta da sempre dal Movimento per l'Autonomia (come abbiamo già dimostrato, del resto, in sede di Commissioni riunite esteri e difesa) è stata quella di sostenere una politica estera unitaria, espressione non del Governo del momento, ma della volontà di un paese intero. Riteniamo indispensabile, infatti, presentarsi all'esterno come un paese unito, che segua una sola linea di politica internazionale.
Credo che, in quelle occasioni, il nostro voto favorevole, che andava nella direzione del Governo, abbia rappresentato un'apertura di credito.
Riteniamo che un paese autorevole debba presentarsi unito, dal momento che si giocano partite importanti, soprattutto in Medio Oriente. La partita più importante è quella della pace, ma non meno importante è la partita che si sta giocando adesso in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, di cui l'Italia, dopo un lungo lavoro diplomatico svolto dal precedente Governo, è stata riconosciuta membro non permanente. Ciò, da un lato, ci inorgoglisce come italiani e ci dà lo stimolo e la forza di continuare a fare la nostra parte, affinché nel mondo si stabiliscano la pace e la democrazia; dall'altro lato, suscita in noi qualche preoccupazione.
La scelta di non scegliere, sicuramente, ci mette in una posizione di grande difficoltà.Pag. 26La difficoltà sta non tanto nel pensare ad una ambiguità di questo Governo o di un ministro degli esteri, ma all'ambiguità di un paese che oggi è rimasto quasi isolato nel panorama europeo perché è stato l'unico ad astenersi, non esprimendo un voto favorevole affinché un membro del Guatemala fosse eletto presso il Consiglio di sicurezza.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rao.
PIETRO RAO. Noi non vogliamo fare un processo alle intenzioni. Vogliamo continuare ad avere fiducia e a dare fiducia. Riteniamo che questo atteggiamento, sicuramente, non farà piacere ai nostri italiani in Venezuela. Riteniamo, altresì, che tale posizione possa essere il frutto di una «tirata di giacca» da parte della sinistra più radicale di questo Governo.
Tuttavia, anche se non condividiamo questa scelta, la accettiamo con riserva, e riteniamo che saranno i fatti a consentirci di esprimere un giudizio definitivo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rao.
PIETRO RAO. Mi avvio a concludere. Come dicevo, riteniamo che l'elezione di Chavez presso il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia sicuramente un ostacolo alla democrazia e alla pace...
PRESIDENTE. Ha esaurito abbondantemente il suo tempo.
È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Ringrazio il ministro degli affari esteri, gli onorevoli sottosegretari e gli onorevoli deputati presenti.