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Informativa urgente del Governo sugli episodi di violenza occorsi durante una manifestazione di protesta di lavoratori del petrolchimico di Porto Marghera presso la sede della Regione Veneto.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sugli episodi di violenza occorsi durante una manifestazione di protesta di lavoratori del petrolchimico di Porto Marghera presso la sede della Regione Veneto.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento del sottosegretario per lo sviluppo economico)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario per lo sviluppo economico, Paolo Giaretta.
PAOLO GIARETTA, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, i fatti su cui è stata chiesta la comunicazione del Governo si inquadrano nella vicenda occupazionale e produttiva del petrolchimico di Porto Marghera. Nella mattinata di ieri si è tenuta la preannunciata manifestazione delle segreterie territoriali di Filcem-CGIL, Femca-CISL e Uilcem-UIL per protestare contro la mancanza di una valutazione positiva della giunta regionale sul testo di un protocollo di intesa sulle prospettive di Porto Marghera, predisposto tra le aziende, i sindacati e gli altri livelli istituzionali.
La manifestazione prevedeva che i lavoratori del petrolchimico si radunasseroPag. 52alle 8 a Porto Marghera, per poi muoversi verso la città per svolgere un presidio presso la sede del consiglio regionale a palazzo Ferro Fini. Per ogni evenienza, le Forze di polizia avevano comunque predisposto servizi di vigilanza, anche presso palazzo Balbi, sede della giunta regionale.
Nel corso dello svolgimento della manifestazione, alcuni manifestanti, circa una ventina, si sono staccati dal gruppo principale, composto da circa 200 persone, e si sono diretti verso la sede della giunta regionale. Qui, sono riusciti ad introdursi all'interno da una porta secondaria, forzando il blocco assicurato dalle forze dell'ordine, per poi essere fermati dalle stesse nell'androne. Nell'azione rimanevano contuse tre unità di Polizia, cui va naturalmente la solidarietà del Governo.
I manifestanti presenti all'interno di palazzo Baldi, intanto raggiunti all'esterno da tutti gli altri lavoratori, hanno chiesto di incontrare il presidente della regione. In considerazione del fatto che il presidente non era presente in sede, è stata dichiarata una disponibilità a ricevere i manifestanti da parte del capo di gabinetto della regione, proposta però rifiutata. Successivamente, i manifestanti hanno accettato la proposta di incontrare l'assessore regionale alle politiche del territorio.
Durante il colloquio, che si è così svolto senza problemi nelle prime ore del pomeriggio, si è giunti all'intesa di una cessazione delle manifestazioni in corso, dietro assicurazione di essere ricevuti nei prossimi giorni dal presidente della regione. In particolare, oggi si dovrebbe tenere un incontro di una delegazione dei lavoratori con una delegazione della giunta regionale.
È doveroso evidenziare, comunque, che quanto accaduto non ha determinato una occupazione della sede regionale, né ha interrotto in alcun modo i lavori degli uffici, atteso che i manifestanti, dopo essere entrati in contatto con le Forze di polizia, al momento della forzatura del blocco agli ingressi sono sempre stati tenuti sotto il diretto e il pieno controllo del dispositivo di sicurezza.
Si tratta, quindi, di un episodio che va censurato, ma che in nessun modo può essere accostato, come è stato fatto anche in alcune dichiarazioni di esponenti politici, all'episodio che ha visto aggredire a Padova, nei giorni scorsi, il deputato Filippo Ascierto e il padre di Matteo Vanzan, caduto in Iraq, ai quali va tutta la solidarietà del Governo, oltre alla ferma condanna di un atto criminale, che non ha alcuna giustificazione.
Ricordo, piuttosto, che la manifestazione di ieri a Venezia si inserisce in un quadro che vede da tempo una forte preoccupazione e la tensione sociale per l'incertezza delle prospettive della chimica a Marghera, che ancora costituisce un rilevante polo occupazionale e produttivo nell'area del Nord-Est.
Già nel luglio scorso, il Governo aveva aperto un tavolo presso il Ministero dello sviluppo economico per verificare le condizioni di un rilancio della chimica in Italia che vedesse nel polo di Marghera un sito produttivo strategico. In agosto veniva annunciata la chiusura definitiva dello stabilimento Dow di Marghera, con forti preoccupazioni non solo per l'occupazione diretta (circa 180 unità) ma anche per un possibile «effetto domino» su tutto il ciclo del cloro e, più largamente, sull'intero comparto della chimica a Marghera.
L'iniziativa del Governo, in stretto raccordo con le istituzioni territoriali - comune, provincia e regione - si è sviluppata per poter proseguire in condizioni di sicurezza, nonostante la chiusura dello stabilimento Dow, le attività relative al ciclo del cloro, coinvolgendo le aziende disponibili ed arrivando, dopo un lavoro intenso, alla condivisione di un protocollo finale, accettato da tutte le parti in causa, istituzioni locali, imprese e lavoratori. La regione Veneto, pur avendo collaborato per tutto il percorso di predisposizione del protocollo, ha comunicato il giorno della possibile sottoscrizione di non aver ancora potuto completare l'analisi in modo soddisfacente.
Il Governo si augura che la regione possa concludere con urgenza le proprie valutazioni in modo positivo. Il Governo ha fatto fino in fondo la propria parte per dare una prospettiva, occupazionale e produttiva,Pag. 53a questo importante polo produttivo del Paese, in una logica industriale. Ci auguriamo che tutti gli altri livelli istituzionali si assumano la responsabilità per poter concludere in modo positivo tale vicenda. La mancata sottoscrizione di un'intesa da parte della regione avrebbe conseguenze gravissime, non solo sui lavoratori della Dow Poliuretani Italia, ma anche su quelli dell'intero settore della chimica a Marghera e nel Paese, creando un inaccettabile clima di tensione nell'intera area veneziana.
ELIO VITO. Vergogna!
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, voglio innanzitutto ringraziare il sottosegretario, Paolo Giaretta, per la puntuale informativa da lui svolta, che ha consentito a noi parlamentari di conoscere quanto avvenuto ieri nella sede del giunta regionale del Veneto. Ritengo che sia sempre positivo il fatto che il Parlamento sia immediatamente informato dal Governo in merito ad avvenimenti che possono aver turbato l'ordine pubblico. Ho preso atto della risposta e devo dire che, dalle informazioni avute nel corso delle giornate di ieri e di oggi, nonché dall'informativa resa dal sottosegretario, è del tutto evidente che a palazzo Baldi non vi è stato alcun episodio di violenza né alcuna contestazione che potesse portare ad atti contro qualcuno (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia).
ANTONIO LEONE. Ma come, un poliziotto...
MARCO BOATO. Lasciate parlare!
ANDREA MARTELLA. Di fatto non è accaduto nulla (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)... Signor Presidente...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di lasciar concludere. Avrete modo di contestare quanto si sta dicendo.
ANDREA MARTELLA. Sulla stampa locale, lo afferma il vicequestore di Venezia, dichiarando che non è successo nulla e che non vi è stata alcuna violenza.
Certo, come ha ricordato il sottosegretario, vi è stato qualche attimo di tensione che ha provocato la contusione di alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine. Anche a nome del gruppo dell'Ulivo, voglio rivolgere loro piena e completa solidarietà.
Tuttavia, è bene ricordare che questa situazione di incertezza e tensione è originata soprattutto dalle decisioni unilaterali assunte dal presidente della regione Veneto, che nel corso di queste settimane ha deciso di non firmare un accordo, su cui pure la regione ha lavorato negli ultimi mesi, mettendo di fatto a repentaglio un delicato equilibrio costruito per arrivare ad un nuovo compromesso per la chimica di Porto Marghera.
Questa tensione e questa incertezza devono essere comprese. Credo che ai lavoratori debba essere data tutta la nostra solidarietà. Voglio anche ricordare che i lavoratori ed i sindacati di Porto Marghera si sono resi protagonisti, nel corso degli anni e della storia, per aver combattuto contro il terrorismo e per essere stati sempre dalla parte della pace, della non violenza, della tolleranza e del dialogo e sicuramente non dalla parte di chi ha intrapreso azioni violente contro qualcun altro.
Le provocazioni sono venute da chi, come qualche esponente della giunta regionale, ha definito i lavoratori «sedicenti operai», come se non fossero operai del petrolchimico in manifestazione. Le provocazioni sono venute da chi, come presidente il Galan, ha comunicato via fax (in relazione ad un incontro convocato presso il Ministero dello sviluppo economico) che non sottoscriveva quell'accordo su cui si è lavorato nel corso delle ultime settimane.
Non è possibile che accada tutto questo o che sia utilizzato un fax per comunicare che non si intende sottoscrivere un accordoPag. 54o che Porto Marghera sia il luogo dove non si costruisce una condivisa politica industriale, concertata dagli enti locali, ma vi siano atti unilaterali di un uomo solo che, evidentemente, vuole lo sviluppo industriale ed occupazionale di quell'area (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Credo che, così com'è bene che il Parlamento sia stato informato di quanto è accaduto, è giusto che sia parimenti informato di ciò che deve avvenire nei prossimi giorni. È bene che tutti si assumano le proprie responsabilità.
È necessario firmare al più presto quell'accordo per risolvere una situazione di tensione, di incertezza e di disagio sociale. È necessario garantire la firma di quell'accordo per l'occupazione di 180 lavoratori e non soltanto di questi che operavano in un impresa ormai chiusa, bensì di tutti quelli dell'indotto. È necessario - e concludo Presidente - garantire tramite quell'accordo la sicurezza dell'ambiente e dei lavoratori, abbassare il costo dell'energia e garantire una vocazione industriale per Porto Marghera.
Da qui, vorrei infine rivolgere un appello ai parlamentari del centrodestra, al presidente della giunta regionale che ci sta ascoltando, affinché vengano meno queste condizioni che hanno portato alla non sottoscrizione di questo accordo e che si possa lavorare velocemente, tramite una convocazione del Ministero dello sviluppo economico, perché si arrivi alla sottoscrizione e si possa veramente mettere fine ad una travagliata vicenda che dura ormai da troppi anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, quando ieri abbiamo chiesto in aula che il Governo venisse rapidamente a riferire alla Camera sugli episodi di violenza che si stavano verificando in quel momento nella sede della giunta regionale della regione veneta che impedivano il funzionamento della stessa e minacciavano l'incolumità dei dipendenti regionali - oltre che averne già compromessa quella di alcuni funzionari delle forze dell'ordine - avevamo espresso forte preoccupazione per quanto stava accadendo.
Ora, se possibile, Presidente, a quella preoccupazione io aggiungo anche lo sconcerto per le gravissime dichiarazioni che ha reso in quest'aula il rappresentante del Governo e - me ne duole - anche il rappresentante della maggioranza a livello nazionale.
Infatti, occorre sgombrare subito il campo da una cosa, colleghi, sulla quale credo che non ci doveva essere discussione: non c'è posizione politica o firma o disaccordo sulla firma di un accordo di programma che possa legittimare e giustificare la violenza politica (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Voi avete affermato che la violenza politica è determinata dal fatto che il presidente della regione veneta che - a nostro giudizio - legittimamente ha fatto bene a non sottoscrivere quell'accordo di programma...
ANDREA MARTELLA. Questo lo stai affermando tu!
ELIO VITO. ...che è un'imposizione determinata - all'improvviso - a livello ministeriale. Questo ha determinato ad una situazione di violenza che è sempre e comunque inaccettabile. Noi ci saremmo aspettati, qui, queste parole dal Governo e dalla maggioranza e non invece un attacco...
GABRIELE FRIGATO. Hai capito male!
ELIO VITO. ...a chi non fa altro che difendere una posizione che è stata espressa in una risoluzione del consiglio regionale e che fa seguito anche a tante battaglie compiute negli anni scorsi, anche da chi oggi siede tra i banchi della sinistra tra gli ambientalisti. A tale proposito, si ricordano anche i danni enormi, mostruosi, che sono stati compiuti con riferimento al ciclo del cloro nel golfo di Venezia e a Porto Marghera.Pag. 55
Detto questo, signor Presidente, a nostro giudizio non è possibile minimizzare quanto è accaduto ieri a palazzo Balbi, che deve essere inserito in un contesto di tensione politica e sociale ben più ampio che sta riguardando tutto il Veneto - ha interessato Venezia e anche Padova - e del quale abbiamo già discusso ieri, alla Camera. Forse, sarebbe stato opportuno, signor Presidente, svolgere una riflessione complessiva su questi episodi. Ieri, ha riferito su di essi il rappresentante del Ministero dell'interno e, quest'oggi, il rappresentante del Ministero dello sviluppo economico: non ne capiamo la ragione. Noi abbiamo chiesto al Governo che riferisse sugli episodi di violenza e questo è il punto all'ordine del giorno. Forse, sarebbe stato più opportuno che fosse stato il ministro dell'interno ad informarci. Altrimenti, la prossima volta, quando picchieranno il padre di una vittima o di un eroe della guerra in Iraq, dovremo ascoltare il rappresentante del Ministero degli affari esteri e non il ministro dell'interno (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Anche questo episodio è testimonianza di come agisce il Governo. Il punto politico che preoccupa è che, un tempo, sulla condanna della violenza politica eravamo tutti d'accordo, tutte le forze politiche; ora, invece, c'è un Governo che è vittima ed ostaggio delle ali estreme della maggioranza e non riesce più neppure a condannare la violenza politica, la violenza sociale e la violenza sindacale. Bene ha fatto il presidente Galan, che saluto e ringrazio per la sensibilità che ha dimostrato nel voler essere presente a questo dibattito alla Camera (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), a non definire violenza sindacale quello è accaduto ieri presso la regione Veneto e, in questo senso, a non definire rappresentanze degli operai coloro che vi hanno preso parte.
Signor Presidente, se dieci, quindici, venti, cento o duecento rappresentanti di qualche categoria, che abbia tante buone ragioni per protestare, fossero entrati nell'androne di palazzo Chigi, avessero distrutto alcuni vetri e la mensa e avessero terrorizzato i dipendenti e ferito due agenti di polizia (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo), che cosa sarebbe accaduto nel nostro paese? Complotto, attentato alla democrazia, impossibilità di far funzionare il Governo, attentato a Prodi e alla sua famiglia (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Che cosa sarebbe accaduto? Le prime pagine dei giornali ne sarebbero state interamente occupate, si sarebbero trasmesse edizioni straordinarie dei telegiornali! Qui, invece, il Governo viene a minimizzare? A minimizzare, perché si tratta di una giunta regionale di centrodestra? Perché si tratta di una giunta regionale che rifiuta di firmare un accordo capestro che gli viene sottoposto e alla cui firma è obbligato da parte del Ministero? Ebbene, crediamo che questo sia ancora più grave degli episodi di violenza che si sono verificati!
Signor Presidente, quanto sta accadendo in Veneto è espressione, certamente, di un disagio sociale ed economico, del quale anche noi ci siamo fatti interpreti con la manifestazione di Vicenza, in occasione della quale sono stati pronunciati alcuni slogan che sono stati criminalizzati, parole che si sono poi tramutate in fatti di violenza.
PRESIDENTE. Deputato Elio Vito...
ELIO VITO. Tuttavia, noi vorremmo che quanto si sta verificando non diventi la cartina di tornasole di una sinistra che sostiene il Governo ma che, in alcune regioni, è all'opposizione ed usa anche la violenza politica nei confronti del centrodestra. Noi riteniamo che questo non sia ammissibile. Ci saremmo aspettati e ci auguriamo che sia il ministro dell'interno Amato, direttamente, a chiarire la portata e la gravità degli episodi di ieri. Ci auguriamo anche che su di essi non ci sia l'ombra di una mancata firma - che è legittima - del presidente della regione Veneto e che le forze della maggioranza nazionale abbiano maggiore rispetto per quelle popolazioni e quegli elettori che,Pag. 56invece, nelle loro regioni, le hanno poste in minoranza. Non è possibile parlare di federalismo e di rispetto della volontà popolare e non tenere conto della volontà di quegli elettori che, in tante e tante zone del nord produttivo, vi hanno relegato all'opposizione, anche per queste ragioni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Rispetto all'appunto da lei formulato circa la presenza del Governo, onorevole Elio Vito, lei sa, essendone stato protagonista, che ieri mattina è stata sollecitata tempestivamente un'informativa urgente del Governo. Questa richiesta è stata oggetto di valutazione nell'ambito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. In quella sede, si è svolta una discussione, al termine della quale è stato affidato al Governo il compito e la facoltà di decidere in che modo essere rappresentato e intervenire in questo dibattito. Già nella giornata di ieri, si è svolta un'informativa relativa agli altri fatti ai quali lei faceva riferimento, poco fa, e che hanno riguardato la città di Padova. Quest'oggi, sono presenti i rappresentanti di entrambi i Ministeri, anche del Ministero dell'interno.
ANTONIO LEONE. Fa la bella statuina!
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Dobbiamo parlare in due?
PRESIDENTE. Il Governo ha inteso rispondere nel modo che abbiamo visto.
Ha chiesto di parlare il deputato Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, nel prendere la parola ed approfittando anche della presenza del governatore della regione Veneto, vorrei ringraziare i colleghi, i gruppi politici e tutti coloro che hanno espresso solidarietà nei miei confronti per l'aggressione avvenuta l'altrogiorno a Padova. Chiaramente, è un episodio inqualificabile perché è consumato non tanto nei miei confronti, ma nei confronti del papà di un eroe. Si è stabilito, così, in Italia un primato mondiale che è davvero vergognoso: quello di avere malmenato il papà di un eroe!
In Veneto si stanno verificando fatti estremamente gravi e seri, di una violenza politica legata ad aree antagoniste e dei centri sociali. Da ieri abbiamo appreso che anche i sindacati, che più volte si sono contraddistinti nel denunciare atti di violenza, si sono macchiati, a loro volta, di un atto di violenza.
Caro sottosegretario, i due poliziotti rimasti feriti ed il funzionario contuso non si sono feriti tra di loro: sono stati feriti da quei lavoratori o pseudolavoratori che ieri protestavano (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia)! Questi ultimi, tra l'altro, hanno causato danni a palazzo Balbi, hanno infranto una vetrina e hanno impedito ai dipendenti di svolgere le proprie funzioni ordinarie. Sarebbe il caso, quanto meno, di rivolgere delle scuse ai cittadini ed alla regione. Non solo: questi danni dovrebbero essere risarciti dai sindacati che quando procurano danni al paese o alle persone, talvolta, se ne dimenticano abbondantemente.
Detto ciò non è possibile manifestare qualsiasi tipo di ragione attraverso la violenza: è una cosa insensata e innaturale.
In Veneto, la regione sta compiendo degli sforzi per riqualificare la zona industriale del petrolchimico, stabilendo dei tempi ben precisi: dieci anni. Il protocollo di intesa non lo si può cambiare quando lo si vuole, peraltro - così come afferma il presidente della regione - operando degli inganni attraverso alcuni cavilli; spetterebbe, invece, al Governo assumersi talune responsabilità.
Volete che non stia a cuore al governo della regione ed ai partiti del Veneto risolvere il problema di quei lavoratori che hanno la necessità di una ricollocazione, qualora l'area venga riqualificata? Certamente, abbiamo a cuore questo problema; ma non possiamo condividere la strada che i sindacati, in modo particolare la «triplice», stanno percorrendo.Pag. 57
Allora, se c'è stata un'ampia convergenza rispetto ai dieci anni necessari per riqualificare questa zona, perché pensare ad ulteriori proroghe?
Talvolta, viene da pensare che o ci siete o ci fate!
ANDREA MARTELLA. Non sai di cosa stai parlando!
FILIPPO ASCIERTO. Io penso che ci fate, perché, se avete a cuore l'ambiente, la riqualificazione, i lavoratori, non potete assolutamente - così come avete fatto ieri o in passato - assumere atteggiamenti di questo genere.
ANDREA MARTELLA. Non sai cosa stai dicendo!
FILIPPO ASCIERTO. Allora, approfitto anche della presenza del sottosegretario di Stato per l'interno, onorevole Lucidi, per dire che nel Veneto gli esponenti istituzionali di Alleanza Nazionale, i sindaci, i consiglieri provinciali e anche il capogruppo alla regione di Alleanza Nazionale si sono autosospesi. Essi, infatti, aspettano che il ministro Amato si rechi in Veneto a presiedere una seduta del comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica, così come ha fatto a Napoli.
Infatti, se Napoli è la capitale della criminalità organizzata e diffusa, tutto il Veneto è la capitale della criminalità organizzata sotto il profilo politico. E se i sindacati non prendono una distanza dai violenti, ne faranno parte anche loro in futuro, proprio a partire da ieri!
Allora, vogliamo che il ministro dell'interno venga in Veneto per riferire quali sono le iniziative che intende adottare nei confronti dei violenti.
Fino a quando non verrà fissata tale data, tutta la parte istituzionale di Alleanza Nazionale della provincia di Padova e anche il capogruppo alla regione Veneto si autosospenderanno dalle proprie funzioni istituzionali (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sperandio. Ne ha facoltà.
GINO SPERANDIO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, a me pare davvero che vi sia un tentativo di ingigantire una vicenda che ha le dimensioni esattamente ricostruite dal sottosegretario Giaretta. Alcuni lavoratori - a farla grande - hanno occupato la sede, anzi la scalinata di uno degli ingressi della giunta regionale, per alcune ore. Mettere assieme questo ad altri fatti, completamente diversi, successi nella regione in questi giorni - come ha tentato di fare, in maniera capziosa, l'onorevole Ascierto - davvero ci pare inutile, miope e sbagliato, come lo è descrivere alla nazione il Veneto come una terra di emergenza democratica, non sta né in cielo né in terra!
Credo che la gestione dei conflitti sociali debba essere fatta in modo da abbassare i toni, per cui, francamente, ritengo che per il presidente della regione, qui presente oggi, sarebbe stato più utile nella sua sede regionale ad accogliere le delegazioni sindacali, piuttosto che in questa sede ad ascoltare questo dibattito...
ELIO VITO. Vergognati!
SALVATORE MAZZARACCHIO. Non puoi dire cosa deve fare il presidente della regione!
ANTONIO LEONE. Non puoi decidere per gli altri!
ELIO VITO. Non ti permettere...
GINO SPERANDIO. No, io mi permetto di dire...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciate svolgere gli interventi (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Pag. 58GINO SPERANDIO. Per fortuna, non potete ancora decidere quello che io debbo dire o quello che io ho titolo di dire (Commenti)!
PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Sperandio.
GINO SPERANDIO. Stavo dicendo che ho auspicato la presenza del presidente della regione in un luogo anziché in un altro, ritenendo che ciò, comunque, abbassasse i toni di un conflitto che da parte vostra, davvero in maniera miope, si vuole innalzare. Non riesco a capire per quale motivo il conflitto che sta avvenendo in una partita estremamente difficile quale quella della riconversione di Porto Marghera, si voglia ridurre semplicemente ad una questione di ordine pubblico. Se così volete fare, ho l'impressione che produrrete danni alla città di Venezia e all'intera regione.
Ritengo che la questione della riconversione di Porto Marghera vada affrontata in maniera seria. Non ritengo che l'accordo di programma che è stato predisposto riguardo a Porto Marghera sia il migliore degli accordi possibili, ma non per questo credo che la questione debba essere risolta come un problema di ordine pubblico. Se voi tentate di fare ciò, davvero sfuggite (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) al tema vero. Mettere assieme, poi, come voi avete fatto, episodi davvero diversi per dimensione ed anche per caratura e per provenienza descrive uno stato della regione Veneto che non esiste. Se l'onorevole Ascierto ci viene a dire che nella regione Veneto c'è l'emergenza e c'è la punta della criminalità politica di questo paese, mi pare che stia ormai troppo spesso a Roma e poco a Padova per capire ciò che succede, perché davvero non è così, e lo sa lui meglio di me (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
FILIPPO ASCIERTO. Dovresti vergognarti!
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate concludere l'onorevole Sperandio. Invito l'onorevole Sperandio a rivolgersi alla Presidenza!
ANTONIO LEONE. Togli la mano dalla tasca!
GINO SPERANDIO. Concludendo, voglio esprimere, tra l'altro, la solidarietà anche del mio gruppo per i fatti accaduti e per l'aggressione che ha dovuto subire l'onorevole Ascierto, insieme al genitore del caduto in Iraq.
ELISABETTA GARDINI. Dell'eroe!
GINO SPERANDIO. Ma questo davvero nulla c'entra con quanto è successo, tre giorni dopo, a Padova e non c'entra assolutamente nulla con il clima che si sta creando in Veneto. Davvero vi invito, per le grandi responsabilità di Governo che avete in quell'importante regione del paese, a non seguire una china che è sbagliata. I conflitti sociali vanno gestiti come tali e non come problemi di ordine pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor sottosegretario, divido il suo intervento in due parti: la prima parte è il tentativo di suggerire all'Assemblea il modo in cui si sono svolti i fatti. Credo che lei abbia fortemente minimizzato quanto è accaduto. Vede, vi sono alcuni diritti che vanno sempre tutelati, ma la violenza non può tutelare diritti. Di fatto, non aver ammesso che vi è stata violenza ieri a Venezia è un errore. Infatti, c'era un cordone di polizia, si è tentato di superarlo e lo si è fatto; sono stati provocati danni ai beni della regione e vi è stato un tentativo di occupare un'istituzione. Questo, va sempre detto fino in fondo, non è ammissibile in un paese che vive in regime di democrazia. Tutte le manifestazioni hanno il diritto di essere effettuate, ma non possono essere oggetto e soggetto di violenza.Pag. 59
Onorevole Martella, dire che ciò è accaduto perché il presidente Galan ha provocato è una giustificazione della violenza: non si può assolutamente dire questo. Credo che sia nella legittima attività di un presidente della giunta regionale sottoscrivere o meno un accordo. Gli si può chiedere nelle sedi istituzionali perché non l'ha fatto, ma dire che questa è una giustificazione di quanto è accaduto, significa considerare legittima la violenza provocata in quella sede. Questo è assolutamente inconcepibile e la dice lunga sul tipo di remora culturale che c'è da parte di questo Governo su atti che riguardano le posizioni di violenza espresse nel Veneto.
Il secondo aspetto riguarda il problema della chimica a Porto Marghera. Sono d'accordo che ogni paese avanzato abbia la sua chimica. Purtroppo, abbiamo tentato di smantellare la chimica ed alcune realtà che viviamo a Porto Marghera sono legittimamente di multinazionali straniere, non hanno più aderenza con il tessuto importante di una chimica italiana. Dovremmo cominciare a guardare in profondità cosa sta capitando a Porto Marghera, come a Ravenna, come in Sardegna. È un tema che va affrontato: è stato oggetto di attenzione da parte della Commissione attività produttive della Camera con un'indagine conoscitiva nella scorsa legislatura ed è oggetto di una risoluzione presentata nella stessa Commissione, ancora non calendarizzata, che dovrebbe definire la strategia del Governo. Considerare una soluzione per la chimica italiana la sottoscrizione dell'accordo che le parti hanno raggiunto per quanto concerne Porto Marghera credo sia assolutamente limitativo: tutto va invece incorniciato in un altro ambito.
Sappiamo perfettamente quale sia la delicatezza del sito di Porto Marghera, anche in relazione alla vicinanza con Venezia. Sappiamo perfettamente che tale area, instabile da un punto di vista geomorfologico, ha bisogno di grandi attenzioni. Il progetto della chimica va identificato in una chimica leggera, e non in quella pesante, ma quella degli interventi che sono stati effettuati in questi anni. Credo che il principio che ha informato la decisione del governatore del Veneto sia stato di avere più attenzione e di guardare con maggiore volontà strategica e politica al documento posto alla base di un accordo.
Signor sottosegretario, le chiedo soltanto quale sarà effettivamente il ruolo che ENI vuole svolgere a Porto Marghera in considerazione del fatto che la Dow che ha chiuso...
ANTONIO LEONE. Aspetta, sta telefonando...
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. C'è anche l'altro sottosegretario!
PRESIDENTE. Prosegua, onorevole D'Agrò.
LUIGI D'AGRÒ. Signor sottosegretario, volevo chiederle quale sia la posizione dell'ENI che pareva essere un interlocutore importante in riferimento a Porto Marghera, dopo la chiusura della Dow. Oggi non conosciamo ancora tale posizione perché in Parlamento non è stato detto niente, nemmeno in Commissione attività produttive dove - ripeto - è stata presentata una risoluzione.
Sappiamo perfettamente che, da questo punto di vista, il Governo può dire la sua. Non credo che solo ed esclusivamente la sottoscrizione di un accordo locale, che ha riflessi anche nazionali, possa salvare la chimica, perché ci vuole ben altro. Sotto questo aspetto, il Governo nelle sedi competenti dovrebbe impedire che si raggiungano accordi sotterranei, magari, di parte (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Innanzitutto, ringrazio il governatore del Veneto, Galan, per essere qui (Applausi dei deputati deiPag. 60gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)), perché è proprio in questo modo che si dimostra di confidare nella risoluzione dei problemi. Certo, capiamo le esigenze e le problematiche dei tanti lavoratori di Porto Marghera, i quali hanno il loro posto di lavoro in bilico. Ma, la violenza, no, non la capiamo. Ribadiamo che è più che inopportuno (e, chiaramente, contro legge) l'assalto alla sede della giunta della regione Veneto a Palazzo Balbi. Dico la verità: ho ascoltato prima i colleghi e ho letto alcune agenzie. La CGIL, alcuni colleghi e la Filcem dicono che non c'è stato alcuno scontro tra dimostranti e forze dell'ordine. Anzi, si dice che le forze dell'ordine ringraziano. Ma allora leggo una agenzia di La7 News, ove si dice: la manifestazione dei lavoratori della chimica di Porto Marghera si è trasformata oggi in una rissa a Palazzo Balbi (...) Sono già al vaglio degli investigatori le immagini raccolte durante le fasi concitate, che hanno portato al ferimento di due agenti, uno dei quali è ricoverato all'ospedale di Venezia. Il poliziotto avrebbe riportato una forte contusione alla schiena. Per entrare nella sede regionale, i manifestanti hanno frantumato i vetri di alcune porte.
Penso che questi siano fatti (ci sono anche registrazioni visive sulla questione). Non capisco, quindi, quanto affermato dal collega di Rifondazione Comunista che dice che, addirittura, la questura di Venezia ammette che ci non sia stato nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia). Questi sono, probabilmente, i due modi, diversi, di vedere le cose. Però, non vi è alcun dubbio sui fatti.
Riguardo alla questione del nostro governatore, anzitutto, va evidenziato che c'è stato un voto unanime del consiglio regionale del Veneto sulla scadenza decennale o, comunque, sulla logica dell'ammortamento degli impianti industriali e, in particolare, sulla produzione del clorosoda e della sua conversione da celle a mercurio in quelle a membrana, imposte dall'attività industriale dell'area. Ribadisco, quindi, che c'è stato un voto unanime da parte della giunta regionale sulla questione.
Va evidenziato inoltre, che vi è una opera veramente importante da parte di tutta la giunta e del governatore Galan, il quale deve chiaramente valutare la questione sotto l'aspetto occupazionale, e non solo. Ricordiamo che ci sono problemi ambientali e che, come ricordava il collega D'Agrò, non sappiamo più se e in che misura la chimica italiana esista. Chi è competente nel settore si domanderà cosa accadrà in futuro e come noi si chiederà quali saranno le strategie dell'ENI e quanto l'Italia voglia investire nella chimica.
Sappiamo che l'Italia non ha petrolio né materie prime. Per competere con i paesi più industrializzati, l'Italia ha bisogno della chimica. Non abbiamo neanche l'energia, visto che il nucleare non è stato realizzato.
PRESIDENTE. Onorevole Filippi...
ALBERTO FILIPPI. Non possiamo perdere il settore chimico.
Se Solvay ci compra le principali aziende, soprattutto quelle impegnate nel settore dell'acqua ossigenata, ma poi chiude la Chimica Bussi spa, se Dow investe in Italia ma poi viene disincentivata, non certo dalla giunta Galan, ma da qualche giudice, è chiaro che chi investe poi scappa. Intanto, l'Italia si ritroverà senza chimica.
Il grande impegno sarà quello di andare a vedere quali saranno le politiche che questo Governo vuole adottare per incentivare o comunque salvare la chimica italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, mi atterrò alle dichiarazioni del sottosegretario Giaretta e non accetterò le considerazioni di altri colleghi che gli hanno fatto dichiarare cosePag. 61che egli non ha mai espresso, come, ad esempio, che vi sarebbe una correlazione tra il rifiuto del presidente della regione di firmare questo documento ed fatti accaduti ieri.
Prima però, a nome di Italia dei valori, vorrei esprimere la piena solidarietà al collega Ascierto per l'episodio di cui è stato oggetto qualche giorno fa e, ovviamente, a maggior ragione, anche al padre dell'eroe di Nassiriya.
Mi soffermo, dunque, sulle dichiarazioni del sottosegretario e mi chiedo: possiamo parlare di violenza? Ripassavo mentalmente un saggio di Michaud, «Violenza e politica», e constatavo che, dopo varie discussioni, arrivava alla conclusione che possiamo parlare di violenza, quando vi sono attori che agiscono offendendo le persone nella loro integrità fisica o morale, e faceva una classificazione dei tipi di violenza: nella violenza politica, esiste la violenza contro il potere dal basso, come, ad esempio, le rivoluzioni del settecento, o la violenza del potere dall'alto, volta a stabilire il potere politico e a farlo funzionare oppure la violenza che presuppone un potere centrale suscettibile di essere occupato da gruppi o da partiti.
Mi pare che questo caso non rientri tra le ipotesi definite dai saggisti «violenza»; semmai, possiamo parlare di nervosismo. Anche il nervosismo è un errore, per carità, perché a tutti noi capita di essere nervosi e di trattare male le persone care e di scusarsene, ma da qui a interpretare un fenomeno che potrebbe rientrare nell'ambito del nervosismo politico o sindacale come un atto di violenza, mi pare che ce ne corra.
Non penso che il presidente della giunta della regione Veneto debba obbligatoriamente firmare documenti o protocolli che non condivide, ci mancherebbe! Penso però che rientri tra i compiti del presidente di una regione anche quello di depotenziare possibili situazioni di conflitto.
Ho rivestito una carica più piccola, perché facevo il presidente di una provincia, ma mai mi sono rifiutato di ricevere una delegazione di persone che stavano protestando sotto le finestre del palazzo ove ha sede l'amministrazione provinciale che ho presieduto in passato. Probabilmente, un semplice gesto come quello di ricevere la delegazione che sta protestando, perché vicende che esistono da tanti anni hanno provocato tante situazioni di disagio sociale a Venezia, credo che avrebbe permesso di depotenziare qualunque forma, anche di nervosismo.
Ciò detto, tuttavia, ribadisco che condivido quanto è stato affermato. Non mi sembra, infatti, che vi siano stati episodi tali da richiedere l'informativa all'ordine del giorno, e può darsi che la ragione di questo dibattito debba essere ricercata nelle esigenze di natura politica di qualcuno.
Penso, in conclusione, che il signor sottosegretario possa confermare che, per l'appunto, non si sono verificate situazioni così gravi da rasentare problemi di ordine pubblico (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ringrazio i rappresentanti dei Ministeri dello sviluppo economico e dell'interno, i quali sono intervenuti tempestivamente in Assemblea per rispondere ad una sollecitazione avanzata dalla Camera dei deputati in relazione a quanto è avvenuto ieri a Venezia. A differenza di qualche altro collega, desidero esprimere la mia soddisfazione...
Scusate, se magari si può lasciare ascoltare il rappresentante del Governo...!
PRESIDENTE. Per favore, onorevole collega!
Prego, deputato Boato, prosegua pure il suo intervento.
MARCO BOATO. Come stavo dicendo, esprimo soddisfazione per la comunicazione che il sottosegretario di Stato Giaretta ha reso in merito non solo all'episodio verificatosi ieri a Venezia, presso la sede della giunta regionale, ma anche, siaPag. 62pure stringatamente, rispetto al quadro complessivo in cui tale vicenda si colloca.
Non ho alcuna difficoltà, signor Presidente e colleghi, a denunciare ed a criticare pesantemente le degenerazioni (sia pure limitate, come è stato ricordato) che si sono verificate nella giornata di ieri; tuttavia, credo abbia fatto bene il rappresentante del Governo a distinguere nettamente un episodio di tensione sociale e sindacale, che ha presentato anche alcuni aspetti inaccettabili, da altri episodi di cui abbiamo già parlato in questa stessa aula e che non voglio ricordare.
Ritengo significative, da questo punto di vista, le dichiarazioni rese ieri, subito dopo il verificarsi di quell'episodio di tensione, dal consigliere regionale dei Verdi nel Veneto, Gianfranco Bettin, il quale ha opportunamente evidenziato la necessità di affrontare una «transizione governata» ad una nuova Marghera, di cui anche Galan - ha affermato testualmente - parla giustamente. Si tratta di una transizione - ha dichiarato ancora Bettin - che è del tutto possibile se le parti si confrontano e se le istituzioni decidono tempestivamente e saggiamente.
Il consigliere Bettin ha altresì dichiarato che: «(...) Nei giorni scorsi, con una interrogazione alla giunta regionale, avevo segnalato la crescente tensione sociale derivante dalla drammatica incertezza sul futuro di Porto Marghera. I fatti di ieri lo confermano. Per cinque anni il Governo Berlusconi ha lasciato marcire la situazione, senza dire né sì, né no (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia), né imponendo prescrizioni alle aziende che chiedevano le autorizzazioni per investire. Nel contempo, uno stillicidio di incidenti e di chiusure di reparti o di intere aziende mostravano il doppio volto della crisi di Marghera: crisi da rischio per l'ambiente e la salute e crisi di prospettiva produttiva ed economica. A nessuna di queste emergenze ha risposto il Governo Berlusconi, neanche quando, sul piano locale, uno schema di accordo era stato raggiunto. Oggi il Governo è cambiato e sul nuovo Governo abbiamo spinto perché si impegnasse a fondo. La regione Veneto non ha ritenuto soddisfacente la bozza d'accordo definita tra Governo, enti locali e parti sociali. Dica allora, con chiarezza, cosa intende fare».
Gianfranco Bettin ha sottolineato, infine, che: «(...) È l'incertezza a rendere esplosiva una situazione che, da anni, è pregna di tensione».
Ho letto sulle agenzie di stampa della giornata di ieri che il presidente Galan ha interloquito con tali dichiarazioni del consigliere Bettin, riconoscendo che molte delle denunce da lui fatte sono assolutamente fondate e condivisibili.
Ciò è vero, e su questo punto intendo svolgere la mia riflessione conclusiva. Quando si verifica un episodio di degenerazione di una tensione sociale, la degenerazione va condannata ed io non ho alcuna fatica a farlo, poiché l'ho fatto in qualunque altra circostanza. In questa situazione, tuttavia, bisogna non giustificare, ma capire il motivo per cui si è prodotta quella tensione, nonché comprendere quale sia la possibile risoluzione dei problemi.
Da questo punto di vista, sottosegretario Giaretta (peraltro, essendo veneto, conosce molto bene tali questioni), invito lei, il ministro Bersani - il quale, nella giornata di ieri, ha rilasciato anch'egli dichiarazioni importanti, poiché ha richiamato l'ipotesi di accordo siglata il 25 ottobre, ha rilevato come non vi sia stato il consenso della regione Veneto ed ha auspicato un contributo positivo della stessa regione alla conclusione dell'intesa - ed il Governo ad affrontare nuovamente i termini della questione.
Infatti il nucleo centrale delle difficoltà ed anche delle diversità di valutazioni che ci sono riguarda ovviamente la prospettiva, se viene definita o meno, di sostituzione definitiva del micidiale fosgene nel ciclo produttivo di Porto Marghera. Questo è il problema reale esistente, che peraltro non si è verificato storicamente solo a Marghera. È un problema purtroppo di tensione fra i temi della salute, dell'ambiente e dell'ecologia da una parte e gli aspetti dell'economia, dello sviluppo produttivo e dell'occupazione dall'altra.
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato Boato.
MARCO BOATO. Non è facile realizzare uno sviluppo sostenibile che sia tale sia socialmente, sia ambientalmente ed ecologicamente. Al di là dell'episodio di ieri, credo che il Governo, insieme alle istituzioni regionali e locali e alle parti sociali, debba farsene positivamente carico (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Non sono veneto, però mi sento di intervenire perché abito in una città che si chiama Terni, che ospita delle industrie che un tempo si chiamavano Terni Industrie Chimiche e che lavoravano fino a poco tempo fa quasi esclusivamente per la Dow Chemical. Quindi in qualche modo mi sento parte in causa anch'io di questa vicenda, che peraltro avrei preferito ci avesse indotto ad una riflessione ampia sulla chimica, una sorta di analisi dei fatti pregressi che hanno prodotto una situazione che è sotto gli occhi di tutti.
Oggi voglio esprimere una prima riflessione. Certamente la chimica, che è stata un asse portante dello sviluppo della nostra nazione, è oggi in una condizione difficile, alla quale il nostro Governo sta cercando di resistere, evidentemente andando pure, mi pare di capire, a «tappare» qualche buco - scusate l'espressione gergale, ma rende bene l'idea -, lasciato da chi ha gestito precedentemente la situazione. Evidentemente quando trattiamo di interessi così delicati non possiamo lasciare spazio a strumentalizzazioni. Non possiamo pensare di trattare del destino di centinaia di famiglie e del destino in buona parte anche del nostro paese, come se stessimo discutendo di fazioni.
I fatti di oggi - ringrazio il Governo presente in aula per il tramite dei due sottosegretari - ci sono stati riportati correttamente e fanno luce e chiarezza. Se c'è stato un percorso condiviso, ci sono state anche alcune situazioni di responsabilità. Evidentemente ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Questo non vuol dire che giustifichiamo la violenza; anzi, noi la condanniamo, perché riteniamo che con l'avvento della Carta costituzionale essa non possa più appartenere al nostro agire quotidiano, alla convivenza civile.
Quindi, pur comprendendo forse gli animi esacerbati di alcuni lavoratori nel vedere le loro sorti ancora una volta messe in discussione nel momento in cui sembrava che si potessero concludere, condanniamo fermamente gli episodi di violenza fisica, perché questa non si addice alla convivenza civile. Siamo certi che su questo farà chiarezza l'autorità deputata; ci sono i tribunali, le procure ed altri organi che se ne possono interessare. Evidentemente ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Certamente, pensando all'esperienza passata del nostro paese - un paese che ha saputo sconfiggere fenomeni eversivi come quelli delle Brigate rosse, senza ricorrere a strumenti di sospensione dei diritti civili o a strumenti particolari di pubblica sicurezza -, lascia un po' perplessi la denuncia di eversione democratica, la denuncia di organizzazioni quasi complottistiche in corso, e la richiesta di misure conseguenti.
Credo che su questo potranno pronunciarsi gli organi presenti in loco, anche se i fatti di cui si è discusso in aula pochi giorni fa, con riferimento ai quali è intervenuto per conto del mio gruppo il presidente onorevole Fabris, ci hanno consentito di esprimere un orientamento, al quale mi richiamo integralmente. La mia forza politica non tollererà episodi di violenza politica organizzata e quindi si dissocia fermamente da essi, sia che provengano dalla sinistra sia che provengano dalla destra.
La mia forza politica non tollererà, evidentemente, in quanto inammissibile, la violenza fisica come metodo di discussione e di rivendicazione e, di conseguenza, richiederà l'intervento dei tribunali su simili fatti. Tuttavia, e mi rivolgo a tutte le forze politiche, invitiamo tutte le parti in causa a dare un ubi consistam: il GovernoPag. 64ha presentato una sua proposta; la regione, in questo momento, ci sta ancora pensando. In considerazione degli interessi delle famiglie, noi auspichiamo che, in tempi molto brevi, si arrivi a definire una vertenza trascinatasi per troppo tempo, le cui ricadute non sono limitate a Marghera ed al Veneto, ma si estendono a molte altre parti d'Italia, come nella mia Umbria.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GINO CAPOTOSTI. A Terni, 120 persone sono state sospese dal lavoro e, per due o tre mesi, hanno pensato con sgomento al loro futuro. Fortunatamente, non si sono verificati episodi di violenza. Fortunatamente, è bastato discutere. Io spero che non ci siano altri episodi di violenza, che vanno condannati, ma tutti si assumano le loro responsabilità. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare il deputato Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, intervengo sui fatti accaduti nella regione Veneto, sugli scontri verificatisi nella giornata di ieri per dichiarare che, a nostro parere, essi sono particolarmente gravi, sia perché hanno causato il ferimento di due poliziotti e di un dirigente della regione, ai quali va la nostra solidarietà, sia perché sono il frutto di un modo di affrontare i problemi sociali e occupazionali contro il quale ci opponiamo vivamente (e che ha molto in comune con ciò che è accaduto, nei giorni scorsi, a Padova, dove è rimasto vittima di analoghi fatti di violenza un nostro collega, l'onorevole Ascierto, al quale ugualmente va la nostra solidarietà). Esprimiamo la nostra solidarietà anche al governatore della regione Veneto, che, a nostro avviso, deve desistere da qualsivoglia pressione venga esercitata per chiudere comunque un accordo di programma che appare frettoloso e che sicuramente non porterà a risultati importanti e seri.
Ciò che noi condanniamo più di tutto è certamente la violenza, anche se mi pare che, in quest'aula, si sia tentato di fare, oggi, un po' di confusione: si è cercato di annacquare il tutto parlando di chimica, di violenza, di sindacato, del più e del meno...
Noi riteniamo che la questione del polo industriale di Marghera vada affrontata in modo serio - credo che il Parlamento sia la sede più opportuna - e che la risposta da dare sia il frutto di un lavoro più allargato che interessi non soltanto quel territorio, ma tutto il futuro della chimica in Italia, che noi vorremmo conoscere. In particolare, sul futuro della chimica vorremmo esprimere anche il nostro parere, considerato che in Sicilia è presente un importante polo chimico dal quale non sono derivati vantaggi per la comunità dal punto di vista del rapporto tra costi e benefici, in cambio di una forza occupazionale molto limitata.
Dicevo che si sta tentando di 'annacquare' il senso di quanto è accaduto minimizzando; infatti, il Governo cerca, appunto, di minimizzare il significato degli atti di violenza verificatisi nei giorni scorsi. Noi riteniamo, invece, che si debbano distinguere le due vicende: una cosa è la questione sulla chimica in Italia, altro sono le manifestazioni di violenza.
In questi giorni, invero, mi pare si stia esasperando un clima di tensione sociale, che è esploso con risultati sicuramente non positivi; ne è stato vittima anche un deputato. Noi riteniamo, pertanto, che il ministro dell'interno debba subito apprestare risposte importanti per evitare il rischio che si apra una maglia ad una deriva che non si arresterebbe più. Dunque, cerchiamo di capire che questi focolai...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
PIETRO RAO. ...ebbene, cerchiamo di capire che tali focolai di insofferenza devono essere spenti sin dall'inizio con una misura esemplare e incisiva adottata dal Governo.
Questo è quanto ci aspettiamo; nei prossimi giorni presenteremo probabilmentePag. 65un'interrogazione parlamentare per conoscere l'esito delle decisioni assunte.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,12.
La seduta, sospesa alle 15,02, è ripresa alle 15,12.