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Seguito della discussione congiunta dei disegni di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis); Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2007 e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (A.C. 1747).
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 1746-bis e A.C 1747)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore sul disegno di legge n. 1746-bis, onorevole Ventura.
MICHELE VENTURA, Relatore sul disegno di legge n. 1746-bis. Signor Presidente, la prima questione che intendo affrontare riguarda la buona notizia portata dall'onorevole Leone, cioè la presentazione di numero limitato di emendamenti e l'interesse a confrontarsi in Parlamento. Ciò consentirà alla Camera di approvare la manovra finanziaria senza presentare la questione di fiducia, dopo anni.
Ne parlo seriamente, in quanto durante la passata legislatura abbiamo avuto una maggioranza con un margine di più di cento deputati rispetto all'opposizione e, negli ultimi anni, abbiamo assistito non solo a voti di fiducia su testi sconosciuti, ma ad una procedura di presentazione di maxiemendamenti, testi sconosciuti al Parlamento, su cui veniva posta la questione di fiducia.
La serietà avrebbe voluto che un'eventuale discussione - se l'opposizione avesse voluto essere incalzante su tale aspetto - vertesse sul fatto se, oggi, le regole che stanno alla base del «rito» della sessione di bilancio siano adeguate. Avremmo potuto discuterne seriamente. Quando, però, si parla dell'ipotesi di presentare la questione di fiducia sulla finanziaria e si grida che ciò è un esproprio della democrazia parlamentare, non solo dobbiamo ricordare che negli ultimi tre anni della legislatura del centrodestra vi è stato il voto sulle questioni di fiducia, ma intendiamo prendere molto sul serio questa sfida e faremo di tutto per non porre la fiducia sulla finanziaria.Pag. 71
La seconda osservazione è rivolta in particolare al signor ministro, approfittando della sua presenza e del fatto che, a breve, replicherà. Comprendiamo la situazione in cui ci siamo trovati, in cui il Governo ha dovuto riscrivere parti importanti della manovra finanziaria. Mi riferisco a quanto abbiamo potuto ascoltare in Commissione, relativamente al patto di stabilità, all'IRPEF (altre misure arriveranno) utilizzando il sistema (al di là di ciò che ha comportato per il lavoro della Commissione bilancio), di mettere a conoscenza il Parlamento di testi veri. Il mio invito è che, di qui a poche ore, le parti che dovranno essere modificate siano messe a conoscenza della Camera dei deputati e che si abbia, dall'inizio della lettura del disegno di legge finanziaria, un quadro complessivo e generale di conoscenza.
In terzo luogo, non condivido l'osservazione di molti colleghi dell'opposizione, cioè il ragionamento sulla base del quale ci saremmo potuti limitare soltanto a correggere i conti pubblici, quindi alla correzione del deficit. Sappiamo benissimo che, oltre ai 14 miliardi di correzione, ve ne erano altri cinque o sei obbligatori (cioè le grandi opere non finanziate), e che si è deciso, oltre a coprire queste esigenze per non bloccare la realizzazione delle grandi opere, di compiere un'operazione che riguardasse l'equità e lo sviluppo, nella misura possibile, data la condizione dei conti. Su ciò rimane il nostro apprezzamento convinto.
In quarto luogo, infine, dal dibattito generale sul piano delle riforme è emersa una particolare sottolineatura, che faccio mia (in quanto la considero un aspetto fondamentale), in merito alla riforma della pubblica amministrazione, in termini di efficienza, qualità, risposte ai cittadini, centralità del cittadino rispetto a tutti i processi che riguardano la pubblica amministrazione, cittadini e imprese. Si deve avere chiaro che questo è il proseguimento che darà, ulteriormente, credibilità al Governo, alla sua maggioranza ed alla manovra finanziaria che approveremo, perché sullo snodo della riforma della pubblica amministrazione passa gran parte dell'ammodernamento del paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore sul disegno di legge n. 1747, onorevole Piro.
FRANCESCO PIRO, Relatore sul disegno di legge n. 1747. Signor Presidente, la mia replica sarà molto breve e si concentrerà su quattro punti. Vi è un primo tema su cui si sono soffermati molti degli intervenuti nel dibattito, ma che è emerso con forza durante tutto l'iter dei documenti finanziari e di bilancio, cioè quello della sostenibilità, dal punto di vista parlamentare, degli attuali meccanismi che presiedono alla formazione, all'esame ed all'approvazione del disegno di legge finanziaria.
Vi sono questioni di fondo che, qui, non è possibile esaminare, tra cui l'attuazione del federalismo fiscale, come previsto dal Titolo V della Costituzione, e la governance complessiva della finanza pubblica.
Vi sono, però, questioni che ineriscono strettamente al lavoro del Parlamento, alla formazione della legge, che devono trovare spazio e modalità per un'ampia riflessione. Credo che una riforma s'imponga ed il Governo ed il Parlamento debbano impegnarsi in tale direzione. Su ciò dovrebbero misurarsi le forze politiche, piuttosto che su una sterile riproposizione di polemiche, spesso ingiuste e ingenerose, soprattutto se riferite al lavoro della Commissione bilancio, polemiche parametrate sui giri d'orologio.
Vi è poi la questione che attraversa tutto il dibattito e che si potrebbe definire dell'eredità (quella lasciata dal precedente Governo). Le considerazioni, gli attacchi e le difese sono chiaramente tutte legittime ed appartengono alla normalità di un dibattito politico. Vi è, tuttavia, una forza, direi una razionalità dei numeri, che non può essere né nascosta né rimossa, perché influenza grandemente lo stato delle cose presenti e determina la necessità di interventi robusti per il riequilibrio dei conti, ma più ancora per il recupero degli squiPag. 72libri sociali esistenti nel paese, per il sostegno alla crescita economica ed allo sviluppo.
Tutti gli indicatori finanziari degli ultimi cinque anni sono drasticamente peggiorati. Le spese correnti assorbono ormai più del 90 per cento delle spese del bilancio dello Stato. Il debito pubblico è salito a 2 mila miliardi di euro. Il servizio del debito pubblico richiede, oggi, circa 70 miliardi all'anno, il valore di quattro manovre finanziarie di media consistenza.
Il giudizio delle agenzie di rating, come è noto, si fonda su una valutazione condotta, principalmente, sui conti consuntivi e sui consolidati. L'abbassamento del rating dell'Italia, operato da due agenzie, non può che essere conseguenza, dunque, essenzialmente dello stato dei conti pubblici e delle dinamiche economiche fin qui registratesi.
Il giudizio sul futuro, peraltro, è sempre abbastanza aleatorio al punto che una terza agenzia, Moody's, ha ritenuto di mantenere il rating e di aspettare nel formulare un giudizio per il futuro.
Il perseguimento degli obiettivi individuati dal Governo e dalla maggioranza ha richiesto uno sforzo imponente. Vi è, è vero, l'aumento delle entrate, ma vi è anche una sensibile riduzione delle spese e, soprattutto, l'avvio di processi virtuosi di contenimento dei costi.
Vi è stata una curiosa contraddizione da parte dell'opposizione intervenuta in questo dibattito: da una parte, si è evidenziato l'assenza di sforzi per contenere e ridurre la spesa pubblica, particolarmente quella dello Stato; dall'altra, si sono avanzate critiche feroci ai tagli che, a dire dell'opposizione, si sono operati sulle spese e sulla pubblica amministrazione. Tra questi è stato criticato molto il fatto di avere inciso sugli stanziamenti dei Ministeri con un meccanismo che, nella versione attuale, ritengo del tutto equilibrato e rispettoso delle prerogative del Parlamento. Avere scelto la soluzione dell'accantonamento e dell'indisponibilità di una parte degli stanziamenti non è una mera innovazione lessicale rispetto ai tradizionali tagli. Risponde, invece, all'esigenza di una maggiore flessibilità sulle riduzioni da operare che verranno commisurate alle effettive esigenze dei vari rami dell'amministrazione.
Ci sono state polemiche vibranti, riproposte anche in Assemblea, sulle risorse stanziate in bilancio a favore degli uffici scolastici regionali. Si accusa il Governo di voler penalizzare soprattutto il nord, ma la lettura fatta dell'elenco consegnato dal Governo è molto parziale. Quell'elenco contiene solo le categorie, per ogni unità previsionale di base, toccate dal disposto dell'articolo 53 e non certo l'insieme degli stanziamenti. La lettura degli stanziamenti globali previsti per ogni unità previsionale di base - alla quale, ricordo, corrisponde nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione un ufficio scolastico regionale - offre, invece, un quadro molto diverso. Infatti, innanzitutto, c'è una crescita degli stanziamenti rispetto al 2006, poi, c'è un'equanime distribuzione delle risorse sul territorio in funzione della popolazione scolastica e non solo degli abitanti per regione.
In conclusione, credo di poter affermare che la manovra finanziaria assume la piena consapevolezza della gravità della situazione, ma esprime un'ancora maggiore determinazione nel perseguire gli obiettivi individuati. È stata posta una sfida alta, una sfida che occorre vincere nell'interesse del paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, la manovra ritorna in aula, dove l'avevo presentata il 3 ottobre scorso. In questo mese, si è svolto un dibattito ampio nel paese con interlocutori multipli (gli stessi interlocutori della concertazione avvenuta prima dell'approvazione della legge finanziaria da parte del Governo), un dibattito in Parlamento ed anche un dibattito in seno allo stesso Governo. La manovra finanziaria è sempre un oggetto complesso che giunge in Consiglio deiPag. 73ministri pochi momenti dopo essere stata completata ed è un oggetto con il quale si deve acquistare familiarità. È sempre stato così ed è stato particolarmente così questa volta, perché è la finanziaria di un primo anno di legislatura e perché eredita una situazione difficile: l'Italia è posta sotto la procedura di deficit eccessivi della Commissione europea da più di un anno ed il Governo è entrato in funzione in vigenza di tale procedura. È un oggetto complesso, anche perché si propone obiettivi multipli che, fin dal momento della presentazione del documento di programmazione economico-finanziaria, sono stati riassunti nella terna di obiettivi e valori rappresentata dallo sviluppo, dal risanamento e dall'equità.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno partecipato a questo dibattito, fin da quando ho presentato il disegno di legge finanziaria all'inizio di ottobre. In quell'occasione ho detto io stesso che la legge finanziaria è un oggetto imperfetto e che il fatto che la procedura parlamentare in Italia, diversamente da quella di altre democrazie, dia uno spazio importante al Parlamento, prevedendo la possibilità di modifiche, deve essere visto come un fatto positivo, proprio perché vi sono imperfezioni che possono essere corrette.
Prima ancora del Parlamento, vorrei ringraziare in questa sede il Governo e i colleghi di Governo, perché questa è una finanziaria difficile anche per loro; infatti, la familiarità con tale legge probabilmente non era ancora compiuta quando sono intervenuto in quest'aula il 3 ottobre scorso. Se questa è una finanziaria che chiede sforzi e sacrifici, li chiede innanzitutto ai rappresentanti dei diversi dicasteri, che vorrei ringraziare per la comprensione, che hanno avuto, vista la loro necessità di partecipare a questo sforzo.
Inoltre, vorrei ringraziare il Parlamento perché, sia nel dibattito svoltosi in aula in questi giorni, sia nella fase di discussione in Commissione, ha aiutato a comprendere meglio il contenuto del disegno di legge finanziaria, ponendo le basi per apportare alcuni miglioramenti.
Ora, dopo un mese, si può stilare un primo consuntivo non solo del dibattito parlamentare, ma anche del più ampio dibattito svoltosi nelle varie sedi ricordate in precedenza; è un consuntivo migliore, anche perché la manovra è meglio conosciuta, quindi i giudizi di oggi sono più informati, più documentati di quelli del 3 ottobre, allorché sono venuto qui a presentare il disegno di legge finanziaria.
Ho paragonato la manovra finanziaria ad un edificio, che consta di fondamenta, di muri maestri, di tramezzi e di stucchi. Tale immagine mi sembra ancora adesso utile quale rappresentazione della gerarchia di importanza delle questioni che si possono giudicare o mettere in discussione.
Credo che il dibattito svolto fin qui confermi che, se si guarda alle fondamenta e ai muri maestri, questa manovra consegue alcuni obiettivi fondamentali. Il primo è quello di correggere i nostri conti pubblici. Ciò avviene attraverso una sola legge finanziaria e in modo strutturale, sgombrando il campo dalla preoccupazione di un'emergenza finanziaria per tutta la legislatura e producendo una situazione di tranquillità sia nei confronti degli organismi internazionali sia nei confronti dei mercati.
Prova ne è il fatto che, quando due agenzie di rating hanno abbassato la loro valutazione sul debito italiano - abbassamento che era stato annunciato prima ancora che il disegno di legge finanziaria fosse conosciuto -, i mercati non si sono mossi. Ciò significa che l'attuale situazione dei mercati è di tranquillità.
Il secondo obiettivo che si raggiunge attraverso la presente manovra è quello di rimettere in moto lo sviluppo economico, creando le condizioni affinché la ripresa diventi una crescita prolungata. A tale proposito, si cita in primo luogo il cuneo fiscale, che assicurerà al sistema delle imprese un miglioramento di competitività che non si registrava da molti anni. Tuttavia, occorre ricordare anche che, in maniera meno vistosa, ma forse più vitale, la manovra permette di finanziare alcuni settori fondamentali per il funzionamentoPag. 74dello Stato. Ricordo ancora una volta i cantieri per la creazione di nuove infrastrutture e le Ferrovie dello Stato. È facile immaginare in quale condizione ci troveremmo oggi se questa rimessa in moto del meccanismo stesso dell'economia, prima ancora che del suo sviluppo, non ci fosse stata.
Inoltre, la manovra assicura risorse a settori cruciali dello Stato, essenziali per il funzionamento non solo dell'economia ma della società - penso alla giustizia ed agli ambiti di responsabilità di quasi tutti i ministeri -; destina nuove risorse all'innovazione ed alla ricerca in un'entità che non sarebbe stata possibile senza le misure previste; realizza importanti interventi nel Mezzogiorno, che mancavano da anni.
Altro risultato raggiunto è la promozione della coesione sociale e la destinazione di risorse al sollievo dei più deboli. Ciò è necessario perché l'Italia, come è stato ricordato più volte, è uno dei paesi dove le diseguaglianze sociali si sono allargate nel corso degli anni; ma è altresì necessario perché, nel momento in cui si compie un'opera di risanamento che deve destinare una parte delle risorse al riequilibrio dei conti pubblici, occorre che questo sforzo sia accompagnato da misure di sollievo per coloro per i quali esso sarebbe altrimenti troppo gravoso.
Un ulteriore risultato raggiunto è il rispetto degli impegni internazionali; non si tratta solo di un risultato economico: un paese che non rispetta i propri impegni internazionali è un paese che non conta, che non si può esprimere, verso il quale non si ha rispetto e che, alla fine, rischia di non avere rispetto di se stesso. Tale tipo di rischio è stato eliminato con una sola manovra.
Infine - aspetto fondamentale, che ritengo sia destinato ad essere riconosciuto in modo sempre più chiaro -, la manovra avvia un importante processo di riforme in alcuni campi fondamentali dello Stato, della vita pubblica italiana e dell'economia. Li cito senza entrare nei dettagli perché, altrimenti, il mio intervento diverrebbe troppo lungo: si opera una trasformazione importante nel settore della sanità, compiuta in condizioni nelle quali si aprono prospettive nuove per lo sviluppo del servizio sanitario.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 14,52)
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. Nel contempo, si blocca quasi del tutto la crescita della spesa in termini nominali; anzi, addirittura la si diminuisce leggermente nel 2007 rispetto al 2006, dopo che per anni era cresciuta a tassi annui vicini al 6 per cento. Inoltre - sembra quasi incredibile riferirlo -, la manovra realizza ciò in pieno accordo con il sistema delle regioni. Ricordo che tale sistema è evidentemente governato da diverse parti politiche ed esso, nella sua interezza, ha concorso al nuovo patto sulla salute: non è una questione di parte politica; è una questione di rapporti tra il Governo centrale ed i governi locali.
Quindi, si avvia in maniera significativa l'attuazione di un vero federalismo fiscale. Essa non era avvenuta nella legislatura passata, nella quale si era deciso, invece, di concentrarsi su una ripresa della fase costituzionale della definizione del federalismo italiano; scelta del tutto legittima ma che, di fatto, ha arrestato lo sviluppo delle potenzialità che erano insite nella riforma del Titolo V...
PIETRO ARMANI. Sciagurata!
TOMMASO PADOA SCHIOPPA, Ministro dell'economia e delle finanze. ...che era stata realizzata nella legislatura precedente. Rispetto a quella riforma si erano, anzi, addirittura compiuti alcuni passi indietro, restringendo gli spazi di autonomia e di responsabilità dei governi locali. In tal caso, sono state attuate quasi per intero le richieste e le istanze che il sistema dei governi locali - un sistema evidentemente composito dal punto di vista delle maggioranze politiche - aveva avanzato fin dal mese di giugno.Pag. 75
Il federalismo fiscale è un aspetto fondamentale della Costituzione di un paese; avere attuato attraverso la legge finanziaria gli elementi essenziali del federalismo fiscale rappresenta una riforma profonda che, a mio avviso, va valutata in tutto il suo valore.
Infine, si attua un principio di riforma in molti apparati pubblici, del Governo al centro e attraverso le sue strutture territoriali; voi stessi in questo momento potete valutare quanto la riforma sia profonda dal fatto che essa causi anche comprensibili reazioni e resistenze. Effettivamente, dopo avere per alcune settimane lamentato l'assenza di elementi di riforma, adesso se ne lamenta invece la presenza.
Credo che questi cinque risultati che la manovra realizzerà, se sarà approvata così come essa si presenta nelle sue linee fondamentali, siano notevoli; della loro importanza e del loro valore ci renderemo conto sempre di più nel corso dei prossimi mesi.
Questo è l'impianto fondamentale della manovra e quanto il Documento di programmazione economico-finanziaria annunciava. Esso non indicava cifre e misure precise, ma dava grandi cifre e la composizione degli interventi che si sarebbero dovuti attuare nei grandi comparti da cui origina la spesa pubblica. La manovra ha tenuto fede a quell'impegno.
Naturalmente, si può sempre immaginare una costruzione astratta ancora più bella di quella concreta, ma spesso le costruzioni astratte non passano al vaglio dell'approvazione del Governo o dell'approvazione parlamentare e può anche darsi che, se si prova a costruirle, crollino miseramente.
Certo, è vero che una legge finanziaria non può fare tutto; questa legge finanziaria è solo la prima della legislatura. Probabilmente, non dico che abbiamo forzato, ma abbiamo sfruttato al massimo le potenzialità di riforma che la legge finanziaria consente, attraverso norme che generano cifre, tant'è che anche nella discussione che si è svolta nella Commissione parlamentare, se qualche rilievo è stato mosso, era rivolto al fatto di avere usato lo strumento della legge finanziaria fino ai limiti della sua utilizzabilità.
Vorrei aggiungere ancora una considerazione: tutto ciò è stato fatto non sotto l'impulso di una crisi, in atto o temuta. Sono stato ieri a Bruxelles alle riunioni Ecofin e nell'eurogruppo si è svolta una lunga discussione sulle esperienze delle riforme strutturali nei diversi paesi. Mi ha colpito il fatto che quasi tutti i ministri, non solo quelli dei paesi che hanno incontrato serie difficoltà finanziarie, abbiano affermato che le riforme strutturali si riescono a fare quasi solo in condizioni di crisi. Solo in quel momento, infatti, sorgono il consenso e la volontà politica necessari per approvarle, e senza il consenso - anche questo è un elemento interessante, perché ci sarebbe chi desidera che le riforme strutturali siano fatte contro tutti e contro la volontà di tutti - le riforme strutturali non si possono realizzare.
Bene, questa manovra finanziaria, con le caratteristiche che ho descritto, è stata adottata fuori da un contesto di crisi; fuori dal contesto drammatico in cui si trovava l'Italia del 1992, fuori dall'incubo di essere esclusi dall'Europa nel quale ci trovavamo nel 1996-1998. Essa è stata adottata sotto un impulso di razionalità e di ambizione sul futuro del paese, che è qualcosa di molto più nobile, secondo me, di una crisi.
Certo, essa richiede un impegno gravoso. Un compromesso - si dice - è una soluzione che scontenta un po' tutti. Ciò è senz'altro vero e credo che in ogni negoziato e in ogni ricerca di consenso si possa riscontrare questo elemento. Dobbiamo però ricordare che il compromesso rappresenta comunque una soluzione.
Se in questo momento vi sono manifestazioni di critica e di sofferenza, perfino nel Governo, che rilevano anche aspetti che potevano essere formulati in maniera migliore, credo che ciò sia il segno del fatto che si tratta di un compromesso valido e di una soluzione del problema per la quale ciascun ministro ha riconosciuto che vi era un'esigenza comune più forte diPag. 76quella di cui era singolarmente portatore, per il suo specifico campo di responsabilità.
Del resto, dal 3 ottobre ad oggi, i «fuochi», che si erano accesi immediatamente dopo la presentazione del disegno di legge finanziaria, si sono spenti uno dopo l'altro. Si è «spenta» la questione riguardante le risorse destinate ai comuni. Si è chiusa con un accordo firmato da Confindustria, confederazioni sindacali e Governo la questione del TFR. Si è chiuso con un accordo il problema della disponibilità e dell'entrata in vigore in tempi certi del contratto per il pubblico impiego. Si è aperto il discorso sull'avvio della previdenza integrativa e quello sulla parte normativa del contratto del pubblico impiego, che accompagnerà quella economica. Questi elementi positivi si aggiungono agli accordi, già precedentemente presi, di riaprire la discussione sulle pensioni.
Ho enumerato e discusso le principali critiche mosse alla manovra finanziaria quando ho incontrato i giovani industriali a Capri, il 7 ottobre scorso. Non ho il tempo di riprenderle una per una, tuttavia credo che chiunque abbia la pazienza di ascoltare le argomentazioni in un dibattito che non sia quello dei 10-15 secondi a disposizione in televisione prima di essere interrotti possa constatare che le osservazioni principali hanno argomentazioni solide e meritevoli di essere considerate.
Sono emerse critiche anche nel corso di questo dibattito e vorrei riprendere alcuni dei punti emersi nella discussione alla quale sto replicando. Non posso ricordarli uno per uno e mi limito a citarne alcuni.
Da parte dell'opposizione è stata obiettata la validità della dimensione complessiva dalla manovra. È stato osservato che essa non avrebbe effetti strutturali e che Bruxelles non l'avrebbe «promossa». È stata lamentata l'insufficienza degli interventi riguardanti il Mezzogiorno. È stata ripresa la critica riguardante le misure del trattamento di fine rapporto. Questi sono solo alcuni dei punti principali sollevati negli interventi dell'opposizione. Da parte della maggioranza è stato fatto rilevare che forse non si fa a sufficienza a favore del precariato; è stato osservato che sarebbe stato necessario fare di più per la scuola e per l'università. Su ognuno di questi punti potrei dilungarmi, ma non lo farò per non abusare del vostro tempo. Quindi, mi limito a poche osservazioni.
In merito alla dimensione complessiva della manovra, se avessimo ipotizzato ad un importo minore non avremmo potuto fare altro che destinare risorse inferiori a quei settori della spesa che, grazie proprio all'entità dell'intervento finanziario, vengono rialimentati. Li ho già citati in precedenza: si tratta del cuneo fiscale, delle infrastrutture, della ricerca, dello sviluppo, degli interventi sociali, dell'intervento in Libano e del rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Sarebbe stato impossibile presentare una manovra superiore ai 15 miliardi, che costituivano il minimo indispensabile per rispettare gli impegni con l'Unione europea, e destinarne una cifra inferiore a questo scopo. Se avessimo fatto una manovra da 20 miliardi, anziché da 34,8, decidendo di destinarne soltanto 10 al risanamento, la credibilità dell'Italia sarebbe precipitata. Si sarebbe detto: «Ma come, avete raccolto queste risorse e quindi il vostro primo dovere è quello di destinarle al risanamento e agli impegni sottoscritti non da questo Governo, ma da quello precedente». Quindi, tutto quello che è stato fatto al di sopra dei 15 miliardi necessari per rispettare gli impegni europei si giustifica o meno in relazione a come viene impiegato.
Penso che il dibattito parlamentare in teoria potrebbe indicare linee diverse; tuttavia dovrebbe segnalare quali spese, le cui risorse sono state raccolte in eccedenza alle esigenze del risanamento, possano essere omesse o cancellate.
In questo momento il dibattito non è contrassegnato dal desiderio di ridurre gli stanziamenti; piuttosto è contrassegnato dalla comprensibile critica per il fatto che le risorse sono insufficienti. Implicitamente questo dibattito rivela la richiesta per una manovra ancora più ampia di quella che abbiamo realizzato. Il dibattito è aperto; chi ha proposte da fare le faccia;Pag. 77per avere una manovra più ampia bisognerebbe ridurre certe spese per aumentarne altre o aumentare ulteriormente le entrate. Personalmente, sono convinto che la manovra che abbiamo presentato costituisca un punto di equilibrio, anche sotto questo punto di vista, e mi sembra che il dibattito di queste settimane lo confermi.
È stato detto che la manovra non ha carattere strutturale; non è questo il pensiero della Commissione europea, che rappresenta il primo giudice. Nelle previsioni economiche della Commissione, pubblicate il 6 novembre scorso, il deficit italiano rimane al di sotto del 3 per cento negli anni successivi al 2007 e fino al 2010 semplicemente per effetto di questa manovra. Se questo non è un carattere strutturale, mi domando cosa abbia carattere strutturale. Se si esamina quali delle misure contenute nelle ultime leggi finanziarie avessero ancora effetto dopo il secondo anno, si può verificare che nel caso di questa legge finanziaria mantengono il loro effetto il 90 per cento delle misure adottate; che nella legge finanziaria dello scorso anno la cifra era all'incirca dello stesso ordine di grandezza - fu una manovra strutturale anche l'ultima legge finanziaria della passata legislatura -, ma le precedenti leggi finanziarie, quelle che hanno annullato l'avanzo primario e ricreato il problema che abbiamo affrontato con questa manovra, avevano un tasso di sopravvivenza al secondo anno dell'ordine del 30 per cento: erano quindi eminentemente non strutturali.
Sul Mezzogiorno conoscete le misure e gli interventi previsti; mi limito a ricordarli. Innanzitutto, la misura del cuneo fiscale contiene un'articolazione che favorisce le imprese nel Mezzogiorno. Le risorse derivanti dalla non attuazione del ponte sullo stretto di Messina restano non solo nel Mezzogiorno, ma precisamente nelle zone contigue ai due estremi del ponte che si sarebbe voluto realizzare e sono destinate al miglioramento delle infrastrutture in quelle aree. Vengono destinate risorse al fondo delle aree sottosviluppate. Complessivamente, la nostra interlocuzione con i rappresentanti dei governi locali nel Mezzogiorno, indipendentemente dal colore politico, non dà indicazione che questa manovra finanziaria penalizzi il Mezzogiorno.
Sul TFR mi permetto di citare un articolo pubblicato oggi su Il Sole 24 Ore, a firma di Fabrizio Galimberti. Ve ne suggerisco la lettura: esso rappresenta il senso della manovra del TFR con una chiarezza e con un'efficacia di cui forse io stesso non sarei stato capace; sfido chiunque, dopo averlo letto, a rinnovare le critiche che sono state mosse a questa misura.
Esponenti della maggioranza hanno auspicato che si facesse di più per il precariato, per la scuola e per l'università. Siamo ancora una volta alla richiesta di una manovra di dimensioni maggiori; non vi è dubbio che in questi campi e anche in altri si sia fatto meno di quello che sarebbe stato auspicabile. Partivamo da una condizione in cui un limite più ampio di reperimento di risorse sarebbe stato impossibile.
Un'ultima critica riguarda una carenza di risposta alle domande: perché facciamo tutto questo? Qual è la missione che si persegue nel fare una manovra di queste dimensioni? L'obiettivo che oggi si persegue non è quello di evitare una crisi, di uscire da una crisi, di scongiurare una esclusione drammatica, quale sarebbe stata l'esclusione dal gruppo di paesi che hanno adottato l'euro, ma è l'obiettivo ambizioso della dignità, del ruolo e della condizione del paese, dignità e ruolo intesi non solo in senso economico, ma come elementi che attengono alla vita civile, alla vita collettiva e, per questa via, anche alla vita individuale. Ci troviamo di fronte a qualcosa che fa appello, per così dire, alla coscienza delle persone forse più di una crisi drammatica scatenata dal mercato dei cambi o dal mercato dei titoli. Si rimette in moto il paese, si rifiuta la mediocrità del declino economico e civile, si punta all'eccellenza, si ricompone la spesa pubblica, dalla spesa corrente alla spesa per investimenti e per il futuro, si guarda ai giovani e si vuole avere un paese che conti nelle sedi internazionali: questoPag. 78è il senso di una manovra economica che, ripeto, è spinta da una forma di ambizione sul futuro del paese, piuttosto che dall'ansia di recuperare o di evitare una crisi.
Per questo motivo, nella conclusione della lettera che il Presidente del Consiglio, Prodi, ed io firmammo in occasione della presentazione del documento di programmazione economico-finanziaria affermammo di essere convinti che il paese e gli italiani avrebbero capito. Capire è qualcosa di difficile e, nell'immediato, può costare uno sforzo. Ciò significa, tuttavia, anche saper separare la impopolarità immediata dalla serietà e dal rispetto che un Governo merita nel momento in cui compie scelte difficili e le propone al paese. Sono convinto che questo elemento fondamentale sia compreso e che la stessa impopolarità rappresenti il segno del fatto che si avverte la difficoltà, ma non si rifiuta lo sforzo. Perciò, sono persuaso del fatto che nelle sue linee fondamentali, quelle che ho definito come le fondamenta e i muri maestri, il disegno di legge finanziaria sarà approvato dal Parlamento - e da questa Assemblea nei prossimi giorni - e se, in alcuni suoi aspetti, subirà modifiche e miglioramenti, questi costituiranno il contributo positivo che proverrà dallo stesso Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur, Misto-Minoranze linguistiche).
PRESIDENTE. Il seguito dell'esame del disegno di legge di bilancio avrà luogo nel prosieguo della seduta.