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Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (1746-bis).
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1746-bis sezione 4).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, inizio il mio intervento, riprendendo un'agenzia di stampa di giovedì scorso del ministro dell'economia Padoa Schioppa, che affermava testualmente: «Tutti i fuochi sulla finanziaria sono ormai spenti; le risorse per i comuni sono state trovate, sono certe. Si procederà in tempi brevi alla sua approvazione».
Mi pongo un interrogativo, colleghi di quest'Assemblea: di quale finanziaria sta parlando il ministro? Quali fuochi ha spento? Mi permettano il Presidente Bertinotti e il Presidente Tremonti: il ministro Padoa Schioppa non sente il bisogno di essere presente in aula durante l'esame dell'atto più importante della vita parlamentare? Ritiene egli in questo modo di non mancare di rispetto al Parlamento e in particolare a quest'Assemblea, non avendo partecipato ad una sola seduta di questa finanziaria?
Mi dispiace, signor ministro, ma il fuoco del mio gruppo politico sulle norme di questa finanziaria, che interessano i comuni, le province e gli enti locali in generale, è tutt'altro che spento, e le spiego il perché. La finanziaria di quest'anno per i comuni rappresenta un atto grave del Governo per i rapporti tra lo Stato ed un'altra istituzione di pari grado, i comuni. Dico questo perché vi è stato tutto un irresponsabile modo di procedere nei nostri confronti, e parlo di responsabilità politica ed istituzionale.
Voglio infatti ricordare che i comuni hanno appreso dei contenuti di questa legge finanziaria dalla stampa; una serie di incontri politici preventivi con l'ANCI, con l'UPI e con l'UNCEM sono stati assolutamente inutili, una perdita di tempo.
Non una cifra ci è stata fornita, prima della approvazione, da parte del Consiglio dei ministri, non un solo dato. E sì che questo disegno di legge finanziaria avrebbe dovuto segnare il rilancio della concertazione istituzionale. Tutto, invece, è stato deciso in modo unilaterale. Il ministro è stato un uomo politico di grande slealtà e scorrettezza istituzionale. Ha venduto, di fatto, un accordo con gli enti locali mai visto né discusso da alcuno. Nei loro rapporti istituzionali, Governo ed enti locali non sono mai stati così contrapposti nella storia della Repubblica. Se qualche collega della maggioranza dovesse avere dubbi, è sufficiente che si rivolga ai sindaci di alcune grandi città - Cacciari, Jervolino, Domenici, Cofferati, Chiamparino e Veltroni - i quali, tutti, si aspettavano una inversione di tendenza rispetto al Governo Berlusconi. Ebbene, dove sono coloro che gridavano allo scandalo, contro il Governo Berlusconi, riguardo alle concentrazioni? Dove sono quei parlamentari e quegliPag. 25amministratori che affermavano che con la legge di Berlusconi e del ministro Tremonti sarebbero stati costretti a spegnere i lampioni ed a chiudere le scuole materne e i servizi sociali? Questo è quanto si affermava allora.
Ebbene, oggi, non c'è un solo parlamentare che abbia il coraggio di dire queste cose riguardo al Governo Prodi-Padoa Schioppa. Il ministro Padoa Schioppa si è recato a Perugia per partecipare all'assemblea nazionale dell'ANCI e, con aria da puro (attenzione, ministro: un puro trova sempre un altro puro che lo epura!), ha parlato di macroeconomia. Non aveva la minima idea di dove si trovasse! Al ministro Padoa Schioppa vorrei suggerire un bagno di umiltà: per qualche mese, provi a fare l'assessore in un comune di mille anime, provi ad approvare una delibera o a capire la differenza tra una delibera ed una determina; si faccia un'idea di che cosa significhi amministrare. Scendendo dai cieli delle astrattezze delle teorie economiche, il ministro potrebbe smetterla di raccontare bugie, non ho ancora capito se volute o frutto di profonda ignoranza della materia!
La guerra nei confronti degli enti locali è iniziata ancora prima dell'esame di questo disegno di legge finanziaria, è iniziata con il cosiddetto decreto Bersani-Visco. Il ministro Bersani disse, allora, che le regole non si concertano. Ebbene, gli enti locali e periferici non concertano perché sono parte integrante dello Stato, non sono assimilabili ai sindacati o alla Confindustria che devono concertare, ma devono essere preliminarmente contattati, prima di decidere quali norme inserire in una legge dello Stato. Forse si è concertato con i tassisti, i farmacisti o i panificatori? Queste categorie, forse, non rientrano negli interessi dei comuni? Oppure, si è concertato qualcosa sui passaggi delle competenze notarili ai comuni o sui costi che a seguito dell'indulto - al di là del provvedimento in sé - i comuni hanno dovuto prendere a carico? L'immigrazione regolare c'è e nessuno può dire nulla in contrario. Ma per questo problema riceviamo, oggi, solo briciole: sono forse sufficienti ai comuni per provvedere ai buoni mensa, ai buoni scuola, ai buoni trasporto, alla politica sociale, alle aule delle scuole e a quant'altro concerne la politica dell'immigrazione? Dal 1o gennaio, poi, i cittadini di alcuni paesi dell'est entreranno in Italia: come faranno i comuni a sopportare una incidenza economica di questo tipo?
Dopo la sua approvazione da parte del Consiglio dei ministri, abbiamo subito affermato che il disegno di legge finanziaria per il 2007 per la parte che riguarda gli enti locali è insostenibile. Abbiamo fatto i conti e abbiamo scoperto che ci si trova di fronte ad una manovra economica che comporta un aggravio a carico dei bilanci di comuni e province, imponendo un obiettivo pari a 2 miliardi e 871 milioni per i comuni e 670 milioni di euro per le province.
Inoltre, non l'ANCI, ma il Servizio studi della Camera ha affermato che il taglio complessivo per il comparto delle autonomie locali grava per il 51 per cento solo sui comuni, per il 41 per cento sulle regioni e per l'8 per cento sulle province.
Oltre ad una valutazione negativa relativa all'entità della manovra per comuni e province, va sottolineato che il metodo di calcolo del miglioramento del deficit indicato nel disegno di legge rischia di creare, soprattutto per i comuni, forti sperequazioni tra gli enti locali, con picchi difficilmente sostenibili dalle amministrazioni. Peraltro, anche il decreto-legge contenente disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria contiene norme che rischiano di aumentare la pressione fiscale sugli immobili (ICI) attraverso operazioni centrali di revisione dei classamenti catastali. È ancora più grave che il Governo abbia previsto una contestuale riduzione dei trasferimenti erariali a favore dei comuni per l'importo derivante dal maggior gettito. Sapete a quanto ammonta il taglio? A 610 milioni di euro! Ci sarebbe da vergognarsi: da una parte, danno i soldi ai comuni e, dall'altra, con uno stratagemma contabile, li tolgono per lo stesso importo! Ma è questo il rapporto istituzionale tra ente centrale ed ente periferico?Pag. 26
Nella sostanza, l'impostazione del disegno di legge finanziaria al nostro esame provocherà un sostanziale ridimensionamento dei servizi alla cittadinanza (assistenza sociale, trasporti, strade, scuole) e non risolverà l'emergenza delle città (smog e casa).
In modo assolutamente arbitrario, vengono introdotte modifiche alla disciplina dello stato degli amministratori locali: i tagli all'indennità sono stabiliti senza che vi sia stata non soltanto concertazione, ma nemmeno una preventiva informazione. Non che io ed il mio partito non siamo d'accordo a ridurre i costi della politica, cari colleghi, ma che ognuno faccia la sua parte, allora, in modo proporzionale! Il problema dei costi della politica non è generato dagli assessori dei comuni con popolazione fino a 3 mila abitanti (che si volevano cancellare).
Mettere sotto controllo i costi della politica è un dovere morale, svincolato sempre e comunque dalla necessità della finanza pubblica; però, permettetemi: sapere che il voto di un senatore può costare 14 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) non fa la stessa impressione? E non è forse, quello, un costo della politica intollerabile e mortificante? Se viene approvato un decreto, in fretta e furia, per consentire ad un partito di recuperare finanziamenti previsti dalla legge che sono stati perduti soltanto per un errore burocratico, non è anche quello un costo della politica? Ad un cittadino normale sarebbe stato concesso?
Personalmente, non ho mai messo in dubbio la necessità di migliorare le procedure per il contenimento dei costi della politica. Rimango in attesa di vedere, al posto del polverone mediatico, una bella inchiesta giornalistica che ci racconti come vivono i sindaci degli oltre 5.600 comuni con meno di cinquemila abitanti. Se proprio si vuole capire cosa sono gli amministratori italiani, si vada a cercare in questo immenso esercito di volontari, molti dei quali, da anni, non hanno mai percepito l'indennità. Ma il costo della politica si riduce anche in maniera diversa, sapendo razionalizzare, attraverso una modifica, il testo unico. Regioni, province, comuni, comunità montane, circoscrizioni, unioni di comuni, consorzi, ATO, circondari, aree metropolitane (e chi più ne ha più ne metta): è questo il costo della politica che bisogna avere il coraggio di innovare!
Ebbene, nella sostanza, diventa difficile. Sappiamo com'è andata dopo le proposte dei sindaci. C'è stato il famoso incontro a palazzo Chigi. Nella riunione del 10 ottobre, i sindaci hanno ricevuto una proposta migliorativa della manovra: circa 500 milioni di euro, nonché l'eliminazione delle spese cofinanziate e della legge obiettivo (per un ammontare di altri 266 milioni di euro).
Così, l'effetto della manovra economica sui comuni sarebbe passato da 2 miliardi 871 milioni a circa 2 miliardi di euro. A questo, il Governo aveva aggiunto la volontà di eliminare il tetto del 2,6 sullo stock di debito e di finanziare un fondo per i piccoli comuni di circa 260 milioni di euro.
Cosa è successo, colleghi? Dopo una lunga attesa e tanta confusione, il Governo ha presentato il suo emendamento alle regole del patto (articolo 74) e alla parte ordinamentale (articoli 76-79-80, oltre all'introduzione dell'articolo 75-bis). Ne faccio una sintesi, prima tecnica e poi politica.
La manovra nominale, a carico dei comuni, passa da 2 miliardi 870 milioni di euro a 2 miliardi e 2 milioni di euro e, di conseguenza, vengono modificati i coefficienti per il calcolo del contributo dei singoli comuni. La manovra nominale subisce, quindi, una riduzione di 876 milioni di euro. Questo obiettivo viene raggiunto attraverso una modifica della base di calcolo, che prevede l'inserimento, nel saldo finanziario, dei trasferimenti erariali. Mentre, quindi, il valore assoluto della manovra nominale diminuisce, non altrettanto accade per lo sforzo che l'ente deve sostenere, in quanto il taglio ai trasferimenti, di cui al decreto Visco, in corso di conversione al Senato, che ammonta a 610 miliardi di euro, opera come la minore entrata. Come ho detto prima, da una parte, si dà e, dall'altra, si toglie, pensandoPag. 27che i comuni non riescano a capire e a vedere cosa ci sia scritto in una finanziaria. È una presa in giro. Gli enti locali riescono ancora a leggere e hanno amministratori capaci i quali riescono a capire quando c'è l'entrata e quando c'è l'uscita.
In altre parole, il vantaggio derivante dalla diminuzione dell'obiettivo è neutralizzato, in quantità diversa, a seconda della situazione del singolo comune dal taglio dei trasferimenti erariali. Praticamente, hanno trasformato un segno meno in un segno più, sulla parte del saldo, ed hanno creduto che fossimo così ingenui da non capire.
Ebbene, certamente il Governo Prodi ritorna sempre sul luogo del delitto. Ha iniziato il ministro Amato, tanti anni or sono, quando tagliò, nottetempo, i conti dei cittadini italiani prelevando una quota di liquidità ed istituendo, nel 1992, l'ICI. Altrettanto fece il Governo Prodi che, per entrare nei parametri di Maastricht, tagliò di colpo ben 40 mila miliardi di quell'allora finanziaria - e nessuno reclamò - ai comuni e agli enti locali periferici, che furono costretti, perché si diede loro possibilità di farlo, ad istituire l'addizionale IRPEF.
Ora, questo Governo continua sulla stessa strada di allora. Bene, il miglioramento di alcune parti, sotto l'aspetto ordinamentale, è certamente positivo. Bene, l'eliminazione del tetto del 2,6 per cento sull'indebitamento per i piccoli comuni. Allora, qual è la sintesi politica di questo articolo? Che è tutta una presa in giro e, badate, non prendono in giro una parte sociale, ma prendono in giro una parte fondamentale di questa Repubblica. Prendono in giro i cittadini, dicendo che abbasseranno le tasse e non dicendo che i comuni saranno costretti ad aumentare la pressione fiscale per chiudere i propri bilanci. Ebbene, avremo due finanziarie, una a livello nazionale e una a livello locale. Perché si dà la possibilità ai comuni di mettere l'addizionale IRPEF? Perché si dà la possibilità ai comuni di modificare gli indici catastali? Perché si è coscienti che si diminuiscono i trasferimenti dal centro alla periferia.
Voglio soprattutto richiamare l'attenzione del Parlamento sulla gravità della situazione in cui versano le nostre città. Con questa finanziaria, non si risolve nemmeno uno dei problemi e delle emergenze che si vivono nelle nostre città. Parlo della sicurezza, del trasporto pubblico locale, della casa. Dove sono finite le politiche strutturali e le grandi riforme che il Governo aveva promesso?
Dov'è finito il federalismo fiscale e dove sono l'autonomia e la responsabilità dei comuni? Gli amministratori locali chiedono di venire coinvolti nella gestione dei fondi relativi al sociale, alla famiglia e alla sicurezza. Devono essere chiamati alla condivisione degli obiettivi e delle risorse che impattano sulla loro città e sui territori e ne alterano l'assetto socio-economico. Alla fine, chi deve gestire e governare le dinamiche che si sviluppano nei territori sono i sindaci. Nessun'altra istituzione più del comune è in grado di comprenderne le evoluzioni.
Allora, richiamo il Governo e il Parlamento a cambiare rotta e a prestare diversa e maggiore attenzione nei confronti dei comuni e degli enti locali periferici, la cui autonomia finanziaria e gestionale può davvero essere lo strumento per il rilancio dello sviluppo e della competitività del paese, fattore di coesione economica e sociale nonché leva per un risanamento finanziario basato sul rigore ma anche sulla forte capacità di scelta nonché sul metodo di concertazione e partecipazione. Esso può avvenire anche in presenza di difficoltà e non intendo minimamente sottovalutare tale leva per rilanciare un'idea politica fatta di trasparenza ed efficienza. Infatti, ben il 70 per cento degli investimenti di questo paese avvengono attraverso gli enti locali.
Sono questi i motivi per i quali la legge finanziaria deve necessariamente essere ancora corretta. Per le motivazioni che ho già espresso, gli emendamenti del Governo sono insufficienti. Questa legge va cambiata non solo nell'entità della manovra a carico degli enti locali, ma anche e soprattuttoPag. 28nella qualità degli interventi strutturali a favore delle città, in modo particolare quelle medie e piccole.
Mi rivolgo ai colleghi parlamentari della maggioranza che sono al tempo stesso anche amministratori. Abbiano il coraggio di uscire allo scoperto e si dimostrino in quest'aula prima amministratori che appartenenti a gruppi politici. Se avranno la capacità di distanziarsi da direttive esclusivamente politiche, non otterranno certamente il consenso di Prodi e di Padoa Schioppa, ma quello di tutti i cittadini delle loro comunità locali. Questo è ciò che penso e mi auguro che abbiano tale coraggio. Da parte nostra, come gruppo di Forza Italia, non vi sono dubbi sul fatto che saremo attenti affinché la legge finanziaria, per quanto riguarda gli interessi locali, in quest'aula venga modificata. Se la parola data dal Governo, di per sé già non sufficiente, non venisse mantenuta, non vi sono dubbi sul fatto che i sindaci e gli amministratori locali, al di là del loro colore politico, scenderanno in piazza a denunciare tale situazione nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)
PRESIDENTE. Saluto la classe della scuola elementare del primo circolo didattico di Cercola, in provincia di Napoli, presente in tribuna. La Presidenza e l'Assemblea rivolgono loro un saluto (Applausi).