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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 5 - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 5.
Avverto che la Commissione ha presentato due ulteriori emendamenti riferiti all'articolo 10, che sono in distribuzione; il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per le 18 di oggi. Naturalmente tale termine deve intendersi differito ad un'ora prima dell'inizio della seduta di domani ove nella giornata odierna l'Assemblea non procedesse all'esame dell'articolo 10.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, inizio con una premessa, che è doverosa, sulle quantità e sui numeri che interessano la manovra di cui stiamo discutendo. Questo Governo intende recuperare quasi 8 miliardi di euro - 7,9 per la precisione - attraverso due meccanismi principali: 3,5 miliardi di euro attraverso un inasprimento degli studi di settore, il resto attraverso una rigorosa - a detta loro - lotta all'evasione fiscale.
Abbiamo presentato proposte emendative, peraltro in parte già oggetto di discussione nella seduta di ieri e parzialmente accolte, che si basano su una serie di principi difficilmente eludibili. Primo fra questi, il meccanismo che ha visto lo scontrino fiscale al centro di una disputa, che rivela da sola l'impostazione generale mentale di chi ha prodotto questo tipo di provvedimento.
Alla fine, delle due l'una: o si continua su una strada per la quale l'obbligo dello scontrino fiscale viene mantenuto in termini di controllo e di verifica, sulla scorta di una impostazione da Stato di polizia, oppure, in subordine, si prende atto che con il meccanismo degli studi di settore il sistema dello scontrino fiscale appare superato.
Nella nostra proposta emendativa, illustrata ieri dall'onorevole Garavaglia per conto della Lega Nord, chiedevamo il superamento dell'obbligatorietà dello scontrino fiscale e questo - caso unico nella discussione che si è protratta fino ad oggi - è stato fortunatamente preso in considerazione dal Governo, tanto che a volte sorge il dubbio di aver esagerato un po'Pag. 38troppo. Abbiamo inteso ribadire questo concetto anche nell'ambito della discussione dell'articolo 5.
Inoltre, contestiamo il meccanismo per il quale si torna ad applicare la disciplina degli studi di settore anche a quelle parti o a quelle aziende che durante il periodo d'imposta iniziano o cessano l'attività.
Nell'ambito degli emendamenti presentati, abbiamo ribadito, inoltre, un altro principio: a nostro avviso, gli studi di settore non andrebbero applicati, per i primi tre anni, a quelle ditte individuali che iniziano l'attività, perché crediamo che in questa fase storica siano da incentivare le attività, i giovani all'intrapresa e tutti coloro che, con grande coraggio, in un paese come questo, hanno voglia di avviare in forma stabile un'iniziativa privata nel mondo del lavoro.
Riteniamo che l'impostazione del provvedimento, che va in tutt'altra direzione, sia controproducente per le normali e naturali aspettative di molti neodiplomati o neolaureati che si accingono ad iniziare un'attività - prevalentemente penso a quelle di tipo professionale - e che, per districarsi nella selva di norme e nella giungla della normativa fiscale e tributaria italiana, hanno la necessità, prima di tutto, di trovarsi di fronte ad una procedura snella.
Se pensassimo che un neolaureato o un neodiplomato possano in qualsiasi momento iniziare un'attività e, da subito, possano essere loro applicati gli studi di settore, quasi che si trattasse di un'attività consolidata, credo che faremmo un torto all'intelligenza, così come, probabilmente, facciamo un torto all'intelligenza quando, in un modo difficile da interpretare, applichiamo la normativa che estende gli studi di settore anche alle attività che iniziano o che cessano la propria esistenza nel corso dell'esercizio finanziario. Crediamo che anche in questo caso il Governo abbia rivelato il solito temperamento, molto ostile nei confronti di tutte le attività, al punto che in un comma si cita la possibilità, nei sei mesi successivi alla cessazione dell'attività, di applicare gli studi di settore non solo all'attività cessata, ma anche a chiunque vi subentri.
Pensiamo al caso, abbastanza diffuso, delle cessioni dei rami di azienda. Si configurerebbe un precedente antipatico, perché il ramo di azienda ceduto, a prescindere dalle qualità del soggetto cessionario e, quindi, a prescindere dalle valutazioni di merito che si possono esprimere su tale soggetto, trasporterebbe con sé questa specie di eredità, per la quale l'acquirente, improvvisamente, si potrebbe trovare nelle condizioni di rispondere al fisco sulla scorta di meccanismi produttivi che poco attengono alla realtà delle cose e che molto spesso poco hanno a che fare con l'andamento normale delle imprese.
Crediamo, quindi, che sia arrivato il momento di compiere una profonda riflessione in merito a tutto il meccanismo che ha governato gli studi di settore in questi anni e che, di fatto, ha caratterizzato questa finanziaria nel suo complesso. Riteniamo sia arrivato il momento anche di cominciare a pensare che le imprese di questo paese hanno già subito abbastanza, in questo scorcio di legislatura, prima con il decreto Visco-Bersani, poi con il collegato alla finanziaria di poche settimane fa e, adesso, con questa finanziaria, che - basta fare un giro per il paese - sta oltre modo spaventando i cittadini italiani e soprattutto gli imprenditori.
Chi ha avuto la fortuna, l'onore o l'onere, come il sottoscritto, di prendere parte in queste settimane alle discussioni che si sono succedute nell'ambito delle varie associazioni di categorie produttive, soprattutto nel territorio lombardo, dal quale provengo, può dirvi che mai come in questo periodo storico si è vista una forte partecipazione alle assemblee, che molto spesso avevano ad oggetto un ordine del giorno che era tutto tranne che affascinante.
Infatti, prendiamo in considerazione il mondo delle piccole imprese individuali, dei piccoli artigiani, il cosiddetto popolo delle partite IVA, soprattutto del nord, normalmente avvezzo a consuetudini di grande tolleranza nei confronti dei meccanismi che hanno governato la politica di questo paese. Ad un certo punto, tale mondo decide di abbandonare le propriePag. 39abitudini, smette di passare le proprie serate in casa con la famiglia e va ad incontri pubblici dove si discute della legge finanziaria che stiamo esaminando in quest'aula. Vi rendete conto che dietro a ciò vi è un senso di disagio: siamo in una situazione che sta preoccupando il paese e, soprattutto, gli imprenditori.
L'articolo 5 di questo disegno di legge finanziaria tratta un tema spinoso, dibattuto ed oggetto di vivaci discussioni anche nella legislatura precedente. Dunque, stiamo entrando nel cuore della legge: si tratta dell'argomento che in genere scatena maggiormente le platee, il tema che fa più paura. Personalmente, in questi giorni ho ricevuto un appello da un gruppo di artigiani della provincia di Mantova, dalla quale provengo, che si sentono ormai vessati da tale meccanismo e temono che il ricorso massiccio al meccanismo stesso e l'inasprimento del sistema contenuto nella finanziaria in esame possa ulteriormente indebolire un tessuto già alquanto fragile.
Crediamo che questo provvedimento nel suo complesso nasconda un disegno abbastanza chiaro da parte del Governo. Si tratta - permettetemi il termine - di un disegno meschino, perché è in atto una vera e propria vendetta politica nei confronti di una parte del paese che ha già dimostrato, in più occasioni in questi mesi, di scegliere un'alternativa a questo Governo uscito con una striminzita maggioranza dall'ultima tornata elettorale. Credo si possa tranquillamente parlare di una forma di razzismo verso una parte del paese: il nord, la parte produttiva del paese, laddove si concentra il 70 per cento del prodotto interno lordo, laddove si raggiunge quasi il 50 per cento della forza lavoro impiegata. Tutti gli osservatori internazionali concordano sul fatto che lì si concentra l'anima di un sistema industriale in crisi già da tempo, ma che resiste e tiene in piedi la sgangherata baracca che pensiamo di rappresentare in questa sede.
Siamo preoccupati, prima di tutto come cittadini ed anche come forza politica, di non essere in grado di trasmettere in modo adeguato tale messaggio ad una platea spesso assente, spesso dormiente. Il Governo in quest'aula è sempre sottorappresentato, peraltro è più intento a raccontare barzellette a qualche amico che si incontra occasionalmente, viste le sporadiche apparizioni. Basta dare un'occhiata all'attenzione rivolta al mio intervento in questo momento per capire di cosa stiamo parlando: tra telefonini, cruciverba e battute con gli amici si tira a campare in attesa della fatidica questione di fiducia (ormai da più parti prevista per l'inizio della prossima settimana) in modo che tutti si possa tornare alle proprie faccende domestiche quotidiane. Ciò è frustrante per chi cerca di fare un'opposizione costruttiva.
Ci è stato detto che il ricorso massiccio al meccanismo della presentazione degli emendamenti nascondeva un disegno di tipo ostruzionistico. Vi posso assicurare che, almeno per quanto mi riguarda - ma analogamente deve dirsi per i colleghi della Lega Nord Padania - molte delle proposte emendative presentano un contenuto che, ben valutato e soppesato, ha molto spesso un minimo comune denominatore: la difesa degli interessi normali e legittimi dei nostri elettori, della nostra parte di territorio, della gente che ha chiesto che noi la rappresentassimo in Parlamento.
Noi vorremmo che in questa sede si potesse veramente discutere del merito; registriamo che il Governo, invece, persevera in questo disegno ispirato al disinteresse e in questo atteggiamento poco consono soprattutto perché sincopato rispetto agli approcci e agli atteggiamenti assunti all'esterno.
Si compie un ricorso massiccio a campagne di stampa con le quali si chiede insistentemente un'opposizione costruttiva, un'apertura ed una disponibilità al dialogo; ebbene, noi eravamo interessati, pronti e armati di tanta buona volontà per dialogare e cercare di emendare, nei limiti del possibile, questo disastro che ci è stato proposto. Dobbiamo invece registrare che la disponibilità manifestata dall'altra parte era solo di facciata; ne prendiamo atto, ma non ci rassegniamo e continueremo adPag. 40opporci a questo provvedimento sbagliato nella forma e nei contenuti, di grave nocumento per il paese intero (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ci troviamo ad affrontare l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 5 che, come noto, si trova sotto il Capo III «Disposizioni in materia di accertamento e di contrasto all'evasione ed all'elusione fiscale».
Ebbene, signor Presidente, in tema di legge finanziaria è del tutto evidente che, se siamo impegnati ad apprestare per il paese una manovra equa, la stessa deve in qualche modo corrispondere all'esigenza ed all'obbligo di recare interventi anzitutto per le situazioni che, usando un eufemismo, potremmo definire di disparità e di incongruenza, nonché di ingiustizia. Situazioni caratterizzanti il nostro paese alle quali, purtroppo, non si è mai data una risposta e mai, comunque, una risposta compiuta, né durante i Governi di centrosinistra, né durante quelli di centrodestra.
A tale riguardo, preciso che va fatto anzitutto riferimento all'evasione ed all'elusione, che evidentemente rappresentano il momento massimo di ingiustizia; si tratta di quella situazione per la quale, mentre tante persone oneste e per bene, nel corso della loro esistenza, pagano, anche a costo di gravissimi sacrifici, le tasse, ligi nei confronti dello Stato e delle sue regole, pochi furbi - o che tali si ritengono - pensano invece di potere violare le leggi assumendosi, di fatto, la responsabilità di creare difficoltà economiche al paese; difficoltà che incidono sulla vita di tutti. Incidono anche, perciò, sulla stragrande maggioranza delle persone che, invece, le tasse le paga e che mostra obbedienza alle leggi e alle regole che il paese si dà.
Non è argomento da poco, signor Presidente; ritengo anzi che dobbiamo tenerne conto, essendosi il Governo assunto l'onere di proporre al Parlamento ed al paese una manovra che trova anzitutto nell'equità una delle sue caratteristiche fondamentali. Dobbiamo effettivamente... Signor Presidente, l'onorevole Volontè mi disturba... Dobbiamo effettivamente tenere conto che questo è il punto di principio e di partenza al quale dobbiamo fare riferimento.
Dobbiamo fare in modo che in questo nostro paese ci sia una condizione per la quale tutti compiano il loro dovere. È del tutto evidente - lo sappiamo e ne abbiamo discusso con i colleghi dell'opposizione nelle scorse sessioni di bilancio - che se tutti compiono il loro dovere ciò significa minori sacrifici per tutti, che risultano così adeguati alla vita di ciascuno.
Per questo motivo diamo una particolare attenzione ed un grande valore al Capo III e all'articolo 5 di questo disegno di legge finanziaria e, ovviamente, anche a tutta la serie di proposte emendative presentate su questa materia. Infatti, non vi è dubbio che il tentativo del Governo è anche quello di riparare, rispetto a questo settore, ai danni prodotti nel passato. Questi ultimi rischiano, a seguito di alcuni emendamenti al nostro esame, di protrarsi nel corso degli anni e nel corso del lavoro di questo Governo. Dunque, il tentativo e l'azione da mettere in campo devono mirare a far sì che ci sia una parità non soltanto dal punto di vista dei diritti di ciascun cittadino, ma anche da quello dei doveri. Questi ultimi appartengono a ciascun cittadino che ritiene moralmente di aderire alle regole che le comunità si danno.
Ci saranno molti altri articoli e sicuramente molte altre occasioni per venire incontro, in qualche modo, ad esigenze di questo tipo, che sono rappresentate in altre parti del disegno di legge finanziaria. Non avremo di certo l'articolo dei condoni, che ha caratterizzato - a mio avviso in modo sbagliato - l'attività preminente del precedente Governo. Non vi è dubbio che vi saranno altri articoli nei quali, signor Presidente, rappresentante del Governo e colleghi, noi avremo la possibilità di rappresentare una delle missioni principali della nostra azione e dello spirito colPag. 41quale affrontiamo questa sessione di bilancio. Dobbiamo consentire al paese, dopo molti anni, di avviare un cammino che conduca ad un rapporto di equità fra tutti cittadini in funzione del quale ciascuno possa contribuire con quanto può, in modo tale che non ci si debba fare necessariamente carico dei pochi che si ritengono furbi e non adempiono alle regole, gravando, inevitabilmente, sulle spalle di molti.
Vi sono molti articoli del disegno di legge finanziaria nei quali sarà possibile riscontrare quella che abbiamo definito come una missione di questa legge finanziaria: tornare a fornire elementi di equità e dare la possibilità di una vita migliore a tutti i cittadini. Sappiamo benissimo che esistono responsabilità del Governo precedente ma, allo stesso modo, che vi è stata anche una congiuntura internazionale. Quando ciò arriva a colpire la vita quotidiana dei cittadini e le loro tasche - ahimè - è preso scarsamente in considerazione dalla gente. È del tutto evidente che le persone misurano la loro situazione in funzione di ciò che vivono direttamente, probabilmente non riuscendo a rendersi conto dei macrosistemi e delle grandi condizioni che conducono a determinate situazioni. Invece, le persone devono necessariamente prendere atto della reale situazione.
Per questa ragione, signor Presidente e colleghi, e vi ringrazio per l'attenzione (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia), penso che - noto che è un intervento gradito! - dobbiamo proseguire, con la medesima attenzione e sensibilità riservata ad alcuni articoli, anche nell'esame degli emendamenti all'articolo 5 (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno - Applausi ironici dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Vorremmo soltanto far rilevare che abbiamo apprezzato il lungo intervento di ottimo livello dell'onorevole Giachetti. Lo ringraziamo per avere plasticamente dimostrato, insieme ai contenuti, che questa maggioranza continua a fare auto-ostruzionismo. Dopo di lui si sono iscritti sul complesso degli emendamenti altri due colleghi della sinistra, in maniera assolutamente legittima, ma nessuno può non capire che si trattava di un tentativo dell'ultimo minuto - le iscrizioni sono intervenute in limine litis, come si direbbe in termini giuridici - per evitare che si verificasse una mancanza di presenze da parte della sinistra.
Spero proprio che l'onorevole Giachetti abbia la bontà di non contestare, insieme ai suoi colleghi, ciò che noi affermiamo: questa maggioranza non ha alcuna seria motivazione per contestare la nostra volontà di stabilire un positivo confronto. Se ciò non si verifica certamente non è colpa dell'opposizione, e se qualcuno volesse affermare che da parte nostra vi è un rallentamento dei lavori, basterebbe riascoltare ciò che abbiamo appena udito, cioè il nulla, utile solo a far entrare i colleghi di maggioranza in aula (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Calgaro. Ne ha facoltà.
MARCO CALGARO. Noi crediamo senz'altro che una discussione ampia e diffusa su questi emendamenti sia assolutamente indispensabile, perché l'articolo 5 è uno degli articoli fondamentali di questa legge finanziaria, anche agli occhi dell'opinione pubblica. È del tutto evidente che il modo e la concretezza con i quali noi sapremo accertare ogni tipo di evasione e di elusione fiscale darà la misura di fronte ai cittadini della nostra serietà e del nostro impegno nei confronti di questa problematica.
Credo sia molto importante avere inserito il rinnovo degli studi di settore ogni tre anni. Considero importante anche che noi, oltre agli studi di settore, adottiamo tutti gli indicatori di normalità economica che ci possano servire per colpire tuttePag. 42quelle categorie che stanno fuori dagli studi di settore. Crediamo che ciò rappresenti una decisione importante, così come pensiamo sia stato importante aumentare le sanzioni per coloro che non trasmetteranno quanto richiesto per gli studi di settore in tempo utile.
Ci pare anche molto importante ed innovativo che, insieme alla trasmissione dei dati per via telematica, vi sia l'impegno a che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge siano stabilite le modalità per introdurre in tutte le amministrazioni pubbliche criteri di contabilità economica e specifiche tecniche per la trasmissione dei dati degli enti pubblici, delle regioni e degli enti locali in materia di bilanci standard e di contabilità. Ciò ci sembra essenziale per un più pronto perseguimento di quei reati di elusione e di evasione fiscale che rendono così antipatica la situazione attuale, nella quale sono sostanzialmente sempre le stesse persone a pagare e continuano ad essere in troppi ad evadere in modo totale o pressoché totale (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, La Rosa nel Pugno e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leddi Maiola. Ne ha facoltà.
MARIA LEDDI MAIOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non voglio rinunciare al mio diritto di parlamentare di intervenire, ma neppure voglio che il mio intervento possa essere considerato un tentativo ostruzionistico di maggioranza, come paventato dal collega La Russa.
LUCA VOLONTÈ. No!
MARIA LEDDI MAIOLA. No, assolutamente! Perciò sarò breve e il più possibile intelligente!
Intervengo soltanto per ricordare che stiamo affrontando uno dei punti ad alta criticità del disegno di legge finanziaria. Al di fuori da ogni intento polemico, il richiamo è dovuto perché su questa materia - il complesso degli emendamenti presentati lo dimostra - si scontrano, ovviamente in termini intellettuali e politici elevati, visioni diverse e, quindi, anche proposte politiche diverse per affrontare il problema della fiscalità del nostro paese. Per quanto possano esservi analisi e ricette diverse nell'affrontare questo problema, credo sia convincimento comune che i due mali da combattere nel nostro paese sono il declino - e il disegno di legge finanziaria contiene le proposte di questo Governo per combattere il declino del paese - e l'iniquità.
L'articolo 5 affronta il problema dell'iniquità. Ricordo un intervento del collega Tabacci in sede di Commissione bilancio, un colto intervento, proprio su questa tematica, che ho ascoltato all'inizio della mia attività parlamentare, qualche mese fa. Egli ricordava come il 25 per cento della ricchezza di questo paese sia ricchezza proveniente da evasione fiscale. È un dato che si commenta da sé e credo non richieda altro. Chiedo ai colleghi che si apprestano ad affrontare questo problema di trattarlo con la consapevolezza che dalla soluzione che ad esso daremo e dal superamento delle iniquità di fatto esistenti nel nostro paese, e connesse a forti squilibri nel settore della fiscalità, discende anche la coesione sociale di cui abbiamo bisogno per far funzionare meglio il paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, al pari della collega Leddi Maiola, anch'io non ho intenzione di rinunciare ad intervenire su un argomento così importante. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Giachetti il cui contenuto non era affatto il nulla. Anzi, esso conteneva l'affermazione di un principio cardine che regge questo disegno di legge finanziaria. Se l'articolo 3, che abbiamo affrontato ieri, ripristina equità e progressività nell'applicazione delle imposte sul reddito, l'articolo 5 e il successivo articolo 6 dispongono misure di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale. Si tratta del secondo perno sul quale ruota la manovra economica dal punto di vista delle entratePag. 43e dal punto di vista dell'equità fiscale. In particolare, è assolutamente utile e necessario l'intervento, previsto dai primi commi, sugli studi di settore, introdotti ormai una decina di anni fa, che hanno dimostrato, in qualche modo, la loro capacità di funzionamento ma abbisognano di una revisione, di un'opera di «manutenzione».
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 15,40)
DONATELLA MUNGO. Questo è quanto si propongono gli articoli citati e non c'è alcuna iniquità o ingiustizia, come denunciato dai banchi dell'opposizione. Semplicemente, essi contengono l'idea che questi studi di settore siano maggiormente aderenti a una realtà economica che muta e alle differenze che esistono anche all'interno di uno stesso settore economico. In tal modo, possono essere resi maggiormente rispondenti anche ai bisogni dei contribuenti. Si tratta di un intervento finalizzato non soltanto ad aumentare il gettito nelle casse dello Stato - cosa che, peraltro, è vera - ma anche a rendere più flessibile l'intervento di questi studi di settore. Più in generale, le misure previste dall'articolo 5 sono volte a limitare anche il fenomeno dell'elusione fiscale, intervenendo sulla possibilità di detrarre alcune spese e rendendo questa detraibilità più certa e più documentata.
Quindi, anche in questo caso, non creiamo alcuna particolare ingiustizia ma, semplicemente, prevediamo maggiori controlli e maggior rigore. D'altra parte, accade molto spesso che non di evasione si tratti, l'elusione superando quantitativamente l'evasione.
In questo senso, credo che il capo III del disegno di legge finanziaria sia, come ho già detto, fondamentale per dare il senso e la misura di un intervento che vuole riportare in questo paese una maggiore equità tra le fasce sociali e tra le categorie di contribuenti, essendo noto che, tra questi ultimi, alcuni subiscono, per diversi motivi, una sorta di controllo a monte sui versamenti fiscali (penso, naturalmente, ai lavoratori dipendenti), altri, invece, possono eludere il pagamento ovvero possono più facilmente sgusciare tra le maglie della legislazione.
Si tratta, per lo più, di interventi e di strumenti volti a correggere distorsioni che, come da più parti si rileva, nel provocare un danno grave non soltanto allo Stato, ma anche ai cittadini che pagano (i quali sono costretti a pagare anche per coloro che non pagano), producono effetti distorsivi all'interno della stessa competizione tra le imprese.
Di conseguenza, poiché crediamo che l'emendamento presentato dal Governo migliori in qualche punto il testo originario dell'articolo 5, riteniamo che siano da respingere gli emendamenti presentati dall'opposizione ad un articolo che, in quanto parte integrante di questa manovra, non può essere modificato o addirittura soppresso (come abbiamo sentito in qualche intervento). Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il collega Calgaro ha affermato, poco fa, che questa maggioranza è brava ad accertare gli evasori. In tale affermazione ho colto un tentativo di affermare che noi non eravamo bravi a perseguire gli evasori: si tratta della prima falsità nel dibattito surreale svoltosi dopo l'intervento sul complesso degli emendamenti dei rappresentanti dell'opposizione.
Noi siamo perfettamente convinti che l'evasione e l'elusione costituiscano un grandissimo problema per il nostro paese. Lo sono, però, da quarant'anni. Tutti i Governi succedutisi hanno cercato di metterci una «pezza» in ogni modo e più di una volta è stato posto in risalto che il mondo dell'evasione valeva, probabilmente, molto di più del 25 o 30 per cento del PIL.
Ritengo che passi importanti siano stati fatti. Tuttavia, anche in questa occasionePag. 44mi sembra che il problema sia posto in termini di accertamento anziché culturali, di polizia piuttosto che di cultura vera e di contrasto di interessi. Allora, ai colleghi che sono intervenuti desidero far notare che il Governo, quando pensa di «prelevare», con una simile operazione, 4 miliardi di euro dalla cosiddetta evasione fiscale, coltiva, dentro di sé, una pia illusione e fa affidamento su una contabilità che rischia di far saltare tutte le coperture di spesa contenute nell'articolato.
È proprio a questo aspetto che Governo e maggioranza dovrebbero prestare maggiore attenzione. Se noi eravamo accusati di mettere in bilancio, con le cartolarizzazioni, poste non sempre certificabili (avendo riguardo al momento della rendicontazione), a maggior ragione credo che le poste che dovrebbero derivare dalla lotta all'evasione e all'elusione, così come risultanti dalle disposizioni elaborate dal Governo, siano assolutamente irrealizzabili.
Quindi, di fatto, c'è una mancata copertura di alcune poste in bilancio da parte della maggioranza che ha presentato questa legge finanziaria.
Vorrei, infine, toccare altre due questioni. La prima è che sarebbe estremamente interessante che ci domandassimo in quali aree del paese vadano combattute l'evasione ed elusione fiscale. Ci sono aree del paese, purtroppo, dove il pizzo è la sostituzione del pagamento delle tasse. Tutti dovremmo cominciare a fare un'analisi seria ed articolata di che cosa è questo paese. C'è una parte che effettivamente produce e, magari, evade anche le tasse, ma c'è una parte che non produce o produce poco e ciò che dovrebbe pagare viene preso da qualcuno che si mantiene attraverso azioni immonde.
In secondo luogo, sarebbe importante che, su un problema così delicato, maggioranza e opposizione trovassero un accordo. Queste sono le basi perché ci sia la consapevolezza che siamo uno Stato e i cittadini sentano ed avvertano che le loro tasse sono finalizzate ad un progetto di società e di comunità per cui vale la pena essere italiani. Tanto per intenderci, molte volte, i cittadini hanno la percezione che il pagamento delle tasse non abbia un equivalente in servizi e risorse per la comunità.
Vi è poi il problema di abbinare il pagamento delle tasse con i tagli degli sprechi della pubblica amministrazione. Spesso, i cittadini sostengono che c'è una cultura a non pagare le tasse, ma anche una cultura che vorrebbe vedere funzionare lo Stato e i suoi servizi, nelle sue varie articolazioni.
Ritenevo e, tuttora, ritengo che il contrasto di interessi sia effettivamente una posizione entro la quale maggioranza e opposizione possano trovare un accordo per realizzare gli interessi del paese e fare un salto di qualità, anche di natura culturale (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, non sarei intervenuto, se non avessi ascoltato, poco fa, l'intervento di una collega che si è soffermata sugli studi di settore. Come diceva il collega D'Agrò, siamo tutti d'accordo che bisogna combattere l'evasione e l'elusione fiscale, però, cara collega, bisogna stare più attenti quando si parla di studi di settore. Questa finanziaria non fa altro che criminalizzare tutto quel ceto medio, costituito da professionisti, artigiani, commercianti, i quali - è bene ricordare - a suo tempo, da un certo ministro di nome Visco, firmarono degli studi di settore. Tali studi sono stati approvati dall'80 per cento dei lavoratori autonomi; il 10 per cento di essi lo hanno, poi, controfirmato presso le confederazioni (dalla CNA, alla Confartigianato e alla Confesercenti). Di fatto, quindi, questi studi di settore sono stati ritenuti validi dalle confederazioni e dagli stessi lavoratori autonomi. Allora, diciamolo chiaramente: Visco vuole far cassa, tanto che già prevede, per il triennio 2006-2008, un tipo di entrate, rivendendo questi studi di settore, senza confrontarsiPag. 45con le confederazioni. Sappia, l'onorevole Visco, che non si combattono l'evasione e l'elusione in questa maniera, ma, come abbiamo già detto diverse volte, abbassando le aliquote dell'imposizione fiscale. Ciò non verrà fatto con questa finanziaria e, tra un anno, cara collega, lei che parla di studi di settore, vedremo insieme i risultati di questa scellerata politica del ministro Visco (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 5 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MICHELE VENTURA, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Leo 0.5.500.2 ed accetta l'emendamento 5.500 del Governo. Inoltre, esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Leo 5.9, Zanetta 5.10, Garavaglia 5.11 e D'Agrò 5.12. Infine, esprime parere favorevole sugli emendamenti Contento 5.30 e 5.37 e Lulli 5.71, se riformulato, come sarà chiarito al momento di procedere alla sua votazione. La Commissione invita altresì i presentatori al ritiro di tutti gli altri emendamenti, esprimendo altrimenti parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore e raccomanda l'approvazione del suo emendamento 5.500.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pini 5.1. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, rimango onestamente basito per il parere espresso dalla Commissione e dal Governo su un emendamento che sostanzialmente pone paletti seri e credibili, quindi non aleatori come quelli messi dal Governo per il contrasto all'evasione dell'IVA, sull'utilizzo dei depositi IVA. Nel decreto collegato alla legge finanziaria, purtroppo approvato da quest'aula qualche giorno fa, sono stati inseriti criteri molto stringenti per l'ottenimento delle licenze necessarie all'esercizio della funzione del deposito IVA. Tuttavia, non si è assolutamente tenuto conto delle distorsioni e delle possibilità di frodi nell'utilizzo di tali depositi da parte degli utenti.
Con il nostro emendamento chiediamo semplicemente che le aziende di nuova costituzione, prive di precedente storico nel versamento dell'IVA e che soprattutto non prestano alcun tipo di garanzia nei confronti dello Stato, non possano utilizzare il deposito IVA, che di fatto è un credito di imposta. Evidentemente il Governo non ha tenuto conto del buon senso e neppure degli studi effettuati dall'Agenzia delle entrate, dall'Agenzia delle dogane e dal Corpo della guardia di finanza, che stimano in oltre 300 milioni di euro (quindi non si tratta di spiccioli) le possibili frodi derivanti dall'utilizzo dei depositi IVA da parte di società neocostituite, le cosiddette «cartiere».
Non si capisce la volontà del Governo di buttare alle ortiche uno strumento che non solo potrebbe limitare fortemente le frodi, generando maggiore gettito fiscale a beneficio dell'erario, ma anche evitare la concorrenza sleale presente in alcuni settori quali ad esempio la telefonia, i personal computer o altri apparecchi elettronici dove avviene il sistematico utilizzo di depositi IVA da parte di società che dopo tre mesi spariscono senza versare IVA al momento della vendita. In tal modo si genera, appunto, concorrenza sleale.
A nostro avviso, la norma sembra assolutamente razionale ed è tra l'altro destinata ad un fondo speciale per lo sviluppo delle tecnologie a larga banda nelle zone montane, dove vivono sette milioni di italiani che ancora non usufruiscono dei collegamenti veloci per Internet. E poi siPag. 46chiede la trasmissione telematica giornaliera dei corrispettivi, come abbiamo ascoltato ieri!
Chiedo al Governo di spiegare i motivi per cui si getta alle ortiche un gettito maggiore proveniente dal contrasto dell'evasione IVA corrispondente a circa 300 milioni di euro. L'unica risposta che possiamo darci è quella che a volte tali frodi confluiscono nei cosiddetti prodotti sottocosto che ritroviamo nei volantini promozionali di alcune cooperative che operano nel settore della grande distribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 282).
Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Mazzoni 5.2, Fugatti 5.3, Leo 5.4 e Zanetta 5.5 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Mazzoni 5.2, Fugatti 5.3, Leo 5.4 e Zanetta 5.5, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 479
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 281).
CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, le avevo chiesto la parola sull'emendamento Zanetta 5.5; quindi, non potrò più parlare...
PRESIDENTE. Avevo già dichiarato aperta la votazione, collega!
CESARE CAMPA. La prossima volta che chiederò di intervenire vorrei essere ascoltato. La ringrazio.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.9, Zanetta 5.10, Garavaglia 5.11 e D'Agrò 5.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Presidente, anch'io le avevo chiesto di parlare sull'emendamento precedente che mirava a sopprimere il riferimento alla contabilità nazionale nella fase di revisione degli studi di settore, perché ritengo che questi studi vadano valutati tenendo conto delle microaree e non certo come la contabilità nazionale, che considera le macro aree.
Intendo intervenire però anche sull'emendamento Leo 5.9 in esame, per invitare i colleghi a votare a favore di esso. L'articolato prevede che ai fini dell'elaborazione degli studi di settore si deve tener conto anche di valori di coerenza, risultanti da specifici indicatori, ma non indica quali essi siano; è una norma eccessivamente generica. Sarebbe più opportuno fare riferimento a specifici indicatori di settori altrettanto specifici, perché altrimenti andremmo a falsare il dato reddituale. Invito dunque l'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Leo 5.9.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.9, Zanetta 5.10, Garavaglia 5.11 e D'Agrò 5.12, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 478
Hanno votato no 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 5.13. Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Contento.
MANLIO CONTENTO. Intervengo per richiamare l'attenzione dell'aula su una questione che riteniamo estremamente importante per le categorie economiche e professionali.
L'articolato che ci accingiamo a votare prevede la revisione degli studi di settore ma, con il comma che stiamo esaminando, afferma che fino alla elaborazione della revisione di questi strumenti si tiene conto di specifici indicatori economici, «idonei alla indicazione di ricavi, compensi e corrispettivi, fondatamente attribuibili al contribuente, in relazione alle caratteristiche e alle condizioni di esercizio della specifica attività svolta». In altre parole, il legislatore intende anticipare, in deroga allo Statuto del contribuente, l'applicazione di questa revisione, facendo riferimento a questi non meglio specificati «indicatori».
Qual è la questione di fondo? Il periodo successivo della norma in questione afferma che non si applica all'identificazione di questi elementi e indicatori una determinata disposizione di legge, la quale, istituita per gli studi di settore, prevede l'istituzione di una commissione ministeriale, che viene formata tenendo conto delle segnalazioni delle organizzazioni economiche di categoria e degli ordini professionali e che esprime il parere in merito all'idoneità degli studi a rappresentare la realtà dei contribuenti.
Su Il Sole 24 Ore in data odierna il viceministro Visco ha annunciato che intende dare vita ad una sorta di comitato permanente con le categorie professionali. Ritengo che sia abbastanza singolare che, mentre da un lato egli dice di volerla perseguire, dall'altro introduce degli indicatori che vengono resi operativi, evitando quel parere ed il confronto con le categorie economiche e professionali a cui egli si richiama. Vi è una contraddizione politica palese che, se me lo consentite, dimostra che ciò che interessa alla politica fiscale del Governo è solo fare cassa, perché questo Governo se ne frega delle categorie economiche e, naturalmente, dei professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoscrivere l'emendamento in esame e chiedo al Governo per quale motivo, nel determinare gli indicatori, non bisogna fare più affidamento sul parere della commissione di esperti prevista dalla legge n. 146 del 1998.
Perché spezzare questo rapporto di collaborazione che si è creato negli anni tra l'amministrazione finanziaria e le categorie professionali, le categorie economiche? Perché non tenere conto del parere di questa commissione? Non vi è un vero motivo, non vi è maggiore entrata derivante da questa disposizione che abroga il parere. Si vuole spezzare un rapporto di collaborazione, un rapporto di reciproca fiducia senza un vero motivo.
Invito i colleghi dell'Assemblea a votare a favore dell'emendamento Contento 5.13, che non fa altro che ripristinare l'obbligatorietàPag. 48di ascoltare il parere della commissione di esperti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indico...
CESARE CAMPA. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Deputato Campa, ho guardato l'aula per vedere se qualcuno avesse segnalato di intervenire e lei non lo ha fatto per tempo. Per questo motivo stavo per indire la votazione. Le chiedo scusa.
Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, è pur vero che negli ultimi giorni sono a dieta, ma ritengo di essere sufficientemente visibile. Intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e per affermare che mi sembra veramente risibile il comportamento del Governo che con l'articolo 5, comma 1, intende apporre delle modifiche all'aggiornamento degli studi di settore prevedendo che: «Nella fase di revisione degli studi di settore si tiene anche conto dei dati e delle statistiche ufficiali, quali quelli di contabilità nazionale, al fine di mantenere, nel medio periodo, la rappresentatività degli stessi rispetto alla realtà economica cui si riferiscono».
Abbiamo già sentito dal collega Leone come sia sbagliata questa impostazione, proprio per il valore delle tremila microaree, che non possono assolutamente vedere un uguale comportamento da parte della revisione.
In secondo luogo, si parla di valori, di coerenza con specifici indicatori e si elimina la commissione degli esperti. In sostanza, il Governo, «manu ministeriali», vuole stabilire nuovi criteri. Siamo in presenza di una serie di norme che non danno certezze al contribuente. Circa l'88 per cento delle aziende e delle piccole e medie imprese, in Italia, ricorrono agli studi settore e, a detta dei rappresentanti di categoria, circa il 60 per cento delle dichiarazioni prodotte dalle organizzazioni sindacali di categoria sono più che aderenti agli studi di settore. In contrasto con tutto ciò, anche per coloro che sono nella contabilità ordinaria, si vogliono introdurre in maniera surrettizia nuovi valori di coerenza, specifici indicatori, che nulla hanno a che vedere con la realtà economica del nostro paese e delle nostre imprese. Tra l'altro, abrogando il parere degli esperti si espelle quella concertazione di cui tanto vi siete riempiti la bocca.
Per questo è importante votare a favore dell'emendamento in esame che ripristina, quanto meno, un minimo di legittimazione nei confronti di una manovra come quella che state attuando, che serve solo a «fare cassa».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che anche i componenti del gruppo della Lega Nord Padania intendono aggiungere la propria firma all'emendamento Contento 5.13.
La difficoltà che - penso - hanno tutti, è capire cosa sta dietro ad un emendamento che fa riferimento a commi, articoli e leggi, anche di anni passati. È stato spiegato in maniera molto semplice: non costa nulla ed è di buonsenso. Oltretutto, fornisce l'occasione, cari colleghi della maggioranza, di sgombrare il campo dalla sensazione sgradevole che la revisione degli studi di settore sia voluta unicamente per «fare cassa».
Rammentiamo che nei saldi previsti dal ministro Padoa Schioppa ci sono ben 7 miliardi e 900 milioni di euro (calcoliamone 8 per farla breve) di recupero di evasione ed elusione fiscale e su questo siamo d'accordo tutti. È stato detto, però, che circa 3 miliardi e mezzo di euro derivano dalla revisione degli studi di settore. La revisione degli studi di settore intesa come ampliamento della base imponibile e inserimento di nuove categoriePag. 49non può essere fatta senza il loro diretto coinvolgimento; quindi, visto che l'emendamento non contiene costi aggiuntivi e che va nell'ottica della concertazione e dell'utilizzo del modo e del metodo corretto, senza che la decisione sia unicamente nelle mani del Governo, credo non si possa che dire «sì» a questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, ciascuno di noi qui fa il gioco delle parti, quindi non parla il deputato Zacchera, ma il dottore commercialista Marco Zacchera. Io penso (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e L'Italia dei Valori)... Continuiamo a fare il gioco delle parti, anziché capire i problemi che ci sono fuori da quest'aula!
Io penso che il modo migliore per riuscire a recuperare le imposte sia sempre essere credibili e farlo in maniera chiara. Gli studi di settore, secondo me, sono un ottimo metodo per poter stanare gli evasori perché permetteremo di avere un board entro il quale il contribuente sa che verrà perseguito; quindi, il doversi adeguare può essere una soluzione. Il punto fondamentale è che lo studio di settore deve essere credibile perché, nel momento in cui lo studio di settore non è più credibile e tutti non sono congrui, a quel punto l'ufficio si troverà anche in difficoltà, dovendo notificare milioni di ricorsi o comunque di cartelle a cui seguiranno i ricorsi.
Il fatto di avere una commissione tecnica che segua queste vicende è essenziale; infatti, lo studio di settore può essere credibile se si divide sempre più non soltanto nella specificità delle imprese, ma anche - per esempio - tenendo conto della loro localizzazione o, comunque, delle specificità...
PRESIDENTE. La prego, concluda.
MARCO ZACCHERA. È veramente una sciocchezza non essere credibili; in questo modo, signor ministro, ci si rende non credibili e alla fine ci rimettiamo tutti in immagine, ma soprattutto ci rimette la concretezza.
Anch'io, con convinzione, sottoscrivo questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 485
Maggioranza 243
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 274).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.14.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, intervengo per invitare anche i colleghi di maggioranza a sostenere questo emendamento; infatti, con esso si vuole aiutare i giovani, prevedendo che non si applichino gli studi di settore per coloro che abbiano un'età inferiore ai 25 anni, nel caso in cui siano titolari di ditte individuali, e per coloro che abbiano 30 anni nel caso in cui siano professionisti. L'emendamento tende ad aiutare coloro che iniziano ad intraprendere un'attività o una professione facendo in modo che non siano soggetti «alla spada di Damocle» degli studi di settore. Nello stesso tempo si prevede che le suddette attività - quelle individuali o professionali - non rientrino nell'ambito degli studi di settori per i primi tre anni di attività. Questo secondo punto è importantissimo perché bisogna incentivare, bisognaPag. 50aiutare, bisogna incoraggiare non solo i giovani (come nel primo caso), ma anche chiunque voglia intraprendere una attività o una professione e bisogna aiutarli, comprendendo la necessità di non farli rientrare negli studi di settore.
Ciò, non perché non abbiano le capacità, ma perché - mi riferisco anche ai criteri della ragioneria - esiste un valore, chiamato «avviamento», che deve essere posto in essere nei primi tre anni, a meno che non lo si erediti. Per poterlo fare, si potrebbe anche non rispettare gli studi di settore e non per questo si deve essere penalizzati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 276).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Ulivi 5.16.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'accertamento da studi di settore sta diventando l'unico strumento di accertamento delle piccole e medie imprese. Sempre più gli uffici notificano accertamenti fondati semplicemente sulle risultanze di questo strumento statistico che, per quanto affinato, non è comunque certamente in grado di dire con certezza quali e quanti ricavi un'impresa realmente abbia realizzato.
Con le ultime modifiche normative si è di fatto consentito agli uffici dell'amministrazione finanziaria di non valutare, ai fini dell'accertamento, le scritture contabili che il contribuente deve tenere obbligatoriamente, secondo le indicazioni della stessa normativa fiscale.
Riteniamo che si debba uscire da questa logica di accertamenti, fondati su astratti metodi statistici, utilizzati peraltro come verità assoluta, per ritornare ad accertamenti che siano fondati anche sul riscontro della situazione reale dell'impresa.
Per questo si chiede di aggiungere all'articolo 5, dopo il comma 4, il comma 4-bis che recita: All'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, dopo il comma 3-ter, è inserito il seguente comma: "3-quater. Nei confronti degli esercenti attività di impresa in regime di contabilità ordinaria che hanno dichiarato ricavi di cui all'articolo 85, comma 1, esclusi quelli di cui alle lettere c), d) ed e) del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 e successive modificazioni, di ammontare superiore a 1,5 milioni di euro, la disposizione del comma 1 trova applicazione solo quando dal verbale di ispezione, redatto ai sensi dell'articolo 33 del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 e successive modificazioni, risulta motivata l'inattendibilità della contabilità ordinaria in presenza di gravi contraddizioni o l'irregolarità delle scritture obbligatorie ovvero tra esse e i dati e gli elementi direttamente rilevati in base a criteri stabiliti con il decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 1996, n. 570.
Per i motivi prima esposti, chiedo l'approvazione di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ulivi 5.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 51
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 280).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.17.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 282).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Campa 5.18.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, intervengo per invitare alla coerenza non solamente i miei colleghi veneziani e veneti - i quali, negli ultimi incontri sul territorio, hanno sostenuto la necessità di non ridurre ulteriormente i trasferimenti erariali a favore dei comuni -, ma anche tutti i componenti dell'Assemblea. La mia proposta emendativa, infatti, intende sopprimere il comma 7 dell'articolo 5 del provvedimento in esame, poiché non sono sostenibili ulteriori riduzioni dei trasferimenti destinati ai comuni. Non desidero aggiungere altro, e ritengo che il mio emendamento 5.18 debba essere approvato dall'intera Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Campa 5.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 475
Astenuti 5
Maggioranza 238
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Campa 5.19.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito ritiro formulato del relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, insisto sull'argomento precedente, perché anche con questo emendamento si vorrebbe realizzare coerentemente quanto normalmente noi deputati affermiamo; d'altra parte, siamo parlamentari e dobbiamo parlare!
In tutte le sedi e in tutte le occasioni, infatti, rappresentiamo ciò che di buono sta facendo il Governo. Ricordo che anche la settimana scorsa, nel corso di vari incontri tenuti sul territorio, ho ascoltato alcuni miei colleghi magnificare la capacità di questo Esecutivo, il quale, contrariamente a quello precedente, avrebbe concesso trasferimenti notevoli agli enti locali.
A proposito di atteggiamento del Governo, per la verità, devo annunciare una notizia positiva. Proprio oggi, infatti, ho letto un'agenzia Ansa che informa che ilPag. 52Consiglio dei ministri ha deliberato di presentare al cosiddetto «comitatone», previsto dalla legge speciale a favore di Venezia, un parere unanime per proseguire le opere a difesa di quella città, nonché la realizzazione del Mose. Avremmo finalmente evitato, così, tutti gli stillicidi di dichiarazioni che si registrano sul territorio (poiché si discute se il Governo sia favorevole o no a tali interventi).
Tornando al merito, propongo di sostituire il comma 7 dell'articolo 5 con quanto previsto dal mio emendamento 5.19, il quale stabilisce di assegnare ai comuni una percentuale - da stabilirsi con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, sentita l'ANCI - dei trasferimenti erariali in favore dei comuni, pari al maggior gettito derivante, in relazione all'imposta comunale sugli immobili, dalle disposizioni del presente articolo.
Credo che dovremmo dimostrare coerenza con quanto diciamo ai nostri comuni. Questo è il momento giusto per farlo, approvando la mia proposta emendativa che riformula il comma 7 dell'articolo in esame. Auspico, signor Presidente, di avere maggior fortuna rispetto al mio precedente emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Campa 5.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 282).
Avverto che l'emendamento Alberto Giorgetti 5.20 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardo 5.21.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 5.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 281).
Passiamo agli identici emendamento Leo 5.22, Campa 5.24, Garavaglia 5.25 e D'Agrò 5.26.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, l'emendamento presentato dal sottoscritto, nonché dai colleghi Zanetta (che desidero ringraziare in maniera particolare), Uggè, Mondello e Di Centa, propone di sopprimere la lettera b) del comma 10 dell'articolo 5, la quale introduce, attraverso una modifica dell'articolo 10 della legge 8 maggio 1998, n. 146, la possibilità di effettuare accertamenti a mezzo degli studi di settore qualora l'ammontare dei ricavi o dei compensi dichiarati risulti inferiore all'ammontare dei ricavi o dei compensi determinabili sulla base degli studi stessi. Qui dobbiamo metterci d'accordo, Presidente!
Prima, si riteneva che questi studi di settore non valessero e che si dovesse ricorrere a dei correttivi; adesso, essi valgono o meno, a seconda dell'interpretazione.
Non solo: addirittura, attribuiamo agli studi di settore una valenza di accertamento, che non compete loro. Infatti, laPag. 53norma contenuta nell'articolo 10 della legge n. 146 del 1998 deve continuare a disciplinare solamente le modalità di utilizzo degli studi di settore in sede di accertamento; mentre le condizioni per poter effettuare l'accertamento medesimo devono rimanere quelle contenute nell'articolo 62-sexies del decreto-legge n. 331 del 1993. Ciò per non creare scompensi e confusione, nonché per dare certezza ai contribuenti.
Allora, vi sono gli studi di settore: rispetto ad essi una dichiarazione può essere congrua o meno. Se non è congrua, non è attraverso lo studio di settore, ma attraverso la norma contenuta nell'articolo 10 che deve essere messo in moto un procedimento di accertamento, al fine di verificare se la dichiarazione è corretta o meno. È possibile che, rispetto ad una qualsiasi azienda, nel corso dell'anno, si possa verificare una incongruenza rispetto agli studi di settore. Ma deve essere l'accertamento ad accertare se l'azienda è in regola o meno.
Credo che questo sia un emendamento di buon senso, a favore della piccola e media impresa, che non costa assolutamente nulla dal punto di vista fiscale, poiché non ha bisogno di copertura finanziaria: ha solo bisogno di buonsenso per essere approvato. Mi auguro che il buonsenso abbia a prevalere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, non ripeto assolutamente quanto detto dal collega Campa.
Questa norma svilisce il ruolo degli studi di settore, facendo in modo che si arrivi, attraverso l'emendamento, ad una mera presunzione legale, non utilizzando lo strumento effettivamente induttivo, quale lo studio di settore. Il marchingegno, peraltro sofisticato, che è stato creato per gli studi di settore è di tipo induttivo, ossia cerca di ragionare sui dati. Questa è una presunzione esclusivamente di natura legale. Allora, tanto vale eliminarla! È veramente un controsenso che il Governo e la maggioranza non prendano atto del nostro emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, l'articolo 10 della legge n. 146 del 1998 regola le modalità di utilizzazione degli studi di settore in sede di accertamento. Gli studi di settore sono necessari per individuare anomalie nelle dichiarazioni dei singoli contribuenti. Si fa riferimento a comportamenti considerati normali nello specifico settore e, ove uno se ne discosti, la dichiarazione può essere oggetto di attenzione da parte del fisco.
Prevedere, come nel provvedimento in esame, di modificare il comma 1 dell'articolo 10 della legge n. 146 del 1998 e rendere obbligatorio l'accertamento, qualora l'ammontare dei ricavi o dei compensi dichiarati risulti inferiore all'ammontare dei ricavi o dei compensi determinati sulla base degli stessi, mi pare eccessivo. Quasi, vi è una presunzione legale di obbligatorietà dei ricavi!
Normalmente, l'effettiva capacità del contribuente si misura esaminando sia i costi sia i ricavi. Dire che, ove i ricavi non sono pari a quanto indicato dagli studi di settore, vi è l'obbligo dell'accertamento, mi pare eccessivamente penalizzante per le piccole e medie imprese. Vorrei anche ricordare che gli studi di settore interessano quasi il 98 per cento delle imprese italiane. Inviterei, quindi, l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole sull'emendamento Leo 5.22.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti, se non è già intervenuto sul complesso degli emendamenti...
MAURIZIO FUGATTI. No, signor Presidente, è intervenuto l'onorevole Fava.
PRESIDENTE. In tal caso, prego, deputato Fugatti: ha facoltà di parlare.
Pag. 54
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, anche noi abbiamo presentato un emendamento identico, che punta a sopprimere il comma 10, lettera b), dell'articolo 5.
Crediamo che con questa previsione si sia raggiunto il limite massimo dell'onerosità degli studi di settore per chi li deve presentare.
In pratica, si prevede che, quando l'ammontare dei ricavi o compensi dichiarati risulta inferiore all'ammontare dei ricavi o compensi determinabili sulla base degli studi di settore, si è passibili di accertamento.
Ad esempio, un'impresa che per motivi contingenti non dichiara un reddito congruo con gli studi di settore è passibile di accertamento. Dunque, si giunge ad una standardizzazione dei redditi, in assenza della quale si è passibili di accertamento.
Sappiamo che, nella vita di un'impresa, vi sono momenti diversi, così che in un periodo si può guadagnare «x» e in un altro «x meno y»; tuttavia, ciò non vuol dire che si debba essere automaticamente passibili di accertamento, come invece viene previsto nel presente provvedimento.
Pertanto, chiediamo all'Assemblea di esprimere un voto favorevole sugli emendamenti in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.22, Campa 5.24, Garavaglia 5.25 e D'Agrò 5.26, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 283).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardo 5.27.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, è stata prevista l'estensione dell'accertamento di studi di settore alle imprese in contabilità ordinaria con le stesse regole stabilite per le imprese in contabilità semplificata.
Al fine di scongiurare il rischio di futuri contenziosi e per ricondurre il ruolo del contraddittorio con gli uffici ad una posizione equa ed equilibrata, ritengo sia necessario tener conto di due aspetti. In primo luogo, occorre che il legislatore chiarisca in modo inequivocabile, sulla scia degli orientamenti giurisprudenziali, che gli studi di settore sono uno strumento di presunzione semplice, che l'ufficio in sede accertativa deve accompagnare con altri elementi concreti. Al riguardo, la contabilità ordinaria, se correttamente tenuta, consente ai verificatori di ricostruire in modo analitico qualsiasi movimento. In ogni caso, in presenza di contabilità inattendibile, è già prevista la possibilità per gli uffici di ricorrere all'accertamento analitico induttivo.
In secondo luogo, è necessario che il legislatore introduca per legge, in presenza di scostamento dei ricavi, l'obbligo degli uffici di analizzare, se richiesto dal contribuente, l'intera capacità reddituale del contribuente individuale o collettivo, anche tramite strumenti sintetici quali il redditometro, al fine di verificare se la capacità reddituale del medesimo possa comunque giustificare posizionamenti di ricavo più bassi rispetto a quelli medi di settore.
Riteniamo che quanto proposto dal Governo nell'originaria formulazione del disegno di legge rappresenti esclusivamente un inutile tentativo di rafforzare uno strumento accertativo, quello degli studi di settore, che già evidenzia i propri limiti, poiché il Governo lo sta già utilizzando quale strumento di gettito, agendoPag. 55in seno all'attività di revisione quasi esclusivamente al rialzo dei coefficienti presunti di ricavo. Gli uffici, d'altro canto, stanno utilizzando tale strumento a prescindere da qualsiasi considerazione legata all'analisi del fatto concreto.
Questa situazione finirà, quindi, con il rendere lo strumento definitivamente censurabile. Peraltro, non sono quantificati gli effetti in termini di gettito, poiché con tale emendamento si chiede un'azione accertativa più mirata ed incisiva.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 5.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 5.28.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Questa disposizione, signor Presidente, introduce per la prima volta un aggravio di sanzione per quei contribuenti che, in materia di imposte, effettuano indicazioni, relative ai modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, omesse, infedeli o inesatte.
Già la normativa vigente prevede sanzioni in materia estremamente alte; infatti, è sufficiente verificare le disposizioni del decreto legislativo n. 471 del 1997 per ricordare a noi stessi che, qualora venga sostanzialmente dichiarato un imponibile inferiore a quello accertato, la sanzione amministrativa (badate bene) è tra il 100 e il 200 per cento della maggiore imposta o della differenza del credito relativo.
Sembrerebbe sufficiente una disposizione tanto severa, ma ciò che vi è di più straordinario nell'aver inserito questa norma è rappresentato dal fatto che non si punisce soltanto l'omessa o infedele indicazione. Un senso la cosa potrebbe anche averlo, indipendentemente dal riferimento alla norma principale. Infatti, un soggetto che fornisce una dichiarazione falsa, merita giustamente una sanzione e, nonostante le difficoltà che si incontrano avendo a che fare con moduli di quel tipo, anche un individuo che omette di indicare merita lo stesso trattamento. In ogni caso, l'inesatta indicazione mi sembra rappresenti davvero un elemento straordinario da inserire poiché il contribuente effettivamente può sbagliare; tra l'altro, credo che questa norma sia anche stata scritta male - richiamo l'attenzione del sottosegretario che ha espresso i pareri - perché mentre nella parte centrale si fa riferimento, in ogni caso, al maggior reddito d'impresa, di arte o di professione, nell'ultima si fa riferimento, quanto alla soglia, esclusivamente al 10 per cento del reddito d'impresa dichiarato. Il che pone anche una questione interpretativa: si applica solo al reddito d'impresa o, in realtà, si applica anche agli altri redditi? Insomma, le norme si stanno scrivendo estremamente male: siamo in piena restaurazione tributaria e saranno guai non solo per i contribuenti, ma anche per il sistema produttivo di questo paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 56
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 496
Astenuti 3
Maggioranza 249
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 281).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.29.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 490
Astenuti 2
Maggioranza 246
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 279).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 5.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, se non ricordo male il Governo ha espresso parere favorevole; sembrerebbe paradossale, ma forse dovrei chiedergli di rivederlo. Cosa fa il legislatore mentre stiamo votando? Modifica tutte le disposizioni relative alla omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati previsti dai modelli. Cosa fa il Governo? Esprime parere negativo per quanto riguarda la sanzione ai fini delle imposte sui redditi.
Adesso, ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, esprime, invece, parere favorevole. Dunque, sono estremamente in imbarazzo; torno ovviamente al sistema di legificazione che stiamo adottando in questa fase di «restaurazione»: non capisco la logica seguita. Se viene espresso parere favorevole sull'ultimo punto - e su ciò sono ovviamente d'accordo -, perché il parere è invece contrario sulla proposta che riguarda l'imposta sui redditi? Ritengo non vi sia una logica in quanto state facendo, e ciò mi spaventa perché quando dovranno essere applicate queste sanzioni si porranno problemi interpretativi e di coordinamento normativo enormi. State per fare scempio di un sistema tributario che ovviamente voi non considerate sotto il profilo dei diritti del contribuente, ma sotto quello delle finalità finanziarie cui mirate. Questo è un errore che ancora oggi state confermando con questo atteggiamento a mio giudizio davvero incomprensibile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.30, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 490
Astenuti 3
Maggioranza 246
Hanno votato sì 472
Hanno votato no 18).
Prendo atto che i deputati Balducci e Dato non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 5.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, si tratta dell'unica sanzione che potrebbe avere un senso.
Il legislatore, in questo caso, si è posto la questione anche per quanto riguarda l'aspetto relativo all'imposta regionale sulle attività produttive, le cui modalità dichiarative sono le stesse. Allora, anche a tale riguardo, signor Presidente, è imbarazzante osservare che a questo punto si avrebbe un sistema così concepito: la sanzione si applica in un modo per l'imposta sui redditi ed in un altro, con presupposti diversi, per l'imposta sul valore aggiunto, mentre si torna poi al primo sistema (applicato con riferimento all'imposta sui redditi) per l'imposta regionale sulle attività produttive. Continuiamo a farci del male...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 492
Astenuti 1
Maggioranza 247
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 271).
Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.32, Campa 5.34, Garavaglia 5.35 e D'Agrò 5.36.
LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Le ricordo che ha già parlato in proposito intervenendo sul complesso delle proposte emendative riferite all'articolo 5.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, voglio annunciare che ritiro il mio emendamento 5.36.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.32, Campa 5.34 e Garavaglia 5.35. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, con il comma 15 dell'articolo, «in aggiunta alla sanzione prevista dall'articolo 1, comma 2, e all'articolo 5, comma 4, nelle ipotesi di omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati previsti nei modelli per la comunicazione dei dati rilevanti ai fini dell'applicazione degli studi di settore, nonché nei casi di indicazione di cause di esclusione o di inapplicabilità degli studi di settore (...), si applica la sanzione amministrativa da euro cinquecento a euro millecinquecento». Mi chiedo se sia possibile applicare una sanzione amministrativa da euro cinquecento a euro millecinquecento, nei confronti di chi ha commesso un errore nella comunicazione dei dati per gli studi di settore, anche quando risulti che si tratta di un mero errore formale che non comporta nessuna determinazione di maggiori ricavi ai fini della congruità. Mi sembrerebbe veramente di buonsenso dire che l'inasprimento consistente nell'applicazione di una sanzione da euro cinquecento a euro millecinquecento deve valere nei confronti di chi volutamente, ai fini di evadere o di eludere, fa una dichiarazione errata. Invece, il caso di chi per mero errore ometta un'indicazione o commetta un mero errore materiale - quando questo errore comunque non ha determinato né maggiori ricavi né maggiori importi ai fini della congruità già prevista - mi sembra debba assolutamente indurci ad approvare un emendamento che esoneri tali persone dalla responsabilità, per avere in buona fede commesso un errore.
Infatti, l'elevazione della sanzione «da euro cinquecento a euro millecinquecento» è francamente un incremento molto pesante. Moltissime aziende non riescono a guadagnare tali somme nemmeno in unaPag. 58settimana di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Anche noi abbiamo presentato un emendamento volto a sopprimere il comma 15. La motivazione è molto semplice e sarò anche molto breve nell'esprimerla: in questo articolo abbiamo una serie di disposizioni previste dal Governo che puntano ad inasprire lo strumento degli studi di settore.
Già i commi 12, 13 e 14 puntano ad un incremento della sanzione amministrativa pecuniaria nei casi di omessa, infedele o inesatta indicazione dei dati rilevanti ai fini degli studi di settore previsti dai relativi modelli. Prevedere un'ulteriore sanzione amministrativa e pecuniaria da euro cinquecento a euro millecinquecento, nel caso di inesatta trasmissione dei dati rilevanti ai fini degli studi di settore, è qualcosa di cui francamente non si sente la necessità.
Infatti, sappiamo come si opera quando si compilano i questionari ed i modelli per gli studi di settore, nei quali molto spesso si devono inserire dei dati e non è nemmeno chiara la stessa spiegazione su come vadano inserite le voci di costo o di ricavo: chi opera nel settore molto spesso si può trovare nel dubbio di cosa effettivamente inserire. Prevedere un'ulteriore sanzione da euro cinquecento a euro millecinquecento (vale a dire addirittura con un massimo di tre milioni di vecchie lire, e non è poco!) è superfluo, con riferimento a queste norme rafforzative degli studi di settore, e vessatorio nei confronti delle categorie produttive sottoposte a questi studi. Ci pare insomma un qualcosa in più di cui francamente non vi era necessità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Anche noi abbiamo presentato un emendamento abrogativo di questo comma 15, perché riteniamo che esso sia un esempio chiaro di una sorta di accanimento fiscale nei confronti delle imprese, con riferimento alla stessa interpretazione della relazione tecnica che fornisce il Governo attorno a questa sanzione aggiuntiva.
Infatti, la relazione governativa osserva che la previsione di una sanzione aggiuntiva, specificamente riferita alla violazione in questione, rivestirebbe particolare efficacia in quanto applicabile indipendentemente dall'esperibilità dell'azione di accertamento e, pertanto, anche a seguito di specifici accessi atti a rilevare la veridicità dei dati forniti dal contribuente con i modelli annuali.
In qualche modo, si afferma che questa è una sanzione che può essere tranquillamente comminata nel momento in cui si ravvisasse una qualsivoglia modifica rispetto a quelli che sono i parametri relativi all'informazione da fornire ogni anno anche sugli allegati. È evidente che questo è un obiettivo esclusivamente di cassa, cioè quello di garantire, come strumento formidabile di recupero di risorse, una sanzione che non ha stretta attinenza con un'eventuale violazione degli studi di settore, essendo piuttosto relativa alla complicazione del rapporto, in termini di trasmissione dati, tra il contribuente e l'amministrazione finanziaria.
È chiaro che in questa situazione non possiamo che chiedere l'abrogazione di tale disposizione, anche in relazione ad altri passaggi che troviamo all'interno del testo e che abbiamo anche visto in Commissione bilancio a fronte della documentazione fornita dal Governo in merito all'efficacia dell'Agenzia delle entrate per quanto concerne la lotta all'evasione. L'impressione è che si intende percorrere ad una strada che è assolutamente inaccettabile, quella relativa addirittura all'intimidazione fiscale. Quest'ultima è assolutamente da evitare, soprattutto nei confronti di quelle piccole e medie imprese che fanno fatica ad arrivare a fine mese e che, con questo tipo di interventi, vengono messe sicuramente in grave crisi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.32, Campa 5.34 e Garavaglia 5.35, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 486
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 271).
MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, stiamo procedendo all'esame del disegno di legge finanziaria e alle relative votazioni. Mi pare che, da parte dell'opposizione, ci sia un atteggiamento, per così dire, ragionevole dal punto di vista parlamentare. Tuttavia, accadono eventi che non possono rimanere estranei a questo dibattito. Il Consiglio dei ministri sta discutendo del TFR e dei tempi di applicazione della relativa riforma, questione connessa alle discussioni che sono in atto relativamente al decreto economico e al disegno di legge finanziaria dato che, come sappiamo, quest'ultimo prevede, tra le questioni principali e centrali, una utilizzazione, a nostro avviso impropria, dei fondi delle liquidazioni, i quali saranno spostati presso l'INPS. Ebbene, apprendiamo da agenzie di stampa che, poco fa, un ministro, il ministro Ferrero, ha espresso voto contrario in Consiglio dei ministri, laddove si stava decidendo in che modo scandire nel tempo queste manovre, con una motivazione non secondaria. Dobbiamo immaginare che egli abbia agito in rappresentanza di un gruppo parlamentare importante per gli equilibri e gli assetti della maggioranza. Secondo il ministro Ferrero e, devo immaginare, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea al quale appartiene, l'intesa raggiunta dal Consiglio dei ministri non è conforme al ben noto ed ampio programma dell'Unione che, evidentemente, non era il Vangelo, come ci ha detto il ministro Chiti giorni fa.
Allora, vorremmo capire di che cosa stiamo parlando, nel corso dell'esame di questo disegno di legge finanziaria. Lo dico anche ai colleghi, in particolare a quelli dei gruppi di opposizione. Stiamo votando e ci è stato richiesto un atteggiamento ragionevole a fronte di una manovra economica che ogni tre ore è modificata da emendamenti che spuntano come funghi, di giorno e di notte, e di decisioni rilevanti ai fini del futuro del denaro dei lavoratori. Parliamo, infatti, del TFR, di un salario differito, cioè dei soldi della gente. Noi dovremmo andare avanti? Si fa appello all'opposizione perché dovrebbe, non so come, facilitare l'iter del disegno di legge finanziaria quando c'è un'evidente spaccatura della maggioranza su tutto! Lo abbiamo constatato in questi giorni: il ministro Amato parla di una sicurezza non garantita per mancanza di fondi e il ministro Mussi si vuole dimettere perché state massacrando l'università con questo disegno di legge finanziaria. Ora, c'è un dissenso in Consiglio dei ministri sul denaro del TFR. Noi vogliamo sapere qual è la politica economica che proponete al paese! Che sia un massacro ci è chiaro, ma vogliamo sapere in che modo ci volete massacrare! Riteniamo che il Governo ora debba chiarire qual è la politica scaturita dal Consiglio dei ministri di poche ore fa. Quello che state facendo è una vergogna e anche un'offesa al Parlamento, che procede al buio senza sapere quali siano i vostri litigi e le vostre spaccature! Se non siete in accordo, dimettetevi e lasciate governare altri (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Applausi polemici dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, in questi minuti, mentre noi votiamo tranquillamente e serenamente il disegno di legge finanziaria, stanno accadendo fatti che, a nostro giudizio, mettono fortemente in discussione la coalizione che sostiene l'Esecutivo e l'esistenza stessa del Governo Prodi, senza volere assumere toni esagerati, onorevoli colleghi. Come ricordava l'amico Gasparri, nel corso della riunione del Consiglio dei ministri il ministro Ferrero e il ministro Bindi hanno duramente attaccato il ministro Amato sulle politiche dell'immigrazione e sui nuovi fondi che ha richiesto per la sicurezza. Lo hanno dichiarato pubblicamente. Due altri ministri, quindi, attaccano il ministro dell'interno.
Il ministro Ferrero si è anche vantato di essere orgoglioso di avere votato, in Consiglio dei ministri, contro l'accordo raggiunto per modificare il disegno di legge finanziaria relativamente al TFR ed al Mose, opera strategica per lo sviluppo di Venezia.
Ancora poche ore fa, Giordano, il segretario di Rifondazione Comunista, uno dei principali partiti della coalizione di maggioranza, ha chiesto il ritiro immediato delle nostre truppe dall'Afghanistan, da Kabul (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea). A me fa piacere che l'applaudiate. Peccato che, pochi mesi fa, il Parlamento abbia deciso un'altra linea sulla nostra presenza in Afghanistan (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania), anche con i vostri voti e con il vostro consenso, in parte smentendo il ministro degli esteri D'Alema, che chiedeva a Kabul cose diverse da quelle deliberate dal Parlamento, e cose ancora diverse da quelle che chiede il partito della Rifondazione Comunista.
Come se non bastasse, Vicepresidente Leoni, si inserisce in tutto ciò il Presidente della Camera Bertinotti (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea), il quale, forse dimentico di dover avere un ruolo un po' estraneo - diciamo così - alla vicenda ed alla lotta politica, riprende addirittura la questione dell'Iraq. E con quale sensibilità lo fa? Fra pochi giorni, come sappiamo, è l'anniversario della tragica strage di Nassiriya. Il Presidente della Camera...
PRESIDENTE. Collega Vito, la invito ad attenersi all'ordine dei lavori.
ELIO VITO. Si, ma c'è un'evidenza sull'ordine dei lavori, signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
MASSIMO GARAVAGLIA. Ma cosa fai, Caruso?
ELIO VITO. Il Presidente della Camera dice, ricordando la strage, che è stata sbagliata la guerra in Iraq: non la strage, ma la guerra! Credo che anche questa sia una questione poco opportuna (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Allora, Presidente, non crediamo possibile che il Parlamento e l'opposizione stiano qui a votare tranquillamente il disegno di legge finanziaria mentre due ministri attaccano il ministro dell'interno, mentre un ministro di Rifondazione non vota il provvedimento sul TFR e mentre, sulla politica estera (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), questo Governo non ha più non soltanto una maggioranza, ma nemmeno una linea.
Per questo, noi chiediamo, signor Presidente, che il Presidente del Consiglio Prodi venga a dichiarare in Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), che il ministro Ferrero venga a dichiarare in Parlamento, che il ministro D'Alema venga a dichiarare in Parlamento (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) quale sia la linea del Governo sul TFR, sulla politica estera e sull'Afghanistan. Che su questi aspetti siano rese comunicazioniPag. 61rapide, altrimenti dovremo ritenere che il Presidente del Consiglio Prodi snobbi la Camera e che, di conseguenza, la Camera sarà costretta a snobbare lui (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Quindi, Prodi via da questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Colleghi, come si sa, sull'ordine dei lavori possono parlare o un oratore a favore ed uno contro oppure un oratore per gruppo. Però, raccomando che si tratti di interventi sull'ordine dei lavori.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori un altro deputato, dopo di che concluderei questo giro di interventi: non possiamo improvvisare, in questo momento, un dibattito politico sul Governo, che andrebbe organizzato in un'altra maniera.
Pertanto, darò la parola brevemente, sull'ordine dei lavori, soltanto ai colleghi Fava e Giovanardi, che l'hanno chiesta. Ha facoltà di parlare, deputato Fava.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, credo di dover intervenire, ahimè, su due punti.
Pensavo di intervenire su quanto è accaduto di grave in seno al Governo poco fa, ma devo aggiornare il mio intervento, per lo meno nella fase iniziale, con riferimento a quanto sta avvenendo in questo momento qui alla Camera. C'è un deputato, eletto in questo consesso, che continua ad agitare il braccio verso l'alto, facendo il famoso gesto dell'ombrello (sappiamo che, dalle sue parti, è cosa nota). Chiedo all'onorevole Caruso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)...
MAURIZIO FUGATTI. Fuori! Espulsione!
GIOVANNI FAVA. ...di avere maggiore rispetto per i colleghi che lo sopportano, anche perché stiamo dando un brutto spettacolo ai ragazzi che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Al riguardo, ritengo che i richiami non possano essere riservati soltanto ai parlamentari dell'opposizione, ma vadano rivolti anche ai parlamentari della maggioranza. Pertanto, signor Presidente, non mi sembra equilibrato il suo atteggiamento.
Ciò premesso, venendo ai fatti verificatisi oggi, credo che si tratti dell'ennesima dimostrazione di quanto andiamo dicendo da mesi: questo Governo si sta distinguendo per essere passato da una fase propagandistica di esproprio proletario al cosiddetto esproprio ai proletari.
L'accanimento terapeutico, ormai, che si ha nei confronti di quel che resta di questa maggioranza, al fine di tenerla in piedi, sta dimostrando tutti i suoi limiti e credo che, mai come in questo caso, sarebbe auspicabile l'eutanasia.
Ciononostante, ritengo che, in questa fase, vada posto l'accento su un particolare, che non è un dettaglio. Da giorni, in quest'aula, stiamo discutendo su un testo, che non abbiamo capito fino a che punto sarà quello che andremo ad approvare tra qualche settimana, per inviarlo ai nostri colleghi del Senato. Assistiamo quotidianamente a bisticci che, oggi, sono sfociati in forme estreme di dissenso, perché, quando un ministro si astiene dalla votazione o, peggio ancora, vota contro i provvedimenti del Governo, che hanno un'incidenza di un certo tipo, come quello sul TFR, vuol dire che siamo di fronte al fallimento politico e al capolinea di questa maggioranza. Il nord di questo paese non vedeva l'ora e aspettava questo momento con una certa ansia!
Sappiamo che questo comporterà necessariamente una presa di posizione dura da parte delle opposizioni, che non possono continuare a mantenere un atteggiamento equilibrato, quando l'equilibrio manca a voi. Non avete ancora proposto nulla di concreto. Avete solo vessato i cittadini e la gente è stanca! Noi, come parlamentari, denunciamo, una volta per tutte, questo accanimento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale) e speriamo che, presto o tardi, rinuncerete al vostro attaccamento morboso alle sedie,Pag. 62dove siete seduti, e, con decoro, accetterete quella che è la realtà. Andate a casa! Avete fatto già abbastanza danni (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Il collega testè intervenuto non ha inteso accogliere l'invito rivolto dalla Presidenza di attenersi all'ordine dei lavori. Sicuramente lo farà il collega Giovanardi che ha chiesto di parlare. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, richiami quel signore!
MAURIZIO FUGATTI. Lo richiami!
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, mi atterrò all'ordine dei lavori, che riguardano proprio l'impegno della Camera e del Senato e il rapporto fiduciario tra le Camere e il Governo, perché stiamo parlando, adesso, di questioni che si riflettono nella discussione della legge finanziaria: si tratta delle importanti questioni dell'ordine pubblico e del rapporto con l'emigrazione, su cui si è registrato l'ennesimo scontro in Consiglio dei ministri. Non abbiamo alcun timore a dire che siamo con il ministro Amato e con le sue preoccupazioni volte a rafforzare, in questa finanziaria, gli apparati di sicurezza del paese, di fronte alle minacce che il nostro paese sta subendo. L'ennesimo scontro sulla politica estera e l'impegno dei nostri militari è, poi, di cattivo gusto, nel momento in cui domani ricorderemmo i martiri di Nassiriya, ed è ancora più grave se un ministro vota in Consiglio contro una questione così importante per questa legge, che è quella del TFR. Se quel voto del ministro non è uno scherzo e se il Consiglio dei ministri rappresenta le varie componenti che hanno dato vita a questo Governo, il voto di Ferrero significa dire la dissociazione del gruppo di Rifondazione Comunista che, magari, alla Camera, potrebbe non essere influente, ma che, al Senato, è determinante.
Quindi, intervenendo proprio sull'ordine dei lavori, signor Presidente, chiedo che senso abbia continuare la discussione di una finanziaria, quando il rappresentante di un gruppo ha già anticipato il suo dissenso su una parte fondamentale della manovra. Qualcuno del Governo dovrà alzarsi in piedi e dirci se ritiene che, in questo momento, ci sia ancora una maggioranza parlamentare. Lo dica il capogruppo di Rifondazione Comunista o un rappresentante del Governo, garantendo per Ferrero, e spieghi, magari, che il voto contrario di oggi è uno scherzo, una licenza poetica, un modo per differenziarsi, ma che, poi, nei contenuti, ci sarà di nuovo una riappacificazione.
Mentre sto parlando - sono le ore 17 del 10 novembre - il Governo non ha la maggioranza e questo avviene su uno dei passaggi fondamentali della manovra. Ritengo, quindi, proprio per il principio di economia dei lavori parlamentari, che sia inutile continuare su questioni altrettanto importanti, se prima non si ha una risposta precisa del Governo Prodi sul suo stato di salute. (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi rivolgo, soprattutto, ai nostri amici più giovani che ci ascoltano. Questi interventi sull'ordine dei lavori sono volti, in realtà, a creare un po' di «disordine» dei nostri lavori.
ANDREA RONCHI. Stai zitta!
MARINA SERENI. I colleghi della Casa delle libertà avevano sperato, cominciando a votare questa legge finanziaria, di mettere in difficoltà la maggioranza. Avevano sperato, cominciando a votare i loro emendamenti, che potesse accadere qualcosa all'interno del centrosinistra e dell'Unione (Commenti dei deputati del gruppoPag. 63Alleanza Nazionale). Non è stato così. La maggioranza è qui; è compatta e discute anche con voi (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Colleghi, consentite alla deputata Sereni di svolgere il suo intervento.
MARINA SERENI. Abbiamo approvato solo gli emendamenti concordati, mentre voi immaginavate che vi sarebbe stato un problema politico che non c'è. State cambiando strategia e modo di stare in Parlamento. Avete deciso di cambiare aria in questa Camera e di passare dalla discussione politica e dal confronto ad un altro modo di stare in Parlamento. Non vi seguiremo (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Italia dei Valori, Verdi e Popolari-Udeur - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Noi continueremo a lavorare seriamente su questa finanziaria con quella parte dell'opposizione che da giorni sta affermando che esistono due opposizioni nel centrodestra. Continueremo a discutere con chi ha voglia di confrontarsi sui contenuti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Italia dei Valori, Verdi e Popolari-Udeur - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
GIOVANNI FAVA. Va a casa!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, i colleghi dell'opposizione sanno che non è la prima volta che all'interno del Governo si manifestano posizioni differenti. Potrei fare un lungo elenco nella storia della Repubblica italiana, compresi i Governi di cui siete stati protagonisti, dove erano presenti punti di vista diversi, poi ricomposti in sede parlamentare, come è giusto che accada. Trovo che non vi sia logica nella richiesta avanzata dai colleghi dell'opposizione di sospendere i lavori per avere un chiarimento. Se è vero quello che avete raccontato in quest'aula, ovvero che siamo dilaniati e lacerati da divisioni, credo che il modo migliore per verificare la verità di tale affermazione sia quello di arrivare rapidamente agli articoli sul TFR. Così si può verificare se le divisioni ci sono o meno (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Comunisti Italiani - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). È un comportamento illogico e l'unica spiegazione possibile è quella che, al di là delle continue dichiarazioni sul fatto che l'opposizione non intende fare ostruzionismo, state riprendendo a farlo.
ANTONIO LEONE. Lo state facendo voi!
ELISABETTA GARDINI. Lo state facendo voi!
ANTONELLO FALOMI. Per questo vogliamo riprendere i lavori (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Siamo facendo un giro di interventi sull'ordine dei lavori. In questi casi, è previsto un intervento a favore ed uno contro, oppure uno per ciascun gruppo, ma non sono possibili più interventi per un solo gruppo. Questo non lo posso permettere.
ELISABETTA GARDINI. Invece i gesti fatti davanti ai ragazzi vanno bene?
PRESIDENTE. Non essendovi altri interventi da parte di esponenti di gruppi che non hanno preso la parola...
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, chiedo di parlare ...!
Pag. 64PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Prendiamo atto della situazione che si è determinata. Credo che i colleghi della minoranza abbiano avanzato una richiesta piuttosto tranquilla e normale, perché immaginano di fare in Parlamento un lavoro costruttivo, come manifestato da tempo. Su questa richiesta di chiarimenti da parte del Governo assistiamo ad una situazione in cui esso invece tace. Al suo posto ha preso la parola un autorevole esponente del gruppo di Rifondazione Comunista, spiegando che occorre proseguire i lavori perché con il voto sul TFR capiremo se esiste un problema nella maggioranza o meno. Da questa affermazione deduco un fatto molto importante. Significa forse che il gruppo di Rifondazione Comunista sfiducia il ministro Ferrero (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)? Se così è, si tratta di un fatto importante. Significa, infatti, che in questo momento il Governo è in crisi e che il ministro Ferrero deve essere sostituito!
GIACOMO DE ANGELIS. Ma chi l'ha detto!
MASSIMO NARDI. Se così non fosse, sarebbe evidente che la precisazione, di cui parlava poco fa il rappresentante di Rifondazione Comunista, non è molto calzante.
Il problema è che noi, come Democrazia Cristiana-Partito Socialista ci siamo posti nei confronti dell'Assemblea e del Governo in una posizione di assoluta disponibilità, tanto è vero che abbiamo ritirato quasi tutti i nostri emendamenti; tanto è vero che avrete notato che non vi sono interventi di tipo ostruzionistico da parte nostra; tant'è vero che nella Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo manifestato più volte la disponibilità ad andare avanti e a trattare i singoli punti con la massima attenzione. Una cosa è evidente, però: vogliamo capire che cosa stiamo votando.
Nelle trasmissioni televisive da più parti viene detto che vi è una evoluzione continua di questa legge finanziaria anche da parte di chi è preposto a proporla e a modificarla; da parte nostra vi è un correre dietro a tali continue modifiche, per le quali non riusciamo a capire cosa accade oggi rispetto a quello che potrebbe accadere fra un paio di ore.
Credo che possiamo continuare i lavori di quest'aula, rispetto ai quali vi può essere la nostra disponibilità, ma serve chiarezza per sapere quello che il Governo intende fare e se esiste o meno un problema al suo interno. A noi sembra, da quello che sappiamo attraverso le notizie di agenzia o di corridoio, che vi sia un grosso problema e siamo convinti che, alla fine di questa diatriba esistente all'interno della maggioranza, voi porrete la questione di fiducia.
Noi non siamo disponibili a farvi porre la questione di fiducia sulle nostre motivazioni. Vogliamo vedere quello che sapete fare e quanto siete compatti. La sensazione che abbiamo è che tale compattezza non vi sia e che state mascherando i vostri atteggiamenti che traspaiono chiaramente all'interno del Governo con alchimie in termini di perdita di tempo, emendamenti che si accavallano e situazioni analoghe; altrimenti non si capirebbe nemmeno la miriade di interventi che provengono dalla parte della maggioranza.
Voglio concludere questo intervento, dicendo che come Democrazia Cristiana-Partito Socialista il nostro atteggiamento continuerà ad essere di disponibilità, ma se non continuerà ad esserci chiarezza da parte vostra non credo che potrà sussistere alcun comportamento se non quello di ritornare ad un becero, ma necessario, ostruzionismo per fare emergere tutte le vostre contraddizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sono state sollevate due questioni: una di politica generale nei confronti del Governo, che, come sappiamo, deciderà se e con quali forme rispondere a questo tema; in particolare, sulla questione del trattamento di fine rapporto, arriveremo a parlarne quando esamineremo l'articolo 84 del disegno di legge finanziaria che affronta proprio questo argomento (Una voce dai banchi del gruppo Forza Italia grida: Subito!).
Aveva chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole La Russa. Con riferimento a quale articolo, per cortesia?
IGNAZIO LA RUSSA. Sull'articolo che prevede la presenza del Governo ai lavori dell'Assemblea. Credo, signor Presidente, che l'interpretazione finora data, univoca per la verità, dell'articolo in questione consenta che la rappresentanza sia quella dei sottosegretari. Mi chiedo se questa interpretazione, che è tale, non contrasti in questo caso con una esigenza obiettiva, quella di vedere un ministro, cioè una persona che ha partecipato ai lavori del Consiglio dei ministri (atteso che i sottosegretari non vi partecipano), presente in questa fase delicata della discussione.
Comprendo, Presidente, che lei non potrà darmi una risposta affermativa. Sarà un motivo in più perché il nostro voto sia un segnale affinché il Governo Prodi, a nostro avviso, lasci il posto, e affinché sia un «Via Prodi!» (Applausi dei deputati dei gruppo Alleanza Nazionale e Forza Italia - Commenti del deputato Nannicini)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 5.37, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione (Nel momento in cui si accendono, sui tabelloni elettronici, le luci corrispondenti alle postazioni di voto, commenti).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e Alleanza Nazionale) (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 358
Astenuti 8
Maggioranza 180
Hanno votato sì 348
Hanno votato no 10).
Prendo atto che il deputato Mariani ha espresso erroneamente un voto contrario mentre avrebbe voluto votare a favore.
Prendo atto altresì che i deputati Luciano Rossi e Froner non sono riusciti a votare e che quest'ultima avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.38.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, aspetto prima di iniziare l'intervento perché la scritta «via Prodi», anche se al contrario, ha sollevato qualche...
Entrando nel merito, con l'emendamento a mia firma 5.38 si riprende un tema già affrontato ieri, relativo all'emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale e dell'obbligatorietà o meno di questo...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, consentite all'onorevole Garavaglia di intervenire. I commenti sulle scritte si faranno successivamente.
MASSIMO GARAVAGLIA. Grazie, signor Presidente. Tornando all'emendamento in esame, già ieri abbiamo messo una «toppa» ad una situazione di grave contrasto che il Governo ha innescato nei confronti delle categorie produttive e, in particolare, dei commercianti. Con l'emendamento in questione proponiamo qualcosa di molto semplice, cioè che le categoriePag. 66soggette a studi di settore non siano più tenute all'emissione di scontrino e ricevuta fiscale. Il fatto è particolarmente importante e significativo e, oltretutto, rappresenta una semplificazione notevole. Si parla spesso di semplificazione e questa è un'occasione per realizzarla.
Aggiungo qualche considerazione. Spesso si è parlato dell'opportunità di introdurre il cosiddetto meccanismo del contrasto di interesse. Il gruppo della Lega Nord Padania non è pregiudizialmente contrario a questo tipo di azione per prevenire e combattere l'evasione fiscale - anzi, riteniamo che il contrasto di interesse sia, per alcune situazioni particolari, una via obbligata -, però le due situazioni possono tranquillamente convivere.
Da un lato, abbiamo gli studi di settore che già funzionano e fanno in modo che tutte le categorie soggette paghino il giusto, se non di più. È stato interessante, durante le audizioni in Commissione bilancio, ascoltare gli interventi del rappresentante della Confcommercio e di quello della Confesercenti, che affermavano che quasi il 30 per cento dell'adeguamento allo studio di settore avviene dal commercialista. Quando il commerciante o l'artigiano si reca dal commercialista, effettua la simulazione e risulta non congruo, è lo stesso commercialista a suggerire di dichiarare qualcosa in più, altrimenti potrebbe essere soggetto a controllo da parte della Guardia di finanza.
È un problema serio. Di fatto, gli studi di settore si sono trasformati in minimum tax. Allora sosteniamo che per chi è soggetto a studio di settore, essendo più che controllato (e, oserei dire, più che tartassato), non sia necessario procedere oltre.
Viceversa, vi sono molte categorie non soggette a studi di settore che evadono impunemente. Ad esempio, esiste uno studio del Censis che afferma qualcosa di paradossale. La categoria che evade di più, in percentuale, con il 54,3, è quella degli insegnanti. È evidente che bisognerebbe fare qualcosa. La categoria degli idraulici, posti sempre come esempio di evasori fiscali, nello studio risulta che evade per il 34 per cento, mentre l'insegnante, con le lezioni private, evade - come ho già detto - per il 54,3 per cento. Si potrebbe prevedere un contrasto di interesse per quella categoria.
Ho svolto, quindi, un ragionamento più ampio, secondo cui ritengo assolutamente opportuno che chi è già soggetto allo studio di settore soprassieda all'emissione dello scontrino, anche se già nella giornata di ieri, diciamo così, ci abbiamo messo una «pezza».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per apporre la mia firma all'emendamento 5.38 presentato dal collega Garavaglia; in secondo luogo, vorrei ricordare che quando furono fatti gli studi di settore ci fu un vero e proprio accordo. Nella scorsa finanziaria, il Governo Berlusconi ha fatto in modo che gli scontrini fiscali per le grandi reti di distribuzione non avessero più valore fiscale: in tale decisione c'era una motivazione, in quanto esisteva una contabilità a parte, ma comunque i supermercati - per parlare in termini molto chiari - non emettono più gli scontrini con validità fiscale. Nello stesso momento in cui questo Governo ribadisce il discorso degli studi di settore e li aggrava, è evidente che il collega ha ragione quando dice che questi non hanno più ragion d'essere, perché nella stessa misura in cui il 90 per cento dei commercianti aderisce, sia volontariamente, sia attraverso le confederazioni, agli studi di settore viene meno la motivazione dello scontrino fiscale.
Ecco perché, colleghi, al di là dell'opposizione e della maggioranza, questo emendamento ha una sua ragionevolezza. Se si vuole ancora una volta affermare che i commercianti sono ladri per cui bisogna ucciderli in tutte le maniere, fate pure, ma se si vuole andare incontro alla ratio degli studi di settore è evidente che lo scontrino fiscale non può più avere validità fiscale, ma può avere soltanto una validità dichiarativa di quanto il consumatore ha comprato nell'esercizio commerciale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo perché ieri abbiamo approvato un altro emendamento della Lega Nord Padania che andava in una direzione diversa, essendo diretto a togliere valore fiscale allo scontrino per chi adegui il proprio registratore di cassa prevedendo l'invio telematico.
Questo emendamento ha una logica ed è di buon senso; poiché gli studi di settore ci vengono a dire che in quel determinato ambito bisogna guadagnare una determinata cifra altrimenti c'è l'accertamento, viene a cadere lo stesso senso dello scontrino fiscale e la motivazione per cui deve essere emesso. Sappiamo che deve essere emesso perché rappresenta il corrispettivo che viene segnalato all'Agenzia delle entrate per dimostrare quanto si è guadagnato; ma proprio per questo viene a cadere il valore dello scontrino, posto che gli studi di settore praticamente standardizzano i redditi per categorie.
Questo, quindi, è un emendamento di buon senso - come ha già fatto notare chi mi ha preceduto - che riteniamo debba essere anche valutato seriamente dalla maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 5.39.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 5.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gianfranco Conte 5.40.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gianfranco Conte 5.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 481
Astenuti 2
Maggioranza 241
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 273).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.41.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.Pag. 68
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.42.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 277).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Armosino 5.43.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Armosino 5.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 280).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.44, Zanetta 5.45 e Garavaglia 5.46.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Leo 5.44, Zanetta 5.45 e Garavaglia 5.46 non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 275).
Prendo atto che i deputati Balducci e Belisario non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.47, Zanetta 5.48 e Garavaglia 5.49.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.47, Zanetta 5.48 e Garavaglia 5.49, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 69
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 500
Maggioranza 251
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 280).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Floresta 5.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 498
Votanti 497
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 279).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.51, Zanetta 5.52 e Garavaglia 5.53, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 498
Astenuti 1
Maggioranza 250
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Virgilio 5.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.55.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei segnalare ai colleghi, che magari non hanno letto attentamente i due commi che proponiamo di sopprimere, l'inopportunità degli stessi.
Il comma 18 prevede che siano riconosciute agevolazioni tributarie relative agli autoveicoli utilizzati da persone con ridotte o impedite capacità motorie a condizione che siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti. In buona sostanza, si va a ridurre o a mettere un freno alle agevolazioni nei confronti di soggetti portatori di handicap. Pertanto, al di là del cinismo di fondo del comma 18 e di quello successivo (che ha sostanzialmente un identico scopo), vorrei esprimere alcune considerazioni.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 17,23)
MASSIMO GARAVAGLIA. In primo luogo, si tratta di risorse minime, perché queste autovetture non sono tantissime. Inoltre, si ribadisce il concetto errato che avete del contribuente, perché vi è mancanza di fiducia: partite sempre dal presupposto che la gente voglia «fregare» il fisco e addirittura vi rivolgete ad una categoria già di per sé svantaggiata.
Che vi possano essere delle forme di elusione in questo campo è anche possibile, ma si tratta di una cosa di poco conto. Oltretutto la Guardia di finanza ha già la possibilità, se vuole, di incidere su queste situazioni. Non è necessario chePag. 70facciate la brutta figura, mettendo sotto la lente d'ingrandimento - come prevedete di fare in questo disegno di legge finanziaria - gli handicappati che usano l'autovettura, solo perché semplicemente non la guidano loro o lo fanno fare da un proprio congiunto.
Onestamente, potete tranquillamente evitare questa pessima figura, questo brutto segnale di sfiducia verso i contribuenti, e per giunta verso i contribuenti svantaggiati, sopprimendo questi due commi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, questo emendamento è da noi pienamente sostenuto, perché, come spiegava prima l'onorevole Garavaglia, siamo di fronte alla stessa linea che avevamo sottolineato in alcuni passaggi precedenti, ovvero ad una sorta di accanimento fiscale nei confronti di categorie, che sono quelle che pagano di più, di soggetti deboli che si troveranno in palese difficoltà di fronte all'inasprimento complessivo dei rapporti con l'Agenzia delle entrate.
Debbo dire che questo intervento si presta, oltretutto, anche ad un'interpretazione abbastanza discrezionale (e, quindi, complessa) per quanto concerne la fruizione dei benefici in questione. Il comma 18 dell'articolo in esame, infatti, stabilisce che le agevolazioni tributarie sono riconosciute a condizione che gli autoveicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio dei predetti soggetti.
Ovviamente, le gravissime speculazioni su questo tema devono essere sanzionate; tuttavia, è altrettanto evidente che si rischia di introdurre un elemento di discrezionalità riguardo all'utilizzo prevalente del mezzo, che ritengo del tutto inaccettabile. Sappiamo, infatti, quanto sia difficile valutare fino in fondo le reali esigenze e le situazioni di difficoltà delle famiglie che hanno soggetti affetti da disabilità. Vorrei osservare che un intervento di questo tipo produce, oltretutto, un gettito assolutamente basso.
Pertanto, si tratta di un atto che noi consideriamo veramente inaccettabile; speriamo, quindi, che almeno su questo argomento, visti i benefici complessivamente ridotti che potrebbe produrre questo comma specifico, la maggioranza possa rivedere la propria posizione (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, desidero innanzitutto apporre la mia firma all'emendamento in esame. Vorrei segnalare, inoltre, l'incongruità della formulazione del comma 18 dell'articolo 5 del provvedimento in discussione.
Ci troviamo in presenza, infatti, di agevolazioni tributarie molto modeste a favore di chi acquista un autoveicolo per la locomozione di soggetti disabili con ridotte o impedite capacità motorie. Oggi tali agevolazioni verrebbero da voi - che vi siete sempre dichiarati disponibili ad aiutare le persone in difficoltà - concesse a condizione che i veicoli siano utilizzati in via esclusiva o prevalente a beneficio di tali soggetti.
Mi domando, innanzitutto, perché prevedere la formula «in via esclusiva o prevalente», dal momento che o è valida una opzione o è valida l'altra! Chi deciderà se l'utilizzo degli autoveicoli verrà effettuato in via esclusiva o prevalente? Le agevolazioni tributarie in questione, infatti, potranno essere revocate da parte di qualcuno che rileverà come, secondo il proprio punto di vista, il veicolo sia utilizzato in via prevalente e non esclusiva!
Allora, abbiate il coraggio di compiere delle scelte: o si prevede l'utilizzo in via esclusiva o si stabilisce un uso in via prevalente! Avrei una proposta ancora migliore: sopprimere il comma 18 dell'articolo 5 del disegno di legge finanziaria e lasciare queste modeste agevolazioni fiscali a beneficio di chi, per sua sfortuna, ha alcune difficoltà. Mi riferisco a persone neiPag. 71confronti delle quali dovremmo veramente compiere, tutti insieme, un atto di buona volontà, non solo prevedendo tali agevolazioni, ma anche aggiungendone altre.
Ciò dal momento che su questi temi per troppo tempo avete sbandierato la vostra disponibilità! Dimostriamo tale disponibilità, allora, abbandonando questa impostazione e sopprimendo il comma 18 dell'articolo 5 del provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre la mia firma all'emendamento presentato dal collega Garavaglia; vorrei rilevare, inoltre, che chi ha scritto il comma 18 dell'articolo in esame non conosce, evidentemente, il dramma dei portatori di handicap sia motori, sia psichici.
Chi vi parla, purtroppo, conosce da vicino tale dramma e sa bene che, al di là dell'agevolazione tributaria, tutti i comuni - compreso quello di Roma, dove ci troviamo in questo momento - non a caso assegnano tre contrassegni, per un numero pari di veicoli, a ciascun portatore di handicap. Per evitare che chi è colpito da tale dramma venga sostenuto solo dalla propria famiglia, infatti, si prevede la possibilità di far trasportare il portatore di handicap (motorio o psichico che sia) da altre persone, che si prestano volontariamente a farlo. Ritengo, pertanto, che si potrebbe individuare una mediazione di buonsenso sopprimendo l'espressione «in via esclusiva o prevalente».
È evidente che, nello stesso momento in cui si verificasse un'inottemperanza a questo obbligo, si dovrebbe sanzionare tale comportamento. Ricordo che a Roma i vigili urbani già multano molte persone per questo motivo, e che, giustamente, numerosi cittadini ...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
ANTONIO MAZZOCCHI. ... sono stati denunciati alla procura della Repubblica di Roma proprio perché non facevano beneficiare i soggetti in questione della utile possibilità offerta dalla normativa vigente.
PRESIDENTE. Deve concludere!
ANTONIO MAZZOCCHI. Per questo motivo, prego veramente i colleghi di approvare l'emendamento presentato...
PRESIDENTE. La prego...
ANTONIO MAZZOCCHI. ... dal collega Garavaglia - ho concluso, Presidente -, oppure di sopprimere l'espressione del comma 18 da me ricordata.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 481
Maggioranza 241
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 267).
Prendo atto che i deputati Balducci e Belisario non sono riusciti a votare.
Ricordo che l'emendamento d'Elpidio 5.172 è stato ritirato.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, gli uffici e il collega Leone le avranno sicuramente riferito della nostra richiesta, che vogliamo cogliere l'occasione di reiterare a lei.Pag. 72
Innanzitutto, riteniamo poco rispettoso dei lavori parlamentari e anche poco dignitoso che a rappresentare il Governo in questa sede siano solo i sottosegretari competenti che hanno già seguito l'esame del disegno di legge finanziaria in Commissione; insomma, che non ci sia alcun ministro a seguire l'andamento dei lavori sul disegno di legge finanziaria. Signor Presidente, lo riteniamo un fatto grave, che testimonia anche una mancanza di rispetto del Governo nei confronti del Parlamento.
Sulla base della mia piccola esperienza di presidente di gruppo di maggioranza relativa nella scorsa legislatura, posso dirle che allora chiedemmo ed ottenemmo con semplicità dal Governo che ci fosse sempre almeno un ministro a seguire i lavori sul disegno di legge finanziaria: il Consiglio dei ministri organizzò la propria presenza in Assemblea in modo tale che, man mano che si proseguiva nell'esame degli articoli di competenza dei vari dicasteri, fosse presente, oltre al ministro per i rapporti con il Parlamento, almeno il ministro competente.
Noi, signor Presidente, non abbiamo mai avuto questo onore. Ieri, per poche ore, è stato presente l'onorevole Visco che - purtroppo per lui e per fortuna degli italiani - non è il ministro (anche se cerca di rivestire questo ruolo), ma è solo il viceministro. Dopodiché, nulla! Solo i buoni sottosegretari Sartor, Grandi e Lettieri e quelli competenti per i rapporti con il Parlamento.
Signor Presidente, converrà con noi che tale questione riveste una certa importanza, perché ne va dei rapporti tra il Governo e il Parlamento, ed immaginiamo stia a cuore anche a lei.
Vi è poi un'altra questione, signor Presidente, che riteniamo stia a cuore anche a lei: è una questione più prettamente politica, sollevata dal suo partito e dal suo segretario, nonché dal ministro Ferrero, ed attiene a un tema specifico affrontato dalla legge finanziaria, il TFR (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori). Ora, vengo alla questione sull'ordine dei lavori...
PRESIDENTE. Per favore...
ELIO VITO. Vengo alla questione sull'ordine dei lavori, signor Presidente. Il ministro Ferrero ci ha detto che non ha condiviso e non ha votato a favore della proposta sul TFR. Smentendo l'intervento svolto poco fa in Assemblea dall'onorevole Falomi, il segretario del suo partito Giordano ha affermato che, effettivamente, quella proposta è stata scarsamente condivisa e poco collegiale.
Allora, signor Presidente, poiché ci è stato risposto, anche in maniera un po' arrogante da parte della maggioranza (dico ciò viste anche le presenze in aula: si moltiplicano le luci dei dispositivi di votazione, ma non i deputati), che avremo diritto ad una risposta quando arriveremo...
PRESIDENTE. Per favore... Quando lei lo ha chiesto, sa che i segretari hanno verificato.
ELIO VITO. Vengo alla questione, signor Presidente, se mi fa concludere...
Come dicevo, ci è stato detto che avremo una risposta quando esamineremo l'articolo 84. Stiamo esaminando l'articolo 5 e temiamo di giungere all'esame dell'articolo 84 solo attraverso il poco nobile strumento del voto di fiducia. Pertanto, signor Presidente, propongo formalmente - e su ciò mi attendo una risposta da lei, dai capigruppo, dal Governo e dalla Commissione - che si accantoni l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 5 e si passi immediatamente, questa sera, ad esaminare l'articolo 84 relativo al TFR (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Se voi pensate di poterci prendere in giro, se voi pensate di definire la legge finanziaria fuori dalle aule del Parlamento, mentre noi trattiamo di questioni sulle quali vi siete messi d'accordo trePag. 73giorni fa (Commenti del deputato Carbonella), se pensate di trattare la questione del TFR quando avrete trovato l'accordo o attraverso il voto di fiducia, noi non ci stiamo (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Italia dei Valori)!
GIOVANNI CARBONELLA. Non state più al Governo!
ELIO VITO. Poiché la legge finanziaria la approva il Parlamento, chiediamo che si discuta subito dell'articolo relativo al TFR. Chiediamo che adesso vengano Giordano, Ferrero, Prodi e Visco e che l'accordo sul TFR si raggiunga in aula, votando gli emendamenti e l'articolo relativo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Inoltre, Presidente, se anche il suo partito ha qualcosa da dire sul TFR, lo dica in aula, attraverso i suoi rappresentanti (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Onorevole Vito, lei ha già terminato il tempo a sua disposizione; la invito a concludere il suo intervento.
ELIO VITO. Signor Presidente, chiedo che l'Assemblea si esprima sulla richiesta di discutere subito l'articolo 84 (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
MAURIZIO GASPARRI. Chiedo di parlare (Commenti).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Basta!
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, capisco l'insofferenza, ma la discussione in Parlamento è uno degli atti più importanti della democrazia!
Mi rivolgo a lei, Presidente - senza riferimenti alle appartenenze politiche di ciascuno, che sono troppo note perché le si debba sottolineare -, che insieme ad altri rappresentanti delle istituzioni, compreso il Presidente della Repubblica, ha fatto appello affinché si svolgesse un esame parlamentare della legge finanziaria che potesse tener conto delle ragioni di tutti, senza l'abuso o il ricorso alla fiducia e senza l'ostruzionismo.
Mi pare che, dopo la presentazione di migliaia di emendamenti da parte della maggioranza e la discussione che ne è derivata, l'opposizione abbia dimostrato la volontà di tentare di circoscrivere l'esame in Parlamento alle questioni principali, fornendo anche la propria disponibilità ad una riduzione significativa del numero degli emendamenti.
Dopodiché, su una questione non secondaria, quella del TFR, apprendiamo che sussiste un dissenso politico, che non può essere accantonato rispetto al dibattito sulla legge finanziaria. Quindi, condivido la proposta dell'onorevole Vito di mettere ai voti la richiesta di passare immediatamente all'esame dell'articolo relativo al TFR.
Vogliamo sapere se vi sia una proposta del Governo, se esista una maggioranza, trattandosi di una questione che riguarda tutti gli italiani, in quanto tutti i lavoratori sono interessati alle loro liquidazioni.
Presidente, abbiamo sollevato la questione circa mezz'ora fa e lei ne sarà stato sicuramente informato. Riteniamo dunque che il Governo non solo debba essere presente in aula con i suoi ministri, ma debba chiarire qual è la politica che intende attuare su questa materia.
MAURO FABRIS. Presidente, l'ha già detto!
MAURIZIO GASPARRI. Voi non potete - chiamo in causa anche lei, Presidente - fare appello al senso di responsabilità dei gruppi parlamentari e poi non garantire non solo l'opposizione, ma l'intero Parlamento di fronte alla presa in giro di una maggioranza che non è tale e che fa melina e ostruzionismo rispetto al disegno di legge finanziaria. Quindi, Presidente, chiediamo a lei di garantire la nostraPag. 74attività di parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Faccio notare che tale questione era già stata sollevata; tuttavia, siccome ritengo che debba essere compiuto ogni sforzo per determinare una chiarezza nei comportamenti, vorrei precisare il mio pensiero che, del resto, è del tutto coerente e identico a quello di chi mi ha preceduto.
Vorrei invitare ancora una volta a tenere separate le valutazioni politiche da quelle regolamentari e procedurali. Ognuno può avere la valutazione che ritiene sul grado di rappresentanza del Governo in quest'aula. Peraltro, sul piano regolamentare e procedurale, la presenza dei sottosegretari - che, in questo caso, sono direttamente responsabili della materia trattata - è del tutto rispettosa del Parlamento.
Tuttavia, ai fini consueti di determinare ulteriori manifestazioni di buona volontà, ferma restante, dal punto di vista regolamentare e procedurale, l'impossibilità di svolgere, da questo punto di vista, una qualsiasi critica al Governo, rappresenterò al ministro per i rapporti con il Parlamento la sollecitazione che è stata avanzata.
Quanto alla considerazioni in merito alla questione del TFR, invito, anche in questo caso, a tenere separate le valutazioni politiche da quelle procedurali (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
Non devo dire a loro che il Governo ha una responsabilità collegiale e vorrei ricordarle, deputato Elio Vito, che la mia appartenenza ad un partito, come quella di ognuno di noi, di tutti quelli che mi hanno preceduto e che si succederanno in questo luogo, non chiama in causa la possibilità, per il Presidente della Camera, di esprimersi nel merito di questa questione. In ogni caso...
ELIO VITO. Perché lei non si occupa di finanziaria!
PRESIDENTE. Io non sono intervenuto... È inutile che lei interrompa, poiché la sfido a trovare un solo intervento di merito specifico su un singolo punto, tanto meno, naturalmente, in quest'aula, dove sono tenuto ad organizzare i lavori sulla materia in discussione.
La responsabilità del Governo è collegiale - come si sa -, condivisa, quale che sia l'espressione di voto di questo o di quel ministro. Il TFR non è materia sottratta al Parlamento ed alla Camera i quali, poiché essa è prevista all'articolo 84 del disegno di legge finanziaria, saranno chiamati a discuterla compiutamente dal punto di vista regolamentare.
ANTONIO LEONE. Votiamolo subito!
PRESIDENTE. Tuttavia, fermo restando l'elemento per cui nessuno può parlare di esproprio del Parlamento rispetto ad una materia prevista da un articolo specifico del disegno di legge finanziaria - che determinerà la discussione in quest'aula della medesima -, sulla proposta avanzata formalmente dal collega Elio Vito di passare subito all'esame dell'articolo 84 chiedo il parere del relatore, ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del regolamento; quindi passeremo al voto, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, dando la parola ad un deputato a favore e poi ad uno contro.
Sulla richiesta avanzata, vorrei acquisire il parere del relatore. Prego, deputato Ventura, ha facoltà di prlare.
MICHELE VENTURA, Relatore. Presidente, si chiede il parere al relatore su un fatto che ha avuto una chiara, anzi esclusiva, evidenza politica; infatti, si è approfittato di una notizia di agenzia nella quale si riferiva di un voto in Consiglio dei ministri.
Siccome non è la prima volta che accade e poiché dobbiamo adempiere ad una ordinata lettura, istruendo in modo giusto gli articoli per giungere in aula preparati, la mia risposta è che si continui la lettura della legge finanziaria così comePag. 75è previsto (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, mi consenta di dichiarare il pieno accordo su quanto da lei sostenuto, anche in risposta alle sollecitazioni dei colleghi. Mi dichiaro, altresì, concorde con quanto sostenuto dal relatore del provvedimento, onorevole Michele Ventura.
Tuttavia, voglio chiarire che non solo la richiesta di anticipare la discussione sull'articolo 84 non risponde alle modalità con le quali la Commissione bilancio e l'Assemblea hanno deciso di procedere per l'esame del disegno di legge finanziaria, ma le motivazioni addotte, riguardanti anche il modo in cui si comportano in aula il Governo e la maggioranza, hanno bisogno di una breve risposta di chiarificazione.
Anzitutto vorrei ricordare, signor Presidente, come nella scorsa legislatura, in quest'aula, mentre erano in corso le discussioni sulle varie leggi finanziarie - e soprattutto negli ultimi tre anni, quando venne posta la fiducia -, l'unico rappresentante del Governo presente era il sottosegretario di Stato all'economia «tuttofare»...
ELIO VITO. Bugiardo!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ...e che allora i ministri, in quest'aula, si fecero sentire solo per chiedere la fiducia! I ministri si sono fatti sentire, compreso quello per i rapporti con il Parlamento...
CARLO GIOVANARDI. Ma se ero sempre qui!
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ...solo per porre la questione di fiducia sulla legge finanziaria!
Quanto al rispetto del Parlamento, vorrei anche ricordare che l'allora Presidente Berlusconi non ha mai risposto una volta alle sollecitazioni dei parlamentari, né in sede di discussione della legge finanziaria né in sede di interrogazioni a risposta immediata in Assemblea.
Anche per tale ragione, ritengo che il rispetto nei confronti dell'opposizione con il quale noi partecipiamo al dibattito - e lo dimostra il fatto che sono stati già approvati una serie di emendamenti proposti dall'opposizione e fatti propri dal Governo e dalla maggioranza - sia il modo migliore per proseguire i nostri lavori, consentendo a questo paese di ottenere nel più breve tempo possibile una legge finanziaria all'altezza della domanda che viene dall'economia, dalle imprese e dalle famiglie italiane (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il deputato La Loggia. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, intervengo per una precisazione, che mi sembra doverosa. Ebbene, nella scorsa legislatura non vi è stato esame della legge finanziaria durante il quale il Governo non sia stato presente in aula, addirittura con un turno ben definito dei ministri, ogni due ore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Democrazia Cristiana-Partito Socialista - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo), in maniera tale da assicurare la presenza costante dell'Esecutivo durante l'intero lavoro sulla finanziaria. Preciso ciò per la ricostruzione storica e per la verità dei fatti.
Per quanto riguarda la questione in oggetto, abbiamo ascoltato l'opinione del relatore, che non ci sentiamo di condividere totalmente in quanto l'argomento che è stato sollecitato - la discussione del TFR -, per la sua importanza (che ritengo non vada ulteriormente sottolineata) e per la sua completezza, è tale da richiedere che il suo esame non avvenga dopo che tuttaPag. 76un'altra serie di valutazioni siano state espresse su altre questioni, così come ha sostenuto, invece, il relatore, ritenendo giusto procedere all'esame degli articoli successivi all'articolo 5 fino ad arrivare a quello che, per l'appunto, tratta del TFR.
In considerazione della valenza politica, dell'enorme interesse di milioni e milioni di lavoratori, di aziende e di imprese manifestatosi nel paese, nonché della circostanza che, all'interno della maggioranza (e, apprendiamo da qualche ora, anche all'interno del Governo) manca una posizione unanime sull'argomento, il che può determinare un condizionamento forte sui lavori della finanziaria, fino a giungere (come ci auguriamo e come si augura la maggioranza degli italiani) allo show down del Governo Prodi - in modo che finalmente tragga le conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) e tolga il disturbo che sta arrecando agli italiani in questi giorni ed in questi mesi con una serie reiterata di provvedimenti che vanno contro gli interessi del paese e contro gli interessi di tutti i cittadini italiani -, noi ribadiamo la nostra volontà di passare immediatamente alla discussione dell'articolo sul TFR, al fine di fare questo definitivo chiarimento nel Parlamento e nel paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta formulata dal presidente Vito di passare immediatamente all'esame dell'articolo 84.
(È respinta).
STEFANO PEDICA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO PEDICA. Abbiamo effettuato diverse votazioni e giustamente l'opposizione ci sta dicendo di comportarci bene. Tuttavia, io inviterei l'onorevole Gardini a togliere quel pezzo di carta con il quale nasconde la tessera per votare per il suo collega assente. Se l'onorevole Vito afferma che in questo modo si possa essere corretti...
PRESIDENTE. Prego di rimuovere gli impedimenti alla visibilità dei comportamenti (I commessi ottemperano all'invito del Presidente).
Invito i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione, a prendere visione delle medesime e a rimuovere quelle dei deputati assenti (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Angelino Alfano 5.56. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, con questo emendamento, a firma di Angelino Alfano e mia, noi chiediamo sostanzialmente di rimediare ad una anomalia dovuta ai commi 20, 21 e 22 dell'articolo 5. Tali commi prevedono testualmente che la riscossione dei compensi dovuti per attività di lavoro autonomo, mediche e paramediche, svolte nell'ambito delle strutture sanitarie private è effettuata dalle stesse strutture, le quali provvedono, sostanzialmente, ad incassare i compensi in nome e per conto del prestatore di lavoro autonomo e a riversarli contestualmente al medesimo.
Sostanzialmente questa norma, a nostro avviso, non è applicabile - e non ha assolutamente senso applicarla - qualora alll'interno delle strutture, siano esse cliniche private o poliambulatori o quant'altro, esistano dei professionisti sanitari e parasanitari che svolgano attività libero-professionale e qualora nelle stesse il rapporto tra professionisti e struttura sia semplicemente quello della prestazione di servizio.
Mi spiego meglio: se il medico, ad esempio, affitta uno spazio o un ambulatorioPag. 77per la propria attività professionale, non ha assolutamente senso...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Marinello. Chiederei un po' di collaborazione, pregandovi di lasciare che i deputati segretari svolgano la loro funzione senza interferenze che impediscono peraltro al deputato che sta parlando di svolgere il suo intervento.
Prego, deputato Marinello prosegua pure.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Proseguo, Presidente. Qualora un medico o un paramedico dovesse prendere in affitto per il proprio esclusivo uso professionale un ambulatorio presso una struttura sanitaria privata, sia esso poliambulatorio o clinica privata o quant'altro, non ha alcun senso che i rapporti economici del paziente debbano essere regolati con la struttura. Infatti, in quel caso quest'ultima si limita semplicemente a prestare un servizio e ad affittare uno spazio al professionista.
Questa norma non solo non prevede una trasparenza di rapporti tra medico e paziente ma soprattutto, a nostro avviso, lede la legittima privacy che deve essere garantita alle prestazioni professionali, specie quelle sanitarie.
Tra l'altro, è un norma che, oltre a dare maggiore chiarezza, non ha assolutamente refluenze economiche; per intenderci, non costa un centesimo. Dato l'atteggiamento, assolutamente non ostruzionistico, almeno in questa fase, della nostra parte politica, vorremmo cercare di capire per quale motivo un emendamento di tal genere continui ad non essere accettato né dal relatore né dal Governo.
PRESIDENTE. Il deputato La Russa ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Potrà intervenire non appena concluso l'esame di questo emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
Invito i deputati a collaborare con i segretari di Assemblea.
Prego, deputato Garavaglia.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo brevemente per far presente che l'emendamento Angelino Alfano 5.56, che non avevamo attentamente esaminato in precedenza, in realtà è assolutamente condivisibile. Perciò, chiedo di aggiungervi la mia firma. Vorrei anche illustrare un concreto esempio delle distorsioni che possono emergere, paradossalmente, da una applicazione della norma senza che sia apportata questa correzione. Infatti, è molto frequente nella realtà dei comuni il caso in cui i cosiddetti poliambulatori sono lasciati sostanzialmente a disposizione del medico privato. Applicare la norma senza questa correzione, comporterebbe, paradossalmente, un notevole onere a carico dei comuni, perché dovrebbero dotarsi di personale per la riscossione delle parcelle, cosa assolutamente non prevista e che comporterebbe costi assurdi. Perciò, l'approvazione di questo emendamento ha un senso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Angelino Alfano 5.56, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 256).
Prendo atto che i deputati Balducci e Marinello non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bertolini 5.57.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bertolini 5.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il deputato Marinello non è riuscito a votare.
Avverto che il subemendamento Leo 0.5.500.2 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione del subemendamento Gianfranco Conte 0.5.500.10.
Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, questo subemendamento potrebbe essere accettato dal Governo se i presentatori accedessero ad una riformulazione, nel senso di aggiungere, alle parole «sentita la Commissione per il controllo dell'anagrafe tributaria», le seguenti: «che esprimerà il proprio giudizio tassativamente entro dieci giorni».
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano alla riformulazione proposta dal Governo.
GIANFRANCO CONTE. Mi pare che la riformulazione sia accettabile, signor Presidente, ma ritengo che dieci giorni per la convocazione siano pochi. Non vorrei fare una trattativa, ma indicherei, almeno, un termine di quindici giorni.
PRESIDENTE. Il fair play del Governo...?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Va bene, signor Presidente.
PRESIDENTE. Qual è il parere del relatore?
MICHELE VENTURA, Relatore. Conforme a quello del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Gianfranco Conte 0.5.500.10, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 447
Hanno votato no 6).
Passiamo alla votazione del subemendamento Leo 0.5.500.3.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leo 0.5.500.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.500 del Governo, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 79
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 268
Hanno votato no 201).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pini 5.58.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 5.58, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Romele non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Peretti 5.59.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Peretti. Ne ha facoltà.
ETTORE PERETTI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame l'UDC intende introdurre nella legislazione fiscale italiana il principio del contrasto di interessi come strumento valido per la lotta all'evasione fiscale.
Noi riteniamo che l'evasione fiscale, grosso problema dal quale è afflitto il paese, riguardi non soltanto l'equità e la giustizia sociale, ma anche la corretta concorrenza tra le imprese. L'emendamento che abbiamo presentato riprende il contenuto della specifica disposizione già recata dal comma 16 dell'articolo in esame e trasforma in principio quello della deduzione mediante certificazione dell'imponibile. Al riguardo, chiedo al rappresentante del Governo, al sottosegretario Grandi, come mai lo stesso criterio, contemplato da altra disposizione del disegno di legge finanziaria, possa dare un aumento di gettito (viene riconosciuta, in tal modo, l'efficacia dello strumento), mentre il mio emendamento, che è relativo ad una fattispecie più ampia, non viene considerato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 5.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 267).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Peretti 5.60.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 5.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 80
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pini 5.61.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pini 5.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 18,05)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Volontè 5.62.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Volontè 5.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 481
Astenuti 3
Maggioranza 241
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 273).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Delfino 5.63.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, il mio emendamento ripropone una norma già contenuta nella legge 30 dicembre 2004, n. 311 (finanziaria 2005), successivamente abrogata.
Anche alla luce delle discussioni interpretative che hanno avuto luogo sul tema, riteniamo che l'emendamento in esame, che ho presentato insieme ad altri colleghi, assoggettando all'IVA anche tutte le prestazioni di cui ai numeri 18), 19), 20) e 21) dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, miri a consentire alle cooperative sociali di detrarre l'IVA assolta a monte sui beni e servizi acquistati per l'esercizio dell'attività.
Trattandosi di una norma interpretativa dal costo molto limitato, poiché il Governo è tanto attento alle questioni delle cooperative sociali, credo che la normativa di cui ho detto possa essere reintrodotta, innanzitutto, per consentire un chiarimento complessivo relativamente ad una situazione fiscale che è oggetto di contenzioso; in secondo luogo, per consentire a queste cooperative sociali, che svolgono prestazioni sanitarie e di educazione all'infanzia, di dedurre l'IVA assolta a monte. Per questo, sollecito l'attenzione del Governo e del relatore e invito l'Assemblea a votare favorevolmente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Delfino 5.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Volontè 5.64.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Volontè 5.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Alberto Giorgetti 5.65.
Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Con questo emendamento si affronta il tema del comma 28 dell'articolo 5, che prevede un obbligo aggiuntivo rispetto alle richieste di registrazione da parte degli agenti immobiliari. Attraverso questo comma, si estende a tutti gli agenti immobiliari, per le scritture private non autenticate, l'obbligo di chiedere la registrazione e di pagare l'imposta di registro solidamente con le parti contraenti. Questo intervento, in apparenza esclusivamente di natura ordinamentale, in realtà è l'ennesimo intervento che va a toccare le tasche dei cittadini. Al di là degli oneri di natura amministrativa imposti agli agenti immobiliari, si prevede un ulteriore passaggio che complica l'intera attività di questa categoria e determina, attraverso questo tipo di imposizione, un ulteriore onere per le parti contraenti e, quindi, per i cittadini. Riteniamo che questa norma, che può complessivamente determinare gettito per le casse dello Stato, sia un ulteriore percorso di tassazione indiretta nei confronti dei cittadini e dei contribuenti, in particolar modo di coloro che vanno verso un percorso di tassazione immobiliare, sia esso relativo alla cessione o all'acquisto di un bene, e che si trasformi in una tassazione occulta nei confronti di beni fondamentali per le famiglie quali le case. Attraverso questo emendamento si vuole dare una risposta concreta, in termini di alleggerimento della burocrazia e degli ulteriori oneri amministrativi, in relazione alla categoria degli agenti immobiliari. Ciò che in assoluto ci sta più a cuore è di evitare ogni ulteriore forma di tassazione occulta che, con questo tipo di provvedimento, il Governo Prodi intende imporre a tutti i cittadini italiani. Proponiamo, quindi, di emendare il testo, con l'obiettivo di eliminare questo intervento, che, ovviamente, rappresenta un ulteriore percorso di vessazione fiscale.
LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, deputato D'Ulizia: esauriamo la trattazione diPag. 82questo emendamento e poi le darò la parola sull'ordine dei lavori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberto Giorgetti 5.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 254).
Prendo atto che il deputato Vichi ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto votare contro.
LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, avevo chiesto la parola per intervenire sull'emendamento del collega Delfino, senza che mi sia stata concessa. Volevo solo chiarire che tale emendamento è contenuto nel maxiemendamento del Governo. Quindi, si sarebbe dovuto semplicemente dichiararlo inammissibile, senza che si procedesse al voto. La mia astensione nella votazione è motivata dal fatto che non voterò mai contro le cooperative sociali.
PRESIDENTE. Onorevole D'Ulizia, lei sta facendo un intervento di merito.
LUCIANO D'ULIZIA. Il governo ha recepito un emendamento respinto. Quindi, non si può dire che il centrosinistra ha rifiutato quel tipo di trattamento alle cooperative sociali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. La prego, deputato D'Ulizia....
Passiamo alla votazione dell'emendamento Marras 5.66.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Marras 5.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 261).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.67, Zanetta 5.68, Garavaglia 5.70 e Dionisi 5.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, crediamo che il comma 28 dell'articolo 5, di cui chiediamo la soppressione, sia la continuazione della politica iniziata dal Governo con il decreto Bersani nel settore immobiliare in generale. Il punto di vista del Governo è che in determinati settori sono tutti evasori. Quindi, essi vanno colpiti indistintamente, a destra e a sinistra, con provvedimenti forti ed incisivi. Vogliamo ricordare l'intervento sull'IVA nel settore immobiliare dove il Governo aveva oberato di sessanta volte i conti, causando il calo dei fondi e delle azioni mobiliari del 15 per cento sul mercato azionario. Si trattava di un provvedimento che, insieme a tanti altri, andava in quella direzione per quel settore. Adesso ne troviamo un altro.
Con il comma 28 il Governo estende agli agenti immobiliari per le scritture private non autenticate di natura negoziale,Pag. 83stipulate a seguito della loro attività per la conclusione degli affari, l'obbligo di chiedere la registrazione e di pagare l'imposta di registro solidalmente con le parti contraenti. Attualmente i soggetti obbligati - come recita la relazione - sono le parti contraenti (ovviamente interessate), i pubblici ufficiali, i cancellieri e i segretari, gli impiegati dell'amministrazione finanziaria e gli appartenenti al corpo della Guardia di finanza. Quindi, gli agenti immobiliari sono equiparati agli agenti di finanza, ai pubblici ufficiali, ai cancellieri. Ma fino a che punto deve burocratizzarsi la mentalità di chi esercita la libera professione? Devono diventare forse pubblici ufficiali per esercitare la libera professione? Devono diventare dipendenti dello Stato anche loro per poter svolgere liberamente la loro professione? Esiste già chi è preposto a questo compito; allora se ne occupino loro! Si tratta di un obbligo eccessivo per questa categoria, che a nostro modo di vedere si è giustamente sentita colpita dai tanti provvedimenti di cui questo è l'ultimo esempio. Con il nostro emendamento intendiamo sopprimere tale comma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, con l'intervento a nome del mio gruppo intendo convenire su questo emendamento, di cui siamo copresentatori. Signor Presidente, se mi consente voglio inoltre cogliere l'occasione per ritornare sull'emendamento precedente in merito ad un chiarimento procedurale. Mi ero rivolto al relatore e al Governo, chiedendo chiarimenti sulla posizione dell'emendamento.
Vengo a posteriori informato dal collega D'Ulizia che questo emendamento «giace» in un maxiemendamento. Vi sono due possibilità: se il maxiemendamento l'abbiamo già approvato, l'emendamento in questione non avrebbe dovuto essere messo in votazione dalla Presidenza, perché sarebbe stato chiaramente assorbito; se invece, signor Presidente, non è ancora stato approvato, mi domando come questa previsione, dopo un pronunciamento contrario del Parlamento su questa materia, possa essere contenuta in un altro emendamento. Quindi, caro D'Ulizia, qui vi è una totale disattenzione del Governo e della maggioranza, anche verso emendamenti sui quali la sensibilità di particolari settori della maggioranza potrebbe convergere con la nostra... Chiedo formalmente, signor Presidente, che su tale questione venga data una risposta proceduralmente corretta e sostanzialmente adeguata alla nostra volontà (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Intervengo, signor Presidente, molto brevemente per sottoscrivere anche io l'emendamento Leo 5.67, volto a sopprimere il comma 28, che estende agli agenti immobiliari l'obbligo di registrare le scritture private non autenticate. Ritengo che la previsione di questo ulteriore obbligo sia un peso eccessivo; spesso infatti gli agenti immobiliari si trovano di fronte a scritture private dove vi è soltanto una proposta d'acquisto che rimane spesso solo proposta dell'acquirente, quindi una scrittura privata senza l'obbligo della registrazione e il negozio giuridico non si perfeziona mai di fronte a loro.
Ritengo dunque che sia una norma che non porta gettito nelle casse dello Stato, bensì un peso burocratico in più che può essere tranquillamente eliminato.
PRESIDENTE. Vorrei rispondere al deputato Delfino. Lei ha fatto riferimento, sulla base di un intervento del collega D'Ulizia, ad un emendamento del Governo che deve ancora essere esaminato. Non vi è una preclusione in seguito ad una reiezione. Naturalmente, se quell'emendamento dovesse avere contenuti analoghi ad un emendamento che è stato respinto,Pag. 84esamineremo la questione quando arriveremo a quel punto. La ringrazio comunque dell'osservazione.
Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Leo 5.67, Zanetta 5.68, Garavaglia 5.70 e Dionisi 5.71 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.67, Zanetta 5.68, Garavaglia 5.70 e Dionisi 5.71, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 5.73 e Alemanno 5.74.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, con la votazione appena effettuata abbiamo reso i mediatori partecipi e obbligati in solido. Evidentemente, con l'emendamento votato poc'anzi, il Governo intendeva evitare l'elusione, l'evasione fiscale e quant'altro. Per quale motivo dobbiamo colpire solamente le intermediazioni effettuate dagli agenti immobiliari? Con l'emendamento 5.73 da me sottoscritto si prevede che tutti i soggetti che, a vario titolo, possono stipulare scritture private non autenticate di natura negoziale sono tenuti al pagamento in solido dell'imposta di registro di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131.
Nel nostro paese le intermediazioni immobiliari sono effettuate per il 35 per cento da agenti immobiliari regolarmente iscritti nel ruolo delle camere di commercio, per il 20 per cento direttamente fra privati e per ben il 45 per cento da soggetti che svolgono una professione di agenti immobiliari in modo abusivo.
Ne consegue, pertanto, che un'azione volta al recupero di imposte derivanti da tali mediazioni abusive, potrà produrre un maggiore e sicuro tetto erariale per le casse dello Stato solamente se sottoporremo a tale obbligo tutte le mediazioni immobiliari, non solamente quelle effettuate da parte dei mediatori regolarmente iscritti alla Camera di commercio.
Questa mi sembra la ratio che dovrebbe determinare l'approvazione degli identici emendamenti in esame, dato che avete ribadito, con il voto precedente, che tutti coloro che svolgono intermediazione immobiliare sono tenuti ad essere direttamente coinvolti. Se così è, non dobbiamo accanirci soltanto nei confronti di chi è regolarmente iscritto, ma nei confronti di tutti coloro che partecipano alle intermediazioni immobiliari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.73 e Alemanno 5.74, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 262).
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Alberto Giorgetti 5.77 non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.Pag. 85
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alberto Giorgetti 5.77, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 244).
TERESIO DELFINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Lei è stato così gentile da fornirmi un chiarimento rispetto alla mancanza di ogni impedimento in relazione all'emendamento considerato. Ho chiesto ai commessi presenti in aula che mi portassero l'emendamento e mi hanno risposto che non c'è. Vorrei una conferma da parte della Presidenza.
Mi domando come mai qualche collega conosce già gli emendamenti del Governo e quale rispetto ciò rappresenti per il Parlamento. Tutti dobbiamo essere messi nella stessa condizione. Se, invece, l'emendamento è già stato pubblicato, chiedo che ne sia indicata la collocazione nel fascicolo.
PRESIDENTE. Onorevole Delfino, credo che il collega D'Ulizia si riferisse ad un emendamento approvato nella giornata di ieri, il 3.500 del Governo (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
Allora, non so a cosa si riferisse il collega D'Ulizia: lo chiederemo a lui.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 5.78 e Alemanno 5.79.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Evidentemente, signor Presidente, questo emendamento non c'è e il collega della maggioranza voleva mettersi la coscienza a posto, dicendo che non avrebbe mai votato contro le cooperative sociali, ma è ciò che hanno fatto. Poi, vedremo l'emendamento presentato dal Governo.
Intervengo nuovamente, signor Presidente, per richiamare la coerenza dei voti dell'Assemblea. Con gli identici emendamenti in esame ci si propone di estendere quanto previsto dal comma 28 a tutti coloro che intervengono a vario titolo nella materia. Non possiamo continuare a perseguire solamente gli agenti d'affari che sono regolarmente iscritti presso la Camera di commercio secondo la legge 3 febbraio 1989, n. 39.
Signor Presidente, non possiamo dire che l'incremento delle sanzioni amministrative per l'esercizio abusivo dell'attività di mediazione di cui alla legge n. 39, cioè l'attività demandata alle camere di commercio, produrrà un incremento del gettito stimato in 375 milioni di euro, se fosse applicata soprattutto nei confronti dei 50 mila mediatori abusivi.
Se noi vogliamo accanirci solamente nei confronti degli agenti di affari presenti, iscritti nell'albo e operanti, non abbiamo certamente combattuto l'evasione. Allora, siete un Governo che è contro l'evasione fiscale e contro l'elusione fiscale? Allora dimostratelo! Non continuate a perseguire soltanto coloro che, in qualche maniera, fanno la denuncia dei redditi, coloro che magari sbagliano a fare la denuncia dei redditi, coloro che sbagliano facendo errori formali. Prima abbiamo visto sanzioni da cinquecento euro a millecinquecento euro; quindi, dimostriamo concretamente che vogliamo combattere l'evasione soprattuttoPag. 86quella che si riferisce al lavoro nero che è presente in moltissimi settori di questo nostro paese, e non solo e sempre con riferimento ai lavoratori autonomi, combattiamola anche con riferimento ai lavoratori dipendenti, ed ai mediatori di affari non iscritti nell'albo che, pertanto, non potranno mai essere colpiti da parte dell'UPICA.
È opportuno, quindi, riscrivere questo comma 28, mettendo in evidenza che tutti siamo uguali di fronte alla legge, che non ci sono evasori di serie A ed altri di serie B. Noi siamo contro gli evasori, mentre voi siete a favore degli evasori di serie B (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, a titolo del tutto personale devo dire che questo emendamento ha una sua ragionevolezza. Lo dico al Governo perché siamo esattamente impegnati ad allargare la platea dei professionisti corresponsabili del versamento delle imposte e tanto più ciò vale nei confronti dei non professionisti, cioè degli abusivi; quindi, allargare la platea dei coobbligati non è solo un atto di equità, ma è anche un fatto utile, come è stato rilevato, dal punto di vista del perseguimento dell'evasione fiscale e dell'emersione del reddito.
Mi permetterei, quindi, di chiedere al Governo un ripensamento oppure un accantonamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, ho esaminato con attenzione questa proposta emendativa - che peraltro troveremo anche più avanti a firma dell'onorevole Lulli - e mi sembra che le argomentazioni che sono state presentate siano assolutamente condivisibili per quanto concerne la lotta all'abusivismo.
Però c'è una parte di questa articolazione che non convince granché in verità; credo, infatti, che sia successo a tanti di noi di avere una consulenza gratuita per la formulazione di un atto di acquisto, di compravendita e quant'altro fatta da un amico commercialista piuttosto che da un avvocato. Prevedere, quindi, che addirittura vadano evidenziate le consulenze e non prevedere che le stesse siano a titolo oneroso e non gratuite e che da questo fatto discenda anche la possibilità di andare a fare una rettifica sul valore complessivo dell'immobile compravenduto mi pare abbastanza singolare; quindi, evidentemente, se si passerà in una fase successiva alla riformulazione dell'emendamento gradirei che nella parte che compete ai professionisti fosse chiaro tale aspetto, e cioè che le consulenze non siano a titolo gratuite.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Presidente, io vorrei sottoscrivere l'emendamento Campa e vorrei ancora una volta rilevare come dai banchi della maggioranza abbia sentito adesso un intervento che vorrei definire quasi vergognoso per come viene definita la categoria dei professionisti, pregiudizialmente responsabile e colpevole dell'evasione eventuale di alcuni clienti di quel professionista, quasi come se un professionista dovesse vigilare all'interno di una azienda, di una attività commerciale, quasi se dovesse essere giorno e notte un vigilantes presso questa attività, mentre non lo è, come tutti sappiamo. Molto spesso, infatti, il professionista riceve dei documenti sui quali poi deve elaborare una dichiarazione e rendersi responsabile dal punto di vista formale, ma non sostanziale.
Quindi, registro una attacco pregiudiziale e vergognoso dal punto di vista anche dell'equità, con la vessazione e la criminalizzazione di una attività professionale da parte di questa maggioranza pseudo-post e vetero-comunista (Commenti dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ricordo che sugli identici emendamenti Campa 5.78 e Alemanno 5.79 vi è stata una richiesta di accantonamento formulata dal deputato Mantini. Chiedo al relatore di esprimere un parere su tale richiesta.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, sono contrario all'accantonamento.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.78 e Alemanno 5.79, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 268).
Passiamo all'emendamento Lulli 5.171, sul quale il parere della Commissione e del Governo sarebbe favorevole in caso di riformulazione.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, volevo sapere se la versione dell'emendamento Lulli 5.171 che stiamo esaminando è l'ultima. Se fosse così, su tale testo propongo una ulteriore riformulazione: al punto 22, esattamente dopo la parola «corrispettivo», aggiungere le parole: «, effettuato a partire dal 4 agosto 2006». Se il proponente fosse d'accordo con tale formulazione, il parere del Governo sarebbe favorevole.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore un chiarimento. Su quale testo interviene la richiesta di riformulazione del rappresentante del Governo? Si tratta del testo che abbiamo sullo stampato o di un'altra versione?
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, il testo a cui ci stiamo riferendo è quello così riformulato: al punto b) dopo le parole «della ditta individuale» si intendono aggiunte le parole «o del professionista»; al punto c), rispetto al testo iniziale, è stato richiesto di eliminare le parole «all'iscrizione stessa»; al punto d) è stato richiesto di eliminare le parole «ha l'obbligo di dichiarare»; il punto e) si intende eliminato; il punto 22-bis si intende così riformulato: «In caso di assenza dell'iscrizione al ruolo di agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39, il notaio sarà obbligato a effettuare specifica segnalazione all'Agenzia delle entrate di competenza; in caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei dati, di cui al comma 22, si applica la sanzione amministrativa da euro 500 a euro 10.000 e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati a rettifica di valore ai sensi dell'articolo 52, comma primo, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro approvato con decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986 n. 131».
PRESIDENTE. Per cortesia, onorevole relatore, potrebbe leggere il testo della lettera a) come risulterebbe dalla sua riformulazione?
MICHELE VENTURA, Relatore. Sì. La riformulazione della lettera a) dell'emendamento è la seguente: «se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, l'esatta denominazione, la ragione sociale e il legale rappresentante e/o mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società».
Pag. 88PRESIDENTE. È chiaro. Se la Presidenza ha ben compreso, il rappresentante del Governo propone, al comma 22, un'ulteriore modifica del testo.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Sì.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo all'onorevole Lulli se accetti la riformulazione testè proposta.
ANDREA LULLI. Signor presidente, accolgo la riformulazione proposta.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il parere della Commissione e del Governo, dunque, è favorevole all'emendamento Lulli 5.171, nel testo riformulato.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, mi sembra si tratti di un testo abbastanza articolato e che debba essere valutato con calma. Noi vorremmo anche avere la possibilità di esaminare l'emendamento definitivamente riformulato, al fine di ponderare meglio le modifiche apportate e procedere, eventualmente più avanti, alla sua votazione.
Dal momento che si tratta di una materia particolarmente delicata e complessa, signor Presidente, vorremmo infatti avere piena cognizione di quanto ci accingiamo a votare.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, l'onorevole Alberto Giorgetti ha ragione: quindi, predisporremo una riformulazione precisa, in modo che tutti i colleghi abbiano a disposizione il testo che verrà successivamente posto in votazione.
Propongo, pertanto, di accantonare l'esame dell'emendamento Lulli 5.171.
PRESIDENTE. Sta bene. Se non vi sono obiezioni, l'emendamento Lulli 5.171 deve intendersi accantonato.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Garavaglia 5.83 e del successivo Osvaldo Napoli 5.85 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Osvaldo Napoli 5.85, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 265).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 5.84.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, i due emendamenti precedentemente votati (e che sono stati, ahinoi, respinti) e quello in esame vanno tuttiPag. 89nella stessa direzione. Ricordo che il comma 34 dell'articolo 5 prevede che, nell'arco di sei mesi, il Ministero dell'economia e delle finanze stabilisca le modalità per introdurre, in tutte le amministrazioni pubbliche, criteri di contabilità economica, nonché tempi, modalità e specifiche tecniche per la trasmissione telematica dei dati e dei bilanci.
Vorrei segnalare che non siamo in totale disaccordo sul principio in questione. Siamo sostanzialmente d'accordo tutti sul fatto che occorra fare ordine, ma il problema è rappresentato dalla modalità con cui farlo. Vorrei rilevare, innanzitutto, che l'espressione «criteri di contabilità economica» è troppo ampia.
Esiste, inoltre, un problema di fondo. Gli enti territoriali sono già dotati di strutture e di regole certe.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 18,40)
MASSIMO GARAVAGLIA. Il problema non è tanto modificare tali regole, quanto valutare «come» si vogliono riformarle. La questione di fondo è che, nella mente dei ragionieri che operano presso le pubbliche amministrazioni, non esiste il concetto di contabilità economica, ma vi è unicamente quello della spesa, inteso come autorizzazione alla stessa.
Quindi, non si può pensare che il Governo possa realizzare ciò, in soli sei mesi, senza ascoltare il parere della conferenza unificata (come aveva giustamente suggerito il collega Osvaldo Napoli) od acquisire almeno il parere delle competenti Commissioni parlamentari (come proponiamo noi con l'emendamento in esame). Ebbene, ritengo che agire in questo modo comporti sicuramente delle distorsioni.
Vi sarebbe il rischio - che, secondo noi, è una certezza - che, in soli sei mesi, si ripetano gli errori e si diffonda su tutto il territorio una mentalità puramente burocratica. La transizione verso una mentalità economica è necessaria; ma non la si attua con un «articoletto», in soli sei mesi. Quindi, è necessario un approfondimento.
Per questo motivo, proponiamo di inserire al comma 34 queste due righe, senza alcun costo per lo Stato, e chiediamo che si acquisisca, quanto meno, il parere delle competenti Commissioni parlamentari in ordine a questi nuovi criteri e bilanci standard che si vogliono introdurre.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo, ascoltate le argomentazioni e mutando il parere precedentemente espresso, accoglie la proposta formulata dall'emendamento Garavaglia 5.84.
PRESIDENTE. La Commissione?
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione concorda con il parere espresso dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 5.84, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 467
Hanno votato no 5).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Armani 5.86.Pag. 90
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, dopo il comma 34 dell'articolo 5, propongo di introdurre una disposizione che riguarda i pagamenti delle pubbliche amministrazioni. È un problema che riguarda soprattutto le piccole e medie imprese, in particolare quelle del settore edilizio che operano nel campo dei lavori pubblici.
L'articolo 2, comma 8, del decreto legge 3 ottobre 2006, n. 262, prevede che le pubbliche amministrazioni e le società a prevalente partecipazione pubblica, prima di effettuare, a qualunque titolo, il pagamento di un importo superiore a 10 mila euro, devono verificare se il beneficiario sia moroso rispetto all'obbligo del versamento derivante dalla notifica di una o più cartelle di pagamento. In caso affermativo, l'ente erogante non procede al pagamento e, contestualmente, segnala al competente agente di riscossione tale circostanza, ai fini dell'avvio dell'attività di riscossione delle somme iscritte a ruolo. Per le modalità di attuazione di tale misura si rinvia a un decreto del ministro dell'economia e delle finanze.
Tenuto conto che non vengono esplicitati i tempi a disposizione dell'amministrazione per verificare la morosità del soggetto destinatario del pagamento, la misura è in grado di produrre notevoli effetti negativi sulle imprese edili, in particolare, quelle piccole e medie legate a commesse pubbliche, impegnate nella realizzazione di opere pubbliche. Ciò in quanto il mancato intervento dell'amministrazione potrebbe comportare un ingente ritardo nei pagamenti dei corrispettivi dei lavori, oltre che causare un rallentamento nella realizzazione delle opere pubbliche.
Allora, propongo di fissare un limite normativo, un termine di dieci giorni decorrenti dal momento in cui il credito relativo al pagamento della prestazione è divenuto esigibile, entro il quale le amministrazioni pubbliche devono effettuare la verifica della morosità.
Propongo di escludere, successivamente, l'operatività della sospensione dei pagamenti, qualora il soggetto abbia contestato la cartella, rivolgendosi alle commissioni tributarie.
Propongo, infine, di limitare la sospensione del pagamento da parte dell'amministrazione all'importo di cui alla cartella contestata, evitando così la sospensione del pagamento di eventuali importi maggiori.
Data la struttura delle nostre imprese edili (che sono piccole e medie, addirittura di piccolissime dimensioni), questi ritardi nei pagamenti dell'amministrazione pubblica per commesse di opere pubbliche possono anche determinare situazioni di crisi di liquidità e, quindi, anche il rischio di fallimenti. Ritengo, quindi, che questo sia un emendamento di particolare buonsenso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intervengo per dichiarare di sottoscrivere il presente emendamento, che mi sembra di buonsenso e che... Sarei lieto se il Governo mi seguisse.
Ieri il Governo ha espresso parere favorevole alla previsione di un termine per quanto riguarda le compensazioni sotto il profilo tributario. Il caso in esame è analogo. Infatti, se la pubblica amministrazione non ha un termine per intervenire, questi pagamenti vengono di fatto congelati e, nel frattempo, potrebbe accadere l'irreparabile, vale a dire la morte dell'imprenditore che, sotto il profilo giuridico, è il fallimento dell'azienda.
Per evitare quindi disparità di trattamento, visto il parere favorevole espresso ieri, chiediamo che il medesimo parere sia espresso anche sul presente emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 91
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Armani 5.86, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lupi 5.87 e Peretti 5.88.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.
FRANCO STRADELLA. Signor Presidente, i colleghi Armani e Consolo hanno già sufficientemente spiegato l'origine di questo emendamento. Mi sembra ingiusto che le imprese, che già si trovano in difficoltà per i pagamenti endemicamente in ritardo degli enti pubblici, si vedano ulteriormente penalizzate non potendo ricevere somme a volte enormemente superiori rispetto ai 10 mila euro di debito che possono avere con l'amministrazione dello Stato.
Una corretta norma commerciale dovrebbe consentire parità di diritti e di doveri sia da parte del debitore sia da parte del creditore. In questo caso, si registra una prevalenza del creditore che può farsi forte del fatto che l'impresa, essendo debitrice nei confronti dell'amministrazione dello Stato o di una società a partecipazione statale di somme anche inferiori a quelle a suo credito, si vede impedita nell'incasso di crediti che spesso sono ceduti alle banche per anticipazioni e che, nel momento in cui non vengono pagati, pongono in grande difficoltà le aziende e conseguentemente i posti di lavoro.
Non vedo perché non si possa stabilire un termine entro il quale l'amministrazione svolge i controlli per poi eseguire il pagamento delle somme eccedenti il credito che ha nei confronti dell'impresa. Mi sembrerebbe un fatto di assoluto buonsenso; quindi non capisco perché il Governo non possa modificare il proprio parere sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lupi 5.87 e Peretti 5.88, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 268).
Prendo atto che l'onorevole Cacciari si è erroneamente astenuto, mentre avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.89, Garavaglia 5.92, Misuraca 5.93 e Ruvolo 5.94.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, si tratta della comunicazione degli esiti della liquidazione delle dichiarazioni. In pratica, ogni qual volta l'amministrazione finanziaria riscontra all'interno delle dichiarazioni dei tributi versati dai contribuenti delle difformità, delle cose che non risultano chiare, deve invitare - tramite comunicazione - il contribuente, prima dell'iscrizione al ruolo del tributo, a fornire chiarimenti.Pag. 92
Precedentemente, la norma disponeva che questo invito potesse essere rivolto tramite lettera raccomandata oppure tramite l'intermediario che aveva trasmesso la dichiarazione del contribuente. Quindi, l'intermediario faceva sottoscrivere al contribuente una dichiarazione in cui veniva specificato che l'intermediario stesso, qualora l'amministrazione finanziaria avesse riscontrato la necessità di chiarimenti, doveva informare il contribuente sullo stato delle cose. Egli, attraverso la sottoscrizione, si faceva interprete di un compito del quale era realmente consapevole.
Adesso, attraverso questo provvedimento, il soggetto intermediario viene ad essere investito di una responsabilità, di un incarico che magari nemmeno vuole. Infatti, qualora l'amministrazione finanziaria riscontri dei chiarimenti da chiedere al contribuente, informa di questo il soggetto intermediario, il quale deve informare a sua volta il contribuente anche se non si era assunto questo compito. Praticamente, il soggetto intermediario svolge, fondamentalmente, la funzione di esattore perché anche se non si era assunto l'incarico di comunicare al proprio cliente che l'agenzia delle entrate aveva dei chiarimenti da chiedere vi deve adempiere per legge.
Francamente, questa disposizione non ci convince. Perché dobbiamo investire i soggetti intermediari - rappresentati da consulenti o da liberi professionisti - di un compito che non è il loro e che non rientra nella funzione di consulenza?
È questo un aspetto che ci convince poco: si viene ad investire i soggetti intermediari di un compito che non è il loro, confondendo la loro figura con quella degli esattori poiché, comunque, sono tenuti ad informare il cliente. Cosa accade se il cliente non c'è più? Che tipo di responsabilità ricade in questo caso sui soggetti intermediari? Sono questi gli aspetti che bisognerebbe approfondire, al di là della contraddittorietà del provvedimento.
Lo ripeto: in precedenza gli intermediari si attribuivano un compito, ma adesso lo Stato attribuisce loro una competenza anche se non rientra tra quelle a loro spettanti. Si tratta di un fatto che non possiamo condividere, per questo chiediamo la soppressione del comma in oggetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, anche il mio gruppo ha presentato un emendamento che chiede la soppressione del comma 35 proprio per le motivazioni testé ricordate, ma anche perché si tratta di un passaggio ulteriore che renderebbe ancora più burocratico e complesso il rapporto tra il cittadino contribuente e l'amministrazione finanziaria in generale. Vengono coinvolti direttamente per legge, in assenza di una vera disponibilità, tutti i soggetti intermediari per cercare di affermare, da parte dell'amministrazione finanziaria, un percorso di particolare attenzione per il recupero dell'evasione e dell'elusione.
Noi crediamo che questo non sia un metodo corretto poiché, addirittura, vengono stabiliti percorsi aggiuntivi per ciò che concerne i compiti degli intermediari. Al di là del non chiaro aspetto su ciò che potrebbe accadere nel caso in cui non vi fosse una risposta da parte dei contribuenti in merito a precisazioni chieste dall'amministrazione finanziaria, vorremmo anche capire se legato a tutto ciò non vi sia un ulteriore onere o costo determinato in maniera indotta a causa di compiti che, di fatto, vengono assegnati anche agli intermediari. Tale costo o onere - sul quale vi sarà anche una responsabilità - va a toccare, come al solito, le tasche delle imprese e dei cittadini.
Se non è questa la vera motivazione che ha portato all'inserimento di questo comma, chiediamo che quest'ultimo venga soppresso; ciò, rappresenterebbe un atto di responsabilità da parte del Governo e della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.
Pag. 93
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, in riferimento alle osservazioni espresse dai colleghi Fugatti e Alberto Giorgetti debbo dire che anche il mio gruppo ha presentato un emendamento in materia. Perciò mi permetto di aggiungere che la procedura a cui faceva riferimento il collega Fugatti può creare problemi alla maggior parte dei contribuenti che non hanno rapporti continuativi con gli intermediari.
Mi riferisco al caso dei lavoratori dipendenti, dei pensionati, soggetti che, presentando il modello 730, potrebbero non essere raggiunti tempestivamente dalla comunicazione; è pertanto opportuno - ed è il motivo per il quale abbiamo presentato la proposta emendativa - sopprimere il comma 35 dell'articolo, confermando invece l'attuale procedura secondo la quale la comunicazione deve essere indirizzata normalmente e direttamente al contribuente e solo su richiesta all'intermediario.
È questo il motivo per cui non comprendiamo perché il Governo sia così ostinato nel respingere queste proposte emendative sapendo che non recano alcun aggravio di costi e di spesa mentre consentirebbero di aiutare il contribuente, in modo particolare le fasce che non sono collegate con gli intermediari. Il Governo era disattento precedentemente; è sordo alle nostre richieste: noi chiediamo almeno all'Assemblea che sia più responsabile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.89, Garavaglia 5.92, Misuraca 5.93 e Ruvolo 5.94, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 472
Maggioranza 237
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 269).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Filippi 5.95 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.95, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il collega Realacci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Filippi 5.96 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 272).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 5.97, Leo 5.98, Mazzoni 5.99 e Fugatti 5.100.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Intervengo sul mio emendamento 5.97 solo per precisare che, ove fosse approvato, permetterebbe una più razionale gestione dei provvedimenti di irrogazione delle sanzioni a carico dei CAF e degli intermediari abilitati alla trasmissione delle dichiarazioni fiscali, per i motivi che anche prima sono stati illustrati.
Mi sembra che una proposta emendativa così congegnata, se approvata, raggiungerebbe senz'altro il risultato di una più razionale gestione dei provvedimenti in questione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.97, Leo 5.98, Mazzoni 5.99 e Fugatti 5.100, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.101 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.101, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 269).
Passiamo all'emendamento Sanza 5.102.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Considerando gli argomenti che con questa proposta pone l'onorevole Sanza - argomenti che non vorremmo semplicemente cancellare con un voto contrario -, chiedo al deputato Sanza di trasfondere il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno che il Governo si impegna ad accogliere.
PRESIDENTE. Chiedo, dunque, al deputato Sanza se acceda all'invito formulato dal sottosegretario.
ANGELO MARIA SANZA. Accolgo l'invito e ritiro l'emendamento, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Filippi 5.103 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Mura non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.104 e Misuraca 5.105.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, al comma 37 intendiamo aggiungere i commi 37-bis e 37-ter a seguito, anche in questo caso, delle comunicazioni da effettuare al fisco.
In particolare, i nuovi termini prevedono le date rispettivamente del 30 giugno, se la dichiarazione è redatta su modulo cartaceo ed è presentata tramite bancoposta, e del 30 luglio, per le dichiarazioni presentate per via telematica.
Al riguardo, noi vorremmo invece che i tempi fossero prolungati, perché è evidente che molti si appoggiano ai CAF, e penso in particolare agli imprenditori agricoli. Si determina pertanto un momento di sovraccarico per quanto riguarda la presentazione di dichiarazioni per via telematica; dunque, con questo emendamento chiediamo di posticipare i termini per la presentazione.
Ancora una volta non capisco perché il Governo sia distratto e perché la maggioranza non voglia aiutare anche gli imprenditori agricoli. Mi riferisco in modo particolare ai componenti della Commissione agricoltura, sapendo che nelle audizioni le organizzazioni professionali hanno avanzato questa richiesta.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.104 e Misuraca 5.105, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 275).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Misuraca 5.107 e Cosenza 5.106.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cosenza. Ne ha facoltà.
GIULIA COSENZA. Signor Presidente, il mio emendamento 5.106 è volto a favorire gli adempimenti relativi alle dichiarazioni dei redditi, stabilendo tempi e termini congrui per la presentazione delle dichiarazioni stesse, onde evitare ingorghi operativi ed errori che causerebbero disagi per i contribuenti tenuti agli adempimenti stessi. Infatti, con il decreto-legge n. 223 del 2006 sono stati notevolmente anticipati i termini dell'invio telematico delle dichiarazioni dei redditi, dal 31 ottobre al 31 luglio di ogni anno.
Tenuto conto che il versamento delle imposte può essere effettuato fino al 16 luglio, i successivi 15 giorni costituiscono un periodo sufficiente per le operazioni da eseguire, soprattutto in relazione alle attività delle organizzazioni professionali che predispongono le dichiarazioni per un rilevante numero di soggetti.
Ad esempio, in agricoltura le organizzazioni predispongono oltre un milione e cinquecentomila dichiarazioni. Di conseguenza, non si può ignorare questo fatto e non creare le migliori condizioni per favorire sia gli adempimenti stessi sia il lavoro che ne deriva (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
CARMINE SANTO PATARINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, sottoscrivo l'emendamento Cosenza 5.106.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Misuraca 5.107 e Cosenza 5.106, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
votanti 483
astenuti 3
Maggioranza 242
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.109, Campa 5.110 e Mazzoni 5.111.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Il mio emendamento propone di reinserire nei principi posti alla base della presentazione delle dichiarazioni la valenza probatoria nei confronti dell'amministrazione finanziaria della ricevuta di presentazione rilasciata dall'intermediario. La proposta emerge dalla considerazione che la modifica operata al decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998 con il decreto del Presidente della Repubblica n. 435 del 2001, in base al quale l'intermediario non è più obbligato a rilasciare al contribuente una ricevuta con la data di accettazione della dichiarazione, determina seri problemi in termini di coerenza di applicazione dei principi posti alla base del sistema sanzionatorio tributario. In particolare, l'eliminazione della ricevuta determina conseguenze sanzionatorie in capo al contribuente incolpevole nei casi in cui l'intermediario non effettui la trasmissione telematica della dichiarazione nei termini.
L'emendamento, quindi, è teso a salvaguardare, oltre che gli interessi legittimi dei contribuenti, anche quelli dell'amministrazione finanziaria, imponendo agli intermediari la tenuta di un registro informatico in cui siano annotati il nome ed i codici fiscali dei soggetti che presentano la dichiarazione, per i quali l'intermediario ha rilasciato l'impegno alla trasmissione, nonché la data di presentazione ed il protocollo progressivo assegnato. La progressività del protocollo assegnato e l'obbligo di trasmissione dei dati all'amministrazione finanziaria limiteranno la possibilità di abusi nella gestione del servizio di trasmissione telematica da parte degli intermediari.
È da considerare, inoltre, che tale impostazione concettuale dà giusta collocazione alla sanzione, mai abrogata, applicabile per l'omessa o tardiva trasmissione telematica delle dichiarazioni, prevista dall'articolo 7-bis del decreto legislativo n. 241 del 1997, alla quale, tuttavia, si vuole conferire, ope legis, la natura di sanzione amministrativa tributaria. Infatti, è da ritenersi che conferendo all'intermediario tale particolare incarico si debba dare valore alle ricevute rilasciate dallo stesso, e al pari appare motivata la presenza di una specifica sanzione per l'intermediario che ometta di trasmettere o trasmetta tardivamente una o più dichiarazioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.109, Campa 5.110 e Mazzoni 5.111, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 277).
Prendo atto che i presentatori degli identici emendamenti Leo 5.112, Campa 5.113, Filippi 5.114 e Mazzoni 5.115 non accedono all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.112, Campa 5.113, Filippi 5.114 e Mazzoni 5.115, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 266).
Mi scuso con il deputato Fugatti per non avergli dato in tempo la parola, ma non l'ho visto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.116, Campa 5.117, Mazzoni 5.118 e Fugatti 5.119.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, il mio emendamento prevede che la trasmissione degli elenchi clienti e fornitori sia unificata con quella della presentazione della dichiarazione annuale IVA, per evitare un doppio lavoro a carico delle aziende.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.116, Campa 5.117, Mazzoni 5.118, e Fugatti 5.119, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 487
Maggioranza 244
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 274).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.120, Campa 5.121, Fugatti 5.122 e Mazzoni 5.123.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, deve essere precisato che il mio emendamento è finalizzato a evitare che il nuovo adempimento che si vuole prevedere, consistente nella trasmissione telematica dei corrispettivi, entri in vigore in maniera automatica, nonché a metterlo in relazione alla capacità, alla potenzialità e alla entità di un'impresa. Quindi, per i contribuenti di ridottissime dimensioni questo adempimento non deve essere previsto, perché il trasferimento di dati telematici comporterebbe, per le microimprese, soltanto ingiustificati aggravi di costi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, questo emendamento credo che meriti attenzione sia da parte del Governo e del relatore, sia da parte della maggioranza. Si tratta di individuare una formula per consentire ancora alle piccole imprese, alle microimprese, di sopravvivere a fronte di una complessiva burocrazia fiscale poderosa, quella di fatto prevista dal disegnoPag. 98di legge finanziaria, la quale impone adempimenti che rischiano di strangolarle. Crediamo sia possibile, senza modificare gli aspetti complessivi dei saldi di bilancio e, quindi, senza intervenire sui fondamentali di una manovra economica che, comunque, complessivamente non condividiamo, prevedere una dose di burocrazia assolutamente minore rispetto a quella derivante dalla trasmissione delle informazioni relative all'IVA. La previsione di un volume d'affari minimo sulla base del quale le imprese dovranno effettuare questa comunicazione, che esclude tutte le imprese con un volume d'affari inferiore, riteniamo costituisca un atto doveroso, per consentire a queste imprese di avere un minimo di aspirazione a contribuire, in futuro, alla crescita del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Innanzitutto, signor Presidente, chiedo di aggiungere la mia firma a questi emendamenti. Inoltre, invito ad un momento di riflessione l'Assemblea, specialmente i colleghi che si occupano del comparto agricolo. Infatti, una previsione di questo genere, che va incontro ad una esigenza di semplificazione per le microimprese, sicuramente può essere bene accetta, in particolare in quei comparti. Chiedo, quindi, un istante di attenzione perché questi emendamenti sono sicuramente di buonsenso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno già spiegato esattamente l'opportunità di questi semplici emendamenti. Tuttavia, ci teniamo, come Lega Nord Padania, a porre l'accento su una questione così semplice. Infatti, introdurre una franchigia di 20 mila euro di volume d'affari nella previsione del decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998 è di una misura talmente evidente buonsenso che davvero non si può fare finta di niente. Un volume di affari di 20 mila euro all'anno significa, dedotti i costi, 10 mila euro all'anno, cioè neanche 900 euro al mese.
È evidente che parliamo di microaziende. Quindi, perché questa pervicacia nel non volersi rendere conto che, in questo modo, si va nella direzione opposta a quella della tanto sbandierata semplificazione e dell'aiuto alla piccola e media impresa?
Non ci vuole poco: sono piccoli segnali, ma almeno fate cadere l'accusa, che sta diventando giorno dopo giorno più pesante, secondo cui volete mettere in pista uno Stato di polizia tributaria. Ripeto che 20 mila euro all'anno di volume d'affari non sono neanche 900 euro al mese netti.
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, nel dichiarare che desidero apporre la mia firma all'emendamento 5.123, presentato dai colleghi Mazzoni, Peretti e Zinzi, ribadisco che di questo argomento abbiamo ragionato e discusso più volte in Commissione agricoltura, proprio nell'ottica di una semplificazione degli adempimenti fiscali e burocratici.
Mi pare che in questa direzione si debba dare un segnale; quindi, auspichiamo un diverso atteggiamento del Governo e della maggioranza sugli emendamenti in esame. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.120, Campa 5.121, Fugatti 5.122 e Mazzoni 5.123, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 99
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 479
Maggioranza 240
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 5.124, Leo 5.125, Filippi 5.126 e Mazzoni 5.127.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il mio emendamento è volto ad allineare il contenuto degli elenchi ai dati che devono essere obbligatoriamente indicati sulle fatture ai sensi dell'articolo 21 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, al fine di evitare defatiganti ricerche da parte delle imprese tenute al nuovo adempimento.
Più specificamente, proponiamo di aggiungere, dopo il comma 37, il comma 37-bis, ai sensi del quale, dopo le parole «presenta l'elenco dei soggetti» sono aggiunte le seguenti: «titolari di partita IVA». Senza questa precisazione, non si sa quale documentazione e quali dati debbano essere trasmessi nell'elenco previsto dalla nuova normativa.
L'emendamento allinea quindi il contenuto degli elenchi ed evita contenziosi e ricerche defatiganti da parte delle imprese tenute all'adempimento. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, poiché sono volti a fare chiarezza e non comportano costi, gli emendamenti in esame non dovrebbero presentare, almeno a nostro modo di vedere, problemi di approvazione. Chi deve adempiere, chi è costretto a lavorare applicando la normativa in parola deve anche poter contare su una maggiore chiarezza di rapporti.
Dopo le parole «presenta l'elenco dei soggetti» proponiamo di aggiungere le parole «titolari di partita IVA». L'intento è quello di arrivare alla chiarificazione di un determinato aspetto. Purtroppo, da quando stiamo esaminando i vari provvedimenti presentati da questo Governo in materia economica, finanziaria e fiscale non possiamo dire che intervengano chiarimenti, disposizioni facili da capire ed agevolazioni per chi lavora nel settore e per i contribuenti stessi.
Ci sembra che gli emendamenti possano essere agevolmente approvati: noi della Lega Nord abbiamo presentato l'emendamento Filippi 5.126 e lo sosterremo con il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, il Governo dovrebbe avere la capacità di distinguere gli emendamenti di natura ostruzionistica, ridondanti o comunque inefficaci o inutili, da quelli che sono utili ai contribuenti, senza stravolgere i dati di un percorso finanziario. Ebbene, questi (non dirò benedetti, ma maledetti) elenchi rappresentano un appesantimento tanto esecrato quanto inutile, come abbiamo sottolineato più volte.
La precisazione che noi proponiamo restringe il relativo obbligo di presentazione soltanto ai soggetti titolari di partita IVA. Un operatore economico può venire a contatto con un'innumerevole serie di altri soggetti, con cui ha rapporti, e non c'è bisogno, ai fini delle verifiche incrociate, che siano tutti elencati, anche coloro che sono privati, non titolari di partita IVA.
Lo scopo di questi emendamenti, che chiedo di sottoscrivere, è assolutamente ragionevole; essi non stravolgono nulla e non hanno un costo. A mio parere, il Governo dovrebbe accettarli nell'interesse dei contribuenti, senza nulla togliere all'esigenza dei controlli incrociati fiscali.Pag. 100Avete il dovere di rispondere su temi di questo genere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.124, Leo 5.125, Filippi 5.126 e Mazzoni 5.127, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 258).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.128, Campa 5.129, Mazzoni 5.130 e Filippi 5.131.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà
CESARE CAMPA. Il mio emendamento ha la finalità di limitare la compilazione dell'elenco clienti ai soli soggetti titolari di partita IVA. Si ritiene, infatti, che estendere l'indicazione nell'elenco anche a liberi cittadini non imprenditori determini un'ingiustificata violazione della privacy, in quanto porta a scarsi risultati in termini di efficacia dell'azione di accertamento; inoltre, l'invadenza nella riservatezza del cittadino non appare controbilanciata da un reale rischio di evasione dei tributi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Voglio ribadire un concetto di tutta evidenza: un elenco che contenga solo le aziende con numero di partita IVA è significativo, ma inserirvi anche soggetti che hanno unicamente il codice fiscale significa inserire soggetti con attività saltuaria e assolutamente marginale. Quindi, nell'ottica della burocratizzazione, ciò è contro la semplificazione, non si recupera evasione ed elusione fiscale e non si allarga la base imponibile ma solo «la rottura di scatole» per i contribuenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Chiedo di sottoscrivere l'emendamento dei colleghi e depreco il persistente silenzio del Governo, che dimostra o disattenzione colpevole o coscienza non a posto. Quando attacchiamo, dicendo che si vuole dare vita ad uno Stato di polizia fiscale o di terrorismo inutile, sul piano fiscale, intendiamo proprio questo: quello che serve per compiere verifiche incrociate pertinenti tra operatori economici può avere un senso - non sempre, peraltro, lo ha -; quando, invece, si viene ad intrudersi nella vita individuale di soggetti che hanno un codice fiscale ma non una partita IVA, vi è una violazione, sotto molteplici aspetti ipotizzabili, della privatezza delle persone, che non è necessaria al contrasto dell'evasione fiscale.
Il Governo, quindi, deve rispondere su questo, perché è grave e sintomatico che il Governo, con queste norme, si intruda nella vita privata dei cittadini, senza che ciò sia necessario alle esigenze della lotta all'evasione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.128, Campa 5.129, Mazzoni 5.130 e Filippi 5.131, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 101
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 263).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.132, Campa 5.133 e Mazzoni 5.134.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il mio emendamento è assai necessario perché tende a chiarire che per i soggetti rientranti nel nuovo regime della franchigia IVA, previsto dall'articolo 7, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 2006, il regime naturale è quello ordinario IVA. Solo su opzione è possibile applicare il nuovo regime speciale. Tale chiarimento è fondamentale per evitare contenziosi ed aggravamenti di costi per le imprese. Inoltre, la sua mancata accettazione non sarebbe motivata perché non si darebbe ai contribuenti certezza di un loro sacrosanto diritto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.132, Campa 5.133 e Mazzoni 5.134, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 259).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Prendo atto altresì che il deputato Campa non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 5.135.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Campa 5.135, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 260).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.136, Campa 5.137, Mazzoni 5.138 e Fugatti 5.139.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il mio emendamento introduce una norma importante di chiarimento per evitare possibili manovre elusive. Le quote di ammortamento precedentemente dedotte devono essere imputate provvisoriamente al fondo ammortamento che riguarda i fabbricati e a quello del terreno. Questa precisazione è importante per evitare contenziosi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, in questo caso facciamo riferimento al purtroppo famoso decreto Visco-Bersani, il primo in cui è comparsa una forma di accanimento verso le categorie produttive. L'articolo 36, al comma 7, riguardantePag. 102il recupero di base imponibile, stabilisce che ai fini del calcolo delle quote di ammortamento deducibili il costo dei fabbricati strumentali deve essere assunto al netto del costo della aree occupate dalla costruzione e di quelle che ne costituiscono pertinenza (terreni). Il costo delle predette aree è quantificato in misura pari o maggiore tra quello esposto in bilancio e quello corrispondente al 20 per cento e per i fabbricati industriali al 30 per cento del costo complessivo. Il comma 8 recita che le disposizioni del comma 7 si applicano a decorrere dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto anche per le quote di ammortamento relative ai fabbricati costruiti od acquistati nel corso di periodi di imposta precedenti.
Con il mio emendamento si profila una forma di chiarezza il mio verso chi deve computare queste quote di ammortamento. Infatti, l'emendamento intende aggiungere le parole: «le quote di ammortamento dedotte prima dell'entrata in vigore delle disposizioni di cui al comma 7» (quelle in cui si tiene conto anche del valore del terreno) «sono imputate proporzionalmente al terreno ed al fabbricato». È una forma di chiarezza verso chi deve imputare tali quote di ammortamento, in modo che possa procedere il più chiaramente possibile perché si tratta di cifre che incidono sulla base imponibile, su quanto i contribuenti andranno a pagare e quindi sulle loro tasche. È insomma una forma di chiarezza che a nostro avviso può essere accettata dalla maggioranza e dal Governo, perché rispecchia buon senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Presidente, abbiamo presentato un emendamento su questo argomento per ribadire che si tratta non solo, come ha spiegato il deputato Fugatti, di un intervento teso a fare chiarezza sull'argomento e che espone una interpretazione normativa più puntuale, ma anche di una questione di sostanza. Quando si vanno infatti a modificare le regole del gioco in corso d'opera di fronte a piani complessivi di ammortamento già prestabiliti, sulla base delle quali le aziende operano una valutazione di opportunità di investimento di carattere finanziario, è ovvio che questo tipo di scelte incidono non esclusivamente dal punto di vista formale ma anche in modo sostanziale sui costi complessivi delle aziende, sulle loro pianificazioni di interventi e di investimenti e in misura significativa anche in un percorso di indebitamento nei rapporti con gli istituti di credito.
Si tratta dunque di un intervento che anche da questo punto di vista investe una materia già normata e già per questo si tratta secondo noi di un atto di scorrettezza particolare, laddove lo statuto del contribuente viene sistematicamente calpestato all'interno di questa legge finanziaria, nei provvedimenti collegati, nel decreto fiscale, non dando in generale certezza in materia di normativa fiscale al contribuente.
Oltre a ciò, vi è un sistema complessivo di tenuta di imprese che, di fronte a tale modifica sul piano degli ammortamenti, rischiano anche in talune situazioni di non riuscire a far fronte ad adempimenti stringenti e in periodi temporali più ristretti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.136, Campa 5.137, Mazzoni 5.138 e Fugatti 5.139, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 263).
Prendo atto che i deputati Marinello, Romele e Balducci non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.Pag. 103
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.140, Campa 5.141, Mazzoni 5.142 e Fugatti 5.143.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, siamo sempre alle solite. Con il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 233, convertito con modificazioni nella legge n. 248 del 2006, abbiamo dato un colpo alla credibilità di questo Parlamento, anzi di questo Governo, perché ci siamo rimangiati le solenni promesse fatte ai contribuenti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 19,35)
CESARE CAMPA. In questo caso, se non approvassimo un emendamento chiarificatore, obbligheremmo i contribuenti alla presentazione di questi elenchi per l'anno 2006, aggiungendo nuovi adempimenti che li costringerebbero anche a riprendere registrazioni contabili già chiuse, creando difficoltà nell'amministrazione e incertezza. Dobbiamo dire che, pur essendo contrari alla norma, quantomeno essa dovrebbe avere valenza dal 2007 e non carattere retroattivo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.140, Campa 5.141, Mazzoni 5.142 e Fugatti 5.143, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 262).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
GIANFRANCO CONTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Mi dispiace che sia andato via il presidente Bertinotti. Volevo ringraziare il Governo per la sensibilità che ha dimostrato mandando due viceministri al posto di un ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.144, Campa 5.145, Filippi 5.146 e Mazzone 5.147.
Prendo atto che i presentatori non accedono al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, l'emendamento Filippi 5.146, sottoscritto anche da me, interviene sull'ormai «famoso» decreto Visco-Bersani, al comma 33 dell'articolo 37. È un argomento attuale, dato che è stato discusso anche ieri, quando è stato approvato un emendamento di buonsenso, da noi presentato, con un voto unanime da parte di tutta l'Assemblea, secondo cui chi deve essere sottoposto all'invio dei corrispettivi giornalieri in via telematica non dovrà emettere lo scontrino.
L'emendamento in esame interviene su quanto prevede l'articolo 37, comma 33, del decreto Visco-Bersani, in cui è scritto che i soggetti, di cui all'articolo 22 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, trasmettono telematicamente all'Agenzia delle entrate, distintamente per ciascun punto vendita, l'ammontare complessivo dei corrispettivi giornalieri delle cessioni dei beni e delle prestazioni dei servizi. Con l'emendamento in esame intendiamo inserire una norma di favore, una franchigia per i contribuenti minori e le piccole imprese, i piccoli negozi.Pag. 104
A nostro modo di vedere, questo provvedimento è forte ed andrà ad incidere decisamente sull'attività quotidiana dei punti commerciali, soprattutto di quelli più piccoli, presenti nei comuni minori, ad esempio in quelli montani. Il nostro emendamento intende salvare, visto che ormai è già stato deciso che i corrispettivi dovranno essere inviati telematicamente e quotidianamente, i piccoli negozi, quelli che hanno un volume d'affari inferiore a ventimila euro. Lo consideriamo una norma di buon senso e ne chiediamo l'approvazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.144, Campa 5.145, Filippi, 5.146 e Mazzoni 5.147, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 180
Hanno votato no 259).
Prendo atto che i deputati Balducci e Vichi non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.148, Campa 5.149, Filippi 5.150 e Mazzoni 5.151.
Prendo atto che i presentatori non accedono al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.148, Campa 5.149, Filippi 5.150 e Mazzoni 5.151, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 433
Maggioranza 217
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 258).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.152, Campa 5.153, Filippi 5.154 e Mazzoni 5.155.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, per tutto il pomeriggio, ho cercato di presentare ed illustrare emendamenti che tendevano a dare certezza ai contribuenti e che tentavano di migliorare le cose sbagliate che il Governo ha fatto anche con il decreto Visco.
In questo caso, io chiedo veramente attezione perché alla fine dei miei interventi dico sempre grazie e, quindi, gradirei che qualcuno esaminasse le cose che vengono presentate non per fare ostruzionismo, ma per correggere degli errori. Con questo emendamento chiedo che il direttore dell'Agenzia delle entrate, al quale è demandato sulla base del decreto Visco del 4 luglio 2006 di emanare uno specifico provvedimento attuativo con il quale saranno stabilite le modalità tecniche per l'invio telematico dei corrispettivi, debba anche prevedere le modalità tecniche per la correzione di eventuali errori commessi in sede di trasmissione telematica dei corrispettivi.
Mi sembrerebbe veramente di buonsenso dare al direttore dell'Agenzia delle entrate la possibilità di emanare un provvedimento attuativo che comprenda anche norme tecniche per la correzione di eventuali errori, sia per dimostrare che non siamo persecutori nei confronti di chi, in buona fede, sbaglia sia per fare in modoPag. 105che coloro che sbagliano in buona fede (e senza creare danni) possano anche correggere quell'invio telematico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo solo per richiamare la sua attenzione sul fatto che il Governo deve almeno un minimo di rispetto formale all'opposizione che sta illustrando gli emendamenti, mentre a tale dovere non si attiene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, io, rispetto alla gentile collega che mi ha preceduto, vorrei rincarare la dose; precisamente, vorrei osservare che, mentre il Governo bivacca senza costrutto e non prestando ascolto a quanto si dice, si stanno respingendo emendamenti che cercano di rendere la vita più sopportabile agli operatori economici, soprattutto ai più piccoli che non hanno attrezzatura impiegatizia per disimpegnare queste incombenze. L'emendamento che avete respinto poc'anzi prevedeva che la trasmissione telematica avvenisse nelle scadenze che sono quelle proprie della liquidazione di imposta, cioè quanto di più normale, quanto di più esonerante da inutili tartassamenti. In questo caso, non si vuole prevedere né l'evasione né l'elusione, ma solo un termine e le modalità per la correzione di meri errori materiali. Neanche a questo il Governo risponde e in questo modo non manca di rispetto a noi, ma alla gente che lavora e fatica, cercando di sbarcare il lunario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.152, Campa 5.153, Filippi 5.154 e Mazzoni 5,155, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
(Una voce dai banchi di Rifondazione Comunista: Chiudi!)
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 464
Maggioranza 233
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 264).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bernardo 5.156.
Prendo atto che il presentatore dell'emendamento non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bernardo 5.156 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Leo 5.157, Campa 5.158, Mazzoni 5.159 e Filippi 5.160. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Leo 5.157, Campa 5.158,Pag. 106Mazzoni 5.159 e Filippi 5.160, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.161, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 258).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.162, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Balducci non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.163, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.164, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 261).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Filippi 5.165, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 448
Astenuti 3
Maggioranza 225
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Campa 5.166, Leo 5.167, Mazzoni 5.168 e Fugatti 5.169, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 266).
A questo punto, è necessario valutare la possibilità di esaminare o meno l'emendamento Lulli 5.171, che era stato precedentemente accantonato. Nel caso in cui si decidesse di non procedere ancora alla sua votazione, non si potrebbe procedere neanche alla votazione dell'articolo 5 e si dovrebbe passare all'articolo aggiuntivo Leone 5.01.
Chiedo al relatore di pronunciarsi su come intenda proseguire nello svolgimento dei nostri lavori.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, possiamo proseguire con l'esame degli articoli aggiuntivi.
PRESIDENTE. Sta bene.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, ho fatto una proposta sull'ordine dei lavori. Il collega Ventura mi ha gentilmente risposto che bisognava seguire l'ordine del disegno di legge finanziaria. Se non votiamo l'articolo 5, onorevole Ventura, noi non faremo gli articoli aggiuntivi all'articolo 5. È la sua proposta, il suo modo di procedere! O si rimanda a domani, oppure, se volete proseguire questa sera, si sospenda la seduta per consentirvi di dirimere la questione per la quale avete accantonato l'emendamento Lulli 5.171, in modo da concludere l'esame dell'articolo 5.
Altrimenti, Presidente, propongo di riprendere l'esame del provvedimento dall'articolo 84 (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Chiedo al relatore quale sia il suo orientamento al riguardo.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, il relatore è in grado di esprimere un parere sull'emendamento Lulli 5.171, precedentemente accantonato, nel giro di sessanta secondi. Le chiedo, quindi, di sospendere brevemente la seduta per un tale periodo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Sospendo pertanto la seduta per un minuto, a partire da adesso.
La seduta, sospesa alle 19,50, è ripresa alle 19,51.
PRESIDENTE. Verificato che è trascorso un minuto, riprendiamo la seduta.
Passiamo all'emendamento Lulli 5.171, precedentemente accantonato.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, sono in grado di dare lettura della proposta di riformulazione dell'emendamento Lulli 5.171 (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Le siamo profondamente grati. Prego, relatore Ventura.
Pag. 108
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, do lettura dell'emendamento nel testo così riformulato:
Dopo il comma 28, aggiungere il seguente:
«28-bis. Il comma 22 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è sostituito dai seguenti:
"22. All'atto della cessione dell'immobile, anche se assoggettata ad IVA, le parti hanno l'obbligo di rendere apposita dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà recante l'indicazione analitica delle modalità di pagamento del corrispettivo. Con le medesime modalità, ciascuna delle parti ha l'obbligo di dichiarare: a) se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, di fornire la denominazione, la ragione sociale e i dati identificativi del legale rappresentante o del mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società; b) il codice fiscale o la partita IVA; c) il numero di iscrizione al ruolo degli agenti di affari in mediazione e della camera di commercio di riferimento per il titolare ovvero per il legale rappresentante o mediatore che ha operato per la stessa società; d) l'ammontare della spesa sostenuta per tale attività e le analitiche modalità di pagamento della stessa.
22-bis. In caso di assenza dell'iscrizione nel ruolo degli agenti d'affari in mediazione ai sensi della legge 3 febbraio 1989, n. 39, il notaio è obbligato ad effettuare specifica segnalazione all'Agenzia delle entrate di competenza. In caso di omessa, incompleta o mendace indicazione dei dati di cui al comma 22, si applica la sanzione amministrativa da 500 euro a 10 mila euro e, ai fini dell'imposta di registro, i beni trasferiti sono assoggettati a rettifica di valore ai sensi dell'articolo 52, comma 1, del testo unico delle disposizioni concernenti l'imposta di registro, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131.".
28-ter. Le disposizioni di cui al comma 22 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge, trovano applicazione con riferimento ai pagamenti effettuati a decorrere dal 4 luglio 2006.».
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, accetta la riformulazione proposta dal relatore del suo emendamento 5.171?
ANDREA LULLI. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, proporremmo al relatore e al presentatore dell'emendamento una piccola modifica che può chiarire meglio la questione.
Dopo le parole: «se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa,» sarebbe opportuno proseguire con le parole: «di fornire i dati identificativi del titolare, se persona fisica, o la denominazione, la ragione sociale ed i dati identificativi del legale rappresentante, se soggetto diverso da persona fisica, ovvero del mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società;».
La questione può sembrare molto tecnica, ma in realtà, a ben vedere, fa parte delle osservazioni svolte su questo testo da parte di diversi soggetti, tra i quali anche coloro che hanno contribuito a meglio formularlo.
PRESIDENTE. Il relatore è d'accordo?
MICHELE VENTURA, Relatore. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, anche lei è d'accordo?
ANDREA LULLI. Sì, Presidente.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
Pag. 109PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, chiedo che sia immediatamente convocato il Comitato dei nove, perché non disponiamo del testo riformulato. Sappiamo che è stato scritto a più mani ed è anche presumibile che sia un buon testo; pertanto vorremmo valutarlo in sede di Comitato dei nove per poi ripresentarci in aula anche alla luce delle ulteriori modifiche proposte dal Governo. Quindi, trattandosi di materia complessa, chiedo la sospensione della seduta per consentire la riunione del Comitato dei nove.
PRESIDENTE. Chiedo al presidente della V Commissione quanto tempo sia necessario per la riunione del Comitato dei nove.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, se il Comitato dei nove si riunisce nella sala dei ministri, ritengo siano sufficienti dieci minuti.
PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 20, è ripresa alle 20,20.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
MICHELE VENTURA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, a nome della Commissione informo l'Assemblea che il testo della riformulazione dell'emendamento Lulli 5.171 è quello da me presentato prima della sospensione della seduta, con l'aggiunta delle integrazioni proposte dal Governo (Commenti)...
ELIO VITO. Leggilo, però!
MICHELE VENTURA, Relatore. Signor Presidente, do lettura della parte dell'emendamento che comprende le integrazioni proposte dal Governo. Si tratta della lettera a): «se si è avvalsa di un mediatore e, nell'ipotesi affermativa, di fornire i dati identificativi del titolare, se persona fisica, o la denominazione, la ragione sociale e i dati identificativi del legale rappresentante, se soggetto diverso da persona fisica, ovvero del mediatore non legale rappresentante che ha operato per la stessa società».
PRESIDENTE. Il Governo?
ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo ribadisce il parere favorevole sulla nuova formulazione dell'emendamento Lulli 5.171.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, debbo dire che noi avevamo già presentato una proposta emendativa che raccoglieva alcune delle questioni poste anche dal collega Lulli. Successivamente, mi pare che il lavoro svolto abbia recepito una serie di istanze, di esigenze; quindi, nel complesso, l'emendamento si avvicina a quanto da noi proposto. Si prevedeva cioè di riuscire a monitorare l'attività svolta da intermediari abusivi, non registrati i quali, nell'ambito di transazioni ordinarie attorno agli immobili, potevano concludere delle operazioni di elusione o di evasione fiscale.
Quindi, nel complesso, questo testo è da considerarsi migliore rispetto a quello che avevamo proposto; esso salvaguarda anche alcune categorie professionali indirettamente coinvolte, senza una responsabilità diretta, nell'intermediazione mobiliare. Anche il mio gruppo può, di conseguenza, assumersi la responsabilità di approvarlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
Pag. 110
GIANFRANCO CONTE. Anche il mio gruppo esprime parere favorevole nei confronti del testo riformulato dell'emendamento Lulli 5.171 poiché esso, in qualche modo, recupera le iniziative proposte dall'onorevole Campa.
In ogni caso, mi sia permesso rappresentare un certo rammarico poiché le proposte non vengono riassunte o, perlomeno, non viene riportato lo sforzo che l'opposizione esercita in quest'aula; la cosa, verificatasi già per i primi articoli, si sta ripetendo anche stavolta.
Spero che da ora fino al termine dell'esame della finanziaria ci darete almeno il merito di riconoscere qualche proposta emendativa in capo ai gruppi che la presentano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per annunciare che la Lega Nord voterà a favore su questa proposta emendativa, che comunque rappresenta un miglioramento apportato ad una pessima legge. Vorrei, però, far notare l'anomalia della circostanza attuale nella quale si modifica dopo soli tre mesi il «fantastico» decreto Visco-Bersani, che doveva operare chissà quali mirabolanti interventi a vantaggio del paese. Peraltro, se leggiamo il testo di quel decreto, ci accorgiamo che è un provvedimento teso a trovare tutti i modi possibili ed immaginabili per identificare e tassare gli evasori, sul presupposto che tutti i cittadini italiani vogliano frodare il fisco.
Voteremo quindi a favore, ma con rammarico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per annunciare che anche noi voteremo a favore, ma senza rammarico. Voteremo convintamene a favore perché ogni emendamento che migliora la legge è sicuramente un contributo in più dato ai nostri cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, anzitutto desidero ringraziare il sottosegretario (e ovviamente il proponente dell'emendamento) per avere raccolto la mia richiesta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale) di precisare che per i pagamenti - o per la parte dei corrispettivi - effettuati prima del 4 luglio 2006 non vi è l'obbligo di indicare le modalità.
Mi auguro che la disposizione contenuta nel comma 28-ter dell'articolo, così come proposto dal relatore, voglia proprio significare ciò. Non intendo creare ulteriori problemi né all'Assemblea, né al relatore, né al Governo. Ribadisco, ai fini della corretta interpretazione della norma, che il comma 28-ter va letto nel senso che per i corrispettivi - o la parte di essi - effettuati prima del 4 luglio 2006 non vi è l'obbligo di indicare le modalità di pagamento. Mi auguro che il Governo voglia confermare questa mia interpretazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 5.171, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 421
Hanno votato no 8).
Prendo atto che l'onorevole Leoluca Orlando avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo 5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto su questo articolo, che ha conosciuto un esame alquanto «tormentato», come dimostrano anche, da ultimo, le vicende dell'emendamento Lulli 1.171, poc'anzi votato. Ciò rivela lo sforzo che certamente il Governo ha fatto per cercare di approfondire i meccanismi di controllo e di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale; a mio avviso, tuttavia, quando a consuntivo verificheremo i risultati raggiunti, ci accorgeremo che tale sforzo avrà prodotto un ulteriore aumento degli adempimenti burocratici e amministrativi dei contribuenti (in particolare dei piccoli e piccolissimi operatori economici e delle imprese). Probabilmente, infatti, non si otterranno effetti significativi, se non quello di esacerbare la gente e quanti devono sottostare a tutti questi adempimenti; senza risolvere il problema, si indurrà, anzi, una fuga dalle attività produttive.
Comprendo l'esigenza di introdurre e di sviluppare tutti gli strumenti e gli apparati informatici che costituiscano un modo per controllare tutti i flussi economici in una società complessa ed economicamente sviluppata come quella del nostro paese. Tuttavia, il viceministro Visco dovrebbe rendersi conto che questo paese non è composto soltanto di imprese che possono contare su commercialisti e funzionari per seguire e gestire gli apparati elettronici; non è fatto soltanto da gente che ha conti correnti, emette assegni e possiede bancomat e carte di credito. Siamo anzi un paese che - per lo meno in alcune sue parti - è ancora arretrato su tale versante.
Quindi, la spinta che può derivarne potrebbe dare certamente un contributo. Molta gente si attrezzerà con questi nuovi strumenti, ma si potrebbero anche avere - e la preoccupazione del mio gruppo è questa - effetti negativi di fuga dalle attività produttive, con riflessi economici negativi per l'intero paese.
Io credo che la proposta della Casa delle libertà, e in particolare di Alleanza Nazionale, di creare, attraverso gli strumenti dell'anagrafe tributaria, il contrasto di interessi (almeno per quanto riguarda il servizio alle persone, che può essere realizzato con la trasformazione dell'anagrafe tributaria da anagrafe sull'imposta a quella sul contribuente), avrebbe potuto realizzare gli scopi del contrasto all'evasione e all'elusione, quanto meno per tutta questa miriade di piccole e piccolissime imprese. Infatti, si metterebbero in contrapposizione colui che chiede il servizio e colui che lo fornisce, in modo più efficace rispetto a quel meccanismo burocratico che, a mio avviso, non farà altro che incrementare il contenzioso tributario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. L'articolo 5 ha come titolo «Accertamento e contrasto all'evasione», ma potremmo indicarlo anche in un altro modo, ad esempio: «Dichiarazione di guerra contro il contribuente». Volendo chiamarlo con il nome che gli è stato dato in questa legge finanziaria, la Lega Nord è comunque decisa fortemente a votare contro.
In proposito, vorrei focalizzare l'attenzione sui commi 4, 5 e 28. Il comma 4, in modo particolare, innalza da poco più di 5 milioni di euro (un fatturato di circa dieci miliardi di vecchie lire) a 7,5 milioni di euro l'ambito di applicabilità degli studi di settore. Il problema è che questa norma agisce, ancora una volta, in modo retroattivo. Infatti, al comma 5, si dispone che le nuove norme entreranno in vigore già alla data del 1o gennaio 2007. Dunque, viene anticipata, con effetti di retroattività, l'applicabilità degli studi di settore. Questo, signor Presidente, testimonia ancora una volta che siamo in presenza di una deroga all'articolo 4 dello statuto del contribuente.Pag. 112
In un paese civile, o che vuole essere tale, una cosa del genere non può continuare a verificarsi. Non si sta parlando di un paese che vuole essere più o meno ricco, ma di un paese che deve e vuole essere civile. La norma che vieta disposizioni che agiscano in modo retroattivo in materia fiscale è scritta nero su bianco nello statuto del contribuente. Ebbene, questo Governo continua ad andare contro questa norma che rappresenta una disposizione di civiltà e non tanto di tornaconto per portare soldi nelle casse dello Stato. Questa norma è alla base della tutela di diritti fondamentali, per l'appunto quelli del contribuente.
Sul comma 28, già in precedenza l'onorevole Fugatti, commentando un emendamento ad esso relativo, ha dimostrato come tale disposizione sia di fatto assurda, in quanto obbligherebbe gli agenti immobiliari a sostituirsi o comunque a fare il mestiere, in ordine, di: pubblici ufficiali, notai, ufficiali giudiziari, segretari o delegati della pubblica amministrazione, delle stesse parti contraenti, dei cancellieri, degli impiegati dell'amministrazione finanziaria e degli appartenenti al corpo della Guardia di finanza.
In più, costoro, invece di preoccuparsi di fare il proprio mestiere, non solo dovrebbero sostituirsi ai soggetti prima citati, ma per giunta, nel caso in cui i loro clienti non dovessero pagare, si ritroverebbero ad essere responsabili in solido nel pagamento dell'imposta. Questo ci sembra un'assurdità, perché va contro i diritti fondamentali che la nostra Carta costituzionale dovrebbe invece garantire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, potrei limitarmi a considerare che con questo articolo si introduce la retroattività dell'imposta, derogando all'articolo 4 dello statuto dei contribuenti. Già chi mi ha preceduto ha ricordato come un paese civile non possa, da un lato, approvare con grande solennità in quest'aula lo Statuto del contribuente e poi, per un mero discorso di cassa, disattenderlo. Basterebbe questo, ma da parte mia vi sono altri motivi di insoddisfazione e di rammarico, perché in tutto il pomeriggio ho cercato - credo mi si debba rendere atto di questo - di apportare dei miglioramenti e non di praticare atteggiamenti ostruzionistici. Ho cercato di dare suggerimenti che potessero in qualche modo migliorare o modificare in maniera notevole alcuni errori compiuti dal Governo sia con il decreto Bersani sia con questo disegno di legge finanziaria. Abbiamo sentito, invece, ripetere costantemente di no, senza neanche attardarsi a cercare di capire se vi fosse una parte di verità e se si potesse in qualche maniera migliorare il testo con un contributo che spesso viene chiesto a parole, ma nei fatti rifiutato.
Devo ringraziare il collega Mantini, il quale ad un certo punto, quasi sottovoce, ha detto: potremmo accantonare questo emendamento. Ringrazio il collega Conte, che ha sottolineato come la riformulazione dell'emendamento 5.171 predisposta dal relatore tragga origine da un emendamento presentato dal sottoscritto per favorire l'emersione, quella che voi dite di voler favorire per combattere il lavoro sommerso e che invece con il vostro voto contrario avevate respinto, anche se poi avete recuperato.
Allo stesso modo, sulle cooperative sociali ha ragione il collega Delfino quando ricordava l'atteggiamento tenuto da qualcuno della maggioranza che si era accorto di aver votato contro un emendamento che prevedeva benefici a favore delle cooperative sociali e, per mettersi il cuore in pace, ha detto: so, però, che il Governo ha presentato un emendamento. Tuttavia, noi stavamo discutendo un emendamento a favore delle cooperative sociali e se allora l'atteggiamento di quel collega era favorevole doveva dissociarsi e votarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Ma questa sensibilità non c'è. Bisogna portare a casa il provvedimento, bisogna fare presto, anzi bisogna fare tardi! Siete voi che ritardate i lavori e sicuramente porrete la questione di fiducia, anche se non siete inPag. 113grado ad oggi di sapere come formulare il maxiemendamento da sottoporre al voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) e allora avete bisogno di fare la manfrina, cercando di dire che coinvolgete l'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Voi non siete dei nostri, siete contro il paese e contro i contribuenti, perché anche a fronte di emendamenti modesti dal punto di vista normativo, che chiedevano al Parlamento di attribuire un potere al direttore della Agenzia delle entrate perché emanasse una norma contenente direttive utili a correggere gli errori, vi è stato un atteggiamento di chiusura.
No, non si possono correggere gli errori: bisogna tassare il contribuente, bastonarlo, far chiudere le imprese per soli tre scontrini mancanti! Questa è la verità, questo è l'atteggiamento di questa parte della sinistra, che deve essere respinto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, annuncio il voto contrario del Movimento per l'Autonomia sull'articolo 5. Vorrei farlo, argomentando in maniera pacata sulla valenza e sulla portata concreta di una norma assolutamente punitiva nei confronti di quel ceto medio che rappresenta, comunque, la spina dorsale socio-economica del nostro paese.
L'articolo 5 ha anche una valenza simbolica assolutamente negativa per la prospettiva che si apre con la futura approvazione del disegno di legge finanziaria. La revisione in senso restrittivo, con un aumento degli adempimenti e degli accertamenti presuntivi di reddito di alcune categorie, rappresenta l'attuazione normativa di una cultura del sospetto che, credo, non trova riscontro in alcuno dei dati a disposizione dell'amministrazione dello Stato. Se non è campata in aria la notizia diffusa da tutti i media nei giorni scorsi, di un consistente e significativo aumento del gettito fiscale per l'anno 2005, in riscossione nell'anno 2006, significa che è possibile fare emergere il sommerso e, comunque, contrastare l'evasione fiscale attraverso sistemi che non criminalizzano intere categorie ma, viceversa, stimolano ad essere contribuenti fedeli. Intendo affermare, in altri termini, che, in applicazione degli elementari principi vigenti in materia economica, una sopportabile pressione fiscale, unita a una semplicità di approccio agli adempimenti tributari, favorisce certamente il pagamento delle imposte. Non dico che sia foriera di gioia nel pagamento, perché credo che questo contraddirebbe la natura umana; ma la semplificazione e una pressione fiscale adeguata producono, sostanzialmente, una maggiore disponibilità da parte del contribuente a compiere il suo dovere.
L'inasprimento fiscale rappresentato non soltanto dall'aumento del prelievo, ma anche dalla complicazione degli adempimenti richiesti al contribuente, rappresenta senza ombra di dubbio il migliore degli incentivi a diventare, qualora già non lo si fosse, evasori fiscali. Credo che il rimedio approntato dal Governo sia davvero peggiore del male e, per questo, esprimeremo voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, intervengo, a titolo personale, per dire all'onorevole Campa che può verificare dal resoconto che non ho espresso voto contrario sull'emendamento Delfino. Ho fatto soltanto rilevare, intervenendo sull'ordine dei lavori, che vi era una anomalia, che ho dimostrato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo per confermare il convinto voto contrario dell'UDC su questo articolo, non tanto per le finalità che si propone e che noi condividiamo, cioè la battaglia e ilPag. 114contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, quanto per la modalità con cui questo articolo persegue tali obiettivi.
È stata dimostrata, dal confronto, una crescita degli adempimenti burocratici, che noi, assieme alle altre forze dell'opposizione, abbiamo cercato di mitigare, di migliorare, senza venir meno alla finalità di fondo.
Soprattutto, una normativa così impostata, senza un vero dialogo, senza un vero confronto, è dissonante e disarmonica rispetto allo statuto del contribuente. Negli anni passati, in quest'aula, avevamo più volte sollecitato una nuova politica fiscale con l'«amico cittadino», un rapporto tra l'amministrazione pubblica ed i cittadini che fosse improntato a correttezza e serietà, non a quegli atteggiamenti pregiudiziali che, invece, sembrano presenti nella filosofia che ispira il provvedimento.
Per queste ragioni, comprendendo soprattutto le difficoltà per le piccole e medie imprese del settore artigiano, per i settori delle professioni, agricolo e commerciale, siamo obbligati a dissentire non sull'obiettivo, ma su una norma che è certamente punitiva per tali categorie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, anche noi del gruppo della Democrazia Cristiana-Partito socialista voteremo contro l'articolo 5.
Il tema della lotta all'evasione ed all'elusione fiscale non ci vede assolutamente in dissenso. È l'insieme delle manovre di carattere repressivo che ci trova perplessi. Ricordo che, all'inizio degli anni Ottanta, il Governo si fece promotore di una legge che fu definita «manette agli evasori»: il risultato fu che a nessun evasore furono messe le manette e che l'evasione e l'elusione fiscale aumentarono.
Credo che la via debba essere necessariamente un'altra: elaborare la proposta di un fisco giusto, che tenga conto dei problemi reali delle nostre imprese. Bisogna che vi rendiate conto che il ceto medio italiano, le categorie economiche e produttive, sono importanti quanto il lavoro dipendente.
Sentite anche voi, perché siete onesti ed avete sensibilità politica, l'aria che si respira nei vostri confronti, in questo momento, in questo mondo, in particolare nel territorio del Nord Italia. Se parlate con gli artigiani, con i commercianti, con la piccola impresa, al di là del voto che hanno espresso alle elezioni politiche, troverete molta protesta ed insoddisfazione nei confronti delle manovre attualmente al vaglio della Camera dei deputati.
Quando parlate di dialogo, dovete capire che non c'è solo il problema del dialogo con il sindacato e con la CGIL: il dialogo va impostato con tutte le categorie sociali. Richiamo quello che vi ha rimproverato un sindaco di un'importante città del Nord, Massimo Cacciari: voi non avete ancora un'esatta cultura del lavoro! Il lavoro, oggi, non è soltanto quello dipendente, ma anche quello autonomo. E non si è avverata la vecchia profezia di Marx, il quale pensava alla proletarizzazione della società ed all'eliminazione del ceto medio, ma il contrario: il lavoro autonomo si è diffuso e le categorie sociali del lavoro autonomo e produttivo sono diventate maggioranza di questo paese. È con queste categorie, anche con queste categorie, che voi dovete dialogare per elaborare proposte convincenti (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 273
Hanno votato no 174).
Prendo atto che i deputati Dato e Del Bue non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Secondo gli accordi intercorsi, il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, alle 9,30, come già comunicato stamani.