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Si riprende la discussione.
GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne facoltà.
GERARDO BIANCO. Presidente, vorrei sollevare una questione che può apparire Pag. 21effimera, ma quando si tratta di problemi di linguaggio - lei è persona sensibile alla cultura umanistica - credo che il problema non possa passare sotto silenzio. Lei, quando si rivolge ai parlamentari continua ad usare la formula classica di «onorevole», mentre invece il Presidente della Camera ha realizzato una piccola rivoluzione linguistica: parla e si rivolge al singolo parlamentare chiamandolo «deputato». Ora, rispetto a questa differenza di linguaggio (che naturalmente rappresenta anche una diversità di concezione del ruolo che noi giochiamo), lei si rifà ad una tradizione, credo, inglese, perché «onorevole» - com'è noto - trae origine da un termine inglese, mentre invece la denominazione «deputato» mi sembra richiamare, piuttosto, una cultura di tipo francese. Com'è noto, nella rivoluzione francese si usava il termine «cittadino», per creare un sistema di eguaglianza fra tutti quanti coloro che partecipavano anche alla vita politica.
Ora, «deputato» - per la verità - io mi sento poco, perché, più che essere deputato, con l'attuale sistema elettorale sono stato «nominato» e quindi, da questo punto di vista, mi sento senza una precisa identità: se sono il rappresentante della nazione, in quanto eletto dalla nazione, oppure un semplice delegato da un partito che mi ha prescelto e mi ha messo in lista secondo l'ordine prioritario che mi ha consentito di essere eletto. Da questo punto di vista, credo che forse non sia insignificante un chiarimento. Non vorrei che, ad un certo punto, la rivoluzione linguistica che è stata introdotta possa creare confusione, anche perché c'è un problema che riguarda gli altri parlamentari, quelli che non ricoprono più questa carica e che continuano ad essere chiamati «onorevoli».
Signor Presidente, lei che conosce la storia della linguistica parlamentare, dovrebbe riconoscere che c'è una sottolineatura importante sotto questi aspetti, a seconda del termine che viene usato. Quindi, vorrei capire se ci muoviamo verso la rivoluzione giacobina oppure se ci manteniamo nella tradizione, come dire, della cultura anglosassone con la continuazione dell'uso di «onorevole» secondo le consuetudini che si erano consolidate nella Repubblica italiana. Da questo punto di vista, Presidente, chiederei che ci fosse un chiarimento all'interno dell'Ufficio di Presidenza, in modo tale che ci possa essere anche un'uniformità di linguaggio. La ringrazio.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA SILIQUINI. Signor Presidente, intervengo per sostenere pienamente la richiesta del collega Bianco, sottolineandone l'importanza anche per le rappresentanti femminili.
Già in sede di discussione sulla fiducia invitai la Presidenza a non chiamarmi «deputata», in quanto sono un avvocato e non un'«avvocata», sono stato senatore, sono un onorevole e non una «onorevolessa», sono un deputato e non una «deputata».
Le donne rappresentanti in Parlamento hanno diritto al titolo che loro spetta; dunque, poiché non accetto di essere chiamata «deputata», ribadisco la richiesta di essere chiamati tutti onorevoli.
PRESIDENTE. Onorevole Bianco, ritengo di aver compreso il suo rilievo relativo al differenziale semantico tra la parola «onorevole» e la parola «deputato». Credo che il Presidente Bertinotti abbia introdotto il termine «deputato» non in via obbligatoria.
Mi permetto di notare che la parola «onorevole» è nella tradizione di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale); dunque, mi sono permesso di rivolgermi a lei, onorevole Bianco, usando tale termine. Francamente, lo preferisco; tuttavia, mi riservo di riferire la sua richiesta al Presidente Bertinotti anche in ordine ad una eventuale discussione in sede di Ufficio di Presidenza.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 13)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi... È presente l'onorevole Bimbi?
Prego, ha facoltà di parlare.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, mi scuso per il ritardo, dovuto evidentemente alla troppa rilassatezza derivante dal fatto di essere eletta per la seconda legislatura e dall'aver preso troppo sul serio il termine di preavviso di 20 minuti.
Mi scuso anche con tutti i colleghi e le colleghe e ringrazio il mio gruppo per avermi incaricato di rappresentarlo in sede di dichiarazione di voto, consentendomi di intervenire per la prima volta in quest'aula nella XV legislatura.
A nome dei deputati del gruppo dell'Ulivo esprimo il voto favorevole sul decreto-legge n. 135 del 2006, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza. Come già evidenziato in sede di discussione sulle linee generali, intendo sottolineare che nel nostro voto teniamo conto dell'aspetto positivo di una continuità istituzionale nel governo della cosa pubblica. Ciò identifica un'idea di paese in cui il senso dello Stato si evidenzia anche nella continuità istituzionale, interpretando all'interno di un nuovo quadro politico i contributi di lavoro forniti anche dalla precedente maggioranza. La cosa pubblica è un qualcosa che appartiene a tutti, anche in questo tipo di sensibilità.
La seconda motivazione sta nel riconoscimento della necessità che sempre più giovani preparati siano attivi, presenti, occupati nella Polizia di Stato, capaci di interiorizzare le ragioni della sicurezza dei cittadini all'interno della funzione più complessiva di «fare sintesi» tra difesa della legalità e coesione sociale. L'articolo 1 del decreto-legge al nostro esame, infatti, dispone l'autorizzazione del ministro dell'interno a trattenere in servizio sino al 30 settembre 2006 gli agenti ausiliari frequentatori del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva che ne abbiano fatta domanda. Si tratta di 568 agenti preparati e motivati, anche per la prospettiva legittima di un futuro posto di lavoro; peraltro, riteniamo che tale prospettiva non confligga con le assunzioni programmate di cui alla legge n. 226 del 2004.
Sono molti i motivi che, a nostro avviso, non consentono la diminuzione delle dotazioni di personale delle Forze di polizia. Crediamo quindi che sia positiva l'intenzione espressa per il Governo dall'onorevole Minniti di verificare la possibilità di concedere un'ulteriore proroga sino alla fine del 2006. Tra i motivi positivi, voglio sottolineare quelli di tipo squisitamente sociale. Il contrasto della criminalità si fa anche attraverso un'opera di prevenzione, anzi prevalentemente attraverso di essa; e qui stiamo parlando di terrorismo ed anche di criminalità internazionale.
Nelle Forze di polizia, anche per l'innalzamento del livello degli studi degli agenti e per l'aumento della presenza femminile, nel tempo è cresciuta moltissimo la sensibilità sociale e sono cresciute le capacità di prevenzione e la capacità di lavorare facendo sistema nelle città, con gli organi istituzionali della città, come il sindaco, il prefetto, e con il volontariato sociale; tavoli specifici di contrasto alla violenza in famiglia, così come di contrasto a quelle reti internazionali che fanno mercato di donne, di bambini, di giovani e di giovanissimi, su cui questo nuovo Parlamento sarà sicuramente molto impegnato. Abbiamo sottoscritto dei documenti internazionali di contrasto alla tratta degli esseri umani. Abbiamo sostenuto delle proposte legislative che sono andate in porto, anche nella precedente legislatura, come quella di contrasto alle mutilazioni genitali femminili, ma ancora molto dobbiamo fare, perché sotto i nostri occhi, nelle città, abbiamo tanti minori non accompagnati e spesso all'interno della immigrazione clandestina troviamo un vero e proprio mercato di esseri umani.Pag. 23
Penso che un incremento delle Forze di polizia debba andare di pari passo, così come indica questo provvedimento, con una preparazione maggiore degli agenti di polizia, donne ed uomini. Dunque, il fatto di aver frequentato un corso di formazione ad hoc deve essere una tappa di formazione continua anche all'interno delle forze di pubblica sicurezza, perché siano sempre più e meglio integrate nelle comunità in cui lavorano e perché il contrasto della criminalità sia soprattutto un'opera di prevenzione della criminalità medesima (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i Popolari-Udeur considerano quanto mai evidente la necessità di apportare alla normativa in vigore le modifiche che valgano ad ottimizzare l'azione delle Forze armate impegnate nei compiti di lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata e, per questo motivo, esprimeranno un voto favorevole sul provvedimento al nostro esame.
Come è noto, nel corso della scorsa legislatura le disposizioni inerenti l'organizzazione e il personale delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare hanno formato oggetto di numerosi interventi, quali il decreto-legge 31 marzo 2005, n. 45, ed il decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272.
La conversione in legge del decreto in esame riguarda la funzionalità dell'amministrazione della pubblica sicurezza e, in particolare, consente che il ministro dell'interno autorizzi l'ulteriore trattenimento in servizio, fino al 30 settembre 2006, degli agenti ausiliari del 63o corso di allievo agente ausiliario di leva che ne facciano espressamente domanda.
La relazione illustrativa, oltre a precisare che il provvedimento riguarda 568 agenti, specifica chiaramente che, in mancanza di un intervento d'urgenza, detti agenti verrebbero congedati, con una grave perdita per l'amministrazione della pubblica sicurezza, che vedrebbe ridotta la forza effettiva della Polizia di Stato. Possiamo immaginare le conseguenze negative che si verificherebbero sulle attuali esigenze di servizio della forza pubblica, e questo noi Popolari-Udeur non vogliamo permetterlo.
Mai come in questo momento storico la pubblica sicurezza, le Forze armate, la società civile hanno avuto e continuano ad avere bisogno di sostegno, e ciò anche in considerazione dei numerosissimi tagli che le ultime leggi finanziarie hanno causato agli stanziamenti previsti per le Forze dell'ordine.
Purtroppo però la sicurezza e la domanda di sicurezza non vogliono sconti, e per elaborare una strategia di risposta in termini di sicurezza, di fronte ad un'aggressione sul territorio del nostro paese, occorre muovere dalla consapevolezza di quanto essa possa essere difficile e sacrificante, e non solo in termini di costi. Del resto, le nostre città sono caratterizzate da una serie di connotazioni che spiegano agevolmente perché la risposta sia stata data e continui ad essere data in modo difficile. Prima fra tutte, quella rappresentata dall'alto tasso di sviluppo tecnologico e di globalizzazione da cui sono caratterizzate.
Nell'ambito di questo contesto, il timore delle varie forme di terrorismo, da quello batteriologico a quello nucleare e a quello informatico, è ricorrente nella percezione collettiva, come nelle analisi tecniche sul fenomeno terroristico, soprattutto perché ci troviamo di fronte a un terrorismo che si avvale di un accentuato processo di decentralizzazione e di regionalizzazione.
Nessuno, nel 2000 e nel 2001 e, più ancora, alla fine degli anni Novanta, avrebbe immaginato tutto questo, che però oggi esiste, e il Parlamento, in quanto espressione della volontà del popolo sovrano, deve continuare ad impegnarsi affinché siano varati tutti i provvedimenti finalizzati ad assicurare la funzionalità della pubblica sicurezza.Pag. 24
Concludo il mio intervento, signor Presidente, citando una frase di Popper che ben si attaglia ai concetti che mi sono sforzato di esprimere: «Se si ammette la libertà di negare l'altrui libertà, si corre il rischio di contribuire a distruggere proprio quel valore che si vuol difendere; ma se si nega una simile libertà, si nega quello stesso valore che si dichiara di voler sostenere». La nostra libertà dipende largamente dall'attività e dalla funzionalità della pubblica sicurezza. Non riconoscere alla pubblica sicurezza la possibilità di operare nel modo più efficiente ed efficace possibile significa negare a noi tutti il valore delle nostre libertà e tradire i principi fondamentali del nocciolo duro della Carta costituzionale.
Per tali ragioni e per moltissime altre che si legano tutte all'esigenza di assicurare la tutela della nostra collettività, i Popolari-Udeur voteranno a favore di questo provvedimento e si compiacciono per l'ampia convergenza manifestata dai gruppi politici in ordine alla sua approvazione (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare il voto favorevole del mio gruppo, i Comunisti italiani, sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135.
Non deve stupire il nostro voto. In primo luogo, perché, pur denunciando lacune e ritardi del precedente Governo, la priorità rimane per noi comunque quella di salvaguardare la parte debole della popolazione. Si tratta, in questo caso specifico, di 568 agenti ausiliari della Polizia di Stato che in assenza del provvedimento in oggetto verrebbero congedati e, quindi, perderebbero il proprio posto di lavoro, con un evidente danno per loro stessi, per le loro famiglie e per l'amministrazione della pubblica sicurezza, che si vedrebbe privata di personale già formato.
Tale provvedimento - ci tengo a sottolinearlo -, pur insufficiente rispetto al tema più generale delle politiche della sicurezza, consentirebbe di prorogare ai ricordati agenti ausiliari il proprio contratto fino al settembre 2006. Problema risolto? Nient'affatto, ma vogliamo scommettere - pur denunziando la grave lacuna dell'assenza delle questioni del lavoro e della risoluzione del precariato tra le prime emergenze da affrontare nei primi giorni di governo - sulla coerenza del neonato Governo di centrosinistra, che saprà - e dovrà - invertire l'ordine di priorità assegnato ai problemi reali del paese dal precedente Governo Berlusconi.
Sappia il Presidente Prodi che, in tal senso, ci faremo promotori attivi e partecipi della richiesta della definitiva assunzione in servizio dei ricordati dipendenti. Sia chiaro: il nostro «sì» non è - e non sarà mai - il «sì» del centrodestra. Sui temi della sicurezza non condividiamo l'idea di chi sostiene una neutralità di politiche tra destra e sinistra; due visioni opposte, di fatto, si affrontano: vi è un solco profondo nei due modi di affrontare il problema, iniziando proprio dalla volontà di affrontare - e rimuovere - le cause che generano insicurezza. Mentre noi, Comunisti Italiani, ci poniamo quale obiettivo la messa in campo di politiche volte a promuovere la tutela e la salvaguardia delle persone - e, dunque, la loro qualità della vita -, rimuovendo in tal modo anche le ragioni dell'insicurezza, è invece interesse della destra far permanere paure, incertezze e preoccupazioni, che motivano tensioni ed allarme sociale. La disgregazione, si sa, è un buon viatico per governare. Tutto ciò può rivelarsi, infatti, funzionale al prevalere di una cultura forcaiola che, distorcendo la lettura degli eventi, delle trasformazioni sociali e della loro complessità, porta ad invocare legittimazioni e poteri forti, differenze e disvalori nelle diversità, limitazioni delle libertà individuali e collettive; in sostanza, un terreno fertile ad un modello di società improntato all'individualismo, Pag. 25alla cultura del controllo sociale ed alla riduzione degli spazi di democrazia.
Battere tali orientamenti è la nostra priorità e, per quanto ci riguarda, deve diventare una priorità dell'intera compagine governativa; una priorità che consenta di rispondere in positivo alle domande di nuova vivibilità, di sicurezza sociale delle città e dell'intero paese. Il nostro progetto sulla questione della sicurezza parte dai valori della partecipazione, dell'integrazione e dell'apertura, l'esatto opposto del «fortino» - o della «caserma» - proposto dalle destre. La questione della sicurezza e delle politiche integrate per la sicurezza non è di poco conto per l'agibilità democratica di un paese e, più generale, della società. Proprio per tale motivo, si rende necessario affrontarla con saggezza ed equilibrio, iniziando dalla valorizzazione degli operatori e delle operatrici della sicurezza - siano costoro nazionali o locali -, che spesso si trovano a dover affrontare situazioni complesse e delicate, senza adeguati strumenti e tutele. Del resto, la vicenda della mancata riforma della polizia locale è emblematica della mancata volontà di affrontare il nodo del ruolo, delle funzioni e delle competenze da assegnare ai vari livelli istituzionali, al fine di efficaci politiche integrate per la sicurezza.
Non è più tempo di alibi: questo Parlamento e questo Governo dovranno impegnarsi concretamente non sulla promessa, ma sulla realizzazione della riforma della polizia locale, per la quale già sin d'ora vi è il nostro impegno, come gruppo, come partito e mio personale. Per intenderci, l'operazione devolution, proprio perché introduce la frammentazione del sistema sicurezza, anziché promuovere la sinergia tra le Forze dell'ordine nazionali e locali, va esattamente nella direzione opposta, con il conseguente spreco di denaro pubblico, dispersioni di competenze professionali e con l'oggettiva disparità dei diritti connessi alle condizioni economiche e di opportunità - migliori o peggiori - relative territori.
Questo stato di cose finisce per innescare una pericolosissima competizione territoriale sul sistema dei diritti universali che non possiamo sottacere e non contrastare.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, con queste precisazioni ribadisco il nostro voto favorevole al disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 135 del 3 aprile 2006, al fine di garantire la permanenza in servizio di 568 agenti. Prendo la parola, però, per precisare come mai sia l'Unione, in generale, sia, specificamente, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, cui appartengo, intendano esprimere voto favorevole su un disegno di legge presentato da Berlusconi, Pisanu e Baccini in riferimento ad argomenti così importanti e significativi come la lotta al terrorismo e la lotta alla criminalità organizzata. Non sarei intervenuto, infatti, se non per precisare che, naturalmente, siamo assolutamente persuasi dell'efficacia, soprattutto, delle ultime iniziative assunte dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri, i quali sono riusciti a dare colpi di contrasto molto efficaci sia alla mafia in Sicilia sia alla criminalità organizzata a Bari. Tuttavia, noi rimaniamo convinti - lo hanno già detto altri colleghi e colleghe - del fatto che la lotta alla criminalità organizzata, così come al terrorismo, abbia bisogno non solo di un impianto finalizzato alla repressione e al contrasto mediante le armi e gli strumenti, appunto, repressivi. Questa lotta, infatti, necessita anche di una ridiscussione degli strumenti e delle capacità di intervento di una serie di soggetti sociali, a cominciare, naturalmente dagli organi di Polizia e dai Carabinieri, in maniera da rendere diffusa sul Pag. 26territorio la capacità di sradicare la mala pianta della criminalità organizzata colpendo, innanzitutto, i suoi grandi patrimoni, sui quali, a volte, sono state assunte iniziative molto efficaci ed efficienti; molto spesso, invece, questo attacco all'economia criminale non è portato avanti.
Di questo ci hanno parlato le ragazze e i ragazzi di Locri e di questo ci hanno parlato i rappresentanti dei sindacati quando, il 1o maggio scorso, si sono recati proprio in quella regione d'Italia, così sottoposta all'aggressione della criminalità organizzata, per ricordarci che le questioni economiche e sociali della lotta alla disoccupazione e del contrasto, momento per momento e sul territorio, delle iniziative della criminalità organizzata sono la condizione necessaria per poter sradicare effettivamente questa mala pianta. Credo che, nel momento in cui saranno costituite le Commissioni, la prossima settimana, il Governo e i suoi ministri saranno chiamati ad una discussione di merito al loro interno, perché ritengo debba essere sottolineata la diversità radicale dell'impianto contenuto nel programma dell'Unione rispetto a quello del centrodestra. Non è quella odierna l'occasione per approfondire questa discussione. Tuttavia, invito il Governo, a partire dalla prossima settimana, ad approfittare dell'insediamento delle Commissioni per portare avanti questa discussione.
Il secondo punto - mi avvio alla conclusione, signor Presidente - concerne la lotta ed il contrasto al terrorismo, anche internazionale. Quale esponente di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea mi sento di richiamare l'attenzione sul fatto che questo è diventato un terreno molto scivoloso di confronto, molto spesso, ideologico. Naturalmente, non è in discussione, da parte nostra, la lotta al terrorismo, che noi vediamo come l'altra faccia della guerra. Anzi, crediamo che guerra e terrorismo debbano essere combattuti insieme, che l'una richiami l'altro e che il terrorismo abbia avuto la sua fonte di alimentazione non solo, come si dice, nelle condizioni sociali e di povertà. Ben sappiamo, infatti, che le cellule terroristiche sono espressione anche - se così possiamo intenderci - dell'alta borghesia di quei paesi del vicino Oriente. Voglio richiamare l'attenzione sul fatto che è nel quadro della guerra preventiva e permanente che abbiamo l'accentuazione dei fenomeni del terrorismo. In ordine a ciò, occorre portare avanti la nostra discussione.
Per quanto riguarda la questione dei richiami ideologici, non si tratta di una discussione per così dire lontana, perché oggi sul quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno è stata riportata una lunga intervista per il New Yorker alla scrittrice Oriana Fallaci, la quale, con la sua rabbia consueta, avanza nuovamente alcune proposte di attacco alla religione islamica ed ai suoi segni, affermando, ad esempio, che si contrapporrà alla nascita di una moschea nella sua regione.
Non è solo la scrittrice Oriana Fallaci a portare avanti, con la sua rabbia e pervicacia, la sua lotta contro le espressioni legittime della religiosità islamica, poiché, anche nella passata legislatura, vi sono stati esponenti delle istituzioni che hanno fatto della lotta al terrorismo anche un momento di lotta ideologica. Con riferimento a tale aspetto, non siamo assolutamente d'accordo.
Ho voluto prendere la parola per sottolineare il fatto che diciamo «sì» alla conversione in legge del decreto-legge in esame al fine di garantire l'efficienza e la funzionalità delle Forze di polizia, ma siamo intenzionati a portare avanti il nostro impegno nella lotta al terrorismo per abbattere tutte le ideologizzazioni che prendono piede nella lotta di questo fenomeno, caratterizzate da nemici sia esterni sia interni; riteniamo, infatti, che abbattere la frontiera tra amico e nemico sia il messaggio che il Parlamento dovrebbe inviare, perché ciò dovrebbe consentire di togliere l'acqua in cui nuotano i pesci del terrorismo!
I nostri nemici non sono coloro che praticano e credono nella religione islamica; non sono le popolazioni del vicino Oriente, ma le cellule terroristiche che strumentalizzano questi sentimenti, che trovano alimento anche in quella campagna Pag. 27che, in molte parti d'Europa, si porta avanti contro l'Islamismo e che crea lo scontro di civiltà. Noi dobbiamo, invece, impedire che ciò accada! È contro questa ideologia che dobbiamo batterci.
Preannuncio, pertanto, l'espressione convinta del voto favorevole, come convinto è il nostro «sì» a far arretrare questa cultura dell'amico-nemico (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Alleanza nazionale voterà naturalmente a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame. Non a caso, tale provvedimento è stato presentato dal Governo di centrodestra pochi giorni prima delle elezioni per sottolineare ancora una volta un'attenzione non di carattere socio logico, ma concreta e di governo rispetto ai temi della sicurezza nel nostro paese. Tale provvedimento, provvisto dei caratteri di urgenza, prevede infatti la riconferma, all'interno dell'organico della Polizia di Stato, di quasi 600 elementi, a sostegno dell'azione quotidiana ed indefessa delle Forze dell'ordine contro la criminalità organizzata ed il terrorismo.
Non sarei intervenuto, colleghi, in questo dibattito, considerato l'aspetto ovvio del sostegno del nostro gruppo, se non fosse per il fatto (ringrazio l'onorevole Minniti di essere presente in aula, presumo a rappresentanza del suo dicastero) che si tratta (ciò è stato avvertito anche dai colleghi che mi hanno preceduto) del primo dibattito di carattere generale sui temi della sicurezza in questa legislatura.
Ebbene, pensavo che, da parte dei rappresentanti del Governo, questa mattina, nel corso della discussione sulle linee generali del provvedimento, e questa sera, si cogliesse l'esigenza e l'opportunità di una reiterata centralità del Parlamento, osando dire, forte ed in modo inequivocabile, quali sono effettivamente le grandi linee di indirizzo della politica della e per la sicurezza del nostro paese da parte del Governo.
Vorrei chiedere, infatti, all'onorevole Minniti le ragioni per le quali stamattina il Governo, rappresentato dalla sottosegretaria Lucidi, abbia eluso il confronto su temi significativi ed importanti posti dall'esame di questo provvedimento non informando su fatti particolarmente gravi. Si tratta della capacità di questo Governo di dare una risposta univoca ai temi della politica della sicurezza, come abbiamo verificato la settimana scorsa in un profluvio di dichiarazioni contrastanti e contraddittorie allorché proprio la sottosegretaria Lucidi, a Lampedusa, ha dichiarato che non sarebbero state proseguite le relazioni di cooperazione e di collaborazione con la Libia con riguardo al governo dei temi dell'immigrazione, obbligando poi il ministro dell'interno ad una precipitosa quanto, a nostro avviso, poco seria rincorsa dell'ambasciatore libico a sostegno di tesi diametralmente opposte a quelle improvvidamente sostenute dal sottosegretario Lucidi.
Abbiamo bisogno in quest'aula di sentire dal Governo una parola definita e definitiva sull'effettiva politica di governo dell'immigrazione ed anche sulla politica complessiva per la sicurezza, che non solo fino ad oggi sono mancate, ma sono state diametralmente opposte nelle dichiarazioni che, a vario titolo, il signor ministro dell'interno ed i suoi sottosegretari hanno fatto registrare sulla stampa e non ancora, per fortuna, in veri e propri atti di Governo.
Penso - e mi rivolgo all'onorevole Minniti che rappresenta il suo dicastero in questa sede - che questa sia l'occasione opportuna perché il Governo chiarisca in modo inequivocabile che le dichiarazioni rese a Lampedusa dal sottosegretario Lucidi rappresentavano un fuor d'opera e che quella non è la linea che i Ministeri dell'interno e degli esteri intendono responsabilmente perseguire per quanto concerne un fenomeno che abbisogna non di sociologismi ma di reale ed effettiva Pag. 28chiarezza e cultura di Governo. Penso e spero che l'onorevole Minniti non voglia perdere tale opportuna occasione, perché sarebbe un'occasione persa di chiarezza nei rapporti tra Governo e Parlamento. Il presente dibattito, che procede verso uno scontato voto favorevole su questo provvedimento, si arricchirebbe sicuramente di un elemento di chiarezza.
Ciò premesso, annuncio l'ovvio, naturale e conseguente voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, essendo questa la prima seduta del nuovo Parlamento della XV legislatura dedicata ad un confronto su un tema di carattere legislativo molti, all'esterno di quest'aula, potevano immaginarsi che in questa sede si sarebbe scatenato uno scontro frontale: spallate che non sono riuscite all'esterno forse tentate all'interno, asprezza di toni e durezza nella divaricazione delle posizioni. Signor Presidente, colleghi, sta succedendo tutto l'opposto e, dunque, vorrei pacatamente richiamare me stesso ed i miei colleghi, sia del centrosinistra, sia del centrodestra, alla dimensione dell'oggetto della seduta odierna.
Il primo atto legislativo di questa legislatura, oggi per la Camera dei deputati e domani per il Senato, consiste nell'assunzione di responsabilità da parte del Governo Prodi e della sua maggioranza di centrosinistra nei confronti di un decreto-legge in materia di pubblica sicurezza emanato dal Governo Berlusconi allo spirare non dico della legislatura, ma del Governo stesso: il decreto-legge porta la data del 3 aprile 2006, siamo andati tutti a votare il 9-10 aprile 2006, cioè 6-7 giorni dopo.
Dunque, credo che il dato da rilevare non sia l'eco, che per fortuna non c'è stata, salvo qualche timido accenno, degli scontri frontali e delle spallate annunciate ma non riuscite fuori da quest'aula, ma il fatto che alla prima occasione vi è una prova di assunzione di responsabilità politica e di continuità istituzionale da parte del Governo che ha vinto le elezioni nei confronti di un decreto-legge di un Governo che l'ha emanato una settimana prima di perdere le elezioni.
Questo è l'elemento significativo della seduta odierna. Mi permetto di dissentire dal collega Migliori - che ascolto sempre con grandissimo rispetto e con stima -, il quale invocava un intervento del sottosegretario (tra poco viceministro) Minniti sulle strategie generali del Governo in materia di sicurezza, di immigrazione, di lotta al terrorismo, di ordine pubblico; lei sa che siamo nella fase delle dichiarazioni di voto e, se il sottosegretario intervenisse - lo potrebbe fare -, riaprirebbe tutta la discussione, peraltro già svoltasi questa mattina. Ad attenuante del collega Migliori - voglio difenderlo -, devo dire che anche qualche collega del centrosinistra ha enfatizzato queste problematiche, che sono reali e che dovremo affrontare nelle Commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, nelle Commissioni difesa e giustizia, per altri aspetti, e poi, insieme, in quest'aula, ma che non sono l'argomento all'ordine del giorno di questa seduta.
All'ordine del giorno della seduta odierna c'è il fatto che il Governo Prodi e la sua maggioranza si fanno carico, senza il minimo cenno polemico, della responsabilità di convertire in legge, insieme ai colleghi dell'opposizione di centrodestra - la convergenza è amplissima su questo tema, fortunatamente - un decreto-legge emanato dal Governo Berlusconi sei giorni prima delle elezioni che lo hanno visto sconfitto.
Quindi, non credo, sinceramente - ma non voglio polemizzare, voglio riflettere ad alta voce -, che noi dovremmo sollecitare il sottosegretario Minniti - che sarà viceministro - ad intervenire ora per esporre in quest'aula le strategie del Governo in materia di sicurezza, di lotta al terrorismo, di problemi dell'immigrazione, perché tutto questo non è oggi in discussione. Pag. 29Neanche il decreto-legge ha attinenza diretta con tali tematiche; c'è un richiamo al contrasto al terrorismo interno ed internazionale e alla criminalità organizzata nella premessa, che ne giustifica la straordinaria necessità ed urgenza, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, ma i 568 agenti ausiliari trattenuti della Polizia di Stato del 63o corso, reclutati quali agenti ausiliari di leva - ho voluto leggere testualmente la relazione, che corrisponde al primo articolo del decreto-legge -, non credo siano i protagonisti principali della lotta al terrorismo interno e internazionale e della lotta alla criminalità organizzata. Essi, però, consentono alla pubblica sicurezza nel suo insieme di evitare, in questa fase delicata, una riduzione del proprio organico, che - questo sì - indirettamente potrebbe compromettere l'impiego di agenti di pubblica sicurezza, magari con maggiore esperienza e professionalità, nei settori della lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata che ho poco fa citato.
La ragione, che ho voluto riportare alle sue reali dimensioni, sta in una continuità istituzionale tra il nuovo Governo Prodi e il precedente, al di là di tutti i dissensi politici e al di là di tutti gli scontri politici, una continuità dovuta al senso di responsabilità politica del centrosinistra, che ha assunto la guida del paese, per consentire il mantenimento in servizio dei 568 agenti ausiliari del 63o corso.
Avremo occasione al più presto, con il ministro Amato, con il sottosegretario - prossimo viceministro - Minniti e con gli altri interlocutori del Governo che affronteranno insieme con noi questi problemi, di sentire esporre, in Commissione prima, in Assemblea successivamente, le linee generali del Governo in materie così importanti e delicate e, su quel terreno, credo che tutti potremo svolgere un confronto politico più ampio e serrato.
Mi limito, in conclusione, signor Presidente, ad annunciare, come hanno già fatto finora tutti i colleghi, sia del centrosinistra sia del centrodestra, il voto favorevole dei Verdi al disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di pubblica sicurezza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, preannuncio il voto favorevole sul provvedimento da parte dei deputati del gruppo dell'Italia dei Valori e, per far risparmiare tempo a questo ramo del Parlamento, non richiamerò le motivazioni che già molti altri deputati hanno espresso.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che il fatto che l'autorizzazione al trattenimento in servizio sia finalizzata ad esigenze connesse alla prevenzione e al contrasto del terrorismo, anche internazionale, e della criminalità organizzata costituisca già di per sé un motivo sufficiente alla conversione del decreto-legge, poiché si permette il mantenimento di condizioni di legalità nel nostro paese.
Vorrei solo aggiungere un dato, che mi sembra particolarmente importante e che costituisce un auspicio che rivolgo al Governo. Queste 568 persone, o quelle che saranno ulteriormente trattenute, rappresentano un capitale umano. Nessuna azienda si permette di sperperare il capitale sul quale ha investito. Lo Stato, in questo senso, ha investito nel passato attraverso i corsi di formazione di queste persone e ora le sta trattenendo con un meccanismo che mi appare il contrario di ciò che si dovrebbe fare per valorizzare il capitale umano, ossia dare condizioni di stabilità.
Vorrei richiamare il fatto che il disegno di legge afferma che l'intervento è finalizzato a prolungare il trattenimento in servizio di questi soggetti fino al 30 settembre, in attesa di individuare le eventuali risorse aggiuntive occorrenti per la loro definitiva assunzione. Ciò significa che, forse, nell'imminenza del 30 settembre, dovremo esaminare un altro provvedimento in tal senso. Chiedo al Governo, proprio al fine di valorizzare questo capitale Pag. 30umano dello Stato italiano, di individuare rapidamente le soluzioni che consentano il loro mantenimento in servizio in via definitiva e non più in modo precario, com'è avvenuto finora.
A nome dell'Italia dei Valori, dichiaro dunque il voto favorevole sul provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, a nome del gruppo della Rosa nel Pugno esprimo un voto favorevole sul provvedimento in oggetto.
I colleghi della maggioranza e dell'opposizione - lo dico senza alcuna nota polemica - mi consentiranno di ringraziare il Governo, perché, dopo tanti anni, per la prima volta vediamo i banchi del Governo al completo per discutere con noi i provvedimenti importanti che sono all'ordine del giorno.
Voglio ringraziare anche il Governo e, in particolare, il sottosegretario Minniti, che ha avuto la sensibilità di discutere con noi il provvedimento in oggetto in Commissione, assumendosi non soltanto la responsabilità di un'azione di continuità amministrativa e istituzionale, ma anche quella di compiere delle valutazioni che riguardano i dati, probabilmente estremamente negativi, di questo decreto.
Sta di fatto che, in virtù dell'impostazione data dal centrosinistra, anche nella discussione che abbiamo sviluppato nella scorsa legislatura riguardo alla sicurezza e alle Forze dell'ordine (in particolare riguardo alla Polizia di Stato) abbiamo sempre esposto con grande determinazione e precisione come centrosinistra i nostri punti di vista, riportati pedissequamente nel nostro programma di Governo.
Ciò che mi fa estremamente piacere, e che sollecita anche un voto favorevole da parte dei deputati della Rosa nel Pugno, è l'importante considerazione svolta su questo provvedimento, al di là della sua definizione e della presentazione da parte del precedente Governo Berlusconi, dal sottosegretario Minniti riguardo alla necessità non soltanto di potenziare le Forze dell'ordine effettuando una proroga fino al 30 settembre (ed eventualmente riproponendone una ulteriore), ma anche di guardare con interesse, dopo aver verificato i conti del nostro bilancio, ad una condizione di stabilità e quindi alla possibilità di procedere ad un maggior numero di assunzioni nell'ambito delle Forze dell'ordine del nostro paese.
Il decreto-legge che sta per essere convertito incontra dunque la piena consapevolezza e condivisione da parte dei deputati della Rosa nel Pugno, come siamo convinti anche che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, quando saranno completate le procedure per il funzionamento di tutti gli organismi della Camera, vi sarà la possibilità netta e inequivocabile di discutere le linee principali riguardanti la sicurezza e l'immigrazione, temi su cui vi saranno sicuramente un grande confronto e una grande condivisione.
Sono questi i motivi per cui i deputati della Rosa nel Pugno - lo ripeto e concludo - voteranno a favore del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi pare che gli interventi degli amici e colleghi della maggioranza siano stati troppi per un provvedimento di questo genere. Probabilmente, vi è la necessità di giustificare il voto favorevole su un provvedimento approntato dal precedente Governo.
Dato che il provvedimento in esame verrà reiterato prima del 30 settembre, e che quindi l'attuale maggioranza dovrà riproporlo, vorrei capire se anche noi dovremo fare altrettanto, visto che alcuni esponenti del centrosinistra affermano che il voto favorevole di oggi è diverso da quello favorevole del centrodestra. Allora noi oggi votiamo «sì», come voteremo probabilmente «sì» sul provvedimento che Pag. 31il centrosinistra metterà in cantiere, e ciò perché non vale la pena di fare dispute ideologiche sulla possibilità di mantenere in servizio oltre 500 operatori per la sicurezza del paese.
È proprio da questo punto di vista che mi sembra ovvio il voto favorevole dell'UDC sul provvedimento [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, anche io non ho difficoltà ad annunciare in tutta serenità il voto favorevole da parte del gruppo di Forza Italia sul provvedimento in esame.
L'onorevole Boato ha tenuto a precisare che si tratta della prima dichiarazione di voto nel primo dibattito svolto da questa Assemblea su un decreto-legge adottato dal precedente Governo, un decreto-legge importante riguardante la sicurezza, che - temo - sarà uno degli argomenti su cui più alti saranno i toni in quest'aula.
L'opportunità di questo decreto-legge mi sembra sia condivisa da tutti, compreso il sistema adottato dell'inserimento dei giovani agenti di polizia di leva sino a quando sarà possibile, punto sul quale probabilmente dovremo ridiscutere a settembre.
Ciò che mi stupisce è il fatto che su un decreto-legge di questo tipo siano stati così numerosi gli interventi da parte di quella che oggi è la maggioranza.
Mi sembra che l'onorevole D'Agrò abbia evidenziato un aspetto importante. È perlomeno curioso, infatti, che siano stati così numerosi tali interventi; forse, ciò è avvenuto proprio perché è stato toccato un nervo scoperto.
Probabilmente si sa che non si può fare a meno di votare a favore della conversione in legge del decreto in esame, se ne riconosce l'utilità e l'opportunità, tuttavia si sa che si sta toccando, per l'appunto, uno dei nervi scoperti di questa maggioranza.
Ricordo che l'onorevole Di Gioia ha apprezzato la presenza di così numerosi membri del Governo. Ebbene, la apprezziamo anche noi, ma non vorrei che ciò fosse a tutela della compattezza della maggioranza: magari essa non verrà meno in occasione della conversione del presente decreto, ma ciò potrebbe accadere nel corso dell'esame del prossimo provvedimento d'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Vorrei pertanto preannunziare che, su tematiche di questo tipo, noi che oggi siamo opposizione in questo Parlamento - dico opposizione in Parlamento perché, prima di usare il termine di «minoranza nel paese», penso che dovremmo aspettare ancora un poco; non userei per voi neanche la definizione di «maggioranza nel paese», perché dovremmo attendere del tempo anche per poter affermare ciò - voteremo sempre e comunque a favore di misure volte a garantire la sicurezza di questo paese: come il ministro D'Alema ben sa, lo abbiamo già fatto in passato.
Il nostro atteggiamento responsabile sarà sempre orientato alla tutela del paese: speriamo che anche voi riusciate a fare lo stesso, anche se nutriamo qualche dubbio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 13)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Trattandosi della prima votazione in aula di questa legislatura, raccomando quanto segue: il voto può essere espresso dopo avere attivato la propria postazione con il tesserino unico, che va inserito con la fotografia verso chi vota.
I deputati momentaneamente sprovvisti del documento possono attivare la propria Pag. 32postazione di voto con un tesserino sostitutivo, che va inserito con il nominativo rivolto verso chi vota.
Il documento deve essere richiesto, ai commessi in aula, esclusivamente dal deputato interessato e ha validità per la sola seduta in corso. I commessi, all'atto della consegna, provvederanno ad abilitare al voto il tesserino sostitutivo, attraverso apposito terminale. Con tale operazione, verrà automaticamente disabilitato il corrispondente tesserino unico.
A fine seduta, il tesserino sostitutivo potrà essere riconsegnato ai commessi o lasciato sulla postazione.
Detto ciò, indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di conversione n. 13, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
«Conversione in legge del decreto-legge 3 aprile 2006, n. 135, recante disposizioni urgenti per la funzionalità dell'Amministrazione della pubblica sicurezza» (13):
Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 453
(La Camera approva - Applausi - Vedi votazioni).
Prendo atto che gli onorevoli Verini, Luciano Rossi, Ceroni, Volontè, Costa e Dionisi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.