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Informativa urgente del Governo sull'adozione del decreto del ministro della salute che ha innalzato il quantitativo massimo di cannabis detenibile per uso esclusivamente personale
(Interventi)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sereni. Ne ha facoltà.
MARINA SERENI. Presidente, ministra e colleghi deputati, vorrei prima di tutto ringraziare la ministra Turco per la puntualità e la chiarezza della sua comunicazione.
A nome del gruppo dell'Ulivo, voglio innanzitutto dire che condividiamo le linee strategiche sulle quali l'Esecutivo sta lavorando e che in quest'aula il ministro ha richiamato.
Stiamo parlando di un fenomeno, quello delle tossicodipendenze, del consumo di droghe, complesso e spesso drammatico.
Una realtà che coinvolge migliaia e migliaia di famiglie e di giovani, una realtà che si intreccia con altre manifestazioni di disagio e di insicurezza sociale. Per questo abbiamo molto apprezzato che la ministra Turco abbia inquadrato il provvedimento di modifica della tabella relativa ai limiti massimi consentiti di cannabis in un ragionamento più ampio, che indica la volontà del Governo di mettere in campo una politica seria e responsabile di lotta alla droga e alle dipendenze. Nel programma di governo dell'Unione, che anche la ministra ha ricordato, il capitolo relativo alle tossicodipendenze comincia proprio con quelle parole: educare, prevenire, curare, non incarcerare.
I dati del Ministero dell'interno, che qui la ministra Turco ha ricordato, sono eloquenti e debbono far riflettere. Non è con il carcere che possiamo rispondere alle fragilità e al disagio di tanti giovani e alla preoccupazione di tante famiglie. Questa semplice realtà non ha nulla a che vedere con il dibattito scientifico e neanche con quello politico sulla pericolosità e illiceità delle diverse sostanze. La scelta operata dal ministro Turco non è l'anticamera di una politica permissiva e superficiale; al contrario, è una scelta che riapre un confronto su un tema importante, che va affrontato con grande capacità di ascolto e dialogo tra diverse posizioni. Operatori, scienziati, amministratori regionali e locali, associazioni di volontariato e delle famiglie sono portatori di una pluralità di punti di vista e di approcci, indispensabili tutti per disegnare una vera politica di lotta alle droghe e alle dipendenze. Tutto il contrario di un approccio ideologico, che abbiamo sentito riproporre in questi giorni dal centrodestra. Un approccio ideologico e, se mi permettete, propagandistico, che ispirò la legge Fini-Giovanardi.
CARLO GIOVANARDI. Ma dove? Di cosa stai parlando?
CARLO CICCIOLI. Di cosa stai parlando?
MARINA SERENI. Allora esprimemmo la più netta opposizione a quella impostazione. Ricordo che presentammo anche una pregiudiziale di costituzionalità proprio sul punto che consente, con un atto amministrativo, di decidere se una persona andrà in carcere o meno. Oggi ribadiamo la più ferma determinazione a cancellare con una nuova normativa organica quella brutta legge. Una legge che ha messo sullo stesso piano spacciatori e consumatori, carnefici e vittime, rendendo estremamente più difficile una seria azione di contrasto allo spaccio di droga.
Lotta al traffico e alle grandi organizzazioni criminali che si arricchiscono con la droga, prevenzione e sostegno alle famiglie e alle funzioni genitoriali, educazione, cura, recupero: stiamo parlando di un insieme di politiche che debbono saper Pag. 56rispondere alla domanda di sicurezza che proviene dalle nostra città e, al tempo stesso, alle paure e alle sofferenze di tanti giovani e di tante famiglie toccate dal dramma della droga.
Voglio ringraziare la ministra Turco anche per l'accento posto sullo stato preoccupante dei servizi dedicati alle tossicodipendenze nel nostro paese dopo cinque anni di Governo Berlusconi, per aver colto l'occasione concessa da questa documentazione per indicare gli impegni che il Governo intende portare avanti, con il concorso di tutti i ministeri interessati. Un impianto forte, di forte vigore e di ampio respiro, un approccio volto a mettere in relazione tutti gli ambiti dell'azione pubblica che possono concorrere ad ottenere risultati veri e concreti, che reprima e combatta l'illegalità ed il traffico, che aiuti i nostri ragazzi a crescere liberi e consapevoli ed a rispettare il proprio corpo, a sostenere le famiglie e la scuola nell'esercitare pienamente le loro responsabilità educative.
Noi vogliamo rilanciare la rete dei servizi pubblici e di privato sociale rivolti alla prevenzione, alla cura e al recupero delle tossicodipendenze. Queste sono le nostre priorità, non ideologiche ma politiche, sulle quali già a partire da questa legge finanziaria stiamo impegnando risorse e strumenti in più. È un programma di lavoro serio, ambizioso, responsabile, per il quale, come gruppo dell'Ulivo, non faremo mancare al Governo l'apporto delle nostre ricche competenze e sensibilità e il pieno sostegno nel confronto parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Verdi e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestigiacomo. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Signor Presidente, signora ministro, colleghi, ringrazio preliminarmente il ministro Turco per avere prontamente accolto la nostra richiesta di venire a riferire in Parlamento in ordine alla decisione da lei assunta in materia di droga.
Pur tuttavia, nel ringraziarla, non posso che rilevare che questo dibattito, che poi tale non è perché ci è consentito intervenire solo per pochi minuti, avviene proprio perché noi lo abbiamo chiesto. Purtroppo, il ministro Turco ha deciso di aggirare il Parlamento, evidentemente perché sa bene, nonostante abbia qui sentito il bisogno di ribadire ciò che era scritto nel programma - certamente parlava non a noi, ma a voi -, che nel suo schieramento sono tante e variegate le posizioni al riguardo.
Eppure, ministro, non posso che dirmi preoccupata per quello che è venuta a dire in Parlamento. Lei sa bene che, quando ho condiviso alcune sue posizioni e iniziative, non ho fatto mancare il mio onesto appoggio: mi creda, in questo caso lei ha fatto proprio male. Innanzitutto, ci ha sorpreso la fretta con la quale ha deciso di intervenire su questo tema: sono talmente tante le necessità e le esigenze che i cittadini hanno in materia di sanità, che non si comprende come lei abbia sentito il bisogno di occuparsi prima di tutto di tale questione.
E ancora, signora ministro, lei qui ci ha detto che ha dovuto adottare questo atto amministrativo anche perché il centrodestra, nella passata legislatura, è intervenuta con un emendamento su un provvedimento che riguardava un'altra materia. Non finga di ricordare che la legge del nostro Governo è stata in esame presso la Commissione per oltre due anni ed è stata dibattuta in lungo e in largo [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)], e che poi abbiamo deciso di accelerarne l'iter parlamentare. Non sta certo a lei valutare l'ammissibilità delle procedure parlamentari: evidentemente, l'atto che noi abbiamo compiuto era legittimo!
Ebbene, signora ministro, non possiamo accettare lo stravolgimento ed il capovolgimento del senso di una normativa che ha una finalità molto chiara, quella di contrastare e prevenire l'uso di tutte le droghe, con un decreto che inverte del tutto lo spirito e la lettera della nostra legge.Pag. 57
Lei doveva avere più coraggio, doveva venire qui in Parlamento, portare la sua proposta e poi, successivamente, intervenire sulle tabelle, per le quali, come confusamente - mi consenta - ci ha qui spiegato (portando un documento che riguarda la commissione scientifica che ha lavorato su incarico del precedente ministro della sanità, e confermando che vi era una base scientifica nella definizione di quei parametri e di quei limiti), nessun supporto scientifico è alla base della sua decisione di agire semplicemente sul moltiplicatore: visto che c'era, poteva fare semplicemente per due, per quattro, per sei, per otto.
Pensi che anch'io, come lei vicina alle associazioni e ai giovani, sono stata a contatto con alcuni giovani dopo la sua decisione e il suo provvedimento, e su di esso molti esultavano ed erano contenti, perché l'impressione data è stata quella di un cedimento totale sotto tutti i punti di vista, mentre altri non lo erano affatto. Mi hanno invitato a fare un semplice calcolo: mediamente, per preparare una canna e per fumarla, occorrono dai dieci ai quindici minuti; moltiplicando questo tempo per quaranta, per consumare la quantità di droga che lei oggi consente di utilizzare liberamente occorrono più o meno 600 minuti, cioè circa dieci ore. Lei dice che quelle canne non vanno consumate tutte in un giorno, che sono una scorta e che, in tal modo, abbiamo invitato i giovani a stare lontani dai circuiti della malavita e dello spaccio. No, signora ministro, o voi pensate che i giovani di oggi debbano fumare canne dalla mattina alla sera o semplicemente li avete trasformati [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] in spacciatori, perché è impossibile pensare di camminare con una scorta di quaranta spinelli - ci vuole uno zainetto ben capiente! - senza essere indotti a fare quella che è una cosa facilissima (se lei, essendo madre, frequenta le scuole, certamente glielo avranno raccontato): ragazzi che al liceo si passano e si vendono gli spinelli, diventando a loro volta dei piccoli spacciatori.
Lei ha portato qui alcuni dati, falsi anch'essi, relativi all'incremento degli arresti per uso di cannabis. Noi abbiamo ottenuto un documento del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, struttura che appartiene al Ministero della giustizia, che riporta dati, magari, più attendibili di quelli in possesso del Ministero della salute. Il documento del DAP ci dice che, nell'ultimo anno, gli arresti per detenzione di cannabis sono diminuiti di circa il 10 per cento rispetto all'anno precedente. Quindi, è falsa anche la propaganda che avete fatto in campagna elettorale e che lei oggi reca a supporto della sua decisione. In realtà, non è affatto vero - non è questo lo spirito della nostra legge - che noi vogliamo portare in galera i ragazzi che fumano uno spinello.
Lei ha confessato, ministro Turco, che voi volete recuperare quella che, per anni, è stata la vostra politica e la vostra ideologia in riferimento alla questione della droga. Mi scusi, signor ministro, ma nei nostri cinque anni di Governo noi abbiamo operato esattamente al contrario rispetto a quanto lei ha raccontato. Infatti, abbiamo supportato gli operatori privati, abbiamo cercato di dimostrare che un ragazzo può essere recuperato dalla tossicodipendenza e non mantenuto in tale condizione, come avete sempre fatto voi, con la politica della riduzione del danno.
Signor ministro, i decreti si possono emanare ma si possono anche ritirare. In questo caso, lei avverte anche l'isolamento.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Prestigiacomo.
STEFANIA PRESTIGIACOMO. Concludo, signor Presidente.
Oggi, infatti, è presente soltanto una minima parte della sua maggioranza. Come tutti abbiamo appreso, c'è stata una forte dissociazione, sia alla Camera sia al Senato, dalla sua iniziativa e lei avverte nettamente l'isolamento. Non ci sono state voci autorevoli a supporto della sua iniziativa. Pag. 58Glielo dico da cittadina, da madre e da ex ministro: signor ministro, abbia il coraggio di ritirare questo decreto che, di fatto, ha ingenerato nei giovani la convinzione che, da oggi, fumare spinelli è assolutamente lecito, che se ne possono fumare quanti se ne vuole e che anche lo spaccio è diventato un attività legale. Quindi, ritiri questo provvedimento [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, ho letto sul Corriere della Sera di questa mattina alcune dichiarazioni del ministro Turco: «Hanno voluto sfiduciarmi. Così non solo non si fa il partito democratico, ma non si governa».
Signor ministro, a me non interessa se si faccia o meno il partito democratico, non è affar mio. Rilevo, però, che la sua dichiarazione si riferisce alla lettera-documento con cui 51 parlamentari della Margherita, oltre la metà dei quali sono deputati, hanno contestato il suo provvedimento. Peraltro, lei ha ragione: non si governa così; sottoscrivo le sue parole.
L'onorevole Turco ha poi proseguito: «Un atto politico preciso, avrebbero potuto telefonarmi». Come se i problemi della salute dei cittadini e della lotta alla droga si risolvessero con alcune telefonate con esponenti della Margherita! Esponenti di quel partito hanno dichiarato che tutti i 51 deputati del relativo gruppo parlamentare avrebbero chiesto di parlare contro questo provvedimento. Anche questo risulta dal Corriere della Sera di oggi. Per ora, è intervenuta soltanto una esponente qualificata, a nome del gruppo dell'Unione, o dell'Ulivo; non so come si chiami...
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Si chiama Ulivo!
MAURIZIO GASPARRI. Ulivo? Benissimo. Non lo sapevo, dal momento che cambiate nome, di tanto in tanto. Oggi vi chiamate Ulivo? Complimenti!
Finora, dicevo, ha parlato una esponente dei Democratici di sinistra (credo che si chiamino ancora così). Vedremo se i 51 o 27 deputati che sono presenti parleranno, se diranno la loro.
L'onorevole Violante ha aggiunto che quella prevista dalla legge Fini-Giovanardi è una sanzione inumana: dimostreremo che non è così. La senatrice Binetti ha dichiarato, sempre sul Corriere della Sera di oggi: «Il ministro è venuta più volte in Commissione sanità, non ci ha avvertiti né tantomeno consultati. Se manca il confronto risulta difficile dare seguito a decisioni che ci espongono a conflitti con la coscienza».
Noi non abbiamo conflitti con la coscienza, abbiamo la coscienza pulita perché abbiamo fatto una buona legge e, sicuramente, possiamo rivendicare un'azione positiva. Nei giorni scorsi, onorevole Turco, lei ha mentito al paese. Lei ha detto, citando le sue dichiarazioni all'ANSA, che ha emanato questo decreto sulle dosi perché ci sono ragazzi che vanno in carcere per il possesso di uno spinello.
Lei ha mentito, facendo dichiarazioni non vere. Nessuno, in Italia, è in carcere per il possesso di uno spinello. Considerato che ha portato dati non attendibili - ma ritengo che altri colleghi poi confuteranno, nell'ambito dei cinque minuti assegnati ad ogni intervento, i dati inesatti sulle carcerazioni che lei ha diffuso -, la sfido, e la prego di accettare la sfida, a portare, in Parlamento e di fronte all'opinione pubblica, il nome di un ragazzo o di un anziano o di una persona che sia stata arrestata in Italia per il possesso di uno spinello e non, invece, per altri reati connessi. Lei ha mentito all'Italia [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale: Bugiarda!
MAURIZIO GASPARRI. Quindi, ha adottato un provvedimento, come ci ha Pag. 59detto, senza consultare realtà scientifiche, a differenza del ministro Storace, che ha varato un decreto dopo avere ascoltato, come lei stessa ha dovuto ricordare, operatori, medici, volontari, tossicologi, specialisti, che hanno determinato una quantità elevata. Infatti, il possesso pari a venti spinelli - tale il principio attivo che corrispondeva alla tabella che lei ha modificato - consente un possesso rilevante, e neppure quella soglia determina automaticamente la carcerazione perché è un indizio che il giudice deve utilizzare per le sue ulteriori valutazioni.
Lei ha mentito ancora in questi giorni con riferimento ad un'automatismo degli arresti, che invece non è previsto. Fummo anzi criticati da qualche settore più a destra di noi per un eccesso di morbidezza e lei, che conosce queste realtà, lo dovrebbe sapere. Quindi, ha mentito più volte.
La nostra legge non prevede più carcere; ha aumentato i limiti edittali delle condanne portandoli fino a quattro anni, entro i quali si può uscire dal carcere per stare in una comunità. In comunità, e non a spacciare la droga sulle strade, come vorreste voi, liberalizzando lo spaccio della droga (come avete fatto con questo provvedimento). Con la legge Fini-Giovanardi, meno carcere - non più carcere -, ma più comunità. Lei ha dichiarato che non volete dare più alle comunità la possibilità di certificare lo stato di tossicodipendenza; noi lo abbiamo fatto per valorizzare il volontariato sociale, laico o cattolico o comunque la pensi: quanti salvano i drogati, non quanti fanno i convegni sulla droga per avere i soldi dalla Unipol, come don Ciotti, che fa l'antimafia con i soldi di Consorte e dei suoi compagni [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)] al Campidoglio o altrove, sponsorizzato da Unipol (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)... Compagni, certo... Il convegno di don Ciotti!
GABRIELE FRIGATO. Vergogna!
MAURIZIO GASPARRI. Allora, io le faccio questa osservazione. La quantità che lei ha stabilito con il pallottoliere l'altro giorno a casa sua - così ha varato il decreto, ci ha riferito, con il moltiplicatore: non so se ha utilizzato la calcolatrice elettronica o il pallottoliere - è pari a quaranta spinelli. Anche se in ipotesi fossero trenta, se noi siamo d'accordo che il consumatore non va incarcerato e che la legge vigente - perché è ancora vigente - non lo prevede, ebbene, il possesso personale di quantità pari a trenta spinelli è da consumatore o da spacciatore?
Facciamo l'esempio del fumatore; un fumatore avrà uno o due pacchetti in tasca ma non esce la mattina di casa con una stecca di sigarette in tasca, per quanto possa fumare molto. Lei ha fatto la stessa cosa, ha detto: tu esci con una stecca di spinelli da casa (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania) perché così, come ha osservato con un valido esempio l'onorevole Prestigiacomo, ti farai dieci ore di spinelli. Poi, questo poveretto dovrà dormire un po' (e con tutti quegli spinelli temo che dormirà molto), dovrà pur mangiare e lavorare. Ma lasciamo perdere; in quelle condizioni, che volete che faccia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)! Ma come campa questo giovane tipo?
Dunque, lei ha fatto una scelta sciagurata, che noi contestiamo, e la invitiamo ovviamente a ritirare il provvedimento. Invitiamo altresì i colleghi che hanno firmato lettere ed appelli, che hanno scritto talune considerazioni, di essere liberi. Non so se farete il partito democratico ma non potete fare un paese di zombi. La forza di fare una legge non l'avete, ma con questi decreti volete sabotare la legge. Lei, onorevole Turco, queste cose le conosce e noi vorremmo sapere chi ha deciso queste misure. Delle sue valutazioni discutibili anche sull'uso terapeutico parleremo in altre occasioni; lei dice di educare ma sta diseducando perché dice: usa, possiedi più droga, non ti faremo nulla, neanche una multa, neanche una telefonata ai genitori...
MARIA FORTUNA INCOSTANTE. Questo non è vero!
MAURIZIO GASPARRI. Lei ha parlato di funzione educativa degli adulti; ebbene, lei è un adulto e non sta svolgendo una funzione educativa raddoppiando le dosi di principio attivo di cannabis. Lei svolge una funzione diseducativa nella sua agenda con questo provvedimento del quale non può certo vantarsi ma solo vergognarsi. Noi non vogliamo incarcerare nessuno; abbiamo valorizzato le comunità, il volontariato e la prevenzione. Lei ha parlato delle comunità. Io questa mattina insieme all'onorevole Menia (ieri vi era stato solo l'onorevole Giovanardi) mi sono recato ad una grande riunione delle Comunità Incontro ed ho chiesto esplicitamente un mandato - c'erano più di mille persone alla presenza di don Gelmini - per poter parlare a nome di quella comunità. Me lo hanno conferito e quindi posso parlare a nome non solo del gruppo che ho l'onore di rappresentare ma anche di un mondo di volontariato che lei conosce. Molte volte ci siamo confrontati e lei, ministro, si è sempre trovata per la verità con pochi argomenti e con molte difficoltà in quei contesti. Ebbene, le Comunità Incontro di don Gelmini hanno approvato un documento...
PRESIDENTE. Deve concludere...
MAURIZIO GASPARRI. Concludo, Presidente. Le comunità di don Gelmini hanno stabilito in questo documento alcuni principi chiari; un «no» chiaro a qualsiasi droga. Non sono - scrivono le Comunità Incontro - gli spinelli da aumentare o da liberalizzare, ma le occasioni di speranza e - concludono le Comunità Incontro - la Fini-Giovanardi non si tocca. Ritiri quel decreto e rispetti una legge in difesa della salute dei giovani (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, avrei voluto ringraziare il ministro Turco perché in quest'aula, dopo i semi, i cartelli, i frizzi e i lazzi, forse si comincia a discutere seriamente; tuttavia non sono così convinto, dopo questo inizio di discussione, che ciò corrisponda al vero.
Parliamo di droghe e, nonostante la cascata di dichiarazioni e commenti autorevoli nonché di lettere infervorate, il dato di fatto è che in nessuna delle nostre Commissioni è seriamente incardinata una discussione sulla riforma della legge n. 49 del 2006. Eppure si tratta di una questione assolutamente urgente perché, nonostante legislazioni sempre più repressive - dalla legge n. 309 del 1990 all'ultima legge, la cosiddetta Fini-Giovanardi -, i consumi sono esplosi, le sostanze si sono moltiplicate, l'età di prima assunzione è diminuita e, soprattutto, il narcotraffico si è rafforzato. Questa è la fotografia di un fallimento che si è accelerato dopo l'approvazione dell'ultima legge nel febbraio scorso. In tutti i fallimenti, quando un'azienda privata - tema caro al centrodestra - va male, i dirigenti se ne vanno a casa, vengono sostituiti. Questa è l'unica azienda in cui coloro che sono responsabili del fallimento vogliono ancora dirigere l'azienda portando avanti le azioni e le decisioni che hanno prodotto risultati negativi.
Siamo stati, sia in generale sia nello specifico, facili profeti: gli effetti della legge Fini-Giovanardi li avevamo assolutamente previsti. E uso un plurale che rappresenta molte persone di buonsenso presenti nelle comunità, nei SERT, nel privato sociale, nel mondo politico e anche nei movimenti.
I dati forniti dal ministro Turco sono un po' diversi da quelli resi noti dai giornali in questi giorni. In ogni caso, si tratta di dati univoci come tendenza e preoccupanti come realtà. E - mi permetta, onorevole Prestigiacomo - i dati che ha fornito mi sembrano numeri nel senso più deteriore del termine, perché Pag. 61alcune delle sue affermazioni appaiono irreali, dette da chi non sa esattamente quello che sta dicendo. Ma non intendo fare polemica.
Se è vero che gli arresti sono aumentati circa del 50 per cento, qualcuno di voi ha visto calare il consumo di stupefacenti in egual misura? Se gli arresti sono aumentati in questa misura, qualcuno si sente oggi più sicuro che i propri figli non assumano porcherie chimiche? No, perché la strategia è sbagliata in questa direzione. Non solo la legge Fini-Giovanardi deve essere abrogata, ma occorre riformulare la legge n. 309 del 1990.
Si tratta di temi assolutamente importanti che necessitano di un confronto ampio, che investa il Parlamento e il paese nel suo complesso. Tuttavia, si tratta di un dibattito che è mancato nella scorsa legislatura, ma anche alla Conferenza di Palermo del dicembre 2005, che è stata disertata dalla maggior parte delle associazioni e degli operatori perché si è trattato di una conferenza strutturata esclusivamente per assicurare il semaforo verde a questa legge, che deve essere cambiata.
Dobbiamo cambiare, in meglio ovviamente, per assicurare a migliaia di tossicodipendenti e alle loro famiglie una prospettiva diversa dall'attuale, in quanto siamo convinti che oggi, purtroppo, chi più grida contro la droga e difende l'attuale legislazione in realtà lavora contro e non a favore di tante drammatiche situazioni.
Dobbiamo cambiare perché quattro milioni di italiani non vogliono, e non possono, stare più a lungo sotto un'ingiustificata tutela penale.
Il quadro è diverso, oggi, da quello di alcuni anni fa. Sono venute avanti esperienze diverse, nel mondo e in Europa, ed anche noi dobbiamo crescere e aggiornarci. Queste esperienze vanno colte, analizzate e sperimentate, quali frammenti di una strategia alternativa: che entrino, finalmente, nella nostra legislazione! Questo è un punto dell'impegno che abbiamo assunto come gruppo parlamentare.
Chiedo ai colleghi, al ministro, ai ministri competenti, che il dibattito che abbiamo finalmente cominciato non si fermi, che questa complessiva discussione sui temi delle dipendenze e del rapporto tra società e droghe (delineate al plurale, mai al singolare, in forma ideologica: le droghe, non la droga!) non si fermi e vada avanti: ce lo chiede il paese; ce lo chiedono milioni di giovani; credo che ce lo chieda anche l'Europa, che ormai, su questo versante, è andata avanti, rispetto a noi, di un bel pezzo (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e La Rosa nel Pugno - Commenti del deputato Menia)!
PRESIDENTE. Grazie.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, innanzitutto, mi piacerebbe sapere dal ministro Turco che fine abbiano fatto i nostri progetti: la prevenzione in famiglia, che si doveva svolgere presso scuole statali e non statali, palestre, associazioni sportive, parrocchie; gli incontri con la famiglia in sede preventiva; il nostro progetto nelle carceri, per attuare una prevenzione rivolta anche a coloro i quali, avendo commesso gravi reati, devono disintossicarsi prima di rientrare nel circuito della reintegrazione nella società civile; il progetto cocaina; insomma, tutto quello che abbiamo previsto, da realizzare sempre in strutture specializzate, con l'aiuto del volontariato, per fare uscire i tossicodipendenti dal circuito della cocaina.
Ricordo che le competenze sono regionali e che i fondi li hanno le regioni: il dipartimento poteva svolgere soltanto un'opera di coordinamento nazionale, che abbiamo svolto con i progetti menzionati, con le campagne promozionali e con la legge.
Cominciamo a fare un po' di opera di informazione, non di disinformazione. Il disegno di legge Fini - così si chiamava allora - cominciò il suo iter al Senato il 7 giugno 2004. Su di essa, le Commissioni riunite giustizia e sanità hanno tenuto quattordici sedute di approfondimento ed otto audizioni di enti ed associazioni. Un Pag. 62anno dopo questo lavoro così intenso, dai circa 100 articoli del progetto iniziale ne furono stralciati molti e ne rimasero 20, proprio perché ci facemmo carico delle osservazioni e del lavoro svolto dal Senato. Successivamente, il testo è stato sottoposto, a Palermo, ai mille operatori colà convenuti per approfondire le tematiche relative alla legge. In seguito, abbiamo riunito la Consulta nazionale, che ci ha dato mandato, dopo Palermo, di disciplinare la materia con decreto-legge.
Ricordo (e chi voglia verificare può andare a leggere gli atti parlamentari) che il testo recava il titolo: «Misure urgenti per le Olimpiadi e per favorire il recupero dei tossicodipendenti recidivi». Abbiamo disciplinato la recidiva di cui alla cosiddetta ex Cirielli ed abbiamo portato non a quattro, ma a sei anni - sei anni - il limite relativo alle pene inflitte con sentenze passate in giudicato (quindi, anche quelle pronunciate con riferimento a reati abbastanza gravi), onde permettere ai soggetti seguiti in una comunità (anche condannati con sentenza passata in giudicato) di non finire in carcere, ma di rimanere nella comunità, affinché essa svolgesse la sua funzione di recupero.
E cosa stabilisce la legge? Ne parlavo, qualche giorno fa, con Ignazio Marino, presidente della Commissione sanità del Senato. Sono d'accordo con lui: non mi va bene il sistema degli Stati Uniti, dove per uno spinello si finisce in carcere. Noi abbiamo detto che il consumatore di droga è una vittima. Quindi, il massimo che può rischiare è una sanzione amministrativa. Quale? Il prefetto che avvisa la famiglia: «Guardate che vostro figlio ha cominciato a drogarsi». In casi estremi, sono previsti il ritiro della patente ed il sequestro del motorino (esattamente come avviene per l'ubriaco). Queste sono le sanzioni amministrative così terribili che la legge prevede!
C'è stato, poi, un nodo politico di primaria importanza: cosa succede quando, fissando una soglia - ieri erano venti spinelli, oggi sono quaranta -, si presume che la quantità sia talmente alta da fare ritenere che, probabilmente, si tratta di spaccio? Si è verificato anche uno scontro politico, ad esempio, con Andrea Muccioli, com'è notorio. Muccioli ed altri volevano che, superata la soglia, automaticamente scattasse la sanzione penale e, quindi, il carcere. Ci siamo opposti: abbiamo stabilito, nella legge, che il superamento della soglia è un indizio. In altre parole, il giudice sa che, quando un soggetto viene sorpreso con cento spinelli o con un etto di cocaina, non ricorre, probabilmente, il caso del possesso per uso personale. Tuttavia, che si tratti di spacciatore va dimostrato nel processo mediante un corredo indiziario basato non soltanto sulla quantità, ma anche su altri elementi.
L'altro giorno è stato fermato il presidente di una banca - lo ha riferito il Corriere della Sera, ma ne ignoro il nome - poiché era in possesso di 8 grammi di cocaina. Perché non lo hanno arrestato? Non lo hanno fatto perché, essendo un presidente di una banca, vale a dire un personaggio famoso e ricco, hanno supposto che la cocaina fosse per uso personale e che non fosse uno spacciatore. È un'interpretazione corretta: si tratta proprio della ragione per cui nessun giovane è finito in galera per uno, due o tre spinelli!
Ha perfettamente ragione l'onorevole Gasparri: siamo in Parlamento, e le menzogne totali che sono state pronunciate - poiché si è parlato di migliaia e migliaia di giovani che sarebbero finiti in carcere per uno spinello - si sono rivelate essere tali! Non esiste! Ma dove? Ma quando? Io continuo a chiedervi di fare il nome di qualche giovane finito in galera per uno spinello!
Guardate che questa legge prevede che anche chi venga riconosciuto essere un piccolo spacciatore non debba andare in carcere. Infatti, il vigente articolo 73, commi 5 e 5-bis, del Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, prevede, nel caso dell'applicazione della pena della reclusione da uno a sei anni (non da sei anni a vent'anni, perché è stata ridotta), la possibilità di svolgere un lavoro di pubblica Pag. 63utilità per due volte, anche se il soggetto in questione è recidivo! Il giudice, in altri termini, può condannare una persona in quanto piccolo spacciatore, ma può stabilire che, anziché espiare la pena in carcere, egli debba svolgere un lavoro di pubblica utilità. Ciò prevede questa normativa così «repressiva»!
Inoltre, per chi è in attesa di giudizio anche per reati gravi, ma sceglie di entrare in un comunità, abbiamo portato a 6 anni il limite della pena stabilita con sentenza passata in giudicato. Ricordo che, prima della vigente normativa, chi si trovava da due anni in comunità poteva essere preso e sbattuto in carcere; adesso, invece, tale soggetto può continuare a rimanere presso la comunità e proseguire il suo programma di recupero. Allora, quando voi affermate che occorre depenalizzare, vorrei ricordare che l'illecito in oggetto è già depenalizzato! Cosa volete depenalizzare, se ciò è stato già depenalizzato? Volete forse abrogare le sanzioni amministrative?
In tal caso, allora, vorreste forse affermare che chi si trova sotto l'effetto delle droghe, leggere o pesanti che siano, può guidare un autobus, un aereo o un'automobile ed arrecare danni a sé e agli altri? Non sarebbe meglio trattarlo, giustamente, come un qualsivoglia ubriaco? Vogliamo concedere a tale soggetto il porto d'armi oppure vogliamo toglierglielo? Lo sapete che, a Napoli - lo sapete benissimo! -, chi va a fare le rapine o ad uccidere prima assume la cocaina? Così, grazie all'eccitazione determinata da tale stupefacente, poi va a commettere dei delitti!
Le droghe sono una questione molto seria. Ricordo che, quando avevo la delega in tale materia, sono stato a Vienna: ebbene, vorrei evidenziare che le tabelle dell'ONU includono le droghe leggere assieme a quelle pesanti. Tutti i paesi del mondo hanno fatto ciò che abbiamo realizzato!
L'altro giorno, il Portogallo, dopo lo svolgimento di un grande dibattito in Parlamento, è giunto esattamente alla conclusione della cosiddetta legge Fini-Giovanardi; in altri termini, tale paese ha depenalizzato l'uso personale, poiché fino all'altro giorno era prevista la reclusione anche per tale fattispecie. Ricordo che in molti paesi del mondo è così: ne sanno qualcosa i nostri giovani, i quali, quando vanno a fare «gli spiritosi» in Africa o in qualche paese asiatico, vanno in prigione per anni se vengono trovati in possesso di uno spinello. Qui se ne tollerano quaranta, ma in quei paesi con un solo spinello si va in galera!
Ma noi abbiamo compiuto una scelta: potevamo intraprendere una via repressiva...
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi...
CARLO GIOVANARDI. Mi scusi, ma ho 8 minuti di tempo a disposizione, perché utilizzo anche i 3 minuti di tempo a titolo personale del gruppo, quindi...
PRESIDENTE. Non è esattamente così; tuttavia, sto tenendo un comportamento «aperto» rispetto ai tempi degli interventi...
Prego, onorevole Giovanardi, prosegua pure (Commenti).
CARLO GIOVANARDI. Tanto è vero...
MARCO BOATO. Possiamo farlo tutti!
CARLO GIOVANARDI. ... che si vedono i risultati!
Vorrei citare i dati forniti dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria: erano 15.877 le persone arrestate nei sei mesi dell'anno precedente per violazione delle norme in materia di droga; quest'anno, dopo l'entrata in vigore della legge in oggetto e delle relative tabelle, negli stessi sei mesi ne sono state arrestate 14.641, vale a dire 1.200 in meno! Sto parlando non di segnalazioni al prefetto o alle questure, ma di persone arrestate. È molto chiaro il motivo per cui ve ne sono 1.200 in meno! Infatti, le forze di polizia e gli operatori del settore adesso sanno che, quando fermano una persona (giovane o meno) con una quantità inferiore alle soglie stabilite, devono inviare solo una segnalazione in prefettura.Pag. 64
Ricordo che, in precedenza, vi era un'assoluta discrezionalità: a seconda del giudice, si poteva essere condannati per un milligrammo di droga ed essere addirittura assolti per la detenzione di un chilo. Adesso, le soglie rappresentano soltanto un parametro di riferimento ragionevole!
Vogliamo ridiscutere le soglie relative alla cocaina, all'eroina o all'hashish? Bene: perché, allora, non si è venuti in Parlamento? Affermate che occorre depenalizzare: allora, riuniamo le Commissioni parlamentari competenti! Ricordo che lo ha affermato tante volte l'onorevole Cancrini e lo abbiamo ribadito anche ieri, nel corso di una trasmissione televisiva. Pertanto, incontriamoci in una Commissione, alla Camera o al Senato, e poi, al di là della demagogia e delle «capezzonate» (mi riferisco alle affermazioni circa le migliaia e migliaia di giovani finiti in galera), confrontiamoci sulla realtà. Ciò perché abbiamo già realizzato, con la legge in vigore, il 99 per cento di quanto voi proponete!
Vorrei che leggeste libri come quello di Giuseppe Amato, intitolato Teoria e pratica degli stupefacenti. L'autore è un validissimo magistrato con il quale abbiamo collaborato nel predisporre una legge...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
CARLO GIOVANARDI. ...seria, valida e non repressiva.
Pertanto, vorrei concludere affermando che siamo pronti a confrontarci, ma non siamo certamente disponibili ad associarci a messaggi così devastanti come quello lanciato dal ministro, il quale ha addebitato a me troppa generosità! Infatti, avevamo fissato un limite di 20 spinelli: se eravamo stati generosi noi, portare tale soglia a 40 è veramente una contraddizione, che lancia soltanto un segnale devastante ai nostri giovani (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Montani. Ne ha facoltà.
ENRICO MONTANI. Onorevole Daniele Farina, lei parlava di dibattito serio. Peccato che, in merito, non si può fare un dibattito serio, perché siamo davanti ad un atto del ministro e noi, purtroppo, non possiamo fare altro che svolgere una discussione, in maniera che resti agli atti, ma senza alcun contributo serio.
Onorevoli colleghi, il dibattito sviluppatosi negli ultimi giorni all'interno del centrosinistra sulla decisione del ministro Turco di raddoppiare la quantità di cannabis per uso personale solleva incredulità e sconforto, allo stesso tempo. Incredulità, perché è assolutamente paradossale che, in un paese democratico, una decisione di così ampio impatto sociale e così densa di implicazioni etiche sia assunta con un provvedimento endogovernativo, ossia al di fuori di qualsiasi dinamica di confronto pubblico e di dibattito parlamentare. Ma la decisione del ministro Turco lascia dietro di sé anche la sensazione di intimo sconforto per gli - ahimè - insolubili contrasti che continuano ad accompagnare l'operato dell'attuale maggioranza di Governo in tutte le decisioni che, per il loro contenuto etico-valoriale, più direttamente incidono sugli stili di vita e sugli assetti sociali del nostro paese. Basti ricordare i 51 membri della Margherita - che, tra l'altro, oggi non sono in aula - che scrivono lettere e le mandano i giornali e, poi, oggi non si presenta nessuno di essi, ed anche questo è un fatto strano...
IVANO STRIZZOLO. Di chi stai parlando?
ENRICO MONTANI. Dei 51 firmatari!
IVANO STRIZZOLO. Io sono uno di quelli!
ENRICO MONTANI. E gli altri 50 dove sono?
IVANO STRIZZOLO. Allora, parla non di 51, ma di 50!
PRESIDENTE. Per cortesia, dovremmo evitare di interloquire. Onorevole Montani, prosegua il suo intervento. Grazie.
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ENRICO MONTANI. Ovviamente, in risposta alle critiche che la sua decisione, signor ministro, ha sollevato anche all'interno del centrosinistra, lei obietta che, in fondo, l'abrogazione della legge Fini-Giovanardi rappresenta uno tra i punti qualificanti del programma di Governo dell'Unione. Benissimo, se lei è convinta che questo sia l'orientamento della sua maggioranza, perché non promuovere, piuttosto, una revisione organica della legge n. 272 del 2005, spiegando apertamente al Parlamento e, soprattutto, agli elettori, i contenuti della sua proposta in tema di droga? La verità è che lei, ministro Turco, sa benissimo che non esiste una comune linea della sua maggioranza sul tema in esame, per cui, onde non rischiare un'aperta rottura in Parlamento, meglio operare da dietro le quinte, cercando di smantellare, con colpi mirati, l'impianto della legge del centrodestra!
Il problema, e questo indubbiamente è il profilo più discutibile dell'intera vicenda, è che la legge Fini-Giovanardi ha una sua ratio unitaria ed organica, assolutamente incompatibile con le modifiche da lei introdotte con decreto, sicché, non solo nel metodo, ma anche nel merito, non posso esimermi dall'esprimere il forte dissenso nei confronti della superficialità politica con cui lei ha affrontato un tema di forte impatto sociale, quale quello della droga.
Dal punto di vista etico-sociale, la decisione da lei assunta corrisponde ad un comportamento assolutamente irresponsabile nei confronti dei cittadini e, soprattutto, dei giovani. Proprio nei confronti dei giovani, infatti, se lei ritiene che la sua contrarietà alla droga sia netta e comprovata, mi lasci quantomeno obiettare che, in realtà, non è liberalizzando indiscriminatamente un consumo di principio attivo pari a ben 40 spinelli che si riesce a comunicare che il consumo di droga è pericoloso. Nel dibattito politico, ovviamente, si può dissentire sui contenuti tecnici della normativa nazionale in materia di stupefacenti, ma difficilmente è possibile negare che la lotta al consumo di droga debba rappresentare un obiettivo comune a tutte le forze politiche e partitiche, indipendentemente dalle ideologie.
Per queste ragioni, può essere legittima la scelta di procedere ad una revisione della normativa vigente in materia di droga, purché con onestà politica ed intellettuale, evitando cioè quegli atteggiamenti demagogici che, male interpretando i contenuti dell'attuale legislazione, ne rivedano le applicazioni solo al fine di compiacere una parte, esigua, dell'elettorato della sua stessa maggioranza di Governo.
Signor ministro, credo che noi un messaggio dobbiamo lanciarlo: che la droga è veleno. Invece lei, con un suo decreto, ha detto che 20 o 40 è la stessa cosa! Noi su ciò non siamo d'accordo; la droga è veleno e la droga è merda!
PRESIDENTE. Onorevole Montani, la invito ad avere un po' di rispetto per quest'Assemblea, nei termini che utilizza.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, pur ringraziando il ministro per l'informativa che ha svolto in quest'aula, sento il dovere di esprimere qualche perplessità nei confronti di quanto esposto, in special modo, in ordine al provvedimento adottato.
Il tema delle droghe è estremamente delicato perché, da un lato, è connesso al settore della criminalità (mi riferisco, chiaramente, alla grande criminalità internazionale, che ricava miliardi dalla produzione e commercializzazione illegale di sostanze stupefacenti), dall'altro è profondamente legato alla salute di chi fa ricorso all'uso delle droghe.
Considerata tale complessità, è evidente come la questione droga non possa essere affrontata ideologicamente, con posizioni preconcette e generalizzanti. È opportuno, invece, dar vita a una riflessione approfondita e analitica, volta a comprendere il problema nel suo insieme, nelle molteplici sfaccettature di cui si compone. È necessario conoscere i dati di natura scientifica, tracciare un quadro degli effetti prodotti Pag. 66dalla legislazione finora vigente nella lotta al traffico e alla diffusione degli stupefacenti, ascoltare gli operatori del settore. Mi riferisco, chiaramente, a chi da anni si adopera per il recupero dei tossicodipendenti.
Lei, onorevole ministro, come prevede la legge, ha modificato i quantitativi consentiti per l'uso personale della cannabis, innalzando da 500 a 1.000 milligrammi i valori del principio attivo. Ci ha spiegato i motivi di questa scelta: primo fra tutti, quello di evitare sanzioni penali per chi fa uso di droghe leggere. Questa è l'opinione del Governo, di grandissima parte della maggioranza e anche di alcuni rappresentanti dell'opposizione; del resto, altri nell'ambito dell'Unione la pensano in modo in tutto o in parte diverso.
Credo che tale trasversalità di opinioni segnali che il tema della droga e il contrasto della stessa, oltre ad essere un'importante questione politica, attiene, in primo luogo, alla coscienza dell'individuo. È probabile che, su un fatto, tutti possiamo essere d'accordo: il consumatore di droga è una vittima e, in quanto tale, si deve evitare la sua criminalizzazione. Ma è altrettanto vero, per tutta una serie di motivi, il primo dei quali è evitare l'incremento del mercato di stupefacenti, che è necessario adottare misure che disincentivino l'uso della droga.
Nella passata legislatura, la Casa delle libertà ha ritenuto di modificare il Testo unico del 1990, eliminando la distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti ed inasprendo le sanzioni per traffico e detenzione di sostanze stupefacenti; un provvedimento che, sicuramente, ha delle pecche e può essere modificato. Ma riteniamo che la scelta adottata dal Governo non sia senz'altro la più urgente. Raddoppiare i limiti consentiti per l'uso personale di cannabis rappresenta un messaggio negativo nella lotta alla droga, un ulteriore segnale di «lasciar fare», che colpisce e indebolisce il principio di legalità, già messo a dura prova in questo paese.
Ministro Turco, l'Italia dei Valori ritiene che, per non criminalizzare i consumatori di droga, siano altre le misure da introdurre. Bisogna, in primo luogo, incrementare l'attività di prevenzione, proporre stili di vita senza droghe, a partire dalla scuola, coinvolgendo il mondo dell'associazionismo: tutte cose che ha detto chiaramente anche lei. Però, ciò andava fatto prima.
Questo impegno di tipo culturale, che proponga ai nostri giovani una migliore qualità della vita senza droghe, è certamente lo sforzo più importante e duraturo che devono compiere il Governo, il Parlamento, la società civile, la scuola e la famiglia. Ciò per modificare i dati, purtroppo ancora inaccettabili ed in crescita, sull'abuso di sostanze stupefacenti nel nostro paese, con tutte le conseguenze negative per l'intera società (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Poretti. Ne ha facoltà.
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ringraziare il ministro Turco. Grazie, davvero, per il provvedimento che io personalmente, come parlamentare, e noi, come Rosa nel Pugno, aspettavamo da mesi. Soprattutto, lo aspettavano i tanti ragazzi e consumatori di cannabis che rischiavano il carcere non per uno spinello, ma, comunque, solo per essere stati trovati con pochi spinelli in tasca.
Questo decreto interviene sulle tabelle relative al quantitativo massimo di cannabis consentito per uso personale, lo ricordiamo tutti, salito da mezzo grammo ad un grammo di principio attivo. Si parla di 40 spinelli e - lo ricordo - per contenerli non occorre uno zainetto; se si conosce ciò di cui si sta parlando, si tratta più o meno di 40 sigarette, due pacchetti di sigarette. Non occorre un TIR per girare con quaranta spinelli!
Essere intervenuti su queste tabelle fa sì che le forze dell'ordine e i magistrati distinguano, comunque e con più facilità, un consumatore da uno spacciatore. Fra l'altro, ricordo che si tratta di tabelle che sono state reintrodotte contro l'esito di un Pag. 67referendum che aveva chiesto di abolire la dose minima giornaliera e che doveva essere l'avvio di una riforma e di una regolamentazione per quanto riguarda, perlomeno, le droghe leggere o non droghe. Purtroppo, l'impianto criminalizzatore e punizionista dell'attuale Testo unico sugli stupefacenti rimane in piedi tutto e tutto per intero. Oggi, non è punibile penalmente chi viene sorpreso a consumare cannabis, ma (ricordiamolo, perché è davvero importante) in tal caso scatta una segnalazione al prefetto, che dispone sanzioni amministrative, dalla sospensione della patente a quella del passaporto, con il danno che ciò può comportare per chi, per esempio, lavora usando l'automobile.
CARLO GIOVANARDI. Sai quanti danni provoca quello che sta guidando l'automobile!
DONATELLA PORETTI. Ma è punito di per sé, collega Giovanardi, è punito di per sé e non perché viene sorpreso a guidare un mezzo sotto effetto di stupefacenti. Questa è una differenza fondamentale. Quando si punisce una persona che guida sotto effetto di alcol, lo si fa dopo averla sottoposta ad un test, che si chiama etilometro, e qualora risulti positivo, viene sospesa la patente. Nel caso del consumo della cannabis, invece, si sta parlando di un fenomeno sociale che ha una diffusione tale che si potrebbe definire un fenomeno sociale normale e quotidiano.
Secondo l'ultima relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze, i consumi sono raddoppiati. Nel 2001, erano due i milioni di persone che consumavano cannabis e, nel 2005, sono stati 3 milioni 800 mila. Le segnalazioni sul consumo di cannabis, sempre secondo l'ultima relazione al Parlamento, sono l'80 per cento del totale delle oltre 90 mila segnalazioni in materia. Insomma, sono numeri e cifre che dovrebbero dare il senso del fallimento delle politiche fino ad oggi perseguite, politiche moraliste e ideologiche, che non guardano alla realtà e ignorano che si muore per alcol e per tabacco, ma non per cannabis. I morti per tabacco sono 80 mila l'anno, mentre zero, ripeto, zero sono i morti per uso di cannabis. Alcol e tabacco danno dipendenza fisica ed hanno costi sociali e sanitari notevoli, ma, per questo Palazzo, è più facile vietare che fare provvedimenti che sono tragicamente forieri di un peggioramento della situazione. Tutto è in aumento: consumatori, delinquenza, piccola e grande, connessa allo spaccio e ai traffici, intasamento della giustizia e impiego delle forze dell'ordine, allarmi sanitari e sociali. Napoli, insomma, è solo la punta dell'iceberg ed è davanti ai nostri occhi.
Occorre fare scelte che non sono davvero più prorogabili: eliminare le sanzioni, anche amministrative, per i consumatori, studiare e progettare nuove politiche per legalizzare e regolamentare i consumi. In questo modo, dovrebbero assopirsi i fenomeni sociali connessi e, sotto controllo, si eviterebbe lo straripamento nell'illegalità, nella clandestinità e nel relegare comportamenti individuali, che non ledono le libertà altrui, in sfere perseguibili penalmente.
In nessuna parte del mondo, colleghi, la politica punizionista ha ottenuto risultati, se non negativi. I soli beneficiari sono le mafie e i narcotrafficanti, con profitti stimati in oltre 700 miliardi di euro l'anno, una ventina delle attuali finanziarie. Prendiamone atto e voltiamo pagina (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, L'Ulivo e Verdi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cancrini. Ne ha facoltà.
LUIGI CANCRINI. Anch'io vorrei ringraziare l'onorevole Livia Turco per questa decisione, davvero importante, che era attesa e che considero un segnale positivo da tutti i punti di vista. Siamo di fronte ad un'antica polemica. Nel 1952, l'Organizzazione mondiale della sanità segnalò il fatto che hashish e marijuana non sono droghe pesanti, non determinano dipendenza fisica e che la loro pericolosità personale e sociale è modesta. Si segnalava, in quel tempo, l'antica abitudine a fumare hashish di molte popolazioni asiatiche, senza conPag. 68seguenze particolari. Ci sono ricerche importanti, su cui non tornerò in questa sede.
Credo sia importante dal punto di vista politico affermare che trovo assurda la polemica sul fatto che il ministro avrebbe agito di sua testa senza consultare gli scienziati. Ritengo che neppure Storace li abbia consultati. Infatti, il «moltiplicatore venti» è stato deciso da lui, sulla base di una concezione propria della parte politica da lui rappresentata sulla sostanziale eguaglianza di tutte le droghe. La polemica portata avanti dal centrodestra nel corso della scorsa legislatura è essenzialmente questa: bisogna considerare le droghe leggere uguali a quelle pesanti. Questo era il punto e questo Storace ha attuato, a mio avviso in modo non scientifico. Tuttavia, ciò che trovo assurdo è che oggi si chieda al ministro di discutere prima in Parlamento il moltiplicatore da usare quando nessuno in precedenza lo aveva chiesto a Storace.
Il problema della legge è estremamente serio proprio dal punto di vista della politica criminale. Nel 1975, quando si decise in questo Parlamento di distinguere le droghe leggere da quelle pesanti, la strategia era rivolta a tentare di tenere separato il mercato delle droghe leggere da quello delle droghe pesanti. Tutti eravamo d'accordo e tutti sapevamo benissimo che la contiguità dei due mercati ed il mantenimento sotto un'unica legislazione fortemente punitiva di ambedue i tipi di droghe, leggere e pesanti, era più pericoloso della loro separazione.
L'onorevole Giovanardi ha detto che in molti paesi del mondo ancora oggi si segue l'elenco unico dell'ONU. Tuttavia, in Europa tendenzialmente si va affermando in maniera sempre maggiore l'idea secondo la quale le droghe leggere sono appunto leggere e vanno tenute distinte. Così accade già nel Regno Unito, in Olanda ed anche in Germania. Su questo punto dobbiamo riflettere, perché sono le esperienze a doverci dire da quale parte si deve andare.
Credo che sia molto importante quanto detto oggi dal ministro Turco in merito all'intenzione del Governo di allargare il tiro sulle tossicodipendenze, riprendendo una forte politica di sostegno ai SERT ed alle reti di intervento del privato sociale. So quanto fu fatto dal ministro della solidarietà sociale, insieme all'allora ministro della sanità Bindi, nella legislatura precedente a quella purtroppo disgraziata a maggioranza di centrodestra nella quale tutte queste politiche sono state abbandonate. Si è verificato un drammatico calo dei finanziamenti ed inoltre, quelli che avrebbero dovuto essere diretti verso il tema delle droghe, sono confluiti in un fondo sociale che nel frattempo è diminuito. Insomma, vi è stato un sostanziale abbandono delle politiche di riduzione del danno e di prevenzione.
Credo che il rilancio di questa politica complessiva sia un punto forte e sono particolarmente contento del fatto che si sia citato il carcere come una priorità. Ricordo che nel 1999 fu deciso il passaggio al sistema sanitario nazionale della medicina penitenziaria, grazie ad una legge approvata da questo Parlamento che è rimasta completamente inattuata, tranne che parzialmente per le tossicodipendenze.
Signor ministro, vorrei segnalare che nei dati sui detenuti usciti per indulto vi è un'indicazione che fa davvero paura. Sono stati segnalati dal DAP 7 mila detenuti tossicodipendenti usciti, di cui 3.400 sono indicati con la sigla «non SERT», ovvero senza rapporto con le strutture di cura. Il carico che attualmente grava sulle strutture sanitarie all'interno del carcere rispetto alle tossicodipendenze è paragonabile ad un vagone posto sulle spalle di un cagnolino o di un gatto. Si tratta di una follia. Il numero di persone che hanno bisogno di aiuto è talmente esorbitante, rispetto al numero dei tecnici disponibili, che dobbiamo riflettere seriamente su un diverso impianto, per quanto riguarda le piante organiche e le prestazioni, e ragionare affinché le ASL sul cui territorio insistono strutture carcerarie possano davvero elaborare piani che le mettano in grado di corrispondere ai bisogni dei detenuti tossicodipendenti.Pag. 69
Per ciò che riguarda la querelle sui dati, quelli forniti dall'onorevole Giovanardi e quelli che provengono dal Ministero dell'interno, devo dire che non li ritengo completamente incompatibili, nel senso che, mentre il ministro Turco ha parlato di arresti per cannabis, l'onorevole Giovanardi ha parlato di arresti complessivi. Penso che se si considerassero i due dati in modo congiunto, come ritengo giusto vada fatto, risulterebbe chiaro come bene abbia agito la ministra nell'aumentare i livelli detenibili di cannabis, in quanto quelli che sono aumentati sono solamente gli arresti per la detenzione di tale sostanza. Dobbiamo riflettere anche sulla natura di questi dati, che non riesco neanche a prendere tutti sul serio perché spesso sono confusi.
Ho avanzato in questa Assemblea una proposta per costituire una Commissione di inchiesta sul fenomeno delle tossicodipendenze prima di tornare sulle leggi, perché ritengo, colleghi, che ci sia bisogno di dati certi per poter legiferare in modo corretto e anche perché sono convinto, forse in modo un po' illuministico, che anche tanti contrasti ideologici potrebbero spegnersi un poco se si riflettesse non soltanto su dati forniti dai soliti consulenti, bensì su informazioni emergenti da un'analisi attenta della realtà, realtà che è molto più complessa di come ci viene raccontata.
Concludo con una sola annotazione: l'onorevole Gasparri ha detto delle cose sgradevoli su una persona che stimo profondamente, Luigi Ciotti; penso che se ci fossero molti Luigi Ciotti in questa Assemblea, lavoreremmo tutti molto meglio (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, L'Ulivo, Verdi, La Rosa nel Pugno e Popolari-Udeur)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signora Presidente, signora ministro, colleghi, vorrei esprimere - spero di farlo pacatamente, senza i toni che ho ascoltato utilizzare da qualche collega del centrodestra - la piena condivisione dei deputati del gruppo dei Verdi per quanto comunicato oggi dal ministro Livia Turco in Assemblea. Non posso ripercorrerne il contenuto in modo puntuale, innanzitutto perché non avrebbe senso farlo, dato che il ministro lo ha già esposto in modo ottimale, e, in secondo luogo, perché lo stesso già risulta agli atti della Camera.
Ritengo che lei, ministro del Governo del centrosinistra, abbia compiuto un atto di trasparenza utile nel depositare in Parlamento - non so come ne sarà data diffusione da parte della Presidenza della Camera - la documentazione della commissione istituita da Storace, documentazione che non era mai stata portata a conoscenza delle Camere.
Credo che vada detto con pacatezza, ma anche con forza, che siamo di fronte ad una misura giusta, equilibrata, meditata per mesi ed assunta di concerto con il ministro della giustizia, sentito anche il ministro per la solidarietà sociale, una misura che però lei stessa ha definito assai parziale, iniziale, che affronta ciò che può essere affrontato in questa fase in sede amministrativa e che rinvia ad un'esigenza di revisione organica dell'intera materia. Soprattutto, lei lo ha citato puntualmente, con tali iniziative siamo nel pieno rispetto, nella piena coerenza con il programma dell'Unione; anzi, dire «pieno» sarebbe un errore, in quanto siamo solo all'iniziale rispetto, all'iniziale coerenza con tale programma (devo dire che non abbiamo gradito alcune iniziative che, se sotto il profilo della libertà di opinione sono completamente libere, sotto quello della coerenza e della corresponsabilità di coalizione ci sono sembrate del tutto inopportune). Ritengo sia importante ciò che lei ha fatto e, soprattutto, ciò che lei ha dichiarato di voler fare con il suo ministero, con la corresponsabilità di molti altri ministeri da lei puntualmente citati; penso che ciò sia rilevante non solo perché corrisponde al programma dell'Unione (siamo convinti di aver contribuito ad elaborare un buon programma), ma soprattutto perché corrisponde agli interessi del nostro paese, in Pag. 70primo luogo agli interessi della nostra società (in particolare di quelli delle giovani generazioni).
La collega Donatella Poretti ha svolto un intervento che abbiamo molto apprezzato. Ha ricordato il fallimento delle politiche proibizionistiche in tutto il mondo; ha ricordato, certo, che la droga rappresenta un disvalore e non certo un valore, ma ha anche ricordato, e lo faccio anch'io, quali danni spaventosi, per esempio, produca il fumo, senza che lo stesso sia proibito: non si rischia il carcere né, tantomeno, sanzioni amministrative per un suo eventuale abuso. Lo stesso posso dire per l'alcool: vengo da terre del nord dove non l'alcool in sé - non voglio certo criminalizzarlo, sarei stupido se lo facessi -, bensì il suo abuso, ha provocato storicamente e provoca ancora oggi disastri di carattere umano, ambientale e sanitario. Con la logica di Giovanardi, Gasparri e, purtroppo, anche della collega Prestigiacomo, riempiremmo le galere o, magari, toglieremmo la patente a chissà quanti fumatori. Certo, fumare non fa bene, lo sappiamo, ma non per questo è stato proibito: proibire, lo ripeto, non risolve mai i problemi.
Vorrei accennare ad un altro aspetto, signor Presidente, signora ministro, colleghi. Ho sentito, manifestando un certo stupore, la collega Prestigiamo affermare in modo pacato - al contrario, il collega Gasparri urlava ed il collega Giovanardi interrompeva tutti e tutto, anche se adesso finalmente se ne è andato - che vi è stato un aggiramento del Parlamento (Commenti del deputato Giovanardi, salito al banco della Presidenza)... Il collega Giovanardi non se ne è andato, è salito al banco della Presidenza ed interviene di nuovo anche da lì, dove penso sia vietato farlo, se non altro per il rispetto che si deve alla stessa.
Mi rivolgo al Presidente ed ai colleghi: non vi è stato alcun aggiramento, ma è stato il Governo Berlusconi, attraverso l'ex ministro Storace, Fini e Giovanardi, ad aggirare il Parlamento. In primo luogo, grazie al decreto-legge sulle Olimpiadi di Torino e ad un articolo che modificava la legge Cirielli - che ipocrisia, Giovanardi! -, ai quali sono stati agganciati oltre 40 articoli (comprendenti l'intera legge di revisione di questa materia) che avete imposto al Parlamento, alla Camera ed al Senato attraverso due fiducie. Nessuno, nel corso di questo dibattito, si è ricordato di rammentare questo dato; quindi, altro che aggiramento del Parlamento!
Inoltre, ministro Turco, è stata per caso lei a scrivere la norma della legge che rinvia ad un decreto ministeriale la definizione in via amministrativa delle soglie? Mi pare che l'abbia scritta il Governo Berlusconi per mezzo di Storace, Fini e Giovanardi.
Io non sono abituato a fare questo tipo di attacchi poiché ci troviamo alla Camera, luogo destinato alle discussioni, ma se qualcuno ha aggirato il Parlamento, questo qualcuno è rappresentato dal Governo Berlusconi - tra l'altro, Berlusconi è poi diventato ministro della salute ad interim, ed infatti il decreto ministeriale dell'11 aprile 2006 porta la sua firma -, da Storace, da Fini e da Giovanardi.
Vi è poi un altro aspetto, che è stato giustamente ricordato: con la legge Fini-Giovanardi si è cancellato l'esito del referendum sulle tossicodipendenze del 1993. Del resto, per la maggioranza di centro-destra è ormai un costume cancellare per legge gli esiti referendari non graditi. Anche il referendum dello stesso 1993 in materia elettorale è stato cancellato attraverso una «porcata riuscita male»: così è stata definita da Calderoli - il Presidente sa che io non uso questo linguaggio - la nuova legge elettorale.
Comunque, quello che lei, signora ministro, ha fatto rappresenta un passo, tutto ciò che ella poteva operare a livello amministrativo in una fase difficile e complessa sotto il profilo parlamentare. Come hanno ricordato i colleghi Sereni, Farina e Cancrini, adesso è necessario mettere in cantiere, attraverso un'iniziativa governativa o parlamentare - da quest'ultimo punto di vista lei sa che ci siamo già mossi -, una riforma organica non solo della legge detta Fini-Giovanardi, ma della stessa legge risalente al 1990. All'epoca, poiché sono vecchio, mi trovavo al Senato quando, purtroppo - ricordo che non ho mai demonizzato questa persona -, Craxi, di ritorno da New York, si convinse che la Pag. 71politica proibizionista, la «tolleranza zero» - che lei, giustamente, ha stigmatizzato riferendosi ai consumatori, non certo agli spacciatori -, fosse l'unica soluzione da imporre anche al Parlamento italiano. Già allora, mi battei al Senato della Repubblica contro quella legge che si ispirava, fallendo nei suoi intenti, al modello degli Stati Uniti.
Il proibizionismo ha aumentato in tutto il mondo, non soltanto da noi, la diffusione delle droghe. Rappresenta un errore clamoroso non solo la prevalente strategia repressiva, e non preventiva ed educativa, ma anche la non previsione di differenze tra droghe leggere e droghe pesanti. È vero, infatti, che ogni droga è nociva, ma sono diversi i gradi di nocività; comunque, come ho già detto, sono nocivi anche il fumo e l'alcol, che non sono proibiti.
Educare, prevenire, curare e non incarcerare: questi sono i capisaldi a cui lei, signora ministro, ha detto di volersi ispirare e a cui si ispira la nostra proposta di legge n. 34, che dal primo giorno di questa legislatura è all'attenzione del Parlamento. Noi collaboreremo con lei e con la maggioranza, attraverso un confronto leale con l'opposizione, affinché questa strategia possa diventare anche una riforma organica sotto il profilo legislativo.
Signor Presidente, signor ministro, colleghi, grazie per la tolleranza e mi scuso se ne ho abusato (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, vorrei ringraziare innanzitutto il ministro Turco per il coraggio dimostrato nell'esporre una tesi così puntuale, precisa e attuale. Le rivolgo questo ringraziamento non solo a nome del mio gruppo parlamentare, quello dei Popolari-Udeur, gruppo di democratici di ispirazione cristiana, ma anche come giovane e come cattolico.
Vi è un dato ideologico ancora troppo presente in materia di droghe. Non è più condivisibile la divisione tra proibizionisti e antiproibizionisti, perché esprime un orientamento ideologico. Non è più il tempo delle ideologie, ma il tempo del programma, come è stato già sottolineato da molti.
Pertanto, ringrazio ancora il Governo per aver finalmente detto in quest'aula che il fenomeno delle droghe è un fenomeno composito: un fenomeno sociale (perché spesso il consumo di droghe inizia nello stesso modo in cui ha inizio il tabagismo) e sanitario (perché le droghe danno dipendenza, se non prettamente fisica, come nel caso di quelle leggere, psicologica). Si tratta, quindi, di un fenomeno che dal piano sociale, quindi più pregnamente politico, passa al piano sanitario, più pregnamente statuale e, se degenera, diventa anche criminale, nel senso che può dar luogo a comportamenti contra legem che, spesso, sono indotti dalla situazione attuale.
Con ciò, voglio dire che non siamo affatto d'accordo con l'impostazione dello Stato come organismo esterno che dice ciò che non bisogna fare, ritenendo in questo modo di aver assolto ai suoi doveri, perché lo Stato siamo noi. Lo Stato ha una funzione ed un senso se è strettamente strumentale alle esigenze della società.
Pertanto, dobbiamo partire da un primo dato oggettivo: vi è stato un referendum popolare che ha sancito la non punibilità nell'ordinamento italiano dell'uso personale e, quindi, possiamo ritenere reato lo spaccio. La distinzione, spesso abusata e confusa, tra reato ed illecito amministrativo è molto sottile ed è data sostanzialmente dal disvalore sociale del fatto. Se il disvalore sociale del fatto è relativo, siamo di fronte ad una sanzione amministrativa. Se è rilevante, siamo di fronte alla sanzione criminale.
Se questo è il panorama, se queste sono le componenti sulle quali dobbiamo riflettere, è chiaro che dobbiamo spingere sul dato della prevenzione, nel senso di spiegare ai giovani che un comportamento sociale spesso goliardico può dar luogo a conseguenze gravi.
Dobbiamo porci un interrogativo, come legislatori, ma anche come governanti, Pag. 72come giustamente è stato fatto, sui motivi per cui nascono questi accadimenti. Dobbiamo pensare ad una politica di recupero sul piano sanitario possibilmente atta ad evitare degenerazioni criminali.
Mi pare che ciò rientri nelle intenzioni del ministro e del Governo. È un'affermazione di verità importante, per cui ringrazio anche per i giovani, che hanno bisogno di verità e di essere messi dinanzi ai problemi per quelli che sono. Ringrazio anche come cattolico, perché nel Vangelo sta scritto che la verità ci farà liberi! Quindi, pensare a qualcosa che non corrisponde al vero è una negazione per se stessi!
Noi vorremmo tornare, anche un può nostalgicamente, alla linea «I care», la prima estrinsecazione effettiva dell'essere cattolici, che vuole dire prendersi cura, porsi un interrogativo concreto di programma (perché accade questo) anziché lanciarsi in vuote affermazioni che altro non sono che fenomeni esteriori di «benpensiero»! I benpensanti, i borghesi, nell'accezione sintomatica del termine, è inutile che mettano la testa sotto la sabbia, perché non risolverà il problema.
Potremo risolvere il problema solo se lo affronteremo serenamente, come si sta facendo, non sottraendoci (al riguardo, richiamo tutte le forze politiche e tutti i colleghi qui presenti e li ringrazio) ad un confronto sereno, oggettivo, svuotato di dati ideologici, affinché si possa rispondere alla richiesta fondamentale della società, ossia quella di evitare che tante situazioni finiscano in dramma, perché esiste questa possibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur, L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ringrazio il signor ministro per la sua presenza in aula in una domenica pomeridiana.
Esiste un giudizio che accomuna l'Assemblea e che trova indistintamente d'accordo tutti i deputati di maggioranza e di minoranza. Sul Corriere della sera, a pagina 15, si legge: «Sfogo del ministro dopo la lettera dei 51 parlamentari DL. Castagnetti: ma anche alcuni DS dicono no. La difesa di Violante». La replica del ministro Turco: «Così non si può governare».
Questo giudizio afferma che il Governo sta comunicando male con gli italiani. Lo sta facendo con confusione, con contraddizioni, anche con una certa cattiveria. Ad un paese impazzito e addormentato, così com'è nelle considerazioni del Primo ministro, il Governo sta offrendo uno spettacolo teatrale da saltimbanchi, dove non esiste una trama ed ognuno si inventa la sua parte.
Vogliamo svegliare l'Italia con qualche canna? E svegliamola, vivaddio! Non ci stupisce, quindi, se l'onorevole Caruso va dicendo di piantare marijuana nelle fioriere di Montecitorio e il ministro Livia Turco ha aggiunto il suo grammo di semenza all'ampia piantagione delle esternazioni e delle scelte autolesionistiche di cui Prodi dovrà farsi carico e che pagherà in breve tempo.
Pensate che i due messaggi abbiano una differenza comunicativa? Onorevoli colleghi, non ce l'hanno: sono ambedue percepiti come trasgressione, e non come educazione. Sono la riproposizione, fuori tempo massimo, di una ideologia primitiva che non si è evoluta molto dal tempo dei figli dei fiori, che non tiene conto di cosa significhi la droga oggi, che non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni della hippie generation, che non produce tendenza, arte, musica pop, ma, al contrario, mafia, emarginazione, malessere, solitudine, fragilità e pessimismo verso la vita.
Il cosiddetto nuovo «ministero Livia Caruso» (concedetemi questa espressione, che non vuole essere assolutamente offensiva) ha compiuto l'ennesimo errore comunicativo verso i nostri giovani e quello lanciato è un messaggio estremamente pericoloso per l'irresponsabilità di fondo che lo sostiene, per la superficialità con cui è stato formulato e le conseguenze che porterà.
Qui non si può parlare solo di principio attivo; è un termine che non capisce e Pag. 73conosce nessuno; neanche Le Iene lo sanno. Nella decisione del ministro sono contenuti errori strategici e psicologici di fondo. Questi errori, in piena sintonia con la teologia della disobbedienza carusiana, stanno nella stupida superficialità del messaggio, nel voler imporre ed ostentare la liberalizzazione dello spinello creativo, nel voler liquidare, per vendetta ideologica, la precedente legge, senza aver preparato, almeno prima, un disegno organico preventivo.
La libertà di marijuana piomba come un messaggio estremamente errato su un dibattito che è già difficile di per sé. In questo caso, il cosiddetto «ministero Livia Caruso» ha fatto e fa un pessimo servizio anche a coloro che sostengono la libertà di droga, come lotta principale alla mafia e alle organizzazioni delinquenziali degli spacciatori che, comunque, hanno ben chiaro che istituzioni, scuola e famiglie non possono fare a meno di strumenti educativi e repressivi per contrastare il fenomeno a vari livelli.
La droga non è libertà di fioriera o uno spinello anarchico, quasi un eccitante peccato veniale: la droga è un fenomeno serio, che si combatte con strumenti seri e non con iniziative slegate, narcisistiche - si fa per dire - ed estemporanee.
Qui, l'onorevole ministro ha inteso giocare pericolosamente con i nostri ragazzi. Ha fatto l'amichetta, non la madre; ha conquistato le riviste di tendenza, ha voluto dire che, in fondo, sotto l'aspetto burbero si nasconde ancora un cuore giovanile e studentesco e se l'applauso non viene da coloro che devono mettere mano al portafoglio anche al pronto soccorso, almeno venga dallo spinello libero e trasgressivo.
Svegliamoci, onorevole ministro, Governo della Repubblica! Non è il paese che è impazzito o addormentato: è la confusione dei vostri messaggi e tutte le vostre scelte che stanno mettendo a dura prova la pazienza di coloro che i problemi li vivono realmente sulla propria pelle e che chiedono riforme da una sinistra seria, possibilmente riformista, e non di essere trattati a tasse e spinelli.
Concludo con uno slogan. Anziché gli slogan dei gruppi di maggioranza o di disonorevoli membri del Governo - come quello di questa notte «fatevi una canna!» - il mio è il seguente: anziché uno spinello, fumiamoci un toscanello o beviamoci un bicchiere di vino (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Misto-Movimento per l'Autonomia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, vorrei brevemente esprimere la nostra disapprovazione rispetto all'iniziativa del ministro, che invitiamo a ritirare il decreto, che a noi appare francamente frettoloso, molto confuso, approssimativo, che ha il sapore della propaganda elettorale e che sicuramente lancia un messaggio pericoloso ai giovani.
Noi riteniamo che la legge Giovanardi, forse, non fosse la panacea del male, ma poteva essere un primo passo verso un diverso approccio per tentare, almeno, di arginare un problema.
Ritengo che questo tema debba essere discusso in Parlamento e approfondito. Un decreto non risolve il problema. Però, ci sono iniziative che potevano essere adottate e che potevano portare a risultati forse più importanti e lusinghieri.
Mi dispiace di avere constatato, a cominciare dal ministro e da alcuni colleghi, che si sono lasciati prendere la mano da tecnicismi e tabelle. Tutti hanno stabilito, in maniera confusa e discrezionale, quale potesse essere la soglia sostenibile di droga da parte di chi fa uso di sostanze stupefacenti. Allora, se la dose singola è di 25 milligrammi, e per dose singola naturalmente si intende quella dose capace e idonea a produrre in un soggetto tollerante e dipendente un effetto stupefacente e psicotropo, ci chiediamo, se una dose è sufficiente, perché non lo erano 20 milligrammi? Ora, invece, si cerca di affrontare il problema prevedendo un quantitativo maggiore, pensando di risolvere la questione spostando l'ago della bilancia.Pag. 74
Noi riteniamo che bisogna approfondire la problematica, con un approccio sicuramente diverso. Non mi pare che l'approccio seguito sia quello di educare, prevenire e accompagnare i giovani in un percorso educativo che possa portarli fuori dal mondo delle droghe.
A nostro avviso, questo provvedimento va in una sola direzione, che è quella di dare la possibilità agli spacciatori di non essere puniti, quindi di aumentare le possibilità che questi signori possano cavarsela. Noi, francamente, non possiamo essere complici di questa iniziativa.
Ci aspettavamo l'adozione di misure diverse. Qualcuno ha parlato di alcol e di fumo, dicendo che non si muore di cannabis, ma si muore appunto di fumo e di alcol e che le misure di controllo hanno portato a risultati tali che la legge Giovanardi dovrebbe essere abrogata, condannata perché prevede un'azione repressiva, il ritiro della patente. Al riguardo la collega Poretti ha parlato della possibilità di effettuare verifiche attraverso l'etilometro. Oggi esistono tecniche e mezzi capaci di verificare il grado di principio attivo presente nel sangue; quindi, perché, invece di prendere questa iniziativa, non se ne sono adottate di diverse, ad esempio mettendo a disposizione della Polizia di Stato e di tutte le Forze armate dei sistemi di controllo o dei fondi per poterli acquistare? Oggi mi pare che questo non sia previsto: lo fanno soltanto poche strutture in totale autonomia.
Signor ministro, riteniamo che questa non sia la strada maestra e la invitiamo ad una profonda riflessione nella direzione della revisione del provvedimento da lei adottato (Applausi di deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia e di deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, signor ministro, vorrei innanzitutto dare atto alla collega Prestigiacomo e agli altri colleghi dell'opposizione di aver opportunamente sollecitato l'informativa del ministro, che ci consente di trattare questa questione con un minimo di serietà rispetto a quanto abbiamo assistito nei giorni precedenti.
Al ministro vorrei dire che non ho potuto apprezzare i toni della sua informativa, intrisi - così a me è sembrato - di moralismo paternalista, così come non ho apprezzato la necessità - che lei probabilmente ha avvertito - di inserire nelle sue considerazioni la retorica anti-centrodestra. Il centrodestra ha una responsabilità perché ha varato una legge a fine legislatura, ha messo in atto una sua scelta. Io la giudico una scelta sbagliata e mi auguro che nel prosieguo di questa legislatura vi si possa tornare; però, lei sa benissimo che nei cinque anni in cui il centrosinistra ha governato (tra il 2001 ed il 2006), paralizzato dai veti interni, non ha potuto fare nulla e temo non farà nulla in futuro.
Ciò detto, voglio invece esprimere a titolo personale il mio apprezzamento per il provvedimento varato, che considero ragionevole e scevro da presupposti ideologici. Io credo che il ministro Turco, operando nel solco della legge Fini-Giovanardi, abbia inteso semplicemente allargare i margini della depenalizzazione per quanto riguarda il possesso di derivati dalla cannabis. Credo che questo non sia un messaggio devastante - lo dico al collega Giovanardi -, come non lo era prevedere la depenalizzazione di fatto a livello 20 e come non lo sarà sicuramente averlo previsto a livello 40.
Io credo che su questo si dovrà aprire - mi auguro che si possa aprire - un confronto. Poc'anzi il collega Cancrini ci richiamava alla pragmaticità; abbiamo le nostre idee e magari anche le nostre ideologie, ma credo che il dibattito sui risultati di 20 o 30 anni di politiche di contrasto al consumo e al commercio di sostanze stupefacenti debba essere pragmatico. Mi auguro che questo confronto si apra anche nel centrodestra in riferimento non a quanto succede in un paese governato dal centrodestra come l'Olanda, ma Pag. 75in riferimento a quanto avviene in Spagna, in Germania, in Francia e in molte altre realtà.
Concludo con due riferimenti. Ha aperto la via a questo confronto, con una delle sue provocazioni intellettuali - delle quali abbiamo imparato a conoscere la portata -, il Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, che ha depositato una proposta di legge di totale liberalizzazione del consumo e della produzione di sostanze stupefacenti. Voglio lasciare agli atti un ricordo di una persona morta pochi giorni fa; mi riferisco al premio Nobel per l'economia Milton Friedman, una delle più grandi personalità della seconda metà del Novecento, un grandissimo liberale che ha ispirato le rivoluzioni liberali e moderate di Reagan e della Thatcher, che segna la vita politica del centrodestra in Europa e anche del centrodestra in Italia oggi. Milton Friedman era un grande liberista e, io dico, non a caso era anche un antiproibizionista (Applausi di deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Ciccioli. Ne ha facoltà.
CARLO CICCIOLI. Cari colleghi rimasti in aula, mi sento di portare una testimonianza personale. Sono uno psichiatra che ha lavorato undici anni nel servizio pubblico, per quattro anni primario del servizio tossicodipendenza della mia città; sono tuttora il primario, anche se in aspettativa, in quanto eletto prima consigliere regionale e ora deputato.
Al di là delle polemiche e delle passioni di ciascuno, penso sia opportuno portare anche una testimonianza riguardo all'effetto che pragmaticamente - una deputata dell'Ulivo ha detto che siamo troppo ideologici, mentre un parlamentare ha parlato di barriera tra proibizionisti e antiproibizionisti; meglio riferirsi, allora, ai fatti - l'uso di queste sostanze comporta. Tale uso è diffuso soprattutto nella fase adolescenziale e giovanile, cioè tra i 13 ed i 19 anni. Ovviamente tale uso si protrae anche in altri periodi della vita, ma a quel punto la struttura della personalità si è definita, la persona si è identificata e, quindi, queste sostanze hanno un effetto minore e secondario.
Quando i genitori o i familiari si recano presso i servizi, denunciano una serie di comportamenti che citerò tecnicamente per brevità. Innanzitutto, si verifica una fortissima intolleranza alla frustrazione. L'uso ripetuto di queste sostanze - non la singola canna nella vita - porta all'intolleranza della frustrazione, all'incapacità al differimento. In pratica, i soggetti in questione non riescono a tollerare il tempo, e sono caratterizzati da una grande irritabilità che conduce ad una conflittualità familiare fortissima, ad una tendenza al disadattamento e, quindi, all'abbandono scolastico, ad una labilità emotiva molto forte con un passaggio rapidissimo da una disforia all'allegria e poi alla depressione e alla malinconia, con una tendenza all'isolamento e condotte con forti tendenze trasgressive, con conseguenti comportamenti spesso antisociali.
L'uso della cannabis in una struttura della personalità ben definita non porta gravi danni, anche se - come ha detto prima l'onorevole Boato - mi sembra sciocco sostenere che sia meno pericoloso del fumo o del bicchiere vino.
MARCO BOATO. Ho parlato dell'abuso dell'alcol, non di un bicchiere di vino!
CARLO CICCIOLI. Mi sento di dire che spesso con l'uso di queste sostanze in quella fase della vita si ipoteca la vita di un giovane, perché spesso l'abbandono scolastico produrrà altri comportamenti, l'adesione ad altre condotte sociali. Molto spesso si ipotecano comportamenti futuri importanti.
Penso, quindi, che questo decreto faccia del male. Ognuno di noi risponde in Parlamento, ma poi risponde anche alla propria coscienza. Tutto ciò che aiuta e sostiene la libera circolazione degli spinelli, quindi della cannabis, è inaccettabile. È un messaggio di disvalore che genera una ferita profonda. Si tratta di un grave Pag. 76errore politico e di condotta di questo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Presidente, colleghi, signora ministro Turco, voglio darle atto per il suo atto di governo importante, di buon senso, che lei peraltro aveva già annunciato quando era in fase preparatoria in Commissione affari sociali, ed anche in forma pubblica, in un'intervista a L'Unità di fine luglio, comunicando anzi che aveva già predisposto il decreto e lo aveva inviato all'attenzione dei suoi colleghi, in particolare del ministro della giustizia Mastella. All'epoca, presentai con il collega Capezzone un'interrogazione urgente per sapere dove fosse finito quel decreto, per cercare anche con atti di sindacato ispettivo di agevolare, di sollecitare, di spingere politicamente nella direzione giusta.
Credo che lei, oggi, abbia percorso per un centimetro una strada che va nella direzione giusta, quella del programma del centrosinistra, che abbiamo condiviso, di totale abrogazione e superamento della legge Fini-Giovanardi, che interviene sostanzialmente sulle tabelle, tenendo conto che stiamo parlando non di un fenomeno da farmacia, ma di un mercato clandestino della droga, che porta nelle mani dei ragazzi, dei nostri ragazzi, degli amici, dei parenti, dei cugini, delle persone giovani che vivono in questo paese, sostanze che non conoscono e che riguardano sia le droghe pesanti sia quelle leggere o le non droghe.
Ragionare su tabelle rigide, con parametri riferiti ai principi attivi, è di una delicatezza e di una indefinitezza tali che il fatto di aver conquistato un margine di buon senso in più con la semplice modifica di una misura tabellare dà il senso di una direzione giusta e di un lavoro importante, che dobbiamo fare insieme e che, stia certa, cercheremo di sollecitare per quanto possibile, come radicali e come Rosa nel Pugno (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Strizzolo. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Presidente, ministro, colleghi, intervengo a titolo personale per svolgere alcune osservazioni, considerato che siamo stati chiamati in causa in quest'aula e anche sui giornali, essendo io uno dei cinquantuno che hanno firmato la lettera indirizzata al signor ministro, al quale confermo la stima per la sua serietà e il suo impegno.
Vorrei sottolineare, però, che su questa decisione, di cui forse non tutti noi eravamo a conoscenza, e tenendo conto della delicatezza dell'argomento, che molti colleghi hanno qui rappresentato, sarebbe stato forse necessario un maggiore confronto e dialogo, che mi auguro possano intervenire in futuro, non solo per modificare l'attuale normativa ma per rafforzare - e questo credo possa essere un impegno sia del Governo sia di tutti i parlamentari - l'azione di prevenzione, che è il vero punto della questione. Perché una persona, ad iniziare dalle droghe leggere, fa uso di tali sostanze? Il punto vero è quello di lavorare, impegnarsi, sostenere programmi e iniziative per prevenire, ed in questo vi è tutto il ruolo della famiglia e della solidarietà sociale.
La decisione assunta è però apparsa come un messaggio sbagliato, in questo momento, poiché, al di là degli aspetti tecnico-scientifici - immagino che gli esperti del ministero avranno fatto gli approfondimenti dovuti -, ciò che conta è l'impatto sull'opinione pubblica, un impatto psicologico che in questo momento, forse, non ha aiutato.
Concludendo, devo respingere le strumentalizzazioni...
CARLO GIOVANARDI. Va da Pannella, che ti mette a posto!
IVANO STRIZZOLO. ...fatte da alcuni colleghi del centrodestra; mi riferisco, in particolare, a quelli di matrice berlusconiana, che in questa sede fanno tanto i moralisti. In realtà, in questi anni, Berlusconi Pag. 77ha diffuso nel nostro paese un modello di società e di valori fondato sul consumismo e sulla ricerca facile e sfrenata del successo, cose di cui non abbiamo bisogno.
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.