Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Discussione del disegno di legge: S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (Approvato dal Senato) (A.C. 1922) (ore 10,38).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Margiotta, ha facoltà di svolgere la relazione.
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Signor Presidente, colleghi deputati, siamo chiamati all'esame di un provvedimento complesso, la conversione in legge del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263 (A.C. 1922). Tale provvedimento è stato approvato dal Senato, con profonde modifiche, in data 9 novembre, trasmesso alla Camera il 10 novembre, ed esaminato, con le modalità che più avanti preciserò, dalla VIII Commissione.
Il provvedimento in esame scade l'8 dicembre prossimo. Tale termine di decadenza, connesso alla difficoltà di un ulteriore passaggio al Senato, considerato che tale ramo del Parlamento è impegnato nell'esame del disegno di legge finanziaria, determina, sul piano politico, una serie di considerazioni che costituiranno le conclusioni della mia relazione.
Innanzitutto, occorre descrivere la situazione di emergenza che ha reso necessario tale decreto e che può essere ben fotografata richiamando due circostanze. In primo luogo, vi è stata l'audizione che il capo del dipartimento della protezione civile, il prefetto Bertolaso, ha tenuto il 10 ottobre presso la 13a Commissione del Senato in cui si legge testualmente: «Alla data del 10 ottobre risultavano in strada 12 mila tonnellate di spazzatura non raccolta in provincia di Napoli, diecimila in provincia di Salerno e 5 mila rispettivamente nelle province di Avellino, Benevento e Caserta». Si tratta, quindi, di circa 38 mila tonnellate di spazzatura.
Pag. 3
In secondo luogo, vi sono state le dimissioni del prefetto Catenacci, rassegnate il 27 settembre 2006. Egli era stato nominato il 27 febbraio 2004, in sostituzione del presidente della regione Campania, a sua volta dimissionario.
Tale situazione di emergenza ha imposto l'adozione del decreto-legge in esame. Vorrei inoltre premettere alcune valutazioni all'esame del provvedimento. Per la particolarità della situazione nella regione Campania, l'emergenza non riguarda solo i rifiuti, ma anche l'ordine pubblico e i due aspetti, con l'aggiunta di problematiche di tipo igienico-sanitario, sono evidentemente connessi.
Nel dibattito in Commissione vi è stata unanime convergenza sul principio, affermato innanzitutto dal presidente della Commissione, onorevole Realacci, e sul quale tutti hanno convenuto (tra cui gli onorevoli Francescato, Mariani, Mereu, De Angelis, Dussin, Fasolino), secondo il quale bisogna cercare di tornare all'ordinario affinché l'emergenza, che dura dal 1994, non debba durare all'infinito. Il commissariamento è ovviamente sintomo di una patologia. Bisogna tornare alla fisiologia.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 10,40)
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Da questo punto di vista, però, alcuni aspetti positivi, come dirò, si rinvengono nel testo modificato dal Senato. Innanzitutto, è previsto un limite temporale ben chiaro, fissato al 31 dicembre 2007.
In Commissione vi è stata condivisione unanime anche sulla valutazione, da tutti ritenuta gravissima, della situazione in Campania. Va detto ancora una volta, come il presidente Realacci ha precisato nel corso del dibattito in Commissione, che gli effetti della decadenza del decreto-legge sarebbero assolutamente disastrosi perché determinerebbero l'impossibilità, da parte del prefetto Bertolaso, di avvalersi dei poteri previsti dal provvedimento e, di conseguenza, di fare fronte all'emergenza.
Voglio subito dire che il primo aspetto su cui, a mio parere, bisogna assolutamente riflettere e porre attenzione è rappresentato dai risultati che Bertolaso, dal momento in cui il decreto-legge è stato adattato ad oggi, è riuscito a raggiungere. Ne cito alcuni. È stata riaperta la discarica di Villaricca; i rifiuti non sono più in strada (tale circostanza è stata attestata da tutti, anche da coloro che, politicamente, hanno avuto motivi di opposizione al decreto-legge); sono stati attivati rapporti con alcune regioni che consentono di destinare fuori dalla Campania 27.200 tonnellate di rifiuti; sono state individuate cave per la destinazione finale delle cosiddette ecoballe.
L'11 novembre è stato siglato un protocollo di intesa tra il commissario, la provincia e la città di Caserta per l'apertura di una discarica in località Lo Uttaro. Sono state conferite, tra il 9 ottobre 2006 e il 13 novembre 2006, 221 mila tonnellate di rifiuti presso gli impianti di selezione e vagliatura.
Voglio precisarlo perché dagli ottimi risultati già conseguiti discende la valutazione politica sull'importanza che il decreto-legge, così come modificato dal Senato, venga approvato rapidamente.
L'altro aspetto che voglio sottolineare riguarda il lavoro che ha svolto il Senato, ottimo e approfondito. Il testo è stato ampiamente modificato ed integrato con l'apporto positivo dell'opposizione, anzi, diverse proposte emendative presentate dal centrodestra sono state accolte.
L'opposizione si è poi astenuta sull'intero provvedimento. Degli otto articoli, tutti sono stati modificati eccetto l'ottavo, che fissa soltanto i termini di entrata in vigore.
Alcune volte gli articoli sono stati profondamente modificati ed integrati - ad esempio, l'articolo 5 - ma in altri casi, addirittura, come nel caso delle modifiche dell'articolo 4 (quello in materia di raccolta differenziata), hanno determinato il cambiamento dello stesso titolo del decreto, proprio a voler segnalare la portata delle modifiche apportate in Senato.Pag. 4
Vengo ora ad un rapido esame del testo, così come approvato dal Senato, su cui la Commissione mi ha dato mandato a riferire favorevolmente oggi in Assemblea. L'articolato è costituito da otto articoli. All'articolo 1, comma 1, viene individuato il nuovo commissario, nella persona del capo del dipartimento della Protezione civile, fin quando necessario e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2007 (della necessità di nomina del nuovo commissario, scaturente dalle dimissioni del prefetto Catenacci, ho già detto in premessa).
Al comma 1-bis si stabilisce che un'ulteriore successiva ordinanza definisca poteri ulteriori rispetto a quelli già previsti. Al comma 2 vengono individuate le finalità dei provvedimenti, in particolare, quello di assicurare la tutela degli interessi pubblici primari delle popolazioni e il concorso immediato delle amministrazioni. Il comma 3 precisa la facoltà di avvalersi di tre subcommissari. Uno è già stato nominato nella persona del prefetto Alfiero, con funzioni vicarie, un altro avrà compiti precipui in materia di raccolta differenziata, un altro per ulteriori specifici compiti. Inoltre, si fissa, nel comma 3, la possibilità di nominare una Commissione di cinque esperti in materia.
Al comma 4, di conseguenza, si prevede la riduzione dell'attuale organico della struttura commissariale, ciò anche al fine di garantire l'invarianza della spesa. Qui va detto che, attualmente, in organico risultano 117 unità e che per compensare i tre commissari ed i cinque esperti bisognerebbe diminuirli di 20 (tra l'altro, lo stesso Bertolaso, nel corso dell'audizione presso la Commissione del Senato ha evidenziato la sproporzione del numero di addetti rispetto ai 500 dell'intera Protezione civile).
Sempre al fine dell'invarianza della spesa, il prefetto Bertolaso si è impegnato a reperire uffici presso strutture pubbliche al fine di evitare l'ingente spesa per affitti che, prima della nomina di Bertolaso, era di circa 500 mila euro annui per quattro sedi. Questo è un altro risultato che già può essere ascritto al lavoro del prefetto, considerato che, effettivamente, in questo mese, sono stati reperiti locali a titolo gratuito in cui svolgere tali attività.
All'articolo 2, comma 1, si prevede che una successiva ordinanza stabilisca metodi e criteri per l'informazione e partecipazione dei cittadini in conformità della Carta di Aalborg. È stato evidenziato anche in taluni emendamenti che, forse più correttamente, andrebbe previsto: «in conformità con le direttive dell'Unione europea del 2003 - in particolare la n. 4 - e della normativa nazionale di recepimento». Tuttavia, è evidente che a ciò si può far fronte anche mediante atti di indirizzo.
Al comma 1-bis vengono precisate le modifiche per la composizione e le funzioni della consulta regionale. Al comma 1-ter si prevede il pieno coinvolgimento degli enti locali.
Con l'articolo 3, comma 1, di grande rilievo, si autorizza il commissario a ridefinire le condizioni di affidamento del servizio smaltimento rifiuti sulla base delle migliori tecnologie disponibili. Tale comma ha determinato il conseguente annullamento della procedura di gara indetta con ordinanza commissariale n. 281 del 2 agosto 2006. In ogni caso, a tale gara aveva partecipato un'unica ATI e anche da questo punto di vista è evidente che l'annullamento renderà possibile una valutazione comparata di più offerte.
Al comma 1-bis sono stabiliti i criteri per il passaggio di consegne di beni mobili ed immobili ai nuovi affidatari, in particolare, tenendo conto di vetustà e stato di manutenzione.
Naturalmente, viene adeguato al 31 dicembre 2007 il termine entro il quale gli attuali affidatari devono comunque assicurare la prosecuzione del servizio nel caso in cui non fosse stato possibile individuare nuovi affidatari.
Il comma 1-ter concerne un aspetto delicato poiché prevede la procedura per l'aggiornamento del piano regionale dei rifiuti. Si stabilisce che essa debba avvenire d'intesa con il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il presidente della regione, sentite le Pag. 5province e i comuni interessati. Si capisce che è importantissimo addivenire ad una riformulazione del piano regionale dei rifiuti e, a mio parere, è giusto anche prevedere un'intesa tra i diversi soggetti. È chiaro che tale previsione può rallentare il processo; ma non si capisce come si possa giungere ad una riformulazione del piano regionale dei rifiuti in mancanza di un'intesa: esso risulterebbe immediatamente inapplicabile.
In base al comma 2, il commissario delegato è tenuto ad individuare le soluzioni ottimali per le cosiddette ecoballe. Più precisamente, utilizzando la terminologia adottata dal Senato che ha modificato il testo originario, si tratta di balle di rifiuti trattati dagli impianti di selezione della regione nelle cave dismesse o abbandonate. A tal proposito, nell'ultimo mese di lavoro, il commissario ha svolto un'attività molto intensa tesa all'individuazione di alcune cave rispetto alle quali l'utilizzo di tali rifiuti può dar vita ad un ripristino ambientale con tecniche di ingegneria naturalistica tali da consentire un doppio vantaggio: da un lato, lo smaltimento dei rifiuti, dall'altro, il recupero di zone di paesaggio obiettivamente deteriorato.
All'articolo 4 si prevedono misure per la raccolta differenziata. Come dicevo, proprio le ampie modifiche apportate all'articolo 4 da parte del Senato, ha determinato il cambiamento dello stesso titolo del decreto-legge, che ha visto l'inserimento delle parole «Misure per la raccolta differenziata». Vorrei, a tal proposito, richiamare l'indagine conoscitiva che la Commissione ambiente sta svolgendo in questi giorni in materia di industria del riciclo: uno degli aspetti più importanti per arrivare alla fisiologia del ciclo integrato dei rifiuti cui facevamo riferimento.
Peraltro, in sede di indagine conoscitiva, il CONAI ha prodotto una cartina geografica che evidenzia come in Italia, al sud e, in qualche misura, anche al centro, in materia di raccolta differenziata siamo molto indietro rispetto alle altre zone del paese. Tuttavia, proprio l'articolo 4 mostra la volontà di uscire dall'emergenza. Lavorare sulla raccolta differenziata non è una misura emergenziale, bensì una misura di carattere fisiologico, che dovrebbe consentire di uscire dall'emergenza stessa. Quindi, anche se sono condivisibili alcune osservazioni sugli obiettivi forse troppo ambiziosi stabiliti al comma 1 (verifica da parte del commissario del raggiungimento dell'obiettivo minimo di raccolta differenziata pari al 35 per cento dei rifiuti prodotti e definizione di un programma teso a raggiungere il 50 per cento, anche mediante la nomina di commissari ad acta nelle amministrazioni inadempienti), a mio parere, è stato un bene che il legislatore li abbia posti, perché solo attraverso il raggiungimento di tali obiettivi si potrà uscire dall'emergenza.
Al comma 2 si stabilisce che, con ulteriore ordinanza commissariale, saranno individuati gli incentivi tariffari o le eventuali penalizzazioni in relazione al punto precedente.
Al comma 3 si determina l'obiettivo del recupero del 60 per cento degli imballaggi mediante un accordo di programma con il CONAI.
Nei commi 4 e 5 si precisano le misure per il coinvolgimento, a tal fine, dei consorzi operanti nelle diverse filiere del settore della raccolta differenziata.
Al comma 6 si precisa che tutto ciò deve avvenire con invarianza della spesa.
L'articolo 5 è stato profondamente integrato e modificato dal Senato. Intanto, al comma 1 si prevede l'utilizzo, fino alla fine dello stato d'emergenza, di discariche già autorizzate o realizzate dal commissario delegato-prefetto di Napoli, nonché di ulteriori discariche individuate dal nuovo commissario. Si prevede anche la possibilità, in via eccezionale, di trasferire fuori dalla regione una parte dei rifiuti: facoltà che, come ho detto in precedenza, è stata già esperita.
Al comma 2 si affidano ulteriori poteri al commissario per la sistemazione delle discariche, la messa in sicurezza e la bonifica dei territori interessati, anche con procedure di somma urgenza, al fine di aumentare le volumetrie disponibili. Si prevede, peraltro, la possibilità di utilizzare a tal fine i fondi del cosiddetto Pag. 6Programma operativo regionale (POR) per la Campania, capitolo «gestione rifiuti». Questa è obiettivamente un'altra previsione di grande rilevanza, perché il conferimento in discariche in Campania è molto più economico del trasporto fuori regione e rappresenta anche l'ipotesi più realistica. Per dare un ordine di grandezza, l'utilizzo di discariche in Campania ha un costo per lo smaltimento di 50 euro a tonnellata, mentre fuori regione ha un costo medio di 140 euro a tonnellata. Lo stesso prefetto Bertolaso, nell'audizione di cui dirò, ha affermato che in alcune regioni vi era stata una richiesta addirittura di 300 euro a tonnellata.
Ai commi 2-bis e 2-ter si prevede un contributo compensativo per i comuni sedi di impianti, discariche, siti di stoccaggio.
Il comma 2-quater contiene un'altra importante previsione: se le discariche, pur rimanendo in Campania, vengono ubicate in centri abitati limitrofi ad altre regioni, i presidenti delle stesse devono essere sentiti.
Ai commi 3 e 3-bis si precisano le modalità per il trasferimento dei rifiuti fuori regione, in seguito ad intese con le regioni interessate e ovviamente nella massima sicurezza ambientale e sanitaria.
Al comma 4 sono individuate disposizioni sul monitoraggio delle attività di cui al decreto.
Il comma 5 disciplina i poteri del commissario in materia di emergenza sanitaria, igiene, ordine e pubblica sicurezza.
Al comma 5-bis si prevede la facoltà di sospendere, d'intesa con le regioni interessate, il conferimento di rifiuti speciali provenienti da fuori regione.
Al comma 5-ter, si attribuisce al commissario la facoltà di proporre al presidente della regione modifiche al «piano cave», per i motivi detti in precedenza.
Al comma 6 - molto importante e delicato -, ci si occupa delle risorse per la copertura degli oneri derivanti dall'attuazione degli interventi previsti dal decreto-legge. Va detto che tale comma è stato completamente riscritto dalla Commissione bilancio del Senato e prevede di fare fronte a tali oneri mediante TARSU ed ulteriori dotazioni finanziarie disponibili su contabilità speciali intestate al commissario delegato e attraverso un contributo speciale per interventi in conto capitale di 20 milioni di euro per l'anno 2006, dunque per i pochi mesi che restano dell'anno in corso.
All'articolo 6 vi sono norme di interpretazione autentica, a proposito di esecuzione forzata e di impignorabilità di risorse destinate a finanziare le contabilità speciali intestate al commissario - in virtù di una situazione debitoria che il medesimo commissario ha trovato -, e di limitazioni di applicabilità del beneficio di sospensione del versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.
L'articolo 7... Ho ancora qualche minuto, signor Presidente?
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione sta per esaurirsi.
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Allora vado velocemente alla parte più importante della relazione, nella quale si dà conto del dibattito in Commissione, che è stato molto sereno ed approfondito, pur nei termini ristretti a noi consentiti. Vi è stato il coinvolgimento di tutte le forze politiche, per ben quattro giornate, e si è riscontrata un'ampia convergenza sulle valutazioni politiche di prospettiva, oltre che sul giudizio critico relativo alla gestione dei vari problemi dei rifiuti in Campania.
Si è registrata poi una divergenza finale, invece, sul metodo: giovedì 16 ultimo scorso, su richiesta della minoranza e, in particolare, del deputato Paolo Russo, accolta prontamente dal presidente Realacci e dall'ufficio di presidenza, si è svolta l'audizione del dottor Bertolaso. Sono emersi i risultati sin qui ottenuti, già riportati in precedenza, e soprattutto il giudizio positivo del prefetto che, a precisa domanda del sottoscritto, ha affermato di ritenere adeguato il decreto rispetto ai compiti affidatigli.
Sono stati presentati numerosi emendamenti in Commissione (126), a firma di Misiti, Russo, Fasolino, Adolfo, Mereu, Mazzoni e Dussin. I corrispondenti emendamenti Pag. 7sono stati tutti respinti dalla Commissione, per le motivazioni che dirò tra breve.
Per quanto riguarda i pareri, il Comitato per la legislazione ha formulato alcune osservazioni. Le Commissioni I, VI e XI hanno espresso parere favorevole, mentre la XIV ha espresso parere favorevole con una osservazione, relativa alla questione della Carta di Aalborg. La Commissione parlamentare per le questioni regionali ha espresso parere favorevole con osservazioni. La V Commissione, invece, ha espresso parere favorevole con condizione. Si tratta, però, di una condizione di carattere prevalentemente formale - direi lessicale - e, in ogni caso, non interviene su profili incidenti sull'osservanza dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione; pertanto, non aveva natura vincolante per la Commissione di merito, al pari dei rilievi espressi dalle altre Commissioni.
In definitiva, il giudizio sul decreto-legge in esame, nel testo approvato dal Senato, è largamente positivo; il provvedimento rappresenta un punto di equilibrio, come dimostrano molte proposte emendative, alcune tese a sminuire, altre a rafforzare i poteri del commissario. Lo stesso commissario lo ritiene efficace.
Considerata la acclarata situazione emergenziale, non appare percorribile un rinvio al Senato, con ulteriori modifiche, ai fini di una approvazione, entro l'8 dicembre prossimo, del disegno di legge di conversione. Il danno, per la Campania e per lo stesso Parlamento, che deriverebbe dalla decadenza del decreto-legge in esame sarebbe enorme e le conseguenze sarebbero disastrose. Molte delle proposte emendative presentate, ragionevoli, più che a contenuto normativo risultano come prescrizioni comportamentali rivolte al commissario e sono riconducibili ad atti di indirizzo. Il Governo, attraverso il sottosegretario D'Andrea, si è dichiarato disponibile a valutare, nei primi mesi del prossimo anno, a seguito di audizione del prefetto Bertolaso in sede di Commissione, i risultati ottenuti e ad adottare eventuali provvedimenti correttivi.
La Commissione, a maggioranza, ritiene che l'A.C. 1922 debba essere approvato nel testo risultante dalle modifiche apportate dal Senato al decreto-legge n. 263 del 9 ottobre 2006.
Mi scuso, signor Presidente, per essermi dilungato oltre il tempo a mia disposizione (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Popolari-Udeur e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Giuditta. Ne ha facoltà.
PASQUALINO GIUDITTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione di questo disegno di legge di conversione e l'imminente avvio dei lavori della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse rappresentano un momento di forte assunzione di responsabilità da parte del Governo e del Parlamento nei confronti della grave emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti, che in Campania è giunto ormai a livelli insopportabili. Non si può più attendere, si deve immediatamente intervenire anche con decisioni coraggiose. La conversione in legge di questo decreto-legge deve segnare l'inizio di una nuova strategia e dovrà necessariamente condurci alla fine dell'emergenza che, ormai, perdura da circa 13 anni.
Non sfugge ad alcuno che il settore dei rifiuti in Campania è giunto ad uno stato di forte degenerazione, sia sul piano operativo, sia sul piano squisitamente politico, al punto tale che la situazione è ritenuta da tutti quasi patologica. Voglio ricordare che la gestione commissariale in Campania iniziò nel febbraio 1994, come conseguenza dell'insufficiente sistema di smaltimento dei rifiuti costituito esclusivamente dalle discariche gestite dai privati. Tale gestione ha individuato come obiettivo la realizzazione di un nuovo piano regionale basato sulla costruzione di impianti di compostaggio e sulla produzione di combustibile derivato dai rifiuti che, Pag. 8però, non ha mai trovato una piena realizzazione, portando la situazione campana sull'orlo del collasso. Il piano regionale, inoltre, fu introdotto anche allo scopo di proteggere il settore dei rifiuti dalla ingerenza della criminalità organizzata.
La grave emergenza che la Campania vive è confermata anche da cifre estremamente preoccupanti che riguardano i rifiuti giacenti a terra fino a qualche settimana fa: 12 mila tonnellate di spazzatura invadevano le strade della provincia di Napoli, 11 mila tonnellate nelle strade della provincia di Salerno, 8 mila nella provincia di Caserta e 5 mila tonnellate di rifiuti si trovavano nelle strade delle province di Avellino e Benevento. Cifre drammatiche, tali da rendere impossibile ai cittadini di questa regione anche lo svolgimento delle normali attività del vivere civile.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo dei Popolari-Udeur è favorevole all'approvazione del provvedimento in esame. A nostro avviso, infatti, la scelta del capo della protezione civile quale commissario delegato, con la possibilità di coinvolgere anche le strutture della protezione civile, lo snellimento dell'attuale struttura commissariale, la fissazione del termine massimo entro il quale uscire dall'emergenza al 31 dicembre 2007 e l'indicazione di un percorso per giungere al superamento dell'emergenza sono obiettivi che dobbiamo assolutamente raggiungere.
Era necessario dare un segnale di discontinuità rispetto alle precedenti gestioni commissariali che, in molti casi, hanno prodotto notevoli storture in quanto, agendo senza un'adeguata programmazione, senza precisi obiettivi e in deroga a qualsiasi normativa, hanno consentito atti che spesso, in mancanza di regole certe, non hanno contribuito ad arginare la cultura del malaffare e della corruzione.
Noi, come gruppo dell'Udeur, consideriamo il provvedimento soddisfacente e non presenteremo ulteriori emendamenti. Certo, nonostante l'apprezzabile ratio del decreto-legge, il testo è sicuramente migliorabile con l'attuazione di interventi correttivi. Tuttavia, questo potrà accadere solo dopo la verifica del lavoro svolto dal commissario delegato, prevedendo audizioni periodiche da parte del Parlamento affinché si possa valutare concretamente l'efficacia dell'azione svolta nel corso della sua gestione. Il commissario non può più rappresentare un alibi. La regione Campania deve assumersi le proprie responsabilità ed intraprendere tutte le azioni necessarie per attivare tutti gli strumenti di propria competenza ed arrivare, nel più breve tempo possibile, alla messa a regime del ciclo integrato dei rifiuti, evitando, così, di trovarci tra un anno a fronteggiare di nuovo l'emergenza, che rappresenterebbe un fatto gravissimo ed inaccettabile.
Non basta solo il commissario per uscire dalla crisi: per la messa a regime del ciclo integrato dei rifiuti c'è bisogno che la regione Campania, con il contributo diretto dei comuni e delle province, approvi nel più breve tempo possibile la legge regionale che prevede la costituzione degli ATO provinciali, un provvedimento ormai non più differibile. La provincializzazione dei rifiuti significa anche che ogni provincia deve raccogliere e smaltire i rifiuti che produce, con un coinvolgimento degli enti locali e dei cittadini. Questi ultimi devono riacquistare la fiducia nelle istituzioni e, al tempo stesso, cooperare alla soluzione della problematica.
Con l'emendamento approvato al Senato si evidenzia anche che non possono essere utilizzate le discariche di Ariano - Difesa Grande, Tufino e Villaricca perché ritenute ormai sature. Le responsabilità sono tantissime, ma è necessario guardare al futuro. Per anni tutta la classe politica ed amministrativa non è stata capace di realizzare un piano di rifiuti che prevedesse anche la costruzione di termovalorizzatori per bruciare il combustibile da rifiuto e produrre energia. Su questo punto è necessario fare chiarezza: realizzare finalmente impianti per smaltire i rifiuti all'interno del territorio regionale è una condizione fondamentale ed imprescindibile. Anche per questo, è necessario combattere e sradicare gli interessi della criminalità organizzata che nel settore dei Pag. 9rifiuti hanno ostacolato in tutti i modi la realizzazione dei termovalorizzatori impedendo, di fatto, la messa a regime del ciclo integrato dei rifiuti. Basti pensare che il business dell'ecomafia ammonta a quasi 180 miliardi di euro e che i clan criminali coinvolti nell'illegalità ambientale sono diverse centinaia.
Accogliamo anche con favore, e riteniamo che sia un altro punto centrale della nostra azione politica per combattere la criminalità organizzata, la recente iniziativa dei ministri della giustizia, Mastella, e dell'ambiente, Pecoraro Scanio, i quali hanno proposto di inserire gli ecoreati nel codice penale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione di questo provvedimento rappresenta per noi dell'Udeur una significativa svolta, sia perché per la prima volta si stabiliscono tempi certi, sia perché si indica un percorso chiaro per porre definitivamente termine alla gestione dell'emergenza nel settore dei rifiuti in Campania. Auspico, pertanto, l'approvazione del testo con la più ampia convergenza da parte delle forze politiche, in quanto per tutti potrà rappresentare l'avvio di un proficuo lavoro che potrà portare alla soluzione definitiva di questo annoso problema.
Signor Presidente, il gruppo dell'Udeur annuncia quindi il voto favorevole sul provvedimento.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, seguendo l'esame del disegno di legge di conversione ai fini dell'espressione del parere da parte della VI Commissione, di cui sono componente in rappresentanza del mio gruppo, sono intervenuta non esprimendo una posizione favorevole. Sono abituata a ritenere che l'emergenza sia una situazione critica circoscritta ad un breve periodo di tempo: a giudicare dal disegno di legge che stiamo analizzando, pare invece che non sia così. Sono anni che, puntualmente, ritorna alla ribalta della cronaca il problema dei rifiuti in Campania e, nonostante i risultati fallimentari prodotti dal sistema del commissariamento, si è deciso, attraverso questo provvedimento d'urgenza, di continuare su questa strada.
La situazione in Campania è gravissima, è vero, ma basterebbe che le amministrazioni locali e le province svolgessero adeguatamente il proprio lavoro. Sono anni che Alleanza Nazionale sottolinea gli sprechi della giunta Bassolino non solo per quanto riguarda i rifiuti, ma anche in tema di sanità e con riferimento a consulenze inutili e costosissime. E oggi, attraverso questo disegno di legge - bene ha detto il relatore definendolo complesso -, ci stiamo comportando con la regione Campania come una madre iperprotettiva, mentre si sa che se i figli sono troppi coccolati non crescono, non maturano e non imparano ad assumersi le proprie responsabilità.
Dobbiamo sradicarci da quell'idea di Stato assistenzialista che spreca i soldi dei cittadini in nome di risultati regolarmente disattesi. Bisogna riflettere sull'uso, anzi sull'abuso, del denaro pubblico per motivi falsamente sociali e solidaristici. Come esempio concreto richiamo la vicenda della FIAT, che certamente non è stata assistita durante il Governo di centrodestra: in varie occasioni il presidente del mio partito, Gianfranco Fini, ha sottolineato come oggi la FIAT abbia superato la crisi senza bisogno di intervento pubblico, e questo perché ha saputo mettere ordine nella sua gestione aziendale grazie ad un bravo amministratore delegato, quale è Marchionne.
La buona amministrazione è dunque il segreto dell'economia. Tale termine viene dal greco antico; infatti il vocabolo ??????µ?a significa, appunto, amministrare. Pertanto, se oggi la FIAT riconquista quote di mercato e rimette in ordine i propri conti, ciò è dovuto a due circostanze: la prima è legata al fatto che, non avendo ottenuto finanziamenti pubblici, si è liberata da quella sorta di droga rappresentata dall'assistenzialismo; la seconda consiste nell'aver puntato e rafforzato le proprie Pag. 10professionalità e il proprio management, che erano stati soffocati per anni dagli accordi demagogici tra sindacati e industria.
Tornando all'argomento all'ordine del giorno, riteniamo che la Campania, questa importante regione che tutti amiamo, non abbia più bisogno di amministratori come Bassolino: servono, piuttosto, amministratori come Marchionne, che risolvono i problemi senza attingere al denaro dei cittadini italiani.
Ricordiamo per inciso che, quando la Commissione ambiente del Senato si è impegnata per tentare di risolvere il problema dell'emergenza rifiuti in Campania, il presidente Bassolino non si è neppure degnato - pur ripetutamente convocato - di partecipare alle audizioni. Questa è la chiara dimostrazione del totale disinteresse non solo per l'emergenza rifiuti, ma anche per ogni questione che riguardi i cittadini della sua regione.
La questione dei rifiuti in Campania è così intricata e composta che parrebbe di leggere un romanzo distopico alla Orwell, se non fosse terribilmente reale. In Campania sono stati istituiti 18 consorzi, proprietari i comuni, che dovrebbero occuparsi della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti; complessivamente, essi dispongono di 2.400 dipendenti che costano ai cittadini 4 milioni 800 mila euro al mese. Stiamo parlando di lavoratori che si recano sul posto di lavoro e che, in larga parte, rimangono con le mani in mano perché i mezzi a disposizione non ci sono o, cosa ancora più grave, non funzionano; nessuno, però, li ripara! E il materiale necessario per la raccolta differenziata (bidoni, cassonetti, raccoglitori per il vetro, eccetera) giace spesso inutilizzato nei depositi.
Anche a Napoli i dipendenti del consorzio non lavorano perché non dispongono dei mezzi necessari e il comune, invece di dotarli di attrezzature adatte, assegna all'ASIA - per il 51 per cento comunale e per il 49 per cento privata - l'igiene ambientale. Quest'ultima, a sua volta, affida in appalto a ditte private i servizi di raccolta differenziata, con conseguente spreco di ingenti quantità di denaro.
Poi è vi è la questione della FIBE, una società privata che gestisce il trasporto e lo stoccaggio di ecoballe, di cui diviene proprietaria.
Di conseguenza, il combustibile derivato dai rifiuti, che potrebbe fruttare circa 600 milioni di euro, rimane in mano ai privati; se gli enti locali gestissero direttamente il processo di smaltimento, tali risorse affluirebbero invece nelle casse comunali.
Sono solo due esempi di un carrozzone che, di fatto, è servito a «riciclare» - questa volta, sì - tutti quei privati che, per anni, hanno gestito il settore tra polemiche, denunce e arresti per situazioni compromettenti (in alcuni casi, veri e propri sodalizi per gestire il business dei rifiuti). Si tratta di una situazione ormai fuori da ogni controllo giacché, appunto, in nome dell'emergenza, si chiudono gli occhi sull'effettiva natura di alcune società che stanno gestendo la situazione, soprattutto nel settore dei trasporti e nella gestione dei siti di stoccaggio dei rifiuti. Il commissariato di Governo, rafforzato dall'ennesimo provvedimento - che istituisce, appunto, la consulta regionale per la gestione dei rifiuti, con subcommissari e consulenti -, alla fine protegge tutti. Tutto ciò, ovviamente, fa lievitare i costi a dismisura, tanto che già si sono moltiplicati fino a sei volte, con una spesa ormai assolutamente fuori controllo.
A mio avviso, peraltro, la crucialità del problema rifiuti pone anzitutto una sfida di carattere culturale; è fondamentale informare in modo scientificamente corretto sui pro e sui contro di ogni soluzione tecnica e gestionale, al fine di cancellare dubbi e paure, senza indulgere all'emotività, senza fomentare, come fanno sedicenti ecologisti, folle male informate. Infatti, la scarsa informazione e le poche competenze, unite a sicuri e perversi interessi economici e politici, finiscono indubbiamente con il palesare e l'accrescere l'emergenza.Pag. 11
Scioglimento delle resistenze locali e riforma del progetto complessivo appaiono, dunque, strettamente collegate; due elementi indispensabili per bloccare la spirale perversa che ha creato il caso Campania. Per anni, le discariche disponibili sono state riempite di rifiuti in gran parte illegali ed importati dalle regioni più industrializzate; quando la magistratura è dovuta intervenire per chiudere gli impianti che avevano prodotto i danni maggiori, non si sono trovate alternative, sicché, alla fine, i camion con i rifiuti sono tornati presso gli stessi luoghi dove avevano già seminato veleni.
La chiusura del ciclo dei rifiuti è una meta che ogni comunità deve riuscire a raggiungere all'interno del proprio territorio; ridurre i rifiuti nei processi industriali come nelle attività commerciali (e finanche, infine, nei comportamenti individuali) è presupposto obbligato per ogni politica che voglia affrontare seriamente il problema.
Differenziare il più possibile ciò che non si può più utilizzare è il secondo fondamentale passaggio che comporta anch'esso una connessione con le attività industriali e commerciali. La raccolta differenziata è tanto più agevole a farsi quanto più è diffuso l'utilizzo delle materie seconde, dalla carta riciclata alla plastica, dal vetro ai metalli, dai calcinacci provenienti dalle demolizioni in edilizia agli scarti industriali, e via dicendo.
Infine, vi è la necessità di un dialogo, franco e serrato, sugli indispensabili impianti di smaltimento finale, compresi gli inceneritori con il recupero di energia e calore. Sulla base di considerazioni di carattere sia energetico sia ambientale, ritengo che la strada maestra sia quella di promuovere anzitutto campagne di sensibilizzazione per incentivare la raccolta differenziata; poi, chiudere le discariche, ormai al collasso, e, quindi, provvedere alla bonifica del territorio aprendo nuove discariche secondo moderni metodi che permettano di produrre energia elettrica attraverso il biogas. Ancora, bisogna individuare impianti di termovalorizzazione a servizio di significativi bacini di produzione inseriti organicamente in un sistema di gestione nel quale si realizzano le raccolte differenziate di quelle frazioni per le quali risulti conveniente il recupero. In Italia, abbiamo ottimi esempi che dimostrano come tale sistema possa funzionare, primo tra tutti il termovalorizzatore di Brescia, sito nella mia zona, che è stato dichiarato il migliore impianto del mondo. A certificarlo è il Waste to energy research and tecnology council, un organismo, indipendente e formato da scienziati e tecnici di tutto il mondo, promosso dalla Columbia university di New York. Il termovalorizzatore di Brescia produce 1.100 chilovattora l'anno che soddisfano un terzo del fabbisogno di calore della città. Manca un vero e proprio sistema integrato di gestione in cui la riduzione dei rifiuti, il riciclaggio ed il recupero energetico siano tra loro complementari e sviluppati contestualmente come alternativa alle discariche, senza privilegiare schemi rigidi di gestione ma proponendo sul territorio soluzioni operative e tecnologiche sulla base delle esigenze presenti e future e dei vincoli dello stesso territorio.
Concludo rilevando che, per estirpare le «mele marce», a volte servono non grandi interventi, ma grande responsabilità collettiva. La criminalità fiorisce ed opera laddove le istituzioni sono carenti. Uno Stato efficiente e capace non ha bisogno di interventi d'urgenza, ma previene e controlla. Pertanto, ritengo che il provvedimento sull'emergenza rifiuti farà solo ricadere sui cittadini campani, attraverso la Tarsu, le colpe degli amministratori locali.
Chiudiamo l'era commissariale, ancora protagonista di questo provvedimento - era che non ha finora prodotto risultati - e passiamo alla gestione ordinaria affidata a buoni amministratori, che abbiano realmente a cuore il bene dei cittadini napoletani: questo, sì, è a cuore di tutti noi italiani (Applausi)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Dussin, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.Pag. 12
È iscritto a parlare l'onorevole Zinzi. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,20)
DOMENICO ZINZI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ancora una volta torna all'attenzione dell'Assemblea il tema dell'emergenza rifiuti nella regione Campania. Il senatore Sodano, relatore per la maggioranza, nell'illustrare nell'aula del Senato i temi contenuti nel decreto-legge n. 263 del 2006, con la propria relazione ha definito di inaudita gravità la situazione in cui versa il settore dei rifiuti in Campania, evidenziando, inoltre, come non siano immuni da responsabilità le politiche adottate dagli amministratori campani, contraddistinte da scelte fallimentari e dall'incapacità mostrata nell'affrontare l'emergenza. Ma la situazione, oltre che grave, si è dimostrata anche drammatica, se si considera che sulle strade si è arrivati a contare 40 mila tonnellate di rifiuti, cui si aggiunge la produzione giornaliera, stimata in oltre 7 mila tonnellate, che rende le aree urbane invivibili e persino impraticabili, a causa della totale assenza sul territorio di impianti di smaltimento.
Dopo dodici anni di emergenza rifiuti, ci troviamo a discutere l'ennesimo provvedimento legislativo d'urgenza, che prova a porre rimedio all'incapacità amministrativa locale. La catastrofica situazione emerge a chiare lettere dalle conclusioni alle quali pervenne, nella legislatura conclusasi nell'anno 2001, la Commissione bicamerale sull'emergenza rifiuti, che stimò necessario un arco di tempo dai 35 ai 50 anni per poter smaltire il carico di rifiuti accumulati nella regione Campania. Tale dato dimostra la grave responsabilità della regione ed, in primis, del suo attuale «governatore», che ha avuto la responsabilità della gestione del settore per circa 6 anni. L'ex commissario Bassolino ha avuto la capacità di sperperare ingenti risorse finanziarie, senza segnare alcun miglioramento, senza dare alcuna apprezzabile soluzione al problema, consegnando così alla gestione commissariale a lui subentrata una situazione incancrenita ed in pieno collasso. Dagli atti dei procedimenti penali celebrati a carico di imputati eccellenti coinvolti nell'affare rifiuti, si ricava testualmente che la camorra napoletana e casertana controlla uno tra i più grandi business dell'economia nazionale, qual è il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti. In tale settore, tutto avviene in dispregio e contro le regole. Tutto è controllato dalla camorra e da uno scellerato patto tra malavita, imprenditori e politici.
Oggi dobbiamo constatare che il decreto-legge in esame è un provvedimento di incerta copertura finanziaria e a mio avviso il Presidente della Repubblica, in ottemperanza a quanto prescritto dall'articolo 81 della Carta costituzionale, non dovrebbe apporre la propria firma per la promulgazione della legge, attesa non solo la carenza di ogni riferimento ai mezzi finanziari necessari per far fronte agli oneri connessi alla sua applicazione, ma persino la mancanza di ogni ipotesi di quantificazione della spesa da affrontare per l'applicazione del provvedimento.
Nel merito dei contenuti del decreto-legge, si riscontra un'articolazione del tutto anomala, che affida il meccanismo dell'individuazione delle risorse ad aumenti tariffari, oppure all'introduzione di nuovi strumenti di fiscalità locale, ribaltando a carico dei cittadini e dei contribuenti campani le onerosissime conseguenze del malgoverno della regione Campania.
L'adozione di tale meccanismo di finanziamento della spesa, di incerta quantificazione, e la conferma dell'attribuzione dei poteri alla prevista gestione commissariale porteranno inevitabilmente alla conseguenza che l'irresponsabile condotta della giunta Bassolino sarà scaricata sui cittadini campani. Essi saranno i soggetti passivi di un perverso impianto finanziario che li vedrà costretti a corrispondere importi, a copertura degli interventi, per iniziative che il commissario e i subcommissari Pag. 13da questo designati decideranno di realizzare per tentare di superare l'emergenza.
Inoltre, si tratta di importi di impossibile quantificazione, perlomeno sotto il profilo previsionale, sicché il contribuente campano è costretto ad accollarsi gli oneri della malagestione dei rifiuti non essendo in grado di conoscere neppure l'entità della sua esposizione per la gestione del comparto, affidato alla gestione commissariale straordinaria. Di questo i cittadini, in quanto elettori, terranno certamente conto quando saranno chiamati a giudicare i risultati di una gestione regionale a dir poco fallimentare.
In conclusione, atteso che, sul piano politico, le colpe e le responsabilità sono state ormai acclarate da ogni parte politica e indiscutibilmente attribuite alla giunta regionale della Campania oggi in carica, auspico che si faccia chiarezza anche attraverso lo strumento di controllo finanziario operato dalla Corte dei conti, in modo da accertare, in maniera approfondita, l'entità del denaro pubblico sperperato, individuando, così, i responsabili a cui addebitare l'oneroso carico fiscale, che non ha portato alcuna soluzione seria al problema dell'emergenza rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Francescato. Ne ha facoltà.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, questa è la storia di un disastro annunciato. È una storia di ordinaria follia ai limiti del paradosso. Infatti, quando si ha a che fare con l'argomento rifiuti, sconfinare nel surreale è facile. Nella nostra società iperconsumista, basata sul criterio dell'usa e getta, è surreale il fatto che un bene di consumo diventi un rifiuto in un batter di ciglia. Per esempio, quel bicchiere di plastica che qui utilizzo per bere è un bene di consumo mentre lo reggo, ma quando, dopo aver bevuto, lo butto, esso diventa, in un batter di ciglia, un rifiuto; se ci pensate, questo è un gesto assolutamente irrazionale e assurdo. Noi stessi qui produciamo tonnellate di rifiuti e non sarebbe male se ogni deputato avesse la sua tazza da appendere sotto al banco e usasse solo quella.
Naturalmente, a questa dissennata produzione dei rifiuti corrisponde, come in ogni vicenda umana, una nemesi, un contrappasso: il rifiuto si rifiuta di essere tale, mostra una seccante tendenza a non scomparire e a non togliersi di mezzo, tende testardamente a ripresentarsi e a ritornare tra i piedi (pensate al sacchetto di plastica buttato dalla casalinga che ci ritroviamo, come un festone, lungo il fiume o al barattolo di conserva che, magari, si ripresenta sulla spiaggia, mentre facciamo il bagno), o forse si trasforma, come accade ai fanghi e alle polveri che rimangono dopo un ciclo di smaltimento dei rifiuti. Comunque, alla fine, dobbiamo mettere questo rifiuto da qualche altra parte.
Questa nemesi, che è un'autentica metafora della nostra società, basata sui consumi e sui rifiuti, è, dunque, sempre presente nei cicli di gestione dei medesimi ovunque nel mondo, e nel nostro paese, dove questa gestione ha tutte le pecche che conosciamo, tende a raggiungere vette desolanti. Non è un caso se su 244 procedure di infrazione avviate dall'Unione europea contro l'Italia, ben 69 riguardano la materia ambientale. E cosa troviamo in testa all'hit parade? Naturalmente, i rifiuti, con 19 procedure di infrazione!
Ma se la gestione dei rifiuti lascia, quindi, molto a desiderare in tutto il paese (e ci ritroveremo puntualmente il problema tra poco, con la revisione del decreto legislativo n. 152 del 2006), è in Campania che il paradosso esplode nelle sue forme più desolanti. Si tratta di una sorta di «econovela horror», in cui nessuna puntata è andata per il verso giusto, a cominciare dalla falsa partenza, o meglio, proprio a causa dell'impostazione iniziale, che riteniamo profondamente errata.Pag. 14
Infatti, il cosiddetto piano regionale Rastrelli (ricordo che era stato firmato da Antonio Rastrelli, di Alleanza Nazionale) poteva essere riassunto nello slogan «bruciamo subito, bruciamo tutto!» e prevedeva, addirittura, la costruzione di termovalorizzatori talmente capienti che avrebbero potuto incenerire la spazzatura non solo della Campania, ma di tutto il sud!
Sia pure con qualche correzione, tale piano è stato fatto proprio - errore fatale! - dalla gestione Bassolino. Noi Verdi, che abbiamo avversato detto piano sia quando portava la griffe di Rastrelli, sia quando recava la firma di Bassolino, ne abbiamo subito denunciato il vizio iniziale, cioè il mancato rispetto della famosa regola delle tre «r» (vale a dire riduzione dei rifiuti all'origine, raccolta differenziata e riciclo), la quale fa la differenza tra un ciclo di smaltimento dei rifiuti che funziona ed uno che fallisce.
Non sarà un caso se proprio questa è la filosofia ispiratrice delle direttive europee in materia - mi riferisco alla necessità di seguire il rifiuto «dalla culla alla tomba» -, a cominciare dalla direttiva quadro 75/442/CEE e dalla strategia per la prevenzione ed il riciclo dei rifiuti presentata dalla Commissione europea il 21 dicembre 2005. Ricordo, a tale riguardo, che la proposta di direttiva per aggiornare la citata normativa quadro sarà esaminata, in prima lettura, dal Parlamento europeo nel febbraio 2007.
Come dicevo, non sarà un caso se quello menzionato è il principio ispiratore della normativa dell'Unione europea in materia e, naturalmente, del cosiddetto decreto Ronchi, che ha recepito le direttive in tale ambito.
Da questa errata impostazione iniziale, dunque, sono derivati gli errori successivi, a cominciare dal bassissimo tasso di raccolta differenziata, in media l'11 per cento (così rivelano le statistiche) rispetto al 35 per cento richiesto dalla normativa vigente. Si tratta, in realtà, di un dato assai disomogeneo. Chi conosce la Campania, infatti, sa bene che la raccolta differenziata è quasi inesistente in alcune aree di Napoli e dell'hinterland napoletano, mentre magari nel salernitano raggiunge percentuali dignitose e, in alcuni casi, decisamente virtuose: penso, ad esempio, a piccoli comuni, come Mercato San Severino, o a città medio-piccole, dove la percentuale di raccolta differenziata raggiungere anche il 65 per cento.
A tale carenza in materia di raccolta differenziata si aggiunge, ovviamente, una lacuna notevole nel campo del riciclo, persino in settori dove esso è virtuoso a livello nazionale. Vorrei portare un esempio in tal senso: la raccolta degli oli usati, che in Italia si colloca all'84,2 per cento, punta quest'anno a raggiungere un nuovo record. Tutte le regioni mostrano un trend di crescita o perlomeno stazionario; in decrescita risultano soltanto la Sicilia, l'Abruzzo e, naturalmente, la Campania, la quale ha la «maglia nera», con un decremento da 9.576 a 7.721 dal primo trimestre 2005 al primo trimestre 2006!
Ma non basta. Come sapete, in questa tragica «econovela», in Campania c'è un ingrediente in più: le famigerate ecoballe, l'unico combustibile da rifiuti che non brucia, a meno che non sia additivato con benzina. Si tratta di ecoballe prodotte da sette impianti di combustibile da rifiuti e «provvisoriamente» - si tratta di uno stoccaggio definitivo, visto che nessuno sa cosa farsene - stoccate in 500 siti: parliamo di cinque milioni di tonnellate di ecoballe!
Non voglio tuttavia ripercorrere, tappa su tappa, le tragiche puntate di questa storia, come la tragedia delle 5 mila discariche abusive, dei sequestri e delle riaperture e delle ribellioni popolari contro la costruzione dei due termovalorizzatori. Ricordo soltanto che il primo termovalorizzatore è previsto in un'area già disastrata come Acerra, dove, a causa dell'inquinamento del territorio, l'indice di mortalità per tumori al fegato sfiora il 36 per cento, contro una media nazionale del 14 per cento; il secondo, quello di Santa Maria La Fossa, è in attesa di VIA da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Insomma, per riassumere, in questo caso non vi sono le tre «r» (l'unica Pag. 15garanzia di un sano ciclo di smaltimento), non vi è un CDR degno di questo nome, non vi sono termovalorizzatori (ricordo che siamo contro l'installazione di termovalorizzatori, a meno che non siano usati secondo le direttive indicate dal cosiddetto decreto Ronchi) o impianti di smaltimento che utilizzino tecnologie il più possibile avanzate!
In compenso, vi sono 5 mila discariche abusive, 7.500 tonnellate di rifiuti al giorno e 5 milioni di ecoballe. Vi è inoltre - ed arrivo al punto che collega il tema dello smaltimento dei rifiuti alla legalità -, come sapete, un clamoroso giro d'affari per la camorra, che prospera sulla speculazione per i siti di stoccaggio, nonché sul controllo delle discariche abusive e dei trasporti illegali dei rifiuti.
Ricordo che in Italia vengono commessi tre reati ambientali all'ora, che più di 200 sono i clan coinvolti e che il giro d'affari dei traffici illegali ammonta a 27 miliardi di euro in dieci anni. A tale riguardo, desidero rinviare anche all'immensa mole di lavoro realizzata dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse per la completa radiografia del fenomeno criminoso che si nutre di questo ciclo patologico e che lo alimenta, in un circuito vizioso da cui sembra assai difficile (e, a volte, francamente impossibile) uscire.
Qui arriviamo alla domanda chiave: come se ne esce? In tutto il paese, ma in particolare in Campania (che rappresenta un po' la summa di tutte queste patologie), ci hanno provato con un commissariamento, lungo tredici anni, che non ha dato frutti e che non ha potuto impedire che la situazione precipitasse, dando origine a quell'emergenza infinita che oggi ci troviamo ad affrontare.
Come se ne esce? Sarebbe bello poter rispondere con questo decreto o con la decisione, peraltro sensata, presa dal Ministero dell'ambiente di mettere un ex generale dei carabinieri, Roberto Iucci, un uomo tutto di un pezzo, a fare la guerra alla «monnezza» al comando di una task force che dovrebbe rimettere in sesto questa disgraziata gestione dei rifiuti, a cominciare dalla negletta raccolta differenziata. Tuttavia, non saremmo onesti e non faremmo un servizio al Paese, se non dicessimo - credo che su questo siamo tutti d'accordo, in particolare noi Verdi, da sempre contrari ai commissariamenti prolungati ed al ritorno alle procedure ordinarie - che un ulteriore commissariamento, anzi un «supercommissariamento», è in primis una dichiarazione di fallimento ed una sconfitta.
Certo, ci sono le attenuanti del caso. Il decreto che stiamo per convertire in legge è un vestito fatto su misura per una persona, il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, che gode della nostra totale stima e fiducia e che sicuramente avrà la capacità, se gli daremo pieni poteri e metteremo la sua struttura in grado di funzionare, di arginare, almeno parzialmente, l'emergenza. Il secondo punto che attenua la nostra opposizione al prolungamento del commissariamento è la previsione di una precisa data, il 31 dicembre 2007, per superare il commissariamento stesso. In terzo luogo - ed è questo il fatto più importante che ci convince ad esprimere un voto favorevole alla conversione in legge del decreto - grazie ad un lavoro capillare e sostanziale svolto al Senato e a modifiche importanti nella direzione da noi ritenuta positiva, possiamo guardare a tale normativa non come all'ennesimo capitolo di un'«econovela horror», ma come ad un reale punto di svolta, ad una exit strategy che permetterà l'avvio di un percorso di ritorno alla tanto sospirata normalità e alla produzione di un ciclo finalmente corretto dello smaltimento dei rifiuti in Campania.
È in questo spirito e solo a queste condizioni che noi Verdi accettiamo questo decreto, per dare alla Campania quel segnale positivo da parte del Parlamento che tutti i cittadini onesti di questa disgraziata regione attendono da tempo.
Tuttavia - non nascondiamocelo - la conversione in legge di questo decreto-legge non basta, anzi esiste il pericolo che tra un anno ci si possa trovare di nuovo impantanati in una palude ancor più maleodorante, Pag. 16se non avvieremo fin d'ora, con atti di indirizzo adeguati, la soluzione dei problemi ancora irrisolti. Ciò a cominciare dalla remissione, direi dal ribaltamento, del piano regionale dei rifiuti, con la redazione di un nuovo piano che metta al centro le tre «r» e nuove tecnologie di smaltimento, facendola finita con situazioni rigide tipo quella adottata con l'affidamento alla FIBE e privilegiando invece impianti che siano possibilmente di piccole dimensioni, diffusi sul territorio e che producano meno emissioni possibili, anche per tagliare le gambe all'attività dei trasporti, su cui prospera la camorra. Quindi, dovrà essere prevista anche una difesa forte contro le infiltrazioni del sistema camorristico.
Il punto chiave è naturalmente quello di decidere chi redige il piano e quando. Noi siamo d'accordo che occorra in proposito una larga intesa ed una condivisione tra Ministero, regione, enti locali e struttura del commissariato e che si debba anche indicare una scadenza, un termine preciso per evitare che la situazione si trascini e torni a degenerare dopo che Bertolaso avrà terminato il suo compito.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,38).
GRAZIA FRANCESCATO. Last, but not least, vanno considerati i costi. Non ricorrerò in questa sede al grottesco balletto delle cifre che tante volte ci ha stupefatto ed indignato. Mi riferisco ai mille miliardi di lire allegramente gestiti dal 1994 al 2004, agli stipendi esagerati, alle consulenze da un miliardo non di rado mai consegnate, ai debiti vertiginosi. Bertolaso ci ha parlato di un debito di 520 milioni di euro e di una perdita secca di 5 milioni di euro al mese. È evidente che non basterà il ricorso previsto da questo decreto alle risorse derivanti dalla TARSU e dalle ulteriori dotazioni finanziarie rintracciabili nella contabilità speciale intestata al commissario delegato. Bisogna calcolare quali risorse aggiuntive saranno necessarie e a chi spetterà spostare le medesime. Noi siamo a favore di soluzioni trasparenti e taglienti che permettano finalmente di voltare pagina, grazie ad un'azione di corresponsabilizzazione delle autonomie locali, regioni e comuni, incluso il commissariamento dei comuni che non si impegneranno sulla strada virtuosa della raccolta differenziata.
In conclusione, è assolutamente essenziale ricostituire un rapporto di fiducia tra i cittadini onesti della Campania e le istituzioni, perché sono essi le prime vittime di questa situazione. Richiamando la valanga di articoli scritti su Napoli nel corso di queste settimane, lasciatemi dire che chi tra noi ha lavorato in questa città - ed io mi includo in tale elenco perchè vi ho lavorato per quattro anni e mezzo non solo come ambientalista, ma anche come vicepresidente di Bagnoli Futura, società che ha avuto l'incarico di bonificare Bagnoli, - ritiene opportuno mettere finalmente l'accento anche sui tanti lati positivi della vicenda napoletana. Esiste un «oro di Napoli» su cui i media raramente pongono l'attenzione ed accendono i riflettori. Esistono esperienze di eccellenza e risorse umane di competenza che dobbiamo assolutamente valorizzare in questa vicenda e che permetteranno finalmente alla regione Campania di uscire dall'emergenza infinita. È nostro dovere dare un contributo in questa direzione e per questo noi Verdi siamo d'accordo sul decreto e voteremo in senso favorevole alla sua conversione in legge (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, L'Ulivo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti ed i docenti della scuola media statale Daniele Manin di Roma.
È iscritto a parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, onorevoli deputati, in tutti i cittadini residenti in Campania è ancora vivo il ricordo dell'estate appena trascorsa. Un'estate da incubo che nessuno dimenticherà facilmente, con strade invase dai rifiuti, cassonetti incendiati, aria irrespirabile Pag. 17e maleolente. Dappertutto, a Napoli come a Salerno, in Irpinia e nel beneventano come a Caserta, nei piccoli paesi dell'interno, sulle coste di fama internazionale, nelle cittadine dei siti archeologici invidiatici da tutto il mondo, come Paestum, Velia e Pompei.
L'impatto sull'economia è stato spaventoso; è risultata colpita in modo devastante l'immagine del sistema Campania, faticosamente costruita nel corso di questi anni da migliaia e migliaia di operatori e lavoratori dell'agricoltura, dell'artigianato, del commercio, dell'industria, dei servizi e delle professioni. Per il turismo è stata una Caporetto, moltissimi stranieri e italiani in vacanza hanno immediatamente disdetto le prenotazioni, fuggendo letteralmente da un territorio considerato alla stregua di un paese del terzo mondo, con la differenza significativa, però, che mentre un paese del terzo mondo vive una storia di povertà secolare e cerca faticosamente e disperatamente di uscirne, Napoli e la Campania fanno parte di una nazione ricca, tra le otto più avanzate e industrializzate del mondo intero. Di più, Napoli e la Campania sono state beneficiate da massicci interventi finanziari da parte dello Stato, sistematicamente dilapidati, nel settore specifico dello smaltimento rifiuti, da una regione e da una classe politica inadempienti, sostanzialmente inadeguate alla grande partita economica e di legalità che si è giocata e si gioca tuttora sul territorio campano.
Forse qualche cifra sarà utile ad indicare le dimensioni del disastro. Finora, per l'emergenza rifiuti sono state spese cifre da capogiro, nell'ordine delle migliaia di miliardi di vecchie lire, senza mai, si badi bene, uno straccio di bilancio di previsione. Sono stati tenuti e sono tenuti tuttora sul libro paga 2314 lavoratori socialmente utili a tempo indeterminato per una inesistente raccolta differenziata, con la spesa annua di circa 110 miliardi delle vecchie lire. La raccolta differenziata è rimasta praticamente al palo su tutto il territorio regionale; basta scorrere, signor Presidente, l'elenco delle città capoluogo di provincia e delle municipalità minori. Le poche mosche bianche dei comuni che praticano la raccolta differenziata sono l'eccezione che conferma la regola.
Potrei citare i predetti comuni - sarebbe facile, tanto sono pochi -, ma voglio evitare una digressione che potrebbe rivelarsi inutile, dal momento che in Campania non c'è una sola provincia (è questo il dato fondamentale) che utilizzi il ciclo completo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.
I lavori per la costruzione dei termovalorizzatori di Acerra e Santa Maria La Fossa sono stati sistematicamente ostacolati da riunioni politiche dilatorie, scioperi, proteste varie, anche intimidazioni malavitose. Pertanto, le operazioni relative alla raccolta non sono mai state concluse con un ricavo energetico, mentre il trasporto dei rifiuti campani in Lombardia o all'estero si è risolto, alla fine, in una perdita finanziaria secca per i cittadini, di dimensioni che fanno gridare allo scandalo. D'altro canto, la piazza ed il malaffare - anche camorristico ma, soprattutto, diverso e più moderno e, di conseguenza, più subdolo e più pericoloso -, insieme con le connivenze politiche ed istituzionali, hanno consentito il proliferare delle discariche abusive ed il blocco sistematico delle discariche oggetto di autorizzazioni legali.
Il Governo ha adottato un decreto-legge che prolunga fino al 31 dicembre 2007, almeno nel testo licenziato dal Senato, i poteri commissariali ed individua anche una figura tecnicamente ineccepibile (qual è il dottor Bertolaso), ma ripropone, in modo inequivoco, gli stessi errori di impostazione che hanno determinato lo sfascio attuale, primo tra tutti la nomina di un commissario che non ha pieni poteri, perché chiamato a redigere il piano regionale dei rifiuti d'intesa con il Governo e con la regione: l'intesa non vi sarà mai, presidente Realacci, amico collega relatore, e costituirà l'alibi del commissario per le inevitabili inadempienze! Del resto, in Commissione ho ascoltato Bertolaso, il quale ha fatto capire chiaramente come stiano le cose: lui ce la metterà tutta ma, in definitiva, il provvedimento lo vincola Pag. 18ad un'intesa con la regione e con il Governo (sentiti anche i comuni, ma si tratta di un aspetto minore rispetto alla centralità del problema).
A questo punto, va ricordato il momento cruciale di tutta la vicenda dei rifiuti in Campania. Mi permetto di ripercorrerla e di analizzarla, altrimenti non si capirebbe appieno l'opposizione di Forza Italia ad un decreto-legge che ripete errori già commessi e che è tale da procrastinare indefinitamente la risoluzione del problema.
L'aspetto centrale della vicenda è costituito dalla nomina di Antonio Bassolino a commissario straordinario con la concentrazione nella stessa persona (a mio avviso, la soluzione era buona e positiva) anche dei poteri ordinari derivantigli dall'essere presidente della giunta regionale. Poteva essere la svolta: le due cariche riunite avrebbero potuto evitare quello che, verificatosi anche nel dopo Bassolino, si è immediatamente concretizzato, purtroppo in modo gravissimo, già nel corso del mandato con i doppi poteri coincidenti.
Mi riferisco al continuo ricorso della piazza, dei sindacati, dei poteri messi, di volta in volta, in discussione, delle associazioni ambientaliste e degli enti locali interessati nei confronti delle province e della regione per vanificare le scelte discendenti da una sia pur minima attività programmatoria in testa al potere commissariale.
In definitiva, caro sottosegretario, accadeva che se si doveva aprire una discarica in un qualsiasi comune del casertano, ognuno andava a «recitare» la propria parte. Tutti erano contro la discarica individuata dagli uffici del commissariato e giù il ricorso alla provincia, alla regione, ai poteri ordinari per vanificare la scelta commissariale!
Ciò che di grave vi è in tutta questa vicenda, è il fatto che Antonio Bassolino teneva concentrati i due poteri ed avrebbe potuto metterli insieme per portare avanti l'attività programmatoria. Egli, poi, ha avuto a portata di mano la grande occasione per liberare Napoli e la Campania dal grave problema dell'emergenza rifiuti e non ha saputo o non ha voluto sfruttarla. Dalla sua vi era un consenso illimitato: tutta la stampa che conta, da Il Mattino di Napoli al Corriere del Mezzogiorno, a la Repubblica, alle testate minori, al Tg3 Campania (che, purtroppo, con i contributi dei cittadini, si è sempre identificato come l'ufficio stampa di Bassolino allargato al mezzo televisivo), e poi i poteri forti e tanti altri poteri. Con il suo prestigio avrebbe potuto convincere gli amministratori a dar corso alla raccolta differenziata. Non l'ha fatto! Non costava niente, solo un minimo di buona volontà. Avrebbe potuto richiamare alla responsabilità sindacati ed associazioni ambientaliste, pronti ad opporsi a qualsiasi tentativo di aprire una discarica legalmente autorizzata, favorendo, poi, di fatto e di conseguenza, l'apertura di quelle illegali. Caro presidente Realacci, le discariche illegali si moltiplicavano e non vi era piazza, in quell'occasione, che protestasse o sindacato che innalzasse una qualsivoglia bandiera.
Bassolino avrebbe potuto zittire le voci scomposte che si levavano contro i termovalorizzatori. Non voglio entrare nel grande tema dell'attualità dei termovalorizzatori, ma certamente vi sono città importanti d'Italia e del mondo che, nel loro centro urbano, hanno i termovalorizzatori, che solo in Campania diventano una scelta scellerata nei confronti della vivibilità.
Invece, Bassolino purtroppo si è caratterizzato come il vero erede della tradizione peggiore delle pratiche della prima Repubblica. Ha elargito consulenze «a pioggia» in favore di istituti notoriamente legati al «carrozzone» politico del centrosinistra e suo personale. Non lo dico solo io; ciò viene sostenuto in relazioni istituzionali e in libri scritti da autorevoli rappresentanti della sinistra.
Del suo periodo è la nomina a subcommissario del presidente della provincia di Napoli, dottor Di Palma, con la costituzione di una società che nulla ha a che vedere con la raccolta dei rifiuti e con un compenso di 400 mila euro. Pare che non un solo atto sia stato prodotto, come Pag. 19rilevato dall'ispezione Monsurrò del 2004 (vedi Ministero delle finanze). Stesso copione per gli studi convenzionati, gratificati da queste elargizioni. A fronte di tanto impegno finanziario, non ricordo una sola relazione risolutiva per il problema dei rifiuti. Si è perseguito un disegno politico clientelare, di basso profilo, con i soldi dello Stato, per acquisire amicizie, del genere peggiore, senza apportare un benché minimo beneficio alla definizione della soluzione del problema.
Di questo periodo, cioè del periodo di Bassolino, sono gli eventi legati al passaggio di mano, anche per cinque o sei volte, di terreni locati alla Fibe, con prezzi decuplicati nel giro di pochi giorni e con atti preparati e perfezionati nello stesso studio notarile. Che cosa controllava il costoso staff del presidente Bassolino? Non si accorgeva di questi intrallazzi nei quali, a dir poco, la malavita organizzata l'ha fatta da padrona? Analogamente, la costituzione della società PAN è un evento che fa gridare allo scandalo; letteralmente, è stata varata come un call center per il monitoraggio del territorio e l'assunzione, mai avvenuta, di centinaia di persone.
Ricordo per inciso che i compensi elargiti ai subcommissari sono stati decuplicati in tre anni. Sarà anche giusto decurtare gli stipendi dei parlamentari, ma i compensi elargiti ai subcommissari non possono essere decuplicati in soli tre anni.
Qualcosa non torna nel conto generale delle istituzioni preposte al controllo degli atti amministrativi della struttura commissariale. Inquieta non poco che tutto quanto da me riferito in Aula abbia formato oggetto di una relazione della Corte dei conti presentata addirittura nel 2001 con la quale si era, tra l'altro, ribadita l'inutilità dei subcommissari. Però, fino a questo momento dalla Corte dei conti non abbiamo avuto altre notizie: silenzio assoluto. Un parlamentare ha diritto di sapere? Questa Assemblea ha il diritto, oltre che il dovere, di sapere nel rispetto istituzionale dovuto, anche di questi comportamenti. Noi parlamentari abbiamo il dovere di chiedere e di conoscere gli atti degli organi dello Stato preposti ai controlli di legittimità, contabili e di merito. Conseguentemente, signor Presidente, mi rivolgo a lei perchè questa procedura venga attivata.
Desidero, inoltre, raccontare un'altra «chicca». Sulla vicenda pendono presso le procure di Napoli e di Santa Maria Capua Vetere ben 40 procedimenti penali, con 18 magistrati impegnati da quattro anni. Ebbene, di fronte a questo sfascio, che abbiamo avuto modo di apprendere anche dal libro del senatore Salvi e di ascoltare nelle trasmissioni televisive di Michele Santoro, attraverso la voce di vari giornalisti, di fronte a 40 procedimenti penali, con 18 magistrati impegnati da quattro anni, l'unico risultato ufficiale finora conseguito è stato il rinvio a giudizio di Facchi per fatti assolutamente marginali (la montagna ha partorito il topolino!). Ben magra soddisfazione, cara Grazia Francescato, rispetto a quanto era lecito attendersi.
In conclusione, ho voluto parlare di questi fatti perché Bassolino avrebbe potuto risolvere il problema, avendo concentrato nella sua persona le due cariche di commissario e di presidente della giunta regionale. Ripeto ancora che non lo ha fatto, non lo ha voluto fare o non lo ha saputo fare; ma a questo punto noi parlamentari come dobbiamo comportarci? Sono un campano e, perciò, sono venuto questa mattina a svolgere il mio intervento per un dovere precipuo nei confronti della mia gente.
Quando, in un comune qualsiasi, si individuava una discarica, senza la quale l'immondizia rimaneva per strada, sistematicamente tutti i partiti politici, sia al governo di quel comune, sia all'opposizione, manifestavano contrarietà alla scelta e ricorrevano per cancellare il provvedimento, alla provincia e alla regione.
Questa dicotomia tra il potere commissariale e il potere ordinario, che era stata superata con la nomina di Bassolino, in realtà era funzionante anche durante il periodo Bassolino. Peggio ancora: quando Bassolino, alla fine, gettò la spugna - badate bene! -, si dimise dalla carica di commissario che doveva attuare il piano Pag. 20dei rifiuti, ma non dalla carica che gli consentiva di stipulare altre convenzioni miliardarie! Ciò getta una luce ancora più oscura su questa vicenda.
Veniamo, quindi, al decreto-legge odierno. Ritengo che sia giunto il tempo per la Campania di indossare il vestito della responsabilità. Che nessun amministratore locale si trinceri più dietro l'ombra o il pilastro della complicità centrale! Ognuno, dal singolo ai partiti politici, ai sindacati, è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità.
Nominare un altro commissario significa tornare indietro e consentire ancora che, quando si sarà indicata una scelta per una discarica, gli amministratori protesteranno presso la provincia e la regione; poi protesteranno contro il Governo e noi in Campania non decolleremo mai.
Se, invece, avremo il coraggio di assumerci la responsabilità della gestione ordinaria, alla quale siano demandati poteri e indicate scadenze, credo che potremo veramente fare un salto di qualità e restituire serenità ai cittadini campani che lavorano, producono e vogliono semplicemente essere rispettati dalle istituzioni.
Cosa proponiamo allora? Proponiamo il ritorno alla gestione ordinaria. Voi mi direte che ciò non è possibile, ma almeno, onorevole Francescato, auspichiamo che sia possibile almeno un correttivo. Non si può vincolare il piano regionale dei rifiuti ad un'intesa tra commissario, regione e Governo. Bertolaso ce lo ha detto chiaramente: è questo il punctum dolens di tutta la vicenda! Bertolaso lavorerà, individuerà, ma poi dovrà redigere un piano e cercare un'intesa con Governo e Regione.
Domani dibatteremo ancora di questo decreto in sede di esame degli emendamenti. Si accolgano almeno alcuni nostri emendamenti secondo cui o il piano regionale deve essere realizzato dal solo commissario, sentiti tutti gli altri enti, compresi la regione e il Governo (con questa soluzione poniamo in capo ad una figura professionalmente e tecnicamente ineccepibile come Bertolaso una responsabilità precisa dalla quale non può sfuggire), oppure il piano lo fa la regione, senza intese con il Governo, perché anche la ricerca di un'intesa con il Governo può costituire un alibi estremamente pericoloso e una fuga dalle responsabilità. Su queste due soluzioni poniamo l'accento e speriamo di ottenere una risposta, posto che in Commissione abbiamo notato una volontà univoca volta a risolvere il problema. Tuttavia, la volontà politica non può che scontrarsi con ciò che è fattibile.
Queste due richieste (tali da farci guadagnare veramente i prossimi mesi, fino al 31 dicembre 2007), dovrebbero essere accolte dalla maggioranza.
Non proponeteci un ordine del giorno! Non ho mai visto un ordine del giorno accolto in aula e poi attuato dal Governo. Qualcuno ha detto in Commissione che non ci sarebbe il tempo per una modifica del testo in quanto il Senato, per 14 giorni, non si potrà riunire.
Tuttavia, sappiamo bene chi sta lavorando in questi giorni al Senato: la Commissione finanze, la Commissione bilancio e qualche senatore che si illude ancora di poter inserire qualche suo problema nel calendario della finanziaria e che, ingenuamente, ignora come ormai sia tutto già scritto. Infatti, il maxiemendamento ha fatto piazza pulita di ulteriori richieste ed eventuali manomissioni.
Allora, se domani riusciremo a licenziare un provvedimento che recepisca almeno gli emendamenti che come gruppo di Forza Italia abbiamo presentato, ritengo che nel giro di sette giorni il Senato potrebbe riunirsi - forse anche prima - e approvare il testo in maniera tale da evitare che il decreto-legge decada e consentendone invece la conversione in legge nel modo giusto per risolvere il problema grave, annoso della gestione dei rifiuti nella regione Campania.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, innanzitutto vorrei dire che l'aula vuota non deve impressionare i ragazzi delle scuole presenti in tribuna, Pag. 21perché i nostri interventi saranno pubblicati nel resoconto della seduta odierna che uscirà domani; dopodiché, il dibattito impegnerà tutti i colleghi della Camera. Quindi, gli studenti non ricevano un'impressione negativa dei nostri lavori.
In generale, personalmente sono sempre contrario ai commissariamenti delle regioni per quanto riguarda emergenze di questo tipo, che poi si rivelano non più tali, bensì situazioni che durano anni. Ciò è avvenuto per l'emergenza rifiuti in Campania e per le altre emergenze rifiuti in altre regioni. In Campania si sono battuti tutti i record; ma vi sono altre regioni commissariate da tanti anni. Ritengo che i commissariamenti siano negativi, poiché determinano certamente un disimpegno da parte delle amministrazioni regionali, provinciali o comunali, le quali sono portate a pensare che qualcun altro risolverà quei problemi che, invece, esse stesse dovrebbero portare a soluzione.
Nel caso della Campania siamo arrivati effettivamente ad un punto di non ritorno. È quindi pensabile fare un'eccezione per un breve periodo, per un tempo determinato, che avrebbe potuto anche essere più breve di quello previsto nel decreto-legge, il cui testo è stato modificato dal Senato con numerosi emendamenti.
Tuttavia, nonostante le modifiche e le integrazioni introdotte dal Senato, il testo giunto in Commissione non mi è parso soddisfacente per diversi motivi. In Commissione io stesso ho presentato numerosi emendamenti che - insieme agli altri dei colleghi della maggioranza e, soprattutto, dell'opposizione - non sono stati giudicati negativamente; anzi, quasi tutti sono stati ben considerati dall'intera Commissione. Tuttavia, il fatto oggettivo che ha determinato la necessità di respingere tali emendamenti è legato ai tempi a disposizione. Credo che la situazione sia tale da richiedere più attenzione in futuro, poiché ritengo che le leggi vadano esaminate, sia alla Camera sia al Senato, in piena libertà, senza essere condizionati dai tempi. Ciò anche se per l'approvazione dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge sono previsti tempi ristretti. Forse, è bene che tali provvedimenti passino prima al vaglio della Camera e poi del Senato.
Nel decreto-legge, come modificato attraverso alcuni emendamenti del Senato, a mio avviso sono comparse proposizioni che giudico insoddisfacenti. In particolare, mi riferisco alla definizione dei poteri ulteriori da assegnare al commissario con una disposizione della Presidenza del Consiglio che potrebbe addirittura travalicare le norme esistenti, come si evince chiaramente dal testo. Credo che ciò sia sbagliato.
Parimenti, mi riferisco alla costituzione di una consulta presieduta dal presidente della regione, con funzioni consultive nei confronti del commissario. In altri termini, ci troviamo di fronte a un presidente della regione che è consulente del commissario, mentre proprio il presidente della regione avrebbe dovuto avere pieni poteri al riguardo.
Un'altra questione fondamentale concerne il piano regionale dei rifiuti: quello attuale dovrebbe essere integrato.
È necessaria, a mio avviso, la figura di un decisore, quando si sceglie di integrare questi piani così complessi. Credo sarebbe stato più giusto che il decisore fosse stato rappresentato dalla regione Campania, dal presidente della regione e dagli organi della regione stessa.
Il piano sarebbe dovuto poi passare al commissario, che avrebbe avuto il compito di attuarne le disposizioni a livello regionale con riferimento ai rifiuti. Bisogna sapere, infatti, che senza il piano regionale dei rifiuti nemmeno il commissario può realizzare gli impianti; è quindi necessario predisporlo in anticipo. Se passa troppo tempo per l'intesa, è chiaro che questo danneggerà l'opera dello stesso commissario. A mio avviso, sarebbe stato dunque necessario intervenire con modifiche, con il tempo dovuto, su alcune delle questioni che sono emerse nel dibattito in Commissione qui alla Camera. Tuttavia, ciò non è stato possibile.
Oltre a questo, sarebbe stato necessario, a mio avviso, prevedere ulteriori modifiche. In primo luogo, visto che si tratta Pag. 22di rifiuti, l'approccio deve essere sempre integrato. La soluzione dello smaltimento deve essere realizzata con diversi metodi e tecnologie, collegate tutte insieme. È giusto che si faccia la raccolta differenziata, ma che vuol dire «differenziata al 50 per cento» in una regione che non raggiunge il 3 per cento di raccolta e arriva addirittura a non raccogliere del tutto i rifiuti? Secondo me, questo è velleitarismo, che evidentemente nasconde qualcos'altro che non so comprendere. Per la raccolta differenziata, come sappiamo, si spendono molti più soldi rispetto agli altri sistemi di smaltimento, di carattere complementare. Probabilmente, dunque, vi è la necessità di utilizzare un paio di migliaia di LSU o LPU, come ricordava un collega in precedenza. Credo che non sia questo l'obiettivo che si deve porre una norma: evidentemente, bastava accontentarsi del raggiungimento degli obiettivi di legge in relazione al decreto Ronchi, che solo negli anni sarebbe possibile portare a compimento.
Anche la scadenza dei tredici mesi, secondo me, è troppo lunga e bisognava, forse, prevedere una fase di emergenza più vicina per poi restituire la gestione alla regione. Su questi punti, io avevo presentato degli emendamenti che oggi non intendo ripresentare in Assemblea, a nome del mio gruppo, per tre buoni motivi: per prima cosa, come abbiamo già visto, un ulteriore passaggio al Senato farebbe avvicinare troppo la scadenza del decreto-legge, e quindi si rischierebbe di non avere alcuna legge e di lasciare la situazione campana nello stato attuale, senza nemmeno la nomina del commissario, visto che alla stessa si provvede proprio nel decreto-legge che andrebbe a scadere; un secondo motivo risiede nell'impegno assunto dal Governo in Commissione in maniera molto chiara, assieme al presidente della Commissione stessa, di avviare un monitoraggio ogni due o tre mesi, in Commissione, convocando il commissario, gli enti locali, la regione e il Governo (quest'ultimo verrebbe a riferire, in modo che sia possibile valutare l'andamento della situazione che nel frattempo si verifica nella regione, per poi prendere provvedimenti, se necessario, anche di carattere legislativo); un terzo motivo che possiamo verificare (e indicherei queste ragioni anche all'opposizione), risiede nel fatto che il relatore, d'accordo con la maggioranza e, spero, anche con l'opposizione, potrebbe presentare un documento che abbia valore pregnante per il Governo nel quale trovino spazio i concetti contenuti negli emendamenti, sia della maggioranza, sia dell'opposizione, che, di fatto, sono stati positivamente giudicati in Commissione. In tal modo, se si presenterà l'occasione - come io credo - di modificare, fra tre mesi, le stesse norme che stiamo per approvare, quelle indicazioni potrebbero essere di indirizzo per il legislatore, affinché approvi norme più realistiche e maggiormente rispondenti alle necessità.
Dico questo perché sono stato tra coloro che si sono mostrati maggiormente critici nei riguardi del testo in sede di Commissione; critici sono stati anche esponenti dell'opposizione. Tuttavia, osservo che al Senato si è svolto un lungo dibattito e c'è stato un approfondimento. L'approvazione è avvenuta, in quella sede, non soltanto con il voto favorevole della maggioranza, ma anche con l'astensione di molti esponenti dell'opposizione. Credo che si invierebbe un messaggio positivo alla Campania, a tutte le forze sane che operano in quella regione, ai suoi comuni e alle sue province, oltreché ai cittadini campani, se il Parlamento si interessasse del gravissimo problema nel modo il più possibile unitario, esprimendo un voto simile a quello espresso al Senato. Non mi sembra, infatti, che qualcosa sia cambiato dal giorno in cui si è votato al Senato e credo che nulla cambierà fino al momento in cui la Camera dei deputati esprimerà il proprio voto. Nulla è cambiato. Forse, qualche trasmissione televisiva ha riportato in modo più crudo le notizie, ma sono notizie che già conoscevamo, avendo ricevuto anche alcuni rapporti. Conoscevamo benissimo il dramma che la Campania vive. Ritengo che, proprio per questi motivi, bisognerebbe avere la possibilità di presentarsi, come Parlamento, il più unitariamente Pag. 23possibile ai cittadini campani. Perché in futuro non si ripetano i fatti del recente passato e si superi il commissariamento, tutto dipende da noi, ma anche e soprattutto dalla regione Campania, dai suoi cittadini e dai suoi amministratori. A partire dalla fine del 2007, si dovrà non ritornare al passato ma avere il coraggio di affrontare, anche a livello delle amministrazioni locali e della regione Campania, il problema dello smaltimento dei rifiuti in modo onesto e corretto. Ciò non soltanto faciliterebbe la vita in quella regione, ma consentirebbe allo Stato di risparmiare centinaia di milioni di euro. Nello stesso tempo, la regione Campania potrebbe apparire per quello che è, una delle più belle regioni d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bandoli. Ne ha facoltà.
FULVIA BANDOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, un ciclo dei rifiuti moderno e sostenibile ha alcune precise caratteristiche: quando anche solo una delle fasi del ciclo va in crisi salta, in genere, l'intero ciclo. Purtroppo, in molte regioni italiane, soprattutto nel sud, non possiamo dire ancora di avere un ciclo dei rifiuti a regime, moderno, europeo. Siamo in una situazione di arretramento anche di alcuni indici importanti, ma soprattutto incontriamo resistenze serie alla programmazione ed alla pianificazione del ciclo stesso.
Tra gli elementi importanti che definiscono un moderno ciclo dei rifiuti vi è, innanzitutto, la diminuzione sensibile della produzione dei rifiuti. Questo hanno fatto paesi europei, ma anche regioni del nord, diversamente governate: sono riusciti a diminuire sensibilmente la produzione e la mole di rifiuti. Il secondo elemento è il rafforzamento, fino ad un massimo del 40-50 per cento, della raccolta differenziata. Il terzo elemento consiste nel non partire dell'incenerimento, ma nel trattare negli impianti di incenerimento solo l'ultima parte restante dopo il riciclaggio. Non bisogna disperdere sostanze dannose nelle falde e nel terreno, perché sappiamo che sono moltissimi i danni da inquinamento a causa di impianti non costruiti come Dio comanda. Queste fasi sono quelle riassunte nella legge nazionale, il cosiddetto decreto Ronchi, che sicuramente ci ha fatto fare passi avanti in molte parti d'Italia, ma che in alcune aree, soprattutto in Campania e in generale nel Sud, non è stato applicato.
La Campania è sicuramente la più distante rispetto ad altre regioni e noi vorremmo dire all'opposizione, fuori da qualsiasi polemica retrospettiva, che ne siamo preoccupati ma, soprattutto, consapevoli. Le polemiche retrodatate non servono: peraltro, in un dibattito parlamentare si può sempre fare polemica, ed ognuno di noi avrebbe da dire sui precedenti commissari e sui precedenti presidenti della regione. Noi oggi, con questo decreto-legge, tentiamo di scrivere una pagina nuova. Può darsi che vi siano errori e limiti nel provvedimento, ma ci siamo resi conto comunemente - lo pensiamo noi, e lo pensate anche voi, colleghi dell'opposizione - che un'emergenza che dura troppi anni diventa normalità e non può risolvere le questioni, che un controllo del territorio così carente come in quella regione non consente di combattere in modo efficace i fenomeni di ecomafia, che una raccolta differenziata così bassa non aiuta la costruzione del ciclo, non consente alcun tipo di organizzazione di parametri che possano portare ad un ritorno alla normalità.
Inoltre, in Campania è evidente un altro elemento, che non riscontriamo, almeno con le stesse caratteristiche, in tutte le regioni del sud. Mi riferisco al ruolo della camorra nella gestione di alcune discariche abusive (almeno qualche centinaio) e, soprattutto, alla presenza in questa regione di traffici illeciti di rifiuti industriali provenienti dal nord. La Campania non solo esporta rifiuti urbani al nord, perché non ha gli impianti di trattamento, ma riceve spesso dal nord rifiuti tossico-nocivi pericolosi: anche questo è un controsenso. Infatti, non si capisce come una regione che ancora non è riuscita Pag. 24a chiudere il ciclo degli RSU in modo serio e moderno possa diventare un punto di riferimento per rifiuti di ancor più difficile trattamento perché più pericolosi.
Come dicevo, vorremmo iniziare una nuova strategia, anche se sono consapevole che non sarà facile. Infatti, con il decreto-legge in esame si nomina pur sempre un nuovo commissario, nonostante le nostre perplessità in ordine a commissariamenti consecutivi. Certo, nei mesi scorsi, quando è stato varato il decreto-legge, l'emergenza era forte, era scappata di mano, dunque ne capisco le ragioni. Tuttavia, il commissariamento non può essere la soluzione di tutti i problemi, non può costituire la misura dietro la quale ci si nasconde quando le problematiche diventano troppo gravi.
Insomma, nel testo in esame ritrovo alcuni elementi che lo distinguono da altri commissariamenti. In ogni caso, occorre che tornino in campo la politica, scelte amministrative chiare e rapide - vale a dire, una revisione attendibile e condivisa del piano regionale dei rifiuti, che si fondi, come prevede la legge nazionale, su un forte incremento della raccolta differenziata prima di tutto, ma anche sull'individuazione degli impianti necessari alla fine di un ciclo che si basi sulla raccolta differenziata -, il coinvolgimento delle comunità e degli enti locali, il ristabilimento della legalità nonché il contrasto sul territorio a tutte le forme di smaltimento abusivo di qualsiasi tipo di rifiuto. Detto ciò, le novità sono chiare. Il decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, contiene una nomina che dura poco più di un anno e su tale aspetto colgo l'esigenza (avanzata in Commissione da diversi esponenti dell'opposizione) di prevedere una verifica periodica - la cui cadenza possiamo decidere insieme attraverso un ordine del giorno -, della quale si deve far garante il Governo, essendo anche noi preoccupati di attribuire un mandato per un anno che non venga mai verificato. Inoltre, a fronte di tale verifica, occorre essere disponibili anche ad apportare i necessari correttivi e cambiamenti. Si tratta di un aspetto importante, che segna una discontinuità con altri commissariamenti nei quali venivano attribuiti molti poteri che non erano sottoposti a verifiche nel corso del tempo.
Anche la Consulta regionale per la gestione dei rifiuti, nonostante sollevi qualche perplessità, ritengo costituisca una sede importante di coordinamento. A tale proposito, voglio sottolineare che nel decreto-legge è ben scritto che i membri di tale consulta non riceveranno alcun compenso per l'opera prestata e che il commissario individuato - il capo del Dipartimento della protezione civile - è una persona di comprovata esperienza ed autorevolezza in settori difficili. Auspichiamo che tale scelta consenta una svolta verso la normalità e la gestione corrente di tale problematica.
Quindi, si tratta di un commissariamento più breve e sicuro, con la nomina di una persona di fiducia non solo del Governo ma anche delle opposizioni, come è stato riconosciuto in questa sede. Quindi, vi chiedo di cogliere tali elementi, anche se so che rimangono molti profili che non vi convincono.
A mio avviso, anche altre misure sono importanti; l'articolo 4, ad esempio, stabilisce la percentuale tendenziale per la raccolta differenziata. Al riguardo, il collega Misiti sosteneva che fosse velleitario tale tentativo che io, invece, riterrei utile. A volte, a nord, in alcuni comuni, parevano velleitarie percentuali di raccolta differenziata del 30 o del 35 per cento e invece siamo riusciti a raggiungere, in alcuni comuni della Lombardia, del Veneto, dell'Emilia e della Toscana, anche oltre il 55 per cento. Non mettiamo limiti alla provvidenza; ritengo si debba, anzi, accordare fiducia a tale metodo, salvo verificare le strutture, il che è cruciale. A chi si affidano i lavori, questo è il punto vero sul quale, forse, il decreto-legge poteva fare qualcosa di più. Al contrario, avere previsto un ruolo per il consorzio nazionale imballaggi, il Conai, ed avere, altresì, coinvolto tutti gli altri consorzi nazionali per il recupero e la raccolta del differenziato - consorzi che dovrebbero stabilire contratti di programma con il commissario - rappresenta un punto di Pag. 25innovazione forte; per la prima volta, sul territorio campano cominciano ad operare anche i grandi consorzi di riciclaggio, con un ruolo ed un programma precisi che dovrebbe avviare non solo il superamento dell'emergenza, ma la messa in moto del ciclo normale dei rifiuti.
Talora si lamenta però che i poteri del commissario sarebbero eccessivi o troppo condizionati; al riguardo, osservo che non sarei d'accordo sulla previsione di un commissario che eserciti pieni poteri senza alcuna concertazione con la regione e con gli enti locali. Ciò sarebbe, infatti, in contraddizione con le nostre intenzioni di valorizzare le regioni, la Campania, le province ed i comuni. Mentre, infatti, lamentiamo la mancanza del loro ruolo di programmazione e di definizione di un piano regionale condiviso, poi invece pretendiamo che sia il commissario ad avere pieni poteri. Ritengo che, a tale riguardo, un mix, con un forte controllo da parte nostra - del Governo e delle Commissioni competenti, nonché della nuova Commissione per il controllo delle illiceità e delle irregolarità nel ciclo dei rifiuti - possa giovare.
In conclusione, vorrei affrontare un'ultima questione; noi abbiamo infatti un'esigenza politica di Governo: convertire il decreto-legge senza un ulteriore passaggio al Senato. Si pongono infatti limiti di tempo e di funzionalità. Ebbene, mi auguro che questo sia l'ultimo commissariamento che effettuiamo in Campania; anzi, mi spingo oltre e osservo che questo sia l'ultimo commissariamento che possiamo disporre in Campania. Altrimenti, anche la nostra credibilità sarebbe seriamente compromessa, ammesso che già un po' non lo sia ora.
Mi auguro che ciò apra la strada alla normale gestione del ciclo; dobbiamo aumentare la nostra credibilità, quella delle istituzioni e del Governo in quella regione: come sappiamo bene, un altro fallimento sarebbe gravissimo. Noi dell'Ulivo voteremo a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame; chiediamo alle opposizioni di contribuire ad un dibattito che mi è parso essere stato serio e veramente prezioso in sede di Commissione. Chiediamo altresì di segnalarci con ordini del giorno eventuali punti critici e di essere disponibili con noi alla verifica consentendoci, però, di varare il provvedimento e di poter così verificare se esso possa veramente aprire una pagina nuova in una regione così complicata e complessa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, oggi ci occupiamo della conversione del decreto-legge n. 263 del 2006, che formalmente reca nel titolo l'indicazione di «misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti» in Campania, ma in realtà - ed è emerso anche dal dibattito al quale abbiamo partecipato - è un ennesimo provvedimento con il quale il Governo intende tamponare con strumenti eccezionali una situazione di crisi endemica e di natura strutturale.
Rendiamoci conto: non possiamo considerare emergenziale una situazione che si protrae da oltre 12 anni; non possiamo considerare straordinari ed eccezionali strumenti che proroghiamo da altrettanto tempo. Quindi, è una forma di ipocrisia. E penso che non si possa definire in maniera diversa tale ipocrisia. È una rinunzia della politica alla propria responsabilità di gestione del territorio. Non ho condiviso la proroga dei poteri commissariali, quando la dispose il precedente Governo. Non la condivido nemmeno oggi. Quindi, con coerenza - l'ho detto in Commissione e lo confermo in Assemblea - rappresento la mia contrarietà alla strada tracciata da questo provvedimento. Questa è una scelta che, come ho detto in precedenza, «cancella» la politica dal dibattito, pur indispensabile, e non si rende conto che, in questi anni, ciò che è veramente mancato ed ha causato la situazione disastrosa con la quale ci confrontiamo oggi è proprio l'assenza di responsabilità politica. Non è mancata, infatti, la competenza, non è mancata la forza lavoro, non sono mancate le professionalità, anzi, come ha rilevato Pag. 26lo stesso commissario Bertolaso, è stato anche eccedente il numero del personale nella struttura commissariale, ed è ancora sicuramente esagerato. Non sono mancate le risorse, in questi anni: parliamo di oltre un miliardo di euro spesi, e il risultato è una situazione di disastro, un'emergenza che non è più solo di criminalità, come al tempo in cui fu disposto il commissariamento per la gestione dei rifiuti nel 1994, ma è un'emergenza criminalità cui si è aggiunta un'emergenza ambientale, e non sono state assolutamente tenute in considerazione due emergenze di base, che perdurano, anzi si sono aggravate, ossia quella sociale e quella culturale di tale realtà del paese.
Abbiamo investito - o, meglio (è inesatto il termine investito), abbiamo speso inutilmente -, senza investire proficuamente, cospicui fondi pubblici, senza realizzare nulla. Ci troviamo a voler ratificare tale cattivo operato di molti anni ed a reiterare l'errore. Tra l'altro, considerando ciò con cui ci confrontiamo, dovremmo anche renderci conto che vi è la necessità fondamentale di procedere ad una attività di pianificazione, senza la quale non si risolve né l'emergenza né, tantomeno, il futuro. È necessario, dunque, programmare anche un'attività di rientro alla gestione ordinaria.
Per quanto riguarda il provvedimento, lo ricordava l'onorevole Misiti, al Senato, l'opposizione - quindi anche l'UDC - ha espresso un voto di astensione. Preannunzio ora il mio personale voto di contrarietà e credo di mantenere coerenza con la posizione espressa dall'UDC al Senato. Infatti, al Senato - lo dico al relatore - si è svolto un ampio dibattito, sono stati presentati e discussi molti emendamenti. Vi è stata una collaborazione proficua. Il testo che oggi si discute in quest'aula è emendato, non è quello originario del provvedimento approvato dal Governo. È un testo modificato grazie all'attività emendativa dei partiti dell'opposizione, ed anche dell'UDC. Mi sembra abbastanza coerente che il voto, in tale sede, fosse di non contrarietà e, quindi, l'astensione rappresentava l'apprezzamento per tale condivisione parziale che la maggioranza aveva avuto rispetto allo sforzo dell'opposizione, ma certo non rappresentava una soddisfazione piena. Oggi, in quest'aula, prendiamo atto di tale miglioramento, ma abbiamo presentato altri emendamenti, che tendono a migliorare ulteriormente questo testo. Infatti, riteniamo che il provvedimento, nella sua originaria stesura, fosse viziato da gravi storture.
Mi riferisco, in primo luogo, al termine di scadenza. Il decreto-legge, infatti, non prevedeva alcun termine di scadenza del commissariamento. Ho sentito il relatore e altri colleghi della maggioranza compiacersi per l'introduzione di questo termine, ma ricordo che esso è stato introdotto grazie ad alcuni emendamenti presentati dall'opposizione. La mancanza del termine di scadenza del commissariamento indicava la volontà politica, molto grave, di consegnare la nostra regione ad una straordinarietà a vita, ufficializzando il disimpegno totale. Noi abbiamo preteso questo termine, proprio perché vogliamo che la classe politica, che è l'unica vera protagonista responsabile di questo disastro, sia messa di fronte all'obbligatorietà di verificarsi. All'onorevole Bandoli, che, nel suo intervento, ha fatto riferimento alla presentazione di un ordine del giorno, nel quale inserire l'ipotesi di una verifica, faccio presente che un termine di scadenza è già una verifica e che il disagio, che le popolazioni manifestano periodicamente e in maniera forte, è già verifica della capacità o meno di chi gestisce il settore. Quindi, non c'è la necessità di aggiornare questo organismo per verificare se questi poteri vengono utilizzati nella maniera adeguata, ovvero, se quello che abbiamo immaginato, come quadro di interventi, sia positivo, efficace ed efficiente.
Inoltre, questo decreto-legge mancava di copertura finanziaria, che continua ad essere carente. Esso, inizialmente, non prevedeva la quantificazione degli oneri derivanti dalla gestione commissariale - e questo è un fatto, non solo, grave politicamente, ma anche non corretto sotto il profilo della tecnica normativa - e rinviava il carico di questo onere incerto alle Pag. 27tasche dei cittadini attraverso l'aumento della tariffa. Per tale motivo, al Senato, è stata condotta una battaglia, in parte vinta, in quanto è stato inserito un importo, a copertura delle spese in conto capitale. Rimane aperta, però, la questione del rinvio alla tariffa, che trovo sia giusto non perché, come ho sentito da molti colleghi, da cittadina della Campania credo che del disastro di questa regione si debbano far carico i cittadini delle altre regioni, continuando nella logica assistenzialista, ma perché ritengo che quello che oggi stiamo affrontando sia un problema di inefficienza del Governo e della classe dirigente, che non può essere scaricato sui cittadini.
Con l'emendamento, presentato al Senato e che ripresentiamo qui alla Camera, non chiediamo alle tasche dei cittadini italiani di farsi carico di questi oneri, ma vogliamo che chi non ha saputo gestire, in questi anni, ritrovi, nelle proprie casse, la copertura per le spese. Chiediamo ancora che si attinga al bilancio regionale, il quale deve essere rivisto in un'ottica di economia possibile, e che le coperture per questi gravosi oneri si ricavino proprio da questa economia e non dalle tasche di quei cittadini che, da sempre, pagano e che continueranno a pagare, ancora di più, per le inefficienze della classe dirigente.
Un fatto altrettanto grave era l'assenza nel decreto-legge di alcuna indicazione rispetto all'attività di pianificazione. La regione ha vissuto certamente grandi difficoltà. Come ricordava l'onorevole Fasolino, le procure sono intasate di vicende giudiziarie che riguardano il settore dei rifiuti, in particolare, l'affidamento della loro gestione. Ciò è avvenuto perché, a suo tempo, è stata compiuta una scelta assolutamente inaccettabile: l'affidamento ad un soggetto privato, non solo dell'attività di raccolta e di gestione, ma anche dell'attività di pianificazione. Il compito di pianificare l'attività di gestione dei rifiuti era, quindi, affidata ad un privato, assolutamente distante dalle necessità del territorio e assolutamente indifferente alle sue esigenze e vocazioni, che, invece, la politica deve tener sempre ben presente.
Si tratta della più volte menzionata Fibe, un soggetto che, tra l'altro, non nasce in Campania, poiché è una società nazionale che si è recata in tale regione ad operare in questo modo. Successivamente, comunque, sarà la procura della Repubblica a stabilire dove sono le responsabilità!
Segnalo che oggi il decreto-legge in esame, grazie all'approvazione delle nostre proposte emendative, prevede l'avvio della cosiddetta exit strategy. Si tratta di un percorso che, perlomeno, ci induce a ritenere che le frasi contenute nel testo dello stesso decreto - «fino alla fine dell'emergenza» - non siano una formula «vuota», tipica della politica, ma abbiano un valore sostanziale, poiché si immagina di porre fine allo stato di emergenza, attraverso la costruzione di un percorso che possa avvicinarci al ritorno alla gestione ordinaria.
Vorrei altresì rilevare che il decreto-legge, nella versione originaria, attribuiva al commissario straordinario pieni poteri e piena autonomia. Noi abbiamo ritenuto che, nell'ambito di questa singolare situazione di straordinarietà e di emergenza, vi fosse la necessità di prevedere un maggiore coinvolgimento del territorio e degli enti locali. Una delle maggiori e più evidenti difficoltà ravvisate nella gestione commissariale di questi anni, infatti, è stata rappresentata proprio dall'incapacità di attuare in maniera confacente al territorio le scelte di tale struttura commissariale.
Sussiste, infatti, la necessità di concertare gli interventi, come è peraltro previsto dalla normativa nazionale, la quale indica un percorso finalizzato a coinvolgere le realtà territoriali. È opportuno, allora, che tale coinvolgimento abbia luogo anche in questa fase di chiusura (come auspichiamo) dell'emergenza.
Oggi esiste un procedimento che contempla il coinvolgimento della regione ma, a nostro avviso, non è prevista un'efficace compartecipazione delle province. Ricordo che abbiamo presentato una proposta emendativa in tal senso, la quale dispone Pag. 28anche l'ascolto, da parte del commissario, dei comuni di volta in volta interessati.
Vorrei osservare, inoltre, che il decreto-legge in esame non prevede più, al suo interno, l'indicazione di tre discariche. Il collega Giuditta si compiaceva del fatto che tali discariche fossero state eliminate, ma vorrei ricordare che ciò è avvenuto perché il gruppo dell'UDC ha presentato una proposta emendativa finalizzata proprio alla soppressione di tale indicazione. Essa, infatti, rappresentava una forma di risoluzione del problema, proposta dal Governo, molto superficiale e molto poco dignitosa per la politica. Si trattava, infatti, dell'impiego delle «solite» tre discariche, indipendentemente dall'effettuazione di una valutazione reale, tecnica e scientifica di impatto ambientale!
Ricordo che abbiamo chiesto di eliminare il riferimento a queste discariche non per motivi elettoralistici, o perché siamo stati pressati dalla popolazione, ma semplicemente perché abbiamo ribadito quanto sostenuto, già nella scorsa legislatura, nei confronti del precedente Governo. Tali siti, infatti, come risulta dagli studi effettuati, non hanno la possibilità di ospitare ulteriori riversamenti dei rifiuti.
Oggi, tali indicazioni non sono più presenti all'interno del decreto-legge in esame, tuttavia esiste ancora un'indicazione che ritengo pericolosa, anche per la credibilità di questo ulteriore commissario. È prevista, infatti, la possibilità che il commissario delegato attribuisca alle discariche una volumetria maggiore rispetto a quella esistente. Vorrei portare un esempio a me vicino, vale a dire la discarica di Tre Ponti, in provincia di Benevento.
Ricordo che il commissario Catenacci aveva assunto l'impegno di non aumentare la volumetria esistente e di non oltrepassare un determinato valore. È chiaro che, nell'ambito di una logica di continuità istituzionale, con il decreto-legge in esame si vuole attribuire al nuovo commissario delegato per l'emergenza nel settore dei rifiuti il potere di calpestare gli impegni assunti dalla stessa struttura commissariale!
Non credo che ciò rappresenti un buon inizio per una gestione commissariale che, come diceva l'onorevole Bandoli, dovrebbe condurre alla conclusione definitiva della fase dell'emergenza (come confido e spero), poiché quello in esame dovrebbe essere l'ultimo decreto di proroga del commissariamento del settore nella regione Campania. A tale riguardo, ricordo che proprio su questo aspetto abbiamo ripresentato una proposta emendativa, già respinta in sede di esame presso il Senato della Repubblica, perché crediamo fortemente che non si possa accettare di attribuire una simile facoltà al commissario delegato.
Pertanto, lavoreremo in questa Assemblea (non me ne vogliano il relatore e il rappresentante del Governo) per cercare di far approvare le nostre proposte emendative e di migliorare il testo in esame, poiché siamo seriamente preoccupati rispetto a quanto il presente provvedimento potrà ancora provocare nel nostro territorio!
Come abbiamo detto in passato e come ripetiamo adesso, vogliamo fortemente che si torni alla gestione ordinaria. Lo affermo come cittadina campana e mi permetto di ricordare a questo ramo del Parlamento che non si chiedono misure assistenziali. Come una qualsiasi cittadina italiana, invece, chiedo più trasparenza, maggiore efficienza e responsabilità.
Nonostante i dieci anni di inchieste sulle «ecomafie» e sulle puntuali relazioni depositate, ancora oggi, quasi nell'indifferenza, ci confrontiamo con il risultato della relazione del dottor Natale Monsurrò, già citata dall'onorevole Fasolino. Da questa relazione risultano fatti assolutamente preoccupanti. Non è possibile pensare di proseguire nella gestione commissariale, lasciando aperte piaghe come gli incarichi e gli aumenti ingiustificati dei compensi per commissari e subcommissari, le partecipazioni a società private con fondi della gestione straordinaria, sottratti alle finalità per le quali erano stati previsti, ovvero la gestione dei rifiuti. E si potrebbe proseguire perché è risultato un elevato ammontare di crediti accumulatisi Pag. 29fino al 2005 nei confronti dei comuni per il conferimento dei rifiuti provenienti dagli impianti gestiti dalla FIBE senza che si sappia quale fine debbano fare. Si è verificata la corresponsione di competenze al personale, anche in deroga al principio dell'onnicomprensività del trattamento economico dei dirigenti della pubblica amministrazione.
In precedenza, un collega ha ricordato che nel decreto-legge vi è scritto che non vi saranno altri compensi. Tuttavia, a questo abbiamo assistito negli ultimi dieci anni, visto che la relazione arriva fino al 2004 ed esclude l'ultima gestione Catenacci. In proposito, mi permetto di fare un'ulteriore precisazione. Non facciamo polemica politica quando ricordiamo quanto accaduto. Tuttavia, è un fatto - e non si può prescindere dai fatti - che questa gestione è iniziata nel 1994 ed stata affidata ad un prefetto fino al 1996. In seguito, essa è stata affidata ad un commissario, nella fattispecie il presidente della regione, per la prima volta all'inizio del 1996, quando era presente Rastrelli che ha «governato» - e lo dico tra virgolette - fino al febbraio del 1998. Lo dico tra virgolette perché fino al febbraio del 1998 si è consumata la crisi politica che ha portato al cosiddetto ribaltone. Quindi, vi è stata l'assai limitata nel tempo possibilità di gestione politica efficiente.
Dal 1998 fino al 2005 - anno in cui Bassolino, nel pieno della tragedia, si è dimesso - la gestione è stata affidata ad un governo di centrosinistra. Questo non significa fare polemica, ma ricostruire la storia per dare una risposta ai cittadini della Campania che chiedono di averla. La Campania - quella vera, quella onesta, quella che lavora - vuole avere questa risposta. La Campania vuole che qualcuno faccia assunzione di responsabilità, cosa che fino ad oggi non è avvenuta. Quindi, iniziamo a fare chiarezza fin da quest'Assemblea perché, se ce ne occupiamo in questa sede, non è sicuramente per pietismo o assistenzialismo. Invece, ci occupiamo di tale argomento a causa delle inadempienze che la classe politica in generale - e così confermo che non voglio fare polemica, perché anche chi ha fatto opposizione poteva operare per ovviare o almeno limitare i danni prodotti - ha prodotto in questi anni, riferendomi a tutti coloro che hanno avuto responsabilità di Governo senza averle sapute gestire adeguatamente. Preciso che, se abbiamo iniziato a parlare in quest'aula, a livello nazionale, della questione dei rifiuti in Campania e nel Mezzogiorno non lo si è fatto per realizzare una politica assistenziale. Come la collega in precedenza ha ricordato, il traffico di rifiuti dal nord verso il Mezzogiorno è un fatto antico, denunciato da più parti in maniera dettagliata e puntuale. Addirittura, in gran parte si è dovuto pagare regioni terze per lo sversamento di rifiuti magari spediti la sera prima grazie alle complicità di infiltrazioni camorristiche presenti nella nostra regione che avremmo dovuto avversare e combattere.
Allora, cominciamo a ragionare in termini seri.
Ricordiamoci che la Campania, quella vera, quella sulla quale bisognerebbe investire, non vuole essere assistita, ma vuole che si investa sui propri territori e sulle proprie energie. Ripartiamo da qui e incominciamo con questa operazione verità ad avvicinarci all'auspicio fatto dal Presidente Napolitano di un rilancio sociale e culturale della nostra regione, presupposto senza il quale non si può parlare di risoluzione di nessuno dei problemi con i quali ci confrontiamo, men che meno dell'emergenza rifiuti e del problema della criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e dei deputati Realacci e Margiotta).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Angelis. Ne ha facoltà.
GIACOMO DE ANGELIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi quest'Assemblea è chiamata a discutere e successivamente a convertire in legge il decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore rifiuti nella regione Pag. 30Campania e anche misure per la raccolta differenziata. Si tratta di un'emergenza che sta strangolando la vita economica e civile di una regione. Le immagini trasmesse e i servizi giornalistici hanno reso ancora più visibile la situazione allarmante anche sotto il profilo sanitario, con interi territori e tante città assediate da ogni tipo di rifiuto. Lo stesso dottor Bertolaso, a cui va tutto il nostro sostegno e la nostra ammirazione, si è reso subito conto che non era possibile mantenere gli impegni presi rispetto ad un'uscita rapida dell'emergenza, dopo avere constatato il livello raggiunto da questa ennesima emergenza.
A distanza di un mese di lavoro, ci sono ancora oggi strade, periferie di grandi e medie città, sommerse di rifiuti, con tutti i gravi e potenziali conseguenti pericoli sanitari. Si calcola che a tutt'oggi vi siano ancora per le strade campane circa 30 mila tonnellate di rifiuti, che vanno sommate alle 7 mila e 200 tonnellate che si producono ogni giorno in presenza - è questo un punto su cui tornare - di impianti saturi e di un ciclo dei rifiuti mai completato. Credo che basterebbe elencare solo questi dati per convenire sulla necessità di convertire rapidamente in legge questo decreto-legge.
In Commissione si è svolta una pacata e fruttuosa discussione di merito. Tutti i colleghi hanno evidenziato la necessità di emendare il testo approvato dal Senato, come hanno fatto anche molti colleghi questa mattina in Assemblea, un testo - è bene ricordarlo - che i colleghi del Senato hanno completamente modificato rispetto a quello presentato dal Governo. Al Senato ci siamo trovati di fronte - a mio avviso positivamente - ad una discussione lunghissima e fruttuosa che ha visto concordi su molti emendamenti sia il centrosinistra che il centrodestra, perché, ovviamente, il tema è talmente delicato che non vi è una questione di parte. Infatti, penso che sicuramente alcuni punti andrebbero rivisti e migliorati, ma la tempistica del provvedimento non ci consente di apportare nuove modifiche, poiché la scadenza dell'8 dicembre è troppo vicina per poter ipotizzare il ritorno al Senato in terza lettura. Credo che il rischio che lo stesso possa decadere è troppo forte e sostengo, appellandomi alla sensibilità di questa Assemblea, che sia inimmaginabile pensare allo scenario che si aprirebbe in Campania in presenza della decadenza di questo decreto-legge.
Lo stesso dottor Bertolaso ci ha sollecitati, in audizione, ad approvare rapidamente il provvedimento ed ha sottolineato che la mancata conversione determinerebbe una situazione ancora più drammatica, soprattutto sotto il profilo igienico-sanitario: è un lusso che non possiamo permetterci, perché la popolazione sicuramente non capirebbe. Credo, invece, che la credibilità e la professionalità dimostrate in questi anni dal dottor Bertolaso, accompagnate, ovviamente, da una vigile attenzione e dalla collaborazione delle istituzioni nazionali e locali possano essere una garanzia di successo.
La discussione in corso, che avrà un seguito domani, può e deve, da un lato, servire a mettere il Parlamento, in modo chiaro e lineare, in condizione di conoscere la gravità della situazione e, dall'altro, contribuire a dare indicazioni più puntuali al Governo relativamente alle ordinanze successive ed ai dispositivi che dovranno accompagnare l'uscita dall'emergenza (ove li si ritenga necessari, ma è stato dato anche questo suggerimento).
Tengo a dire ai colleghi, al Governo e al Presidente che questa discussione potrà proseguire proficuamente ad una condizione (e mi spiace che alcuni colleghi siano già andati via): che la smettiamo di caricare di eccessiva strumentalità la vicenda dei rifiuti in Campania, perché le responsabilità, ormai, sono chiare. Il problema che stiamo affrontando stamani (e spero che l'esame si possa concludere domani, con l'approvazione del disegno di legge di conversione) è quello di dare risposta, attraverso un decreto-legge, all'emergenza determinatasi in Campania.
Scusatemi se apro una parentesi (lo faccio perché fa male sentire sollevare certe questioni). Guardate che nella regione Campania il mio partito ha sempre Pag. 31fatto notare, in maniera coerente - i colleghi che sono intervenuti lo sanno benissimo -, che il piano regionale era sbagliato e che anche la gestione commissariale stava diventando pericolosa: non c'era un obiettivo da realizzare, ma regnava la cultura del «vivere alla giornata», la quale comportava uno spreco immane di risorse pubbliche.
Senza intenti provocatori, ma - come dire? - sottovoce, desidero porre ai colleghi campani che sono intervenuti nella discussione la seguente domanda: quando noi dicevamo queste cose in consiglio regionale, voi che cosa avete detto? Quando, in quel consiglio, abbiamo posto il problema politico, quando abbiamo detto che bisognava smetterla prima che la situazione diventasse ingovernabile, cosa avete detto? È facile, oggi, dare addosso all'untore! È facile, quando cade un impero, dire di non appartenervi! È facile, oggi, comportarsi in questo modo; credo, però, che non sia onesto.
Sono fermamente convinto che nella regione Campania si ponga un problema di gestione politica: c'è bisogno di un nuovo gruppo dirigente, di una nuova classe politica capace di trarre la regione fuori dal pantano e di governarla.
Per queste considerazioni - ed era quello che volevo tentare di dire stamani -, sono portato a distinguere, all'interno dell'intera problematica, due fasi.
La prima fase dovrà essere quella in cui si affronti subito l'emergenza con tutti i mezzi necessari, mentre la seconda fase dovrà affrontare, con rigore e severità, le cause, gli errori, le responsabilità che vi sono state ed individuare le scelte funzionali per consentire il ritorno alla normalità, stabilendo (cosa che tutti diciamo e su cui tutti dovremmo impegnarci, chiedendolo al Governo) di ritornare ai poteri ordinari. È necessario che siano le comunità locali a risolvere i propri problemi e che siano le comunità elette democraticamente ad affrontare le questioni del proprio territorio.
Tutti, a partire dalle comunità locali, in Campania, sono consapevoli del fallimento dell'opera di dodici anni di commissariamento, che non ha prodotto alcun risultato, se non quello di uno spreco enorme di risorse pubbliche, un arricchimento smisurato di tante imprese legate, direttamente e indirettamente, alla criminalità organizzata.
La questione che più provoca rabbia è la constatazione di aver perso dodici anni e di essere tornati al punto di partenza, cioè la riapertura delle discariche come unica condizione, non più rinviabile, per uscire dall'emergenza. Ecco la polemica che si sviluppò agli inizi dell'approvazione del piano regionale, quando si diceva che chi era contro quel piano era per mantenere l'apertura e la presenza delle discariche in Campania. Vorrei chiedere: e adesso? Come si giustifica il ritorno all'apertura necessaria ed obbligatoria di diverse discariche?
Parlavo di due fasi perché una cosa è discutere dell'emergenza, ed altro è affrontare con calma e scientificità le cause del fallimento. È giusto ribadire che il mio partito si è sempre battuto - come ho già detto - contro questo piano (anche in questo caso, ecco l'avidità), elaborato ed approvato dalla coalizione di centrodestra, e, successivamente, gestito da una coalizione di centrosinistra. Era un piano sbagliato nella filosofia di fondo, cioè la distruzione attraverso l'incenerimento dei rifiuti senza alcun trattamento. Ecco la ragione della prevista costruzione, nel piano originale, di ben cinque termodistruttori, con una capacità distruttiva (qualche collega lo ha già affermato e mi conforta in questa dichiarazione) molto al di sopra della quantità di rifiuti che la stessa regione Campania produceva.
Il centrosinistra, con poche eccezioni, fra cui il nostro partito, ritenne una buona mediazione ridurre a due i «mostri» da costruire con tecniche che, al vaglio di esperti, si sono dimostrate vecchie e pericolose. Non lo diciamo noi, per scelta ideologica, ma la stessa commissione tecnica, che venne chiamata a valutare la capacità impiantistica del termodistruttore di Acerra, indicò alla società costruttrice ventisette condizioni fondamentali per Pag. 32consentire l'apertura di quell'impianto e, soprattutto, per rispettare le norme di impatto ambientale.
Anche in quel caso, furono spesi altri soldi della comunità e dello Stato per porre riparo ad un errore compiuto in partenza. Ecco il motivo per il quale nel piano non era prevista, se non annunciata, una seria ed articolata progettazione della raccolta differenziata.
Ma credo che l'errore più grave - lo dico in modo autocritico, proprio perché spero di poter fare una discussione franca domani, senza condizionamenti, e lo chiedo anche ai colleghi del centrodestra - sia stato quello di indire una gara di appalto che si è dimostrata lacunosa e molto discutibile, che fu formalizzata dal governatore Rastrelli, come tutti ricordiamo, che fu espletata dal governatore Losco, nella fase del famoso ribaltone della regione Campania, e fu assegnata dal governatore Bassolino.
Questa è stata la più grave responsabilità politica del centrosinistra campano, sicuramente dettata da una nobile necessità, quella di uscire dall'emergenza e di sottrarre il settore al controllo completo della camorra, cosa - dispiace dirlo - che non si è verificata.
Invece, si sono prodotti guasti ancora più gravi. Infatti, cosa è successo? È successo che le organizzazioni criminali si sono riorganizzate, hanno trasformato la loro attività illecita, passando dal controllo delle discariche che venivano chiuse a quello, quasi totale - dico «quasi» per pudore -, attraverso ditte compiacenti, della raccolta, del trasporto e dello stoccaggio dei rifiuti.
Noi siamo convinti che sia mancato il coraggio di fermarsi, sia mancata l'umiltà di ammettere un grave errore, che ha condizionato la vita di un'intera regione, e che sia mancato il coraggio di invertire la marcia e di chiamare tutte le forze politiche e sociali a discutere insieme per individuare nuove strade meno pericolose e, sicuramente, più idonee alla soluzione del problema.
Invece, si è voluto assegnare l'appalto - ecco il secondo errore - alla FIBE, delegando alla stessa scelte importanti e strategiche, che hanno segnato negativamente e definitivamente la vita economica e produttiva di vaste zone del territorio campano.
Mi chiedo e chiedo a voi come sia possibile delegare, come diceva prima la collega, ad un privato, che legittimamente cura i propri interessi, la scelta dei terreni dove ubicare la costruzione degli impianti. Qual è stato il criterio che questo privato ha seguito? A noi è oscuro ancora oggi.
Faccio un esempio, per individuare, se c'è, una gradualità di responsabilità, di pericoli e di tragedia su questo caso, ossia la scelta, con la relativa motivazione, della sede dei due termodistruttori: il comune di Acerra e il comune di Santa Maria La Fossa.
Acerra: anche qui un po' di giustizia per quei cittadini!
Ho sentito dire cose non molto belle da parte dei colleghi. Forse, loro avranno pure la residenza in Campania, ma non conoscono questa regione, né conoscono il suo territorio.
Come saprà chi si è informato, la comunità di Acerra basa la gran parte della propria economia sull'attività agricola. Qui ci troviamo di fronte ad un fenomeno denunciato da anni. Una parte di questo territorio ha subito di tutto: inquinamento di ogni natura, discariche abusive, ritrovamenti di rifiuti tossici sotterrati provenienti da industrie del nord, come è stato accertato da tante indagini avviate da procuratori coraggiosi.
Vorrei svolgere, a tal proposito, un'altra puntualizzazione. Nel 1994 l'allora Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti della Camera visitò quel territorio. All'epoca ero parlamentare e vedemmo con i nostri occhi centinaia - e sottolineo: centinaia - di fusti contenenti ogni tipo di rifiuti nocivi.
Lo dico al Governo e ai colleghi parlamentari: quei rifiuti sono ancora lì! Voi conoscete meglio di me gli effetti della presenza di quel materiale nocivo sul terreno e sulle falde acquifere!
Inoltre, in quella zona è stata riscontrata - ed i tecnici lo hanno evidenziato, Pag. 33come diceva anche la collega Francescato - una massiccia presenza di diossina, che condiziona non solo le attività agricole, ma anche quelle legate alla pastorizia.
La classe politica dovrebbe fare un'autocritica: nonostante l'impegno sottoscritto a tutti i livelli istituzionali di bonificare quei territori (ciò è stato detto per anni) si è consentito alla FIBE di fare l'ennesimo «regalo» a quella popolazione: costruire lì il termodistruttore. La stessa cosa si è deciso di fare a Santa Maria La Fossa, una cittadina agricola e, soprattutto, un territorio in cui si produce, in grandi quantità, ciò che molti di voi mangiano con piacere: la mozzarella DOC. Noi costruiremo il termodistruttore in quell'area.
Per non parlare degli impianti per la produzione del CDR, impianti che trattano rifiuti tal quali (perché non vi è raccolta differenziata) e confezionano le ormai famose ecoballe che, a detta di esperti indicati da diverse procure che si sono interessate al caso, non hanno niente di ecologico. Infatti, l'unica funzione di tali impianti è quella di imballare i rifiuti non trattati.
Ricordo a me stesso e anche a voi che, diversi mesi fa, una di queste ecoballe si è aperta ed è uscito di tutto, comprese batterie da macchina, contenente degli oli. Tali balle, in teoria, dovrebbero essere bruciate nell'inceneritore. Esse, al momento della messa in funzione del termodistruttore di Acerra - sul quale conservo fortissime riserve (ed è giusto che lo sottolinei, visto che tutti ne parlano e si dà per scontato che, alla fine, si realizzerà comunque) sia sulla funzionalità sia sulla sicurezza ambientale e sanitaria - dovrebbero essere prima trattate e poi immesse nell'impianto.
Si parla del rapporto fiduciario con i cittadini e con quelle comunità; ma la cosa più grave è che nessuno dice dove verranno allocate le ceneri dei rifiuti bruciati. Nessuno lo dice! Nel momento in cui il termodistruttore comincerà a funzionare, bisognerà collocare nelle sue vicinanze una discarica di ceneri, ossia di rifiuti speciali.
Nessuno lo dice - la FIBE non parla di questo - e s'ingannano i cittadini. Nel frattempo, disseminate su vaste aree del territorio campano con affari d'oro sugli affitti, crescono montagne di balle che qualcuno, ogni tanto, si diverte a bruciare. Questo è un classico segnale della camorra che in questo modo ribadisce la sua presenza ed il suo interesse nell'affare.
Una prima conclusione è che ci troviamo di fronte ad un appalto sbagliato, una responsabilità gravissima della FIBE che non paga e non dà conto delle sue responsabilità nei confronti dei cittadini campani. Infatti, solo dopo tante segnalazioni ed accertamenti gravi, oltre che ad inadempienze dimostrate, è stato rescisso il contratto. Questa è un'altra burla: la tragedia, è vero, qui in Campania diventa farsa. Dopo la rescissione del contratto, la FIBE continua ad erogare servizi al commissariato straordinario e, a differenza di prima, fa un regalo, vale a dire sancisce un accordo con il commissario o con la struttura commissariale che stabilisce che sia pagata a prestazione, direttamente, una volta erogato il servizio. Si dice che, in dieci mesi, abbia già incassato 85 milioni di euro.
Credo che tutto ciò non sia più tollerabile. Questa è sicuramente solo una parte dei fatti reali e riscontrabili in tante relazioni che in questi anni sono state prodotte. In particolare, ed è stata già molte volte citata, la stessa relazione finale della Commissione bicamerale presieduta dal collega Russo. In questa relazione, dopo una dettagliata analisi del fenomeno e del ruolo asfissiante della criminalità organizzata, si individuano anche possibili soluzioni, proposte, suggerimenti che questo Parlamento dovrebbe far propri, tramutandoli in leggi dello Stato.
Questo dovrebbe essere un impegno da assumerci in questa situazione, in cui senza dubbio bisogna intervenire. La domanda che dobbiamo porci, tornando al primo punto, è se questo decreto-legge possa contribuire a far uscire dall'emergenza. A questa domanda dobbiamo rispondere fortemente, con convinzione. Noi crediamo di sì: alcune scelte previste consentono Pag. 34al commissario di affrontare con serenità, anche da un punto di vista legislativo, l'intera problematica. Nel dettaglio, sarebbe utile valorizzare alcuni punti non sempre in negativo, ma anche in positivo, come alcuni passaggi fondamentali previsti nel decreto-legge. Ad esempio, la puntualizzazione dei poteri commissariali legati all'emergenza e, soprattutto - questo è un buon segnale - l'aver deciso un tempo limite. Il 31 dicembre 2007 bisogna chiudere questa pagina delle emergenze e dei commissari straordinari.
L'istituzione della consulta regionale per la gestione dei rifiuti, entro il 31 dicembre 2006, verrà presieduta dal presidente della regione Campania e di cui fanno parte i presidenti...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIACOMO DE ANGELIS. ... della provincia e quindi anche il commissario delegato. Potrei continuare ancora, ma arrivo al dunque.
La stessa questione della raccolta differenziata credo costituisca un punto rilevante e la scelta è quella di inviare un segnale forte in questa direzione.
La scarsità del tempo a mia disposizione non mi consente di andare oltre. In conclusione, ritengo che l'esame di questo provvedimento - mi rivolgo anche al relatore - avrebbe necessitato di più tempo, come abbiamo detto anche in Commissione, perché fosse discusso e migliorato e fossero puntualizzate ulteriormente alcune questioni che nel decreto-legge sono considerate. Anch'io ritengo - mi associo a quanto affermato in tal senso - che non possiamo rinviare il disegno di legge al Senato, per una ragione di credibilità. Tuttavia, ritengo altresì che alcuni elementi, dalla stessa Commissione ritenuti utili e opportuni, debbano essere inseriti non soltanto in un ordine del giorno finale, che potrebbe accomunare tutti, ma, ancora più fortemente, in risoluzioni e in atti di indirizzo vincolanti per il Governo. A mio avviso, è importante la discussione di merito che stiamo svolgendo, ma è soprattutto importante che i cittadini campani da questo Parlamento ricevano un segnale chiaro. Questi cittadini vogliono che si esca dall'emergenza, che le strade siano pulite e che sia possibile tornare alla normalità (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, con il mio intervento intendo effettuare un esame del provvedimento partendo dalla realtà, che evidenzia in maniera inequivocabile l'impossibilità di realizzare, sino ad oggi, nella regione Campania, un serio programma di smaltimento dei rifiuti. Dopo ben 13 anni, durante i quali si sono succeduti diversi interventi straordinari, anche dal punto di vista finanziario, da parte dello Stato, nella regione i rifiuti hanno finito per occupare persino luoghi pubblici, creando conseguenze di alta tensione sociale. Parlare ancora di emergenza, dopo 13 anni, significa prendere atto del fallimento delle istituzioni e della politica locale in questo contesto: mi riferisco, soprattutto, alla regione Campania, alla giunta e al presidente Bassolino, che la rappresenta. Non affermare questo, non tenerne conto significa allontanarsi dalla soluzione del problema. Lo dico perché, sul tema, molti colleghi hanno preferito sorvolare in Commissione, ritenendo maggiormente conveniente entrare nel merito del provvedimento, come è stato fatto quest'oggi. Vorrei ricordare, invece, che l'emergenza che abbiamo di fronte è, soprattutto, di tipo operativo. Se facessimo parte di una impresa un poco attenta, il problema sarebbe affrontato in maniera completamente diversa, dovendo, noi per primi, provvedere allo smaltimento dei rifiuti e, in una fase successiva, alla normalizzazione. Chi, come tanti, abbia lavorato, ad esempio, nell'industria, sa che affrontare un'emergenza significa, innanzitutto, prenderne atto, individuarne le responsabilità, trovare una soluzione e individuare il soggetto cui affidare il compito del superamento della stessa emergenza. Evidentemente, non può essere il Pag. 35soggetto che ha determinato l'emergenza a dover continuare ad intervenire. Questo è il primo elemento importante. Ciò non avviene nel settore privato. Nel settore pubblico, invece, altre sono le valutazioni e, conseguentemente, altre sono le soluzioni. Oggi, in questa Assemblea, dobbiamo sforzarci tutti per superare questa differenza, se vogliamo raggiungere i risultati che tutti diciamo di volere ottenere. Bisogna prendere atto del fatto che, nel tempo, si sono succeduti ben tre decreti-legge, adottati da Governi diversi, che hanno previsto significativi contributi nazionali. Nonostante questo, la situazione non è cambiata. Se ciò è accaduto, ci sarà pure un motivo.
Infatti, a Governi di estrazione diversa, che hanno comunque individuato un'azione simile (ma non nel finanziamento, dato che i decreti Berlusconi coprivano abbondantemente il decreto stesso), non è corrisposta oggi un'eguale soluzione nella regione Campania dove il centrosinistra, nonostante il protrarsi dell'emergenza rifiuti, continua a governare. Diversi governi, stessi tipi di intervento, con finanziamenti acclusi, ma purtroppo stessa giunta regionale, con il presidente Bassolino anche commissario per diversi anni: subito si capisce quale sia l'elemento debole della catena. Se per un attimo torniamo indietro nel nostro ragionamento e ci riallacciamo al comportamento che avrebbe usato una società privata constateremmo che mai e poi mai avrebbe dato l'incarico di superare l'emergenza a chi l'emergenza l'ha creata: da qui la prima contraddizione per la maggior parte di noi.
Dunque, diciamo no al commissariamento, perché è giusto superare la crisi con le vie ordinarie, attraverso l'attività delle amministrazioni locali, che il commissariamento di fatto deresponsabilizza. Così facendo diamo il timone in mano a chi ci ha portato nelle secche per provata imperizia, perché di imperizia si tratta, sia che la regione Campania non abbia avuto la capacità o la forza di dare vita ad un piano regionale dei rifiuti, sia che a questo si sia opposta, in maniera più o meno consapevole, la stessa popolazione. Nell'uno e nell'altro caso ci saremmo aspettati, in materia di elezioni, un risultato diverso che avrebbe permesso di sperare in una nuova classe dirigente: questo non è avvenuto e non possiamo farci nulla. Purtuttavia, riteniamo, nonostante i dubbi e le differenze, che le amministrazioni locali, in primis quella regionale, debbano essere coinvolte e responsabilizzate.
Per questo il decreto-legge deve essere ulteriormente modificato. Molto è stato fatto al Senato, ed il nostro gruppo ha partecipato attivamente a tali modifiche. L'aver stabilito che il commissariamento non va oltre il 31 dicembre 2007 va nel senso che dicevo prima: verso la piena autonomia di regioni e comuni in tale ambito. Chiediamo, quindi, che vengano presi in considerazione gli emendamenti al decreto-legge presentati in aula non solo dall'UDC, ma anche dai colleghi dell'opposizione.
Un'altra considerazione va svolta sul finanziamento del provvedimento: i 20 miliardi di euro ci sembrano insufficienti anche a fronte di quanto già speso (si parla di mille miliardi). Il commissario Bertolaso ci ha rassicurato in questo senso. Ci permettiamo, però, di dissentire: seppure riteniamo che il problema sia diventato nazionale, ciò non significa che la regione non debba compartecipare alle spese, tenendo ben presente che nel contesto generale sia necessario valutare che ci sono cittadini, e sono molti, che non vanno penalizzati per colpe non loro. Quindi, siamo preoccupati quando sentiamo che i fondi dei finanziamenti previsti saranno realizzati attraverso il recupero della TARSU; siamo preoccupati che i 20 miliardi già menzionati da parte dello Stato non siano sufficienti; siamo, altresì, preoccupati quando veniamo a sapere che il presidente Bassolino non si è mai presentato alle sedute di una Commissione parlamentare che lo aveva convocato in audizione a Roma.
Sono anche preoccupato che il commissario Bertolaso, cui facciamo tutti gli auguri di buon lavoro, possa essere lasciato solo di fronte ad un problema così Pag. 36difficile ed arduo. Raggiungere l'obiettivo minimo di raccolta differenziata, infatti, come dice il comma 1 dell'articolo 4, pari al 35 per cento dei rifiuti, mi sembra un traguardo impossibile se si viene lasciati soli. In passato la parte politica che governa la Campania non ha certamente collaborato per raggiungere risultati più modesti e, poiché la Campania è governata dalla stessa classe politica, il dubbio persiste. Onde evitare che questo avvenga occorre che il Parlamento possa verificare periodicamente lo stato di attuazione del presente decreto-legge per avere la possibilità di eventuali modifiche da proporre in corso d'opera. Occorre valutare la possibilità di inserire una gestione dei rifiuti ponte tra la fine del commissariamento e la gestione cosiddetta normale che tutti noi speriamo avvenga presto e che in questo decreto-legge non vedo descritta.
Concludendo, vorrei invitare il relatore, la Commissione ed il Governo a tener presente gli emendamenti da noi presentati in aula perché li riteniamo determinanti per ottenere risultati concreti.
Non vorremmo che, in mancanza di ciò, ci si dovesse trovare in futuro a riconsiderare lo stato delle cose attraverso un nuovo decreto. Non credo che perdere un po' di tempo, visto che sono passati 12 anni dal primo intervento, sia contrario alla soluzione del problema. Ritengo che ripensarci e far esaminare le eventuali modifiche al Senato sia possibile, anzi crediamo sia necessario ed utile se vogliamo effettivamente risolvere tale problema (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Iacomino. Ne ha facoltà.
SALVATORE IACOMINO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, il disegno di legge approvato al Senato e trasmesso alla Camera, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania, impone una discussione seria ed approfondita, non ideologica e senza atteggiamenti pregiudiziali.
Quando un'emergenza, come quella dei rifiuti in Campania, dura da circa 12 anni senza che si profili un ritorno alla normalità, non vi possono essere giustificazioni o argomentazioni tese a scagionare la politica dalle proprie responsabilità amministrative.
Dal 1994 si sono succeduti ben due prefetti e tre presidenti della regione con poteri commissariali, che in 12 anni non solo non hanno risolto la drammatica emergenza rifiuti, ma per certi versi l'hanno evidentemente peggiorata.
È emblematico che il Governo scelga il capo del dipartimento della Protezione civile dando grande attenzione e risalto alla particolare drammaticità che sta vivendo quella regione, attraverso poteri speciali che di fatto ritardano il ripristino dell'ordinaria gestione affidata alle legittime amministrazioni locali.
Il capo del dipartimento della Protezione civile, all'indomani del suo incarico, aveva annunciato il ripristino delle condizioni di normalità nell'arco di dieci giorni. Siamo già al cinquantesimo giorno e registriamo pesanti ritardi.
In Campania, attualmente, vi sono circa 40 mila tonnellate di rifiuti lungo le strade a cui si aggiungono 7.200 tonnellate giornaliere prodotte, rispetto alle quali non esistono al momento soluzioni, in quanto non vi sono gli impianti che completano l'intero ciclo. Purtroppo, oggi, dobbiamo constatare con amarezza l'esigenza della riapertura delle discariche.
Esistono 4 milioni 200 mila ecoballe, equivalenti a 5 milioni di tonnellate di rifiuti, che per essere smaltite necessiterebbero di tempi biblici, dai 35 ai 50 anni, così come rilevato dalla Commissione bicamerale d'inchiesta nella scorsa legislatura.
Vi sono pesanti responsabilità che si sono trascinate per 12 anni, che testimoniano una incapacità gestionale di programmazione e di elaborazione di un piano capace di segnare una svolta ed un'uscita definitiva dall'emergenza.Pag. 37
Nel 1996, attraverso una gara, si stabilì che la decisione di costruire gli impianti doveva essere adottata da un soggetto privato e non pubblico, contro qualsiasi esigenza di pianificazione territoriale e delle linee di sviluppo e di vocazione dei territori della regione. Allora, perché costruire un termovalorizzatore ad Acerra (il secondo, quello di Santa Maria La Fossa, non è ancora avviato) nell'area della mozzarella DOC dell'Aversano e del San Marzano DOC? Perché imporlo con la forza alle popolazioni locali e ai suoi rappresentanti istituzionali, già penalizzate per il più alto tasso di inquinamento regionale e di avanzamento di malattie, quali le leucemie, per la presenza di quantità eccessive di diossina nella catena alimentare, oltre all'inquinamento del suolo e delle acque derivante dalla presenza di discariche abusive?
Invero, all'epoca dell'individuazione dei suoli, la Fibe (che non è una società né napoletana né campana né meridionale, ma è l'unione di grandi gruppi italiani e stranieri legati alla società Impregilo) aveva già acquistato i suoli ed ottenuto le concessioni; era il gestore unico e aveva un contratto esclusivo. Ma, nonostante la rescissione contrattuale dal novembre 2005 - sembrerebbe per frode contrattuale, con la presa d'atto del disastro provocato per la pessima qualità del prodotto CDR, per gli impianti vetusti ed obsoleti, per la qualità delle produzioni -, la Fibe ha continuato ad incassare guadagni anche nei primi dieci mesi del 2006, come osservava poc'anzi il collega. Si è trattato di circa 85 milioni di euro per impianti e siti di stoccaggio, cui è seguita la lievitazione dei costi dei suoli.
Si può ricordare quanto scritto negli atti della Commissione bicamerale e delle varie procure: lo stesso giorno, nello stesso studio notarile, avvenivano transazioni e atti di compravendita che determinavano una lievitazione dei prezzi. Infatti, lo stesso suolo, lo stesso giorno, tramite un prestanome che acquistava e rivendeva poi al commissariato o alla Fibe, lievitava da uno a trenta volte.
Se si mettono insieme tutte le innumerevoli indagini svolte dalle varie procure di Napoli, Nola, Santa Maria Capua Vetere negli ultimi quindici anni, si conclude che la Campania è diventata la pattumiera d'Italia. La continua emergenza nel settore dei rifiuti, che tiene la Campania nella morsa di un dannoso commissario straordinario da dodici anni, ci ha in qualche modo abituato ai rifiuti per strada, a non far caso ai cumuli di scorie abbandonate lungo le provinciali, lungo l'asse mediano e nelle campagne al di fuori della città. Tanti i casi famosi, dalla discarica di Pianura, alla discarica Tre Ponti di Giuliano, al ritrovamento di una megadiscarica abusiva nel nolano piena di rifiuti altamente tossici, ai 120 fusti aperti, pieni di materiale chimico, a Santa Maria La Fossa (Caserta) sui quali vi era una scritta in tedesco. Venire a smaltire in Campania è conveniente perché costa meno; per fare qualche esempio, lo smaltimento di morchie di verniciatura e di solventi normalmente costa dalle 600 alle 800 vecchie lire al chilo, mentre clan criminali campani lo fanno per molto meno, per 280 lire al chilo. Un'industria, in genere, ha bisogno di smaltire molte tonnellate all'anno di simili rifiuti.
Fin dai primi anni Novanta, una vera e propria holding, composta da imprenditori, clan criminali, politici corrotti, ha gestito il trasporto dal centro-nord verso il Mezzogiorno di rifiuti industriali ed urbani; dalla Lombardia e dal Piemonte - ma anche dalla Toscana - verso la Campania, ma anche verso la Calabria, la Basilicata e la Puglia. TIR carichi di rifiuti finivano presso discariche non autorizzate a riceverli e soprattutto presso cave abusive, terreni scavati per l'occasione, riempiti di immondizie e ricoperti.
Da ormai quindici anni la Campania è il crocevia dello smaltimento di rifiuti provenienti da ogni regione; un affare che ha fruttato e frutta enormi guadagni alla camorra, ma anche alle altre organizzazioni criminali e ad altri soggetti. Ci si riferisce, in particolare, ai cosiddetti criminali dal colletto bianco, amministratori, chimici, analisti, impiegati, e via dicendo; Pag. 38per anni hanno escogitato un trucco definito in gergo «giro bolla» consistente nel falsificare il modulo di identificazione rifiuti. Formalmente sversano in discariche lecite mentre in realtà gettano i rifiuti in cave, fiumi e laghi; soltanto nel casertano sono state sequestrate circa mille discariche abusive, ma vi è chi in modo illegale e criminale si è sbarazzato di autentiche bombe gettandole nelle discariche autorizzate per lo stoccaggio di rifiuti solidi urbani.
È proprio in quest'area, tra le province di Napoli e Caserta, che si saldano gli interessi e le collusioni, tant'è che la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti l'ha più volte definita la terra dell'ecomafia. Dinanzi a tutto ciò, nessuna argomentazione può essere tesa a scagionare la politica.
Già nel 2004 i servizi ispettivi del dipartimento della protezione civile hanno riscontrato irregolarità e carenze, quali la costruzione di una società mista, la SPAN, società per azioni, con acquisizione da parte del commissario del pacchetto azionario pari al 51 per cento del capitale sociale, successivamente ceduto a titolo gratuito ad altri enti - operazione non contemplata da alcuna norma di legge - che ha comportato la destituzione ad altre finalità delle risorse finanziarie assegnate espressamente per il superamento dell'emergenza dello smaltimento dei rifiuti in Campania; l'ingiustificato aumento dei compensi ai membri della commissione aggiudicatrice della gara relativa al progetto Sirenetta; l'assunzione di risorse esorbitanti rispetto alle necessità del consorzio Salerno 2; l'ingiustificato aumento dell'indennità corrisposta alle varie figure commissariali; la corresponsione di competenze al personale in deroga al principio dell'onnicomprensività del trattamento economico dei dirigenti della pubblica amministrazione; l'elevato ammontare dei crediti accumulati fino al 2005 nei confronti dei comuni per il conferimento dei rifiuti agli impianti e gestiti da Fibe; conferimenti di incarichi di consulenza, spesso senza tracce dei relativi atti peritali e delle relazioni conclusive; la gestione del rapporto di lavoro, attualmente a tempo indeterminato, degli oltre 2 mila lavoratori assunti nel 1999 per lo sviluppo delle attività di raccolta differenziata, cui si aggiungono oltre 200 unità presso i consorzi.
È quest'ultimo aspetto, quello della raccolta differenziata, mancata o insufficiente, che costituisce lo snodo primario delle problematiche fin qui citate. I vari commissari che si sono succeduti in questo decennio non hanno capito che la soluzione esiste: è quella scritta nelle direttive europee e nel decreto Ronchi che le ha recepite, dalla riduzione della produzione di rifiuti attraverso l'incentivazione del compostaggio domestico, alla raccolta differenziata mediante un lavoro capillare basato sul sistema «porta a porta» secco-umido che permette di intercettare grandi quantità di rifiuti prima del loro conferimento agli impianti di produzione di CDR.
Oggi in Campania le emergenze si sommano tra loro e forniscono di questa terra un'immagine degradata, che la Campania non merita, e che indica responsabilità politiche trasversali, riconducibili ad una grande questione irrisolta, comune a molte regioni del Mezzogiorno. Se non si aggrediscono le questioni sociali, le questioni del lavoro, della salute e dello sviluppo, le emergenze rifiuti, sicurezza ed altre saranno sempre le maschere grottesche con le quali tali terre verranno viste da una politica miope e non lungimirante. Occorre un disegno, un progetto complessivo credibile, che ridia alla nostra gente del sud la speranza di poter dispiegare le proprie potenzialità produttive, sociali e culturali. L'emergenza, tuttavia, impone un altro approccio, di tipo parziale e spesso non risolutivo delle problematiche affrontate, suscitando perplessità, dubbi ed ostacoli che appartengono, appunto, all'assenza di una visione complessiva delle tematiche che le emergenze determinano.
Se vi è, dunque, una lezione che giunge al Governo da questa emergenza, che il Governo stesso farà bene a trasformare in azione politica concreta, è che occorre un progetto complessivo, che occorre, ora, Pag. 39guardare oltre l'emergenza, in una prospettiva di sviluppo del meridione che sappia sottrarre tali terre al governo delle mafie, riconsegnandole ai cittadini ed alle loro scelte. Oggi, tuttavia, siamo chiamati a dare una risposta urgente ad un'emergenza, quella dei rifiuti in Campania, ed il Governo lo fa, con tutti i limiti che l'urgenza stessa comporta, con il decreto-legge n. 263 del 2006.
Vi sono, indubbiamente, alcune novità. In primo luogo, vi è l'annullamento di una procedura di gara ambigua e la delega al commissario delegato, nella figura del capo dipartimento della protezione civile, di individuare soluzioni idonee per lo smaltimento dei rifiuti e delle ecoballe, anche eventualmente con affidamenti diretti a società diverse da quelle oggi attive e che gestiscono il servizio. Una seconda novità è rappresentata dalla grande attenzione alla raccolta differenziata che, come forza politica, riteniamo essere l'obiettivo primario. La terza novità è il riconoscimento dell'informazione e della partecipazione dei cittadini, con riferimento rilevante alla Carta di Aalborg. Si afferma, in sostanza, che non possono realizzarsi opere contro la volontà delle comunità degli enti locali, ma che si deve agire in concerto con esse, in un processo partecipato su scelte condivise, evitando la determinazione di tensioni e conflitti.
Un aspetto importante, su cui non si può tacere, è la nomina di tre subcommissari e di una commissione di esperti, ad invarianza di spesa, contestualmente alla riduzione dell'organico della struttura commissariale, che deve agire sul personale distaccato da altri enti e non sui precari, così come si è impegnato il Governo in Commissione bilancio.
Altro aspetto importante è il principio in base al quale i comuni, attraverso le tariffe, pagano la gestione del servizio, contribuendo così, tramite la responsabilizzazione, alla necessaria riduzione dei costi.
Il decreto in esame è emergenziale e, con tutte le difficoltà del caso e i limiti di questo intervento d'urgenza, esprimiamo su di esso il nostro assenso, nell'auspicio che il 31 dicembre 2007 sia il termine ultimo delle fasi commissariali e che la regione Campania esprima un'adeguata classe dirigente capace di riportare nella gestione ordinaria l'emergenza rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, colleghi deputati, signor rappresentante del Governo, la drammatica emergenza rifiuti in Campania, che rischia di seppellire sotto un cumulo di macerie le più oleografiche rappresentazioni di quello che è stato definito il «Rinascimento bassoliniano» e le più ottimistiche letture del governo del territorio, necessita di considerazioni meditate, perché troppi e pesanti sono gli intrecci di natura amministrativa e politica, ma, soprattutto, merita risposte responsabili e progetti organici di ripensamento globale, per superare la fase fallimentare dei commissariamenti ad hoc. Non basta, per intenderci, la politica degli spot, ai quali purtroppo le istituzioni, in questi decenni, hanno abituato gli italiani.
Dopo i dodici anni di poteri speciali in un comparto tanto lucroso - e perciò di fatale attrazione per le ecomafie - quanto strategico per la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, la situazione, per dirla con il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, è da sala rianimazione. Il meccanismo di smaltimento - ha riferito - è ancora più farraginoso e lento rispetto alle previsioni, dal momento che esiste un'unica discarica. Senza entrare nella penosa questione degli illeciti, sui quali sta indagando la magistratura, vale la pena di ricordare che ritardi, inadempienze e il totale fallimento della raccolta differenziata vedono la Campania, insieme alla Puglia, al primo posto nel bottino delle infrazioni contestate dalla Commissione europea all'Italia. I quattro giorni di lavoro forsennato, a fine ottobre, per ripulire Napoli dall'immondizia, che superava il primo piano delle abitazioni (2.100 tonnellate raccolte in un giorno), non bastano Pag. 40a far tirare un sospiro di sollievo. La messa a norma del ciclo di smaltimento è un carico enorme per un settore, come quello dei rifiuti campani, che in dodici anni di gestione commissariale è costato all'erario pubblico 2 mila miliardi di vecchie lire.
Conoscendo il pregresso di una situazione incandescente, frutto di oltre un decennio di miopia e di emergenza e scelte non dettate da criteri di efficienza e di compatibilità ambientale, non si può guardare certo con soddisfazione a questo decreto-legge che tradisce contraddizioni di merito e di metodo.
Il primo aspetto che balza agli occhi di questo provvedimento-tampone è l'assenza di una copertura finanziaria, che viene, di fatto, bilanciata con un'ennesima vessazione per i cittadini. Il meccanismo individuato, infatti, rinvia a successivi aumenti tariffari, o meglio, ad una presunta tassa regionale sui rifiuti solidi urbani.
Si tratta di una filosofia politica, prima ancora che contabile, che scarica l'incapacità del Governo (e, quindi, della politica) sulle tasche dei cittadini della Campania, attraverso quello che potremmo definire un ulteriore inasprimento fiscale; peraltro, esso non sarebbe nemmeno quantificabile in via preventiva, ma verrebbe definito soltanto a seguito delle risorse che il commissario delegato spenderà nel corso della sua attività.
Mi riferisco ad un commissario che ha già fatto comprendere la sua intenzione di «fare le valigie» se non verrà posto nelle condizioni di operare con la piena disponibilità di tutti gli strumenti del caso. Una volta individuato Guido Bertolaso quale commissario straordinario per l'emergenza nel settore dei rifiuti, il minimo che si possa richiedere al provvedimento in esame è l'individuazione di una somma da spendere per intervenire concretamente.
Chiediamo, quindi, che il Governo metta a disposizione le risorse finanziarie necessarie per effettuare veramente lo smaltimento dei rifiuti in Campania, senza ricorrere al soccorso di altre regioni oppure inviando i rifiuti verso la Germania, come è accaduto più volte.
Osservo che a tutt'oggi, nel momento in cui parliamo, questa garanzia non esiste; come se non bastasse, mentre si prevede l'inasprimento della tassa a piè di lista, al contempo si dimentica che ancora oggi è in vigore l'articolo 59 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, in base al quale i cittadini che oggi non utilizzano il servizio di nettezza urbana hanno la possibilità di attivare meccanismi tali da consentire la detrazione della tassa relativa ad un servizio che non ricevono!
Vi sono certamente responsabilità nazionali, ma penso debba essere adeguatamente sottolineato che, in larga parte, le responsabilità sono del presidente Bassolino e della regione Campania; esse sono aggravate dal fatto che Bassolino, oltre ad essere presidente della regione, per anni ha potuto sommare a tale potere quello di commissario straordinario.
Vorrei evidenziare che centinaia sono stati i miliardi messi a disposizione per smaltire i rifiuti: in cambio, abbiamo avuto cumuli di spazzatura, i quali, come abbiamo ascoltato anche nel dibattito odierno, talvolta hanno superato persino i primi piani delle case napoletane!
Se qualcosa deve essere rimproverato ai politici nazionali, forse possiamo prendercela di più con l'incapacità di superare gli ostacoli che hanno impedito la realizzazione dei due termovalorizzatori previsti. Tali termovalorizzatori non sono stati costruiti perché lo smaltimento dei rifiuti in Campania - è bene ricordarlo - è gestito, in larga parte, direttamente o indirettamente dalla criminalità organizzata, la quale vuole mantenere lo status quo poiché, così facendo, può continuare ad arricchirsi.
Dopo tanti clamori e polemiche, il decreto-legge in esame, così come si prospetta, rischia di essere quasi una «camicia di forza» messa intorno al commissario Bertolaso. Da un lato, infatti, vi sono attestati di stima, ma dall'altro vi sono anche intralci burocratici e «gabbie» costruite, evidentemente, con la collaborazione determinante del presidente Bassolino.Pag. 41
I rapporti che devono intercorrere con il governo del territorio destano in noi altrettante preoccupazioni. Delle due, l'una: il presidente della regione Campania o si assume la responsabilità globale e torna a fare il commissario straordinario di Governo per i rifiuti, oppure prende atto del fallimento complessivo e mette il neocommissario nelle condizioni di procedere rispetto alle colpevoli omissioni della regione anche per quanto riguarda il piano cave.
Sono anche altri gli aspetti che non ci convincono, come, ad esempio, le funzioni attribuite al commissario delegato ed i ruoli ripartiti tra i subcommissari. L'attenzione che il gruppo di Alleanza Nazionale ha sempre riservato ai problemi del Mezzogiorno ci ha condotto ad esprimere un'astensione dal voto nel corso dell'esame presso il Senato. Si è trattato di qualcosa di più di un voto dubitativo, il quale, tuttavia, era legato ad un auspicio che, al tempo stesso, è un preciso monito lanciato dall'aula di palazzo Madama al Governo. Evidentemente, esso non è stato ancora raccolto dal ministro competente e dal Presidente del Consiglio, ma attendiamo comunque delle risposte in tal senso.
Entro la fine dell'anno l'Esecutivo deve trovare fondi adeguati per fornire una risposta concreta - e non uno spot - ad un'autentica e drammatica emergenza che riguarda non soltanto i campani ma tutti noi. Se verrà percorsa questa strada, si troverà la nostra collaborazione; se invece le cose resteranno come l'attuale decreto lascia presagire, graverà su questo Governo e sulla maggioranza la responsabilità di un altro fallimento, così pesante da rimanere seppelliti sotto un cumulo di insipienza ben più alto di quello dei rifiuti che drammaticamente soffocano Napoli e la Campania. Valuteremo quindi se confermare il voto di astensione, già espresso al Senato, o votare in senso contrario, in base a quanto dichiarerà il Governo in quest'aula.
In conclusione, penso che la questione sia stata comunque posta ed affrontata in modo sbagliato. Sul problema della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti abbiamo ascoltato anche in quest'aula, nel corso del dibattito sulla conversione in legge di questo decreto, al massimo riferimenti al mancato raggiungimento delle soglie minime di raccolta differenziata in Campania, in particolare in alcune province, con rarissime eccezioni. Ci si comporta come se non esistesse un problema di filosofia generale in ordine a questa problematica. Effettivamente esiste una sorta di condizionamento da parte dei poteri economici che facciamo fatica a digerire. Infatti, si può immaginare un condizionamento delle «sette sorelle» sull'estrazione e sulla commercializzazione del greggio o quello esercitato dai principali vettori di telefonia; si può capire il condizionamento presente sul complesso rapporto tra i network televisivi o nel settore del gas, del nucleare o dell'energia in genere. Tuttavia, il fatto che si subisca il ricatto delle lobby in materia di trattamento dei rifiuti, ben sapendo che tra i soci di maggioranza di questo business vi è la criminalità organizzata (camorra, mafia), scredita la politica e ne mortifica le prerogative.
Dunque, bisogna intanto arrivare ad una riduzione a monte dei rifiuti. Finché essi verranno prodotti in misura eccessiva rispetto alle possibilità di smaltimento, dovremo sempre più frequentemente affrontare questo tipo di degenerazione. Non possiamo essere schiavi, da un lato, della logica delle discariche e, dall'altro, di quella di coloro che vogliono contrastare le discariche senza però accedere ai termovalorizzatori.
Vi è una spinta, talvolta accolta persino dai ministri o comunque dalle associazioni ambientaliste, per l'avvio dei termocombustori, avvio che però in alcune regioni non si è ancora verificato. Non ci si ricorda di aver firmato il Protocollo di Kyoto, da noi sottoscritto ma poi disatteso. Nell'ambito del Protocollo di Kyoto si è tenuta la Conferenza di Nairobi da cui è emersa, con attenzione e forza, la preoccupazione internazionale in merito all'approvvigionamento energetico e all'incremento delle emissioni di gas serra da parte Pag. 42dei paesi in via di sviluppo ed emergenti, quali Cina ed India, e da parte di altre nazioni del terzo e quarto mondo.
Non dobbiamo lasciarci condizionare dalle emergenze. Oggi stiamo a discutere per l'ennesima volta di un'emergenza senza esserci resi conto che essa non è più tale, perché siamo nella più totale ed assoluta ordinarietà. Forse abbiamo guadagnato un altro anno di tempo, ma ho qualche dubbio che in questo periodo di tempo si possa mettere a regime una problematica così complessa. Inoltre, dovremmo cominciare ad immaginare che, se in una regione si procede al commissariamento dei rifiuti, a quello per le risorse idrogeologiche, a quello della sanità, dei bilanci o di alcuni comparti legati ad altrettante deleghe, forse vale la pena di sciogliere il consiglio regionale ed andare alle urne.
Non è possibile procedere al commissariamento di tali comparti: una volta sancita la necessità da parte dello Stato di intervenire sulle regioni, ciò di fatto sentenzia il fallimento della politica nel suo rapporto con i cittadini, perché, a fronte del problema della localizzazione dei termovalorizzatori piuttosto che delle discariche, non vi è altrettanto evidente la volontà, la serietà e la forza di assumere delle decisioni ritenute impopolari e resta indefinito il dramma di come raccogliere e smaltire i rifiuti. Da questo punto di vista ogni piano regionale riguardante questo settore lascia il tempo che trova.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Margiotta.
SALVATORE MARGIOTTA, Relatore. Sarò rapidissimo, in considerazione dell'ora e della lunghezza del dibattito, perché se dovessi rispondere argomento per argomento alle osservazioni espresse rischierei di sottrarre troppo tempo ai colleghi. Mi soffermerò quindi soltanto su due aspetti di carattere generale.
Innanzitutto, è stato evidenziato dal dibattito sereno ed approfondito, nei toni distesi e positivi con il quale si è svolto, che non esiste una divisione tra chi è contento del commissariamento e chi non lo è. È evidente che un decreto-legge in cui si individua un commissario è di per sé - come è stato detto in particolare dalla collega Mazzoni - una sconfitta della politica, in particolar modo di quella locale, che avrebbe dovuto provvedere da sola alla soluzione di alcuni problemi. Tuttavia, se ciò non è accaduto è altrettanto evidente che si ha il dovere di intervenire e l'unico strumento di intervento possibile in questo momento è quello della decretazione e della nomina del commissario, tra l'altro individuato in persona di alto profilo e, inoltre, tale da aver prodotto - come ho provato a far rilevare nella relazione iniziale - frutti immediati rispetto alla situazione emergenziale che vi era inizialmente.
Non vi è, dunque, divisione su questo. Il punto è: se i risultati vi sono e se non si potevano ottenere in altro modo, in che maniera si dà un segnale forte alla Campania che le istituzioni, complessivamente intese, hanno a cuore il suo problema? In questo momento il segnale è caratterizzato unicamente dall'approvazione immediata del decreto-legge. Ecco perché, esattamente per le tre ragioni esposte dal collega Misiti (che ringrazio per aver ritirato i suoi emendamenti), spero che di qui a domani, anche sulla scorta di quanto detto opportunamente dal collega Rampelli (a cui do ovviamente atto - come ho già fatto nella relazione iniziale - del contributo costruttivo offerto dal centrodestra al Senato alla nuova formulazione del testo), possano maturare, anche attraverso un lavoro sugli ordini del giorno, al quale mi sono già dedicato e a cui continuerò a dedicarmi nelle prossime ore, le condizioni per il ritiro degli emendamenti da parte della minoranza, in modo da poter assicurare Pag. 43che immediatamente il decreto diventi legge (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Onorevole Presidente, onorevoli deputati, svolgerò qualche breve considerazione, utile, spero, anche ai fini dell'iter successivo, partendo da una sottolineatura. Siamo oggi in sede di esame del disegno di legge di conversione di un decreto-legge del 9 ottobre scorso, reso necessario dal sopraggiungere di un'emergenza nell'emergenza, cioè le dimissioni del commissario prefetto Catenacci, e dal contestuale verificarsi di un insieme di elementi che rendeva ancora più complicata la gestione di una materia di per sé già molto complessa, elementi riassunti dal commissario Bertolaso nel corso dell'audizione svoltasi presso la Commissione ambiente del Senato il 10 ottobre 2006, ove lo stesso sottolineò che vi erano ormai 38 mila tonnellate di immondizia non raccolte a rendere la situazione particolarmente grave e tale da richiedere l'intervento d'urgenza da parte del Governo.
Va detto subito che non era possibile «reagire» alle dimissioni del commissario Catenacci se non attraverso un provvedimento di emergenza non era possibile tornare alla normalità, per il semplice fatto che, dopo le dimissioni del commissario Catenacci, la normalità non esisteva.
Bisogna considerare, inoltre, che, com'è stato ricordato, in Campania la situazione di emergenza si trascina da dodici anni. In particolare, ad alimentare una situazione che ha attraversato tutti i cicli politici e governativi della cosiddetta seconda Repubblica vi sono sicuramente ragioni e responsabilità molteplici.
Proprio le caratteristiche del fenomeno non consentono quindi - devo dirlo con estrema franchezza - di scindere le responsabilità «ora per allora», ovvero «allora per ora». Perciò, sarebbe stato irresponsabile se il Governo, insediatosi a maggio, non avesse adottato, tra i suoi primi atti, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che prorogava lo stato di emergenza nella regione Campania, per quel che riguarda i rifiuti, fino al 31 gennaio 2007 e, subito dopo (lo dico anche con riferimento alle questioni sollevate in Commissione ed in questa sede circa l'esistenza di troppe situazioni di commissariamento e la necessità di ritornare ad un regime ordinario nella materia de qua), un'ordinanza, che non ho sentito citare in quest'aula (la n. 3529 del 30 giugno 2006), la quale ha consentito al ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare di dare vita, presso il ministero, ad una struttura volta ad «accompagnare» fuori dall'emergenza tutte le realtà commissariate. Da sola, tale struttura non basta; tuttavia, se essa sarà in grado di operare efficacemente, anche in collegamento con i lavori della Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti e con le attività conoscitive che la stessa Commissione ambiente ha programmato, sarà possibile chiudere questa parentesi rapidamente e verificare se ed in quale modo sia possibile tornare all'ordinario.
Credo che di fronte alla sfida di un'emergenza così grave abbiamo fatto quanto era possibile per rispondere nella maniera più alta ed efficace. Com'è stato rilevato anche dal relatore (che ringrazio per la puntuale relazione, nella quale ha dato conto di tutte le problematiche connesse all'adozione del decreto-legge ed al successivo iter al Senato), ci siamo sforzati di dare una risposta alta, più alta che in passato, attraverso la nomina a commissario per l'emergenza rifiuti in Campania del capo del Dipartimento della protezione civile. Si tratta di persona sulla cui nomina non sono stati mossi rilievi critici: la designazione è stata salutata con favore da tutto l'arco delle forze politiche, soprattutto per la funzione che Bertolaso svolge.
Non sfugge all'Assemblea che aver scelto come commissario il capo del Dipartimento della protezione civile significa aver messo il commissario per l'emergenza rifiuti della Campania nella condizione di Pag. 44avvalersi degli strumenti, delle strutture, delle procedure proprie della protezione civile. Gli strumenti e le strutture sono amplissimi (vanno dai Vigili del fuoco alle Forze armate, alle Forze di polizia, al Corpo forestale dello Stato, alla Croce rossa, al volontariato, eccetera), riguardando un insieme di organismi che potrebbero consentirgli di ridurre il ricorso ad uffici e risorse organizzative proprie del commissariato che, tra l'altro, in alcuni casi, risulterebbero addirittura sovrabbondanti persino in confronto alle competenze ordinarie della protezione civile.
È evidente la consapevolezza, nel Governo, di dover nominare un commissario che rappresenti un momento di svolta ed accompagni la Campania con una strategia di uscita, un'exit strategy (rubo l'espressione all'onorevole Francescato che, per prima, l'ha usata in Commissione, l'altro giorno), in maniera da preparare, già oggi, nella fase di emergenza, le condizioni per il ritorno all'ordinarietà.
Il relatore, con acutezza, ha collegato l'ipotesi di ritorno all'ordinarietà al successo dell'operazione «raccolta differenziata», che è fondamentale e strategica. Infatti, abbiamo un problema immediato di emergenza, di raccolta dei rifiuti giacenti per le strade, dove si trovano, tranne quelli che già, fortunatamente, sono stati raccolti, di sistemazione e di smaltimento. Abbiamo, però, anche il problema di operare a monte, sul ciclo di produzione dei rifiuti, sin dall'origine, e sotto questo profilo il tema della raccolta differenziata è fondamentale.
Attraverso il successo della raccolta differenziata si potrà uscire dalla condizione di emergenza.
Se si leggono gli atti della discussione svoltasi nell'altro ramo del Parlamento, tutti gli intervenuti si sono preoccupati di porre le condizioni di uscita dall'emergenza ed hanno allargato la sfera di competenza del decreto-legge e del commissario all'impostazione di una strategia di uscita dall'emergenza, fino a prevedere che fuori regione si debbano non solo trasferire rifiuti, ma anche provvedere allo smaltimento ed al recupero, ove ve ne ricorrano le condizioni; fino a prevedere che si possano utilizzare le risorse della misura 1.7 del POR 2000-2006 della regione Campania, anche per il principio della corresponsabilizzazione finanziaria della regione in un'operazione di uscita dall'emergenza e di preparazione dell'ordinarietà; fino a prevedere, ancora, che si debba puntare su una campagna di mobilitazione e di informazione dei cittadini, tanto da consentirci di andare oltre i limiti del 35 per cento previsti dai decreti Ronchi e portarci al 50 per cento, indicato come limite positivo, al quale il commissario potrà spingere il sistema della Campania con la sua azione di stimolo e di coordinamento dell'iniziativa pubblica nel campo dello smaltimento dei rifiuti; fino a prevedere, infine, un accordo di programma, ad esempio, per quel che riguarda gli imballaggi, che ci porterebbe al 60 per cento: un obiettivo ambizioso, ma che, fissato in questi termini, consentirà di stimolare tutto l'insieme a darsi un ritmo adeguato all'uscita dall'emergenza ed al sollecito ritorno all'ordinarietà.
Anche noi siamo convinti - e concludo, signor Presidente - che il decreto-legge, così come definito durante l'esame al Senato con l'ampia partecipazione di tutte le forze della maggioranza e dell'opposizione, abbia in sé alcuni elementi che consentono di cambiare strategia e forse di aprire una nuova pagina nella gestione dell'emergenza rifiuti. È importante ora non determinare una nuova condizione di precarietà o di incertezza normativa: lo dico con estrema sincerità.
Il relatore ha giudicato positivamente il lavoro svolto al Senato ed ha espresso un parere favorevole sul testo licenziato dal quel consesso. Ho potuto verificare che i gruppi della maggioranza sono d'accordo con lui, mentre dai gruppi dell'opposizione è arrivato l'invito a correggere e a migliorare ulteriormente il testo del Senato, certamente perfettibile.
Ho detto però in Commissione - e lo ripeto qui in aula - che l'opinione del Governo, che rappresento, è quella di verificare da qui a qualche mese il risultato delle azioni che il dottor Bertolaso Pag. 45avrà potuto porre in essere sulla scorta del decreto-legge e delle norme contenute nel disegno di legge di conversione, per decidere se dovessero ricorrere le condizioni per ulteriori interventi anche normativi, stimolati da un'analisi che si potrà fare d'accordo con le Commissioni parlamentari competenti, dedicando una approfondita riflessione alle connessioni tra le norme adottate e gli obiettivi nel frattempo conseguiti.
Credo che, ove necessario, sarà quella la sede per apportare ulteriori modifiche al decreto-legge. Ad oggi, il testo del Senato ci sembra soddisfacente in relazione agli obiettivi da raggiungere, mentre ulteriori modifiche in corso d'opera non ne migliorerebbero l'efficacia, bensì ne aumenterebbero l'incertezza, essendo su tale punto la materia molto delicata. Noi operiamo in una situazione nella quale le leggi primarie interferiscono con il potere legato alle ordinanze di protezione civile e dobbiamo fare sempre molta attenzione - già noi con il decreto-legge siamo ai limiti di questo rapporto - a non intrecciare ulteriormente i due momenti, quello dell'ordinanza e quello della normazione primaria altrimenti correremmo il rischio di alimentare un'immagine incerta, se non anche contradditoria, dell'esercizio del potere in una condizione di eccezionalità, quale quella della Campania.
Anch'io mi associo all'appello del relatore finalizzato alla più rapida approvazione da parte della Camera del disegno di legge di conversione del decreto-legge, come modificato dal Senato, confermando in anticipo la disponibilità all'accoglimento di atti di indirizzo che possano ulteriormente precisare il nostro percorso. Ricordo di avere già accolto al Senato un atto di indirizzo riguardante la parte delle risorse finanziarie di cui occorrerà dare esecuzione nella legge finanziaria, considerato che, per ragioni anche contabili, finora non abbiamo potuto costruire una copertura, se non indiretta, per l'esercizio 2007.
A tale proposito, ritengo opportuno che le risorse provenienti dalla TARSU - e concludo su questo -, possano essere utilizzate dal commissario delegato. Sarebbe, infatti, assurdo che i comuni che non hanno provveduto alle proprie funzioni non debbano versare tali risorse a chi vi abbia provveduto, o debba provvedere, a svolgere quelle funzioni per loro conto.
Ricordo ai parlamentari dei gruppi dell'opposizione, peraltro, che questa attività di recupero delle risorse TARSU presso i comuni era prevista dal precedente decreto-legge, al quale ci siamo semplicemente agganciati per assicurare la continuità operativa degli uffici del commissariato e la continuità nell'attività di riscossione da parte degli stessi delle risorse versate ai comuni.
Ciò non basta, come non basteranno i tanti altri interventi che stiamo preparando, ma sicuramente cominciare dal lì è molto importante, anche per eliminare l'impressione, rappresentata in un intervento di un parlamentare dell'opposizione, che ci si rivolga alla Campania con la mentalità di una madre iperprotettiva, come è stato detto con un'espressione che giudico molto efficace, cioè con troppa comprensione. Credo che dobbiamo fare uso di comprensione, ma non di eccessiva comprensione, perché il ritorno alla normalità passa anche da una diversa assunzione di responsabilità complessiva.
Con questo spirito, cioè con lo spirito di chi intende ricercare una conclusione operativa efficace dell'emergenza in Campania, facilitata dal provvedimento che è in essere, ma disponibili ad adottare ogni altro provvedimento che dovesse essere necessario in un prossimo futuro, ringrazio i parlamentari intervenuti, il relatore e il presidente della Commissione per l'ottimo lavoro che è stato svolto in quella sede e che sarà svolto in quest'aula. Spero che si possano trovare ulteriori momenti di convergenza, proprio a partire dalla consapevolezza che distinguere tra responsabilità storiche e politiche rispetto a questa vicenda è assai difficile e che, forse, conviene guardare avanti senza farsi condizionare troppo da ciò che abbiamo dietro le spalle (Applausi).
PRESIDENTE. La ringrazio. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,15.
La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15,20.