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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1069 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania (Approvato dal Senato) (A.C. 1922) (ore 12,01).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 ottobre 2006, n. 263, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1922)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezione 5).
Avverto, altresì, che non sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Avverto inoltre che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 1922 sezioni 1 e 2).Pag. 9
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Onorevoli colleghi, abbiamo di fronte un provvedimento che è teso a risolvere una questione ormai storica, quella della crisi della gestione dei rifiuti in Campania. Diversi sono stati i provvedimenti che hanno tentato di risolvere questo annoso problema e il Governo in carica, il 9 ottobre, con il decreto-legge n. 263, ha cercato di fronteggiare questa emergenza, nel tentativo di stabilire quali potessero essere quegli elementi correttivi di provvedimenti già in vigore tali da portare ad una risoluzione di una questione così gravosa, che danneggia l'immagine della suddetta regione e le provoca un ingente danno economico. Varie sono le riflessioni che possono essere svolte in tale fase, anche perché, come tutti sapete, alla questione dei rifiuti in Campania sono attinenti altri temi che riguardano il territorio in generale, quali la gestione delle imprese, le implicazioni camorristiche, il coordinamento tra gli organi comunali e sovracomunali.
Vorremmo utilizzare il tempo a disposizione per l'esame del decreto-legge, ponendo l'attenzione sulle richieste di modifica, nell'esigenza di rendere più efficaci le misure in esso contenute. È indispensabile tener conto del fatto che la gestione dei rifiuti in Campania necessita di una soluzione immediata per quei rifiuti già prodotti, che si trovano in strada, che devono essere rimossi quanto prima, e, più in generale, di una organizzazione per il futuro.
Eravamo convinti che, per la tempestività delle misure, in funzione anche delle dimissioni del prefetto Catenacci, il Governo avesse concordato, non dico con la minoranza, ma almeno con la maggioranza strumenti che fossero realmente efficaci. Saremmo stati, in questa fase, anche disponibili a convertire il decreto-legge velocemente, ma, essendo il Senato intervenuto radicalmente sul decreto-legge, voglio sgombrare subito il campo da quelle che possono essere intese come richieste di modifica strumentali. È paradossale che un decreto-legge così urgente venga modificato dall'altro ramo del Parlamento, addirittura intrecciando le misure che riguardano l'emergenza con quelle che attengono alla gestione dei rifiuti per il futuro. Non essendo riuscito, a nostro modo di vedere, il tentativo di modifica del testo da parte del Senato a risolvere tante questioni che rimangono ancora aperte, cercheremo, nella presentazione di proposte emendative, di fornire al Governo elementi per compiere quelle riflessioni che possono essere utili alla soluzione della questione.
In primo luogo, se voi notate, il provvedimento si interessa della raccolta differenziata, stabilendone, per esempio, la percentuale minima. Negli interventi svolti in Commissione di merito, ho letto una sola parola che mi ha colpito favorevolmente, ossia «tracciabilità», termine usato spesso in tema di alimenti. Adesso si pone l'attenzione sulla tracciabilità in tema di rifiuti. Credo che uno dei problemi più gravi che accompagna la questione dei rifiuti lasciati per le strade sia proprio la tracciabilità, e, quindi, il tentativo di diversificare la raccolta facendo in modo che tali rifiuti vengano smaltiti e non più abbandonati sul territorio.
Il Governo, invece di tentare di risolvere la questione dei rifiuti la cui raccolta oggi non viene differenziata e che, quindi, devono essere smaltiti con i sistemi tradizionali, interviene sulla percentuale della raccolta differenziata, portandola al 50 per cento.
La situazione attuale in Campania vede una raccolta differenziata media del 4 per cento. Però, nelle note che accompagnano il provvedimento, non ha senso questo dato, perché tale percentuale tiene conto di tutta la regione, mentre vi sono comuni in cui la raccolta differenziata funziona bene.
Sappiamo quale possa essere in Campania la percentuale di raccolta differenziata che si può raggiungere. Posso citare dei comuni, alcuni dei quali ho amministrato personalmente, che ad oggi hanno una raccolta differenziata del 35-40 per Pag. 10cento, in quanto si sta sperimentando e, in alcuni casi, tale raccolta è già attiva da diversi anni.
Quindi, per quale motivo non ci manteniamo su una percentuale realistica di raccolta differenziata? È inutile fare riferimento al dato del 4 per cento, ma guardiamo ai territori in cui possiamo dimostrare l'effetto di una buona organizzazione.
Viene da sé che la raccolta differenziata deve essere finanziata. Non so quanti sindaci siano presenti in aula stamattina. Sicuramente ve ne saranno molti di più oggi pomeriggio, perché vi sono molti colleghi ancora in carica.
Tutti sappiamo che la raccolta differenziata va finanziata. Organizzare la raccolta differenziata nei nostri territori - ma mi riferisco anche ai comuni del Centro e del Nord - significa compiere un investimento. Non è possibile pretendere che i comuni si organizzino da soli con risorse proprie per raggiungere quella percentuale, fissata nel 40 o nel 50 per cento. Si dice che vi sarebbe poi un risparmio nello smaltimento dei rifiuti. Addirittura ci sono studi che dimostrano che la raccolta differenziata produrrebbe ricchezza. Tutti lo sappiamo, non è questo il problema. Però, per organizzare la raccolta differenziata, come, ad esempio, quella «porta a porta», che sta funzionando di più nei comuni di Sant'Antonio Abate o di Santa Maria la Carità, si devono avere risorse disponibili, perché il beneficio che il comune riceve con la raccolta differenziata è successivo.
Quindi, se vogliamo cogliere questa occasione per adottare un provvedimento che abbia un effetto reale, visto che i rifiuti sono visibili - stamattina non parliamo di una questione ideologica che riguarda la Campania perché i rifiuti sono lì e si vedono! -, e stabilire un criterio che costituisca una soluzione seria, credo che la prima cosa sia finanziare la raccolta differenziata inizialmente, stabilendo un premio successivo per i comuni che la attivano.
Un altro esempio è costituito dall'unione dei comuni dei Monti Lattari. È stata la prima unioni dei comuni costituita in Campania. Sarebbe molto interessante leggere gli atti che hanno prodotto nel comune di Pimonte questa unione. Essa nacque proprio dall'esigenza della gestione della raccolta dei rifiuti. Infatti, in seguito ai primi mesi di emergenza, sei comuni della provincia di Napoli pensarono di organizzarsi in unione per affrontare seriamente questo problema. Anche in questo caso - ripeto che si trattava della prima unione dei comuni della regione Campania -, si ebbero ottimi risultati.
Vorrei aprire una parentesi, facendo una puntualizzazione storica, perché, tante volte, utilizziamo la questione dell'emergenza dei rifiuti anche per valutare l'amministrazione regionale del presidente Bassolino. L'unione dei comuni che nacque per la gestione dei rifiuti in Campania e che ebbe ottimi risultati, portando comuni come Sant'Antonio Abate o Santa Maria la Carità ad una raccolta differenziata del 40 per cento, non ha mai ricevuto un finanziamento o un intervento da parte della regione.
La regione non aveva risorse per le unioni di comuni nel suo bilancio. Pertanto, quando fu costituita, l'unione di cui ho detto, formata da comuni amministrati dal centrodestra e dal centrosinistra, non ha avuto alcun finanziamento. Ciò detto, ritengo indispensabile, in questa sede, accogliere tutti i nostri emendamenti che tendono a riportare la raccolta differenziata ad una percentuale realistica.
La seconda questione riguarda la durata del commissariamento. Commissariare una regione per una simile situazione significa anche stabilire un tempo per la soluzione delle questioni che si pongono. Ora, è normale che noi chiediamo di ridurre la durata del commissariamento e, nel contempo, di aumentare i poteri del commissario, senza aggiungere all'organismo commissariale altri soggetti. In poche parole, riteniamo grave e pericoloso, per le soluzioni che può produrre il provvedimento in esame, aggiungere altri soggetti al comitato che sarà costituito per la gestione dei rifiuti: il commissariamento deve assicurare un'azione veloce ed efficace. Pag. 11Anzi, proporrei di attribuire ogni potere esclusivamente al commissario e per poco tempo, per gestire i rifiuti ancora presenti nelle discariche della regione Campania e per organizzare la gestione dei rifiuti in futuro. Era questo, signor Presidente, il secondo suggerimento che ritenevo di dover dare al Governo: può servire per dare un segnale serio in ordine ad un problema che noi continuiamo a definire straordinario, emergenziale, senza renderci conto che un'emergenza che si protrae per tanto tempo potrebbe essere considerata addirittura un fatto normale.
In materia di gestione dei rifiuti, una terza questione sulla quale bisogna cercare di richiamare l'attenzione del Governo è quella concernente la premialità. Tanti comuni campani hanno fatto sacrifici enormi, ed anche grossi investimenti, per quanto riguarda il sistema di raccolta. Vi sono, però, anche comuni che hanno attivato sistemi di smaltimento o, comunque, di deposito. In particolare, alcuni territori che hanno ricevuto rifiuti da tutta la Campania hanno promosso contenziosi. Sin dall'inizio, si è cercato di dare loro un premio: si è detto che i comuni disponibili a gestire una parte dei rifiuti prodotti sarebbero stati ricompensati, diciamo così, mediante la concessione di una somma, da addebitare ai comuni che non si dotavano di aree simili. Poiché c'è un contenzioso in atto, per incentivare i comuni disponibili ad accogliere gli impianti e le aree di stoccaggio riterrei necessario chiudere al più presto il contenzioso, che non ha ad oggetto soltanto le somme calcolate sulle quantità prodotte, ma anche i diritti degli stessi comuni.
A questo proposito, desidero far presente ai colleghi non campani che un'idea diffusissima tra gli amministratori locali della Campania è quella di essere espropriati subito, per così dire, di una piccola disponibilità. Tanti sindaci hanno dichiarato la disponibilità (ed hanno posto in essere anche fatti concreti) a concedere aree e ad impiegare risorse finanziarie ed infrastrutture in genere; tuttavia, visto come sono stati trattati in questi anni (non soltanto dalle gestioni commissariali, ma anche dalla regione Campania), sono preoccupati. Dunque, per evitare che si diffonda ancora di più l'idea che intervenire nella gestione dei rifiuti in Campania può creare problemi maggiori, bisognerebbe chiudere tutti i contenziosi in atto.
Questa è un'occasione importante. Spero che sia l'ultima volta che il Governo interviene per prorogare un commissariamento che dovrebbe essere chiuso rapidamente. Già in occasione dell'esame del disegno di legge finanziaria avevamo elaborato alcune ipotesi riguardanti la spesa. Ricordo che un ordine del giorno a firma del coordinatore regionale di Forza Italia era volto ad impegnare il Governo a chiudere al più presto il periodo di commissariamento. In quel caso, dal Governo venne una risposta negativa, essenzialmente perché il dibattito di merito sarebbe stato rinviato, appunto, all'esame del decreto-legge n. 263 del 2006.
Spero che l'indicazione che il Governo ha dato in quella occasione (ripeto: si chiedeva di ridurre al minimo il periodo di commissariamento) sia stata una scelta strategica per rinviare ad oggi la trattazione più approfondita del problema. Tuttavia, quando ho consultato il fascicolo degli emendamenti, mi sono accorto che le proposte di modifica sono modeste e contenute in pochissimi emendamenti. Se devo essere sincero, mi preoccupa soltanto una cosa. A prescindere dal fatto che, quando un deputato propone al Governo un intervento di modifica, lo fa perché ritiene che la sua iniziativa possa essere utile a tutti (al di là del fatto che gli emendamenti sono stati presentati anche dalla maggioranza), debbo dire che poche volte trovo subito il fascicolo degli ordini del giorno (che, in genere, vengono predisposti dopo l'esame degli emendamenti, quando i presentatori degli stessi si rendono conto che le loro proposte non saranno approvate; in quel caso, il presentatore è indotto, spesso, a trasfondere il contenuto dell'emendamento in un ordine del giorno).
Il fatto di trovare un ordine del giorno tra i fascicoli riguardanti il decreto-legge in esame mi fa pensare che probabilmente Pag. 12la volontà del Governo è di portare a termine l'esame del provvedimento nel testo approvato dal Senato. Sarebbe una scelta grave non tanto perché non verranno accolte le nostre modifiche, ma perché si è consentito al Senato, quindi ad un solo ramo del Parlamento, di modificare il testo del decreto-legge.
Nello svolgimento di un'attività bicamerale, è normale che, se un decreto-legge viene adottato per fatti straordinari (e immaginate cosa significhi per me che sono campano affrontare un problema come questo, sul quale dovrei essere disponibilissimo ad un'immediata conversione in legge), il Governo lo presenti ad uno dei due rami del Parlamento consentendogli di intervenire nel merito; nel caso specifico, si affrontano anche questioni concernenti il futuro della gestione dei rifiuti in Campania, dimostrando in tal modo che il Governo è disponibile a dialogare con il Parlamento. Nel momento però in cui il decreto-legge arriva all'esame della Camera, non viene consentito di affrontare la questione come è stato fatto al Senato e ai deputati non è data la possibilità di modificare il testo.
Per questo - e concludo - ho voluto cogliere l'occasione, in questa fase del procedimento, per concentrarmi su pochi punti che ritengo possano essere utili al Governo per fare una bella figura in Campania (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Presidente, onorevoli colleghi, il collega Russo ed io abbiamo presentato una nutrita serie di emendamenti al testo del decreto-legge in esame. Desideriamo però chiarire, come gruppo di Forza Italia, che da parte nostra non vi è alcun intendimento né ostruzionistico né dilatorio, bensì vi è solo desiderio di fornire, come rappresentanti del popolo campano, un contributo positivo ad una legge che non può essere ripetitiva degli errori del passato, ma deve risultare propositiva di una stagione nuova rispetto a questo cronico e gravissimo problema irrisolto.
Per questo motivo, quando chiediamo alla maggioranza attenzione nei confronti dei nostri emendamenti, lo facciamo nella consapevolezza che, se qualcuno di essi venisse accolto, il Senato avrebbe comunque la possibilità di licenziare in tempo utile il provvedimento, senza aggiungere nuovi ritardi ai ritardi antichi e consolidati.
Del resto - lo ripetevo anche ieri - il Senato è praticamente in vacanza, essendovi solo due Commissioni al lavoro, e quindi potrebbe essere anche molto agevole per il Presidente e per la Conferenza dei presidenti di gruppo convocare l'Assemblea del Senato e approvare un provvedimento arricchito dal contributo dei nostri emendamenti.
Diciamo innanzitutto «no» al perpetuarsi della stagione commissariale. Se per anni e anni vi è stato un commissariamento per l'emergenza rifiuti in Campania e il problema non è stato risolto, perché mai dovremmo andare a rifugiarci in un nuovo commissariamento? È vero che durante l'epoca di Bassolino vi è stata la concentrazione in una sola persona delle due potestà, quella commissariale e quella ordinaria. Tuttavia il commissario che è sempre stato alla direzione della problematica in Campania nel corso di questi anni è ormai una figura obsoleta, da superare, che appartiene ad un passato che dobbiamo assolutamente dimenticare. Siamo d'accordo sulla responsabilizzazione delle strutture e dei poteri ordinari. C'è una regione, i cui rappresentanti sono stati eletti dal popolo, che può essere responsabilizzata in prima persona, per portare avanti, insieme con i presidenti delle province, la soluzione di questo problema. Non siamo invece d'accordo sul conferimento ad una sola persona, non elettiva anche se autorevole come il dottor Bertolaso, di questo potere.
Stupisce inoltre come, anche attraverso le modifiche apportate dal Senato al provvedimento, si individui un commissario al quale poi però si tarpano immediatamente le ali, perché il piano generale dei rifiuti, Pag. 13che è lo strumento attraverso cui si svolge l'attività commissariale, non lo fa il commissario, non lo fa la regione, non lo fa il Governo, bensì lo fanno insieme Governo, regione e commissario. Figuriamoci quindi se riusciranno a mettersi d'accordo per varare un piano rifiuti in tempi brevi!
Sarebbe dunque preferibile, colleghi della maggioranza, caro relatore, caro sottosegretario, che si attribuisse al solo commissario la possibilità di varare il piano dei rifiuti; oppure si potrebbe affidarlo alla regione; oppure anche al Governo, però questa sarebbe l'ultima e la peggiore delle ipotesi, che in questo momento prospetto all'Assemblea di Montecitorio. Quindi, a nostro avviso, è necessario monocratizzare la responsabilità del piano rifiuti, altrimenti incorreremo negli stessi errori delle stagioni passante.
Un altro aspetto sul quale chiediamo la vostra attenzione è la possibilità che le due Commissioni parlamentari di Camera e Senato, ma anche tutte le Commissioni parlamentari che si occupano del problema, svolgano una continua attività di monitoraggio attraverso una vicendevole comunicazione con il commissariato. Sarebbe opportuno pertanto che pervengano alle Commissioni i curricula dei subcommissari e dei membri del commissariato. Non intendiamo entrare nella scelta di queste personalità, però, come Commissione parlamentare, vogliamo essere messi al corrente di queste scelte.
Un altro aspetto riguarda la raccolta differenziata. Al riguardo, è necessario evidenziare, come diceva poco fa il collega Gioacchino Alfano, che nella regione Campania non vi è un oscurantismo generalizzato; vi sono, invece, alcune municipalità che sono riuscite ad organizzare una raccolta differenziata anche superiore al 50 per cento. Certo, molte di queste municipalità sono minori e in un comune piccolo è più facile portare avanti il discorso della raccolta differenziata. Tuttavia, ci sono anche comuni più grandi.
Al riguardo, voglio citare un esempio recentissimo. Sono pochi giorni che il comune di Capaccio Paestum, in provincia di Salerno, ha inaugurato la raccolta differenziata ed è già arrivato a cifre intorno al 60-65 per cento. Dunque, da questo punto di vista bisogna solo saper intervenire sugli enti locali, per ricondurli ad un discorso nazionale ed europeo di raccolta differenziata.
Un altro aspetto che io ed il collega Russo, cui va il merito di aver seguito questo problema negli anni passati e di aver tracciato anche le linee fondamentali dell'intervento emendativo di Forza Italia, intendiamo evidenziare concerne la sistemazione delle discariche. Una delle insolvenze che colpiscono maggiormente l'opinione pubblica e gli stessi amministratori locali è il fatto che una discarica, una volta utilizzata, rimane in quel luogo, con il suo carico anche di malattie e di morte, senza che nessuno intervenga per il suo risanamento. Quindi, abbiamo previsto interventi specifici per la soluzione di questo problema e, pertanto, chiediamo attenzione da parte della maggioranza.
Le proposte di Forza Italia sono accoglibili. I tempi ci sono; una risposta positiva e favorevole da parte della maggioranza a fronte di un comportamento molto responsabile, aperto e collaborativo di Forza Italia è quanto serenamente ci attendiamo. Del resto, sono in gioco gli interessi della Campania, di un popolo che merita rispetto da parte del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, il presente decreto-legge è l'ennesimo provvedimento di urgenza contro l'emergenza dei rifiuti nella regione Campania. Tale provvedimento rappresenta il fallimento della politica del governo regionale e delle province e delle amministrazioni locali interessate che evidentemente non sono state in grado di superare l'emergenza rifiuti sul proprio territorio. Sono 13 anni di commissariamento del settore e 13 anni di continui finanziamenti dello Stato sul territorio campano per cercare di risolvere il problema dei rifiuti.Pag. 14
Questo territorio si vede letteralmente consegnato alle ecomafie, quindi alla criminalità organizzata, e ciò produce riflessi negativi sull'immagine complessiva del paese.
Sembra che lo Stato abbia speso, senza risultati concreti, 900 milioni di euro (quasi 1.800 miliardi delle vecchie lire) per l'emergenza rifiuti in Campania e sono state assunte 2.200 unità di personale. Teoricamente non si tratta di lavoratori socialmente utili, ma il concetto non cambia! Si tratta sempre di lavoratori che finiscono in «stipendifici» fini a se stessi, senza risolvere alla radice e nemmeno superficialmente il problema.
L'emergenza rifiuti è servita, quindi, esclusivamente per operare queste assunzioni, per finanziare consulenze inutili, oltre che per alimentare il traffico illecito dei rifiuti pericolosi. L'emergenza rifiuti della Campania è stata paragonata a quella di un terremoto da parte del capo del Dipartimento della protezione civile, Bertolaso. Tuttavia, sembra assurdo occupare la protezione civile e utilizzare strutture preposte per le calamità naturali per far fronte ad una situazione che è esclusivamente il risultato dell'inefficienza degli enti territoriali competenti.
Noi siamo comunque favorevoli all'articolo 2 di questo decreto, che prevede alcune misure volte all'informazione dei cittadini. Infatti, accanto alle manifestazioni di cittadini campani contro l'emergenza rifiuti, sono emerse altre manifestazioni contro la costruzione di termovalorizzatori (nello specifico quello di Acerra) ed è evidente che si tratta di cattiva informazione o meglio di ignoranza e di manifestazioni pilotate che hanno come scopo quello di non cambiare nulla, di non riportare la situazione alla normalità e di continuare lo smaltimento illecito dei rifiuti.
Vi sono posizioni motivate evidentemente da interessi ideologici o demagogici di carattere politico, che gettano benzina sul fuoco per suscitare una protesta che è fondamentalmente di ignoranza e serve solo a non risolvere il problema dei rifiuti ed a continuare a lasciare un'immagine disastrosa di quei territori sulla problematica specifica.
E come risposta si cita, a titolo di esempio, il termovalorizzazione di Brescia e il premio assegnato al comune di quella città come primo al mondo nella produzione di energia da combustione da rifiuti, davanti a città come New York, Londra, Amsterdam e Vienna. Il termovalorizzatore della ASM di Brescia (azienda municipalizzata controllata dal comune) ha ottenuto l'«oscar» di migliore impianto al mondo del settore. A conferirgli il riconoscimento è stato il Consiglio per la ricerca e la tecnologia della termovalorizzazione. I criteri che hanno portato Brescia a conseguire questo premio sono stati l'aspetto estetico dell'impianto, il livello di recupero di energia da rifiuti e delle emissioni inquinanti, l'utilizzo dei residui da combustione e l'accettazione dell'impianto da parte della comunità locale.
Passando ad esaminare i risultati ottenuti, a Brescia, nel 2005, sono state trattate 757 mila tonnellate di rifiuti che hanno prodotto 510 milioni di kilowattora di energia elettrica, equivalenti al fabbisogno di 170 mila famiglie, e 491 milioni di kilowattora di energia termica, rifornendo così più del 40 per cento dei 130 mila cittadini bresciani serviti da questo teleriscaldamento. Grazie a questo termovalorizzatore, in provincia di Brescia la qualità della vita e dell'ambiente è migliorata.
Durante l'iter dei decreti-legge adottati dal Governo Berlusconi per far fronte all'emergenza rifiuti della regione Campania noi, come Lega Nord Padania, abbiamo sostenuto l'esigenza di introdurre più stringenti misure sanzionatorie a carico dei comuni campani che non avessero ottemperato all'obbligo di versamento dei contributi dovuti alle società concessionarie. In particolare, si era sostenuta l'esigenza di provvedere al recupero delle anticipazioni erogate dalla Cassa depositi e prestiti al commissario delegato per l'emergenza rifiuti attraverso un'immediata e progressiva riduzione dei trasferimenti statali erogati ai comuni per lo Pag. 15svolgimento dei loro servizi. Non si capisce, infatti, come tali comuni possano trattenere i soldi destinati a risolvere questo problema e come lo Stato non intervenga per tutelare quantomeno se stesso, operando un taglio dei trasferimenti.
Nell'ultimo decreto emanato dal precedente Governo, tenendo conto delle situazioni debitorie dei comuni campani, si stabilivano procedure di riscossione coattiva e, a fronte di un mancato adempimento, si prevedeva il recupero dei fondi attraverso la riduzione dei trasferimenti erariali ai comuni inadempienti. In Campania vi sono, infatti, comuni che, pur riscuotendo dai cittadini le tasse per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, non hanno mai pagato la loro parte allo Stato. Il ministro dell'interno, conseguentemente, avrebbe già dovuto provvedere a bloccare i trasferimenti e, allo stesso tempo, a riassegnare i relativi finanziamenti al fondo della protezione civile che, a sua volta, avrebbe dovuto girare tali somme al commissario straordinario per l'emergenza rifiuti. Occorre, quindi, chiedere al Governo e al commissario Bertolaso se tutto ciò sia stato fatto, anche perché il decreto in esame non sopprime espressamente tali disposizioni, ma le sostituisce indirettamente con procedure diverse.
Le difficoltà dello smaltimento dei rifiuti campani fanno riaffiorare i tentativi di smaltire tali rifiuti operati in altre regioni del paese, in particolare negli inceneritori delle regioni del nord. Qui, come è del tutto evidente, non si tratta di rifiuti che provengono dalla raccolta differenziata e che, come tali, potrebbero essere eliminati nei termovalorizzatori, ma di rifiuti che sono, al contrario, potenzialmente molto pericolosi. La mappa della raccolta differenziata in Italia, difatti, evidenzia grandi differenze tra il nord e il sud del paese, con percentuali che vanno dal 43,9 per cento del Veneto al 40,9 per cento della Lombardia, al 10,6 per cento della Campania e al solo 3,6 per cento del Molise. La mia città, Monza, ad esempio, arriva a raccogliere quasi il 50 per cento dei rifiuti con la raccolta differenziata. Non si comprende, pertanto, perché Monza non riceva un euro per smaltire i propri rifiuti, mentre altre aree del paese, che si sono dimostrate assolutamente inadempienti ai propri obblighi, nonostante avessero ricevuto fior di quattrini dallo Stato centrale, continuano a ricevere aiuti.
Nonostante ciò, lo Stato, invece di premiare quelle aree che hanno saputo risolvere questo problema con le proprie forze, non tutela neppure se stesso, continuando ad erogare gli stessi trasferimenti a questi comuni che, dal canto loro, si guardano bene dal rispettare lo Stato centrale, utilizzando i soldi che incassano con la tassa dei rifiuti.
Vorrei però sottolineare che si tratta anche di un problema culturale. Oltre alla questione dei termovalorizzatori, che consiste nel riuscire a spiegare le caratteristiche del loro utilizzo, aggirando posizioni demagogiche e ideologiche, vi è infatti anche un problema culturale in merito alla raccolta differenziata. Non è possibile che a prescindere dalle campagne e dai trattamenti per i rifiuti solidi adottati per le diverse zone del paese vi sia ancora una sostanziale spaccatura fra chi la raccolta differenziata la fa (è il centro nord) e chi non la fa (è il centro sud).
Immaginate se, invece, la situazione fosse ribaltata, cioè se fossero le regioni del centro-nord a non riuscire ad ottemperare al problema dello smaltimento dei rifiuti spedendoli nelle regioni del sud: ci troveremmo davanti a moti popolari e a grandi manifestazioni di protesta.
Tutto questo, invece, non accade, ma ci troviamo di fronte al paradosso per cui vi sono regioni che mandano nella regione Campania sacchi di soldi ricevendo in cambio sacchi di immondizia: a questa situazione bisogna assolutamente porre rimedio. La responsabilità politica è esclusivamente del signor Bassolino e degli amministratori locali che con le somme ricevute dallo Stato non hanno saputo risolvere il problema: essi continuano a chiedere soldi allo Stato centrale senza alcuna progettualità e - questo è l'aspetto più triste - tra un anno saremo ancora qui a parlare del medesimo problema.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Mario Pepe, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, questo provvedimento - che la Lega Nord ha emendato, come al solito, in maniera puntuale e pragmatica - è di fatto una sostanziale ammissione, nero su bianco, del fallimento della gestione di Bassolino nella regione Campania. Vediamo di argomentare questa affermazione che può sembrare forte ma che, in realtà, è una banale presa d'atto della situazione.
In questo provvedimento, composto di sei articoli, si va innanzitutto - con il primo articolo - ad individuare i poteri del commissario, fissando anche un termine - il 31 dicembre 2007 - per il commissariamento. Peccato che poi il Governo abbia espresso parere contrario su un nostro emendamento con il quale si prevedeva che, dopo tale termine, una volta esaurita la fase di commissariamento, tutta la competenza in materia di rifiuti sarebbe tornata in capo a chi di dovere, cioè agli enti locali (in buona sostanza alla regione).
Il Governo esprime un parere contrario su un fatto che per noi è logico. Se, infatti, si afferma che il commissariamento dura fino al 31 dicembre 2007, perché, dopo tale data, non dovrebbe essere nuovamente la regione a gestire la faccenda? La risposta del Governo, in Commissione bilancio, è stata che ci sarebbero potuti essere degli oneri aggiuntivi. Qui, onestamente, si fa fatica a capire che cosa stia succedendo nella regione Campania.
Tutti sappiamo che, secondo la normativa sui rifiuti, l'onere dello smaltimento e del trattamento è in carico al cento per cento ai cittadini. Questo prevede la normativa e così viene fatto in tutti i comuni, regioni e province ben amministrati di questo strano paese. Così viene fatto anche da noi.
Faccio un esempio (mi dispiace dover citare ancora una volta il comune di Marcallo con Casone, di cui ho l'onore di essere sindaco). Nel 2000 è avvenuto da noi un fatto abbastanza emblematico. Si è verificato un incendio in un sito dove un ex assessore dei Verdi alla provincia di Milano, Roberto Arzuffi, insieme ad altre persone, ha organizzato la cosiddetta produzione del CDR, ossia del combustibile da rifiuti. Peccato che questo sito sia stato stoccato all'inverosimile di rifiuti e poi, casualmente, ha preso fuoco per ben due volte.
Ebbene, in un comune amministrato con buonsenso si applica la normativa. Il cosiddetto decreto legislativo Ronchi in materia di rifiuti prevede che la bonifica di un sito inquinato venga effettuata, in prima istanza, dal responsabile, ossia da colui che ha procurato il danno. Nel caso in questione, al solito, si trattava di una ditta fantoccio, casualmente fallita, inadempiente e quant'altro. In subordine, deve intervenire l'amministrazione pubblica e, quindi, il comune. Qualora, poi, il comune non abbia mezzi sufficienti, può chiedere aiuto alla regione, domandando di inserire il sito in questione nell'elenco dei siti da bonificare.
Poiché quel sito non conteneva rifiuti tossico-nocivi pericolosi, bensì rifiuti solidi urbani, la regione Lombardia non lo ha inserito nell'elenco: giustamente vi erano altre priorità, essendovi siti ben più pericolosi. Pertanto, il comune si è accollato la spesa di 1 milione e mezzo di euro per la bonifica. Quindi, 1 milione e mezzo di euro spesi per la bonifica, da un comune di 5.500 abitanti! Questa bonifica l'abbiamo pagata noi! Ciò avviene dove si amministra con buonsenso e nell'interesse dei cittadini.
Ora, ci domandiamo: dove erano coloro che amministravano questi siti da bonificare? Cosa hanno fatto, chi ha controllato, perché è successo ciò? Davvero, il nostro è uno strano paese: vengono prodotti danni ed a pagare è sempre e solo lo Stato centrale, con meccanismi che sfuggono ad ogni controllo.Pag. 17
Pertanto, chiediamo un'iniziativa di puro buon senso. C'è un'emergenza: che finisca in fretta! Ma il giorno successivo, quindi il 1o gennaio 2008, si restituiscano le chiavi di tutti i siti a chi di dovere: amministratori pubblici, province e regioni! Infatti, l'emergenza non può continuare in eterno.
Veniamo, poi, ad altri punti di questo provvedimento che non quadrano. Si parla della raccolta differenziata e ci si prefigge un obiettivo assolutamente ridicolo: il 35 per cento di raccolta differenziata, appunto, è un obiettivo ridicolo! In amministrazioni gestite decentemente (non porto di nuovo l'esempio del mio comune, perché altrimenti potrebbe sembrare che sia il migliore d'Italia, e non lo è, poiché ve ne sono tantissimi amministrati molto meglio) è normale raggiungere il 50 per cento di raccolta differenziata. Se poi ci si mette un po' di impegno, si arriva normalmente al 60 per cento. Il nostro obiettivo per l'anno venturo è raggiungere il 65 per cento. Ciò senza adottare misure trascendentali: semplicemente, usando un po' di buon senso e di educazione e controllando cosa fanno i cittadini.
Certo, bisogna anche offrire i servizi: se i servizi sono pessimi, non possiamo attribuire in capo ai cittadini l'onere della raccolta differenziata. Pertanto, i servizi vanno organizzati.
A questo punto, chi ha «ciurlato nel manico»? Perché la Campania si trova in questa situazione? Evidentemente, chi ha amministrato a tutti i livelli non ha adempiuto al suo dovere. Sappiamo che il problema si manifesta principalmente nella città di Napoli e secondariamente a livello regionale.
Ebbene, il commissario ad acta non dovete nominarlo per sostituire i sindaci che non raggiungono l'obiettivo del 35 per cento di raccolta differenziata. Il commissario ad acta servirebbe al posto del sindaco Jervolino e di Bassolino, perché qui stanno i grandi problemi! Altro che penalizzare i sindaci dei piccoli comuni! Al solito, in questo paese si individuano i problemi e non si trovano mai i responsabili.
Vorrei ora parlare della competenza e della copertura finanziaria. Vengono introdotte dubbie norme di invarianza: si dice che tali misure non costano niente, perché tanto pagano i cittadini, e sono previsti interventi in conto capitale. Delle due, l'una: o davvero pagano i cittadini e, come è previsto per legge, coprono il 100 per cento della spesa - e allora non serve nemmeno un euro - oppure qualcuno deve spiegare perché lo Stato deve impiegare 20 milioni di euro.
È evidente allora che, a livello gestionale - come è stato prima evidenziato dal collega Grimoldi -, vi sono delle cose che non quadrano. Probabilmente, chi effettua la raccolta non è organizzato in maniera economicamente conveniente e gestibile. Dal momento che è onere degli amministratori pubblici operare queste verifiche, è chiaro che le stesse non sono state eseguite fino in fondo.
Infine, una considerazione sulla trasparenza: valutiamo con piacere il parere favorevole espresso dal Governo ad un emendamento della Lega Nord, volto a prevedere che non si possa procedere all'affido diretto (nella normativa originaria non era specificato niente, nemmeno il fatto di interpellare cinque ditte, come prevede la disciplina generale) e che debba essere svolta una gara pubblica. La norma peraltro appariva alquanto assurda: un comune non può fare l'affido diretto neanche per comprare un computer che costa mille euro e in quella disposizione si prevedeva invece l'affido diretto per la raccolta dei rifiuti. Sarebbe stato veramente una follia! Almeno su questo punto - ne dobbiamo dare atto -, vi è trasparenza e correttezza di fondo.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi avvio a concludere. Il problema di fondo dunque è stato evidenziato con forza e speriamo che emerga ancor più chiaramente nella discussione di questo provvedimento. Non si può continuare a gestire il paese nell'emergenza. Quando la Lega Nord insiste sul federalismo, lo fa nell'ottica della responsabilità e non solo per una questione finanziaria. Ci sono degli amministratori competenti che hanno Pag. 18l'onore e l'onere di amministrare i loro comuni, le province e le regioni. Se gli amministratori non fanno il loro dovere, allora intervenga lo Stato: questa è sussidiarietà. Tuttavia, bisogna mandare via chi ha operato male. Dunque, servirebbero commissari ad acta per Bassolino e per la Jervolino!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.
FRANCO STRADELLA. Dopo 12 anni dalla prima crisi della gestione dei rifiuti in Campania, ci ritroviamo ad affrontare lo stesso argomento e lo facciamo sulla base degli stessi criteri emergenziali della precedente occasione. Non si è avuto nel frattempo il coraggio di sradicare una cultura ed atteggiamenti locali sbagliati e non confacenti allo scopo, vale a dire quello di dare regole precise e norme che possano essere applicate e che considerino i rifiuti non oneri a carico del cittadino e della pubblica amministrazione, ma risorse che possono essere sfruttate, se il problema è trattato in modo serio e convinto.
Questo decreto nasce da un presupposto apprezzabile, quello dell'aver individuato un commissario non proveniente dal territorio, quindi in grado di giudicare con serenità e di valutare in modo scientifico il problema, di affrontarlo nel modo più consapevole e acconcio e non viziato da una serie di articoli e di norme che ne impediscano di fatto l'attuazione sul territorio. Avendo un minimo di umiltà, bastava leggere la relazione che la Commissione bicamerale della passata legislatura ha prodotto sul tema del ciclo dei rifiuti per avere indicazioni precise e non commettere errori. Oggi si insedierà la nuova Commissione bicamerale e mi auguro che abbia un destino migliore ed una maggiore attenzione da parte del Parlamento e soprattutto da parte del Governo.
Questo provvedimento presenta due aspetti: uno è quello della gestione (e ne parleremo), l'altro attiene invece alle risorse. Anche su questo, credo vada svolta un'opportuna riflessione e vada fornito un chiarimento.
Sul piano dell'organizzazione, la scelta del responsabile della protezione civile quale commissario delegato è un fatto positivo, pur immediatamente neutralizzato dalle norme che impongono allo stesso commissario di confrontarsi e di concertare con i responsabili della situazione di disagio e di illegalità che si è verificata nella regione Campania. La concertazione con la regione e con il Ministero certamente costituisce un impedimento all'ottenimento di quei risultati che debbono derivare dalla predisposizione di un piano di raccolta e smaltimento dei rifiuti. In passato, nessuno è riuscito nell'impresa della concertazione. Ciononostante, stiamo affidando al dottor Bertolaso questo compito, sapendo già che non avrà la possibilità di svolgerlo e che la criticità di questo meccanismo impedirà la realizzazione del piano di smaltimento. Quindi, tutto tornerà alla situazione originale di disagio e di illegalità nella gestione dello smaltimento dei rifiuti in Campania.
La storia di quanto è avvenuto in passato, riguardo a questo problema, è stata già ricostruita in modo preciso e puntuale dai colleghi che mi hanno preceduto. Si tratta di una stagione costellata di sprechi, errori e incompetenze e caratterizzata da affidamenti a società private e dalla costituzione di consorzi che, di fatto, non possono operare perché i comuni hanno già affidato ad altri soggetti il compito della raccolta e del trattamento dei rifiuti. Si aggiunga uno spreco di milioni di euro ogni mese per la retribuzione di millecinquecento dipendenti pagati per fare nulla, per via della impossibilità di operare. Infatti, i mezzi necessari mancano o sono insufficienti, spesso sono guasti e il compito di raccolta e gestione dei rifiuti è stato affidato dai comuni ad altre società. Questa storia è, dunque, costellata di errori, di sprechi e, probabilmente, di illegali intromissioni in un ciclo di smaltimento che dovrebbe essere al servizio dei cittadini. È necessario affrontare e risolvere il problema.
Un altro aspetto delicato che si sottace, o non si affronta in modo chiaro e definito, Pag. 19è quello delle risorse. Siamo di fronte ad un costo gestionale accertato - lo ha comunicato il commissario Bertolaso in occasione della sua audizione in sede di Commissione - di 120 milioni di euro all'anno per la gestione ordinaria e di altri 100 milioni di euro a titolo di compenso ancora attribuito alla società Fibe per la custodia e la manutenzione delle cosiddette ecoballe, che anche in questa Assemblea sono state spesso definite più «balle» che «eco». In sostanza, esse costituiscono un volume di rifiuti incredibile, conservato in capannoni, che richiede una manutenzione; per questa operazione è attribuito un compenso alla Fibe.
La gestione, dunque, ha un onere di 220 milioni di euro l'anno che, secondo il parere espresso dalla V Commissione sotto il profilo economico, dovrebbero essere recuperati attraverso la Tarsu. I cittadini campani, allora, devono sapere che, dovendosi sostenere una spesa di 220 milioni ed essendo il numero dei residenti di circa 6 milioni, compresi anziani e neonati, il costo pro capite per la gestione ordinaria è di circa 4 mila euro l'anno. Ciò equivale, per una famiglia di 5 persone, a 20 mila euro l'anno.
Credo che se le famiglie campane sapessero della spada di Damocle che pende sulle loro teste si affretterebbero ad individuare i responsabili ed a trovare soluzioni anche domestiche per nascondere i rifiuti e non conferirli più alla raccolta. Infatti, una spesa di questo genere è evidentemente al di fuori della portata di qualsiasi famiglia, è un attentato al bilancio familiare dei cittadini campani. Per la verità, in questo senso brillate già perché con la finanziaria un minimo di esproprio lo avete fatto; con questo provvedimento obblighereste all'accattonaggio o alla fuga dalla regione tutti i cittadini campani!
L'altra questione che non viene citata riguarda i debiti esistenti che, sempre secondo le dichiarazioni rese dal commissario Bertolaso nel corso dell'audizione in Commissione, ammonterebbero a 550 milioni di euro, quindi 1.100 miliardi di vecchie lire, che vanno reperiti. Bisogna avere l'onestà intellettuale di dire dove tali risorse verranno recuperate: se a carico del bilancio dello Stato, se a carico delle famiglie campane, se in qualche altro modo. Non credo, infatti, che con la contabilità speciale della protezione civile si possano immaginare disponibilità di tale entità. La disponibilità prevista in finanziaria per questa vicenda è di 20 milioni di euro: con tali fondi il commissario riuscirà a pagare gli stipendi per gli ultimi quattro mesi dell'anno ai 2.500 lavoratori interessati. Si tratta, in verità, dei dipendenti dei 18 consorzi creati che - come si è potuto evincere da recenti trasmissioni televisive - si recano sul posto di lavoro unicamente per far passare il tempo e per avere la certificazione di presenza e, quindi, poter incassare lo stipendio senza, peraltro, produrre nulla.
In una situazione del genere, credo che il Governo dovrebbe quanto meno valutare con attenzione le proposte emendative che l'opposizione ha presentato. Non ci sono proposte emendative della maggioranza per il semplice fatto che quest'ultima, probabilmente, è in difficoltà a contestare i contenuti di un decreto-legge che molti colleghi non condividono e che sanno che non avrà alcuna efficacia sul territorio, ma che comunque deve essere convertito in legge così com'è per evitare il passaggio al Senato.
Chiediamo al Governo un atteggiamento di maggiore responsabilità. Il problema va affrontato in modo serio trovando una soluzione definitiva. I colleghi hanno già spiegato quali sono le strategie e le forze da mettere in campo, quali sono gli elementi già verificati su altri territori per arrivare alla soluzione. Con questo provvedimento non facciamo altro che differire di qualche mese il riverificarsi di una crisi che vedrà la Campania sommersa dai rifiuti ed una situazione ingestibile da parte delle autorità locali, con il conseguente obbligo di intervento da parte dello Stato ed un evidente carico sulla finanza statale di tutti gli oneri derivanti da tale operazione.
Le proposte emendative che il gruppo di Forza Italia e la Casa delle libertà hanno presentato al provvedimento in Pag. 20esame, come ha già chiarito il collega Fasolino, non hanno l'intendimento di ritardare la conversione in legge del decreto-legge. Vogliamo che il decreto-legge venga convertito, ma con elementi di fattibilità, e che non venga soltanto utilizzato per dare l'impressione di avere valutato alcuni aspetti del problema senza averne colto la vera essenza: quella di risolvere in modo definitivo un'annosa situazione e dare alla regione la possibilità di operare in modo ordinato.
Se il Governo non avrà questa accortezza e questa sensibilità, è evidente che la posizione dei nostri gruppi sarà quella di esprimere voto contrario al provvedimento in oggetto. Questo avverrà non perché manchiamo di corrispondere alle esigenze di una regione importante come la Campania, ma perché non vogliamo essere complici di un decreto che, pur elencando le problematiche della situazione, individua soluzioni inapplicabili e rimedi che addirittura peggiorano la situazione imponendo ai cittadini campani o allo Stato il pagamento di somme esorbitanti che invece dovrebbero essere recuperate tramite un'accorta e corretta gestione del ciclo dei rifiuti.
In conclusione, invoco ancora il Governo affinché svolga una seria riflessione su questo argomento e valuti con attenzione gli emendamenti presentati dalla Casa delle libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, la materia oggetto del decreto-legge del 9 ottobre 2006, n. 263, è nota. Essa è stata trattata varie volte in quest'aula e già nel 2005, quando la Lega Nord apparteneva alla coalizione di Governo, il nostro gruppo espresse voto contrario sull'approvazione di un analogo provvedimento. Anzi, quello di allora era forse costruito un po' meglio rispetto al decreto-legge oggi in esame.
Tuttavia, nella sostanza, il contenuto, o meglio la filosofia del provvedimento, non cambia. Se il passato era grigio-nero, con una serie di problemi legati alle infiltrazioni camorristiche e all'incapacità degli amministratori - che resta tuttora - anche lo scenario di oggi si presenta particolarmente negativo. Oggi, come ieri, vi sono amministratori che non hanno neppure il senso civico necessario per guidare al meglio la propria comunità e non riescono - o non vogliono - a trovare le soluzioni che invece servono per risolvere definitivamente un problema annoso come questo. Esso non riguarda solo Napoli, perché i fondi, i soldi, i denari - i danè - per pagare lo smaltimento di rifiuti non arrivano solo dai contribuenti napoletani, che pagano l'apposita tassa, ma spesso dallo Stato centrale. Quindi, essi provengono soprattutto dalle zone padane o comunque da tutti i cittadini del Paese che, oltre a pagare le proprie imposte comunali sui rifiuti, sono costretti a versare un surplus per recare sollievo alle esigenze economiche necessarie allo smaltimento dei rifiuti nel napoletano e in Campania.
Anche oggi la situazione è estremamente cupa e credo che questo provvedimento non dia un segnale positivo neppure per il futuro. Infatti, l'attuazione dei meccanismi previsti dal decreto-legge, legati alla raccolta differenziata laddove magari non si è mai fatta neppure la raccolta normale e si è abituati a trattare la spazzatura in un certo modo (magari gettandola dal balcone), diventa difficile. Allora, cerchiamo di essere più realisti.
Avete amministratori in grado di governare bene realtà comunali, provinciali e regionali? Prendete questi amministratori, portateli in Campania, fateveli «prestare», come si fa nel gioco del calcio, e utilizzate quei soggetti che almeno abbiano dimostrato un'esperienza sul campo e sappiano ottenere risultati. Non ci vogliono geni, ma persone capaci, preparate e non colluse con la camorra. Questo è quello che serve. Purtroppo, però, ricadiamo sempre all'interno di questa spirale e approntiamo una serie di provvedimenti che vanno nella direzione di dare altri soldi pubblici e di creare altre commissioni, che non porteranno alla realizzazione, ad esempio, degli Pag. 21inceneritori o dei termovalorizzatori, che esistono in altre zone del paese, dove sono accettati e condivisi dalle comunità. In questo caso, però, diventano un problema sociale. Ma, mi chiedo, è meglio avere una discarica, per mille, duemila o tremila anni, oppure avere un inceneritore controllato, del quale si conosce ciò che produce e immette nell'atmosfera e che può essere chiuso dalla sera alla mattina qualora non rispetti determinati valori? Senza dubbio, la soluzione migliore è la seconda.
Ritengo, poi, che non ci debba essere la mano dello Stato nella realizzazione di questi inceneritori o termovalorizzatori. In altre realtà del paese, soprattutto al nord, in Padania, abbiamo esperienze assolutamente positive che vedono i privati quali realizzatori, a totale loro carico, di questi termovalorizzatori, sotto il controllo del pubblico. Questo è quanto ci richiedono i cittadini. La funzione dello Stato deve essere quella di controllare e non di gestire direttamente, date, peraltro, tutte le implicazioni che ne conseguono (quali, ad esempio, quelle di dare «contentini» a determinate persone). Noi dobbiamo controllare il risultato di un'azione importante delegata ai privati, i quali devono svolgere al meglio il loro servizio, perché, in quel modo, riescono a mantenere l'incarico loro conferito con il bando che hanno vinto.
In caso contrario, si cambia partner e si va verso una soluzione diversa del problema dello smaltimento dei rifiuti. In tante realtà del nostro paese, questo sistema funziona e non costa un euro allo Stato, per quanto riguarda gli investimenti o la realizzazione delle strutture, e i cittadini, che conferiscono i loro rifiuti, tramite la raccolta fatta nelle varie amministrazioni comunali, pagano le loro imposte che, miracolosamente, vedono anche diminuire, perché i privati sono anche grado di far diminuire il costo della raccolta. Potrebbero anche portarci a ragionare sull'utilità a volte anche di una raccolta differenziata estrema, ma questo è un altro discorso nel quale non voglio addentrarmi. Sarebbe interessante approfondirlo. In alcune realtà europee, non si arriva ad estremizzare la raccolta differenziata, anche se va, sottolineato comunque, che rappresenta un fattore importante per il contenimento e lo smaltimento dei rifiuti.
Quindi, di fronte ad una situazione di questo tipo, credo che il Governo avrebbe dovuto semplicemente adottare pochi provvedimenti, responsabilizzare gli amministratori, commissariare gli amministratori incapaci, sostituirli con quelle persone che hanno dimostrato di saper operare e poi, di certo, imporre la realizzazione di strutture che, però, siano non le discariche - lo ripeto - le quali restano per mille, duemila anni sul territorio, bensì gli inceneritori, che permettono di ottenere lo stesso risultato anche con l'utilizzo e, magari, il recupero di energia e che danno più garanzie anche per quanto attiene alle emissioni nell'atmosfera.
Se il sottosegretario dovesse svolgere un sopralluogo sul sito nel quale è insediato il termovalorizzatore di Brescia piuttosto che quello di Dalmine, per citare le zone dove abito, probabilmente si accorgerebbe che il problema è stato risolto grazie agli importanti interventi realizzati da amministrazioni, che siano state di centrodestra o di centrosinistra, dotate della stessa filosofia, passione, dedizione e responsabilità sociale. Questo è un punto su cui si deve riflettere ed è la dimostrazione che ciò che, decine di anni fa, quando si iniziò l'esperienza nelle zone del nord della Padania, si pensava fosse difficile da realizzare, è invece stato compiuto.
La testimonianza che sono cose realizzabili c'è stata. Allora, prendiamo esempio, almeno in casa nostra, dai risultati positivi e cerchiamo di mutuarli in altre zone del territorio.
Credo vi sia anche la rabbia dei cittadini di quelle zone, che devono subire l'incapacità dei propri amministratori. Quindi, non è bello che un Governo premi l'incapacità dei propri amministratori, che non commissari questi amministratori e, al contrario, cerchi di individuare in figure esterne il «salvatore della patria». No, non è così che ci si comporta, non è così Pag. 22che un Governo serio tiene delle relazioni costruttive con le realtà periferiche, siano esse i comuni, le province, o le regioni, perché il problema sta proprio lì, radicato nella realtà territoriale, che non vuole risolverlo, lo sottovaluta e non lo considera a trecentosessanta gradi. Il problema sta nell'incapacità di queste persone.
Bisogna intervenire direttamente dal centro e utilizzare quelli che vengono definiti «poteri sostitutivi». Ve lo dice uno a cui, ogni volta che sente parlare di poteri sostitutivi, da buon federalista, si drizzano quei pochi capelli che gli sono rimasti in testa.
Credo che, di fronte a queste situazioni, la responsabilità del Governo centrale debba prevalere, perché esso deve comunque tutelare tutti i cittadini. Se i cittadini non sono tutelati dai governi locali, è giusto che ci sia anche questo tipo di intervento.
Vedete, signor sottosegretario, signor Presidente, questo provvedimento non potrà raccogliere il nostro voto favorevole. Non può avere il voto favorevole del gruppo della Lega Nord, anche perché ci sono delle previsioni, che sono state inserite al Senato, che, da una parte, possono essere ritenute migliorative, ma, dall'altra, sono estremamente negative. E non dico che vorrei «denunciarle» in quest'aula, perché l'eco sulle agenzie di stampa è molto ridotto; però, ritengo che, almeno per chi ci sta guardando, magari sul canale satellitare, alcune cose debbono essere dette: mi riferisco alla possibilità di smaltire i rifiuti nelle cave dismesse, anche se sono sottoposte a sequestro. Vi sembra una cosa logica? Vi sembra una cosa accettabile all'interno di una razionale azione governativa? Com'è possibile prevedere una cosa di questo tipo? Chissà perché sono poste sotto sequestro! Magari perché in quelle stesse cave sono stati abbandonati rifiuti tossici e, quindi, anziché intervenire per bonificarle, le si copre con altri rifiuti, senza prima fare pulizia, detto in parole semplici! No, non si fa nemmeno questo!
Vi sono, naturalmente, altri fondi per i dipendenti dei 18 consorzi, che mi chiedo cosa facciano! Me lo chiedevo già nel 2005, quando abbiamo votato contro il decreto-legge adottato sullo stesso tema dal Governo Berlusconi, perché, se la situazione è quella che vediamo tutti i giorni in televisione, nei telegiornali e nei servizi di informazione ad hoc, mi chiedo cosa facciano questi 2500 lavoratori. Ben diciotto consorzi operano in questo settore! Vivaddio! Con 2500 persone addette alla raccolta dei rifiuti, probabilmente, si tiene pulita una realtà molto più estesa dal punto di vista territoriale rispetto a quella di cui stiamo parlando.
Bisogna lavorare e bisogna farlo con criterio. Allora, o si danno soldi, da una parte, per non lavorare e, quindi, si tratta del solito assistenzialismo a cui siamo abituati in certe zone del paese, in modo particolare in Campania, con la collusione e la connivenza, naturalmente, anche degli amministratori che sono chiamati a gestire questo problema; oppure dobbiamo chiederci come sia possibile - e dobbiamo farlo in modo responsabile, signor sottosegretario - continuare ad accettare questa logica.
Se la logica del Governo Berlusconi era sbagliata, si può fare un errore, ma perseverare in quell'errore - me lo insegna lei -, come dice un vecchio adagio, è diabolico ed inutile. Non so se vi sia una convenienza politica così vasta, così importante, così rilevante, così fondamentale, a mantenere in piedi un simile «carrozzone», che non dà risposte ai cittadini e che comporta soltanto uno spreco di soldi.
Signor sottosegretario, le mie sono, se vuole, considerazioni anche abbastanza banali. Tuttavia, si tratta di considerazioni di persone e di un partito che ha fatto scelte anche impopolari nelle realtà locali (siano esse comuni o province) in cui è stato chiamato a governare. Le ha fatte sapendo che avrebbe potuto perdere la guida di quelle amministrazioni locali, perché la sinistra andava nelle piazze a dire: «Guardate che vi fanno l'inceneritore!». Non dicevano, quelli della sinistra, che realizzando gli inceneritori sarebbero state eliminate, nella mia provincia, tredici Pag. 23discariche, perché il problema da sollevare era: vi fanno l'inceneritore e vi ammazzano tutti!
Naturalmente, sulla scorta di quel terrorismo psicologico, abbiamo perso le elezioni provinciali, ma la risposta ai cittadini - un nuovo termovalorizzatore che ha risolto tutti i problemi e che, dal punto di vista dei valori di inquinamento, ha emissioni inferiori a quelle che si registrano, in una situazione normale, nelle zone limitrofe - noi l'abbiamo data.
Ebbene, dopo avere perso l'amministrazione provinciale e quella comunale soltanto perché è stato fatto terrorismo psicologico nei confronti dei cittadini, ci sentiamo dire da Bassolino...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIACOMO STUCCHI. ... durante una trasmissione televisiva: «Avete fatto bene; i nostri hanno sbagliato a contestare la vostra scelta». Sì, a cose fatte!
Queste vicende dovrebbero lasciare l'amaro in bocca, ma a me questa sensazione non resta: resta la consapevolezza di aver fatto una cosa giusta, di aver avuto il coraggio, insieme ad altri, di avere fatto una scelta, di avere risolto un problema per sempre, di sapere che non abbiamo ammazzato nessuno ma, anzi, abbiamo contribuito a migliorare la qualità dell'ambiente in cui vive la nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Alfredo Vito e Bodega, che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, anche noi vorremmo dare il nostro contributo, ovviamente dichiarando sin d'ora che non voteremo a favore della conversione in legge di un decreto-legge che non ci convince.
Tra le altre cose, in un articolo pubblicato di recente sul quotidiano Avanti!, vecchio e glorioso organo del Partito Socialista, Pietro Mancini ci dà un quadro esatto dell'emergenza rifiuti a Napoli ed in Campania. Per «rifiuti» intendo sia quelli biologici sia quelli sociali. Mi riferisco a quell'espressione leghista che calza bene in questo campo (lo dico con tutto il rispetto per tutti i cittadini campani, ma non per gli amministratori campani): la locuzione leghista «fogna napoletana», che ha scandalizzato l'opinione politica perbenista, rende molto bene la situazione di incapacità del bassolinismo o jervolinismo partenopeo, al governo del territorio da oltre tredici anni (e chi vi parla fa il sindaco!).
I rifiuti stringono e straziano un territorio: lo sappiamo tutti perfettamente, ma ci vogliono le capacità per far fronte al problema rifiuti, non bastano le mere declarazioni. Straziano un territorio che ha una delle densità abitative più alte d'Europa. Negli ultimi tre anni, 35 mila persone sono scappate dal centro di Napoli e sono andate a cercare fortuna e lavoro altrove. Hanno girato le spalle ad una situazione di paura e di illegalità evidenziata da dati che spiegano la drammaticità della realtà meglio di tante sterili esternazioni di politici, osservatori o giornalisti che sono giullari dei tiranni campani.
Il 65 per cento dei giovani sotto i 25 anni è disoccupato, il numero degli arresti è di cinque volte superiore a quello della media italiana, i reati commessi dai minori vanno moltiplicati per dieci rispetto a quelli nazionali; oltre il 15 per cento degli adolescenti abbandona la scuola, l'incidenza delle malattie infettive nella prima infanzia è doppia rispetto a quella nazionale. Di fronte a questi dati, la confusione e il disorientamento regnano sovrani nel Governo nazionale, soprattutto in quello regionale e nelle varie amministrazioni comunali, compresa quella di Napoli, e provinciali. Non dimentichiamoci che sono le province e la regione ad avere la delega sui rifiuti.
Clemente Mastella afferma: «Il centro storico di Napoli andrebbe sventrato come hanno fatto a Barcellona». L'ondivago Giuliano Amato, responsabile del Viminale, Pag. 24esterna la ricetta di sempre: «La colpa dei delitti è l'emergenza sociale, la polizia fa quel che può»: cioè poco o niente. Il Presidente della Repubblica dice sostanzialmente che sono i mass media che danno un'idea distorta di Napoli, alcuni dei quali - come ho già detto - collusi con il racket del «caro rifiuto», i cosiddetti giullari di medievale memoria, pagati per declarare Bassolino e Jervolino e proteggere l'ecomafia: gli affari in Campania non si fanno più con la droga, ma con i rifiuti.
La Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti in agenda come prima cosa deve mettere la Campania e i suoi amministratori, insieme a certi giornalisti e a certa autorità giudiziaria che o è cieca o è sorda o contribuisce a questo degrado.
A Napoli, è stato costretto ad arrendersi persino Agostino Cordova, lo «sceriffo di Calabria», come era chiamato quando sfidava la 'ndrangheta calabrese, che, da capo della procura di Palmi, emarginato dalla politica e dai suoi stessi colleghi, è stato cacciato dalla poltrona di capo dell'ufficio giudiziario partenopeo dalla maggioranza di sinistra - si fa per dire di sinistra, non sono certo di sinistra! - del Consiglio superiore della magistratura. Dieci anni fa - ha raccontato Cordova - l'onorevole Violante chiese di spedirmi a Napoli; avevo fama di uomo di sinistra, ma quando hanno visto che per me destra e sinistra erano la stessa cosa e che cercavo di risolvere i problemi hanno cambiato idea e mi hanno fatto la guerra. Così la camorra, nonostante l'impegno della polizia e dei carabinieri, cui va la nostra solidarietà e ammirazione - i miracoli si leggono solo nel vangelo: ogni anno a Napoli arrestano 10 mila persone -, continua a farla da padrona: 75 clan, 4 per quartiere. In provincia, su 4 milioni di abitanti vi sono 3 mila 500 affiliati, quasi uno ogni mille persone. In una città dove colpisce negativamente l'assenza di regole, i camorristi vengono considerati quasi come i divi dello spettacolo e del calcio. Cannavaro addirittura gli ha dedicato il pallone d'oro. Quando venne arrestato il giovane e spietato boss, Cosimo di Lauro, i bambini napoletani avevano impressa sul cellulare la sua foto col taglio dei capelli all'ultima moda.
Il cardinale Sepe sta cercando di svegliare le coscienze, di mobilitare i cittadini contro la criminalità, di sollecitare le istituzioni a interventi più incisivi, ma Napoli declina, anche perché il «bassolinismo» (o lo «jervolinismo») ha fallito, dopo essersi a lungo autocelebrato: lo ammettono ormai apertamente anche a sinistra.
Massimo Lo Cicero, un economista vicino ai DS, parla di città senza classe dirigente, allo sbando, dove la politica pensa solo ad aumentare il suo potere, già esorbitante rispetto a quello della società civile, e ad incrementare l'occupazione delle cariche di sottogoverno, in una regione guidata da Bassolino, che detiene il record mondiale dei dipendenti per regione in rapporto alla popolazione. Non ve n'è nessuna altra al mondo: 9 mila 896 dipendenti, mentre la Lombardia, che è due volte più grande, ha metà dipendenti nel libro paga.
A Napoli manca l'essenziale della natura urbana; non si governa democraticamente e non si pensa più a programmare lo sviluppo ordinato della città e del suo hinterland.
È quindi naturale che si espandano le forze della delinquenza organizzata, del caro rifiuto - perché è business - e della criminalità diffusa, oltre che della prepotenza individuale e generalizzata.
Da queste premesse discende la seguente domanda: ma a chi diamo allora i soldi per risolvere l'emergenza rifiuti nella regione Campania? Continuiamo a darli a Bassolino? Sì, cari colleghi, ed è inutile mandare il dottor Bertolaso in Campania, se poi l'ultimo a decidere resta il Presidente della regione. Quindi, continuiamo a dare i soldi per risolvere l'emergenza rifiuti nella regione Campania a colui che fino adesso ha creato il problema, che è il presidente della consulta sui rifiuti, a cui il nuovo commissario straordinario deve di fatto soggiacere!
Piuttosto, se di grave emergenza si parla, non sarebbe ora che il commissario straordinario avesse poteri tali ed ampi da Pag. 25non essere influenzato dalla politica locale, che intralcia qualsiasi ipotesi di discarica? I contestatori sono pagati dall'ecomafia per andare in piazza e dire di «no» alle nuove discariche (che peraltro sono necessarie per intervenire su questa emergenza)! In questo caso, sarebbe forse necessario che il Governo promuovesse una legge seria, per fare molte cose che devono essere fatte, ma che sappiamo già non trovare accoglienza presso un movimento ambientalista, che sta paralizzando il progresso in Italia ed anche le soluzioni razionali che l'emergenza richiede. Bisogna fare le discariche! Kyoto non deve essere solo una città giapponese, bensì occorre applicare quello che è stato deciso a Kyoto! L'energia eolica, i pannelli solari, le biomasse, l'energia idroelettrica, le centrali nucleari: non possiamo continuare ad acquistare energia elettrica in Francia, Svizzera, in Austria, in Croazia e portare dalla Campania i rifiuti in Germania! Quei rifiuti servono per produrre l'energia elettrica, per rivenderla in Italia e per illuminare la Campania. Ma dove andremo a finire in questo modo? È necessario rimboccarci le maniche. Non basta la raccolta differenziata. Non è sufficiente dire che c'è più di mezzo miliardo di euro, ce ne sono oltre due di miliardi di euro, ma in questo Parlamento si fa finta di non sapere che ci sono tutti questi debiti nella regione Campania e che qualcuno se ne deve fare carico. E se ne dovranno fare carico, con questa finanziaria, tutti gli italiani!
Per concludere, onorevoli colleghi, l'istituto del commissario straordinario in Campania dura da 13 anni! Come Bassolino, vanno di pari passo! Mentre sta succedendo tutto questo, cosa fa la Jervolino? La Jervolino piange, lei piange sempre, perché dice che l'hanno abbandonata. Forse, se lei abbandonasse Napoli, sicuramente le cose si risolverebbero. Dobbiamo chiederci se vogliamo vivere nell'emergenza ancora per altri 13 anni o se, invece, vogliamo veramente approvare una legge, che risolva alla radice il problema dei rifiuti, cercando di impedire che vi sia il substrato camorrista, che, come in un circolo vizioso, mantiene la contestazione verso ogni iniziativa tesa a risolvere il problema dei rifiuti.
Questi falsi ambientalisti impediscono discariche, impediscono termovalorizzatori, impediscono tutto ciò che risolverebbe il problema a Napoli e in Campania! Allora, se vogliamo risolvere questo problema, dobbiamo avere il coraggio di attuare un programma serio e far sì che la Commissione Bicamerale sul ciclo dei rifiuti inizi a lavorare proprio sulla Campania, permettendo con un programma serio - non so se questo Governo ne sarà all'altezza - di andare incontro a questo caos, a questo rifiuto, che come ho detto non è solo biologico, ma è anche sociale e quindi anche ambientale ed istituzionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, ci troviamo a discutere di questo provvedimento in una situazione quasi di sconforto. A nostro avviso, infatti, l'impostazione delle amministrazioni locali è basata sul principio della sussidiarietà, sul federalismo, sull'autonomia, sull'autogoverno. Essere qui oggi, come Parlamento, come Governo centrale, ad intervenire sulle incapacità delle amministrazioni locali - in questo caso, di quella del centrosinistra napoletano, di Bassolino e della Jervolino -, lo riteniamo un fatto grave, soprattutto con riferimento al principio del federalismo e dell'autonomia.
Vorremmo uno Stato centrale che non intervenga su tematiche di carattere locale. Invece, in questo caso, di fronte al malaffare, al malgoverno del centrosinistra napoletano, lo Stato è costretto ad intervenire. Certamente, interveniamo con favore su questo provvedimento, ma solleviamo la questione dell'interventismo centrale sulle problematiche locali.
Di Napoli e della Campania si è parlato molto in queste settimane. Si è parlato non solo di rifiuti, ma anche del problema della camorra (ne sono state dette tante, abbiamo letto molto e abbiamo discusso ampiamente). C'è chi ha usato termini Pag. 26anche pesanti sulla situazione napoletana. Ad oggi, ove si consideri l'oggetto della nostra discussione, si può dire che, probabilmente, tali termini erano fondati. Il collega che mi ha preceduto l'ha detto apertamente: stiamo parlando della fogna napoletana, anche perché stiamo parlando di rifiuti. Probabilmente, è il termine più consono.
Per quanto riguarda il problema della camorra, nelle scorse settimane si è parlato della necessità di individuare piani di intervento da parte delle amministrazioni locali e dello Stato centrale. Oggi, siamo qui a studiare piani di intervento dello Stato centrale che arrivano a commissariare sul piano dei rifiuti la regione Campania ed il comune di Napoli, per l'incapacità della loro gestione.
Non è la prima volta. Si parla di tredici anni di commissariamento, tredici anni in cui le amministrazioni e gli enti locali non fanno il loro dovere; non sono capaci di amministrare il problema dei rifiuti e la gestione dei rifiuti.
Provengo dal Trentino, dove ai nostri figli e ai nostri nipoti, già nelle scuole, si insegna il valore della raccolta differenziata, del rispetto dell'ambiente, dell'importanza di gettare i rifiuti in un contenitore piuttosto che in un altro. Normalmente, si insegna nelle scuole; insegnare nelle scuole a fare la raccolta differenziata è diventato un atto di educazione civica. Questo, nella prospettiva di avere una gestione dei rifiuti oculata ed efficiente.
Oggi, qui, ci troviamo a fare il contrario: lo Stato interviene sulla gestione dei rifiuti. Sarebbe interessante sapere cosa dicono i ragazzi ai quali insegniamo a fare la raccolta differenziata (da una parte, la carta e, dall'altra, la lattina della Coca Cola), di fronte a ciò che sta accadendo a cielo aperto, ossia lo scandalo della gestione dei rifiuti napoletani: potrebbero chiederci per quale motivo insegniamo loro la raccolta differenziata, quando in certe parti d'Italia non conoscono neanche la differenza tra la lattina e la bottiglia di vetro.
È un problema reale che ci poniamo, ove si tenga conto anche del modo in cui può essere considerata l'Italia, divisa sotto certi aspetti, dal momento che alcune leggi vengono applicate in una determinata area dell'Italia e non in un'altra.
Siamo di fronte all'incapacità amministrativa di Bassolino e della Jervolino. Questo centrosinistra, tutte le mattine, è capace di alzarsi con il ditino alzato per fare il professorino nei riguardi degli altri; tuttavia, dove amministra, a livello non solo centrale, come il Governo Prodi, ma anche locale, dimostra lacune pesanti e che si ripetono da diversi anni.
Sono appunto 13 anni che va avanti il commissariamento per quanto riguarda la gestione rifiuti in quel di Napoli, ma la situazione non è stata ancora risolta né è stata modificata. Siamo qui a prorogare al 31 dicembre 2007 il commissariamento. Speriamo sia l'ultima volta, ma probabilmente non sarà così e fra un anno ci ritroveremo nella stessa situazione (sono ormai diversi anni che va avanti questa situazione). Cosa ci potrebbe far credere che le cose saranno diverse fra un anno? Francamente è di difficile comprensione!
Vi è un'amministrazione di centrosinistra in quel di Napoli che non vuole farsi carico delle problematiche che derivano anche dalla gestione dei rifiuti. Nei nostri comuni i sindaci molto spesso si vedono arrivare nei loro uffici cittadini con la bolletta da pagare (la tassa dei rifiuti); si ricevono lamentele, con una perdita di consenso per le problematiche avvertite. Probabilmente, il centrosinistra locale in quel della Campania ed in quel di Napoli non vuole farsi carico di questi problemi e li scarica sullo Stato centrale che interviene con 20 milioni di euro per sistemare e finanziare il commissariamento che prosegue da diversi anni.
Vi è, quindi, una parte d'Italia che gestisce in maniera razionale ed, in certe situazioni, in maniera efficiente la gestione dei rifiuti, facendola pagare anche ai cittadini (le cose funzionano in questo modo) ed un'altra parte che, invece, richiede risorse allo Stato centrale per sistemare le «magagne» emerse negli ultimi anni.
I dati parlano chiaro. Per quanto riguarda gli indici di raccolta differenziata, Pag. 27si parla di percentuali tra il 40 ed il 50 per cento in certe regioni della Padania e del nord. In altri casi, siamo sotto al 10 per cento e nel caso di Napoli si arriva addirittura a commissariare.
Francamente, difficilmente comprendiamo questo provvedimento! Si parla di un intervento, quello effettuato sul sistema dei rifiuti campani, che ammonta negli anni a circa 900 milioni di euro! È una cifra elevatissima, quasi spaventosa che ha comportato anche l'assunzione di personale. Si parla di 2.200 unità di personale che girano attorno al «malaffare» dei rifiuti campani! Allora, forse capiamo il motivo per cui vi è da parte del centrosinistra la mancanza di volontà nel risolvere questo problema: perché vi è una commistione tra politica, amministrazioni, mafia e chi gestisce il sistema dei rifiuti e questo malaffare.
L'amministrazione comunale invece di pensare a risolvere il problema, pensa al consenso, a breve termine: non ragiona con lungimiranza, proponendosi obiettivi di lungo periodo per la risoluzione dei problemi, ma in un ottica di breve periodo, magari, per ricevere anche il consenso dei cittadini.
Certo, aprire nuovi siti dove localizzare i rifiuti crea problematiche nelle località interessate e mi riferisco alla costruzione di termovalorizzatori che farà sicuramente insorgere le popolazioni interessate dagli stessi. Tuttavia, nel momento in cui vengono costruiti, il problema si risolve. Invece, in questo caso le amministrazioni comunali delegano ai commissari la facoltà di decidere in merito ai siti in cui trasportare i rifiuti (molto spesso vengono portati anche in altre regioni, ad esempio in Sicilia, nelle regioni del nord), perché non vogliono assumersi la responsabilità di fronte ai propri elettori in ordine alla costruzione di impianti in determinati siti in cui far confluire i rifiuti. Pertanto, preferiscono delegare a commissari nominati temporaneamente di anno in anno (la questione si ripropone di anno in anno) per non assumersi la responsabilità!
È chiaro, come ha affermato precedentemente il mio collega Garavaglia, non bisognerebbe commissariare la gestione dei rifiuti in quel della Campania ed in quel di Napoli, ma bisognerebbe commissariare gli amministratori locali, il sindaco, il presidente della regione per giungere realmente da qui a qualche anno alla soluzione di queste problematiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento sarà molto schematico e sarà volto a porre in rilievo alcune rilevanti incongruenze che appaiono ictu oculi.
La straordinaria urgenza, del decreto-legge, ed il pericolo di epidemie, come è evidente, non nascono dall'oggi al domani. Non è infatti pensabile che un solo sacchetto di immondizia abbandonato sul marciapiede possa fare insorgere un tale pericolo, ma esso deriva da una situazione che con il passare del tempo è peggiorata sempre più. Un pericolo, quindi, prevedibile e, come tale, doveva fare sorgere in capo a due soggetti il dovere di intervenire. Quando parlo di due soggetti intendo riferirmi a due soggetti, per così dire, allargati, nel senso che prima ancora del Governo dovevano intervenire gli organi amministrativi e quelli giudiziari. Di fronte ad un rischio di epidemie la magistratura, a mio parere, aveva l'obbligo di intervenire e di individuare i soggetti responsabili di questo rischio. Conseguentemente, la prima domanda alla quale il Governo deve una risposta, che il Parlamento ha il diritto di acquisire, è la seguente: dove sono i giudici a Napoli? Che cosa hanno fatto? Chi hanno individuato come responsabili di questa situazione di elevato rischio di epidemie? Tutto ciò a me parrebbe del tutto naturale, a meno che non si scopra che nell'attività svolta preliminarmente all'emanazione del presente provvedimento siano state dette delle bugie, cosa questa che però non ritengo possibile.
È, quindi, necessario, in primo luogo, che il Governo dica se a Napoli esista Pag. 28ancora uno Stato e come esso funzioni. Nel nostro paese vige, infatti, un meccanismo, che merita di essere valutato, nel cui ambito, come al solito, nessuno adempie ai propri obblighi istituzionali e tutto, alla fine, va a finire in Parlamento, in particolare in una Camera in cui vi sono tanti deputati (più di seicento) con le spalle larghe che ormai sono abituati a ricevere le colpe proprie e quelle degli altri organi dello Stato che non funzionano. Insultare il Parlamento non è, quindi, tutto sommato un grave danno.
In secondo luogo, come accennato dai colleghi che mi hanno preceduto, bisogna verificare se vi siano delle responsabilità amministrative e chi sia il responsabile e se a costoro si possano applicare meccanismi risarcitori. Come è stato evidenziato, è dovere del presidente della regione e del sindaco provvedere all'emergenza rifiuti, ma credo che, forse, vi siano degli altri organi amministrativi che dovrebbero dire la loro in tema di problemi di salute pubblica. Sono problemi, lo ripeto, posti in rilievo nell'attività preliminare svolta prima dell'emanazione del presente decreto-legge.
In secondo luogo, è opportuno valutare un ulteriore meccanismo di tutta evidenza. Prima di mettere le mani nel portafoglio e di tirare fuori venti milioni di euro, che sono poi soldi di tutti gli italiani i quali hanno da risolvere - e risolvono - gli stessi problemi, non bisogna dimenticarsi che vi sono popolazioni, in particolare quella di Napoli, che non risolve i problemi, ma anzi li scarica sulle spalle degli altri.
Allora, tutti noi paghiamo la tassa sui rifiuti. Bisognerebbe verificare se a Napoli questo tributo viene pagato e se gli importi riscossi vengono adoperati per effettuare lo smaltimento dei rifiuti stessi.
Infatti, se a Napoli la tassa rifiuti non viene pagata, è evidente che gli amministratori locali hanno il dovere di andarla a riscuotere; quindi, sarebbe interessante capire se si vuole che vi siano «figli e figliastri», oppure se vi è la volontà di impostare l'organizzazione amministrativa in maniera tale da riscuotere effettivamente tale tributo.
Se, come mi sembra di aver capito, i proventi di questa tassa, pur essendo stati riscossi dai comuni, non sono stati destinati allo smaltimento dei rifiuti, oppure non sono finiti nelle casse di quei soggetti che avrebbero dovuto incassarla per risolvere, a loro volta, il problema, allora anche in questo caso esiste un meccanismo sul quale il Governo, prima di varare un provvedimento d'urgenza, dovrebbe indagare.
Questi sono i presupposti logici, signori del Governo, ai quali dovete dare una risposta. Infatti, non si può affermare che, improvvisamente, a Napoli è sorta una situazione di emergenza e, quindi, è necessario tirare fuori i soldi per risolverla. Ciò per un motivo estremamente semplice. La risposta che vi hanno dato i colleghi del gruppo della Lega Nord Padania già intervenuti (e che io condivido appieno), infatti, è che dovete commissariare non il settore, ma tutto!
Ciò perché se la regione, la provincia ed il comune hanno l'obbligo istituzionale di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti, chi non adempie a tale obbligo deve andare a casa e deve essere commissariato per intero!
Vorrei portare un esempio: è come se vi fosse un generale di un corpo d'armata che cura tutto, meno che i carristi. Ebbene, non si può rispondere che si deve nominare un generale carrista, perché i carristi sono un corpo a sé stante: no! Dovremmo dire, invece, che tale generale è un incompetente e che occorre sostituirlo! Questo è il problema!
Mi sembra che i miei ragionamenti siano molto semplici ed elementari. Credo sia un onere del Governo, dunque, dare una risposta prima di formulare tutte le altre argomentazioni, pur pregevoli e condivisibili, che sono state esposte. Tali argomentazioni riguardano certamente il merito della vicenda; tuttavia, vorrei osservare che, prima del merito, occorre che il Governo risponda del metodo usato.Pag. 29
Non è concepibile, infatti, che si adottino alcuni provvedimenti perché si è verificata una certa situazione senza verificare, tuttavia, quali siano le responsabilità e per quale motivo questa situazione si sia creata! Parliamoci chiaro: l'urgenza esiste sin da quando ero piccolo io; basta recarsi a Napoli per comprenderlo! Forse sarebbe meglio se intervenissero il sindaco, i Carabinieri ed i Vigili urbani.
Provate ad andare a Milano o a Torino, ed a gettare un sacchetto dell'immondizia in mezzo alla strada: dopo tre secondi, arriverà un vigile urbano e vi infliggerà una multa! Se un cittadino sarà costretto a pagare una sanzione, vedrete che non si comporterà più così! Lì, invece, tutto si risolve «a tarallucci e vino»: tanto poi, alla fine, sono «i fessi» del Nord a pagare!
Per questi motivi, chiedo in primo luogo che il Governo valuti le proposte emendative che abbiamo presentato, poiché vanno tutte in tale direzione; comunque, vorrei che l'Esecutivo desse un minimo di risposte a queste domande, che mi paiono essere più che legittime!
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15,30.
La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15,30.