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Discussione della proposta di legge: Mazzoni: Modifica dell'articolo 15 della legge 3 agosto 2004, n. 206, in materia di benefici per le vittime del terrorismo (A.C. 616) (ore 9,05).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 616)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato Giovanardi, ha facoltà di svolgere la relazione.
CARLO GIOVANARDI, Relatore. Signor Presidente, nel nostro ordinamento sono stati via via riconosciuti benefici per le persone rimaste vittime, nel tempo, di atti di terrorismo. La materia è molto dolorosa. Purtroppo, negli ultimi anni sia in Italia, sia al di fuori del nostro paese, numerose persone sono rimaste vittime di questi atti. A mano a mano che il Parlamento si occupava della questione, nasceva la consapevolezza della esistenza di numerosi problemi temporali e spaziali per cui, mentre si affrontava un problema, ne sorgevano altri in quanto taluni avvenimenti rimanevano esclusi dai benefici di legge. Ad esempio, nel corso della precedente legislatura - mi rivolgo agli onorevoli Boato e Violante - si è posto il problema dei familiari delle vittime dell'eccidio di Kindu, che erano rimasti esclusi dai benefici di legge. Il Parlamento Pag. 2ha provveduto a far fronte a questo problema con un provvedimento specifico. In base alla legislazione attualmente vigente, il riconoscimento dei benefici, salvo eccezioni, non è applicabile per fatti avvenuti in passato. Quindi, le vittime, o i familiari delle vittime, di atti di terrorismo verificatisi all'estero negli anni sessanta, settanta, ottanta e novanta rimanevano privi di tutela. Tuttavia, per poterla assicurare, si pongono alcuni problemi. Innanzitutto, vi è quello relativo alla individuazione del numero delle vittime di atti di terrorismo. Inoltre, si tratta di capire se lo stesso numero delle vittime di episodi avvenuti all'estero e dei quali ancora non vi è esatta conoscenza sia talmente ampio da creare difficoltà anche dal punto di vista economico, quanto alla copertura delle spese relative.
Questa proposta di legge dell'onorevole Mazzoni si propone proprio l'obiettivo di estendere i benefici anche per eventi verificatisi a decorrere dal 1o gennaio 1961. Il problema che è sorto è che, probabilmente, a partire dalla data menzionata, il numero di italiani vittime di atti di terrorismo all'estero, particolarmente in paesi che hanno conosciuto, negli anni settanta e ottanta, situazioni interne di grave tensione - basti pensare all'Argentina - può essere tale da costituire un problema, sia dal punto di vista della loro identificazione, sia dal punto di vista della quantificazione della copertura necessaria per i benefici di cui sono destinatari. Per soddisfare queste esigenze, con il provvedimento all'esame, che consta di tre articoli, si è trovato un contemperamento attraverso alcuni meccanismi. Innanzitutto, per avere un minimo di certezza nella identificazione, allo stato degli atti, dei beneficiari, si è precisato che questi ultimi, oltre ad essere vittime di atti di terrorismo avvenuti all'estero a decorrere dal 1o gennaio 1961, dovessero essere cittadini italiani residenti in Italia al momento dell'evento.
Quindi, il provvedimento non riguarda la categoria dei milioni degli italiani, con la cittadinanza e il passaporto italiani, residenti all'estero, ma i cittadini italiani residenti in Italia al momento dell'evento. Pertanto, anche la quantificazione economica delle spese derivanti dall'articolo 1 è stata parametrata ad una previsione di questo tipo.
All'articolo 2, si prevede che il Governo, entro un anno dalla data in vigore della presente legge, presenti al Parlamento una relazione concernente l'individuazione dei cittadini italiani vittime di atti di terrorismo e di stragi, compiuti fuori dal territorio nazionale, compresi i non residenti in Italia al momento di tali eventi, per verificare il numero complessivo delle vittime e se vi è la possibilità per lo Stato italiano di attribuire gli stessi benefici anche alle vittime rimaste lese da tali atti di terrorismo e ai loro familiari non residenti in Italia.
Naturalmente, si tratta di dare una risposta, di forma e di sostanza, ad esigenze che sono ampiamente sentite e di trattare in maniera uguale tutti coloro che sono state fatte vittime di questi eventi, nel nostro paese e all'estero, con tutte le leggi che si sono susseguite, tenendo presente, come un legislatore saggio deve fare, la possibilità di far corrispondere agli obiettivi la necessaria coperture economica, per rendere effettiva l'applicazione della legge.
Il provvedimento è stato approvato all'unanimità in Commissione affari costituzionali e ha ricevuto il parere favorevole della Commissione bilancio e, in questa veste, si presenta all'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ETTORE ROSATO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo si riconosce nel testo predisposto dalla Commissione affari costituzionali, che ringrazia per il grande lavoro svolto.
Si tratta di una legge utile e necessaria, anche per uniformare la legislazione in materia di vittime del terrorismo, normativa che presentava alcune lacune e che l'iniziativa della Commissione ha voluto colmare.
Si ritiene che il testo sia utile a tal fine e che il lavoro di copertura della spesa sia Pag. 3stato svolto in maniera adeguata. In questo senso, da parte del Governo non c'è che un invito ad approvare rapidamente questo testo, ringraziando tutte le forze parlamentari per la loro collaborazione. Questa è una materia sulla quale la sinergia che può essere raggiunta è assolutamente utile anche per dare un messaggio chiaro: il paese è unito su questi temi e la lotta al terrorismo è un fatto che riguarda completamente lo Stato, non solo una parte di esso.
Ritengo che si tratti di segnali importanti anche per i familiari di queste vittime, che finalmente ottengono una risposta da parte delle istituzioni. Questa risposta arriva rapidamente, dopo l'insediamento del nuovo Parlamento, e proprio con un provvedimento condiviso.
Quindi, non possiamo che essere soddisfatti del percorso svolto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Anche la Lega Nord ritiene che questo provvedimento sia equo, giusto e di buon senso. Infatti, pensiamo che con esso si aggiunga un ulteriore tassello e un nuovo mattone al completamento dell'articolata legislazione che prevede benefici per le vittime del terrorismo.
Si tratta di una disciplina che si è evoluta nel corso degli anni, che ha avuto numerose modifiche ed integrazioni e che si è adeguata nel tempo.
La disciplina generale si basa su un provvedimento del 1921. Nel 1980, con la legge n. 466, e nel 1981, con legge n. 308, si ha una prima importante integrazione ed una riorganizzazione della materia. Nel 1990, con la legge n. 302, e nel 1994, 1995 e 1998 si rende maggiore giustizia alle famiglie dei marittimi italiani vittime dell'eccidio in Algeria del 1994, ai componenti delle famiglie di coloro che hanno perso la vita nel famoso disastro aereo di Ustica del 1980, oltre che alle vittime della cosiddetta banda della Uno bianca. Nel 1999 vi è l'istituzione di un fondo per le vittime dei reati di tipo mafioso. Da segnalare, inoltre, quale contributo importante all'evoluzione in positivo della regolamentazione della materia in oggetto, oltre alla legge n. 206 del 2004, che agli articoli 15 e 16 viene novellata dalla proposta di legge in esame, la legge finanziaria del 2001 e la legge n. 266 del 2005. È stato ricordato anche dal relatore come il 20 febbraio di quest'anno, con la legge n. 91, sia stato legiferato a favore dei familiari superstiti delle vittime italiane dell'eccidio avvenuto nel 1961 a Kindu.
Torniamo all'esame del provvedimento che riteniamo, come ho detto prima, equo e giusto. Il provvedimento, che è composto da 3 articoli ed è stato ottimamente illustrato dal relatore, prevede che i benefici si applichino anche agli eventi verificatisi all'estero dei quali siano stati vittime i cittadini italiani residenti in Italia al momento dell'evento. Si è fatto, quindi, un ulteriore passo in avanti nel riconoscimento di una corretta e giusta attenzione per gli aventi diritto ed i familiari di chi, lontano dalla propria terra, dai propri cari, dai propri affetti, ha comunque pagato in prima persona per le azioni di coloro che rappresentano la pazzia, la logica assurda del terrore e la violenza estrema.
Oggi si spera, quindi, di approvare un provvedimento che ha lo scopo di recuperare una svista legislativa, e la Lega Nord è favorevole.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato La Forgia. Ne ha facoltà.
ANTONIO LA FORGIA. Signor Presidente, le motivazioni di questa proposta di legge modificativa della legge 3 agosto 2004, n. 206, sono già state illustrate dal relatore, sono del tutto evidenti e, dunque, non richiedono particolari argomentazioni. Con l'approvazione di questa proposta di legge si rafforza un principio di equità che dobbiamo sempre sentire imperativo e, se possibile, ancora più imperativo in relazione a norme che si rivolgono alle vittime di atti di terrorismo e di stragi di tale matrice.
La condizione umana è segnata da traumi, sofferenze e dolori ai quali non è Pag. 4possibile sottrarsi. Alcuni di essi, che pure sentiamo durissimi ed aspri, li riconosciamo come appartenenti all'ordine naturale delle cose, ma certo non appartiene all'ordine naturale delle cose la violenza inflitta a cittadini inermi ed a bambini dall'arma del terrorista o dall'esplosivo dell'eversore. È una violenza disumana e feroce quanto quella della guerra e, però, ancora più atroce ed intollerabile per la sua selettività assolutamente casuale o per la sua gelida produzione e distruzione di simboli. Di questa violenza, l'Italia, il popolo italiano, noi, abbiamo fatto un'esperienza lunga e durissima e nulla, purtroppo, ci autorizza ancora a considerarla definitivamente trascorsa. Anche per questo, ogni manifestazione di attenzione, di cura e di solidarietà pubblica, che esercitiamo nei confronti delle vittime di quelle violenze, così come facciamo con questa proposta di legge, e come fu fatto con la legge n. 206 del 2004, non è solo espressione dello spirito di coesione della comunità nazionale, ma è anche segno dell'assunzione di un impegno e di una responsabilità politica ed è anche espressione non di riconoscenza, ma di riconoscimento del ruolo svolto dalle associazioni dei familiari delle vittime. Esse, infatti, hanno costituito un elemento, e non marginale, di quello straordinario cemento che ha consentito la tenuta e la capacità di resistenza morale e politica del paese.
Ho vissuto quasi tutta la mia vita a Bologna e, forse, per questo, il gruppo dell'Ulivo ha affidato a me l'onore di intervenire in questa discussione. Come sapete, più e più volte, Bologna è stata attraversata da quella violenza: dal treno Italicus, dal DC9 decollato da Palermo ed abbattuto nelle acque di Ustica, dalla strage del 2 agosto del 1980 alla stazione centrale, dal treno della vigilia di Natale, dalle scorrerie assassine della Uno bianca, fino a quella notte, in cui corremmo a riempire le vie del vecchio ghetto di Bologna, laddove Marco Biagi era stato assassinato sul portone di casa. Non ci siamo certo abituati, ma abbiamo potuto vedere, in modo, forse, particolarmente vivido, come le vittime, le loro famiglie, le loro associazioni abbiano costituito il centro focale, al quale attingere le energie necessarie per resistere, per reagire e non dimenticare mai.
Ho voluto ripercorrere gli eventi, nominandoli, che hanno ferito Bologna, senza - vi prego di credere - alcun intento retorico e, ancor meno, per segnalare una peculiarità di Bologna, alla quale Bologna avrebbe ben volentieri rinunciato. L'ho fatto, perché penso debba essere sempre fatto, per Bologna, come per Milano, Brescia o Firenze ed anche perché - forse lo avrete notato - volevo esplicitamente ricordare, senza distinzione, tra quelle ferite, l'aereo abbattuto su Ustica e i caduti sotto i colpi impazziti della Uno bianca. Noi, a Bologna, non riusciamo a distinguerli e sono convinto che nessuno, in Italia, riesca a distinguerli. Però, come sapete, ad essi non si applicano la legge n. 206 del 2004. A ciò pose temporaneamente e parzialmente rimedio la legge finanziaria per l'anno 2006. Un emendamento, animato dallo stesso spirito, era stato approvato dalla I Commissione per la legge finanziaria 2007, ma non è giunto all'esame della Commissione referente e dell'Assemblea. Mi auguro che possa essere proposto, esaminato ed accolto, nel corso dell'esame della legge finanziaria al Senato.
In ogni caso, dobbiamo ora esaminare, e mi auguro approvare, questa proposta di legge. Tuttavia, desidero esprimere, in questa stessa occasione, la mia convinzione che quel principio di equità, che anima questa proposta e quello spirito di solidarietà, che si esprime nelle disposizioni della legge n. 206 del 2004, troveranno compimento pieno quando si applicheranno anche alle vittime di Ustica e della Uno bianca.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, signor presidente della I Commissione, collega relatore e colleghi presenti in aula, dal punto di vista del merito di questa meritoria Pag. 5- il bisticcio di parole non è casuale - proposta di legge ha ben riferito il collega Giovanardi. Credo che dal punto di vista tecnico-giuridico non sia necessario, è questa la mia idea, che ciascuno di noi illustri il testo, del resto molto breve, della proposta di legge al nostro esame.
Tuttavia, vorrei ricostruire questa vicenda, ma non sotto il profilo che, opportunamente, ha richiamato il collega La Forgia facendo riferimento a tutte le vicende del terrorismo interno; in particolare (egli ha ricordato i drammatici fatti che, a più riprese, hanno sconvolto la città di Bologna). Pur non essendo bolognese, condivido tutte le considerazioni del collega, anche se le riferisco alla realtà italiana nel suo complesso che, nell'arco di vari decenni, ha attraversato vicende drammatiche, tragiche, a cui il Parlamento ha cercato di rispondere tempestivamente e, a volte, anche in modo frammentario. In ogni caso, con l'andar del tempo, questa materia è stata normata e credo che, al riguardo, vi sia anche una vecchia delega prevista per l'elaborazione di un testo unico. Forse il collega Giovanardi se ne ricorderà, visto il ruolo che ha rivestito nel corso della precedente legislatura. Comunque, non so se questo testo unico sia stato previsto proprio per la superfetazione legislativa (positiva dal punto di vista del merito) accumulatasi negli anni e caratterizzata anche da qualche difficoltà interpretativa e di applicazione.
In ogni caso, tutto ciò riguarda - il collega La Forgia ne ha fatto principale oggetto del suo intervento - le vicende delle vittime del terrorismo e delle stragi sul territorio italiano. Lo ripeto, condivido tutto ciò che il collega ha detto - lo faccio mio, se egli me lo permette - e, anche in questo caso, mi sembra che non sia necessario tornare a ripeterlo.
Vorrei, invece, affinché resti traccia di queste vicende nella nostra memoria storico-parlamentare, ripercorrere le ragioni (lo faccio senza alcuna polemica, ma semplicemente per capire perché oggi ci troviamo di nuovo a discutere di questa materia) che ci hanno spinto a questa iniziativa.
Tutti sappiamo, alcuni di noi erano membri anche del precedente Parlamento, che dopo la terribile strage di Nassiriya in Iraq, il Governo dell'epoca ritenne opportuno sostenere, acconsentire a proposte di legge bipartisan, d'iniziativa parlamentare, per intervenire rispetto alle «provvidenze» - brutto termine che cito tra virgolette - a favore dei familiari delle vittime del terrorismo.
Ad ogni modo, la legge n. 206 del 3 agosto 2004, retrospettivamente, riconsiderava tutte queste vicende, a partire dal 1o gennaio 1961; quella, infatti, fu l'epoca delle vicende terroristiche in Alto Adige e della strategia della tensione. Quindi, già dall'inizio degli anni Sessanta si registrarono episodi - a quel tempo, per fortuna, limitati dal punto di vista delle vittime umane - che, all'epoca, non furono considerati; ciò, perché diverse erano la coscienza del paese, la sensibilità politico-istituzionale e l'attenzione a queste vicende. Il paese, forse, non pensava di trovarsi dinnanzi a decenni di sangue, di stragi e di terrorismo: centinaia furono le vittime.
E questa che prendemmo fu una scelta opportuna.
La maggioranza e l'opposizione della scorsa legislatura, a parti rovesciate, furono d'accordo nel predisporre quella che poi è conosciuta in gergo come «legge Nassiriya». Purtroppo, nel corso dell'esame parlamentare in sede referente alla Camera (ricordo esattamente la circostanza) avvenne un episodio che ormai voglio soltanto rievocare e non più stigmatizzare, perché le conseguenze furono evidenti tanto che non è un caso se stiamo discutendo questo progetto di legge. Quindi, all'ultimo momento in sede referente il rappresentante del Governo di allora (un sottosegretario per l'interno, così come oggi è presente l'amico e collega Rosato che rappresenta l'attuale Governo, ancora come sottosegretario per l'interno) presentò (non credo di sua iniziativa - ed è questo il motivo per cui non ne faccio il nome - ma forse su quella del Ministero del tesoro o di chissà chi, ma sicuramente non del singolo sottosegretario perché di Pag. 6solito non si assumono tale responsabilità) un emendamento francamente irragionevole, come direbbe il professor Zaccaria, o comunque politicamente irrazionale. In tale proposta emendativa si inseriva una data di sbarramento al 1o gennaio 2003 per le vittime italiane del terrorismo all'estero.
Ciò fu fatto irragionevolmente perché, ad eccezione dei problemi cui giustamente il collega Giovanardi ha accennato (e ne ho anch'io), gli episodi ben identificati e conosciuti di italiani vittime del terrorismo all'estero fortunatamente non sono molto numerosi, seppur gravissimi. Il più grave di questi era (ed è) quello avvenuto a Kindu l'11 novembre 1961, quando tredici appartenenti all'aeronautica militare italiana, ufficiali e sottufficiali (in questa sede non occorre ricordare le varie qualifiche), restarono vittime di un'imboscata portata da una banda irregolare. Allora vi era lo scontro tra il governo ufficiale e i secessionisti del Katanga nell'ambito di una vicenda tragica. Infatti, pochi mesi prima era stato assassinato il primo presidente eletto del Congo, Patrice Lumumba, e alcuni mesi dopo morì in uno strano incidente aereo addirittura l'allora Segretario generale dell'ONU - figura straordinaria e persona stupenda, ancora oggi ricordata come tale - Dag Hammarskjöld. Quindi, l'11 novembre in un'imboscata gli appartenenti all'areonautica militare italiana in missione ONU nel Congo caddero vittime disarmate e furono orribilmente trucidati. Ci vollero mesi di trattative per recuperare alcuni miseri resti. Lascio a voi immaginare quale completezza fisica essi potessero avere; tuttavia quei resti permisero di avere un posto su cui piangere questi morti, un sacello attualmente predisposto a Pisa.
La signora Sabrina Marcacci aveva un anno quando suo padre, di 27 anni, fu trucidato. A nome dei familiari, che poi via via ho anche imparato a conoscere, questa signora disse: «È come se lo Stato italiano avesse, se non ucciso, lasciato uccidere una seconda volta i nostri padri, i nostri fratelli, i nostri genitori. Ci avete cancellato». Purtroppo era così.
Sono convinto che l'intenzione di chi inserì quell'emendamento all'ultimo momento non fosse quella di compiere un atto così disgustoso. Vi erano mere ragioni di copertura finanziaria. Tuttavia, nel Parlamento della Repubblica a volte non ci rendiamo conto di quanto una cifra, una data, un nome, una virgola inserita o tolta da un disegno di legge possano avere impatti all'esterno che poi valutiamo con grande ritardo, dovendo correre a correggere.
Due parlamentari, uno dell'allora opposizione (me stesso) ed uno dell'allora maggioranza, (la collega Mazzoni, che non a caso è la proponente del disegno di legge all'esame) risposero - potremmo dire senza retorica - a questo grido di dolore.
La proposta della collega Mazzoni - che oggi stiamo esaminando nel testo modificato e opportunamente integrato dalla I Commissione - semplicemente, come si può verificare leggendo la colonna di sinistra dello stampato dell'atto camera, sopprimeva la data di decorrenza fissata per i fatti avvenuti all'estero dall'articolo 15 della legge n. 206 del 2004, data che, costituendo una sorta di sbarramento retroattivo, era stata inopinatamente introdotta; inoltre, la proposta della collega ipotizzava una copertura di spesa, come è ovvio riferita al 2004, francamente del tutto inadeguata, forse perché non era neppure in grado di poterla quantificare in quel momento.
Ebbene, con l'accordo dei colleghi di Commissione, di opposizione e di maggioranza - accordo unanime, dall'estrema sinistra all'estrema destra -, presentai una proposta di legge che varammo quindi, sempre all'unanimità, in sede legislativa (ed in prima lettura) alla Camera e poi, negli ultimissimi giorni della legislatura (erano i primi mesi del 2006), al Senato in sede deliberante. Si trattò di una legge del tipo di quelle che di solito il Parlamento farebbe meglio a non approvare, ovvero una «norma fotografia», una «legge provvedimento», riferita alle vittime di Kindu.
Era l'unica possibilità, però, in quel momento, nello scorcio della legislatura, di affrontare e risolvere la situazione veramente Pag. 7inaccettabile verificatasi. È così entrata in vigore la legge 20 febbraio 2006, n. 91, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 62 del 15 marzo 2006: sottosegretario Rosato, sa perché leggo queste date, oltre che per rievocazione storica? Perché chiedo a lei, come rappresentante del Governo, di farsi carico dell'attuazione di tale legge. Lei, infatti, ha poc'anzi svolto un intervento brevissimo che ho totalmente condiviso e che fa onore non solo al Governo pro tempore ma anche, come sempre, a lei personalmente, sempre molto attento a tali problematiche. Mi sono annotato il suo intervento, che peraltro risulterà anche dal resoconto stenografico; ebbene, lei ha dichiarato che la proposta di legge attualmente in discussione sarà un segnale importante anche per i familiari delle vittime. Condivido. Però, vorrei segnalare a questo Governo che all'inadempienza dell'Esecutivo precedente, per alcuni mesi - due mesi e mezzo, forse tre -, si sta aggiungendo l'inadempienza del Governo attuale. Io la prego di prendere nota; legge 20 febbraio 2006, n. 91: la data del 20 febbraio le dice qualcosa? Siamo al 5 dicembre, ma la legge non è stata attuata; eppure, si tratta di un provvedimento che ha la copertura finanziaria, anche per il 2006 e per gli anni successivi. È una copertura finanziaria individuata dal Tesoro e dalla Commissione bilancio della Camera, peraltro all'epoca del Governo precedente. La legge, però, non è stata attuata.
Nel mese di settembre scorso ho presentato un'interrogazione al riguardo, un'interrogazione a risposta scritta per evitare di fare polemiche in Assemblea e per non tornare sempre su tali argomenti; sembra, infatti, quasi una persecuzione mentale dovere, ogni volta, tornare sugli stessi aspetti. Tuttavia, non ho avuto risposta al mio atto di sindacato.
Non chiedo ora a lei una risposta immediata che non sarebbe in grado di darmi, neanche in sede di eventuale replica. Le chiedo però, considerato che ha prestato attenzione al mio intervento, di prendere nota di tutto ciò. La competenza su tali materie, dal punto di vista istituzionale, credo sia del Ministero della difesa e, per l'aspetto finanziario, del Ministero dell'economia e delle finanze; lei, però, è persona che valorizza la collegialità del Governo. Si faccia carico del problema senza che debba presentare un'altra interrogazione, in ipotesi in sede di question time: dovrei in tal caso dichiarare, di fronte a qualche milione di italiani, che il Parlamento ha approvato una legge, per la quale sono state anche stanziate le risorse, ma che poi non è stata applicata, a distanza di sette o otto mesi.
Ebbene, la ragione per la quale noi dobbiamo giustamente - ed il collega Giovanardi l'ha ricordato - ritornare su tali questioni non risiede soltanto nel fatto che meritoriamente la collega Mazzoni ha comunque ripresentato la proposta, sia pure non adeguandola tecnicamente. La collega ha comunque compiuto l'atto politico di riproporre in questa legislatura il progetto di legge di carattere generale volto ad estendere ai fatti avvenuti all'estero l'applicazione delle norme sui benefici delle vittime del terrorismo. Invero, però, la ragione di tornare sull'argomento risiede anche nella circostanza che in sede di Commissione affari costituzionali, e devo darne atto al presidente Violante ed a tutti i gruppi - e, peraltro, devo dare atto di tale atteggiamento anche al Presidente Bertinotti e ai presidenti di tutti i gruppi riuniti in sede di Conferenza dei capigruppo -, si è deciso di esaminare tempestivamente la materia. Devo riconoscere che, malgrado i ritardi del legislatore in tale ambito, la circostanza fa onore al Parlamento, al Governo ma anche a tutti i parlamentari di maggioranza e di opposizione.
Bene ha fatto, a mio avviso, il presidente della Commissione ad attribuire ad un parlamentare dell'opposizione, allora maggioranza, quando si votò la legge riguardante Nassiriya, il ruolo di relatore in questa materia, proprio per fare emergere con forza che il Parlamento si divide su mille temi, fisiologicamente e democraticamente, ma su determinate questioni è Pag. 8pressoché (ma credo di poter eliminare anche il termine «pressochè») unanime e convergente.
Il provvedimento in oggetto, che ci accingiamo ad approvare in prima lettura (mi auguro che anche il Senato possa approvarlo tempestivamente), supera il divieto di retroattività rispetto alle vicende avvenute all'estero e lo fa con una dizione necessariamente limitativa. Infatti, la proposta della I Commissione, giunta in Assemblea, ripristina la data del 1o gennaio 1961 anche per gli eventi verificatisi all'estero, ma dei quali siano state vittime i cittadini italiani residenti in Italia al momento dell'evento. Questo perché, altrimenti, ci troveremmo di fronte al rischio dell'impossibilità tecnica ed economica di calcolare una qualunque copertura di questa proposta di legge e alla possibilità di un'estensione indeterminata, in quanto (questo è un fatto molto bello, ma, quando si verificano le tragedie, diventa un fatto molto brutto), nel mondo, vi sono milioni di italiani residenti all'estero, iscritti all'AIRE.
Quindi, opportunamente, se non ricordo male, su suggerimento del presidente Violante, accolto dal relatore e dall'intera Commissione, è stato inserito un secondo articolo (oltre al terzo, riguardante l'entrata in vigore, che è immediata; la legge entra in vigore il giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale), con il quale si prevede che il Governo presenti al Parlamento, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, una relazione concernente l'individuazione dei cittadini italiani vittime degli atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, compiuti fuori dal territorio nazionale dal 1o gennaio 1961, non residenti in Italia al momento di tali eventi.
Questa è una problematica che, nel dibattito, in I Commissione, il collega Zaccaria più volte ha sollevato. Il suggerimento del presidente Violante, accolto dal relatore Giovanardi ed inserito nel provvedimento e non semplicemente in un ordine del giorno, fa capire che il Parlamento è consapevole che vi sono aspetti più vasti e più complessi, che forse andranno affrontati, ma che, comunque, vanno valutati e conosciuti.
Se questo provvedimento, nel giro di poche settimane (pochi giorni o poche ore qui alla Camera e, mi auguro, poche settimane al Senato), entrerà in vigore, se il Governo ed i suoi apparati, tempestivamente, provvederanno, noi potremmo dare finalmente giustizia sotto questo profilo. Nessuno, infatti, restituisce la vita alle persone morte; nessuno restituisce pezzi del proprio corpo a persone vive che, però, hanno perso i propri cari in attentati (conosco personalmente alcune di queste persone), tuttavia, si potrà realizzare almeno un atto di equità nell'ambito dei benefici che lo Stato italiano prevede per le vittime del terrorismo, anche per quanti siano state vittime di attentati all'estero, ma residenti in Italia al momento dell'evento.
Non sarà facile, signor sottosegretario Rosato. Il Governo dovrà compiere un lavoro difficile, ma noi non staremo a contare un giorno in più o un giorno in meno. È un lavoro che occorre mettere in cantiere, almeno una sua ricognizione. Potrei citare gli eventi che il collega Giovanardi ha evocato soltanto allusivamente, i desaparecido, le vicende terribili che si sono verificate in America Latina e in altri paesi del mondo, che hanno visto vittime i cittadini italiani, ma residenti all'estero; nessuno è in grado di dire quante e dove siano. Non è detto che il Parlamento ed il Governo italiano debbano intervenire. Probabilmente, devono farlo il Parlamento ed il Governo dei paesi dove risiedevano questi cittadini e dei cui atti di terrorismo di Stato, in molti casi (pensiamo ai desaparecido), sono rimasti vittime. Chiediamo almeno che il Parlamento italiano ne possa avere consapevolezza, attraverso una relazione del Governo. Ciò sarà utile.
Concludo il mio intervento, augurandomi che questa proposta di legge, come sta emergendo anche nel corso del dibattito, possa essere approvata rapidamente ed in modo unanime.
Mi auguro, signor rappresentante del Governo - anzi ne sono certo perché la Pag. 9conosco bene anche personalmente -, che sia dato risalto alla straordinaria manifestazione militare, civile e della popolazione alla quale ho partecipato con molta emozione. Infatti, anche grazie ad una legge del febbraio scorso, relativa ad una vicenda limitata ma gravissima, la tragedia di Kindu (che ha riguardato il nostro paese in missione ONU), è stata rievocata due giorni fa - come ogni anno - a Montevarchi, in provincia di Arezzo, unico posto in Italia dove ciò avviene, salvo altri aspetti rituali. Raramente si vede una così straordinaria partecipazione della cittadinanza, dei carabinieri e delle amministrazioni comunali, oltre al sindaco di Montevarchi insieme a molti altri amministratori comunali. Insomma, si è trattato di una partecipazione popolare. Cerimonie di questo genere, come quella che si è tenuta domenica 3 dicembre a Montevarchi, sono dedicate a tutte le vittime italiane delle missioni umanitarie all'estero. In occasione di quell'incontro è arrivato un messaggio di umanità, di pace, di giustizia, di serenità, di rapporto fiducioso tra società e istituzioni. Mi auguro che tale fiducia possa essere ben riposta anche a questo riguardo.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per esprimere la posizione favorevole di Forza Italia a questa proposta di legge, già dalle prime battute della discussione generale, che mira a sottolineare - ancora una volta -, l'importanza in termini di valore civile della legge del 2004 relativa ai benefici per le vittime del terrorismo, che il provvedimento ora in discussione mira a modificare per colmare delle lacune che ha già evidenziato la stessa legge del 2004.
La discussione in Commissione è stata soprattutto caratterizzata non tanto da posizioni di diversità culturale o politica tra le forze, ma dalle disponibilità di risorse finanziarie destinate alla copertura stessa del provvedimento.
Il compromesso raggiunto allo stato è soddisfacente. Ovviamente, nei lavori d'aula occorre, in generale, tener conto delle legittime pretese da corrispondere per il dolore ed il risarcimento delle vittime del terrorismo in senso lato, ma anche delle esigenze di carattere finanziario. Per questi motivi, il compromesso che è stato raggiunto è importante. Pertanto, voglio rivolgere un ringraziamento al relatore e alla Commissione affari costituzionali.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei deputati Bocchino e Adenti, iscritti a parlare. Per il carattere della discussione, la Presidenza sarebbe anche disponibile a non applicare rigidamente il criterio della decadenza, dopo la constatazione dell'assenza in aula del deputato iscritto a parlare; tuttavia non possiamo sospendere la seduta, considerato che i predetti deputati erano gli ultimi due iscritti a parlare.
Pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.