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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Osservazioni pubblicate da L'Osservatore Romano e dall'agenzia Sir sull'annunciato disegno di legge del Governo in tema di unioni di fatto - n. 3-00478)
PRESIDENTE. L'onorevole Poretti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00478 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).
DONATELLA PORETTI. Signor Presidente, signor ministro, con la presente interrogazione chiedo di sapere lo stato dei fatti e dei rapporti tra il nostro Governo e lo Stato Vaticano, in particolare con riferimento alla vicenda del preannunciato disegno di legge sulle unioni di fatto, preannuncio che è bastato per scatenare le ire d'Oltretevere: «carattere ipocrita di queste iniziative» e «menzogne» sono state le parole usate da L'Osservatore Romano; «capriccio», quelle del cardinale Alfonso Lopez Trujillo, Presidente del Consiglio vaticano per la famiglia; «preoccupazioni per cose che non sono priorità del paese» quelle dell'agenzia stampa Sir, promossa dalla Conferenza episcopale italiana.
A fronte di ciò, molte sono state le rassicurazioni fatte pervenire, anche tramite la stampa, al Vaticano. Vorrei chiedere se esistono passi diplomatici fatti dal Vaticano nei confronti del Governo e se non si ravvede il tentativo di intromissione e di condizionamento, ancor più pericoloso perché condotto da uno Stato estero non democratico e teocratico, nelle decisioni di uno Stato democratico e non confessionale qual è il nostro.
PRESIDENTE. Il ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, ha facoltà di rispondere.
ROSY BINDI, Ministro per le politiche per la famiglia. Presidente, ferme restando le attribuzioni del ministro degli affari esteri in ordine ai rapporti fra gli Stati sovrani, e in questo caso fra il nostro paese e la Santa sede, credo di poter affermare che le posizioni alle quali si fa riferimento nell'interrogazione in esame sono state espresse da organi di stampa e come tali non riconducibili alla materia dei rapporti internazionali, bensì riconducibili a quelli che potremmo definire la libera manifestazione del pensiero e che chiamano in causa il rapporto tra lo Stato italiano, le sue istituzioni e la cultura cattolica.
In tal senso, credo di poter affermare che il Governo italiano si ispira al principio supremo della laicità dello Stato nell'interpretazione che costantemente viene data dalla Corte costituzionale, a partire dalla sentenza n. 203 del 1989, la quale fra l'altro afferma che la laicità dello Stato implica non indifferenza dello Stato dinanzi alle religioni, ma garanzia dello Stato stesso per la salvaguardia della libertà di religione in regime di pluralismo confessionale e culturale. In questa prospettiva, il dialogo con la cultura cattolica da parte delle istituzioni e del Governo, di quella cultura che sicuramente è costitutiva della nostra Carta costituzionale, come uscita dall'Assemblea costituente ed è un patrimonio forte e vivo della vita del nostro paese, non è soltanto proficuo e opportuno, ma risponde alle esigenze più intime dello Stato laico nell'accezione costituzionale appena ricordata. È un dialogo che, anche alla luce del Concilio Vaticano II, va ricordato come quello tra due istituzioni che hanno reciproca sovranità, una missione propria, religiosa, quella della Chiesa, e civile, quella dello Stato e della comunità politica, ma che tra di loro devono dialogare e collaborare nella ricerca del bene comune e nel servizio alla dignità della persona umana.
Vorrei rassicurare qui l'interrogante che il Governo attuerà il proprio programma, quello con il quale ha vinto le elezioni, nella consapevolezza che ciò rappresenti un sereno punto di incontro del pluralismo culturale ed etico del nostro paese, nonché l'attuazione della nostra Carta costituzionale, quella sì - non soltanto l'agenzia di stampa Sir - che riconosce un plusvalore alla famiglia fondata sul matrimonio fino a parlare esplicitamente di diritti della famiglia, ma al tempo stesso riconosce e tutela i diritti delle persone, come singoli e nelle formazioni sociali, e quindi come tali facenti parte anche di unioni civili o di convivenze di fatto, ai quali legano i loro rapporti affettivi.
PRESIDENTE. L'onorevole Poretti ha facoltà di replicare.
DONATELLA PORETTI. La ringrazio della risposta e mi dichiaro soddisfatta in merito alla rassicurazione che il Governo non intende farsi dettare la linea politica dal Vaticano. La ringrazio anche per le parole circa il necessario dialogo con alcune religioni, non credo, infatti che solo quella cattolica sia da prendere in considerazione, ma sicuramente anche le altre fedi e religioni che vengono professate in Italia.
Colgo anche l'occasione per ricordare che, comunque, noi continueremo a vigilare e a seguire con attenzione queste vicende, auspicando che tale atteggiamento di indipendenza e di netta separazione, tra il proprio credo e le leggi dello Stato, valga anche per altre materie e per altre leggi che dovremo accingerci ad affrontare in materia di bioetica, in particolare riguardo al testamento biologico, all'eutanasia, all'accanimento terapeutico, all'aborto, alla ricerca scientifica e alle parole di ieri del Capo della Chiesa cattolica romana, Benedetto XVI.
Nelle sue parole, intravedeva addirittura un attentato alla pace, in una serie di comportamenti che sono normati dalle nostre leggi o che potrebbero esserlo in futuro: aborto, ricerca sugli embrioni, eutanasia.Pag. 40
Vigileremo su questo, anche perché è proprio di oggi la notizia di una protesta ufficiale del Vaticano contro il nostro Governo, in merito al lancio dei volantini durante il passaggio di Papa Benedetto XVI per le strade di Roma, volantini lanciati dalle finestre della redazione del quotidiano il manifesto; essi recitavano: Papa, lasciarci in pacs.
Crediamo che la libertà di parola valga per tutti, anche per chi, lanciando i volantini, ha sentito il bisogno di ricordare che siamo in uno Stato non confessionale, democratico, e non in uno Stato teocratico e non democratico.