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Informativa urgente del Governo sul grave incidente avvenuto nelle acque dello stretto di Messina (ore 9,15).
(Intervento del ministro dei trasporti)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, riferirò sull'incidente avvenuto ieri l'altro nello stretto di Messina, dividendo il mio intervento per parti: effettuerò, dapprima, una ricostruzione dell'evento, per come finora è stata possibile; successivamente, illustrerò una valutazione della scena del disastro, compiuta a vista, ieri mattina, da me personalmente, insieme alle autorità preposte; in seguito, svolgerò una analisi tecnica dell'incidente; infine, affronterò il tema generale della sicurezza.
Anzitutto, signor Presidente, mi sia consentito esprimere, a nome del Governo e mio personale, il più sentito cordoglio per le quattro vittime dell'incidente: il comandante dell'aliscafo Sebastiano Mafodda, il direttore di macchina Marcello Sposito, il motorista Domenico Zona e il marinaio Lauro Palmiro.
La collisione si è verificata alle ore 17,53 del giorno 16 gennaio 2007 ed ha interessato l'aliscafo, altrimenti definito monocarena, delle Ferrovie dello Stato - in particolare, in questo momento, contrassegnato dalla denominazione Pluvia -, denominato Segesta Jet ed un mercantile denominato Susan Borchard, iscritto nei Pag. 2registri di Antigua e Barbuda. A bordo dell'aliscafo vi erano circa 150 passeggeri. Si tratta di una macchina di circa cinquanta metri di lunghezza e velocità massima di 30 nodi, che effettua regolarmente il servizio tra Messina e Reggio Calabria.
La dinamica dell'incidente - come ho accennato - ancora non è stata studiata nei dettagli. I due natanti, in questo momento, sono ricoverati nel porto di Messina. Attualmente, in base alla analisi a vista di quanto avvenuto, si può affermare che il mercantile Susan Borchard ha investito l'aliscafo sulla fiancata di dritta, aprendo uno squarcio di diversi metri, all'altezza della plancia di comando. Questa è la ragione dell'immediato decesso dei membri dell'equipaggio, che erano alloggiati nella medesima plancia. Come ho ricordato, i morti sono stati quattro ed il numero complessivo dei feriti è di circa cento, sei dei quali, in questo momento, in condizioni gravi (da «codice rosso», secondo la definizione clinica). Ventuno feriti sono ricoverati presso il Policlinico dell'università di Messina, altri venticinque presso l'ospedale Papardo e ulteriori ventuno presso l'ospedale Piemonte. Altri ventuno feriti si trovano negli Ospedali riuniti di Reggio Calabria.
Per quanto riguarda la valutazione a vista della scena, ieri ho effettuato un sopralluogo nel porto di Messina, unitamente al comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Dassatti, a tecnici delle Ferrovie dello Stato, ad altri componenti delle strutture locali e a rappresentanti della prefettura.
Alcuni fatti sono abbastanza evidenti: vorrei riferirli.
Nella drammaticità dell'incidente, che ha determinato appunto quattro morti e cento feriti, vi è stata una casualità che ha impedito che esso si trasformasse in una vera e propria ecatombe, nel senso che se l'impatto fra la Susan Brochard e la Segesta Jet fosse avvenuto qualche metro più a poppa o qualche metro più a prua avrebbe investito in pieno le sale dei passeggeri, dove appunto erano distribuiti circa 150 passeggeri.
Devo riferire che vi è stata una assoluta prontezza e professionalità da parte delle forze che sono intervenute a soccorso, realmente nei minuti immediatamente successivi all'incidente. Mi riferisco in particolare ai corpi della Guardia costiera, dei vigili del fuoco, della polizia, dei carabinieri, della Guardia di finanza e della protezione civile, che hanno operato con il coordinamento delle due prefetture di Reggio Calabria e di Messina.
Anche qui va detto che alla prontezza e alla efficacia di questi soccorsi dobbiamo il fatto che non ci siano state conseguenze ulteriori.
Teniamo presente che, subito dopo l'incidente, queste 150 persone si sono trovate sole, nel senso che l'equipaggio non esisteva più, e quindi esse erano prive di qualunque assistenza di carattere professionale a bordo.
L'allarme è stato lanciato da un passeggero, non sappiamo esattamente da chi ancora in questo momento, e questo ha messo in moto la macchina dei soccorsi che, come ho detto, si è dimostrata estremamente efficace.
Altrettanto efficace si è dimostrata la «macchina sanitaria». I feriti, una volta arrivati sulla banchina del porto di Messina, sono stati distribuiti nelle varie strutture sanitarie e ieri, parlando anche con molti di loro, ho sentito parole di apprezzamento per la tempestività e l'efficacia di questi interventi.
Per quanto riguarda l'analisi tecnica dell'incidente, l'esame dei tracciati che sono disponibili presso la Guardia costiera inizierà oggi, il che permetterà, mi auguro nell'arco di poche settimane, di arrivare ad una ricostruzione esatta dell'evento e alla ricerca e anche alle indicazioni di quelle che possono essere state le motivazioni. Questo fermo restando la indipendenza dell'inchiesta di carattere giudiziario che è stata avviata e che investe contemporaneamente le due procure di Reggio Calabria e di Messina.
Posso dire, vi ripeto, da una analisi a vista e da un breve scambio di opinioni che ci è stato ieri, che l'incidente è avvenuto in una condizione di assoluta normalità Pag. 3di condizioni meteorologiche e di stato del mare. È avvenuto tra questa nave, la Susan Brochard, che procedeva da nord verso sud, quindi era entrata nello stretto di Messina venendo dal Tirreno ed era diretta verso sud, nel mare Ionio. La destinazione finale era Israele. La Segesta, partita da Reggio Calabria, era diretta al porto di Messina.
Sulla scena dell'impatto, nei momenti immediatamente precedenti all'impatto stesso, era presente una terza nave, questo è stato appurato con certezza: una nave della flotta Caronte, la Zancle, partita dallo scalo di Tremestieri e diretta a Villa San Giovanni.
Anche qui, da una ricostruzione di testimonianze, si è potuto appurare, per quello che può valere in questo momento, che l'incrocio fra la Zancle e la Segesta era avvenuto a poppa della Zancle stessa, quindi la Zancle sarebbe sfilata davanti alla Segesta e, una volta liberato il teatro dalla presenza di questa nave, la Segesta si sarebbe trovata in rotta di collisione con la Susan Brochard.
Non più di tanto è possibile attribuire anche per quanto riguarda i diritti di precedenza, che sono regolati da norme variabili, nel senso che il criterio generale è quello per il quale i mezzi in attraversamento (quindi quelli che vanno da una costa all'altra) hanno, di regola, la precedenza sugli altri, ma questa regola può essere cambiata in condizioni particolari.
Il tutto è regolato da una postazione di controllo a terra, a Messina, che non possiamo sapere se e in che termini sia intervenuta.
Per le navi che attraversano lo stretto è prevista l'assistenza di un pilota, che sale a bordo e accompagna le navi superiori a 5 mila tonnellate fino all'uscita, ma la Susan Brochard non superava tale stazza.
La Segesta ha caratteristiche di naviglio molto avanzate: è una nave costruita nel 1999 e aveva avuto l'ultima manutenzione nel maggio dell'anno scorso, per cui occorre presumere che fosse in buone condizioni. Non sappiamo molto della Susan Brochard, che tuttavia è una nave abbastanza nuova, costruita nel 1995.
L'ultimo aspetto riguarda il problema della sicurezza, problema che è stato discusso subito dopo l'incidente. Ricordo che stiamo parlando di una delle aree più trafficate del Mediterraneo, che rappresenta la rotta principale nord-sud e viceversa, dal Mediterraneo orientale e dal nostro paese verso il continente europeo. In quel tratto il traffico marittimo è aumentato notevolmente dopo l'entrata in funzione dello scalo porta-container dello scalo di Gioia Tauro, il che ha provocato una intersezione delle rotte in quel tratto.
Tuttavia il sistema generale, che sovraintende alla sicurezza sia degli impianti fissi sia delle procedure, è secondo noi efficiente e ciò è dimostrato dal fatto che incidenti di questo tipo non si erano mai verificati negli anni precedenti nello stretto. Si erano verificati incidenti di portata assai minore, senza vittime e l'ultimo di cui si ha memoria, avvenuto venti anni fa, coinvolse due navi mercantili, una in attraversamento da nord e l'altra da sud, una delle quali sbagliò una manovra, con un bilancio di tre morti.
Detto questo, non possiamo dire in linea generale che le misure di sicurezza che sovraintendono alla navigazione dello stretto siano inadeguate. Certamente è vero che queste misure sono state progettate e realizzate precedentemente a questo aumento tumultuoso del traffico e che quindi è necessario adeguare questi strumenti alla realtà attuale.
Di questo abbiamo inizialmente discusso nella sede della prefettura di Messina e di Reggio Calabria e abbiamo convenuto di convocare a breve una riunione di tutte le componenti interessate - dalle amministrazioni comunali delle città di Messina, Reggio Calabria e Villa S. Giovanni alle prefetture, alle province e alle due regioni - con il coinvolgimento di tutti i soggetti legati alla navigazione nello stretto - dagli armatori, agli enti di controlli fino alla Guardia costiera, che detiene il sistema VTS di controllo della navigazione - per discutere quali misure mettere in campo per ampliare le misure di sicurezza.