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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2114).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Forza Italia e L'Ulivo ne hanno chiesto l'ampliamento, senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto altresì che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, deputata Amici, ha facoltà di svolgere la relazione.
SESA AMICI, Relatore. Grazie, signor Presidente. Il decreto-legge di cui si chiede la conversione e che riguarda la proroga dei termini previsti da alcune disposizioni legislative è un testo che quest'Assemblea ha esaminato più volte nel corso delle varie legislature. Del resto, siamo convinti (ed è una convinzione che credo appartenga all'intera Commissione affari costituzionali) che il disegno di legge al nostro esame abbia accolto, anche se in misura parziale, una delle richieste che avevamo avanzato nel corso dell'esame di un provvedimento molto simile, nel quale si invitava il Governo a riflettere con attenzione, sulle procedure che poneva in essere, soprattutto con riferimento ai decreti-legge «mille proroghe». Infatti, nel corso del tempo questi provvedimenti «mille proroghe» si sono risolti in un tentativo mal riuscito che, anche dal punto di vista legislativo, in qualche modo, ha inficiato l'uso della legislazione sulla quale siamo chiamati a discutere.
Sulla base di questa idea (che si è tradotta anche in un ordine del giorno, approvato e concordato con il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Chiti), rileviamo che l'articolato, pur presentando, così come è stato rilevato dal Comitato per la legislazione, una eterogeneità di materie (gli articoli sono 7, compreso quello riguardante l'entrata in vigore e la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale), contiene una finalità comune, ossia la previsione della proroga di termini.
Nel corso dell'esame in Commissione, sono state approvate diverse proposte emendative che esamineremo nel corso del dibattito. A me, oggi, spetta il compito di continuare ad auspicare che si compia ancora uno sforzo, al quale tutti siamo chiamati, per rendere più agevole la discussione in Parlamento ed evitare di mettere l'Istituzione, - a fronte di provvedimenti riguardanti questioni sostanziali legate all'agire politico e governativo - nell'impossibilità di assumere delle determinazioni (nell'assenza del rispetto dei termini di conversione dei decreti-legge, e con riferimento all'acquisizione da parte della legislazione), e di fronte alla richiesta continua al Parlamento, almeno a scadenza annuale, di un provvedimento di simil fatta. Purtuttavia, all'interno di questo quadro, sono presenti diversi articoli riguardanti la proroga di termini.
L'articolo 1 riguarda, infatti, il personale universitario docente e non docente che presta attività in regime convenzionale con il Servizio sanitario nazionale. In particolare, si riferisce ad una norma in relazione al limite del 90 per cento delle spese da parte dello Stato, riguardante il personale universitario che opera in convenzione con l'azienda sanitaria locale.
Il comma 2 dell'articolo 1, riguarda il settore infermieristico e tecnico. Si tratta di una carenza denunciata nel corso del tempo, alla quale si sopperisce attraverso una serie di misure, tra cui quella di prorogare di cinque mesi, ossia sino al 31 maggio 2007, gli interventi previsti dal decreto-legge n. 402, che avviene attraverso misure diverse: la riammissione in servizio dei pensionati, la stipula di contratti a tempo determinato, la previsione di prestazioni orarie aggiuntive presso le aziende sanitarie locali e le aziende ospedaliere, le residenze assistenziali nelle case di riposo.
Vorrei ricordare che, in questo comma, si prevede la possibilità per regioni di provvedere attraverso tutti questi strumenti,Pag. 4salva la compatibilità economica che è stata stabilita nel rapporto della Conferenza Stato-regioni.
Il comma 3, invece, proroga al 30 aprile del 2007 le disposizioni riguardanti il personale del Ministero degli affari esteri, di cui all'articolo 28, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273.
Ci troviamo di fronte ad una disposizione che riguarda un processo giurisdizionale avviato attraverso un ricorso riguardante l'assunzione di personale di seconda fascia (dirigenti di seconda fascia). Questa proroga riguarda non l'insieme delle amministrazioni statali, ma esclusivamente il Ministero degli affari esteri, soprattutto alla luce degli impegni di tipo internazionale cui è chiamato a rispondere questo Ministero.
Il comma 5 dispone che, in attesa del riordino del Consiglio nazionale delle ricerche, i direttori degli istituti dell'ente restano in carica fino al 30 giugno 2007, sospendendo, fino a tale data, le procedure concorsuali destinate al rinnovo dei predetti incarichi. Anche su questo, vi è stata una discussione in Commissione. A me corre l'obbligo di ricordare il livello con cui si determina la struttura del CNR, che avviene per dipartimenti; i direttori sono scelti attraverso una selezione e alla luce di questo argomento è stato approvato un ordine del giorno dal Senato ed è stato assunto da parte Governo l'impegno ad operare attraverso una delegificazione. Come risulta, anche dalla relazione governativa che accompagna il testo di legge, ci pare che questa sia una proroga che risponda ad un processo di ristrutturazione dell'insieme dell'ente.
Il comma 6, invece, prevede che, come per il 2006, anche per l'anno 2007 - è stato approvato un emendamento in sede di Commissione - i possessori di laurea conseguita secondo gli ordinamenti didattici antecedenti la riforma del 1999 svolgeranno le prove degli esami di Stato in base al vecchio regime. Anche questo caso, si tratta di andare incontro a una esigenza che si era determinata, a seguito dell'approvazione della cosiddetta legge Moratti, per quei corsi di studio ancora non completati. In altri termini, si intende dare la possibilità di svolgere l'esame di abilitazione a norma del testo in vigore precedentemente a tale riforma.
L'articolo 2, comma 1, prevede la proroga fino al 31 dicembre 2007 del termine previsto per la denuncia dei pozzi e per la presentazione delle domande di riconoscimento o di concessione preferenziale.
Il comma 2 fissa al 30 giugno 2007 il termine per l'iscrizione degli operatori del settore ortofrutticolo alla banca dati nazionale prevista da un regolamento comunitario. Questo è uno degli ambiti nei quali è intervenuta maggiormente la legislazione europea. L'esigenza è quella non soltanto di rispettare le norme comunitarie, ma anche di dare alla filiera dell'ortofrutta la possibilità concreta di predisporsi al meglio rispetto alle indicazioni contenute nella normativa comunitaria. In tal modo, il nostro paese può mettersi in regola in uno degli ambiti nei quali più frequentemente è stato oggetto di procedure di infrazione da parte della Comunità europea.
Il comma 3 reca le disposizioni concernenti il pagamento dei contributi o premi previdenziali e assistenziali e gli adempimenti e versamenti tributari da parte degli allevatori avicoli, delle imprese di macellazione e trasformazione di carne avicola.
Il comma 4 estende a qualsiasi emergenza si verifichi nel settore zootecnico i compiti attribuiti al commissario straordinario per la BSE. Anche su questo argomento, in sede di Commissione si è aperta una discussione, con particolare riguardo alle funzioni e ai compiti attribuiti al commissario medesimo, essendosi determinata una situazione, per così dire, di interruzione, a causa della cosiddetta infezione detta della lingua blu. Vorrei anche ricordare, in questa sede, che, in base alla delega, i poteri del commissario sono estesi a qualsiasi tipo di emergenza zootecnica. Questo è uno degli ambiti nei quali si determinano spesso situazioni non prevedibili che compromettono la possibilità da parte del commissario di continuare a svolgere le proprie funzioni.
Il comma 5 proroga al 31 luglio 2007 il termine per l'iscrizione nel registro deiPag. 5fertilizzanti o nel registro dei fabbricanti di fertilizzanti. Tutte queste disposizioni, com'è evidente, riguardano la materia agricola.
L'articolo 3, comma 1, prevede la proroga del termine di entrata in vigore della disciplina sulla sicurezza degli impianti.
Il successivo comma 2 è relativo al completamento degli interventi infrastrutturali necessari a garantire l'integrale attuazione della convenzione tra l'Italia e la Francia riguardante il tratto situato in territorio francese di una linea ferroviaria.
Il comma 3 dispone che i verbali di concordamento dell'indennità di espropriazione e di rinuncia a qualsiasi pretesa connessa alla procedura di esproprio, relativi alla realizzazione degli interventi statali per l'edilizia a Napoli, conservino la loro efficacia indipendentemente dall'emanazione del decreto di esproprio. Questa norma è posta a salvaguardia anche di molte amministrazioni locali interessate da procedure che comportano il pagamento di indennità, rendendo efficace solo quanto concordato, con minori oneri da parte delle amministrazioni pubbliche.
Il comma 4 proroga al 30 aprile 2007 il termine per il completamento degli investimenti per gli adempimenti relativi alla messa a norma delle strutture ricettive. Anche a questo riguardo, in sede di Commissione era stata avanzata una richiesta di chiarimenti a seguito della lettura molto attenta del parere espresso dalla stessa Commissione. In tale parere si invita il Parlamento a non andare oltre la proroga, proprio per mettere il settore del turismo in condizione di rispettare gli obblighi di messa in sicurezza di una serie di strutture ricettive. Nell'ambito di questo ragionamento, abbiamo ritenuto di non accogliere una serie di emendamenti che, pure, erano stati presentati dai membri della Commissione, proprio in vista del parere che la medesima Commissione aveva espresso.
L'articolo 4, al comma 1, proroga alcuni dei termini previsti dal decreto-legge n. 223 del 2006 per il riordino di commissioni, comitati ed altri organismi.
Il comma 2, riguardante una serie di riordini del Consiglio superiore delle comunicazioni, viene soppresso sulla base di una condizione esplicita posta dal Comitato per la legislazione, perché riguarda una materia che già in qualche modo produce al proprio interno una serie di disposizioni legislative.
Il comma 3 proroga la vendita dei prodotti farmaceutici ed omeopatici prodotti prima del 31 dicembre 2005, che non recano il nome commerciale in caratteri Braille.
Qui si è voluto tenere conto da un lato di un eccesso di produzione di farmaci, che quindi potranno continuare ad essere messi in vendita fino ad esaurimento delle scorte (e questo per non danneggiare questo settore), dall'altro del fine di salvaguardare le persone non vedenti. Queste persone, qualora si rechino in farmacia e non trovino disponibili questi prodotti con i caratteri Braille, avranno diritto ad avere i medesimi farmaci con i caratteri in rilievo e sarà compito dello stesso farmacista e delle ditte produttrici farli recapitare al più presto.
Il comma 4 estende al 2007 l'applicazione del tetto di incremento del 20 per 100 del diritto annuale dovuto alle Camere di commercio dalle imprese iscritte, annotate nel Registro delle imprese.
L'articolo 5 prevede, al comma 1, una proroga dei termini relativi a una serie di adempimenti previsti dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 151 del 2005, in materia di riduzione delle sostanze pericolose delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Il comma 2 proroga al 31 luglio 2007 l'entrata in vigore della parte seconda del decreto legislativo n. 152 del 2006, relativo alla materia ambientale, alla valutazione di impatto ambientale, al VAS e all'IPC (che rappresentano alcune delle sigle impiegate, derivanti da acronimi inglesi).
L'articolo 6, al comma 1, proroga al 28 febbraio 2007 il termine per l'approvazione del regolamento sul trattamento dei dati sensibili e giudiziari da parte di pubbliche amministrazioni.Pag. 6
Il comma 2 autorizza il Ministero dell'economia e delle finanze a rinnovare fino al 31 maggio 2007 gli accordi stipulati con l'INPS relativi alla procedura di riliquidazione degli indennizzi ai cittadini della cosiddetta ex Jugoslavia.
Il comma 3 proroga dal 1o gennaio 2007 al 31 dicembre 2008 il termine di decorrenza del divieto di conferimento in discarica dei rifiuti con un potere calorifico superiore ai 13 mila kilowatt.
Il comma 4 estende ai cittadini dell'Unione europea la possibilità di usufruire del programma di protezione sociale. Questo era previsto dal testo del Governo, poi emendato, in quanto interveniva all'interno di una disposizione di rango diverso, ovvero il Testo unico sull'immigrazione. È stato quindi accolto un emendamento proposto da parte del Comitato per la legislazione, che inserisce la disposizione all'interno di una cornice assai più legittima.
Il programma di protezione sociale rimane fondamentale, anche per il fatto che oggi siamo di fronte a nuovi cittadini: dal primo gennaio esso riguarda i cittadini di paesi come la Romania, che sono gli attuali soggetti che maggiormente usufruiscono del programma di protezione sociale per gli stranieri vittime di violenza e di sfruttamento.
Il comma 5 dispone il mantenimento in bilancio per il 2007 delle somme stanziate per la costituzione degli sportelli unici all'estero, non impegnate entro il 31 dicembre 2006, ai fini della loro riassegnazione allo stato di previsione del Ministero del commercio internazionale, in favore dell'Istituto nazionale per il commercio estero. Anche su questo comma è intervenuta una modifica approvata in Commissione, sollecitata dalla Commissione attività produttive, che commenteremo poi nel corso del dibattito.
Il comma 6 autorizza l'Ente nazionale per l'aviazione civile ad utilizzare le risorse di parte corrente derivanti da trasferimenti statali relativi all'anno 2006 e disponibili in bilancio, ad eccezione delle somme destinate a spese obbligatorie, anche per far fronte a spese di investimento per gli aeroporti.
Il comma 7 fissa al primo febbraio 2007 la decorrenza degli effetti derivanti dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del regolamento ISVAP, concernente il Registro unico elettronico degli intermediari assicurativi, di miglioramento alle disposizioni in esso contenute e a quelle immediatamente connesse, che ne presuppongano l'avvenuta entrata in vigore.
Il comma 8 fissa al 30 marzo 2007 il termine ultimo per l'emanazione del regolamento di utilizzazione del fondo per misure di accompagnamento alla riforma dell'autotrasporto merci e per lo sviluppo della logistica, istituito dalla legge finanziaria per il 2006.
L'articolo 7 dispone l'entrata in vigore del decreto-legge.
Come annunciato in maniera molto sintetica, nel corso dei lavori in Commissione sono state approvate una serie di proposte emendative, che dunque costituiscono corpo complessivo per la nostra discussione. Ho richiamato alcune di tali modifiche nel corso della relazione, altre sono invece relative ad una serie di commi aggiuntivi, quali i commi 8-sexies, 8-septies ed 8-octies, riguardanti l'abrogazione di una serie di termini in alcune delle materie già richiamate nel decreto con una formulazione assai diversa. In particolare, il comma 8-septies riguarda la prosecuzione degli interventi connessi all'istituzione delle province di Monza e della Brianza, di Fermo e di Barletta-Andria-Trani e per la razionalizzazione delle attività dei commissari a tal fine nominati con decreto del ministro dell'interno. Si tratta di disposizioni per le quali già sono previste risorse finanziarie per mezzo delle leggi istitutive delle nuove province; dunque l'obiettivo è quello di mettere a disposizione dei commissari tali risorse, al fine di permettere il completamento dei relativi interventi.
Il comma 8-octies riguarda invece l'articolo 8, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, al quale sono aggiunti i seguenti periodi: «Solo per coloro che hanno ottenuto il riconoscimento del diritto al credito d'imposta nel corso dell'anno 2006 è consentita la possibilità diPag. 7completare l'investimento entro e non oltre la data del 31 dicembre 2008. L'efficacia della disposizione del sesto periodo è subordinata, ai sensi dell'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato istitutivo della Comunità europea, alla preventiva approvazione da parte della Commissione europea».
Si tratta di una norma che riguarda il mondo delle imprese, in particolare quelle che avevano avuto il riconoscimento del diritto al credito d'imposta, quindi parte del Mezzogiorno del paese, per il quale abbiamo ritenuto giusto e necessario dare la possibilità di continuare gli investimenti, che erano stati avviati e che per decorrenza del termine avrebbero subito un arresto.
Concludo questa relazione, che è molto tecnica, forse burocratica, rivolgendo un appello ai colleghi, per quanto riguarda le proposte emendative che verranno presentate nel corso dell'iter del provvedimento. Vorrei che fosse chiara a tutti noi la complessità di un intervento di questo genere. Pertanto, richiamo alla responsabilità e ad una formulazione anche efficace sul piano legislativo. Ritengo che non si tratti semplicemente di un appello del relatore, ma di una necessità per tutti, perché dall'efficacia della legislazione dipende non soltanto la buona riuscita dell'iniziativa normativa che vogliamo portare avanti, ma anche la certezza del diritto per i cittadini di questo paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Sta bene.
Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. L'ampia relazione della collega Amici mi rende libero dal ricordare in dettaglio il provvedimento in esame, relativo a proroghe di termini. Secondo me in maniera sbagliata ci diciamo fra di noi - l'ho visto scritto anche sulla stampa - che si tratta di un decreto denominato «mille proroghe». In realtà si tratta di un decreto di 8 articoli, ai quali la Commissione affari costituzionali ha aggiunto vari commi, ma a me pare che dobbiamo sostanzialmente registrare un primo elemento positivo, cioè che, come giustamente ha sottolineato più volte l'onorevole Zaccaria, questa volta né il Governo né mi pare i deputati e le deputate nella I Commissione hanno attaccato dei vagoncini al veicolo legislativo di questo decreto-legge, che riguarda appunto la proroga di termini.
Attraverso la proroga dei termini, che apparentemente avviene tramite un disegno di legge di conversione di un decreto-legge semplice, che riguarda fondamentalmente attività amministrative, si dà vita appunto ad attività amministrative, quindi ad un contatto diretto con i cittadini e le cittadine e ad un impatto con la vita quotidiana.
Signor Presidente, nella prima parte del mio intervento - che cercherò di rendere molto semplice e breve - vorrei dialogare con l'onorevole Boscetto, che in questa legislatura ho conosciuto in I Commissione. Si tratta di un parlamentare di grande esperienza perché è stato senatore, è molto preciso, colto e i suoi interventi rendono sempre molto stimolante il confronto e la discussione. Tuttavia, vorrei avviare questa discussione con lui perché si tratta di evitare di individuare «la pagliuzza» nell'occhio altrui e di dimenticare le proprie «travi». Nel disegno di legge di conversione del decreto-legge di proroga dei termini il Governo avrebbe anche tentato malauguratamente di intervenire, allungando di molto i «vagoni» ed aggiungendo altri «convogli», ma il lavoro svolto in I Commissione e soprattutto l'impianto iniziale del disegno di legge hanno consentito alla stessa - speriamo anche all'Assemblea, così come auspicava la collega Amici - di rendere molto ragionevole gli interventi di proroga, senzaPag. 8aggiungere alcunché ed utilizzare quel «treno» per immettere altre forme di legislazione.
Signor Presidente, mi sono documentato - anche attraverso gli uffici, che ringrazio - sull'ultima proroga dei termini portata avanti dal Governo Berlusconi di centrodestra: mi riferisco alla legge n. 51 del 23 febbraio 2006, che ha convertito in legge, con modificazioni, il decreto-legge n. 273 del 30 dicembre 2005, recante «definizione e proroga di termini, nonché conseguenti disposizioni urgenti. Proroga di termini relativi all'esercizio di deleghe legislative».
Onorevole Boscetto, siccome il provvedimento è stato rielaborato soprattutto al Senato, dove lei era presente, già il titolo evidenzia che il disegno di legge di conversione del decreto-legge portato avanti dal Governo Berlusconi lede l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, dove si fa esplicito divieto di utilizzare i decreti-legge per la proroga dell'esercizio di deleghe legislative. Lei giustamente ha fatto rilevare che all'interno del disegno di legge presentato dal Governo di centrosinistra, guidato dall'onorevole Prodi, erano contenute norme di natura sostanziale, ma allora mi chiedo se valgano due pesi e due misure. Giustamente, in I Commissione e da parte del Governo, a cui voglio render merito in questa discussione, non si è utilizzato un cattivo precedente - che, peraltro, è abbastanza recente perché si tratta di una legge che è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale nel febbraio del 2006 - per tentare di estendere le materie di questo disegno di legge. A me pare che nella XV legislatura stiamo tutti imparando a rispettare le fonti legislative e ad utilizzarle in maniera corretta, sotto l'impulso del Comitato per la legislazione, di cui questa volta sono stati accolti in Commissione e presentati alla discussione dell'Assemblea una serie di emendamenti.
Anche se ciò non riguarda lei perché era al Senato, onorevole Boscetto, - quando il Comitato per la legislazione, relatore l'onorevole Trantino, quindi, un membro della maggioranza, riferì negativamente sul provvedimento che la Camera aveva in esame, così come era stato modificato dal Senato, la Camera stessa non accolse alcun suggerimento dato dal Comitato per la legislazione, soprattutto in relazione alla proroga dei termini per l'esercizio delle deleghe legislative.
Ripeto, noi non abbiamo utilizzato questo cattivo precedente, anzi il presidente della I Commissione, onorevole Violante, ha espunto dal testo destinato all'esame dell'Assemblea due commi aggiuntivi proposti dal Governo, che prevedevano il prolungamento dell'esercizio di deleghe legislative.
Signor Presidente, a mio avviso costituisce una conquista importante il fatto che la Camera abbia riaffermato in pochi mesi i principi fondamentali della qualità della legislazione e del rapporto tra le fonti, riuscendo ad ottenere - soprattutto attraverso un intenso esame da parte del Comitato per la legislazione e della I Commissione - il sostanziale rispetto della qualità della legislazione.
Ricordo inoltre a quest'Assemblea e all'onorevole Boscetto che nel famoso provvedimento approvato durante il Governo Berlusconi erano contenuti 83 articoli, di cui 43 aggiunti dal Senato.
All'interno di tale disegno di legge di conversione era contenuto addirittura il provvedimento relativo alla partecipazione di personale militare a missioni internazionali, quali Enduring Freedom, Active Endeavour e Risolute Behaviour.
In questa occasione tale errore non è stato più ripetuto e ciò costituisce un risultato raggiunto collettivamente da maggioranza e opposizione. Inoltre, questa volta, la I Commissione ha fatto propri i suggerimenti, le osservazioni e le condizioni poste dal Comitato per la legislazione, alcune delle quali riprese anche dall'onorevole Boscetto relativamente a riutilizzazioni di poste di bilancio contenute nel provvedimento in esame.
Ad esempio, per quanto concerne il rapporto tra le fonti, si è ritenuto utile intervenire sul testo unico che regolamenta l'immigrazione, al fine di modificarePag. 9una norma che invece si intendeva introdurre nel presente disegno di legge di conversione.
Per questi motivi, a mio avviso abbiamo compiuto passi in avanti e condivido l'invito a contenere gli interventi formulato dall'onorevole Amici anche a noi parlamentari, a cui spesso è giustamente richiesto di intervenire per sanare situazioni. È compito, infatti, dei parlamentari ascoltare le richieste provenienti dalla società, laddove vi fossero mancanze ed iniquità sofferte che il legislatore non conosce, per proporre modifiche all'Assemblea.
Ad esempio, il gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ha proposto un unico emendamento al disegno di legge in esame, a firma della collega Titti De Simone, riguardante alcune decine, forse venti, persone comandate del Poligrafico dello Stato, la cui situazione veniva sanata (cioè, ne veniva ribadito il comando) attraverso la legge finanziaria, ma che questa volta, dati i circa 1300 commi, non sono state prese in considerazione. Ci permettiamo pertanto di intervenire seguendo quanto indicato in un articolo del disegno di legge in esame relativo alle materie del lavoro e di proporre un emendamento, così da sanare la situazione, se l'Assemblea lo riterrà giusto.
L'invito rivolto dall'onorevole Amici va tenuto presente. Gli interventi da sottoporre al Comitato dei nove, quindi alla valutazione dell'Assemblea, devono riguardare effettivamente proroghe dei termini. Per questo ho condiviso le critiche rivolte dall'onorevole Boscetto al comma 6 dell'articolo 6, laddove si autorizza l'ENAC ad utilizzare risorse di parte corrente derivanti da trasferimenti statali relative al 2006 e disponibili in bilancio, perché si tratta di predisporre una norma sostanziale che non può essere inserita nel provvedimento.
Dovrebbe anche essere accolta un'indicazione del Comitato per la legislazione di rubricare diversamente l'articolo 6, per far corrispondere la materia che tratta con la rubrica dell'articolo stesso.
Infine, considero il provvedimento un intervento abbastanza «asciutto», ragionevole; pertanto il nostro gruppo parlamentare lo sosterrà, soprattutto per le ragioni metodologiche su cui mi sono prolungato. Come ha detto l'onorevole Amici, si tratta di intervenire per garantire la continuità del lavoro o la possibilità da parte di operatori economici di mettersi in regola rispetto a certe scadenze o altri interventi per sanare questioni di ingiustizia palese, così da non avere situazioni trattate con «due pesi e due misure» (come nel caso dei lavoratori comandati del Poligrafico).
Parteciperemo, quindi, con attenzione alla fase di esame delle proposte emendative come ai lavori del Comitato dei nove, per rispettare i parametri ricordati dalla relatrice (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, ho spesso avuto occasione nella mia breve esperienza parlamentare di intervenire su provvedimenti di questo tipo. A nome del gruppo dell'Ulivo dichiaro che sosterremo il provvedimento, pur nella consapevolezza che diventa indispensabile richiamare l'attenzione della Camera, in primo luogo, del Parlamento, poi, e, quindi, dell'opinione pubblica, sul fatto che esiste una tipologia di provvedimenti normativi che sfuggono all'attenzione, perché considerati minori, anche in sede scientifica (non dico in sede giornalistica).
Contenendo provvedimenti di natura diversa, è estremamente difficile persino dare loro un titolo. Infatti, si fa riferimento alla «proroga di termini», perché la proroga rappresenta l'unico elemento unificante di questi provvedimenti. L'esperienza della Camera dimostra, infatti, che essi sono molto lontani dal presentare, da qualsiasi punto di vista, aspetti di omogeneità.
Tra pochi minuti, qui alla Camera, in una sala al piano superiore dell'aula, verrà presentato il rapporto sullo stato dellaPag. 10legislazione relativo all'anno passato, alla presenza dei due Presidenti delle Camere e di numerosi ospiti, quali funzionari parlamentari e delle regioni. Tutti guardano, con grande interesse, a questi bilanci relativi alla legislazione.
Vorrei, a tale proposito, citare subito un solo dato, che ci rende consapevoli della complessità della materia. Su 100 leggi che il Parlamento approva, circa un terzo è rappresentato da disegni di legge di conversione di decreti-legge, un terzo da ratifiche di atti internazionali e, quindi, da atti dovuti, ed un terzo da progetti di legge in senso proprio, di iniziativa governativa, nella maggior parte dei casi, o parlamentare. In quest'ultima tipologia, rientrano le leggi di bilancio, che sono circa venti in una legislatura.
Non si parla però - ed io vorrei che, d'ora in poi, se ne parlasse - di questa reietta categoria rappresentata dai provvedimenti di proroga dei termini. Scherzando in Commissione, ho provato a dire che questo provvedimento è una sorta di finanziaria dei poveri, anzitutto perché interviene, dal punto di vista cronologico, poco dopo la finanziaria. Vedrete, tra l'altro, che talune disposizioni, così come alcuni emendamenti, hanno proprio lo scopo di correggere o aggiungere elementi che potrebbero riguardare la stessa legge finanziaria, con il vantaggio, peraltro, che qui vi è maggiore libertà, non essendovi il problema della copertura.
Guardando ai precedenti, vorrei rilevare che essi, anche quelli citati, in modo diligente, dal collega Russo, presidente del Comitato per la legislazione, non devono essere letti soltanto con riferimento ai provvedimenti che recano il termine «proroga termini», pur notando che, comunque, questi ultimi aumentano in maniera significativa: se prima ve ne era uno all'anno, secondo la mia ricostruzione, diventano due nel 2003, tre nel 2004 e, forse, addirittura, quattro nel 2005. Bisogna chiedersi il motivo di questo aumento.
Nel 2005, inoltre, occorre considerare altri provvedimenti, che non sono, formalmente, di «proroga di termini», ma che, in qualche modo, recano disposizioni analoghe: la legge 17 agosto 2005, n. 168 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge recante disposizioni urgenti per assicurare la funzionalità nei settori della pubblica amministrazione»; «Disposizioni in materia di organico del personale della carriera diplomatica»; «Delega per il Governo per l'attuazione della direttiva in materia di veicoli fuori uso»; infine, «Proroghe di termini per l'esercizio di deleghe legislative», che, se il presidente Russo avesse citato, sarebbe davvero inorridito, poiché, in tal caso, non solo vi è una delega nel corpo del decreto, ma, addirittura, è lo stesso titolo del decreto ad avere una eterogeneità straordinaria.
In questa direzione, il monumento non è un decreto di proroga dei termini, ma è la legge 14 maggio 2005, n. 80, che converte il decreto-legge 14 maggio 2005, n. 35, il cosiddetto decreto «competitività» («Delega al Governo per la modifica del codice di procedura civile in materia di processo di Cassazione e di arbitrato, nonché per la riforma organica della disciplina delle procedure concorsuali»). Ad una riflessione attenta, ben si comprende come si tratti di una riforma organica contenuta in un decreto che naturalmente reca la relativa delega; il testo del provvedimento, peraltro, si compone di sessantaquattro pagine e reca naturalmente anche alcune proroghe di termini.
Sostanzialmente, voglio precisare quanto segue. Ho detto scherzosamente (ma ora chiarirò la questione in maniera meno scherzosa) che dobbiamo seguire l'impostazione richiamata dalla relatrice, l'onorevole Amici, cercando di perimetrare in qualche modo questo tipo di attività. D'altro lato, siamo consapevoli che nei due rami del Parlamento vigono norme regolamentari e prassi diverse: la Camera ha sempre assunto in questa materia un orientamento tendenzialmente restrittivo. Al riguardo, giustamente, essendo presidente pro tempore del Comitato per la legislazione, Franco Russo ha voluto ricordare i meriti assunti dal Comitato medesimo nel tentativo di ordinare la materia; ciò nondimeno, la questione si ponePag. 11anche per la Camera intera. Del Senato, invece, si deve discutere con un particolare tipo di attenzione e di garbo: nell'autonomia di quella Camera si è consolidata una prassi nel senso di considerare ammissibili proposte emendative molto più ampie, tali che, naturalmente, nel nostro ramo del Parlamento non sarebbero consentite. Peraltro, qui alla Camera, proprio in queste ore, si sta svolgendo un dibattito sulla questione.
Recando misure disomogenee, questi provvedimenti diventano vettori di misure di varia natura, tra le quali, peraltro, le deleghe almeno sono visibili, anche se, per così dire, «sconsigliate» in base alla legge n. 400 del 1988. Ma vi si reca di solito una serie ampia di interventi: dalle misure di proroga termini a quelle di proroga termini scaduti (che sono altro dalle prime), a quelle di remissione in termini, alle norme sostanziali che danno un carattere temporale a certe legislazioni, alle tecniche per far rivivere disposizioni dichiarate abrogate. Insomma, vi è un po' di tutto ed in ciò ha ragione Franco Russo: nel caso di specie questo aspetto risulta in misura minore, vi è una maggiore attenzione, almeno nella prima fase.
Ritenevo tempo addietro che fosse sottostante a questo tipo di leggi un'esigenza dell'Amministrazione più che del Governo. La conversione del decreto-legge serve certo da raccordo tra Governo e Parlamento quando il primo ha urgenza di varare alcune misure; tuttavia, spesso sono sottostanti le esigenze dell'Amministrazione delle quali il Governo, in qualche modo, è consapevole e compartecipe senza però esserne il soggetto principale. Vi è inoltre - bisogna pur dirlo! - una serie di iniziative che in modo informale collegano i membri del Governo ai parlamentari investiti della presentazione di emendamenti; infine, vi sono anche parlamentari che (ed ecco la finanziaria dei poveri!), non avendo la possibilità di far approvare un autonomo progetto di legge o di incidere sulla legge finanziaria - atto sorvegliatissimo, anche per via della «stretta» del bilancio -, approfittano di questi «vettori» veloci per far passare provvedimenti settoriali o microsettoriali.
Tutto ciò viene assegnato alla competenza della I Commissione: ma come può la I Commissione avere la competenza per valutare provvedimenti così eterogenei? L'altro giorno abbiamo esaminato un provvedimento che riguardava l'ingozzamento forzoso delle oche; ci siamo tutti immediatamente sensibilizzati e naturalmente abbiamo trovato un accordo. Poi però, approfondendo meglio il provvedimento, abbiamo notato che esisteva una serie di disposizioni che introducevano misure restrittive sull'allevamento dei visoni o dei cincillà, in alcuni casi più restrittive di quelle previste dalla stessa comunità europea. In questa prospettiva più ampia alcune valutazioni possono cambiare. Le Commissioni di merito naturalmente esprimono i loro pareri; noi ne abbiamo tenuto conto e ne terremo conto per quanto possibile e tuttavia vi sarebbe la necessità di meditare meglio perché le norme al nostro esame si inseriscono in disposizioni complesse; estrapolate dal loro contesto, finiscono per avere un significato molto, molto diverso.
Signor Presidente, in questa prospettiva ne va di mezzo veramente la funzione del Parlamento! Mi rivolgo a quanti credono che il Parlamento sia pubblicità dei dibattiti, organicità delle discussioni, approfondimento dei temi: tutto ciò smentisce per definizione l'approfondimento e l'organicità, ma anche la pubblicità. Infatti, come si può discutere in maniera pubblica quando si passa dall'università alla giustizia, all'allevamento degli animali?
Un processo così complesso è impossibile da gestire. Credo che, operativamente, dobbiamo renderci conto del fatto che non si tratta di un fenomeno isolato, per cui ci cospargiamo il capo di cenere una volta all'anno, decidiamo di fare passare il provvedimento e non ci pensiamo più. Infatti, se guardiamo bene questi provvedimenti, ormai ci rendiamo conto che ve ne sono diversi ogni anno di questa natura.
Siamo dunque in presenza di un elemento molto delicato al quale occorrePag. 12prestare attenzione. Da questo punto di vista, va dato atto alla Presidenza della Camera e a quella della Commissione dell'impegno che sempre è stato profuso e che continuerà anche in queste ore. Ma se analogo sforzo non viene parallelamente sostenuto, signor Presidente, dal Presidente del Senato, esso non serve a nulla.
Assolviamo ai doveri della nostra coscienza, ma non risolviamo niente. Dobbiamo forse dare maggiore spazio al Comitato per la legislazione. L'onorevole Russo, che in questo momento si è allontanato per partecipare ad un altro dibattito, giustamente lodava l'attività di tale Comitato anche in questa tornata. Tuttavia, questo interviene sul decreto nella sua purezza e su provvedimenti che hanno, ancora, una fisionomia accettabile, mentre il momento in cui nascono gli inconvenienti è successivo: in Commissione, in aula, in seconda lettura al Senato.
L'altro giorno dicevo scherzosamente ai membri del Comitato che abbiamo apportato tre modifiche positive in Commissione, ma ne abbiamo registrate ben sette negative. È come se avessimo segnato tre goal, ma ne avessimo subiti sette al passivo: non si potrebbe dire di aver conseguito un successo. Con ciò voglio dire che vi è l'esigenza di lavorare su questa materia e di operare affinché Camera e Senato adottino criteri omogenei. In caso contrario, avrebbe ragione chi sostiene che il deputato rispetto all'elettore si trova paradossalmente in una posizione di difetto di rappresentanza, in quanto non può far passare provvedimenti che, invece, al Senato vanno avanti. Questo è un problema serio.
Noi intendiamo correggere il bicameralismo e vorremmo farlo migliorando l'aspetto della simmetria. Tuttavia, già abbiamo un Parlamento asimmetrico, in quanto alcuni provvedimenti passano al Senato, quando alla Camera ciò non sarebbe consentito.
Occorre fare il tentativo di dare al Comitato un parere che, rispetto all'iter del provvedimento, sia temporalmente spostato in avanti, sia prossimo alla vigilia dell'esame da parte dell'Assemblea. In questo caso, veramente, esso potrebbe recare qualche utilità. Inoltre, credo che in Parlamento occorra intervenire su questa materia - e oggi si può fare con il giudizio di ammissibilità - in quanto, rispetto a nostri colleghi, noi stessi ci troviamo nella condizione di dover sindacare nel merito certi provvedimenti che sono inaccettabili proprio sotto questo profilo.
Chiudo ringraziando il relatore. Il lavoro che si deve svolgere su questi provvedimenti, per essere ottimale, richiederebbe una competenza paragonabile a quella di una enciclopedia Treccani portatile, in caso contrario, rischia di farli risultare involontariamente inadeguati.
Dal momento che è nelle intenzioni del Presidente della Repubblica, del Presidente della Camera e del presidente Violante arrivare ad una riforma della legge finanziaria «vera e principale» ricordiamo che esiste anche una «legge finanziaria dei poveri» che attende di essere da tempo riformata, prima che si compiano danni eccessivi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, colleghi, signor sottosegretario, devo dire che questa discussione è molto stimolante. Ho avuto il piacere di partecipare al dibattito in Commissione e di sollevare alcuni problemi ben conosciuti ai miei contraddittori e alla relatrice.
Infatti, i due interventi di Franco Russo e del collega Zaccaria, nonchè la «tessitura» della relatrice - alla quale vanno tutti i miei complimenti per il lavoro svolto e per la comprensione dimostrata a tutti i livelli - vogliono esprimere gli argomenti che noi dell'opposizione abbiamo già evidenziato in Commissione.
Si tratta di questioni che attengono alla struttura del lavoro parlamentare, affinché si rispettino i canoni costituzionali e quelli contenuti in leggi fondamentali per la redazione dei testi normativi, ossia la legge n. 400 del 1988, in particolare all'articolo 15.Pag. 13
Non possiamo pensare che, di anno in anno, questo tipo di situazione peggiori. È inutile richiamare esperienze del passato, di qualsivoglia passato - ci sono stati momenti delicati in ogni legislatura -, per tentare di legittimare, all'inizio di questa nuova legislatura, determinate logiche che sottendono all'emanazione di decreti-legge.
Il Comitato per la legislazione, presieduto dall'onorevole Franco Russo, evidenzia tale aspetto ogni volta. Al Senato - si è ricordato che io provengo da quella sede, come il sottosegretario D'Andrea - non c'è un Comitato per la legislazione. Ho trovato estremamente utile questo organo della Camera, perché esso ricorda e cerca di far rispettare i canoni fondamentali per la redazione dei testi normativi, conformemente alla Costituzione, stabilendo anche alcune interpretazioni di principio.
Purtroppo, constato che spesso, quasi sempre, le annotazioni del Comitato per la legislazione finiscono per non essere rispettate. In questo provvedimento, tuttavia, vi è già un «tasso di rispetto» più alto di quelli precedenti.
Lei ricorderà, signor sottosegretario, quanto è stata dura la nostra opposizione ai vostri primi provvedimenti, soprattutto a quelli emanati sotto forma di decreti-legge, perché ritenevamo che mancassero alcuni o tutti i presupposti e perché il ricorrere alla questione di fiducia, nei due rami del Parlamento, ha finito per espropriare il Parlamento delle sue funzioni.
Questa volta, la situazione è diversa rispetto al passato, quando si violava palesemente l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988, inserendo deleghe nei decreti-legge, nonché loro proroghe, rendendo così necessario l'intervento della I Commissione e del suo presidente, che, attraverso ordini del giorno accettati dal Governo, ponevano un freno a quel tipo di operazione, per determinare uno sblocco della situazione in termini corretti e non traumatici. Si aveva infatti la sensazione che questo nuovo Governo volesse andare avanti come un rullo compressore, infischiandosene di tutti i principi di carattere legislativo e costituzionale ed anche di quelli più normali, per raggiungere, a qualsiasi costo, il proprio scopo immediato.
Qualcosa abbiamo recuperato e credo che la I Commissione della Camera abbia - lo ripeto - non pochi meriti per il lavoro svolto, soprattutto da parte del presidente Violante.
Anche questa volta la I Commissione, la relatrice, il presidente, in primo luogo i due commissari di maggioranza, Russo e Zaccaria, hanno lavorato affinchè il provvedimento fosse accettabile sul piano strutturale. Infatti, pur avendo espresso alcune forti critiche in merito, ho ritirato alcuni emendamenti soppressivi, perché ho compreso la buona volontà, che si è poi concretizzata, di migliorare il testo del decreto-legge.
Il provvedimento, tuttavia, è nato, come si è rilevato, in modo strutturalmente non conforme alla sua destinazione, a cominciare dal titolo. Quando, infatti, si titola un decreto-legge nel modo seguente: «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative», ci si aspetta un provvedimento contenente proroghe di termini! Anche nella relazione si sottolinea la necessità di intervenire con proroghe di termini, considerata la necessità e l'urgenza, ma poi si provvede ad introdurre nel provvedimento stesso alcune norme che con la proroga di termini non hanno alcunché da spartire! Questo è il primo giudizio negativo! Si poteva anche prevedere la seguente formulazione: proroga di termini e altre disposizioni legislative urgenti! La proroga di termini, tuttavia, ha una propria urgenza consustanziale, mentre le altre norme, introdotte fra una proroga e l'altra, non presentano quell'urgenza.
Si potrebbe analizzare tale situazione, ma non ho il tempo per farlo. Anche Franco Russo ricordava che l'inserimento, dopo una serie di proroghe di termini, di una norma che interviene sulle occupazioni d'urgenza e sul fenomeno dell'accessione invertita è un fuor d'opera! Quel tipo di norma si sarebbe collocata bene in una legge a sé stante, ma non nel suddetto provvedimento! E così tante altre!Pag. 14
Il discorso di fondo è che, da una parte, si tende a «rimpinzare» la finanziaria di tutto, con gli enormi problemi che ciò determina; dall'altra, si tende a varare i cosiddetti provvedimenti-omnibus che vengono «gabbati» come aventi ragioni totali di necessità ed urgenza, senza poi presentare queste caratteristiche!
Inoltre, non si pone in essere una legislazione ordinaria, che potrebbe comunque seguire tempi veloci, pur investendo le singole diverse Commissioni, che rappresentano la sede idonea in cui l'esame, effettuato da persone specificatamente competenti in materia, potrebbe far giungere a provvedimenti più seri, più meditati e più incisivi sul piano del servizio al cittadino!
Noi stiamo perdendo il senso della legge ordinaria, perché ci siamo ridotti ad esaminare, ormai, solamente la legge finanziaria, una serie di decreti-legge da convertire e poco più!
Ricordo, ad esempio, che la scorsa legislatura, quando ero senatore, sono stato relatore della legge n. 3 del 2003, il collegato al disegno di legge finanziaria in materia di pubblica amministrazione. Anche se non si sono più visti disegni di legge di questo genere, vorrei evidenziare che il collegato sulla pubblica amministrazione era un provvedimento che interessava settori molto diversi tra loro; peraltro, segnalo che, da grande fumatore, ho dovuto occuparmi anche dell'emendamento antifumo!
Nonostante ciò, si sapeva che venivano toccati, espressamente, alcuni settori della pubblica amministrazione: perché non è possibile riproporre, allora, provvedimenti di questo genere? Oltretutto, trattandosi di disegni di legge collegati alla legge finanziaria, avevano anche l'esigenza di un'adeguata copertura finanziaria: tale copertura, infatti, si rende necessaria anche per provvedimenti cosiddetti «milleproroghe».
Vorrei rilevare che la Commissione bilancio non può far passare norme, come quelle contenute in questi decreti-legge «milleproroghe», che siano sprovviste di copertura finanziaria. Non ho ancora letto il parere espresso dalla V Commissione, tuttavia ho l'impressione che qualcuna delle proposte emendative presentate sia priva di copertura.
La questione degli emendamenti, inoltre, è estremamente delicata. Infatti, come hanno ricordato i colleghi Franco Russo e Zaccaria, la «zavorra» arriva al momento dell'esame delle proposte emendative presentate, poiché si ritiene di poter introdurre, all'interno di un decreto-legge di proroga di termini, materie del tutto estranee, nonché normative di tutti i tipi e di tutti i generi!
Attenzione, pero! Tale atteggiamento, infatti, viene indotto dallo stesso Governo nel momento in cui, all'interno del decreto-legge di proroga di termini, inserisce disposizioni che non hanno niente a che vedere con le proroghe, come ad esempio quelle in materia di occupazione d'urgenza. Come ricordavo, vi sono diverse disposizioni di questo genere: pertanto, il singolo parlamentare può ritenere che, se vi sono inserite norme «di diritto sostanziale» e non di diritto «prorogatorio», anche egli può presentare proposte emendative di questo tipo, concernenti le materie che gli interessano.
In questo caso, tuttavia, ci troviamo in presenza di un altro limite: mi riferisco alla pertinenza con il contenuto del decreto-legge. Infatti, se il Governo ha sbagliato ed ha introdotto nel provvedimento in esame, intitolato «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative», disposizioni che, impropriamente, abbiamo definito «sostanziali», vi è l'esigenza che almeno le proposte emendative rientrino nell'ambito di tali disposizioni. In caso contrario, si rischia di perdere il controllo dei decreti-legge, come quello in esame, i quali diventerebbero «provvedimenti-arlecchino» nei quali chiunque può introdurre qualsiasi cosa!
Ritengo giusta, quindi, l'osservazione formulata dal collega Zaccaria in ordine ai regolamenti di Camera e Senato. Infatti, i criteri di ammissibilità devono essere rigorosi, perché non è possibile che il singolo deputato incontri limiti nella presentazione di proposte emendative, mentre unPag. 15senatore, al contrario, può presentare lo stesso emendamento e vederselo dichiarare ammissibile, in virtù di una maggiore «tolleranza» del regolamento del Senato.
I margini di ammissibilità per i senatori non sono poi molto più ampi; tuttavia la differenza rispetto al Senato sussiste, creando una sperequazione tra parlamentari. Pertanto, bisognerebbe finalmente riuscire a pervenire a giudizi di ammissibilità delle proposte emendative del tutto omogenei tra i due rami del Parlamento.
Ricordo che, nella trattazione del provvedimento in sede referente, sono state evitate «sfasature» di non poco conto. Nel decreto-legge, ad esempio, era originariamente contenuta una disposizione in materia di comunicazioni. Si trattava di una previsione «curiosa»: poiché era stato espresso dal Consiglio di Stato un parere contrario, con tale disposizione era stata prevista la soluzione più «all'italiana» possibile, poiché aboliva la necessità di richiedere tale parere!
La relatrice ha fatto in modo che questa norma non fosse più nel testo, anche perché era una norma con cui si andava ad incidere con fonte legislativa su norme regolamentari, ma soprattutto essa presentava una carenza più sul piano dell'aggiustamento di una situazione, e non mi pare che ciò facesse onore al legislatore.
Un altro punto sul quale nutro fortissime perplessità - ed avrò il piacere di verificare, con la replica della relatrice, la portata di quanto sto dicendo - è l'articolo 6, comma 8. Vi sono 80 milioni di euro collegati ad un fondo per misure di accompagnamento delle riforme dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica, contenuto nella finanziaria per il 2006; si tratta, quindi, di una norma recente, adottata dal Governo precedente ed approvata dal Parlamento precedente. Ora si dice: fissiamo un termine perentorio al 30 marzo del 2007. Se entro tale termine perentorio non viene emanato il regolamento, le suddette risorse devono essere destinate interamente alla riduzione dei premi INAIL per i dipendenti delle imprese di autotrasporto conto terzi. Si tratta, quindi, di una finalità del tutto diversa da quella originaria. Mi chiedo, dunque: ma gli autotrasportatori che avevano beneficiato di tale provvedimento per le misure di accompagnamento, per la riforma dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica, cosa pensano di questa novità? Soprattutto, cosa possiamo pensare noi del fatto che il termine del 30 marzo sia correlato alla volontà del ministro? Quando ho letto la norma ho pensato che vi sarebbe stata qualche authority che bisognava stimolare affinché emanasse il citato regolamento. Invece, vi è un ministro, credo quello delle infrastrutture o quello dei trasporti, che deve sua sponte emanare entro il 30 marzo - come si è detto, il termine è perentorio - il regolamento. Ma ciò significa che si è già d'accordo con il ministro stesso affinché egli non lo faccia; di talché le citate risorse, che avevano una destinazione certa, vanno ad altra destinazione. Non so, potrebbe anche darsi che si tratti di una destinazione migliore, ma certamente ciò mi sembra di nuovo un artifizio all'italiana per non mutare poste di bilancio, ma per porre in essere una strumentazione che lascia fortemente perplessi.
Rilevo un altro aspetto: la previsione di provvidenze ex articolo 18 del testo unico Turco-Napolitano, come integrato dalla legge Bossi-Fini, che prevede determinate provvidenze per gli extracomunitari che vivono alcune situazioni che possono causare loro gravi pericoli. Si dice, nella relazione di accompagnamento al decreto-legge, che poiché i bulgari ed i rumeni sono diventati cittadini comunitari e pertanto non hanno più bisogno del permesso di soggiorno, e la norma citata prevede determinate tutele solo per coloro che hanno il permesso di soggiorno - si tratta, quindi, di extracomunitari -, temendo che i bulgari ed i rumeni possano trovarsi in situazioni di delicatezza, si estende loro la ricordata norma.
A seguito dell'estensione dell'ambito di applicazione della norma, il Comitato per la legislazione, ed anche noi dell'opposizione, rileviamo che, evidentemente, anzichéPag. 16dettare una disposizione a sé, bisognerebbe integrare il testo della cosiddetta legge Bossi-Fini.
Onorevole relatrice, la predetta legge è correttamente riformata, ma il risultato finale lascia perplessi. Infatti, l'articolo 6, comma 4, del provvedimento in esame stabilisce: «Le disposizioni del presente articolo si applicano, in quanto compatibili, anche ai cittadini di Stati membri dell'Unione europea che si trovano in una situazione di gravità ed attualità di pericolo». In sostanza, la normativa di tutela degli extracomunitari, ispirata a logiche particolari che attengono al testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione, viene estesa a tutti i cittadini dell'Unione europea, in quanto la norma citata non fa riferimento soltanto a rumeni e bulgari, ma anche a francesi, spagnoli, tedeschi, e via dicendo.
Quindi, in un provvedimento che potremmo definire «cento proroghe» (non «mille proroghe», perché non è così gigantesco) vengono introdotte norme sostanziali che, pur con tutta la buona volontà, dovrebbero costituire oggetto di leggi ordinarie.
A tale proposito, desidero rimarcare, in chiusura del mio intervento, che non dobbiamo avere paura delle leggi ordinarie, indipendentemente dal fatto che la relativa iniziativa sia del Governo ovvero di parlamentari. L'esperienza indica che, quando un parlamentare deposita una proposta di legge, ha la quasi certezza che essa non diventerà mai legge (in tal modo, però, il Parlamento abdica al suo ruolo e svilisce il lavoro serio dei parlamentari), mentre, quando il Governo vuole intervenire sull'immigrazione o sull'indennità di occupazione e l'accessione invertita, quando vuole agire sulle poste di bilancio modificandone alcune (mi viene in mente quella sul made in Italy, ispirata, a seguito della legge sul cosiddetto spacchettamento, proprio alla logica dello spostamento delle poste di bilancio), lo fa.
La materia è talmente importante da avermi indotto a presentare un emendamento in Commissione, che non ho ripresentato in Assemblea. Certo, ci vuole anche comprensione - non si può avere una visione troppo rigida -, ma i discorsi che hanno fatto il collega Franco Russo, presidente del Comitato per la legislazione, ed il professor Zaccaria, capogruppo dei DS in I Commissione - ai quali sono da aggiungere i richiami del sottoscritto, capogruppo di Forza Italia in I Commissione -, vanno ripetuti sempre. Più specificamente, essi servono a far migliorare non soltanto il prodotto legislativo, ma anche la rappresentatività parlamentare: se i parlamentari sono ridotti a persone che, in certi momenti delicati, vengono ad esprimere il voto e, d'altra parte, hanno pochissime possibilità di introdurre modifiche o novità legislative, la rappresentatività parlamentare scade, ed i parlamentari medesimi non sono più «mandatari» del popolo, ma quasi funzionari di partito. Guai se il parlamentare diventasse un funzionario di partito!
Le parole che abbiamo pronunciato in questa sede, che sono state ascoltate dal sottosegretario e dal Presidente - ed io li ringrazio per questo -, non sono inutili, anche se non c'è un uditorio ampio (che, del resto, nessuno di noi voleva).
La nostra conclusione è che il provvedimento in discussione verrà considerato, anche in termini di voto, alla fine del suo esame, allorché vedremo quali saranno le logiche di ammissibilità e se, alla fine, vi sarà la sommersione di emendamenti da parte dei colleghi, e soprattutto da parte del Governo. È certo infatti che, se il Governo, come ha già fatto con la reazione poi intervenuta del presidente della I Commissione, introdurrà elementi di disturbo, quali ad esempio le proroghe di deleghe, o inizierà a presentare - come leggevo oggi su Il Sole 24 ore - emendamenti sulla sanità o emendamenti diversi per ogni Ministero, il presente cento proroghe diventerà non solo un «omnibus» ma un provvedimento fortemente «scassato» - chiedo scusa per il termine - sul piano dell'aderenza alle logiche legislative, che, alla fine, sarà solo uno dei tanti provvedimenti illeggibili, di cui, se ve ne sono stati, sarebbe bene non ripetere l'esperienza!
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Morrone. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MORRONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, vorrei intanto complimentarmi con la relatrice per l'ottimo lavoro svolto in Commissione e anche per la relazione qui presentata.
Oggi siamo chiamati a discutere della legge di conversione del decreto-legge contenente anche una proroga di termini previsti da disposizioni legislative, definita «mille proroghe», ma che avremmo dovuto definire di «venti o trenta proroghe».
Nell'ambito del dibattito fin qui svolto in aula, a parte il discorso sulle milleproroghe, il collega che mi ha preceduto ha posto una serie di problematiche che mi hanno fatto molto riflettere e che debbono far riflettere tutti. Egli ha posto l'accento sulle modifiche (credo che questa maggioranza se ne stia già occupando) all'iter della legge finanziaria, nella quale ormai si introduce - e si tratta di una vera e propria metodologia - di tutto e di più. Ed anche in riferimento al provvedimento contenente le mille proroghe, anch'esso va modificato perché svuota di sostanza la legislazione ordinaria: non potendo avere con quest'ultima esiti veloci, si ricorre ad introdurre un po' di tutti con questo altro tipo di provvedimento.
Dalle parole del collega e anche da quelle di altri che mi hanno preceduto - io non faccio parte della I Commissione - mi è sembrato che si tratti di un provvedimento che contiene elementi positivi. Inoltre, come tutti sappiamo, presso la Camera dei deputati vi è il Comitato per la legislazione (organo che invece non è presente al Senato), che porta talune novità, che è migliorativo - come diceva il collega - e che reca un alto tasso di rispetto delle norme. È quindi un provvedimento che non va considerato in modo negativo. Certamente, nessuno di noi è contento di approvare provvedimenti come questi che costituiscono una strozzatura del processo legislativo. Intanto, occorre dire che vi sono alcuni provvedimenti urgenti e poi, anche, che il precedente Governo ha approvato tanti provvedimenti di questo genere all'interno dei quali ha inserito di tutto e di più.
Vorrei dire inoltre che questa maggioranza, questo Governo, la nostra I Commissione nel suo insieme, il presidente e la relatrice hanno contribuito ad un cambiamento, attraverso un notevole sforzo - che è stato fatto rilevare in sede di I Commissione - per omogeneizzare il contenuto del decreto-legge presentato dal Governo, cercando soprattutto di razionalizzare una materia così articolata, quale quella della proroga dei termini.
Abbiamo dato un contributo come partito e come gruppo parlamentare, Popolari-Udeur, arricchendo il testo con alcuni emendamenti, come, ad esempio, quello relativo a misure per la ricostruzione dopo il terremoto nella valle del Belice.
Vorrei citare alcuni elementi importanti contenuti in questo decreto-legge i quali, a mio giudizio, evidenziano un cambiamento, una innovazione che vorrei far rilevare, anche soltanto attraverso alcune brevi considerazioni, dal momento che la relatrice è stata molto brava e poco abbiamo da aggiungere a quanto ha illustrato.
Tra gli elementi che intendo sottolineare vi sono le disposizioni, che condivido pienamente, relative al rinvio al 31 maggio 2007 del termine per la adozione, da parte della pubblica amministrazione, dei regolamenti sul trattamento dei dati sensibili e giudiziari, e alla proroga di un anno per le denunce relative ai pozzi.
Inoltre, il provvedimento in esame, denominato «mille proroghe» ma, in realtà, costituito soltanto da sette articoli e trenta commi, contiene alcune novità per il settore dell'agricoltura, tra cui l'ampliamento dei poteri del commissario straordinario per la BSE a tutte le emergenze del settore zootecnico, la previsione di proroghe per l'iscrizione nel registro dei fertilizzanti e la proroga del termine per l'iscrizione alla banca dati nazionale degli operatori del settore ortofrutticolo. Come vedete, si tratta di innovazioni.
Per quanto riguarda le professioni, è stato prorogato fino al 2007 il periodo nelPag. 18quale chi ha conseguito una laurea ai sensi del precedente ordinamento è ammesso sostenere gli esami di Stato.
Inoltre, sarà prorogato fino al 31 maggio il termine per individuare le commissioni, i comitati e gli altri organismi delle pubbliche amministrazioni da considerare ancora operanti e, quindi, sottratti alla soppressione automatica prevista dal decreto Bersani.
Per quanto riguarda il settore ambientale, è prevista la proroga al 31 luglio 2007 dell'entrata in vigore della parte seconda del codice dell'ambiente. Anche la riforma di questa normativa, per la sua complessità e per le rilevanti implicazioni con il diritto comunitario, richiede attenta ponderazione e adeguati lavori tecnici da parte del comitato di studio per la revisione del codice.
Anche le disposizioni relative al problema dei medicinali non recanti iscrizioni in caratteri braille costituiscono innovazioni molto importanti e sicuramente non sono norme volte a disporre proroghe.
Nella mia qualità di tecnico, inoltre, ho condiviso pienamente le novità relative al completamento degli interventi infrastrutturali necessari per facilitare la viabilità tra Italia e Francia. In pratica, si assicura il completamento degli interventi stradali di grande attraversamento viario previsti dalla convenzione stipulata tra Italia e Francia per i quali sia stato già approvato il progetto preliminare. Come ripeto, quindi, il provvedimento prevede interventi di varia natura e non soltanto proroghe.
Per concludere, anche se, in generale, non siamo favorevoli alle proroghe ed ai decreti-legge, che dovrebbero avere carattere di eccezionalità (in seguito, cercheremo di presentare una proposta di legge che ne limiti gli ambiti di applicabilità), esprimeremo con convinzione un voto favorevole su questo disegno di legge di conversione perché riteniamo che il lavoro svolto dal Governo e dalla Commissione sia apprezzabile sotto ogni aspetto.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Montani, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
È iscritto a parlare l'onorevole Misiti. Ne ha facoltà.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anch'io ringrazio, a nome del gruppo di Italia dei Valori, la Commissione, il Comitato per la legislazione e, in particolare, la relatrice, per il lavoro svolto e per essere riusciti a contenere al massimo il numero di articoli e di commi aggiuntivi rispetto a quanto previsto inizialmente per questo provvedimento.
Nel corso degli interventi precedenti e, in particolare, in quelli del professor Zaccaria, dell'onorevole Franco Russo, della stessa relatrice e del rappresentante di Forza Italia, onorevole Boscetto, si è lamentato il fatto che non si ricorre più a leggi ordinarie, ma a questo tipo di interventi legislativi che limitano di molto la possibilità di proposta sia per gli organi competenti, sia per gli stessi deputati.
È chiaro che è una questione che va affrontata, ma credo che dipenda molto da una questione di ordine più generale: ritengo che siamo in un Parlamento che evidentemente va riformato, per la qual cosa è necessario provvedere rapidamente perché, più il tempo passa e più si va un verso una legislazione a forza di decreti, in quanto i tempi di gestione delle proposte legislative (siano esse di tipo parlamentare o provenienti dal Governo), non corrispondono più alla realtà del paese.
Abbiamo quindi un Parlamento che si allontana dalle necessità del paese e quindi deve necessariamente ricorrere a strumenti che non sono abituali, deve ricorrere a strumenti eccezionali come sono i decreti-legge ed a norme di questo tipo, ovvero norme di proroga. Ogni anno ormai si fa questo decreto. Una volta si chiamava mille proroghe.
Si è tentato con grande buona volontà di ridurlo al minimo, ma certamente qualcosa già è stato inserito: io credo che si tenterà di inserire molti altri argomenti nel prosieguo della discussione, nella discussione degli emendamenti.
Lo stesso Franco Russo, se ho ben capito, ha preannunciato un emendamentoPag. 19in cui ci sarebbe la salvaguardia del posto di alcuni dipendenti del Poligrafico dello Stato.
Se ognuno di noi inserisse emendamenti di questo genere, è chiaro che si porrebbe un problema certamente di copertura, e anche di approfondimento delle questioni affrontate in questo decreto-legge.
L'esame della I Commissione, come giustamente rilevavano i colleghi intervenuti prima di me, non sono esaustivi dal punto di vista dei contenuti, ma guardano soprattutto il profilo costituzionale, nonché altri aspetti. Zaccaria definiva infatti questo provvedimento una «finanziaria dei poveri», ma la «finanziaria dei ricchi» è passata per l'esame in Commissione bilancio; la «finanziaria dei poveri» è passata esclusivamente in I Commissione, e quindi non si sono valutate le conseguenze finanziarie.
I contenuti del provvedimento al nostro esame, anche quelli che non corrispondono al titolo, «Proroga di termini previsti da disposizioni legislative», sono certamente comprensibili ed è giusto portarli avanti; alcuni di questi però, per quanto riguarda il merito, forse dovrebbero essere discussi approfonditamente.
Sono stato ad esempio attirato da alcuni commi che tendevano a proroghe assolutamente giustificate. Mi riferisco, per esempio all'articolo 1, comma 1 e comma 2, che riguardano la sanità.
Penso che siano disposizioni assolutamente da condividere. E vi sono tanti altri commi che riguardano provvedimenti effettivamente urgenti, come anche l'articolo 6, comma 4, che estende ai cittadini dell'Unione europea la possibilità di usufruire del Programma di protezione sociale per gli stranieri vittime di violenze e di sfruttamento, di cui all'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione. Queste e altre disposizioni troveranno la possibilità di essere approvate in tempi ragionevoli in luogo di una modifica della Bossi-Fini, perché chiaramente in questo caso si tratterebbe di modifiche di legge che richiedono moltissimo tempo. Quindi, io sarei favorevole a non aggiungere molti emendamenti.
Forse l'articolo 5, comma 2, richiamato anche dal collega che mi ha preceduto, che proroga l'entrata in vigore della parte seconda del Codice ambientale, troverà una necessaria conseguenza, in quanto è legato strettamente al Codice degli appalti. Una parte di questo Codice ambientale è collegata al Codice degli appalti, quindi sarà necessario inserire certamente un'altra disposizione di correlazione (la inserirà certamente il Governo), con questo provvedimento o con altro provvedimento successivo.
Tuttavia, nel merito, vorrei dare il mio contributo per quanto riguarda un altro comma dell'articolo 1, che ritengo importante; mi riferisco al comma 5 all'articolo 1, che dispone che in attesa del riordino del Consiglio nazionale delle ricerche i direttori degli istituti dell'Ente restano in carica fino al 30 giugno 2007, sospendendo sino a tale data le procedure concorsuali destinate al rinnovo dei predetti incarichi. È chiaro che in questo caso non si tratta di proroga di termini previsti da disposizioni legislative; siamo di fronte ad un caso completamente diverso rispetto a tutti gli altri commi, in quanto si interviene su una procedura concorsuale in atto. Su questo credo che tutti noi dobbiamo riflettere perché la proroga annunciata dal comma 5 fa riferimento ad un provvedimento che non è di tipo legislativo, bensì compete al consiglio di amministrazione del CNR, che tra l'altro ha già deliberato di spostare al 30 giugno 2007 la scadenza di tali incarichi (cioè, quando il Consiglio dei ministri ha varato questo decreto-legge, il 28 dicembre 2006, il consiglio di amministrazione del CNR aveva già deciso tale proroga). Però, con questa norma alla proroga si aggiunge il blocco, fino a tale data, delle procedure concorsuali destinate al rinnovo degli incarichi. Questo è un fatto che sembrerebbe secondario ed invece si interviene su una procedura concorsuale già iniziata, con un impatto assolutamente negativo anche sulla credibilità del CNR. Pensate che inPag. 20ogni legislatura si vuole riformare il CNR, perché questo ormai non funziona quasi più; è degradato completamente e non svolge più la sua funzione come un tempo. Però, man mano che si va avanti, proprio la mancanza di stabilità porta ad una riduzione della sua capacità attuativa dei fini previsti dal proprio statuto.
Ed allora non si capisce perché noi dovremmo sospendere le procedure concorsuali. Bisogna stare attenti, perché questa sospensione dei concorsi in itinere potrebbe essere scambiata quasi per una norma ad personam. Dunque, non vedo la necessità di questo blocco dei concorsi, in attesa di un riordino che peraltro non è previsto in alcuna norma. Il decreto legislativo n. 127 del 2003 dispone il riordino del CNR e quindi il nuovo riordino sarà un provvedimento della nuova maggioranza; non metto in dubbio che potrebbe essere migliore di quello precedente. Ma bloccare i concorsi in attesa di un ipotetico riordino, secondo me, è un fatto estremamente negativo, perché pregiudica la funzionalità del CNR - come tanti altri provvedimenti già in passato ne avevano pregiudicato la funzionalità - e blocca il cambiamento che è in atto. Voi sapete che la riforma del CNR è stata avviata circa tre anni fa, ora è in corso e si dovrebbe concludere nel giro di altri tre o quattro anni. È chiaro che interrompere tale cambiamento a metà ci fa tornare punto a capo, con lo scoraggiamento dei ricercatori e quant'altro. Tale misura impedisce inoltre già da adesso un immediato ricambio della direzione degli istituti. Molti istituti sono diretti dalle stesse persone da circa trent'anni, perché se è vero che il regolamento stabilisce che due mandati non possono essere superati questo regolamento viene però aggirato cambiando la denominazione delle strutture, e così si fanno 3, 4, 5 mandati. Non solo: ci sarebbe una mancanza di ricambio anche per età. Sapete che i ricercatori devono essere giovani, con visioni ampie, ma trenta su ottanta direttori di istituti prorogati continuano ad avvalersi di un meccanismo di deroga alle norme che obbligano i professori universitari a mettersi in aspettativa; quindi, sussiste la possibilità di portare persone di età molto avanzata a dirigere ancora strutture di ricerca che, invece, richiederebbe innovazione (alcuni hanno superato i 75 e qualcun altro addirittura i 79 anni). Quindi, bloccare tutto ciò e non puntare subito al cambiamento, che non contrasterebbe affatto con le possibilità di riordino e di riforma, non può essere considerato in questa misura. Credo che avesse ragione l'onorevole Zaccaria quando diceva che la I Commissione non può esaminare tutto nel merito, non avendone la competenza; invece, bisognerebbe avviare i dibattiti e la formazione delle leggi passando anche per le Commissioni specifiche perché non vedo come la I Commissione, al di là del profilo costituzionale della materia, possa entrare nel merito della conduzione degli istituti del CNR senza tenersi su una genericità che, poi, porta all'accoglienza di un comma come questo.
Credo che si potrebbe benissimo fare a meno della parte del comma che riguarda la sospensione dei concorsi in itinere per permettere ai giovani professori e ricercatori di dirigere questi istituti, che sono indispensabili per lo sviluppo della ricerca e per il trasferimento della ricerca di base a quella applicata, ai servizi e alla produzione. Questo esempio voleva appoggiare gli interventi dei rappresentanti della maggioranza e, in fondo, anche quello dell'opposizione.
Credo che questo decreto-legge, così come ci è stato presentato (e speriamo che non venga stravolto), abbia molti elementi positivi, salvo qualche piccola modifica che si potrebbe ancora fare. Ritengo che la linea intrapresa con questo decreto-legge vada incoraggiata, cioè la riduzione del numero delle proroghe, il contenimento nei limiti delle proroghe di provvedimenti legislativi, la non accettazione di ulteriori emendamenti che costano e che, probabilmente, potrebbero portare ad una finanziaria dei poveri, come diceva l'onorevole Zaccaria.
Credo che vada appoggiato lo sforzo del Comitato per la legislazione, della Commissione, della relatrice e spero del Governo,Pag. 21che dovrebbe caratterizzarsi per l'intento di non inserire numerosi altri emendamenti durante la discussione alla Camera perché in questo modo favoriremmo l'introduzione anche di quelli che potrebbero interessare al Senato. Sono anch'io dell'avviso che le norme regolamentari del Senato e della Camera, nonostante l'autonomia dei due istituti, debbano in qualche modo corrispondere, per evitare la difficoltà del bicameralismo perfetto. Quindi, mi sembra eccessivo avere, prima della riforma, una Camera i cui membri abbiano più potere dell'altra.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo in sede di discussione sulle linee generali per la conversione in legge di un decreto-legge recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. A dir la verità, provvedimenti di questo genere ricorrono spesso da alcune legislature - ritengo da circa un decennio - con una loro obiettiva frequenza, indipendentemente dalla guida politica e anche dalla maggioranza di Governo. Pertanto, non mi scandalizza assolutamente che si incardinino provvedimenti di questo genere - che spesso sono resi necessari per una serie di evidenti storture del funzionamento del nostro sistema, della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica - perché, di fronte ad una serie di urgenze e di emergenze, talvolta si è costretti a ricorrere a tali strumenti.
Tuttavia, occorre svolgere una serie di osservazioni in quanto, nel merito della questione, vi sono alcuni aspetti da sottolineare.
Un provvedimento del genere non può ovviamente essere omogeneo per natura, perché l'unica omogeneità che occorre ricercare in un testo di questo tipo è costituita dal fatto che esistono termini che devono essere prorogati. Ciò costituisce quel filo conduttore che, a nostro avviso, dà ragione anche dal punto di vista costituzionale all'essenza stessa del provvedimento.
Tale presupposto, nel testo in esame, viene rispettato solo parzialmente, in quanto vi sono una serie di norme che non rispettano questi canoni; mi riferisco, in particolare, al comma 3 dell'articolo 3 e al comma 4 dell'articolo 6. Ciò è stato sottolineato anche da colleghi non appartenenti alla mia parte politica in quanto, evidentemente, le norme riguardanti le procedure espropriative nonché l'ambito di applicazione del programma di protezione sociale per gli stranieri costituiscono temi che non avrebbero dovuto essere inseriti in un provvedimento di questo genere.
Tra l'altro, il presente disegno di legge entra nel merito di una serie di questioni già affrontate in sede di approvazione della legge finanziaria. Ciò a nostro avviso costituisce un cattivo vezzo del nostro sistema, perché entrare nel merito di alcuni provvedimenti legislativi, a volte ancor prima che questi siano produttivi di effetti, rappresenta qualcosa che ci deve far riflettere.
D'altronde, basta leggere il parere del Comitato per la legislazione per notare come tali aspetti siano già stati sottolineati. Tuttavia - mi sia consentita una notazione di carattere politico - ho forti dubbi che in questa legislatura e con questa maggioranza tale sistema possa essere modificato. Infatti, già in sede di esame della legge finanziaria la confusione è stata sovrana, come è stato dimostrato dai 1.200 commi costituenti il maxiemendamento poi divenuto il testo definitivo della suddetta legge.
Tra l'altro, proprio la scorsa settimana, diverse questioni contenute nella legge finanziaria sono divenute motivo di polemica tra esponenti della maggioranza e il Governo. Cito un caso fra tutti: la nota lettera aperta scritta dal ministro De Castro e rivolta al Presidente del Consiglio, Prodi, nella quale si richiama l'attenzione sull'esistenza di alcuni conflitti di competenza tra il proprio ministero e quello dell'ambiente. Ciò denota una vostra contraddittorietà di natura politica nonché una vostra difficoltà ad incedere ed andare avanti.Pag. 22
Intendo ora, tornando al merito del provvedimento, sottolineare alcuni aspetti inerenti la materia di competenza della Commissione agricoltura, della quale faccio parte.
All'articolo 2, vi sono alcune norme di buon senso meritevoli di attenzione, che, tra l'altro, anche noi abbiamo sollecitato in sede di confronto con il Governo e con il ministro De Castro. A nostro avviso, però, avrebbe potuto essere fatto di più e meglio.
Cito rapidamente alcuni dati. Ad esempio, all'articolo 2, comma 2, non convince la proroga, sic et simpliciter, dell'iscrizione degli operatori del settore ortofrutticolo, perché è una norma, che è stata scritta in maniera assolutamente semplicistica, contenendo in sé una contraddittorietà con la norma di riferimento europea e con le esigenze del mercato e che, dunque, potrebbe condurre ad un rischio gravissimo per l'intera filiera, portandola fuori dal mercato e creando grosse difficoltà al confronto ed alla concorrenza. Tutto ciò penalizza ancora una volta il settore ed il sistema agroalimentare italiano.
Un altro aspetto che avrebbe dovuto essere modificato e migliorato riguarda il comma 3 dell'articolo 2, in particolare le norme concernenti il pagamento dei contributi a fini previdenziali ed assistenziali da parte degli allevatori avicoli e dell'intera filiera. Ci si riferisce alla crisi del settore avicolo. A nostro avviso, vi sono aspetti che avrebbero dovuto essere risolti in maniera diversa, tra cui, in primo luogo, i termini della proroga. Per il settore non è bastevole una proroga al 30 giugno 2007. La proposta proveniente dalle associazioni di categoria era di concedere una proroga di termini più elevata, addirittura fino al 31 dicembre 2007. Inoltre, la norma è contraddittoria e non chiarisce assolutamente se per il differimento siano dovuti interessi di dilazione nella misura degli interessi legali e, in aggiunta, in caso affermativo, non è prevista alcuna copertura finanziaria. È una difficoltà che l'Assemblea dovrà risolvere. Facciamo appello alla sensibilità ed all'intelligenza del relatore e del Governo per affrontare la questione ed eventualmente predisporre la copertura finanziaria.
Un'altra questione che non convince è l'estensione dei compiti del Commissario straordinario per la BSE. Intanto - si tratta di un caso tipico - essa non rientrava assolutamente nelle competenze della proroga dei termini. Prorogare al 31 dicembre 2007 i compiti del Commissario per l'emergenza BSE rientra certamente nella proroga dei termini, ma estendere le competenze ad altre situazioni avrebbe dovuto comportare la presentazione di un provvedimento di natura diversa. Non siamo di per sé contrari al fatto che una sola figura (che faccia riferimento, come il Commissario per la BSE, non soltanto ai ministeri di riferimento, ma anche alla Presidenza del Consiglio) possa occuparsi di altre questioni, come ad esempio le influenze aviarie o la blue tongue, ma, poiché si tratta, di questioni delicate ed importantissime, esse avrebbero dovuto essere affrontate in provvedimenti di altra natura, per cui nell'esame in Commissione e nel dibattito parlamentare sarebbe stato possibile entrare nel merito della questioni definendone con maggiore pregnanza gli ambiti.
Sono alcuni esempi di ciò che avrebbe potuto essere compiuto e non è stato realizzato. Aggiungo ulteriori aspetti, come quello da noi sollevato in sede di esame del provvedimento da parte della Commissione XIII, che compongono la condizione del parere. Mi appello anche alla Presidenza del Consiglio. Se emendamenti approvati nella Commissione I, che oggi sono parte del provvedimento, non saranno esaminati alla luce di tali condizioni, per l'iter del provvedimento si porranno alcune questioni. In particolare, con le parti riguardanti l'articolo 6, commi 8-sexies e 8-septies, si entra in una questione delicata con rischi notevoli per gli allevatori italiani, che verrebbero estromessi dalle logiche del mercato e penalizzati nella propria gestione aziendale.
A nostro avviso ci sono, invece, altre questioni che avrebbero dovuto essere affrontate da questo provvedimento. Lo abbiamoPag. 23già segnalato in Commissione e le osservazioni formulate, tra l'altro, fanno parte di un corposo gruppo di emendamenti da noi presentati. Mi riferisco, anzitutto, a tutte le questioni in materia di pesca. Coma abbiamo detto diverse volte, dobbiamo denunziare che c'è un'assoluta disattenzione della maggioranza, del Governo e - perché no? - anche del ministro competente nei riguardi di uno dei settori fondamentali del sistema agroalimentare italiano, quello della pesca che, voglio ricordarlo, ha una grande tradizione e che, in un paese come il nostro, dove si contano centinaia di marinerie, tra piccole e grandi, fa parte non soltanto del nostro sistema economico, ma anche della nostra tradizione. La disattenzione è grande e, guarda caso, in un provvedimento di proroga dei termini, non è affrontata alcuna questione attinente la pesca; ad esempio, una norma avrebbe potuto riguardare la proroga dei termini dell'assunzione degli oneri economici relativi alla gestione delle blue box.
Ci tengo a rilevare un aspetto ancora più importante per sottolineare la differenza dell'approccio politico tra la nostra e la vostra parte politica. L'anno scorso, proprio nel mese di gennaio, nel decreto n. 2 del 2006, poi convertito in legge in marzo, avevamo posto una questione importantissima di giustizia che dava, tra l'altro, una marcia in più al settore ittico italiano, ovvero l'introduzione di un nuovo sistema di compensazione dell'IVA sulla pesca. Allora, quindi, approvammo una legge con una copertura finanziaria, una legge dunque dello Stato, che - c'è solo un piccolo particolare - la vostra maggioranza non ha mai attuato. Ci sono stati una serie di ritardi nei rapporti e negli adempimenti che il Ministero delle politiche agricole, competente per settore, ed il Ministero dell'economia e finanze avrebbero dovuto attuare. Abbiamo dichiarato questo fatto più volte nei confronti con il ministro, in Commissione, ed abbiamo presentato atti di sindacato ispettivo al riguardo. Ci sono risposte del vostro Governo sulla questione che, pur plaudendo le iniziative, non hanno sortito alcun effetto. Ci era stato promesso da parte del vostro Governo e della vostra maggioranza che la questione sarebbe stata affrontata in sede di legge finanziaria. Non lo avete fatto e il risultato è che questa nostra innovazione è stata bloccata e, addirittura, si corre il rischio della perenzione delle somme e che quelle da noi impegnate per il 2006 rientrino probabilmente sotto l'egida della Ragioneria Generale dello Stato. Questa era una proroga importantissima che avrebbe dovuto essere posta. Diamo atto che anche i colleghi della maggioranza in Commissione hanno sposato la nostra tesi, che fa parte non solo delle proposte del relatore della Commissione, ma anche del parere.
Noi vi aspetteremo qui in aula alla prova dei fatti. Abbiamo presentato emendamenti e cercheremo di capire se vi sia e quale sia la vostra volontà. Questi sono i motivi che ci portano ad esaminare in maniera assolutamente laica - scusatemi il termine - il provvedimento. Come ho detto in premessa, vi sono alcuni elementi condivisibili, ma ce ne sono tanti altri che non ci convincono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.