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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2114).
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2114-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore rinunzia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, svolgerò pochissime considerazioni al termine della discussione generale, ringraziando, in particolare, l'onorevole relatrice per le osservazioni puntuali che ha voluto rappresentare in quest'aula e tutti gli intervenuti per la costruttività dei loro interventi e la disponibilitàPag. 24ad un confronto teso a risolvere le numerose questioni di ordine procedurale e metodologico e quelle di merito, che sono connesse alla conversione in legge di questo decreto.
In particolare, desidero sottolineare che i tempi ristretti seguiti dalla I Commissione per l'esame del provvedimento non hanno consentito al Governo di esercitare il suo potere emendativo, sicché abbiamo ora presentato all'attenzione dell'Assemblea una serie di proposte emendative serie, invero limitata, come limitato - peraltro, lo si è riconosciuto da più parti - è stato il novero delle materie oggetto delle proroghe e di altri interventi urgenti. In questa direzione, giustamente, si collocava anche l'invito venuto dall'onorevole Boscetto a proposito del titolo di questo decreto.
In ogni caso, siamo disponibili ad utilizzare la sede del Comitato dei nove della I Commissione per un'ulteriore valutazione degli emendamenti (peraltro di iniziativa sia parlamentare sia governativa), della loro coerenza procedurale con gli indirizzi per una migliore qualità della legislazione - ai quali si faceva riferimento e sui quali, poi, mi soffermerò brevemente - e della necessità di affrontare alcune emergenze di contenuto e di merito che, anche se non strettamente attinenti, nella forma, a disposizioni recanti proroga dei termini, il Parlamento potrebbe giudicare meritevoli di attenzione.
Al riguardo, e passando così alla seconda parte delle mie considerazioni, si dovrebbe adottare una procedura che potremmo definire di «ponte» tra un uso, per così dire, da «mille proroghe» di tali strumenti e, invece, un uso conforme agli indirizzi del Comitato per la legislazione.
È stato sollevato, sia dal presidente della Commissione sia dallo stesso presidente del Comitato per la legislazione - nonché, devo dire, da tutti i colleghi intervenuti nel dibattito - il tema fondamentale della qualità della legislazione. Ribadisco in questa sede quanto ebbi a dichiarare io stesso in sede di esame dei primi decreti di questa legislatura (decreti cui si è poc'anzi fatto riferimento) e quanto soprattutto dichiarò il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, l'onorevole Chiti, in sede di audizione presso il Comitato per la legislazione, nonché quanto affermato più volte dal Governo in sede di accoglimento di numerosi ordini del giorno. Atti, questi ultimi, che, per l'appunto, direttamente o indirettamente, facevano riferimento alla necessità di un uso più appropriato e limitato dei decreti e di un uso più coerente degli strumenti di modifica e di aggiornamento, soprattutto con riferimento ai procedimenti di delega aperti, prorogabili o da riaprire (fattispecie invero molto diverse). In proposito, quindi, desidero ribadire la posizione del Governo, che è interessato, se possibile, al conseguimento, per così dire, di un patto per la qualità della legislazione con le due Camere.
In questa sede è stata sottolineata la diversità, organizzativa oltre che regolamentare, tra il Senato e la Camera dei deputati con riferimento, per esempio, alle procedure di esame dei decreti-legge e di ammissibilità delle relative proposte emendative. Ebbene, in questa materia sarebbe utilissimo un coordinamento tra le due Camere: finché siamo in un regime bicamerale e finché, in qualche modo, dobbiamo considerare fisiologico il ping pong tra i due rami in materia di decreti, gioverebbe a tutti, al Governo ed alle Camere, oltre che ai singoli parlamentari, una maggiore chiarezza, trasparenza e coerenza, anche di metodo e di procedura.
Ha fatto bene chi ha ricordato che questo tema è anche connesso con le problematiche della riforma della legge finanziaria di cui credo sia imminente la discussione - anzi me lo auguro -, in quanto dobbiamo porvi mano prima del Documento di programmazione economico-finanziaria. La scadenza di questo documento è la data entro la quale bisognerebbe avere la nuova articolazione normativa procedurale e regolamentare. Inoltre, il tema della utilizzazione dei decreti richiede che ogni altra legge o procedimento legislativo che possano indirettamentePag. 25far riferimento anche all'attuazione e all'iter della legge finanziaria siano realizzati parallelamente. Infatti, in questa materia, nel primo semestre di questo anno, potremmo mettere a punto, da un lato, criteri più certi di adozione e di esame dei provvedimenti d'urgenza e, dall'altro, criteri più certi di definizione, di esame e di approvazione dei provvedimenti legati alla manovra di bilancio e alla manovra finanziaria.
Su questo dobbiamo raccogliere in positivo un'offerta che fu fatta all'inizio della legislatura dal presidente della I Commissione affari costituzionali, cioè quella di aprire una riflessione più approfondita su questi temi. Intanto, in questa fase, dobbiamo sforzarci il più possibile di rendere questo decreto-legge tuttora all'esame parlamentare in minore contrasto con il percorso che - mi pare di aver capito - tutti concordemente intendiamo adottare per quel che riguarda l'utilizzazione a regime di questi strumenti.
Ciò non è facile, e chiudo con questa riflessione: per quel che riguarda ad esempio la proroga dei termini delle deleghe, sono presenti fattispecie molto varie per l'esercizio della delega conferita dal Parlamento. In quest'ultimo caso, molto spesso si tratta di proroghe che si riferiscono ad atti e a disegni di legge delega proposti ed approvati da maggioranze diverse da quelle che attualmente sorreggono il Governo. Rispetto a questi temi ci potremmo trovare nella contraddizione di lasciar scadere i termini della delega; in questo caso, si vanificherebbe tutto il percorso legislativo anche con riferimento al dispositivo presentato dalla maggioranza diversa che ha approvato la delega oppure ci si vedrebbe costretti a chiedere la riapertura del procedimento per poter rendere - com'è logico che sia in una democrazia parlamentare - il più simile possibile l'esercizio della delega alla linea di politica generale che il Governo si è impegnato ad adottare chiedendo il voto di fiducia in Parlamento.
È una delle materie delicate, sulle quali, anziché fare una discussione di carattere generale, come si sarebbe potuto fare, e alla luce della discontinuità assoluta rispetto a ciò che è accaduto, preferiamo esaminare le questioni ad una ad una, per cercare un consenso sulla procedura ed anche su una scelta di merito che sia coerente rispetto, da un lato, all'esigenza di salvaguardare la cosiddetta continuità amministrativa dello Stato, nonché la continuità legislativa del Parlamento, e, dall'altro lato, relativamente al diritto-dovere di un Governo di tenere fede agli impegni assunti con il Parlamento e, prima ancora, con gli elettori rispetto alle linee da proporre.
Detto questo, credo che dobbiamo fare uno sforzo di grande e buona volontà - e, in questo senso, apprezzo la disponibilità dei gruppi di maggioranza e di opposizione, comunicata attraverso gli oratori che sono intervenuti, anche nel corso dell'esame presso la I Commissione - affinché questo intento si realizzi. Confermo che il Governo non mancherà di assecondarlo e di concorrervi nella maniera migliore, evitando di utilizzare il Comitato dei nove come una sede meramente burocratica, ma facendone la sede effettiva di «direzione del traffico», ossia di selezione degli emendamenti e di valutazione della loro congruità rispetto agli obiettivi che intendiamo raggiungere.
Vi ringrazio ancora.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con la discussione sulle linee generali delle mozioni in tema di famiglia.
La seduta, sospesa alle 16,15 è ripresa alle 16,30.