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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Onorevoli colleghi, signor ministro, già questa mattina ho avuto modo di esprimere la contrarietà del gruppo dell'UDC alle linee programmatiche annunciate dal ministro stesso in aula.
Questa contrarietà è scaturita dalla valutazione di un'eccessiva genericità delle dichiarazioni contenute in circa 17 pagine di relazione e, oltretutto, dal mancato approfondimento degli strumenti che il ministro intende introdurre all'interno del nostro ordinamento per raggiungere degli obiettivi, che sono sicuramente condivisi da tutti, ma che per il momento sono soltanto enunciati.
Il ministro ha fatto riferimento alla necessità di ridurre la durata dei processi, di restituire la giustizia ai cittadini e di fare tutto questo attraverso il metodo del confronto.
Questi sono obiettivi scontati, direi quasi banali, ma mai raggiunti fino ad oggi, tant'è vero che siamo di fronte ad una situazione che potremmo definire di emergenza della giustizia.Pag. 48
È evidente che rispetto a questa genericità non posso che rappresentare la contrarietà anche da parte del gruppo che rappresento. Danno, peraltro, conto di quanto siano state generiche e approssimative le dichiarazioni anche i pareri che il ministro ha espresso sulle risoluzioni che sono state presentate. Probabilmente, la velocizzazione del lavori dell'Assemblea non ha consentito al ministro una lettura attenta delle risoluzioni, tanto che è caduto in una evidente contraddizione, per cui mi permetto, signor ministro, di rivolgerle la preghiera di rileggere con maggiore attenzione quelle risoluzioni, perché il voto contrario nei confronti di buona parte degli appelli contenuti nelle suddette significa anche negazione di alcune delle indicazioni, che lei ha cercato di fornire nella sua informativa!
In particolare, rispetto alla risoluzione Elio Vito ed altri n. 6-00010 mi sarei attesa dal ministro la richiesta di votazione per parti separate, perché vi è contenuto un impegno molto esplicito che risponde esattamente alla richiesta del ministro: quello di aprire un franco e serio confronto con l'opposizione, indicando le riforme possibili, le priorità ed i tempi di realizzazione!
Non capisco come il ministro della giustizia possa esprimere una contrarietà rispetto all'invito ad aprire il dialogo con l'opposizione, quando egli stesso questa mattina ha affermato la volontà di avviare il confronto, perché il Parlamento deve porre in essere queste riforme e perché la giustizia deve essere restituita responsabilmente ai cittadini da tutti noi!
Con riferimento alla risoluzione presentata dai colleghi della Lega nord (Lussana ed altri n. 6-00013) è già entrata nel merito la collega. Vorrei svolgere al riguardo alcune rapidissime considerazioni. In particolare, vorrei ricordare al signor ministro che, nell'impegno contenuto in questa risoluzione, vi è la richiesta al Governo (in questo frangente evito di parlare della prima parte concernente la separazione delle funzioni, su cui mi soffermerò successivamente) di intraprendere la strada della riforma del sistema processuale, intervenendo sulla struttura del processo per risolvere i problemi della giustizia legati alla ragionevole durata del processo stesso, anche in ragione dei pressanti inviti rivolti al nostro Stato ad esibire risultati concreti o piani di azioni realistici per risolvere le gravi carenze strutturali della giustizia, i cui ritardi causano violazioni ripetitive dei diritti umani e costituiscono una seria minaccia al principio dello Stato di diritto.
Non capisco, signor ministro, come possa esprimere parere contrario su un impegno di questo tipo, che è contenuto anche nella sua relazione!
Anche per quanto riguarda la razionalizzazione del sistema dei riti alternativi... Signor ministro, lei in questo momento è impegnato a parlare con il collega Maran, che - ne sono convinta - le sta fornendo indicazioni importanti, ma le ricordo che è stato lei a parlare di riti alternativi e a sottolineare la necessità di razionalizzare il sistema di tali riti!
Come mai allora dice di «no» a questo tipo di impegno del Governo? Perché ritiene di dover solo enunciare tali indicazioni e poi, nel momento in cui il Parlamento chiede un impegno in tal senso (lei sa che si tratta comunque di un impegno formale, ma è qualcosa di più della enunciazione) restituisce al mittente l'invito, l'appello che le viene rivolto? Signor ministro, lei mi sta facendo segno, facendo riferimento all'intera risoluzione, ma io le ho rivolto l'appello - forse lei era distratto - di chiedere una votazione per parti separate!
Il preambolo di queste premesse - mi rendo conto - è chiaramente politico; infatti, non mi sarei mai permessa di chiederle di aderire ad esse, perché appartengono alla dialettica politica. Io mi riferisco agli impegni contenuti nelle risoluzioni!
Lo dico, altrimenti cadrebbe in contraddizione, perché si tratta di affermazioni già contenute nella sua relazione!
Per quanto riguarda la riforma della giustizia minorile, dei tribunali minorili, anche lei ha ravvisato questa necessità e Pag. 49ha fornito delle indicazioni, che sono compatibili e coerenti con quanto scritto in questo programma.
L'unico parere favorevole che ha espresso è un orientamento che, mi consenta - e ciò non vuol essere un'offesa nei confronti dei colleghi della maggioranza - non nobilita sicuramente la sua relazione, poiché si tratta semplicemente di un'approvazione delle «comunicazioni» del ministro. Quindi, i suoi colleghi di maggioranza danno al suo impegno programmatico la semplice definizione di «comunicazioni»: ciò, chiaramente, segnala anche la volontà di rientrare nel merito della materia e di riaprire una delle classiche bagarre alle quali ci fa assistere, da tempo, questo Governo!
Signor ministro, credo fortemente che la giustizia abbia bisogno di risposte e che ne abbia bisogno in tempi rapidi. Ricordo che l'ho già affermato questa mattina, con riferimento alla parte della sua relazione relativa ai risultati prodotti in questi circa sei mesi di attività di governo.
Signor ministro, devo dirle che non mi aspettavo granché, un po' per gli annunci fatti, un po' perché mi rendo conto che non si possono fornire risposte esaustive al mondo della giustizia in un tempo così breve. Tuttavia, mi sarei indubbiamente attesa di più in termini di proposta.
Allo stato, infatti, non sono state presentate grandi riforme da parte del ministro; abbiamo soltanto degli annunci, nonché la reiterazione di uno schema, che non ho mai condiviso neanche nella precedente legislatura, che prevede la costituzione di commissioni pletoriche, che studiano e ristudiano sempre le stesse tematiche e ripresentano sempre le stesse proposte di modifica del codice penale, del codice di procedura penale e del codice di procedura civile. Si tratta sicuramente non solo di una moltiplicazione di costi, ma anche di una «divisione di efficienza»: mi consenta di dirglielo, signor ministro!
Vorrei formulare un'ultima considerazione sulla separazione delle carriere dei magistrati. Signor ministro, rispetto a questo punto nodale lei oggi ha avuto modo di affermare, in sede di replica, che la separazione delle funzioni è già avvertita e vissuta dal singolo magistrato come persona. Io mi permetto di segnalarle, signor ministro, che come individui, nello stesso modo e con maggiore profondità, queste persone vivono l'appartenenza organica allo stesso ordinamento e condividono lo stesso status. Ciò, umanamente - e faccio riferimento allo stesso elemento emotivo da lei usato - non può che portare ad una commistione impropria e dannosa per il sistema giustizia!
Le ricordo ancora una volta, signor ministro, che quello della separazione delle carriere non è un argomento specioso. Non si tratta di un argomento che oggi, dai banchi dell'opposizione, cerchiamo speculativamente di portare in Parlamento, poiché esso «vive» nel nostro paese dal 1946, vale a dire sin da quando si cominciò ad elaborare la nostra Carta costituzionale.
Fin da allora, infatti, i nostri costituenti si posero il problema di puntualizzare la differente organizzazione rispetto alle diverse funzioni esercitate dal magistrato inquirente e da quello giudicante. Si operò un rinvio, a suo tempo, alle disposizioni di un ordinamento antecedente all'adozione della Costituzione, ma ricordo che esso non è stato mai modificato successivamente.
Ricordo che, nel corso degli anni, sono intervenuti fatti rilevanti, che hanno aggravato...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
ERMINIA MAZZONI. ...la necessità di procedere alla separazione delle carriere dei magistrati, ad esempio la trasformazione del rito da inquisitorio in accusatorio o l'approvazione del nuovo articolo 111 della Costituzione.
Concludo il mio intervento, signor ministro, sottolineando che la garanzia del giusto processo - che lei si pone come obiettivo da conseguire - e la riduzione dei tempi processuali - che rappresenta non solo la sua priorità, ma anche la nostra - saranno realizzabili soltanto se Pag. 50daremo concreta attuazione ai principi contenuti nella nostra Carta costituzionale: terzietà ed imparzialità del giudice, parità delle parti e diritto alla difesa.
Tutto questo non c'è e non ci sarà se lei andrà avanti con la proposta di riforma che oggi ha annunciato in questa Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono particolarmente lieto che il signor ministro guardasigilli sia di nuovo in quest'Assemblea, perché questa mattina, esprimendo parere contrario su tutte le risoluzioni presentate dai gruppi di opposizione (a mio modesto avviso, senza averle lette a sufficienza) aveva detto che avrebbe lasciato i lavori della Camera, che egli ben conosce.
D'altra parte, l'esperienza della collega Napoli, che siede al mio fianco, è assai significativa: da tempo presenta interrogazioni ed interpellanze rivolte al ministro della giustizia senza avere risposta alcuna! Sarebbe bene, signor ministro, che lei rispondesse nelle sedi proprie.
Signor ministro, nell'esprimere il parere sulla mia risoluzione n. 6-00012, il cui testo è stato elaborato con grande buonsenso, ha affermato che il parere del Governo è contrario perché la risoluzione fa riferimento ad una proposta di legge di là da venire - sono parole sue - ed ha aggiunto che si riserva di esprimersi in senso favorevole, condividendone il merito, una volta che tale proposta sarà stata ritualmente presentata.
A nulla sono valse le mie proteste: la proposta di legge è già stata ritualmente presentata! Si tratta dell'atto Camera n. 1705, i cui primi firmatari sono l'onorevole Cirielli e, subito dopo (e il fatto non è casuale) il presidente del mio partito, l'onorevole Gianfranco Fini. La proposta in parola, presentata il 27 settembre 2006, è volta all'introduzione dell'articolo 187-bis del codice penale e di altre disposizioni in materia di risarcimento dei danni alle vittime dei reati da parte dello Stato. A cosa miriamo, in buona sostanza? La proposta prevede che la vittima del reato venga risarcita quando il reato stesso sia stato commesso da persona liberata (o anche ammessa a misure alternative o ad altri benefici) non perché abbia espiato la pena comminatale, ma a seguito di un provvedimento di amnistia, indulto, grazia (od altri simili tecnicismi).
Signor Presidente, poiché in questo momento il guardasigilli è impegnato, le chiedo di recuperare il tempo che sto perdendo...
PRESIDENTE. Nel caso di specie, si tratta di una collega del suo gruppo.
GIUSEPPE CONSOLO. Che si tratti di una collega di gruppo non cambia nulla, signor Presidente, perché (come la collega Napoli sa bene) non è che abbiamo sempre il guardasigilli in aula. Sto offrendo al ministro della giustizia la possibilità - absit iniuria verbis - di ravvedersi: la proposta di legge, signor ministro, è già stata presentata; pertanto, le chiedo formalmente di rivedere il parere espresso cognita causa. La proposta è un fatto concreto, non è di là da venire; tra l'altro, essa prevede che lo Stato potrà rivalersi dell'onere sostenuto nei confronti dell'autore del reato.
A proposito di vittime dei reati, la collega Lussana ha fatto riferimento a Caino ed Abele. Ebbene, se dovessimo scegliere, saremmo - vivaddio! - per Abele, non per Caino! Mi sembra almeno ovvio, scontato, mettere autore e vittima del reato sullo stesso piano. Io ho un profondo rispetto per coloro i quali si ravvedono, ma anche per le vittime dei reati, come quelle che lei ha incontrato ieri sera, signor ministro, a Porta a Porta: ancora non si rendono conto come sia possibile che, nel rispetto della legge, chi è stato condannato venga scarcerato dopo pochi anni!
La proposta di legge che ho menzionato poc'anzi è considerata da noi di Alleanza Pag. 51Nazionale come una forma di attuazione di un principio che ci è particolarmente caro, che è nel nostro DNA e che si può sintetizzare con l'espressione «certezza della pena».
Per quanto riguarda la mia risoluzione n. 6-00012, le chiedo, signor ministro... Io ho tempo, posso aspettare che si liberi, signor ministro: il paziente Presidente Castagnetti mi permetterà, amabilmente, di recuperare il tempo che sto perdendo.
Per quanto riguarda la mia risoluzione, signor ministro, mi rivolgo a lei formalmente ma con grande umiltà, perché capisco che per il guardasigilli dare atto di una corretta esposizione da parte di un deputato dell'opposizione, per quanto modesto sia, significhi fare marcia indietro. Tuttavia, le motivazioni risultano dal resoconto: lei ha espresso parere contrario, assumendo che il provvedimento non fosse stato ancora presentato. La prego pertanto di rivedere la sua posizione.
Quanto alla risoluzione dei deputati della maggioranza stendo un velo pietoso, perché non aggiunge alcunché al dibattito.
Per quel che riguarda, invece, le altre due risoluzioni presentate mi permetto di chiederle, signor ministro, se le abbia lette o meno. Sembra, infatti, dal suo parere contrario, che non le abbia esaminate. Mi riferisco, in particolare, alla risoluzione Elio Vito n. 6-00010. Questa mattina lei ci ha ricordato l'autorevole, anzi, autorevolissimo...
PRESIDENTE. Signor ministro, le chiedo di prestare attenzione all'onorevole Consolo. Anche lei, però, onorevole Consolo, cerchi di essere comprensivo perché il signor ministro si stava consultando con il signor sottosegretario.
GIUSEPPE CONSOLO. La ringrazio, signor Presidente, poiché lei tutela noi parlamentari. Il ministro guardasigilli dovrebbe ben conoscere queste regole, perché è stato nostro collega in quest'Assemblea e, attualmente, è un componente della Camera alta, quindi non credo che le abbia dimenticate.
Stavo dicendo che questa mattina lo stesso guardasigilli ci ricordava l'autorevolissimo richiamo del Capo dello Stato, il Presidente Napolitano, a cui tutti noi dobbiamo rispetto, sia per la sua carica, sia per la sua persona, per un accordo bipartisan in materia di giustizia. Ebbene, che cosa chiedono i colleghi di Forza Italia di tanto originale? Ricordo che nella risoluzione da me presentata si chiede un impegno del Governo e, in particolare, del guardasigilli ad appoggiare in ogni sede le iniziative legislative preannunciate in materia di risarcimento del danno ad opera dello Stato nei casi di applicazione di provvedimenti di clemenza a favore del reo. Questo è quanto io ho chiesto. Invece, la risoluzione presentata dai colleghi del gruppo di Forza Italia, ancora più semplicemente, chiede un impegno del Governo e, in particolare, del guardasigilli ad aprire un franco e serio confronto con l'opposizione, indicando le riforme possibili, le priorità ed i tempi di realizzazione.
Ed allora, dov'è lo scandalo, colleghi della maggioranza? Come potete esprimere un voto contrario su una risoluzione di questo tipo? Qual è l'impegno che il Governo assume e da cui non potrà recedere? Si tratta dell'impegno ad aprire un franco e serio confronto con l'opposizione? Non è neanche questo il volere del guardasigilli (Commenti del ministro Mastella)? È così signor ministro, è così! Come lei mi insegna e come ha ricordato la collega Mazzoni, lei potrebbe benissimo approvare il dispositivo della risoluzione o esprimere il suo parere su parti separate. Come lei mi insegna, lo può fare: il problema è che non vuole farlo! Allo stesso modo, lei potrebbe benissimo esprimere parere favorevole sulla risoluzione Lussana n. 6-00013, in quanto si limita a chiedere qualcosa di scontato e presente anche nel suo programma, cioè l'impegno del Governo a rivedere quanto deciso in materia di distinzione delle funzioni. Questa mattina, lei ha affermato che questo rientra nel suo programma.
Bisogna essere coerenti, alle parole bisogna far seguire i fatti. Questo è il motivo per il quale, con assoluta convinzione, il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà voto favorevole sulle tre risoluzioni presentate Pag. 52dall'opposizione e da me illustrate (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Prego i colleghi di sciogliere i capannelli, perché disturbano moltissimo i deputati che stanno intervenendo. Mi rivolgo, soprattutto, a coloro i quali sono interessati ad ascoltarli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, la ringrazio per avermi consentito di intervenire in questo dibattito, al quale avrebbe dovuto partecipare, a nome del gruppo dei Verdi, la collega Paola Balducci, che, purtroppo, è rimasta vittima di un incidente e non può partecipare ai lavori dell' Assemblea.
Quindi, mi limito ad esprimere l'adesione dei Verdi alla risoluzione Maran ed altri n. 6-00011, che, a sua volta, esprime apprezzamento e condivisione per le comunicazioni del ministro della giustizia.
Avendo ascoltato le comunicazioni in mattinata e avendole in parte lette adesso, confermo il nostro apprezzamento, nella consapevolezza della complessità e della problematicità della situazione che il pianeta giustizia sta attraversando.
Poiché ho visto che, nel dibattito di stamani, il ministro della giustizia è stato contestato molto aspramente da alcuni colleghi dell'opposizione con riferimento al provvedimento sull'indulto e poiché sembra che quel provvedimento sia imputato al ministro, il quale non ne era il promotore, e che non abbia né padre né madre, mentre il Parlamento lo ha votato a maggioranza dei due terzi dei componenti, vorrei precisare pubblicamente che il nostro gruppo rivendica la propria parte di responsabilità rispetto all'approvazione di quel provvedimento; la valuta in termini positivi, sebbene il provvedimento stesso abbia registrato una forte impopolarità all'esterno. Ma tale impopolarità è anche dovuta al fatto che pochi si sono assunti la responsabilità politica di un atto che era giusto e necessario.
Al tempo stesso, signor ministro, vorrei richiamare la sua attenzione sul fatto che siamo tutti consapevoli che gli effetti positivi del provvedimento sull'indulto in ordine alla situazione penitenziaria possono rischiare di esaurirsi rapidamente se iniziative comunque incidenti sulla situazione penitenziaria, sia legislative sia amministrative - mi riferisco, ad esempio, alla medicina penitenziaria -, non vengono positivamente assunte. Pertanto, sotto questo profilo, considero fondamentale che non solo lei, in qualità di ministro della giustizia, ma anche altri ministri - come quello degli affari sociali, quello della salute o quello della solidarietà sociale - affrontino temi quali ad esempio il superamento della legge Fini-Giovanardi, della Bossi-Fini, della ex Cirielli; tutte leggi che hanno un impatto pesantemente negativo sulla situazione penitenziaria e che portano rapidamente al riprodursi di quel fenomeno di sovraffollamento che, in modo emergenziale, abbiamo superato in epoca recente.
Concludo, ribadendo che i Verdi complessivamente condividono le comunicazioni del ministro della giustizia e quindi esprimeranno voto favorevole sulla risoluzione Maran ed altri n. 6-00011 da me sottoscritta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, signor ministro, la risoluzione presentata dal gruppo di Forza Italia non è certo una porta chiusa nei confronti di coloro che vorrebbero trovare soluzioni condivise. Non siamo stati sordi - lei lo sa benissimo, signor ministro - alle parole del Capo dello Stato, ma se occorre un dialogo bisogna che questo dialogo sia sottoposto a precise condizioni che noi chiediamo ai nostri interlocutori.
Innanzitutto, chiediamo il rispetto della nostra posizione politica. Allora, se il capo di una parte di questa maggioranza, il deputato Diliberto, ci considera nemici e non avversari - come ha affermato esplicitamente -, abbiamo il sospetto che questo dialogo diventi difficile.Pag. 53
Chiediamo che il Governo si presenti con proposte unitarie, che attualmente mancano. Ciò emerge anche dalla risoluzione priva di contenuti che la maggioranza ha voluto presentare.
La prova è che critiche forti sono giunte da parte di Pannella e del deputato Boselli, il quale ha richiamato il Governo e il ministro invitandoli a non rendersi servi dall'Associazione nazionale magistrati.
Chiediamo ancora, perché il confronto sia possibile, che vi sia il rispetto dei diritti umani, come condizione di qualunque dialogo. Ma, nel momento in cui il candidato sindaco di Genova sostiene che i ragazzi di Tien An Men scesero in piazza per la Coca Cola, crediamo di non avere un interlocutore credibile (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
Chiediamo che vi siano proposte precise, non soltanto annunci, ai quali non fanno seguito, poi, riforme vere. Ci viene detto che c'è un impegno a realizzare il processo in cinque anni. Ma, a parte il fatto che un processo penale in cinque anni, per i tre gradi, diventa un processo di 8 anni nel complesso, mi chiedo: con quali mezzi e con quali riforme? Vogliamo proposte nuove per metterci al tavolo con questa maggioranza.
Per quanto riguarda il problema delle intercettazioni, di cui si è parlato lungamente (e lei, signor ministro, ci ha fornito dati allarmanti), a nostro avviso, la proposta del Governo non cambia nulla rispetto all'estensione del fenomeno, perché non vi è una sola disposizione che limiti l'uso inutile e pernicioso di questo strumento.
Chiediamo ancora che il Governo sia attento ai problemi della sicurezza, se vuole confrontarsi con questa opposizione. Non neghiamo, come Forza Italia, di aver dato il nostro appoggio ad un provvedimento di clemenza. Diciamo, però, che è responsabilità del Governo non averlo fatto accompagnare da strutture di sostegno che potessero raccogliere coloro che uscivano dal carcere.
Chiediamo ancora, perché questo dialogo sia possibile, che il Governo si renda autonomo e indipendente rispetto alle pretese dell'Associazione nazionale magistrati. Siamo sorpresi che esista un pacchetto che, prima di essere «di riforme», prima di essere presentato al Consiglio dei ministri, sia sottoposto all'autorizzazione e al commento dell'Associazione nazionale magistrati, la quale si dichiara contenta per una parte e non contenta per un'altra, quasi che questo Governo potesse legiferare solo se l'Associazione nazionale magistrati offre la sua autorizzazione, il suo placet.
Chiediamo che la politica della giustizia di questo Governo non si risolva esclusivamente nel voler fare terra bruciata per questioni pregiudiziali rispetto alle riforme della XIV legislatura. Si possono migliorare, ma dire per principio che tutto va azzerato, è una posizione politica che rende impossibile qualunque vero confronto.
Chiediamo ancora (ed è la richiesta fondamentale) che si dia vera attuazione all'articolo 111 della Costituzione, che vuole dire, prima di tutto, parità delle parti nel processo, che vuole dire, conseguentemente, che il giudice non può appartenere alla stessa corporazione cui appartiene il pubblico ministero, così come non vi appartiene il difensore. Questo è talmente semplice ed elementare che, se non lo si fa, è perché vi sono condizionamenti fuori dalla cultura giuridica e anche dalle scelte politiche.
Chiediamo che, se si ha in mente la rieducazione del condannato, non si possa pensare, con le riforme della prescrizione, di applicare la sanzione a distanza di decine di anni.
Queste sono richieste che facciamo, perché sia possibile un tavolo attorno al quale trovare le soluzioni migliori per tutti.
La giustizia è un bilanciamento di interessi diversi e, come tale, non può che essere fatta attraverso un confronto e Pag. 54un'apertura, ma questo ministro ha già detto che non è disponibile, esprimendo parere contrario sulla nostra risoluzione.
Ebbene, se, viceversa, ci sarà un cambiamento di linea e se queste condizioni saranno rispettate, noi sapremo fare la nostra parte. Ma la domanda è, signor ministro: e voi, la saprete fare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, il gruppo de L'Ulivo voterà la risoluzione che approva le comunicazioni del ministro, perché crediamo che quella indicata dal ministro della giustizia sia la strada giusta. Le nove proposte illustrate dal ministro Mastella per una giustizia più rapida sono in linea con il programma de L'Unione e raccolgono le osservazioni e gli obiettivi che avevamo sostenuto durante la lunga battaglia di opposizione condotta negli anni passati, contro la politica della giustizia dominante nel centrodestra. Sosterremo la risoluzione perché crediamo che si tratti di proposte del tutto ragionevoli. Non appena saranno formalizzate e giungeranno in Parlamento, lavoreremo perché queste riforme siano approvate presto, sulla base di un confronto ampio e ricercando un consenso che è possibile realizzare anche al di là, noi crediamo, dei confini della maggioranza. Al riguardo, prendiamo atto che quella di Forza Italia e del centrodestra non è, come abbiamo sentito poc'anzi, una porta chiusa.
Noi crediamo che quella indicata dal ministro sia la strada giusta, perché non si ostina a ritenere che la crisi della giustizia abbia un'unica spiegazione, e cioè il ruolo, ritenuto preponderante, invasivo, della magistratura nella vita sociale, ma che abbia a che fare soprattutto con la necessità di accelerare i processi; questa è infatti diventata una vera e propria questione nazionale, in termini di garanzia dei diritti individuali, di competitività del sistema economico e di prestigio internazionale del nostro paese.
In tutte le giurisdizioni cresce il ritardo nell'erogazione del servizio. Si allunga oltre ogni accettabilità la definizione dei procedimenti. L'arretrato cresce e si consolida. Per questo occorre rimettersi dalla parte dei cittadini, come ha indicato il ministro della giustizia. Occorre ridare alla giurisdizione la sua effettività di regolatrice dei conflitti e di servizio essenziale. Occorre richiamare al confronto e alla collaborazione istituzionale la cultura giuridica, gli operatori del diritto e chi lavora negli uffici giudiziari, perché da una stagione politica gestita contro la giurisdizione e contro la legalità si deve ora passare ad una nuova stagione, nella quale la giustizia sia amministrata nell'interesse dei cittadini, eliminando le resistenze corporative, da qualunque parte esse provengano, con l'obiettivo di un'amministrazione della giustizia che rispetti la giurisdizione e la legalità.
Il dare giustizia in ritardo significa, a nostro modo di vedere, negarla concretamente, favorendo gli egoismi, favorendo coloro che possono e vogliono - perché hanno la forza, l'autorità, il potere - fare a meno della giurisdizione. Per queste ragioni noi sosterremo lo sforzo del ministro della giustizia, approvando la risoluzione a mia prima firma (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Molto rapidamente, signor Presidente, vorrei rispondere all'onorevole Boato, che ha chiamato in ballo la legge Fini-Giovanardi - così l'ha chiamata -, per ricordargli che proprio ieri il Corriere della Sera ricordava in un articolo a quattro colonne che un pregiudicato, tossico e spacciatore, già condannato, uscito con l'indulto e nuovamente condannato, non è andato in carcere ma è stato assegnato per un anno ad un servizio per i barboni della Stazione Pag. 55Centrale di Milano, per svolgere quindi un lavoro di pubblica utilità. Con questa «famigerata» legge non si va in carcere. Nessun tossicodipendente può andare in carcere ed anche coloro che sono condannati per essere tossici e spacciatori la prima volta godono della condizionale ed anche la seconda volta riescono ad evitare la detenzione.
Anzi, questa legge permette di svuotare le carceri, come di fatto sta accadendo; infatti, abbiamo dimostrato in Parlamento che dopo l'entrata in vigore della legge è diminuito il numero delle persone detenute, dato che possono essere assegnate ai lavori di pubblica utilità. Al riguardo, il Corriere della Sera definiva l'articolo 5-bis come una grande innovazione e poi con pudore parlava della «legge di febbraio», perché non voleva ricordare di che si trattasse.
Allora ricordo al ministro della giustizia, che è qui presente, che tre quarti delle cose che sono state oggi dette nella conferenza stampa sono già contenute nella «legge di febbraio»: è stato depenalizzato l'uso personale di droga, il carcere è stato sostituito dalle comunità e dai lavori di pubblica utilità.
Certo, per i grandi trafficanti di droga, per i mercanti di morte ci sono condanne severe. Invece, tutta l'altra parte della liberalizzazione e dell'uso della droga per combattere la droga - la visione per cui il drogato non va recuperato ma deve essere cronicizzato -, evidentemente, non la condividiamo.
Quindi, volevo tranquillizzare l'onorevole Boato e chiedere anche al ministro e al Parlamento di lasciare da parte l'ideologia. Quando si andrà in Commissione occorrerà dire che la campagna elettorale è finita e confrontarsi sui termini reali della legge per quello che c'è scritto, anche rispetto al problema delle soglie. Vedrete che nel merito ci sarà ben poco da modificare rispetto agli obiettivi di gran parte di questo Parlamento.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.