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TESTO DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ROBERTO POLETTI SUL DISEGNO DI LEGGE N. 1496.
ROBERTO POLETTI. Onorevoli colleghi, noi Verdi siamo persuasi della bontà e della necessità di questa legge delega che mira a restituire al gioco del calcio la dignità che merita ed a favorirne, al tempo stesso, uno sviluppo.
Il calcio nel nostro paese non è un semplice gioco. Per molti giovani rappresenta una scuola di vita in grado di educare chi ne faccia esperienza a valori fondamentali come la lealtà e la dignità. Più in generale il calcio ha un valore simbolico e anche un crescente peso economico-finanziario. Il calcio professionistico in Italia rappresenta infatti un vero e proprio settore industriale, con una crescita costante in termine di fatturati delle società, al quale però si affianca un pesante e pericoloso indebitamento accumulatosi negli anni. In definitiva, quindi, l'importanza del pallone professionistico è ormai tale che tutto ciò che avviene in quest'ambito influenza inevitabilmente la vita di tutto il paese, anche di chi, come il sottoscritto, non ne fa un culto e che vive con un certo Pag. 119disagio la sua faccia oscura: quella violenta di alcune tifoserie e l'arroganza finanziaria di certe società.
Negli ultimi anni il mondo del calcio ha vissuto molteplici scandali: il problema del doping, le partite truccate e la corruzione dilagante che hanno caratterizzato e avvelenato un'intera e lunga stagione calcistica alterando pesantemente gli equilibri competitivi tra i soggetti partecipanti al campionato italiano e quindi, indirettamente, anche le competizioni sportive europee. Gli scandali hanno fatto di calciopoli una sorta di nuovo capitolo di tangentopoli. Ancora una volta i cittadini italiani hanno dovuto vivere quel senso di spiazzamento e amarezza che sperimenta chi viene ingannato e raggirato, defraudato di ciò che ha più caro. Neppure la vittoria ai mondiali ha potuto cancellare l'impressione nella pubblica opinione che il calcio sia ormai divenuto una cosa «sporca», sistematicamente falsificata secondo gli interessi dei più forti. Centri di potere in grado di condizionare, oltre ai risultati sportivi, la redistribuzione dei profitti mediatici di settore.
Inoltre i nuovi sistemi di comunicazione, da internet al mobile broadcasting via Umst, hanno radicalmente modificato il mercato, che peraltro già preannuncia ulteriori nuovi sviluppi. Ma non basta, negli ultimi mesi, un notevole numero di contratti di acquisto dei diritti televisivi sono stati firmati, ed è quindi davvero urgente definire una disciplina per gli stessi.
D'altro canto i risultati dell'indagine conoscitiva sul pallone professionistico dell'Antitrust parlano chiaro: sul settore pesano ricavi incerti, troppo legati ai risultati e, soprattutto grava in modo insostenibile una dipendenza eccessiva dai diritti televisivi. I diritti televisivi rappresentano infatti ormai oltre il 40 per cento dei ricavi delle società di Serie A. Inoltre, l'attuale regime di vendita e ripartizione dei diritti televisivi esistente in Italia favorisce sistematicamente i grandi, accentuando gli squilibri di tipo economico tra società maggiori e minori e dando vita a campionati fin troppo prevedibili.
Come sottolineò alla Commissione cultura il presidente della stessa Antitrust, Antonio Catricalà, «non sembra quindi che l'attuale assetto delle regole e delle istituzioni che governano il settore sia configurato in modo tale da poter effettivamente perseguire gli interessi generali del mondo del calcio». Vale a dire che, senza mezzi termini, le regole attualmente in vigore, al di là delle contingenze e degli scandali, si sono dimostrate inadeguate rispetto alla necessità di garantire competizione libera e corretta sia nel mercato che nei campi sportivi.
Per tutte queste ragioni una rapida revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti televisivi che tenga conto della necessità di restituire al calcio la dignità che merita e che sia, al tempo stesso, adeguata alle nuove condizioni di mercato ed alla piattaforme emergenti è parsa necessaria anche a noi Verdi e siamo persuasi che questa delega al Governo possa assolvere in tempi sufficientemente brevi al compito, garantendo tutta l'elasticità necessaria per affrontare nel modo più conveniente la materia e realizzare un sistema efficace e coerente di misure idonee ad assicurare trasparenza ed efficienza nel mercato dei diritti di trasmissione.
Mi sembra opportuno sottolineare la bontà dei principi riconosciuti dal provvedimento come linee guida a cui si dovrà attenere l'Esecutivo, a partire dal riconoscimento del carattere sociale dell'attività sportiva quale strumento di miglioramento della qualità della vita e quale mezzo di educazione e sviluppo della società; che, significativamente, precede tutti gli altri.
È nostro auspicio che questo principio, riconosciuto dal Consiglio europeo con la dichiarazione di Nizza, sia adeguatamente preso in considerazione in fase attuativa, nel senso che il calcio non può e non deve essere inteso solo in termini di merce spettacolare ma, innanzitutto, come occasione di integrazione delle differenze, sviluppo della tolleranza e dello spirito di aggregazione.
Dal punto di vista fattuale il principio destinato a produrre i maggiori effetti Pag. 120contenuto in questa legge delega è l'equa ripartizione delle risorse e la mutualità. Già l'antirust per ottenere questi risultati, vale a dire una più giusta e socialmente utile ripartizione delle risorse del settore, indicava la strada della vendita centralizzata dei diritti televisivi. In particolare, il testo conclusivo dell'indagine svolta dell'Autorità suggeriva «che i compiti di ripartizione dei proventi dovrebbero essere attribuiti ad un soggetto terzo, o quantomeno ad un organismo indipendente che risponda alla Figc.» Il provvedimento sul quale siamo chiamati ad esprimere il nostro giudizio, recepisce entrambi i suggerimenti attribuendo alla stessa Autorità garante della concorrenza e del mercato congiuntamente all'Autorità per le garanzie delle comunicazioni, le funzioni di vigilanza e controllo. È vero che l'antitrust si augurava che questo risultato fosse perseguibile per altre vie, ma, alla resa dei conti, ciò si è dimostrato, in tempi ragionevoli, non possibile. In ogni modo, questa legge delega impegna il Governo a predisporre un sistema di vendita dei diritti televisivi e più in generale mediatici, che possa garantire una mutualità effettiva, vale a dire che tutte le società potranno partecipare in modo significativo ed equo degli introiti di questo mercato. Particolarmente importante mi sembra poi il fatto che tale ripartizione debba avvenire in modo da valorizzare e incentivare le categorie inferiori e lo sviluppo del settore giovanile. Il che dovrebbe significare non solo più giustizia sociale e sportiva, ma anche una crescita qualitativa del settore. Sempre dal riconoscimento del carattere sociale dell'attività calcistica discende l'opportunità di destinare una quota delle risorse economiche e finanziarie derivanti dalla commercializzazione dei diritti a fini di mutualità generale del sistema sportivo.
L'applicazione dell'ultimo dei principi elencati dalla legge, la tutela dei consumatori, particolarmente caro a noi Verdi, impone innanzitutto una correttezza sportiva cristallina e indiscutibile e anche modalità d'accesso il più aperte possibile, senza eccessivo pregiudizio del diritto alla utilizzazione a fini economici della competizione sportiva da parte delle società. Sono peraltro persuaso che una vera libera concorrenza tra gli operatori della comunicazione favorirà quest'ultimo risultato. Come Verdi siamo inoltre particolarmente lieti, ed io lo sono a maggior ragione per la mia personale storia professionale, che il provvedimento preveda esplicitamente la salvaguardia delle esigenze dell'emittenza locale, particolarmente importante per lo sviluppo delle società calcistiche «minori», ma importanti e radicate nel territorio.
Per concludere, mi sembra infine doveroso riconoscere all'Esecutivo una grande disponibilità nel raccogliere i suggerimenti della Commissione - grazie al collega Arnold Cassola che mi ha suggerito e con me ha portato avanti un emendamento che garantisce l'accesso ai programmi del calcio anche per gli italiani all'estero - e, più in generale, dell'Assemblea, prova che questo provvedimento risponde veramente alle esigenze di un settore e del Paese tutto ed è agli antipodi di un provvedimento ad hoc o, peggio, di un provvedimento punitivo ai danni di un operatore particolare. Questa legge delega mira piuttosto a favorire lo sviluppo di un calcio italiano che sappia coniugare il grande spettacolo alla dignità e agli insegnamenti di vita che ogni grande sport può dare ai suoi praticanti ed estimatori.