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Seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati professionistici e delle altre competizioni professionistiche organizzate a livello nazionale (A.C. 1496); e delle abbinate proposte di legge: Ciocchetti ed altri; Giancarlo Giorgetti e Caparini; Ronchi ed altri; Pescante ed altri; Del Bue (A.C. 587-711-1195-1803-1840).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati professionistici e delle altre competizioni professionistiche organizzate a livello nazionale; e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Ciocchetti ed altri; Giancarlo Giorgetti e Caparini; Ronchi ed altri; Pescante ed altri; Del Bue.
Ricordo che nella seduta del 18 gennaio sono iniziate le votazioni sugli emendamenti ed è stato votato, da ultimo, l'emendamento 1.501 della Commissione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1496 ed abbinate)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge, nel testo della Commissione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1496 ed abbinate sezione 1).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.86.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, intervengo per richiamare l'attenzione dell'Assemblea sul senso dell'emendamento a mia firma 1.86, che rispetto al testo del provvedimento proposto dal Governo pone alcune questioni e fissa, pur nel rispetto dell'autonomia della Lega calcio, i criteri attraverso cui le risorse derivanti dalla cessione dei diritti televisivi delle società calcistiche dovrebbero essere ripartiti.
Rispetto all'impostazione proposta dal Governo, che non fa alcuna distinzione, ma afferma in termini generali e generici il principio della suddivisione di questi diritti in maniera da garantire un principio di maggiore concorrenza tra i soggetti che organizzano il campionato, l'emendamento da me proposto individua due presupposti. Il primo è la suddivisione eguale fra tutti i partecipanti al campionato ed il secondo è l'individuazione di un criterio di suddivisione basato sul bacino di utenza e sui risultati conseguiti dalle associazioni calcistiche, per stabilire il principio che con il provvedimento dobbiamo, certamente, Pag. 60riequilibrare le distanze tra i vari soggetti ma lo dobbiamo fare con equità e senso delle proporzioni.
Infine, si stabilisce il principio, poi normato con un emendamento che illustreremo successivamente, dell'assegnazione di una quota congrua a scopi di mutualità del sistema calcistico e non del sistema in generale, come risulta nel testo del provvedimento.
Questi sono i motivi per cui invito la maggioranza ed il Governo a valutare nel merito il mio emendamento che, forse, con un esame un po' superficiale è stato respinto, mentre è un emendamento virtuoso, in quanto volto ad assegnare maggiore puntualità alla norma in questione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, vorrei ricevere dalla Presidenza chiarimenti in merito alla richiesta avanzata dal mio gruppo di un eventuale ampliamento dei tempi assegnati nell'ambito del contingentamento.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, la informo che la Presidenza ha concesso al gruppo della Lega Nord Padania tempi aggiuntivi pari ad un terzo di quelli originariamente stabiliti; ciò si traduce precisamente in 7 minuti in più.
DAVIDE CAPARINI. La ringrazio, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, Forza Italia esprime piena condivisione su questo emendamento - che, tra l'altro, ricalca in parte quello da noi già presentato, più precisamente, l'emendamento Pescante 1.8. - perché esso è conseguente alla posizione assunta dal nostro gruppo che, nel sostenere la contrarietà alla delega al Governo per regolamentare la materia in esame, concordava nell'istituire la centralizzazione della commercializzazione dei diritti TV; di affidare all'autorità sportiva, nella fattispecie la Lega calcio, la gestione delle risorse derivanti dalla vendita dei diritti di trasmissione; di stabilire esclusivamente dei criteri di carattere generale, cui la Lega stessa debba attenersi nella ripartizione delle risorse.
Forza Italia dichiara quindi un voto favorevole su questo emendamento, che ricomprende i punti che ho appena descritto.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, lei è già intervenuto; avrebbe dovuto proseguire nel suo intervento...
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, ma sono intervenuto per chiedere un chiarimento!
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, in via del tutto eccezionale, la Presidenza le consente di intervenire nel merito. Le ricordo che il gruppo della Lega Nord Padania ha a disposizione complessivamente 7 minuti. Ha facoltà di parlare.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto a titolo personale e, quindi, vorrei che il tempo fosse computato nell'ambito dei tempi previsti per tale tipo di interventi. Dichiaro il voto favorevole della Lega Nord Padania su questo emendamento, in quanto siamo convinti che lo sport si fonda su valori sociali, educativi e culturali. È proprio per questo motivo che le nostre proposte emendative erano tutte volte a far sì che i proventi, incassati dalla Federazione, dalle Leghe o, da chi, comunque, incasserà dalla contrattazione collettiva dei diritti, venissero destinati in modo specifico, con quote ben definite, al movimento di base e, in questo caso, a tutto il movimento sportivo, in quanto la norma è stata estesa a tutti settori dello sport professionistico. L'emendamento in Pag. 61esame indica uno sforzo in questa direzione, che il Governo dovrebbe valutare con maggiore attenzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.86, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 255).
Prendo atto che la deputata Formisano non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.88.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, questo è uno dei punti più delicati del disegno di legge al nostro esame. Mi rivolgo soprattutto ai settori della maggioranza che sono più sensibili ai ragionamenti sui monopoli e sugli effetti monopolistici delle scelte legislative. Quante volte in quest'aula abbiamo sentito queste affermazioni! La lettera c) del comma 3 dell'articolo unico del provvedimento al nostro esame, nel testo del Governo, recita precisamente: «disciplina della commercializzazione in forma centralizzata dei diritti di cui al comma 1 sul mercato nazionale per singola piattaforma» - questo è il punto -, «prevedendo modalità che assicurino, ove possibile, la presenza di più operatori della comunicazione nella distribuzione dei prodotti audiovisivi relativi agli eventi sportivi».
Stabilire per legge che bisogna bandire appalti per la cessione dei diritti televisivi per singola piattaforma è come scrivere nel testo della legge il nome ed il cognome dell'unico proprietario che opera in regime monopolistico nell'ambito della piattaforma satellitare. Ciò è inaccettabile dal punto di vista normativo, è immorale sul piano dell'impostazione legislativa ed è soprattutto devastante sotto il profilo delle conseguenze economiche. Infatti, una cosa è, come proponiamo noi con il nostro emendamento, aprire la gara d'appalto alla libera concorrenza degli operatori senza distinzioni e limitazioni di piattaforme e di licenze, facendo elevare di fatto il livello di concorrenzialità e, quindi, massimizzando il risultato a favore delle società sportive; altra cosa è, al contrario, stabilire che si celebrino le gare di appalto per singola piattaforma considerato che, nel caso del satellitare, vi è solo un operatore abilitato e presente sul mercato: quell'operatore potrà offrire qualunque cifra a sua discrezione perché non avrà oggettivamente concorrenti.
Tale atteggiamento, impostazione e volontà manifestate dal Governo e dalla maggioranza nel corso del dibattito in Commissione sono state duramente contrastate da Alleanza Nazionale; abbiamo più volte - e, per così dire, in tutte le salse - ribadito l'illogicità di tale scelta e l'oggettiva penalizzazione per le società sportive. Inoltre, stiamo varando una legge che deve massimizzare il risultato economico; ebbene, nel momento in cui stabiliamo che occorre riequilibrare i rapporti tra società grandi e società piccole, stabiliamo il principio che le società grandi devono ricevere meno risorse dalla cessione dei diritti, che non avverrà più in forma soggettiva. Conseguentemente, dobbiamo aumentare la base imponibile; dobbiamo far sì che quegli introiti, per il mondo complessivo delle società professionistiche, aumentino.
Se stabiliamo per norma un principio di selettività delle operazioni di gara di concessione per piattaforma, noi danneggiamo in maniera irreversibile le società sportive. Ora che stiamo svolgendo un dialogo chiaro - senza ricorrere a termini politichesi, ma stabilendo con esattezza quale sia la questione in gioco -, ritengo Pag. 62che nessuno della maggioranza possa votare contro l'emendamento da noi presentato, dichiarando di non aver capito o di non sapere. Avete capito benissimo!
Dunque, se questo Parlamento respingerà la proposta di Alleanza Nazionale - che va nella direzione di rendere competitivo il sistema di aggiudicazione delle gare per la gestione dei diritti televisivi delle società di calcio -, vorrà dire che avrà fatto una cortesia al signor Murdoch e vorrà dire altresì che è asservito ad una logica di sostegno monopolistico che è contro il mercato, contro il buon senso e contro gli interessi del calcio italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, Governo, colleghi della maggioranza, relatore, stiamo adesso entrando nel cuore delle questioni rimaste aperte nel corso dell'esame di questo provvedimento; Governo e maggioranza stanno sostenendo l'iter nel tentativo di un dialogo alto, senza infingimenti, che si è cercato di realizzare in queste ore. Purtroppo, però, ciò non ha portato a trovare una soluzione compatibile con le esigenze che il gruppo dell'UDC ha più volte evidenziato in Commissione ed in Assemblea.
Il punto è esattamente sapere quali siano le regole e come queste debbano essere poste nell'emissione dei bandi che il soggetto organizzatore del campionato di calcio dovrà emanare per l'attribuzione dei diritti televisivi.
Il punto è esattamente come si possa in qualche modo regolare la materia, se in via legislativa e normativa - come stanno proponendo il Governo e la maggioranza - oppure utilizzando gli strumenti che esistono e che fanno parte dell'ordinamento del nostro paese. Mi riferisco all'Authority antitrust e all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che potrebbero occuparsi esattamente dei limiti e delle regole, cioè delle questioni che attengono al non perpetuarsi di posizioni dominanti, assicurando pari diritti a tutti i soggetti, che possono così esercitarli. Inoltre, le authority sopra citate potrebbero assicurare l'opportunità di allargare la presenza in un mercato che vede un unico operatore sul satellite, vale a dire Sky, e altri operatori che hanno liberamente scelto di poter investire sul calcio attraverso il digitale terrestre.
Questi ultimi sono di fatto due: Mediaset e La7. La RAI ha ritenuto opportuno non investire sul digitale terrestre. Alcuni operatori di larga banda, come Fastweb e Alice Telecom, invece, hanno nello stesso tempo deciso di investire sulla possibilità di fare assistere alle partite di calcio attraverso Internet. Inoltre, oggi, altri operatori come Vodafone e «3» fanno vedere le partite di calcio attraverso il telefonino. Infine, vi sono altre situazioni in evoluzione.
La nostra intenzione era di rendere questa proposta in esame più flessibile e meno dirigista, cercando di creare un sistema che assicurasse delle regole chiare e precise, attraverso atti amministrativi deliberati dall'Authority antitrust e dall'Authority per le garanzie nelle comunicazioni, le quali potessero in qualche modo costruire le condizioni per rendere flessibile il sistema, anche in rapporto all'evoluzione tecnologica che questo settore sicuramente avrà nei prossimi mesi, così come ha avuto negli anni precedenti.
Il punto è che, da parte del Governo, questa considerazione vi è stata soltanto in parte, che per noi, peraltro, è insufficiente. Infatti, essa interveniva certamente a migliorare la formulazione della lettera c) dell'articolo unico, lasciando però intatta la lettera d). Messe insieme, comunque, queste norme esprimono una regolamentazione dirigistica che non risponde alle necessità di flessibilità del settore e danno anche un segnale volto a colpire soltanto alcuni operatori del settore e non altri.
Ho preso spunto dall'emendamento del collega Bono - che chiaramente condividiamo -, per dire all' Assemblea quali sono le questioni che rimangono aperte.
Credo che sia un errore politico da parte del Governo e della maggioranza non consentire che un ampio schieramento Pag. 63di quest'Assemblea possa votare il disegno di legge in esame. È un errore politico che riguarderà anche l'approvazione del provvedimento al Senato e che, in qualche modo, porterà a non realizzare ciò che voi avete promesso dall'inizio di questa legislatura, cioè approvare leggi in modo urgente e provvedimenti che consentano di regolare il settore diversamente da come è regolato oggi. Se continueremo su questa strada, nel frattempo, i contratti saranno stipulati e altri se ne aggiungeranno a quelli già esistenti.
Credo che sia un errore politico quello di non voler affrontare in quest'aula la questione centrale, vale a dire trovare il maggior consenso possibile sull'approvazione di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Vorrei rendere una comunicazione a tutti i colleghi, per evitare discussioni.
Nel calendario dei lavori, che è pervenuto a tutti i gruppi, è precisato che, in applicazione di una disposizione precisa definita nella Giunta per il regolamento nella seduta del 18 gennaio 1998, sono assegnati anche i tempi per gli interventi a titolo personale; nella fattispecie, per questo provvedimento, applicando i criteri definiti dalla Giunta per il regolamento, ogni parlamentare ha a disposizione non più di sette minuti per intervenire a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, ovviamente concordo con quanto hanno detto i colleghi Bono e Ciocchetti. Mi farebbe anche piacere, visto che stiamo entrando nella parte del provvedimento che riguarda più da vicino il Ministero delle comunicazioni, senza nulla togliere al sottosegretario qui presente, vedere al tavolo del Governo anche il ministro Gentiloni, che, d'altra parte, era in transatlantico. Ciò anche perché il confronto con il Governo, che è stato attivato in questi giorni, il cui esito sembra sostanzialmente negativo, è incentrato fondamentalmente su un principio: il provvedimento in esame (che se ne dica rispetto agli emendamenti), dovrebbe risolvere il problema di fondo di procurare maggiori risorse al mondo del calcio, attivando un principio di mutualità fra le squadre più forti e quelle meno forti.
Come è possibile far pervenire più risorse al mondo del calcio nel suo complesso? Si fa in modo che vi sia la maggiore concorrenza possibile fra tutti gli operatori della comunicazione, in maniera tale che fra grandi e piccoli, piattaforme e non piattaforme, ci siano più risorse possibili e non si generino situazioni di piccoli o grandi monopoli.
Tutta questa serie di emendamenti, iniziando dall'emendamento Bono 1.88, tende ad eliminare sostanzialmente, almeno per quanto riguarda la lettera c), la dizione di singola piattaforma. Non riesco a capire, francamente, l'accanimento del Governo su questo aspetto. Se si potesse togliere questa dizione, si creerebbe una concorrenza fra tutti i soggetti della comunicazione, evitando una situazione di monopolio sulla singola piattaforma. La concorrenza, infatti, si realizza dove operano più soggetti (per esempio, sull'analogico o sul digitale), ma non per quanto riguarda il satellitare e per Internet, dove state configurando dei grandi monopoli, perché i soggetti sono molto, molto forti, e potrebbero tranquillamente comprare anche i diritti per le altre piattaforme. Per loro, però, si fa una sorta di esclusiva sul satellitare e su Internet, per i quali porteranno a casa i diritti per queste due piattaforme al minor costo possibile. Io, francamente, non riesco a comprendere il motivo per il quale il Governo non voglia accedere a questa richiesta. Gli emendamenti sono sottoscritti solamente dalle opposizioni, ma, se ci si ragionasse un momento, penso che chiunque si intenda di questo settore, visto che l'obiettivo è quello di procurare maggiori risorse, capirebbe che si eviterebbe di incamerare minori risorse.
La questione è aggravata dall'aggiunta della lettera d), che non consente la sublicenza, perché, se si dovesse eliminare il riferimento alla singola piattaforma e tutti Pag. 64i grandi e piccoli gruppi potessero concorrere all'acquisizione dei diritti, è ovvio che si dovrebbe obbligatoriamente consentire la sublicenza.
In sostanza mi piacerebbe capire la situazione in questa sede, perché mi è stato detto l'accanimento del Governo dipende anche dalla lettura puntuale ed analitica dei pareri o delle sentenze dell'Autorità garante per le comunicazioni e dell'Autorità per la concorrenza. Devo dire che li ho riletti con grande attenzione, ma non ho trovato motivi così definitivi e certificati per cui non si possa accedere alla richiesta contenuta negli emendamenti presentati dalle opposizioni.
Quindi, chiedo ancora ai sottosegretari presenti e al ministro che ci possa e ci debba essere un ripensamento su questo aspetto: eliminate questi due elementi, fate in modo che il calcio possa vendersi al miglior offerente e fate in modo che vi sia concorrenza autentica fra tutti i soggetti. Sapete dove sono i soldi e che il calcio ha bisogno di risorse.
Tenete conto, inoltre, che sto parlando della situazione attuale. Bene o male, le leggi in questo campo, in Italia, durano dai tre ai quattro anni; quindi, ci troveremo fra due o tre anni, quando scadranno i contratti che sono stati posti in essere oggi, in una situazione che ora non riusciamo a immaginare, ma che, molto probabilmente, va nella direzione che noi tutti, dall'onorevole Bono, agli altri deputati che mi hanno preceduto, stiamo immaginando (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi della sinistra, se questa è la fase due delle liberalizzazioni, Dio ce ne scampi! Il calcio ha assunto un ruolo determinante nell'andamento dei mercati, direi di gran lunga più importante per il fatturato delle televisioni a pagamento, di intrattenimento e cinema! Addirittura, copre quote di tre quarti del fatturato. Pertanto, capite bene che una misura come quella oggi in esame, vale a dire la possibilità di trattare su una singola piattaforma di gara, significherebbe che, laddove non vi saranno competitors (per quanto riguarda la tv a pagamento, purtroppo, così non è), ci troveremo ad avere un solo concorrente Ciò risulta in conflitto non solo con il buonsenso, ma con qualsiasi idea di gara, di libero mercato e, comunque, è molto distante dalla previsione, formulata dallo stesso Governo, nel momento in cui sottoscrive l'iniziativa della contrattazione collettiva dei diritti, di aumentare il volume di ricavi a favore dello sport.
Vi ricordo, inoltre, che, oltre ad essere una parte preponderante del fatturato, il calcio determina nei confronti delle TV, sia a pagamento sia quelle in chiaro - è una sua caratteristica - un'altissima fidelizzazione dei telespettatori, con elevati livelli di audience costanti nel tempo! È una caratteristica unica, preziosa ed è proprio questa che condiziona i telespettatori e, di conseguenza, le scelte degli inserzionisti pubblicitari e l'intero mercato.
Queste cose, colleghi della sinistra, le sapete, tant'è vero che otto anni fa, quando si è trattato di spostare la contrattazione dal livello collettivo a quello soggettivo avete addirittura varato un decreto-legge, che porta la firma di Veltroni, che serviva proprio nello specifico ad introdurre misure concorrenziali all'interno delle TV a pagamento. Ma otto anni fa avete varato un decreto d'urgenza e oggi fate esattamente l'opposto! Togliete al Governo la possibilità (noi con i nostri emendamenti lo prevediamo) di valutare se, realmente, vi è concorrenza su una determinata piattaforma per determinare le migliori condizioni di gara.
È una questione di principio che è fondamentale sia per il bene dello sport sia per il futuro della televisione.
LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, vorrei dire che abbiamo lavorato con grande intensità in Commissione. Abbiamo accolto proposte di miglioramento pervenute da deputati della minoranza e ciò, a mio avviso, ha sensibilmente migliorato il provvedimento, in particolare per ciò che riguarda il tema sollevato, vale a dire la necessità di una legge capace di evitare posizioni monopolistiche o dominanti.
Questo è lo spirito della legge. Non dimentichiamo che i precedenti sono quelli di un operatore che ha avuto la possibilità di acquisire tutti i diritti e ciò ha comportato l'intervento dell'autorità per impedire che il mondo dei diritti televisivi si trasformasse in un luogo di monopolio.
Noi però ci scontriamo con un'asimmetria di fondo del nostro sistema. Non abbiamo un sistema in cui tutti gli operatori hanno le medesime possibilità. Vi sono operatori, come, ad esempio, Sky, che non hanno la possibilità, per il divieto europeo, di operare su piattaforme diverse da quelle satellitari. Pertanto, quando parliamo di equilibrio e di capacità concorrenziale non possiamo che guardare a questa asimmetria di fondo! Può essere che, in futuro, tale asimmetria venga corretta; tuttavia, non è immaginabile ragionare oggi su un disegno di legge che non prende in considerazione detta asimmetria.
Il senso delle proposte contenute nel nostro disegno di legge, quindi, va in questa direzione, vale a dire trovare un punto di equilibrio che faccia progredire la capacità competitiva del mercato, tenuto conto di queste diversità. Le norme che abbiamo proposto, soprattutto con riferimento alla lettera d) del comma 3 dell'articolo unico del provvedimento in esame - nella quale si parla anche di divieti -, tendono proprio a rendere flessibile il meccanismo, al fine di poter avere questa possibilità.
Peraltro, siamo disponibili - e mi riferisco a quanto precedentemente affermato dall'onorevole Ciocchetti - anche a discutere proposte relative all'espressione «singola piattaforma». Abbiamo lavorato per tutta la mattinata in tal senso, ma non abbiamo trovato un'intesa, anche se il Governo era disponibile a rivedere tale formulazione.
Sotto questo punto di vista, vorrei evidenziare che, se non sussistesse oggi la possibilità di concludere positivamente tale discussione, abbiamo la possibilità di farlo successivamente, nel corso dell'esame del provvedimento da parte del Senato. Ciò per far sì che il dibattito tra maggioranza ed opposizione prosegua anche nei prossimi giorni, al fine di individuare un'intesa nel momento in cui il disegno di legge in esame approderà al Senato.
Non intendiamo insistere su una particolare formulazione: quindi, condividendo la finalità di evitare l'esistenza di posizioni dominanti, siamo disponibili a discutere. Ribadisco che le formulazioni proposte non ci convincono, ma restiamo comunque disponibili a confrontarci nella fase successiva dell'iter del presente disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, mi sembra che le parole confliggano con i fatti, in quanto è evidente come nel nostro paese vi sia ormai una sovrapposizione delle aree di intervento nel sistema della comunicazione. Ricordo, infatti, che le televisioni «in chiaro» acquistano i diritti e l'esclusiva semplicemente per ottenere una audience maggiore. Vorrei soprattutto evidenziare come esse, oggi, occupino un settore della televisione a pagamento: mi riferisco al digitale terrestre.
Viceversa, le televisioni a pagamento intervengono comunque nel mercato della televisione «in chiaro», in quanto - e lo dimostrano le cifre -, avendo un forte segmento «targettizzato» e «fidelizzato» di ascoltatori, sono molto appetibili per il mercato pubblicitario, tanto è vero che parlano i dati, signor sottosegretario. Vorrei rivolgermi anche al ministro, il quale, purtroppo, oggi latita!Pag. 66
Nel 2005, infatti, la RAI ha conquistato il 36 per cento delle quote di mercato, la RTI ha avuto il 31 per cento e Sky ha ottenuto il 23 per cento. Quindi, stiamo parlando non della televisione a pagamento di otto anni fa - sulla quale, però, eravate intervenuti attraverso un decreto-legge -, ma di una realtà ben più affermata e che, soprattutto, si inserisce in modo predominante nel mercato.
Pertanto, è la concorrenza tra piattaforme ciò che consentirebbe di incamerare maggiori risorse finanziarie a favore del mondo dello sport. Vorrei soprattutto rilevare che proprio un intervento come quello che avete prefigurato ridurrà quella concorrenza che a parole auspicate, ma che, nei fatti, oggi state boicottando!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Vimercati per il suo intervento - forse inaspettato - in risposta alle nostre considerazioni, però non capisco francamente il senso di quanto ha sostenuto.
Egli ha parlato di mercato asimmetrico; tuttavia, vorrei rilevare che tutti i mercati televisivi sono asimmetrici. Infatti, Mediaset opera nel sistema analogico e digitale, ma non in quello satellitare o in Internet; Sky trasmette via satellite, ma non tramite il sistema analogico o quello digitale; Telecom fornisce Internet, ma non opera con la banda larga o con il sistema satellitare e non copre gli altri segmenti di mercato. Dunque, il mercato è complessivamente asimmetrico, ed è giusto che sia così; quindi, si tratta di una considerazione prodromica a qualsiasi tipo di analisi del mercato stesso.
Ciò che stiamo cercando di dire - e di cui non riusciamo a convincervi - è che se chi non è operatore di una piattaforma potrà competere nell'acquisizione dei diritti relativi ad una piattaforma per la quale non è in possesso del prescritto titolo abilitativo, entrerà in concorrenza con l'operatore abilitato. Pertanto, si determinerà una concorrenza ulteriore su tutte le piattaforme, evitando di creare situazioni di privilegio per ogni singola piattaforma.
Questo è quello che cerchiamo di dire, tant'è vero che, nelle chiacchierate molto informali che ci sono state, abbiamo cercato di spiegarvi che una soluzione poteva essere quella di consentire a tutti di comprare tutti i diritti, obbligando però coloro che risultino vittoriosi nell'acquisizione dei diritti di una piattaforma, della quale non siano licenziatari, a vendere i diritti a chi invece sia licenziatario. Tutto questo deve avvenire sempre nella logica di incrementare le risorse a favore del calcio. Questa è l'unica ratio sulla quale stiamo discutendo, il resto è meno importante.
Si dice che dei mercati ne parleremo al Senato. Mi auguro che se ne parli al Senato, ma conosco molti colleghi che per tanti anni si sono occupati di queste vicende e - non lo dico per sciovinismo - alla Camera questi problemi sono sempre stati risolti! Al Senato - per l'amor di Dio! - ne hanno parlato, ma in questo ramo del Parlamento abbiamo sempre cercato e trovato delle soluzioni, a partire dalla legge Maccanico, per la quale passammo delle notti nelle Commissione trasporti e cultura per cercare soluzioni, che furono trovate. Furono trovate delle mediazioni sulle competenze delle autorità sulle quali volete ancora intervenire! Si sono trovati dei meccanismi!
In questo caso - non riesco a capire il motivo - siamo di fronte ad un blocco assolutamente durissimo, impermeabile, invalicabile, con il quale volete confermare un testo che riteniamo fortemente sfavorevole per il mondo del calcio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà
NICOLA BONO. Onorevoli colleghi, se prima dell'intervento del sottosegretario Vimercati poteva esserci un dubbio in ordine alla corretta impostazione da dare alla questione, dopo l'intervento del sottosegretario il dubbio è stato sciolto. Infatti, apprendiamo dalla viva voce del Governo che l'obiettivo di questa legge è di Pag. 67rendere simmetrici i mercati. Ma non è compito delle leggi intervenire sui mercati, sottosegretario! Il fatto che un operatore sia in difficoltà ad entrare in alcune piattaforme non è un problema che deve essere affrontato dal Parlamento. Il compito del Parlamento è esattamente il contrario: redigere una legge per la quale tutti gli operatori concorrano liberamente per massimizzare il risultato della vendita a favore delle società calcistiche. Questo è il senso della norma! Altrimenti vi troverete nella stessa condizione di chi, nel Governo di centrodestra, veniva accusato di fare delle leggi ad personam.
Non possiamo accettare che venga approvata una legge ad personam per risolvere i problemi di Sky, che è presente solo nella piattaforma satellitare e non nelle altre. Dobbiamo mettere tutti quanti, anche Sky, nella condizione di concorrere - senza limiti nelle concessioni o subconcessioni, senza l'obbligo di distinguere per singola piattaforma - per aprire alla massima concorrenza possibile degli operatori e ottenere il massimo risultato. Questo è l'obiettivo del nostro emendamento e io insisto perché venga approvato, proprio in ragione delle dichiarazioni del Governo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.88, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 483
Astenuti 1
Maggioranza 242
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Paniz 1.49 e Bono 1.91, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 483
Maggioranza 242
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 264).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Romani 1.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, proseguo nel ragionamento iniziato precedentemente. Anche in questo caso si tratta di un tentativo di modifica. Leggo l'emendamento: «Al comma 3, lettera c), sostituire le parole: prevedendo modalità con le seguenti: introducendo specifici correttivi sulle piattaforme in cui è presente un solo operatore allo scopo di prevenire posizioni monopolistiche, prevedendo altresì modalità». Quindi, anche in questo caso la dizione è generica, se volete; tuttavia, trattandosi di una legge di delega, si stanno stabilendo i criteri e i principi. Ebbene, questo potrebbe essere un principio, un'idea, e il Governo, successivamente, potrà attivarsi e attuare la delega ricevuta anche sulla base del generico concetto espresso nell'emendamento in esame.
Ritengo che il problema debba essere affrontato e lo riproponiamo con forza in Assemblea, dopo averlo posto con forza in Commissione. Mi auguro che la possibilità di un eventuale ripensamento al Senato, precedentemente annunciata dal sottosegretario Vimercati, possa effettivamente esserci. Mi sembra, peraltro, anche improprio annunciare in un ramo del Parlamento che il problema sarà affrontato nell'altra Camera. Del resto, questa è la Pag. 68logica della politica, che risponde anche a teoremi che mi risultano non perfettamente comprensibili.
In ogni caso, l'emendamento in esame tende ad affrontare esattamente il problema esposto fino a questo momento, cioè riuscire ad evitare, in qualsiasi modo e con qualsiasi meccanismo, che su alcune piattaforme si crei un autentico monopolio. Immagino e mi auguro che il decreto legislativo sarà emanato nei tempi e nei modi dovuti e a seguito di un minimo confronto con il mercato e con gli operatori della comunicazione. Come ripeto, la finalità esclusiva è quelle di attribuire al calcio maggiori risorse.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, signor ministro, ove fotografassimo la realtà attualmente esistente nel panorama delle piattaforme che consentono agli utenti-consumatori di seguire le partite di calcio attraverso la televisione, risulterebbe evidente come l'espressione «per singola piattaforma», contenuta nel comma 3, lettera c), del provvedimento in esame, significhi che alla trasmissione via satellite parteciperà un unico soggetto. Infatti, soltanto un soggetto in Italia, in questo momento, ha la possibilità di trasmettere via satellite ed è l'unico che consente di seguire le partire attraverso l'antenna parabolica ed il decoder: tale soggetto è la società Sky.
Voi affermate di volere eliminare le posizioni dominanti. Con questa norma, le posizioni dominanti non le eliminerete. Questa mattina, nel corso di una riunione informale, è stato ricordato che esisteva la piattaforma «gioco calcio». In realtà, questa piattaforma esisteva e sarà ancora attiva ma non svolge alcuna funzione, anche perché i soci si sono ritirati e le risorse, a un certo punto, sono divenute insufficienti per proseguire in quella operazione. Se volete dare un segnale vero, anche riformulando il comma 3, lettera c), date questo segnale! Il Governo e il relatore possono farlo in qualsiasi momento. Sarebbe un segnale positivo che potrebbe far comprendere che non si vuole svolgere un ragionamento che tuteli soltanto alcuni. In tal modo, invece, si fotografa l'esistente e si tutela ciò che oggi esiste nel mercato dei diritti televisivi. Ripeto: sarebbe un importante segnale per l'Assemblea e per gli utenti-consumatori, nel rispetto di quanto voi affermate, dal momento che sostenete di non volere posizioni dominanti e di volere attribuire pari diritti a tutti gli operatori, stabilendo regole cogenti per le gare che dovranno essere bandite. Consentire ad un solo soggetto di partecipare ad una gara per una singola piattaforma credo significhi non voler aprire il mercato e condizionare il suo stesso sviluppo, non soltanto la gestione dei diritti.
Quanto all'intervento del ministro, che è stato affabile, credo che egli abbia lasciato aperta una finestra, un piccolo spiraglio per i reciproci rapporti.
Credo sia un errore portare al Senato la questione relativa alla possibilità di un accordo su un tema sul quale ritenevo fosse possibile trovare un'intesa in questa sede. Mi riferisco alla possibilità di attribuire all'Antitrust e all'Agicom il compito di stabilire le regole per la gestione del sistema e dei relativi bandi che dovranno essere emessi dalla Lega calcio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romani 1.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 254).Pag. 69
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.89, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 253).
Prendo atto che i deputati Piro e Formisano non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Romani 1.58 e Bono 1.92.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, questo è l'ultimo emendamento che dà la possibilità al Governo di riparare al grave errore che sta compiendo. Infatti, siamo fortemente convinti che, nell'ambito di questa delega, l'Esecutivo possa attribuire la possibilità di definire se in un determinato settore vi sia o meno la concorrenza. Pertanto, approvando il presente emendamento, si potrebbe valutare la predisposizione di una norma diretta a realizzare quanto noi tutti auspichiamo, vale a dire, da una parte, una maggiore concorrenza e, dall'altra, la possibilità di creare le migliori risorse per il mondo dello sport.
Ritengo che l'emendamento in esame sia di assoluto buonsenso e che respingendolo il Governo dimostri la propria ipocrisia, visto che parla di libera concorrenza, ma poi realizza tutt'altro.
PRESIDENTE. Mi corre l'obbligo di informare il gruppo della Lega Nord che ha a disposizione ancora 20 secondi di tempo, compreso l'ampliamento concesso dalla Presidenza.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. L'emendamento in esame, che tende a sopprimere la lettera d), del comma 3, è stato presentato anche perché la modifica apportata in Commissione comporta una piccola burla. Infatti, la vecchia lettera c) (che recitava: «nonché il divieto di acquistare diritti relativi a piattaforme per le quali l'operatore non è in possesso del prescritto titolo») si è trasformata in questo senso: «sul mercato nazionale anche attraverso divieti di acquistare». Come se questa formulazione alleggerisse il peso del divieto. Delle due l'una: o il divieto c'è oppure non c'è!
Ministro Gentiloni, con riferimento a ciò che scriverete, userete anche in quell'occasione una forma ipotetica oppure vi lasciate la possibilità di decidere in seguito se sarà un divieto vero oppure no?
Siccome a quanto pare, nella trascrizione che ho definito come una burla, avete qualche dubbio, dateci un segnale, fateci capire se almeno su alcuni concetti è possibile trovare un vaghissimo punto di intesa. In particolare su questo punto, che è quello che impedisce a chi compra per singola piattaforma la possibilità di utilizzarla.
È un divieto, però, di sub licenza. Ciò significa che si blocca tutto!
So che lei, da questo punto di vista, è una persona ragionevole, ministro Gentiloni, ma cercate di farci capire quali siano le vostre intenzioni! Infatti, se leggo letteralmente la disposizione, desumo che è esattamente uguale a quella precedente; se devo interpretarne un vago criterio politico, ne desumo che qualche dubbio vi sia arrivato! Può darsi che, nel passaggio tra Camera e Senato, come diceva in precedenza il sottosegretario Vimercati, qualcosa possa cambiare.
A me sembrerebbe più giusto, più trasparente, anche per il confronto che è avvenuto in Commissione, che, su questo punto, si arrivasse subito ad una determinazione.
In ogni caso, non siamo riusciti a convincervi sull'abolizione della singola Pag. 70piattaforma; probabilmente, non riusciremo a convincervi nemmeno su questo punto.
Ci auguriamo che l'Assemblea pensi in maniera autonoma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, intervengo per richiamare la maggioranza ed il Governo ad essere coerenti rispetto alle dichiarazioni, non dico sul piano politico (perché, se si fosse stati coerenti, si sarebbe dovuto agire in maniera conseguente, con riferimento a questa parte del provvedimento, tenendo conto di tutta la letteratura e dell'impostazione sul tema della gestione monopolistica delle televisioni che, nelle passate legislature, erano state definite in quest'aula e fuori), quanto nell'ambito della battaglia delle cosiddette liberalizzazioni.
È mai possibile che il popolo italiano debba essere convinto dal fatto che la liberalizzazione si ottenga negando ai parrucchieri e ai barbieri di restare chiusi il lunedì? È mai possibile che, davanti ad una norma del genere, si faccia in modo che, tranquillamente, si esegua una finta gara d'appalto, concepita in modo tale che, in un solo settore, vi sia un solo offerente e che si approvi un provvedimento, per consentire che quel signore rimanga da solo, o che (com'è stabilito alla lettera d) del terzo comma dell'articolo 1, di cui stiamo parlando) si stabilisca una serie di passaggi vincolistici e dirigistici per arrivare ad escludere la possibilità di una concorrenza di qualunque tipo?
Allora, rivolgo un invito alla coerenza. È passata la norma della gara d'appalto per singole piattaforme. Evitiamo di appesantire la normativa con quest'ulteriore lettera d) che, con l'approvazione del nostro emendamento, vorrebbe soppressa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo per interloquire con alcuni colleghi, con i quali abbiamo sempre lavorato con grande serietà su questi temi. Vorrei tuttavia precisare alcune cose.
Sono felicissimo di questo sforzo congiunto, di quest'unione di sentimenti contro i conflitti di interesse e le posizioni dominanti (lo voglio raccogliere e girare al ministro Gentiloni, perché questo potrebbe darci la soluzione, se siamo contro tutte le posizioni dominanti e non a giorni alterni).
Cerchiamo di ricordarci che questa materia - e lo sa bene Caparini - avrebbe già potuto essere normata, perché sulla proposta di Ronchi sui diritti collettivi c'era un grande consenso. Fu bloccata, perché Forza Italia ritenne che non dovesse essere istituita una corsia preferenziale. Chiariamolo: c'era un'intesa già su quel provvedimento.
Quando discutemmo sulla legge Gasparri - lei, Gentiloni, lo ricorderà (quindi, ha ben ragione Vimercati) -, alcuni di questi gruppi dissero: interveniamo ora sulle nuove piattaforme, interveniamo sulle posizioni dominanti, interveniamo su diritti sportivi! Ma non era aria. Si diceva a mezza bocca: Murdoch è per noi un alleato.
Allora, diciamocelo chiaro come stavano le cose: c'era un'alleanza di tipo industriale e politico per costruire due posizioni dominanti! Si rifiutò di intervenire su queste materie!
Si ritenne che non si dovesse operare nessuna scelta di politica industriale.
Vedete, io sono per «mettere norme» all'amico Rupert, all'amico Silvio, all'amica RAI, all'amico Tronchetti Provera, ma per fare questo bisogna avere un disegno che sia serio e coerente. Non è un caso che sia stato presentato questo provvedimento e che abbia recepito gran parte delle indicazioni delle opposizioni e che dall'altra parte ci sia un provvedimento del ministro Gentiloni che opera sulle liberalizzazioni, che cerca di aprire un mercato chiuso.
Quando si dice di abrogare la lettera d) (del comma 3) - lo spieghi lei, ministro Pag. 71Gentiloni; lo ha fatto ottimamente Vimercati -, si sta dicendo che un soggetto può prendere l'intero piatto dei diritti e poi rivenderlo, come è già successo nel digitale poco tempo fa. Mercato asimmetrico significa che non possiamo non sapere che questo è un mercato chiuso, con posizioni dominanti, dove si può far finta di operare una liberalizzazione operando un'ulteriore restrizione delle risorse, visto che il 92 per cento delle risorse pubblicitarie - perché questo è il dato - sta attorno al duopolio. Non possiamo far finta di non sapere questo e a seconda dell'argomento pigliamo un pezzettino del mercato!
Ma come, ci avete spiegato che la modernità è il mercato integrato, dove tutto si tiene! Non mi avete convinto, però lo avete approvato voi questo provvedimento! Poiché sarebbe sbagliato un atteggiamento settario e fazioso, se davvero c'è questa convinzione e questa serietà di comportamento allora credo sia opportuno recepire oggi il lavoro fatto dal Governo con il Parlamento. Tuttavia, il Governo deve sapere che, se è vero che è possibile fare uno sforzo ulteriore al Senato - e vorrei che su questo non ci fosse un elemento di dileggio -, lo sforzo ulteriore però non consiste nella modifica della lettera d), fatta come la si vuole dettare in quest'aula e come ho sentito più volte ripetere, ma fatta bensì in uno sforzo collettivo, che ponga al centro alcune questioni sensate che ho sentito porre qui e in Commissione - perché a me non piace non ascoltare i colleghi - fatta cioè con una modifica - caro sottosegretario Lolli e caro ministro Gentiloni - che riguardi da subito un trasferimento di potere all'Autorità, affinché essa intervenga con il cartellino rosso su ogni posizione dominante che si crei in ogni segmento del mercato.
Questo è il punto di fondo. Non ci può essere un intervento a «spizzichi e bocconi», come nel passato! Questa non è una discussione tra parti dell'opposizione e il Governo, ma tra l'opposizione, il Governo e la maggioranza, che ha delle posizioni da porre, che devono essere verificate nel passaggio al Senato. Se si tratta di un percorso condiviso, sarebbe un errore non recepire le questioni qui poste anche da alcuni colleghi dell'altro schieramento, ma in questo contesto. Ecco perché è importante il passaggio al Senato. Non c'è niente di nascosto: significa capire qual è il percorso, come si affronta la discussione sulla stessa legge Gentiloni; significa capire se davvero c'è una tensione di liberalizzazione e si vuole andare nella centralità dell'interesse collettivo.
Concludo dicendo che ho sentito parlare molto dei soldi da trasferire a ciascuna azienda. Va benissimo. Però chiedo al ministro Gentiloni di verificare, d'intesa con l'Authority - lo chiedo anche al ministro Melandri e ai sottosegretari, che ringrazio per la passione -, una vecchia lista di avvenimenti in chiaro, che devono essere garantiti in modo gratuito, appunto in chiaro, ai cittadini, anche a coloro che non possono pagare, perché l'Italia è un paese complesso. I Lord inglesi votarono un elenco per salvaguardare la visione di grandi manifestazioni popolari anche nei confronti di chi non poteva pagare. Pertanto, visto che siamo d'accordo sull'interesse generale, vi invito ad ampliare quell'elenco di avvenimenti, in modo da occuparci anche dei tanti cittadini che avrebbero diritto a godere gratuitamente di questi avvenimenti (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Ho ascoltato con attenzione l'intervento dell'onorevole Giulietti, che è sempre molto sensibile ai temi che riguardano il mercato televisivo e che ci invita ad una visione più complessiva, ad una strategia più generale, che contrasti qualsiasi posizione di monopolio. Se l'amico Giulietti mi consente, vorrei però osservare che il suo intervento mi ricorda un po' quando ci si opponeva a determinati concetti dicendo «il discorso è un altro».
Pag. 72PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,30)
MAURO DEL BUE. Ecco, il discorso non è un altro. Il discorso è questo e riguarda alcune proposte di emendamento ad una legge sui diritti televisivi del calcio, rispetto alla quale l'insieme delle forze politiche di opposizione ha assunto già in Commissione cultura, istruzione e sport della Camera dei deputati un atteggiamento costruttivo, proponendo non già leggi alternative, ma un insieme di emendamenti ad un testo di legge, che in linea di principio, per ciò che riguarda il tema della centralizzazione dei diritti e di un maggiore equilibrio nella ripartizione delle risorse, ci ha visti consenzienti.
Quello che non mi convince è anche su questo punto l'atteggiamento del Governo, che dice non già che il discorso è un altro, ma che riprenderemo questo discorso al Senato. Se su questo discorso siamo d'accordo perché non cominciarlo alla Camera, con un atteggiamento costruttivo di disponibilità al dialogo che è presente in tutte le forze politiche? Mi preme ricordare l'atteggiamento del nostro gruppo e il mio, in particolare, attorno a questa legge, perché ho avuto modo di collaborare avanzando una specifica proposta di legge sull'insieme delle problematiche che riguardano il mercato dei diritti televisivi. Allora, perché non cominciare a farlo qui adesso, dialogando e votando, come si deve votare in un consesso democratico, a favore, qualora si condividano gli emendamenti proposti, o contro, qualora non li si condivida, senza spostare la discussione in un'altra ala del Parlamento e senza dire che il discorso è un altro, che è di carattere più generale e complessivo. No, il discorso adesso riguarda questo, e vediamo se su tale questione siamo o meno d'accordo. Mi pare che il mio sia non solo un contributo di metodo ma anche politico, se vogliamo procedere in quest'ala del Parlamento non già con dei diktat - «o così o pomì», come diceva una vecchia pubblicità -, ma con un atteggiamento costruttivo che ci permetta di arrivare insieme a leggi condivise (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, l'onorevole Giulietti ha molto caro il tema, più volte espresso anche in Commissione, dell'avversione e della contrarietà di Forza Italia nella scorsa legislatura a sostenere la legislativa per l'introduzione della contrattazione centralizzata. Onorevole Giulietti, ho già avuto modo di precisare in Commissione, e glielo ripeto qui, che tutto questo non risponde a verità. Forza Italia si era opposta ad un provvedimento che, con grande rispetto e riconoscendo la buona fede dei proponenti, aveva un vago sapore pre-elettorale e che necessitava anche di un approfondimento, tante è vero che oggi in questo dibattito si sta dimostrando la necessità di scendere nei dettagli degli approfondimenti. Quindi, il motivo era questo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO PESCANTE. Piuttosto, chiederei all'onorevole Giulietti con mai, quando eravate all'opposizione, vi siete accontentati di stabilire e dare il consenso limitato alla contrattazione centralizzata ed, invece, nel momento in cui siete al Governo, chiedete la delega all'Esecutivo, indicate dei criteri di carattere generale e specifico da imporre alla Lega: che cos'è questa se non invasione di campo? (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Romani 1.58 e Bono 1.92, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 73
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 259).
Prendo atto che il deputato Formisano non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ciocchetti 1.250.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, questo è l'emendamento in qualche modo incriminato, che poteva consentirci di riformulare complessivamente le lettere c) e d) del comma 3 dell'articolo unico. A nostro avviso, poteva veramente - del resto, come non sono Vangelo le parole del collega Giulietti, non sono sicuramente Vangelo le cose che cerchiamo di spiegare - aprire il mercato, per trovare un percorso che, al di là di chi governa questo paese, fosse condiviso e non modificato ogni volta che in Italia si cambia un Governo.
Inoltre, l'emendamento si propone di stabilire alcune regole per via amministrativa e non legislativa proprie dell'articolazione di bandi di gara, affidando ad autorità terze come l'Antitrust e l'Agcom la possibilità di raggiungere determinati obiettivi tramite paletti stabiliti dalla legge delega. Essi sono i seguenti: assicurare pari diritti agli operatori della comunicazione; evitare la formazione di posizioni dominanti (in proposito abbiamo visto in precedenza che la lettera c), di fatto, assicura il mantenimento di una posizione dominante chiara e precisa come quella di Sky); la definizione dei limiti di partecipazione ai bandi per l'acquisto dei diritti di trasmissione.
Questo punto comporta esattamente quanto voi affermate nei vostri interventi, ovvero di impedire, applicando le decisioni prese dall'Antitrust, l'acquisto effettuato da Mediaset dei diritti di alcune società di calcio per tutte le piattaforme. Ciò avviene tramite una formula che, se permettete, giuridicamente ha qualche limite. Infatti, se la norma reca le parole «anche attraverso», significa che in qualche modo essa lascia aperto uno scenario indefinito, che può essere utilizzato tramite altri meccanismi. Invece, se si stabilissero paletti certi come i tre prima ricordati, a cui se ne potrebbero aggiungere ancora altri, tramite riformulazioni da parte del Governo o del relatore, che diano all'Antitrust e all'Agcom la possibilità di rendere flessibile il sistema, anche in rapporto all'evoluzione tecnologica, faremmo il bene di questo settore, della Lega calcio, delle società di calcio e soprattutto degli utenti consumatori. Inoltre, andremo incontro anche alla necessità di aprire un mercato che ha l'esigenza di regole che consentano di tenere il passo dell'evoluzione e dei cambiamenti, di quelli avvenuti in questi anni e di quelli che altrettanto sicuramente avverranno nei prossimi.
Sinceramente, non capisco questa posizione di chiusura perché obiettivamente si sarebbe potuto varare una norma in grado di essere approvata con ampia maggioranza in questa Camera e in grado anche al Senato di far convergere un largo consenso. Invece, si è voluto andare al «muro contro muro» su una questione che sarebbe regolata in maniera migliore tramite l'utilizzo di autorità terze, in grado di poter offrire le stesse regole e gli stessi provvedimenti. In proposito, spero che vi sia un'ulteriore riconsiderazione. Tuttavia, è chiaro che se l'emendamento in oggetto non venisse approvato, la posizione dell'UDC non potrà essere quella di votare in senso favorevole a questa legge e, pertanto, riconsidereremo il voto sull'intero provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione l'intervento dell'onorevole Giulietti. Come sempre egli con Pag. 74grande onestà intellettuale ed anche con molta maestria ha unito l'antico ed il nuovo, valutazioni delle passate legislature e considerazione attualizzate; ha poi dato motivazioni tutto sommato negative sull'attuale impostazione, concludendo il suo intervento con l'auspicio del rinvio al Senato.
Ed è proprio qui che l'onorevole Giulietti non mi convince. Infatti, sono ormai mesi che discutiamo di questa norma, in Commissione prima e da un paio di settimane in Assemblea.
Su questo punto non vi è stato «uno straccio» di soggetto, appartenente alla maggioranza o al Governo, che abbia avuto il coraggio di difendere un'impostazione impresentabile.
Si è arrivati al voto tenendo un atteggiamento degno di miglior causa: mi riferisco alla monolitica e compatta votazione di tutti i settori della maggioranza - auspicanti, tra l'altro, una modifica al Senato - nei confronti di quella che può veramente definirsi violazione di ogni più elementare regola concorrenziale.
Ormai siamo ridotti alla stessa stregua di un Parlamento sotto tutela e condizionato dalle scelte e dai desiderata del Senato.
In Assemblea ci troviamo a svolgere un libero dibattito e stiamo affrontando una seria e delicata problematica che non investe il solo mondo del calcio, ma l'intero sistema attraverso cui si fa comunicazione nel nostro paese.
Nel momento topico in cui si è arrivati ad individuare un aspetto carente ed impresentabile della norma, il miglior risultato che si ottiene è un rinvio al Senato: francamente sono sconcertato da questo modo di procedere.
Ritengo che l'emendamento Ciocchetti 1.250 rappresenti il minimo indispensabile da approvare per cercare di sanare e, se me lo consentite, preparare il percorso per una più approfondita ed incisiva modifica al Senato. Quindi, non votare neanche a favore dell'emendamento Ciocchetti 1.250 significherebbe affermare oggi, in quest'aula, che questa maggioranza è al servizio del più forte, a tutela dell'amico del giaguaro e nelle condizioni di sostenere posizioni inaccettabili e di grave nocumento nei confronti degli interessi del calcio nella sua generalità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciocchetti 1.250, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 469
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 262).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.111, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 212
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ciocchetti 1.201, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 75
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 478
Maggioranza 240
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 260).
MAURIZIO PANIZ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Ritiro il mio emendamento 1.50.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.93, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 484
Astenuti 2
Maggioranza 243
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 265).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Romani 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, intervengo molto brevemente. Capisco che in una legge delega si debba lasciare al Governo la possibilità poi di scegliere al meglio in base a principi e criteri di carattere generale, ad ogni modo ho l'impressione che, in questo caso, l'aggettivo risulti un po' eccessivo.
Siccome vi è una normativa internazionale ed europea che prevede per i contratti una durata triennale, ho l'impressione che questo aggettivo «ragionevole» sia veramente troppo e che si tratti di una richiesta che nulla ha a che fare con quanto è stato affermato fino ad ora. Non c'entrano monopoli e risorse, è solamente un problema di certezza di contrattualizzazione e di un'indicazione al Governo un po' più cogente rispetto ad un aggettivo, che lascia poi la possibilità di decidere qualsiasi cosa.
Quindi, l'emendamento in questione mi sembra assolutamente ragionevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romani 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 476
Astenuti 1
Maggioranza 239
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 262).
Prendo atto che i deputati Pedica e Ossorio non sono riusciti a votare ed avrebbero voluto esprimere un voto contrario. Pag. 76
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pescante 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, l'emendamento a mia firma è un punto nevralgico e concretizza con coerenza l'atteggiamento tenuto e più volte confermato dal gruppo di Forza Italia sul provvedimento. In esso si confermano il parere favorevole sulla commercializzazione in forma centralizzata e la contrarietà a delegare il Governo per stabilire le modalità di esecuzione, da rimettere invece all'autorità sportiva competente, sia pure vincolata al rispetto di criteri di carattere generale cui si deve attenere nella ripartizione degli utili.
L'intento del Governo è invece invasivo, perché stabilisce percentuali prestabilite, destinazioni preferenziali, quasi si trattasse della regolazione di fondi pubblici a soggetti pubblici mentre - come è noto - si tratta di denaro privato la cui titolarità, come la stessa authority competente ha dichiarato, appartiene alle società sportive. Non solo, ma la stessa authority prevede, addirittura, che la competenza per quanto riguarda la commercializzazione spetti alla Federcalcio anziché alla Lega, come da noi indicato in diversi emendamenti.
L'emendamento in esame, invece, fornisce indicazioni di carattere assolutamente generale, ma non generiche, sulla ripartizione dei profitti stabilendo in primo luogo il rispetto del principio di mutualità, con una quota attribuita in parti uguali a tutti i club; in secondo luogo una quota definita in base al bacino di utenza; in terzo luogo una quota ripartita in relazione ai risultati sportivi; infine, un fondo residuale da destinare all'incentivazione dei vivai delle società sportive.
Ecco il modo (mi scuso se lo affermo con un pizzico di presunzione) con cui avremmo potuto affrontare questo delicato tema, senza dare la sensazione - e non è solo una sensazione - di un'invasione di campo, per adoperare un termine sportivo, che non sospende la partita ma che, in maniera assai deplorevole per l'autonomia dello sport, ne condiziona il risultato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, mi asterrò sull'emendamento in esame per due motivi. Il primo è che non mi convince che una norma possa fissare quote senza quantificarle, come se, per fare un esempio, 1 e 99 fossero la stessa cosa: ciò anche alla luce del fatto che sono state le società sportive a sensibilizzare il Parlamento per giungere ad una norma sulla centralizzazione dei diritti televisivi, considerata la difficoltà a raggiungere un accordo tra loro. Sarebbe veramente inusitato che rimandassimo questo tema a loro perché, dopo che non sono stati capaci di raggiungere un accordo in questo contesto legislativo, lo facessero alla luce di una disposizione così generica.
Il secondo motivo riguarda il concetto di mutualità, che viene stabilito soltanto in relazione alle società, alle squadre partecipanti e aderenti alla Lega di serie A e di serie B. Invece, ritengo che il concetto di mutualità debba valere anche per le squadre che partecipano alle serie inferiori e per le società dilettantistiche, che sono veramente penalizzate dalla televisione a pagamento, perché mentre si svolge la competizione sportiva in un campetto di periferia, nello stesso momento in televisione viene trasmessa, a poco prezzo, una partita del campionato di serie A.
Queste squadre sono le uniche che hanno un danno dalla presenza della televisione a pagamento, naturalmente fino a quando non si stabilirà un concetto largo di mutualità, quindi una forma di risarcimento anche alle piccole società, non solo a quelle della massima serie che attualmente hanno minori introiti nella ripartizione dei diritti televisivi, ma anche a quelle delle serie inferiori e dilettantistiche che hanno un danno dalla presenza della televisione a pagamento. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).Pag. 77
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Del Bue. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, come è accaduto anche nella scorsa giornata, mi corre l'obbligo di ricordare ai colleghi Pescante e Romani quello che è stato il percorso, l'iter del provvedimento in questi mesi, perché come maggioranza non avremmo interesse a ribattere ad ogni punto, ma sono state illustrate delle enunciazioni talmente errate (e ci dispiace che questo sia avvenuto da parte di persone indubbiamente competenti di sport, come l'onorevole Pescante) che secondo me rovinano il clima costruttivo in cui si sono svolti sia i lavori, sia le audizioni in Commissione in Commissione, come ha ricordato prima un esponente dell'opposizione, l'onorevole Del Bue.
Io non capisco, dopo l'intervento dell'onorevole Pescante, dove siano indicate le quote nel provvedimento in discussione. Non le leggo, so che gran parte della discussione è avvenuta proprio per togliere le quote, ma troviamo legittimamente quote e percentuali soltanto negli emendamenti dell'onorevole Caparini della Lega Nord, a favore della Lega dilettanti e dei vivai.
Troviamo dunque le quote negli emendamenti dell'opposizione. Allora, ci si domanda a cosa siano serviti i lavori della Commissione. Sono serviti innanzitutto a recepire alcuni dati che il mondo dello sport e quello del calcio avevano richiesto. Non si parla più di percentuali, ma di una percentuale prevalente, il che rappresenta un dato incoerente con tutto il mondo europeo.
Perché non parliamo di qual è il quadro europeo, di quanto ci ha riferito Arnaut in Commissione? Perché non diciamo che nel quadro europeo, con la sola eccezione temporanea della Spagna (temporanea, cioè a tempo limitato, in un campionato che oltretutto fa registrare un grande equilibrio come risultati) di fatto c'è una ripartizione del 50 per 100 fra tutte le società? Vogliamo vedere gli articoli che i giornali italiani hanno dedicato alla Premiere Ligue in questi giorni? Vogliamo fare l'esempio dell'Inghilterra, dove si dice: «Premiere Ligue, ricca e felice con i diritti TV venduti nel mondo, un affare di 4 miliardi di euro distribuiti collettivamente»? Voglio allora ricordare un altro dato: sembra da numerosi interventi che si sia voluto, da parte della maggioranza, volere a tutti i costi portare in aula questo provvedimento così come era.
Vi invito allora a leggere come era questo provvedimento in origine, ma soprattutto a ricordare, per onestà, per rispetto al tempo e al lavoro di tutti coloro i quali sono stati sempre presenti alle sedute della Commissione, il percorso che abbiamo cercato di fare per arrivare a discuterlo e ad approvarlo in sede legislativa. La sede legislativa, nel merito, non è stata rifiutata né dal Governo, né dalla maggioranza. Essa è stata rifiutata, nel merito, dall'opposizione. Spero di poterlo dire per l'ultima volta. Infine, un ultimo dato: il rinviare al Senato non è una premessa o una promessa al futuro, ma significa che nessuno più di noi desidera che ci sia democrazia nei media in questo paese.
Vorremmo solo che a questo dato - che ci preme molto e che siamo disponibili a migliorare nel settore dello sport - fosse sensibile tutta l'Assemblea; infatti, nel tentativo di rinviare l'esame di questo provvedimento, di posporlo al cosiddetto disegno di legge Gentiloni e di non farlo giungere alla fase della discussione noi vediamo solo il tentativo, come ha ricordato dianzi il collega Giulietti, di difendere dei privilegi anziché di volere una maggiore democrazia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 78
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 474
Astenuti 2
Maggioranza 238
Hanno votato sì 216
Hanno votato no 258).
Passiamo all'emendamento Paniz 1.52...
MAURIZIO PANIZ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Annuncio il ritiro del mio emendamento 1.52.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Paniz 1.51
MAURIZIO PANIZ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Ritiro anche il mio emendamento 1.51, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Ciocchetti 1.37.
LUCIANO CIOCCHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Anch'io, signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.37.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Ciocchetti 1.203 e Pescante 1.204.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, la disponibilità del Governo e della maggioranza ad esprimere parere favorevole su queste proposte emendative potrebbe essere accolta senza alcun intervento addivenendo tacitamente all'espressione del voto; ma, siccome siamo contrari ad ogni offesa alla pubblica intelligenza, vorremmo chiarire la questione sottostante, anche rispondendo al collega Rusconi che continua a parlare di mirabolanti decisioni operate dalla Commissione in favore degli emendamenti dell'opposizione. Invito, al riguardo, i colleghi a leggere sullo stampato il testo finale giunto all'esame dell'Assemblea a fronte di quello originario e ad individuare così le parti modificate - riportate in neretto sullo stampato - e, soprattutto, la loro consistenza.
Ebbene, gli emendamenti incidono su una formulazione contenuta nel testo; verrebbero infatti sostituite le parole «anche attraverso» con le seguenti «prioritariamente attraverso». Ciò è importante in quanto stiamo parlando della titolarità da parte della Lega della competenza ad intervenire in ordine alla ripartizione delle risorse. Quindi, l'espressione «prioritariamente» è importante; essa confligge però con la previsione, stabilita nella norma, della quota prevalente da assegnare alle società in modo che sia una quota identica. Conseguentemente, la Lega, da un lato, con l'approvazione di questi emendamenti, ha una priorità nella ripartizione; dall'altro, incontra però un nuovo limite in quanto tale priorità comunque deve coniugarsi con la prevalenza dell'assegnazione delle quote in parti uguali a tutte le squadre.
Dunque, Alleanza Nazionale ha presentato un'altra proposta emendativa che discuteremo tra breve e che prevede invece una ripartizione più corretta dei diritti televisivi delle società sportive in modo che vi siano una quota, che noi abbiamo indicato nel 40 per cento, da dividere in parti uguali; un'altra quota, che abbiamo indicato in non meno del 5 per cento, da destinare a scopi di mutualità. Nel provvedimento la mutualità appare solamente come dichiarazione di principio, ma non è stabilito da nessuna parte di quale entità debba essere lo sforzo da compiere per la mutualità (lo sforzo, quindi, per alimentare Pag. 79i vivai giovanili, per sostenere lo sport calcistico dilettantistico o quant'altro); noi appunto lo prevediamo in una misura non inferiore al 5 per cento; la rimanente parte è da distribuire tra le società in ragione dei risultati e del bacino di utenza. Consideriamo questa visione più coerente e riteniamo quindi di doverci astenere dal voto sugli emendamenti che stiamo discutendo, perché si tratta di proposte sostanzialmente svuotate di contenuto e soprattutto non coerenti con l'impostazione che Alleanza Nazionale ha dato alla materia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, colleghi, io credo che l'emendamento 1.203, anche se sembra intervenire soltanto su poche parole, cambi sostanzialmente l'impianto dirigista ed ideologico assunto dal Governo nel disegno di legge.
Il lavoro fatto in Commissione, che io riconosco ed ho riconosciuto anche nel mio intervento iniziale, così come negli interventi fatti nel corso di questo dibattito sui vari emendamenti, ha consentito di migliorare notevolmente il testo presentato dal Governo.
Su questo, infatti, non sono d'accordo al cento per cento con il collega Bono. Il testo è stato modificato in quanto quello originario prevedeva, addirittura, delle quote di ripartizione. Non sono d'accordo con le proposte fatte anche da alcuni colleghi dell'opposizione, secondo le quali la legge dovrebbe definire tali quote di ripartizione. Infatti, questo significherebbe minare l'autonomia dello sport e quella del soggetto organizzatore del campionato di calcio.
Una legge deve stabilire dei paletti e dei principi su cui poi, in qualche modo, chi deve agire, secondo un principio di vera sussidiarietà, interviene per definire i criteri di ripartizione precisi. L' avverbio proposto nell'emendamento in esame, ossia «prioritariamente», dal punto di vista dello sport e del calcio, cambia sostanzialmente il testo originario del disegno di legge ed anche la logica che presiede alla decisione su come ripartire le risorse.
È giusto mantenere una clausola di salvaguardia in capo al Governo, se la Lega calcio non dovesse, in un certo lasso di tempo - circa sei mesi -, definire complessivamente quanto di sua competenza. Credo che l'approvazione di questo emendamento da parte dell'Assemblea consentirebbe al mio gruppo di cambiare il proprio orientamento di voto rispetto a quello contrario espresso in Commissione. Avremmo voluto arrivare ad esprimere un voto favorevole, perché noi siamo d'accordo sul principio di massima, che è quello della centralizzazione degli acquisti dei diritti e della possibilità che il soggetto organizzatore del campionato di calcio possa regolare e definire un meccanismo più equilibrato che tolga molti lacci e lacciuoli, gli stessi che hanno finora favorito soltanto alcune società di calcio e che hanno creato delle posizioni dominanti nel settore.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 18,05)
LUCIANO CIOCCHETTI. Riteniamo quindi che il provvedimento, così come corretto e modificato anche attraverso l'approvazione di questo emendamento, raggiunge - certamente per la parte sportiva - l'obiettivo che ci eravamo proposti, vale a dire salvaguardare l'autonomia dello sport e del soggetto organizzatore del campionato di calcio, nella ripartizione dei diritti televisivi e dei relativi introiti tra le società partecipanti ai campionati.
Quindi, come gruppo dell'UDC, preannuncio il cambiamento dell'orientamento di voto sull'intero provvedimento. Speravamo di poter giungere ad esprimere un voto favorevole, se solo fosse stata considerata anche l'altra questione di cui abbiamo parlato prima. Comunque, proprio perché vi è stato un riconoscimento dell'autonomia dello sport, arriveremo a dare un voto di astensione sul provvedimento che spero, poi, possa aprire la strada ad ulteriori miglioramenti, per la parte relativa Pag. 80alle questioni più strettamente televisive, nel corso dell'esame al Senato.
Credo che votare ora a favore di questo emendamento sia un fatto importante, perché esso cambia sostanzialmente la logica stessa posta alla base del ruolo assegnato al soggetto organizzatore dei campionati di calcio dalla legge che il Parlamento si appresta ad approvare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Sicuramente l'accettazione di questo emendamento dimostra una certa disponibilità, che intendo riconoscere al presidente della Commissione Folena e al sottosegretario Lolli, ma, se mi consentite, anche una certa resipiscenza sull'orientamento originario, che è stato bene espresso dal collega Rusconi, al quale vorrei riservare una brevissima replica, anche se siamo in sede di dichiarazione di voto sugli identici emendamenti 1.203 e 1.204.
A proposito dell'accoglimento di questa nostra proposta emendativa, ho detto che siamo di fronte ad un atto di resipiscenza: quindi, un passo avanti è stato fatto, ma si tratta di un passo, per così dire, trattenuto. Per questo, non mi sento di condividere il commento positivo del collega Ciocchetti, che, addirittura, vi intravede un cambiamento di tutto l'impianto per il solo fatto che viene inserita nel testo la parola «prioritariamente». Certo questa aggiunta è importante, perché indica che viene riconsegnato all'ordinamento sportivo e alla Lega calcio il compito di intervenire, ma il passo avanti è frenato, caro Rusconi, dalle percentuali previste con riferimento alle quote. Voi sapete dove ho letto la percentuale? Nel termine «prevalente», che, se non sbaglio - e per quanto si voglia arzigogolare - significa almeno il 50 per cento. E questa non è forse una percentuale?
Inoltre, i riferimenti, al mondo internazionale, caro Rusconi, fanno fatti in termini completi! È vero che negli altri paesi sono previste la centralizzazione e quote di cospicua entità in favore di tutte le società, ma ciò che differenzia il disegno di legge in esame dalle normative vigenti nel resto dei paesi europei è che nessuna di tali normative ha imposto la percentuale: questa è stata decisa, in autonomia, dall'autorità sportiva.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18,10)
MARIO PESCANTE. Lo Stato si è limitato, in soli due paesi, a dare indicazioni in ordine alla centralizzazione. Per il resto, l'ordinamento sportivo è rimasto autonomo nelle sue decisioni. In questo disegno di legge, invece, è prevista una percentuale, svelata appunto dalla parola «prevalente» contenuta nel testo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ciocchetti 1.203 e Pescante 1.204, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 428
Astenuti 47
Maggioranza 215
Hanno votato sì 424
Hanno votato no 4).
Prendo atto che le deputate Nicchi, Pelino e Mistrello Destro non sono riuscite ad esprimere il proprio voto.
È pertanto precluso l'emendamento Pescante 1.59. Pag. 81
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 477
Maggioranza 239
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 480
Maggioranza 241
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 259).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.95.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Con questo emendamento, come accennavo in precedenza, poniamo l'obiettivo di prevedere una quota non inferiore al 40 per cento della somma complessivamente riscossa, in ordine ai diritti televisivi delle società calcistiche, da distribuire in quote uguali tra tutti i soggetti che partecipano al campionato. L'emendamento va valutato in modo conforme e coordinato con una successiva proposta che prevede l'assegnazione del 5 per cento per scopi di mutualità.
La norma, così come è stata strutturata, delegando il Governo a compiere una serie di interventi successivi, non fissa nessun limite minimo a favore della mutualità. Come gruppo di Alleanza nazionale, contestiamo pesantemente questa mancanza, anche perché, all'interno delle risorse derivanti dalla vendita dei diritti televisivi, una quota significativa non può non essere assegnata a sostegno delle attività giovanili, dei vivai e delle società dilettantistiche, ossia a favore di quelle centinaia di migliaia di soggetti che, in Italia, quotidianamente, svolgono attività sportiva nell'ambito del calcio.
Ecco perché insistiamo per una valutazione positiva di questa proposta da parte dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, l'onorevole Pescante ha ragione quando sostiene che l'aggettivo «prevalente» rimanda comunque ad una quantificazione, se la lingua italiana - che vogliamo far entrare nella nostra Costituzione - ha un significato. È vero: tuttavia, è anche vero che l'emendamento che sostituisce alla parola «prevalente» l'espressione «non inferiore al 40 per cento», rimanda comunque, in realtà, ad una quantificazione, sia pure inferiore a quella sottesa alla parola «prevalente» (l'italiano penso di conoscerlo abbastanza bene!), presente nel disegno di legge (in particolare alla lettera h) del comma 3)!
Lo stesso gruppo della Lega nord Padania, nei suoi emendamenti, propone una quantificazione ancora più rigida delle quote: una quota pari al 10 per cento per la mutualità alle società dilettantistiche. Devo dare atto a quel gruppo, ed ai suoi emendamenti, di aver posto con forza l'esigenza della mutualità, del risarcimento per le piccole società e, soprattutto, per il mondo dilettantistico.
Mettere però il Parlamento di fronte ad una scelta tra l'espressione «prevalente», l'espressione «una quota non inferiore al 40 per cento» o la quantificazione prevista negli emendamenti del gruppo della Lega nord mi pare un po' azzardato.Pag. 82
Bisognerebbe, in conclusione, se il Governo ha intenzione di modificare questo disegno di legge al Senato, tener presente, in particolare, il concetto della mutualità e del risarcimento che mi sono permesso di introdurre anche nel dibattito parlamentare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.95, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 437
Astenuti 36
Maggioranza 219
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 285).
Prendo atto che il deputato Boato non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Goisis 1.110.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, i diritti sono soggettivi; pertanto, se decidiamo, come tutti auspichiamo, di arrivare alla contrattazione collettiva, vi deve essere un interesse più generale, che giustifichi la compressione della libertà delle società: l'interesse generale, secondo noi, è la mutualità interna al sistema.
Con questo emendamento chiediamo che vengano valorizzati i principali protagonisti del calcio e dello sport in generale, vale a dire i calciatori. È per questo motivo che chiediamo interventi e una quota specifica ben determinata a favore del calcio giovanile e dei vivai e prevediamo di misurarne i risultati attraverso i minuti giocati dai calciatori in prima squadra.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Goisis 1.110, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 405
Astenuti 68
Maggioranza 203
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 292).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 440
Astenuti 35
Maggioranza 221
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 259).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Caparini 1.107.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, si tratta dell'ultimo emendamento, proposto dalla Lega nord, che possiamo discutere, in quanto è stata applicata dalla Presidenza della Camera quella norma restrittiva del regolamento che non ci ha consentito di discutere tutti i nostri emendamenti in materia.
È l'ultima possibilità che abbiamo per destinare una quota prefissata favore dello Pag. 83sport di base, delle associazioni dilettantistiche, di tutti coloro che, giornalmente, contribuiscono alla realizzazione ed al mantenimento di quei valori fondamentali dello sport che devono essere, da parte di questo Parlamento, sostenuti.
Il modo migliore per sostenerli è proprio l'approvazione dell'emendamento in esame, che destina una quota del 10 per cento dei proventi derivanti dalla contrattazione collettiva dei diritti di trasmissione alla Lega nazionale dilettanti, che abbiamo individuato quale organismo-principe cui attribuire tali risorse...
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, concluda!
DAVIDE CAPARINI. ...per favorire il recupero del disagio sociale, nonché per organizzare iniziative di promozione sportiva.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Caparini 1.107, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 467
Astenuti 9
Maggioranza 234
Hanno votato sì 109
Hanno votato no 358).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.502 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 480
Votanti 473
Astenuti 7
Maggioranza 237
Hanno votato sì 449
Hanno votato no 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 475
Astenuti 4
Maggioranza 238
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 260).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pescante 1.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, vorrei evidenziare che si tratta di un argomento molto delicato, sul quale chiederei anche l'attenzione dei colleghi della maggioranza.
Il mio emendamento si differenzia dalle altre proposte emendative che prevedono la destinazione di una quota degli utili in favore dei vivai giovanili, perché queste si fondano su indicazioni generiche. I vivai, come è noto, hanno - o meglio, dovrebbero avere - la duplice finalità di reclutare e preparare le leve del futuro e, al contempo, di svolgere la funzione, di grande rilievo sociale, di diffondere la pratica dello sport, sostituendo spesso una pratica sportiva scolastica che risulta latitante. Pag. 84
Ho detto «dovrebbero» poiché negli ultimi anni, in assenza di incentivi, essi hanno smarrito la loro funzione originaria. Dopo la sentenza Bosman, ormai, le società trovano molto più conveniente comprare all'estero giovani già affermati, anziché finanziare i propri vivai nell'incertezza di poter contare, un giorno, su atleti promettenti formati «in casa».
L'aspetto più preoccupante e moralmente riprovevole, tuttavia, è che stiamo assistendo ad una nuova «tratta degli schiavi», con la compravendita di giovanissimi calciatori, provenienti dal continente africano, i quali vengono importati come qualunque bene da commerciare con finalità di lucro.
Si tratta di ragazzi di verde età che vengono «saccheggiati» dai paesi d'origine con la chimera di futuri contratti milionari. La realtà è che, in grandissima percentuale, questi giovani sono restituiti «disadattati» ai paesi d'origine, dopo tentativi inutili di inserirli nel «supermercato» europeo del calcio professionistico.
Il fenomeno è molto più diffuso di quanto si creda, ed i ragazzi africani che vedete in gran numero far parte delle nostre squadre di provincia, nei tornei giovanili, non sono i figli delle comunità di emigrati nel nostro paese, come si vuol far credere, ma le vittime di questa sorta di racket.
Da qui, la necessità di incentivare i nostri vivai, aiutandoli con mezzi finanziari autonomi ma legati alla loro produttività. Al fine di parametrare e misurare la loro capacità di reclutamento, l'emendamento in esame prevede riconoscimenti per chi schiera in campo un certo numero di atleti formati nei vivai giovanili nazionali.
Non c'è interferenza con l'autonomia gestionale dello sport italiano, perché questo emendamento ricalca totalmente il testo di una delibera non attuata, per mancanza di fondi, da parte del comitato olimpico nazionale italiano.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, vorrei sensibilizzare l'Assemblea su questo emendamento proposto dall'onorevole Pescante, che giudico giusto ed opportuno. Chi conosce i vivai delle squadre di calcio, anche delle serie inferiori, sa benissimo che ormai sono popolati da un numero consistente di giovanissimi atleti extracomunitari, che provengono generalmente dall'Africa.
È ben vero che, come dice una bella canzone, «uno su mille ce la fa», ma gli altri 999 che non entrano nella competizione agonistica nazionale, nelle grandi serie, che non giocano e non sfondano nel calcio italiano, che fine fanno poi? Come vengano trattati in Italia? Troveranno un lavoro? Torneranno nel loro paese di origine? Insomma, siamo di fronte ad una vicenda che viene definita una vera e propria «tratta degli schiavi»: si va in Africa, si comprano cento giovani, si portano in Italia e si distribuiscono tra le società dilettantistiche, tra i vivai delle grandi società. Ma tutti coloro che non ce la fanno che fine fanno? Sono seguiti? Provocano problemi di sicurezza nelle nostre città, perché, non trovando lavoro, magari si dedicano ad altre attività illegali? Questi sono problemi gravi.
Fare in modo che venga incentivato il vivaio, attraverso un sostegno da parte dello Stato per coloro che dispongono, in misura sufficiente, in una quantità - uso il termine di prima - almeno prevalente, se non esclusiva, di atleti locali e nazionali, mi sembra assolutamente giusto e giustificato.
Ringrazio Pescante che ha introdotto questo argomento che mi sta molto a cuore (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 85
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 442
Astenuti 31
Maggioranza 222
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.98, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 258).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 452
Astenuti 30
Maggioranza 227
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 258).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Barbieri 1.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 430
Astenuti 52
Maggioranza 216
Hanno votato sì 119
Hanno votato no 311).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.60 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 449
Astenuti 33
Maggioranza 225
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 261).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Romani 1.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romani. Ne ha facoltà.
PAOLO ROMANI. Signor Presidente, questo mi sembra un emendamento più di coordinamento che altro. Probabilmente la data che viene prevista alla lettera n) è anche frutto del fatto che il disegno di legge è stato presentato il 27 luglio 2006 e, quindi, assai recentemente. Ci sembrava molto più corretto prevedere semplicemente alla lettera n) la dizione: «dell'entrata in vigore della presente legge».
Comunque, colgo l'occasione per concludere una serie di ragionamenti fatti precedentemente. Mi sembra che il dibattito di oggi sia un po' a futura memoria rispetto a quanto poi dovrebbe o potrebbe avvenire al Senato. Se dovessero intervenire dei cambiamento al Senato, questo provvedimento tornerà alla Camera.
Vorrei dare una risposta anche all'intervento dell'onorevole Giulietti, citato da più colleghi, che ha parlato di «cartellino rosso». Concordo sulla necessità di regole precise che devono essere rispettate anche con i cartellini rossi. L'importante è che le squadre possano scendere in campo e giocare fino in fondo la partita prevista in cartellone. Il problema è, certamente, l'esistenza di numerosi divieti in questo settore che devono essere osservati, ma è anche quello di garantire ai competitor di questo stesso settore di giocare la partita fino in fondo. La partita è quella della comunicazione.
L'intervento finale sarà svolto dall'onorevole Pescante. Mi auguro, ministro Gentiloni e ministro Melandri, che quanto è stato affermato quest'oggi e nelle giornate precedenti possa costituire spunto di riflessione per ciò che potrebbe o potrà accadere al Senato. Purtroppo, siamo costretti ad esprimere voto contrario su questo provvedimento. Come affermava in precedenza l'onorevole Ciocchetti, avremmo potuto anche modificare il nostro voto, nel senso di una astensione, ma il totale diniego da parte del Governo di qualsiasi modifica non ci consentirà questo passaggio. Il provvedimento avrebbe potuto essere fondamentale per ristabilire il principio della mutualità nel mondo del calcio e per la quantità di risorse che, con regole più precise, avrebbero potuto essere messe a disposizione di quel settore. Tutto ciò non è accaduto. Ci auguriamo che al Senato - è un dibattito a futura memoria - queste proposte potranno essere accolte. Ne discuteremo di nuovo in Assemblea, quando il provvedimento tornerà al suo esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Romani 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 476
Astenuti 15
Maggioranza 239
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 265).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bono 1.100.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, con questo emendamento si pone un altro problema estremamente serio di questo disegno di legge: la sua decorrenza. Prima delle grida manzoniane, prima di affermare principi che, di fatto, non producono effetti giuridici, occorre stabilire a partire da quale momento questa legge dovrà cominciare a produrre i suoi effetti. In precedenza, è stata sottoposta a votazione una serie di emendamenti che prevedevano diverse scadenze. In tutte queste votazioni, il gruppo di Alleanza Nazionale si è astenuto proprio in attesa di esaminare questo emendamento, che abbiamo proposto e che ha una sua logica. Infatti, l'obiettivo della nostra proposta emendativa è quello che tutte le pendenze contrattuali in essere con l'entrata in vigore della legge siano considerate scadute entro Pag. 87il 1o luglio 2008. Si può discutere se il termine debba essere fissato al 1o luglio 2008, al 1o luglio 2007 o al 31 dicembre di un altro anno. Però, una cosa è certa: è necessario che la data sia stabilita per legge e non sia neppure rinviata, come nel testo che stiamo esaminando, a una trattativa successiva. Una trattativa con chi, perché e attraverso quali meccanismi?
Allora, delle due, l'una. Noi possiamo approvare una legge perché siamo convinti del fatto che uno dei presupposti fondamentali per restituire legalità e correttezza al sistema del calcio sia quello della vendita collettiva dei diritti televisivi. Quindi, dobbiamo stabilire che le pendenze contrattuali sono da considerare scadute dal momento in cui entra in vigore la norma che approviamo, che auspichiamo e di cui siamo convinti. Altrimenti, prendiamo atto che la norma non è poi così importante e che non è di fondamentale rilievo approvare questo elemento di equità all'interno del sistema. Allora avremmo potuto anche astenerci dall'approvazione della normativa. Infatti, non si varano leggi senza stabilire la decorrenza degli effetti giuridici delle stesse.
Ecco perché, su questo tema, che non ha visto confronto né dibattito, a mio avviso, ci si deve confrontare anche in considerazione del fatto che con riferimento all'argomento dell'ultimo emendamento che abbiamo presentato - che riguarda l'abolizione del fine di lucro da parte delle società - rischiamo di perdere un'occasione storica, vale a dire quella di garantire al calcio norme impermeabili alle operazioni truffaldine ed di malaffare che ciclicamente lo investono.
I due postulati attorno ai quali si doveva costruire un sistema di maggiore trasparenza e correttezza erano, da un lato, la vendita collettiva dei diritti delle società calcistiche e, dall'altro, l'abolizione del sistema di lucro. Non vorrei che alla fine di questa lunga giornata si fosse data vita ad una norma che non prevede l'abolizione del fine di lucro e che lascia senza data la decorrenza degli effetti della cessione collettiva dei diritti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 1.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 339
Astenuti 136
Maggioranza 170
Hanno votato sì 78
Hanno votato no 261).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pescante 1.66.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, colleghi, l'emendamento in esame intende fornire una risposta alle preoccupazioni di quanti ritengono che, senza una delega al Governo e senza stabilire criteri rigorosi e dettagliati sulla distribuzione dei proventi e dei diritti televisivi, il mondo del calcio - così come, per la verità, ha dimostrato in passato - sarebbe inadempiente.
L'emendamento in esame ci ricorda che non serve una delega al Governo per sostituirsi agli organi sportivi inadempienti, in quanto esistono già strumenti legislativi ad hoc, rappresentati dal potere di vigilanza che la Federazione calcio ha nei confronti della Lega, che il CONI ha sulla Federazione calcio e che il Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive ha nei confronti dell'intera organizzazione sportiva.
Laddove si ritenesse che il potere di vigilanza non fosse uno strumento sufficiente - e a tale riguardo ho qualche dubbio -, in ogni caso, in questo emendamento, si indica una ulteriore soluzione, in quanto è insita nel potere di vigilanza la nomina di un commissario ad acta in caso di inadempienza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pescante 1.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 461
Astenuti 29
Maggioranza 231
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 268).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 456
Astenuti 35
Maggioranza 229
Hanno votato sì 276
Hanno votato no 180).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Bono 1.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Con l'articolo aggiuntivo in esame abbiamo posto il secondo pilastro della costruzione sulla quale si doveva realizzare una condizione di maggiore trasparenza e correttezza del sistema calcistico nazionale.
La Commissione cultura, all'inizio della legislatura, ha avviato un'indagine conoscitiva, non appena scoppiato l'ennesimo fenomeno di Calciopoli e, in quell'occasione, ci siamo ritrovati ad approfondire una serie di ragioni che si possono riassumere sostanzialmente in due aspetti.
Da un lato, un sistema distorto in seguito alla cessione soggettiva dei diritti (non a caso, introdotta da una norma del 1999 in pendenza del Governo di centrosinistra dell'epoca); dall'altro, (tale critica era alla base, com'è stato sostenuto da molti, della realizzazione delle condizioni di assenza di trasparenza e di permeabilità ad azioni illegali), l'introduzione del principio del fine di lucro da parte delle società sportive. Anche questa norma è stata introdotta con la legge 18 novembre 1996, n. 586 (Governo di centrosinistra; ministro per i beni culturali, Veltroni), che contiene un elemento che ha distorto, dalle fondamenta, il senso stesso della funzione della società sportiva.
La società sportiva, cui viene riconosciuta la possibilità di perseguire fini di lucro (che, quindi, ottiene anche l'iscrizione nel listino di borsa), ha il dovere, soprattutto in una realtà degradata dal punto di vista economico, come quella italiana, per quanto riguarda la capitalizzazione delle società sportive calcistiche, di ottenere risultati positivi ogni domenica! Questo è il senso dell'elemento che rompe l'equilibrio e che rende permeabile il sistema alle attività illecite!
Qual è la differenza tra le società sportive italiane e quelle straniere? Si sostiene che in tutta Europa le società sportive perseguono il fine di lucro, riconosciuto dalla legge; ma altrove le società sportive hanno una consistenza matrimoniale di ben altro tipo! Sono proprietarie degli stadi; le entrate delle società sportive inglesi, olandesi, spagnole e turche sono basate non solo sull'incasso dei diritti televisivi, ma anche sul merchandising, sulla gestione degli stadi (in Europa, alcuni stadi sono veri e propri centri commerciali), con una serie di attività economiche collaterali, che sono la sostanza della gestione economica delle società! In quel caso, è normale che le società possano essere quotate.
In Italia, invece, dove abbiamo una volatilità dei ricavi, dove, in alcuni casi, Pag. 89l'80 per cento degli introiti di una società sportiva è costituito dalla cessione dei diritti televisivi (ma non si va al di sotto del 50 per cento come entità di ricavo), dove c'è una scarsa patrimonialità delle società, dove non c'è neanche la proprietà fisica dello stadio, dove esistono rigidità nella struttura dei costi e forti e strutturali squilibri finanziari, non è pensabile mantenere ancora in piedi il principio del fine di lucro!
Abbiamo presentato due articoli aggiuntivi in cui chiediamo la soppressione del fine di lucro e l'introduzione di una disciplina transitoria per gestire i prossimi tre anni dall'entrata in vigore della legge, per un'uscita leggera dal listino di borsa, in modo da tutelare anche i soci delle società.
Una cosa è certa: occorre che il Parlamento prenda atto che non basta fare una società sulla rendita collettiva dei diritti per risolvere il problema della permeabilità del sistema calcistico ai fenomeni illegali.
Occorre l'abolizione del fine di lucro. Per questo, invitiamo caldamente l'Assemblea a votare a favore dell'articolo aggiuntivo in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Bono 1.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 345
Astenuti 130
Maggioranza 173
Hanno votato sì 84
Hanno votato no 261).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1496 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1496 sezione 2).
Qual è il parere del Governo?
GIOVANNI LOLLI, Sottosegretario di Stato per le politiche giovanili e le attività sportive. Il Governo non accetta gli ordini del giorno presentati, ad eccezione degli ordini del giorno Adenti n. 9/1496/3, che accetta; Garavaglia n. 9/1496/13, che accetta a condizione che ne sia accolta la riformulazione proposta nel senso di eliminare dal dispositivo le seguenti parole: «del numero dei giocatori schierati in prima squadra provenienti dal settore giovanile e di misure a vantaggio delle categorie inferiori»; Fugatti n. 9/1496/18, che accetta; e Bodega n. 9/1496/24, che accetta a condizione che ne sia accolta la riformulazione proposta nel senso di eliminare dal dispositivo le seguenti parole: «diverse dai diritti di trasmissione televisiva in forma codificata».
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno non accettati dal Governo insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pescante n. 9/1496/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 482
Astenuti 4
Maggioranza 242
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 263). Pag. 90
Prendo atto che la deputata Leddi Maiola non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Li Causi n. 9/1496/2, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 487
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 267).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Adenti n. 9/1496/3, accettato dal Governo, non insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/1496/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 486
Maggioranza 244
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 269).
Prendo atto che il deputato Grassi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alessandri n. 9/1496/5, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bricolo n. 9/1496/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/1496/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 494
Maggioranza 248
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/1496/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 91
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 496
Astenuti 1
Maggioranza 249
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stucchi n. 9/1496/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 495
Maggioranza 248
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Goisis n. 9/1496/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 488
Maggioranza 245
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 265).
Prendo atto che il deputato Misuraca non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cota n. 9/1496/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. Pottino n. 9/1496/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 493
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato sì 225
Hanno votato no 268).
Prendo atto che l'onorevole Garavaglia accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/13.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dozzo n. 9/1496/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 491
Maggioranza 246
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 269). Pag. 92
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/1496/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 489
Maggioranza 245
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 265).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippi n. 9/1496/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lussana n. 9/1496/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 477
Astenuti 7
Maggioranza 239
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 262).
Prendo atto che l'onorevole Fugatti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/18, accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/1496/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 494
Astenuti 5
Maggioranza 248
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 272).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gibelli n. 9/1496/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 494
Votanti 492
Astenuti 2
Maggioranza 247
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pini n. 9/1496/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 93
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/1496/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 492
Votanti 466
Astenuti 26
Maggioranza 234
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 273).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/1496/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 495
Votanti 467
Astenuti 28
Maggioranza 234
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 268).
Prendo atto che l'onorevole Bodega accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/1496/24.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maroni n. 9/1496/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 468
Astenuti 25
Maggioranza 235
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/1496/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 487
Astenuti 3
Maggioranza 244
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 266).
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1496 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Beltrandi. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. Il gruppo de La Rosa nel Pugno voterà a favore di questo provvedimento. Esso appare, per un verso, del tutto idoneo a garantire una maggiore competitività tra le squadre all'interno di un campionato, mediante la contitolarità dei diritti sportivi in capo alle squadre e all'organizzazione del campionato, con la gestione centralizzata del commercio dei diritti sportivi e con una ridistribuzione più equa di parte prevalente degli stessi tra le squadre. Anche se nel complesso positiva rispetto alla situazione odierna, non del tutto soddisfacenti appaiono i criteri della delega volti a rendere più trasparente ed efficace il mercato radiotelevisivo, di cui i diritti sportivi in Italia sono parte consistente. In particolare, con riferimento ai tre divieti che vengono indicati al legislatore delegato, se quello relativo alle diverse procedure e titoli per ogni piattaforma - con il divieto per un soggetto di partecipare a procedure inerenti a piattaforme su cui non può diffondere direttamente i contenuti - va nella direzione di scoraggiare fenomeni di pura intermediazione, per altro verso, il divieto di sublicenza all'interno della stessa piattaforma e l'assenza di un obbligo per la società aggiudicatrice di utilizzare i diritti acquisiti, diffondendo il contenuto ad essi relativi, può concorrere a distorcere la concorrenza, con danno potenziale alle piattaforme emergenti.
Siamo quindi certi, nel ribadire il voto favorevole de La Rosa nel Pugno, che il Governo, nell'esercizio della delega, negli ambiti di discrezionalità concessi dalla stessa, sarà prudente e lo farà in un confronto costante con tutti i soggetti interessati, al fine di rendere trasparente ed efficiente il mercato e per non penalizzare le piattaforme emergenti.
Ci auguriamo inoltre che la Lega calcio, gestore centralizzato della vendita, contemperi in modo felice le esigenze proprie dei club e della collettività, di vendere esclusive complete su singole piattaforme, e la necessità di «spacchettare» i diritti (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento di cui stiamo completando la discussione e che tra poco voteremo, nasce da un'ispirazione e da una proposta avanzata nel corso della passata legislatura da Alleanza Nazionale, che già allora ha posto all'attenzione del Parlamento e del Paese l'esigenza di rimuovere una delle fondamentali cause di squilibrio che avevano ed hanno determinato difficoltà di gestione all'interno del sistema calcistico italiano.
Signor Presidente, mi chiedo se è possibile abbassare il volume, perché non vorrei disturbare i colleghi che stanno parlando...!
PRESIDENTE. Onorevole Bono, lei ha ragione. Onorevoli colleghi, per cortesia, non si riesce ad ascoltare gli interventi dagli oratori che stanno intervenendo per dichiarazione di voto finale.
Onorevole Bono, la prego di proseguire.
NICOLA BONO. Grazie, signor Presidente.
Quindi, si immagini la soddisfazione del gruppo di Alleanza Nazionale quando finalmente si sono create le condizioni per entrare nel merito di una nostra proposta e soprattutto per intervenire a risolvere uno degli aspetti più delicati della vita del sistema sportivo italiano. Infatti, il calcio è, tra l'altro, il cuore del sistema sportivo nazionale.
Pertanto, immaginate la delusione che proviamo adesso nell'essere costretti ad esprimere voto contrario su un provvedimento di legge ispirato e voluto da Alleanza Nazionale. Tuttavia, non possiamo votare a favore di un disegno di legge che la maggioranza ed il Governo hanno concepito sin dall'inizio in maniera provocatoria. Non vi era affatto bisogno di ricorrere all'istituto della delega al Governo su un provvedimento voluto dall'intero Parlamento, su cui vi era la generale convergenza Pag. 95da parte di tutti gruppi e su cui esisteva perfino la volontà di procedere in maniera veloce e spedita.
Di colpo, con un atto di violenza perpetrato dal Governo, si è voluto entrare «a gambe unite», per usare la terminologia relativa ad un fallo calcistico. Si è voluto rompere il meccanismo di armonia che stava montando per dare al Governo la presunta primogenitura, che tuttavia non gli apparteneva nella proposta, nei contenuti e neppure sul piano della sensibilità.
Ma non è soltanto questo il motivo per il quale il gruppo di Alleanza Nazionale ritiene di dover esprimere voto contrario. Infatti, esso ritiene che il provvedimento sia stato svuotato nei contenuti. Intanto, si tratta di una grande occasione persa, un'opportunità storica per far sì che si potessero introdurre nel mondo del calcio regole di impermeabilità ad ogni fenomeno illegale e ad ogni possibile azione truffaldina.
Se solo si fosse accettata l'impostazione di Alleanza Nazionale, che ha sempre sostenuto l'esigenza di intervenire contemporaneamente sui due versanti dove è stata registrata la necessità di rivisitazione normativa! Mi riferisco alla cessione dei diritti collettivi delle società sportive che stiamo sì approvando, ma in maniera svuotata di contenuto, e all'abolizione del fine di lucro per quanto riguarda le società sportive. Si tratta di due questioni che non sono scindibili, ma vanno di pari passo.
Com'è stato argutamente osservato, nel momento in cui si è introdotta la disciplina del fine di lucro si è modificata la legge sulla cessione dei diritti collettivi, che sono stati trasformati in diritti soggettivi. Infatti, era logico che le squadre, a quel punto trasformate in società per azioni, fossero messe nelle condizioni di concorrere alla massimizzazione degli utili in maniera singola e non più collettiva. Quindi, le due questioni si reggono a vicenda: se s'interviene su una non si può non intervenire sull'altra. Di contro, questa maggioranza ha voluto respingere la proposta emendativa che poneva termine al principio del fine di lucro, alla quotazione in borsa delle società calcistiche - un fatto ridicolo dal punto di vista economico e finanziario -, e ha mantenuto in piedi un pilastro che rende complicato e difficile, per il settore sportivo, procedere in maniera lineare.
Il principio è passato anche nel settore della vendita collettiva dei diritti e viene gestito attraverso una delega che rinvia a tempi e, soprattutto, a soggetti incerti la definizione e i modi di ripartizione delle quote.
Sono state respinte le proposte emendative presentate da Alleanza Nazionale che introducevano, in maniera equilibrata, il principio della corretta ripartizione tra quote da distribuire in maniera uguale alle società sportive e quote da distribuire in maniera difforme, in base al bacino d'utenza e ai risultati. Soprattutto, è stata approvata una norma vergognosa relativa alla garanzia di un sistema monopolistico nel settore della cessione dei diritti sportivi. In questo modo, la cessione collettiva dei diritti sportivi dovrà avvenire sulla base di piattaforme distinte, sapendo che c'é almeno una piattaforma - per l'esattezza quella satellitare - che vede presente un solo operatore, il quale agirà in condizioni di monopolio.
Non è stata definita la data di decorrenza del provvedimento per quanto riguarda la fine dei contratti in essere: insomma, si tratta di un grande pasticcio. Questa norma forse servirà a qualcuno per pavoneggiarsi nei confronti della stampa e del paese, facendo credere di aver risolto il problema della cessione collettiva dei diritti. In ogni caso, temo si tratti di una norma sbagliata, soprattutto di una norma »manifesto" che somiglia alle grida manzoniane, che non produrrà effetti concreti e che non rimuoverà le ragioni alla base della difficoltà di gestione del sistema calcistico italiano.
Per questi motivi, con rammarico e grande dispiacere - si tratta, infatti, di un'occasione perduta per il calcio e per il paese -, il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà il suo voto contrario nei confronti del disegno di legge in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Li Causi. Ne ha facoltà.
VITO LI CAUSI. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo dei Popolari-Udeur, per le motivazioni che mi accingo ad illustrare, esprimerà un convinto sostegno al disegno di legge che delega il Governo a rivedere la normativa sulla titolarità e sulla commercializzazione dei diritti di trasmissione radiotelevisiva, o in altre reti di comunicazione elettronica, dei campionati di calcio e di tutti gli sport professionistici.
Dal 1o luglio 2007 i diritti televisivi saranno venduti collettivamente e per singola piattaforma di trasmissione.
La Lega calcio, contitolare dei diritti televisivi assieme ai singoli club calcistici, organizzerà gare d'acquisizione separate per assegnare i diritti per il digitale terrestre, per il satellite, per i TVfonini e per Internet.
Con il disegno di legge in esame nessun operatore televisivo potrà più partecipare ad una gara per l'assegnazione di diritti su una piattaforma che non esercita, modificando quanto accadeva prima, quando vi era chi acquistava i diritti di alcune squadre per tutte le piattaforme per poi rivendere quelli satellitari. In quel caso, infatti, l'Antitrust stabilì la violazione del divieto di abuso di posizione dominante e decise che si mantenesse l'esclusiva solo per il digitale terrestre e si cedessero a terzi gli altri diritti. Ciò è un buon passo in avanti e riteniamo che sia nella giusta direzione, poiché il passaggio dalla vendita individuale a quella collettiva potrà permettere una migliore e più equa ripartizione delle risorse tra i vari club.
La vendita di diritti televisivi nel calcio e negli altri sport di lega è, infatti, da qualche anno al centro di un acceso dibattito per i numerosi problemi che solleva dal punto di vista legale, non considerando il lato prettamente economico. La compravendita individuale si è dimostrata sempre più sbilanciata a favore delle grandi squadre di calcio, penalizzando così la posizione anche finanziaria delle società medio piccole e, di conseguenza, rendendole più deboli anche nel confronto agonistico.
Una tale diseguaglianza tra società sportive, oltre ad avere creato ed a creare fratture istituzionali, forse ha contribuito e contribuisce a diminuire il livello di qualità del gioco e di spettacolo delle partite. Si pensi alla differenza di entrate tra le squadre che partecipano, per esempio, alla Champion League ed a tutte le altre. È un divario di risorse che si autoalimenta e finisce per rafforzare gli squilibri nei campionati italiani. È una cosa diversa quando in un campionato, ovvero in ogni singola partita, la competizione sia vera e dia medesime opportunità a tutte le squadre che scendono in campo.
Dobbiamo constatare che negli ultimi anni il monopolio del mondo del calcio non paghi, anzi tenda ad avere effetti destabilizzanti e, quindi, l'obiettivo del provvedimento è il rafforzamento della concorrenza nel mondo del calcio, nonché l'individuazione e la fissazione di un criterio di mutualità delle risorse tra le squadre. La specificità del gioco e l'interdipendenza tra le diverse squadre è tale per cui le squadre più forti hanno interesse a fare in modo che le differenze con quelle più deboli sia più contenuta. Teniamo inoltre presente che il prodotto calcio non è la singola partita, ma il campionato nel suo insieme, per cui, se il grado di monopolio è troppo elevato, si riduce l'interesse per la maggior parte delle partite in calendario e, di conseguenza, anche la domanda di eventi televisivi, la frequenza negli stadi, la pubblicità, le sponsorizzazioni.
Onorevoli colleghi, sappiate che è esattamente ciò che sta avvenendo in Italia. Sappiate che esiste un limite fisiologico anche per le squadre più forti, oltre il quale si mortifica il calcio, il gioco più amato dagli italiani.
Va sottolineato, inoltre, l'ulteriore merito del testo che ci apprestiamo a varare. La legge delega, infatti, specifica il carattere sociale dello sport e il valore pedagogico di esso. La delega viene esercitata Pag. 97nel rispetto del principio fondamentale del riconoscimento del carattere sociale dell'attività sportiva quale strumento di miglioramento della qualità della vita e quale mezzo di educazione e sviluppo sociale che deve essere caratterizzato dai requisiti di solidarietà finanziaria, lealtà sportiva ed equilibrio economico e strutturale nell'ambito di ciascuna competizione sportiva. Questo concetto è stato già ribadito nelle dichiarazioni del Consiglio europeo di Nizza del 2000 ed io, da uomo di sport quale sono, lo condivido ed approvo pienamente.
Da ultimo, vorrei ricordare che con questa legge ci uniformiamo alla normativa sui diritti televisivi delle maggiori nazioni europee, quali la Francia, la Germania e l'Inghilterra, che adottano il sistema della vendita collettiva e della mutualità. Tali Stati, infatti, sono dotati di regolamenti snelli in materia di vendita dei diritti televisivi ed hanno favorito, il più possibile, l'autorganizzazione delle società sportive e delle leghe calcio.
Ritengo che proprio grazie al dibattito parlamentare che si è volto in sede di Commissione, si sia riusciti a favorire il più possibile la capacità di autorganizzazione e di autoriforma di un sistema che, davanti all'opinione pubblica, aveva raggiunto un livello veramente basso di credibilità, non solo per la questione morale, ma anche perché aveva fatto perdere il senso e il valore dell'evento sportivo in se stesso.
Gli aspetti, io penso fondamentali, hanno trovato giusta considerazione nelle disposizioni che ci apprestiamo a votare, tramite l'approvazione di due emendamenti, uno approvato nella Commissione cultura, l'altro approvato in Assemblea.
Un ulteriore aspetto sul quale mi piacerebbe soffermarmi, è dato dall'accoglimento in aula dell'emendamento n. 1501, presentato dalla Commissione cultura. Si tratta di un emendamento di grande importanza, in quanto con lo stesso si tutela il diritto di cronaca. Si tratta di un tema non di poco conto, che è stato sollevato soprattutto dalle emittenti televisive e radiofoniche locali.
Essendo stato fino ad ora privatizzato il mercato dei diritti televisivi, le esclusive che venivano date ai grandi soggetti hanno finito col tradursi in una illecita compressione dell'esercizio di un diritto costituzionalmente garantito dal disposto dell'articolo 21 della nostra carta fondamentale. Questo è dunque, a ben vedere, un tema molto delicato, che coinvolge la garanzia, per il servizio pubblico radiotelevisivo, di poter esercitare una propria funzione: il diritto di cronaca.
Il fatto che si apra il mercato dei diritti televisivi, dunque, non può in alcun modo rappresentare una compressione del diritto del servizio radiotelevisivo di dare informazione, compressione operata da parte delle grandi emittenti televisive private che operano su scala nazionale, che pure hanno rubriche di informazione, e possono esercitare quindi il diritto-dovere di fare informazione.
Mi preme da ultimo ricordare che uno dei meriti di questo provvedimento è quello di avere riportato il nostro sistema in linea con i recenti orientamenti europei in materia di sport, espressi nel rapporto indipendente sul calcio europeo 2006, realizzato con l'obiettivo di fornire alcune raccomandazioni alle autorità europee e nazionali, affinché intervengano con norme trasparenti nell'ambito delle quali gli organi di autogoverno dello sport siano in grado di risolvere le questioni che interessano il settore.
Noi, Popolari-Udeur, siamo convinti che questo nuovo sistema, incentrato sulla commercializzazione in forma centralizzata dei diritti di trasmissione, renderà più trasparente e giusta la distribuzione delle risorse nel mondo del calcio, garantendo così pari opportunità a tutte le squadre, secondo lo spirito più genuino dello sport, e un ritorno della fiducia tra gli appassionati. Per questo, signor Presidente, i Popolari-Udeur voteranno convintamente il provvedimento in esame. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantini. Ne ha facoltà.
Pag. 98CARLO COSTANTINI. Annuncio il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. A partire dagli anni Novanta il calcio ha assunto un ruolo strategico per l'economia del settore radiotelevisivo, e non solo. Esso ha superato nel fatturato settori storicamente importanti, come il cinema e l'intrattenimento. Le televisioni a pagamento sono strettamente legate, nei loro destini, all'acquisizione delle esclusive degli eventi calcistici, in particolare, ma anche di altri sport.
Insomma, la vendita dei diritti ha sicuramente effetti determinanti sul settore radiotelevisivo in generale, in particolare su quello a pagamento, ma non solo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 19,15)
DAVIDE CAPARINI. Quanto purtroppo è sfuggito a quest'Assemblea - ed è invece ben chiaro al Governo - è che, con questo provvedimento, si costruirà un nuovo scenario nel settore radiotelevisivo; era ciò che il Governo intendeva di compiere. Al riguardo, il destino dell'acquisizione collettiva dei diritti di calcio è una componente fondamentale, sicuramente una forza trainante per le TV criptate, ma anche per quelle in chiaro. Abbiamo visto come anche le TV generaliste inseguano l'esclusiva, soprattutto oggi che vi è la possibilità di diversificare le piattaforme e utilizzare anche il digitale terrestre, proprio perché vi è questa grande e importante peculiarità: il diritto sportivo dà la possibilità di fidelizzare il telespettatore e di apprezzare il marchio, cui dà un valore intrinseco; dà la possibilità di conquistare nuovi ascoltatori: quelli che altrimenti non si porrebbero mai dinanzi al video.
Sono tutti aspetti fondamentali, che avrebbero dovuto indurre questo Governo ad affrontare l'esame del provvedimento con maggiore cautela; si tratta di quella stessa cautela che aveva peraltro contraddistinto i vostri colleghi nel 1999 allorquando, con un decreto-legge, era stata posta l'attenzione su un settore allora nascente, la televisione digitale e satellitare. Allora, si era visto un Governo allarmato presentare alle Camere un provvedimento con il quale si imponeva una rigida suddivisione dei diritti tra i due concorrenti.
Così non è stato ora. Registriamo una netta e chiara inversione di tendenza da parte di questo Governo, che scippa, di fatto, quanto rappresenta - non perché lo dica la Lega Nord, ma perché lo stabiliscono le disposizioni del nostro paese e quelle europee - un patrimonio della società ospitante, unica titolare del diritto soggettivo; si giunge invece ad una contrattazione collettiva che manca completamente i suoi obiettivi. Se le società di calcio devono essere private, come noi riteniamo si debba fare, della soggettività di diritti, ciò si deve operare in vista di una finalità superiore ovvero del bene del movimento sportivo in generale, e quindi a favore della mutualità interna, di tutta quella serie di misure che noi abbiamo proposto alla vostra attenzione e che voi, per così dire, avete respinto al mittente. Mi riferisco alle misure per il movimento di base, per l'impiantistica, per i giovani, per la formazione tecnico-professionale dei formatori, altro aspetto fondamentale sul quale abbiamo posto l'attenzione e che voi avete ignorato.
Abbiamo anche posto delle quote ed abbiamo definito una quantità certa sulla quale la Lega dilettanti, per esempio, avrebbe potuto contare, nel compimento della sua missione statutaria.
Siamo convinti che lo sport debba essere ciò che da sempre auspichiamo che sia; riteniamo infatti che debba fondarsi su valori sociali, culturali ed educativi e Pag. 99che quindi debba essere fattore di inclusione e di partecipazione alla vita sociale. Per far sì che ciò accada è fondamentale che le ingenti risorse che è possibile recuperare attraverso la vendita collettiva vengano bene utilizzate; così purtroppo non è stato in passato. L'abbiamo appreso dalle numerose indagini svolte da questo Parlamento e dall'autorità.
Questo ci avrebbe imposto un netto e radicale cambio di marcia e di direzione, azione che purtroppo non avete avuto il coraggio di compiere.
Insomma, non si trova nessuna disposizione che possa riguardare la valorizzazione dei vivai. Ad esempio, per quanto riguarda la mutualità interna ai singoli campionati, noi abbiamo proposto di redistribuire le risorse in base a quanto una squadra realmente investe nei vivai e nel settore giovanile. Abbiamo misurato tale valore con parametri certi, come i minuti giocati in prima squadra da parte dei giovani italiani cresciuti nei vivai. Anche questo non è stato possibile, eppure è un regolamento utilizzato oggi dalla Lega calcio.
Per quanto riguarda il settore radiotelevisivo, è da registrare il fatto che, purtroppo, non è stata posta la dovuta attenzione sul fatto che sono gli spettatori a determinare il reale valore di un'emittente; sono le preferenze degli spettatori che le emittenti - siano esse in chiaro o in criptato - inseguono attraverso l'acquisizione di diritti sportivi e che sono considerate dagli investitori come base dei loss leader. Pertanto, non importa se la relativa acquisizione sia in perdita, in quanto è compensata dai migliori benefici d'immagine, in relazione al marchio e alle abitudini dei consumatori.
Abbiamo anche visto che le concessionarie pubblicitarie inseguono le televisioni che acquisiscono questi diritti perché consentono di raggiungere risultati in altro modo inimmaginabili. Dunque, con questo provvedimento - e mi accingo a concludere - avete fallito le due missioni che vi eravate proposti a parole e che erano alla base di quei progetti di legge che, sia nella passata legislatura sia in questa, noi avevamo presentato all'attenzione del Parlamento.
Si trattava di proposte di legge che avevano come faro la contrattazione collettiva, ma come fine ultimo quello di servire il movimento dello sport di base. Non c'è nulla di innovativo nel vostro provvedimento, non ci sono risorse per i nostri giovani, nessuna misura per lo sport dilettantistico, una pessima mutualità interna.
Vedremo poi cosa partorirà la merchant bank di Palazzo Chigi riguardo alla mutualità interna; se riuscirà a resistere alle pressioni anche delle grandi squadre. Dal nostro punto di vista, è completamente fallita anche quella condizione fondamentale di rispetto delle dinamiche concorrenziali, proprio perché noi siamo convinti attraverso i diritti sportivi, così come è accaduto in passato, che si possa e si debba tutelare la libera concorrenza del nostro mercato.
Pertanto, il voto della Lega Nord - mi spiace dirlo - sarà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tranfaglia. Ne ha facoltà.
NICOLA TRANFAGLIA. Il disegno di legge n. 1496 che delega al Governo la revisione della disciplina relativa alla titolarità e al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione del pubblico, in sede radiotelevisiva e su tutte le altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi del calcio professionale, merita di essere approvato dalla Camera. Esso, infatti, compie un primo passo - che dovrà essere rapidamente seguito da altri - nella bonifica di un settore che, da molti anni, mostra al paese e al mondo alcuni tra gli aspetti peggiori di un mercato che non tutela il valore educativo e la funzione sociale dello sport, iscritta negli articoli della Costituzione repubblicana.
L'opportunità della delega al Governo, avversata dall'opposizione, risponde al bisogno Pag. 100di costruire, in tempi adeguati, una nuova legislazione su tutti gli aspetti determinanti del fenomeno sportivo, dove hanno imperversato, negli ultimi anni, chiari caratteri degenerativi, di cui hanno parlato a lungo i mezzi di comunicazione. Questi caratteri, già messi in evidenza nei lavori della Commissione cultura e qui da molti altri colleghi intervenuti, riguardano la grande diffusione del doping, la mortificazione degli appassionati, che sempre di più disertano le gare, la creazione di società, spesso guidate da veri e propri avventurieri e speculatori, e una situazione complessiva che non è stata governata, se non dalla legge dei più forti contro i più deboli, delle grandi squadre contro le medie e piccole.
Si tratta di una degenerazione, come è evidente, che ha fatto del calcio, ancora di più del basket, uno sport che ha perduto, agli occhi dei tifosi e dell'opinione pubblica, un'immagine degna delle sue antiche tradizioni, quando nacquero squadre non solo dalle passioni degli industriali, ma anche da quelle di cooperative popolari.
È necessario, dunque, intervenire a livello legislativo e ricostruire un mondo che, per molti decenni, aveva costituito una tradizione positiva per le nuove degenerazioni, ma anche per quelle che avevano amato, in gioventù, lo sport come attività libera e disinteressata, un modo per crescere e prepararsi al lavoro e alla vita da adulti nella società.
Sulla centralizzazione del mercato dei diritti esiste ormai, in Parlamento, una larga maggioranza, e così sulla quota di risorse da destinare a fini di mutualità generale del sistema sportivo. Resta aperto, per certi aspetti, il problema dei fini di lucro delle società sportive e quello della quotazione in borsa. A nostro avviso, questi due aspetti meritano una riflessione successiva, poichè qui non hanno ancora trovato una soluzione del tutto soddisfacente. Perciò, ci auguriamo che ci sia modo di ritornarci successivamente.
Allo stesso modo, a mio avviso, meritava maggiore attenzione il pericolo, ancora presente, di posizioni dominanti da parte di una o più società presenti sul mercato televisivo, satellitare o digitale.
Con queste precisazioni, i deputati del gruppo dei Comunisti italiani, che qui rappresento, esprimono il loro voto favorevole al disegno di legge del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 19,20)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, ci sono tanti elementi che ci convincono in questo provvedimento. Ci convince la centralizzazione dei diritti televisivi, misura che, peraltro, è stata sollecitata dagli stessi organi sportivi.
Parrà strano che, nel momento in cui all'interno del Governo si proclama la necessità di liberalizzare e di rendere più competitivo il mercato, in questo settore, invece, si proponga una minore competitività, attraverso una centralizzazione delle trattative. Però, questa osservazione può essere fatta solo da chi non conosce appieno la situazione in cui versa lo sport professionistico e, in particolare, il mondo del calcio. Si tratta di una situazione abnorme, alla luce della vendita dei diritti televisivi degli eventi sportivi che lo riguardano, che ha reso sempre più ampio il divario tra grandi e piccole società, anche della stessa serie, tanto che i bilanci delle società calcistiche fanno registrare una percentuale pari quasi ai due terzi dei ricavi, attraverso la percezione dei diritti televisivi, mentre il pubblico, ossia gli incassi dovuti agli abbonati e agli spettatori paganti, rappresentano ormai soltanto una percentuale inferiore al 20 o, addirittura, al 15 per cento.
Ciò ha determinato una situazione paradossale nel mondo del calcio: le grandi società, grazie agli introiti derivanti dai diritti televisivi, sono diventate sempre più Pag. 101grandi, mentre le piccole società sono diventate sempre più piccole ed avvertono problemi sempre maggiori.
Ciò si verifica nella serie A, ma anche nel rapporto tra le serie maggiori (serie A e B) e le serie minori (C1, C2); mi riferisco anche alle società dilettantistiche, le quali, anche a causa della televisione a pagamento e dei diritti televisivi venduti dalle società professionistiche, si trovano ad avere introiti sempre inferiori per quanto riguarda il pubblico (l'unica fonte di ricavo, assieme agli sponsor delle piccole società sportive), quindi, a vivere una stagione di vacche magre e di grandi difficoltà finanziarie che, spesso, sfocia in fallimenti sempre più numerosi. Tali fallimenti si registrano nelle serie inferiori, che sono state in qualche misura normate dal famoso lodo Petrucci, che permette alle società fallite di ripartire dalla categoria immediatamente inferiore a quella nella quale hanno disputato l'ultimo campionato.
La centralizzazione dei diritti televisivi è, dunque, giusta ed è auspicata dal mondo sportivo! È giusta una legge che intervenga, ponendo al centro questo imperativo e questa disposizione! Così come mi pare importante e giusta la volontà (abbiamo rivolto ufficialmente una richiesta in tal senso in sede di Commissione) di applicare questa legge non solo al mondo del calcio, ma anche a quello del basket. Infatti, non si tratta di un provvedimento - vorrei spiegarlo bene a coloro che non l'hanno pienamente seguita - che riguarda soltanto i diritti televisivi del mondo del calcio, ma anche quelli delle società sportive professionistiche, intese come società calcistiche e società del mondo del basket, della pallacanestro.
Questa sollecitazione in qualche misura recepiva un'esigenza che mi era stata formulata proprio dal presidente della Lega basket, alla luce delle esperienze non positive che, in base alla trattazione individuale dei diritti televisivi, aveva verificato nell'ultimo campionato di basket.
Il terzo punto che mi pare importante sottolineare positivamente riguarda l'introduzione del principio della mutualità nei confronti delle società che non dispongono di diritti televisivi o di quelle che, pur disponendone, hanno una minore disponibilità di forze, alla luce di un mercato in competizione tra società grandi e piccole, che premia inevitabilmente le grandi a svantaggio delle piccole.
Tuttavia, noi non voteremo a favore e ci asterremo dalla votazione sul provvedimento in esame per due motivi in primo luogo, per la procedura adottata, quella della legge delega. La richiesta da parte del Governo di una delega per porre in essere una disciplina legislativa in tale ambito ci pare immotivata, alla luce del fatto che sui principi basilari della legge tutto il Parlamento, al di là della nostra partecipazione alla maggioranza o alla minoranza parlamentare, aveva concordato; in secondo luogo, per una certa superficialità, come si evince dal dibattito sugli emendamenti esaminati precedentemente, su alcuni punti, uno dei quali riguarda la presenza di posizioni monopolistiche nelle singole piattaforme, sulle quali il Governo si è impegnato ad una possibile revisione della legge al Senato.
Vi è, inoltre, una non sufficiente identificazione di ciò che si intende per mutualità sportiva o per risarcimento delle piccole società, in particolare del mondo semiprofessionistico e dilettantistico, che qualche emendamento addirittura percentualizzava e che, invece, il provvedimento definisce in termini ancora piuttosto vaghi.
L'astensione corona un atteggiamento costruttivo, aperto al dialogo e al confronto, che abbiamo tentato di stabilire con il Governo nel corso di queste settimane e di questi mesi.
Sono due le osservazioni finali che vorrei indirizzare all'Esecutivo, in particolare al Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive, che in questo momento non è rappresentato in Assemblea dalla ministra Melandri, poiché ai banchi del Governo vi è il sottosegretario di Stato per le comunicazioni Vimercati. Tali osservazioni riguardano, innanzitutto, il percorso che dovrà condurci agli europei di calcio del 2012.Pag. 102
Ricordo che è iniziata una discussione sulla ristrutturazione degli stadi di calcio. Sostengo da tempo la necessità che il Governo italiano scelga un modello, perché non possiamo continuare a vaticinare la realizzazione di stadi di calcio attraverso il ricorso all'intervento dei privati senza stabilire se, in Italia, vogliamo adottare il modello inglese (con gli impianti di proprietà delle società sportive, la cui sicurezza è posta in capo alle stesse) oppure intendiamo mantenere la situazione esistente.
L'attuale modello, infatti, vede gli stadi in mano alle amministrazioni comunali, che debbono sobbarcarsi non soltanto i costi della edificazione o della ristrutturazione (spesso, senza l'aiuto del credito sportivo), ma anche della manutenzione degli stessi, applicando un affitto spesso simbolico alle società sportive che li utilizzano.
Dobbiamo in definitiva compiere una scelta. La mia scelta personale, che sollecito il Governo italiano ad adottare, è a favore del citato modello inglese, che prevede che gli stadi siano di proprietà delle società calcistiche e che la responsabilità della sicurezza degli stessi spetti alle medesime società. Si tratta di un modello sperimentato in occasione dei recenti mondiali anche in Germania, dove credo che abbia dato ottimi risultati.
Dunque, se si va verso la ristrutturazione o l'edificazione di nuovi stadi, in previsione dei campionati europei del 2012, allora si stabilisca che lo Stato non debba spendere risorse proprie per costruire impianti sportivi per il calcio o per ristrutturare quelli già esistenti. Sarebbe preferibile edificarne di nuovi, con una visibilità ottima e senza pista per l'atletica, in modo che il pubblico vada negli stadi.
Attualmente, infatti, ciò non si verifica in Italia, dove si assiste a stadi desolatamente vuoti, a causa anche della vetustà dei nostri impianti e della scarsa visibilità. Prendiamo, ad esempio, lo stadio Olimpico, di proprietà del CONI, che pare non si possa mai toccare e per rifare il quale sono stati spesi, nel 1990, non so quante centinaia di miliardi di vecchie lire. Esso appare come uno stadio davvero non più fruibile da parte di un pubblico che voglia godersi lo spettacolo sportivo, che può essere seguito molto meglio in televisione, pagando un prezzo di accesso assolutamente inferiore.
Il secondo punto che intendo evidenziare è il seguente. Io rispetto l'autonomia del CONI, della Federazione italiana gioco calcio, della Lega calcio e delle singole società calcistiche; tuttavia, ritengo davvero opportuna una sollecitazione, da parte del Governo...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
MAURO DEL BUE. ...affinché, nei nostri impianti sportivi dedicati al calcio, vengano diminuiti i prezzi dei biglietti.
Non si può pensare, infatti, che le società calcistiche introitino, attraverso i proventi televisivi, decine di milioni di euro e, nel contempo, aumentino i prezzi dei biglietti negli stadi. Delle due, l'una: non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca!
Infatti, si ha la botte piena - cioè...
PRESIDENTE. Onorevole, si avvii concludere!
MAURO DEL BUE. ...le casse piene di soldi, grazie agli introiti televisivi - ma non si ha la moglie ubriaca, dal momento che gli stadi sono desolatamente vuoti!
Ciò poiché la gente, contrariamente all'Inghilterra, alla Spagna...
PRESIDENTE. Onorevole, la invito a concludere, grazie!
MAURO DEL BUE. ...e alla Germania - concludo, signor Presidente - non si reca più nei nostri stadi e preferisce godersi le partite di calcio in televisione!
Auspico, quindi, che vi sia, a partire dal disegno di legge in esame, che offre la possibilità di operare un riequilibrio delle risorse anche a favore delle società minori, un intervento del Governo per fare in modo che vengano diminuiti i prezzi dei Pag. 103biglietti negli impianti di calcio (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guadagno. Ne ha facoltà.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA. Signor Presidente, colleghe e colleghi deputati, il commissario straordinario della Federcalcio Luca Pancalli, anche nel lavoro per una nuova «Costituzione» del calcio, ha parlato della necessità di recuperare l'etica anche in questo settore. Calciopoli, infatti, non può essere cancellata o amnistiata dalla pur gloriosa vittoria dell'Italia ai mondiali.
L'accentramento delle risorse economiche su poche squadre è stato il risultato della contrattazione individuale dei diritti di trasmissione del calcio, spesso causa di corruzione e di slealtà sportive.
Anche l'ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi - prima considerato simbolo bipartisan e il miglior candidato alla Presidenza della Repubblica, poi ritenuto come «finito in disgrazia» dall'attuale opposizione una volta diventato senatore, non comportandosi esattamente come avrebbero voluto alcuni partiti della stessa opposizione - ha definito i diritti vigenti TV una droga e, nel luglio 2004, ha dichiarato che tutto lo sport ha il dovere di guardare agli effetti dei propri comportamenti sui cittadini e che il calcio richiede una rigenerazione morale, senza la quale i diritti TV rischiano di essere una droga che uccide il calcio italiano.
Siamo stati accusati dal deputato Bono di voler approvare una norma semplicemente manifesto; credo che sia preferibile essere accusati di fare una norma manifesto che essere accusati, come è avvenuto nella scorsa legislatura, di non farla affatto. Nella scorsa legislatura avrebbe potuto essere approvata una norma sulla contrattazione collettiva dei diritti di trasmissione del calcio; c'erano i numeri, c'era il tempo, ma non è avvenuto e un motivo deve pur esserci: il solito conflitto di interessi. Nella scorsa legislatura, quando il presidente di una delle squadre del campionato di calcio era anche presidente della Lega calcio, era difficile pensare ad una equa distribuzione delle risorse a tutte le squadre.
Non abbiamo la forma mentis per cui si fanno delle leggi per favorire questa o quella persona, per favorire una persona che si chiami Berlusconi, Murdoch o Tronchetti Provera e, quindi, rispediamo al mittente qualsiasi accusa di voler fare dei favori a qualcuno.
Non voglio parlare poi del regalo fatto dall'ex ministro delle comunicazioni Gasparri sul digitale terrestre nella scorsa legislatura, con oltre tre anni di contributi pubblici (soldi nostri) - una forma di assistenzialismo al privato per favorire Mediaset, che ha usato il digitale terrestre come una pay TV - per spingere gli italiani ad acquistare il decoder interattivo (150 euro per ogni esemplare, poi ridotti a 70) e del caso limite dello stesso polo televisivo, che nel passato ha acquistato i diritti del calcio anche per il satellite, pur non disponendo di una propria piattaforma.
Il partito della Rifondazione Comunista Sinistra Europea esprime un giudizio positivo sulla delega al Governo, perché essa è semplicemente un mezzo necessario per rendere il calcio uno sport esemplare, un modello per i giovani e uno strumento contro il disagio giovanile.
Il calcio italiano è un'immagine molto forte dell'Italia all'estero e chi ama il paese in cui vive desidera che anche all'estero si parli più del gioco italiano giocato, che di quello trattato nelle aule giudiziarie. Il calcio è la disciplina sportiva più seguita e partecipata, il calcio non è solamente un affare privato, è emulato dai ragazzi, dai bambini che giocano nei campi e per le strade con un pallone e delle scarpe da ginnastica (per chi può permetterselo) o nelle bidonville africane, con scarpe di plastica e palloni ottenuti con materiale povero.
Il calciatore Rino Gattuso, anche se gioca in una squadra colpita da Calciopoli, è una delle persone maggiormente impegnate nell'aiuto ai ragazzi disagiati, per Pag. 104offrire loro una chance anche con il calcio. Non dobbiamo permettere che anche l'oligopolio nel calcio faccia finire «a tarallucci e vino», come ha affermato lo stesso Gattuso, il problema della corruzione e dello squilibrio economico.
Questo disegno di legge è una risposta, una reazione allo scandalo Calciopoli, un modo per non dire «facciamo finta che non sia avvenuto nulla», perché finalmente si tenta di rimettere in gioco il campionato, dando una più equa possibilità di vincita alle squadre, una maggiore spettacolarità, una minore prevedibilità, visto che in una società calcistica le risorse finanziarie hanno ripercussioni sui risultati, con la possibilità di acquistare alcuni calciatori sul calcio mercato.
Il nostro gruppo parlamentare è sempre stato contrario all'accentramento delle risorse economiche a beneficio solo di alcuni soggetti e ad una forbice sempre più ampia tra chi guadagna di più e chi guadagna meno. Coerentemente, siamo contrari al mantenimento dei privilegi economici soltanto per alcune squadre, note e poche; ma, si sa, nell'ingiustizia distributiva a beneficiare della ricchezza è sempre un'esigua minoranza rispetto alla maggioranza. La minoranza dell'oligopolio è l'unica minoranza tutelata e protetta dal mercato selvaggio (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli deputati, intervengo per dichiarare l'astensione dei deputati del mio gruppo in occasione del voto finale su questo provvedimento. Abbiamo cercato di lavorare, in Commissione, nel Comitato dei nove e in questa Assemblea, per arrivare ad un voto favorevole e a un testo che potesse raccogliere un più ampio consenso in quest'aula. Purtroppo, non è stato possibile, per una serie di condizionamenti e anche - io credo - per una serie di contraddizioni emerse durante il dibattito in questa Assemblea nell'ambito sia della maggioranza, sia dell'opposizione.
Si è cercato di proseguire lungo una strada che, da un lato, ha permesso di modificare profondamente il testo che il Governo aveva presentato, ma, dall'altro, non ha consentito di raggiungere il risultato di un maggiore equilibrio, di un minore contenuto ideologico e di una minore rigidità rispetto al sistema proposto. Capisco che la necessità di tenere insieme, intorno ad un disegno di legge, ampie parti di una maggioranza che contiene alcune componenti ancora distinte dal punto di vista elettoralistico e ideologico, impedisce di svolgere un ragionamento complessivamente sereno. Noi, del gruppo dell'UDC, abbiamo cercato di ragionare, scevri da ogni condizionamento di parte, concentrandoci soprattutto sull'esigenza di modificare un sistema che necessitava di essere riformato.
È stato ricordato che in materia di organizzazione dei diritti televisivi durante il precedente Governo di centrosinistra è stata approvata una norma che consentiva alle società di calcio di gestire direttamente tali diritti. Non è stata la becera destra, non è stato il becero centrodestra ad approvare tale norma ma sono stati alcuni ministri che fanno parte di questo Governo a portare avanti quella scelta. È stato ricordato che quella modifica normativa fu introdotta con un decreto-legge.
Più volte in questo dibattito è stata richiamata, a mio avviso non molto opportunamente, anche la necessità di una riforma della legge n. 91 del 1981, direttamente influente sullo status giuridico delle società di calcio professionistiche.
Abbiamo cercato di sviluppare un ragionamento che consentisse di creare un grande equilibrio del sistema del calcio, degli utenti-consumatori e delle piattaforme televisive e che consentisse, altresì, di aprire il mercato in maniera seria e vera. Intendevamo utilizzare le authority che abbiamo a disposizione in questo paese e che sono espresse da questo Parlamento in modo bipartisan. L'obiettivo era quello di creare un sistema flessibile, Pag. 105equilibrato, che riconoscesse l'autonomia dello sport e della Lega calcio, il soggetto organizzatore dei campionati, ma prevedesse anche una serie di meccanismi sostitutivi, nel caso in cui la stessa lega non ottemperi a quanto previsto dalle norme che saranno approvate. Speravamo di poter trovare un accordo o un'intesa più ampia e di poter mettere da parte le vicende elettorali, le polemiche e alcuni accenti ideologici che ancora permangono nel dibattito su tali argomenti, in questa Assemblea, da parte di alcuni esponenti della maggioranza.
Abbiamo cercato di modificare questo testo e, in parte, ci siamo riusciti. Mi auguro, comunque, che le riflessioni e il dibattito che si è svolto in Commissione e in aula possano essere utili ai colleghi del Senato per affinare ulteriormente questo provvedimento, facendo in modo che si possa giungere ad una condivisione sul voto. Non sarebbe uno scandalo arrivare ad un voto unanime su un provvedimento come questo. Abbiamo ragionato a testa alta, cercando di dialogare e di lavorare per trovare le condizioni migliori per offrire un sistema diverso nella gestione dei diritti televisivi e per garantire un diverso equilibrio nel campionato di calcio eliminando le posizioni dominanti fino ad oggi esistenti. Queste sono state le nostre finalità, a prescindere dagli interessi politici che non fanno parte del nostro modo di ragionare, che intende rispettare il voto degli elettori.
Abbiamo cercato di modificare anche la parte relativa alle piattaforme televisive, prevista nelle lettere c) e d) del comma 3, ma non è stato possibile. Ritengo comunque sia giusto considerare lo sforzo fatto dal sottosegretario Vimercati e dal relatore Folena per tentare di trovare una soluzione. Mi auguro che questo dibattito resti come traccia per una ulteriore valutazione nel passaggio tra la Camera e Senato; infatti, ritengo che sia ancora possibile trovare un modo per assicurare questo equilibrio e per eliminare gli aspetti dirigistici ed ideologici ancora presenti in questo disegno di legge.
È giunto il momento di riconoscere un sistema in continua evoluzione tecnologica che, nei prossimi mesi e nei prossimi anni, vedrà la modificazione complessiva delle piattaforme.
In ogni caso, vista la previsione della lettera c) del comma 3, resta la posizione dominante dell'unica piattaforma satellitare esistente nel nostro paese, vale a dire Sky, mentre nelle altre piattaforme - il digitale terrestre, Internet, i telefonini - vi sono più soggetti che si possono confrontare. Ritengo che ciò vada contro le affermazioni che avete reso in quest'aula, in Commissione e nel paese.
Da qui la nostra proposta di rimettere al centro il ruolo dell'Antitrust e dell'AGICOM, affinché siano poste nella condizione di esprimere una funzione di regolazione e di controllo, avendo stabilito per legge i principi e i paletti per garantire una soluzione ai problemi emersi nel corso di questo dibattito.
Confermo la posizione di astensione del gruppo dell'UDC, un'astensione che nasce dall'aver contribuito a modificare sostanzialmente il testo che il Governo aveva presentato. Non siamo riusciti a modificarlo come volevamo e per questo motivo non possiamo andare oltre la posizione di astensione.
Avremmo preferito esprimere un voto favorevole sul provvedimento, perché, in qualche modo, anche noi, come gruppo dell'UDC, abbiamo dato il nostro contributo attraverso la presentazione di un nostro progetto di legge; ciò non è stato possibile, perché alcune remore ideologiche da parte del Governo e della maggioranza sono rimaste. Spero che nel dibattito al Senato possano essere superate (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Poletti. Ne ha facoltà.
ROBERTO POLETTI. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della Pag. 106seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto (Applausi).
PRESIDENTE. Onorevole Poletti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Mi dispiace per i colleghi, non riceverò l'applauso, ma non consegno l'intervento (Applausi). In ogni caso, sarò brevissimo.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, al termine di questo dibattito non posso nascondere un certo disagio, un certo rammarico per non aver potuto inaugurare per lo sport, almeno per lo sport, una stagione di dialogo costruttivo.
Sicuramente, abbiamo perso un'occasione. Sarebbe stata la positiva prosecuzione di una stagione durata cinque anni (la scorsa legislatura), cinque anni in cui, nello sport, abbiamo raggiunto buone intese tra maggioranza ed opposizione: intese per chiudere, in maniera consensuale e positiva, il documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sul calcio (svoltasi nella Commissione cultura allora presieduta dal collega Adornato)-; intese per varare provvedimenti legislativi molto importanti per lo sport di base, quale la legge sulle società sportive dilettantistiche, la «legge Onesti», che riconosceva e riconosce vitalizi per gli atleti e per i campioni del passato in grandi difficoltà; il recupero di oltre 600 miliardi di vecchie lire per l'impiantistica sportiva e via dicendo.
Invece, in quest'occasione, abbiamo potuto verificare l'impossibilità di proseguire questo dialogo. Certo, sin dall'inizio, abbiamo nutrito perplessità sull'urgenza, sulla tempestività, per varare un provvedimento che non tiene conto di quelle che saranno le conclusioni sul calcio della VII Commissione, presieduta da Folena, senza tener conto del formidabile lavoro di riscrittura delle regole che sta svolgendo l'attuale commissario della Federcalcio, Pancalli.
Gli stessi motivi addotti per conclamarne l'urgenza non sono apparsi pertinenti, anzi sono un po' impertinenti! L'urgenza era stata invocata, adducendo la motivazione secondo cui la sperequazione nella ripartizione degli utili derivanti dalla vendita di diritti televisivi sarebbe stata la causa primaria dello scandalo del calcio. Questa diagnosi, a mio avviso, è erronea, approssimativa e frettolosa.
La sperequazione nella distribuzione delle risorse, sicuramente, ha determinato un'artificiale differenziazione delle potenzialità finanziarie dei club, con conseguenze sulla corretta competitività del campionato, ma nulla o poco hanno a che vedere con le cause che hanno determinato lo scandalo del calcio.
La crisi è imputabile a ben altre ragioni. È stata una crisi di palazzo, non originata sui campi sportivi, un palazzo che ha tollerato violazioni di norme sui controlli, sulla giustizia sportiva, sull'autonomia degli arbitri.
Altre regole si sono rivelate inadeguate. In più, alcune leggi carenti spesso sono state causa diretta delle deviazioni; mi riferisco alla legge sul fine di lucro delle società di calcio, alla quotazione in Borsa delle stesse società e alla legge n. 91 del 1981 sul professionismo sportivo. È su queste materie che si sarebbe dovuto intervenire con urgenza, attendendo le risultanze della commissione di indagine ed in sintonia con i commissari della Federcalcio. Invece è stata fatta una scelta diversa; se mi permettete il termine, di sapore veterostatalista. Ciò non era mai accaduto nei rapporti tra sport e istituzioni, né in passato, né durante la scorsa legislatura, né - come ho fatto osservare al collega Rusconi - ci sono precedenti in Europa, perché nessuna legislazione nazionale è intervenuta per obbligare le autorità sportive a vincolare o ad orientare parte degli introiti in una certa direzione e con certe percentuali.
Signori del Governo, avete inferto un vulnus, che non può che preoccupare coloro che hanno una cultura liberale ed una concezione dello sport libero da condizionamenti politici. Il Presidente della FIFA, Blatter, il 22 novembre scorso sul Corriere della Sera ha dichiarato: il calcio Pag. 107in Italia è usato come piattaforma politica. Dobbiamo salvaguardare l'indipendenza del nostro sport. È altrettanto lecito chiedersi, con questo precedente, di quante deleghe si vorrà avvalere il Governo, per mettere mano ad iniziative legislative urgenti, quali la riforma della legge n. 91 sul professionismo sportivo, la revisione delle norme sul fine di lucro o sui controlli delle società quotate in Borsa.
Ecco perché Forza Italia voterà contro questo provvedimento: a malincuore, perché qualche pallido segno di apertura in Commissione c'era stato; di ciò ho già dato atto al presidente Folena e al sottosegretario Lolli. Un'apertura concretizzatasi poi con l'approvazione dell'emendamento del collega Ciocchetti e del sottoscritto, che restituisce alla Lega calcio, sempre in coabitazione con il Governo, in via prioritaria il compito di dare attuazione alla legge. Però, malgrado questa disponibilità, questa resipiscenza, l'impianto complessivo del provvedimento è rimasto immodificato nella sostanza.
Nel confermare quindi il voto contrario di Forza Italia, mi permetto, quale manifestazione di buoni propositi per il futuro, di affidare al Governo una considerazione per il prosieguo del nostro confronto - se deve essere costruttivo - per lo sport; appunto per lo sport - qualcuno le riferirà questa mia valutazione, gentile ministro Melandri - e non solo per il calcio professionistico. Il calcio professionistico è un settore importantissimo e vitale, di grande impatto sociale, ma non rappresenta ovviamente l'intero variegato pianeta dello sport. Esistono, al di fuori del calcio professionistico, decine e decine di federazioni, che inquadrano milioni di praticanti, 600 mila dirigenti sportivi dilettanti, 80 mila società sportive senza fini di lucro. È un mondo che ci regala grandi soddisfazioni in campo internazionale, per le prestazioni degli atleti, ma anche per gli impegni organizzativi, che è chiamato ad adempiere. Un esempio per tutti: faccio riferimento al successo dei Giochi Olimpici di Torino 2006. Questo mondo non può essere né confuso, né subordinato al calcio professionistico.
Vorrei ricordare al ministro Melandri che questa precisazione non è superflua, alla luce dei concetti che hanno ispirato l'attuale provvedimento, ma che sono stati confermati dal ministro in un'infelice intervista al giornale Il Mattino del 22 gennaio, in cui si dichiara che «i diritti televisivi rappresentano l'architrave dello sport italiano». Nossignore, gentile ministro! Caso mai, ma anche questo è molto discutibile, rappresentano l'architrave del calcio professionistico, non dello sport italiano. Dunque vi è uno sport che merita maggiore attenzione e maggiore sensibilità da parte del Parlamento.
Quindi, in futuro facciamo uno sforzo per destinare maggiore attenzione al mondo dello sport, quello lontano dai riflettori e spesso trascurato dagli stessi mass media. Non dico di mettere da parte l'agenda delle problematiche calcistiche, ma si può procedere in parallelo. Ricordo che nella scorsa legislatura è stata avviata un'attività legislativa confortata anche dal consenso dell'opposizione e questo ha reso possibile l'iter sollecito di provvedimenti di sostegno all'altro sport. Penso alla legge in favore delle società sportive dilettantistiche - queste sì un architrave dello sport italiano -, legge che è solo un primo passo importante, che va completata e migliorata; penso alla legge Onesti, che assicura un vitalizio agli atleti del passato in difficoltà e dovrebbe essere anch'essa estesa.
Signor ministro, mi auguro che il voto contrario di oggi sia solo un incidente di percorso, non certo imputabile a noi. Per il futuro, credo che il dialogo possa essere recuperato, poiché lo sport non ha una visione di centro, di destra e di sinistra, ma è un mondo trasversale che aspetta dal Parlamento interventi di sostegno, non viziati e condizionati dall'ideologia. Ecco perché, nel dare la disponibilità per i provvedimenti a venire per un confronto costruttivo, Forza Italia assicura che sarà molto vigile affinché i confini tra politica e sport siano sempre bene limitati.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO PESCANTE. Ho già precisato che il ministro Bersani nella sua agenda Pag. 108sulle liberalizzazioni può fare a meno di occuparsi di sport: lo sport la sua liberalizzazione l'ha già ottenuta sessant'anni fa e ci batteremo per difenderla da ogni tentazione di invasione di campo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in coerenza con la richiesta dell'urgenza della delega al Governo ottenuta in questa Assemblea lo scorso 21 settembre, a nome del gruppo dell'Ulivo dichiaro il voto favorevole su un provvedimento che segna un primo risultato importante nella direzione di restituire una credibilità effettiva al calcio italiano, sicuramente lo sport più popolare e di maggiore impatto sociale nel paese, ma che nell'anno del trionfo della nazionale e del successo di due azzurri, Cannavaro e Buffon, ai primi due posti in classifica del Pallone d'oro, ha visto la più grave malattia della sua storia, una crisi di sistema. Non è stato casuale, anzi è stato un fattore di estrema utilità, che il percorso di questo provvedimento sia stato accompagnato dalle audizioni della Commissione di indagine sul calcio professionistico. Infatti, in quella occasione vi è stata una unanimità di pareri per la vendita centralizzata dei diritti, aspetto che, peraltro, ripeteva le conclusioni della precedente Commissione di indagine (denominata Adornato-Lolli), che nel luglio del 2004 aveva evidenziato con grande lungimiranza e chiarezza le anomalie della Gea, la discutibilità delle società di calcio quotate in Borsa, lo status dei calciatori come lavoratori subordinati, i bilanci delle società forzati con plusvalenze diffuse e fideiussioni facili.
Quel documento fu approvato all'unanimità, ottenne l'adesione, in un solenne convegno nella Sala della lupa, dei vertici di FIGC e Lega professionisti, e sottolineava che l'attuale sistema di mutualità non è stato in grado di produrre un effettivo riequilibrio tra il ristretto gruppo delle grandi e il resto delle società professionistiche italiane. Allo stesso tempo, esso non ha neanche evitato che le società beneficiarie conoscessero gravi episodi di crisi finanziaria. Il problema non è quello o non è solo quello della quantità di risorse che vengono trasferite; il nodo sembra essere piuttosto la loro utilizzazione da parte dei beneficiari, che appare non corrispondere pienamente alle finalità che dovrebbero essere sottese agli interventi in mutualità. Occorre pertanto una riflessione sulla natura stessa e sulle finalità del sistema mutualistico. Da questo punto di vista, la proposta più diffusamente sostenuta è quella di un ritorno alla cessione collettiva dei diritti televisivi criptati.
La responsabilità della politica e del Governo di allora fu di non rispondere; la responsabilità del mondo del calcio, con un impegno preciso del presidente della FIGC, Carraro, fu di non fare nulla. Anzi, il presidente della Lega calcio, dottor Galliani, intervenne in Commissione per dire che avrebbe prestato attenzione particolare a quella proposta, tranne poi firmare in esclusiva un contratto ancora in vigore come amministratore delegato del Milan, insieme all'Inter e alla Juventus. Così fu calpestato ruolo del Parlamento.
Successivamente, vi fu la lodevole iniziativa del deputato Ronchi di Alleanza Nazionale, sostenuta in un giorno da tutti i capigruppo dell'opposizione e da tutta la maggioranza, ma fermata platealmente dal maggior partito di Governo, ovvero da Forza Italia. Ha fatto bene il collega Bono a ricordare come la proposta Ronchi andasse nella stessa direzione del provvedimento oggi in approvazione. Tuttavia, egli avrebbe dovuto ricordare come in quell'occasione fu il Governo a bloccare un'iniziativa che trovava consenso nel paese, prima che in quest'aula.
La legge delega del Governo riprende i concetti del progetto di legge Ronchi, riproposto anche nel corso di questa legislatura. La vendita centralizzata dei diritti sul modello inglese non vuole mettere sullo stesso piano, con falso egualitarismo, il Chievo ed il Milan, ma vuole dare al Pag. 109Chievo ed al Messina la possibilità che anche i loro diritti abbiano un mercato.
Dunque, vi deve essere un obiettivo condiviso nel merito, quello che il campionato di calcio italiano, che è lo sport nazionale, ha anche un grande valore sociale. Per questo esiste problema di salvaguardare tutto il sistema con i proventi che, ad esempio, negli anni Novanta il Totocalcio salvaguardava, dai dilettanti ai vivai, fino alla serie C.
Molti in quest'Assemblea hanno rimarcato l'importanza che alcuni di questi fondi giungano a realtà come quelle dei vivai. Come si fa ad esaltare l'impegno di migliaia di dirigenti delle società dilettantistiche ed il loro ruolo di autentico volontariato se non si discute, rispettando innanzitutto l'autonomia prioritaria del mondo del calcio, anche sulla redistribuzione delle risorse del sistema? Come si fa a dare queste risposte? Perché non si dice che il tema dei diritti televisivi è violato e che sono necessarie norme transitorie ed urgenti per i diritti già in vigore, con opzioni che superano il 2010, riproponendo in modo evidente il tema del conflitto di interessi e di sistemi di monopolio di fatto?
Eppure, il quadro europeo, che spesso in politica si invoca secondo la convenienza, ci ricorda la vendita congiunta dei diritti della UEFA Champions League e della decisione della Commissione europea del 23 luglio 2003 con cui si riconosce che i club calcistici sono avvantaggiati dalla vendita dei diritti commerciali tramite un punto vendita unico o un'agenzia di vendita congiunta.
D'altra parte, in Germania la vendita dei diritti della Bundesliga è centralizzata ed in mano alla Lega, come in Francia, mentre in Inghilterra la vendita centralizzata porta ad una divisione per il 50 per cento in parti uguali. L'unica eccezione, se pure a regime transitorio, tra i paesi leader nel mondo del calcio, è la Spagna. Su questo aspetto il vicepresidente del Milan, dottor Galliani, è intervenuto in modo autorevole, spiegando come minori risorse derivanti dai diritti televisivi di fatto porterebbero i migliori club italiani ad un ruolo marginale in Europa.
Indubbiamente, la questione impone una riflessione. Ma un'analisi completa dovrebbe indurre a verificare il fatto che in Inghilterra, ad esempio, gli stadi sono sempre pieni nonostante la trasmissione televisiva in diretta di tutte le più importanti partite, perché vi sono stadi moderni, sicuri anche dal punto di vista della violenza ed in genere di proprietà delle società; che nella stessa Spagna, pur disponendo di risorse enormi, Barcellona e Real Madrid faticano ad emergere nel proprio campionato su Siviglia e Valencia, che dispongono di budget molto più ridotti; che basterebbe riflettere sul famoso rapporto Arnaut, che lo stesso politico portoghese ci ha illustrato in Commissione.
Su posizioni analoghe, in una recente intervista, il ministro inglese dello sport, Richard Carbon, ha dichiarato che è decisamente sbagliato che il futuro del calcio si giochi nelle aule di tribunale e non all'Old Trafford, a San Siro o al Bernabeu.
Sono convinto che il calcio sia giunto ad un bivio: da una parte vi è uno sport inclusivo, trasparente e responsabile; dall'altra vi è uno sport esclusivo ed elitario, strangolato dall'eccessiva commercializzazione che passa da una crisi all'altra.
Per i politici come me, questo è importante perché lo sport non è solo un business: il suo ruolo nella società abbraccia la sanità, l'istruzione e l'inclusione sociale. Questo ruolo speciale è stato riconosciuto dai capi di governo, ed è per questo che qualche mese fa, durante la Presidenza britannica dell'Unione europea, ho avviato i lavori per un rapporto indipendente dello sport europeo. Esso formula una serie di raccomandazioni su come dovrebbe essere gestito il calcio in Europa: il suo principio centrale è che gli organismi sportivi, come FIFA, UEFA ed autorità nazionali del calcio, sono i più adeguati per gestire il gioco e, nei casi più opportuni e legittimi, l'Unione europea e i governi nazionali dovrebbero lasciarli agire senza indebite interferenze.Pag. 110
Signor Presidente, in conclusione, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Rusconi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
ANTONIO RUSCONI. Questo è uno dei motivi per cui, dopo le audizioni, il Governo e la maggioranza, raccogliendo sollecitazioni pervenute da alcuni colleghi dei vari schieramenti, hanno deciso di accettare in quella sede emendamenti che rafforzano, anche in questo campo, l'autonomia del mondo dello sport.
Vi è, infine, un aspicio - diremmo con le parole autorevoli del commissario straordinario della FIGC, Luca Pancalli -, un unico obiettivo: riportare serenità, per ridare al mondo del calcio dignità e democrazia. La serenità passa attraverso la capacità di dialogare con tutte le componenti; il calcio non è tutto malato, ci sono centinaia di migliaia di persone che fanno parte di un mondo pulito. Dobbiamo dare ottimismo a tutti i tifosi e a tutti gli appassionati italiani.
Questa maggioranza è spesso stata accusata, durante il dibattito su questo provvedimento, di invadere l'autonomia del mondo del calcio (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
Onorevole Rusconi, dovrebbe concludere il suo intervento, poiché il tempo a sua disposizione è esaurito.
ANTONIO RUSCONI. Vorremmo ricordare ai colleghi quali furono gli interessi della politica per boicottare i risultati della Commissione d'indagine del 2004 e riaffermare che il compito della politica è quello di comprendere, assecondare e guidare i processi e non di forzarli e piegarli come è stato fatto nel 2004.
Ringrazio tutta la Commissione e vorrei che, dopo l'elezione autonoma e autorevole dei nuovi presidenti della Lega professionisti e dell'AIA, nonché dopo l'approvazione unanime di ieri del nuovo statuto della Federazione, questo provvedimento riporti giustizia e serenità al mondo del calcio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Centa. Ne ha facoltà.
MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, con il minuto a mia disposizione non entro nel merito del provvedimento presentato dalla ministro Melandri, ma da esso prendo spunto, per sollecitare la stessa a rivolgere allo sport italiano le attenzioni di cui questo ha bisogno. Ella non deve cadere nella tentazione di occuparsi solo del calcio professionistico, anche se grande e bello.
Una strada era stata aperta dal Governo Berlusconi; continuiamo a percorrerla, stando vicino ai campioni che hanno fatto grande il nostro paese, aiutandoli nelle loro difficoltà attraverso la legge Onesti.
C'é anche bisogno di rivedere la legge n. 91 del 1981, perché i tempi sono cambiati, perché gli atleti e le atlete di adesso, che svolgono un'attività a tutti gli effetti professionistica, non sono considerati tali: vi è bisogno di lavorare su questo.
In ultimo, chiedo: cosa faremo per le atlete che nella loro attività sportiva diventano madri? Le lasciamo così? Non abbiamo una risposta da dare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Correzioni di forma - A.C. 1496 ed abbinate)
PIETRO FOLENA, Relatore. Chiedo di parlare ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento.
Pag. 111PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA, Relatore. Signor Presidente, prima di leggere le proposte di correzioni di forma, intendo ringraziare veramente le colleghe ed i colleghi di tutti i gruppi parlamentari, quelli della maggioranza che in modo coeso hanno lavorato in questi mesi, ma anche quelli dell'opposizione. Ci siamo ascoltati e, come ha riconosciuto il collega Pescante, sull'aspetto sportivo abbiamo compiuto un passo in avanti, tutti insieme. Su altri punti vi sono differenze di fondo e spero che nel prosieguo del lavoro si possa compiere qualche passo positivo.
È molto importante che il Parlamento, dopo «calciopoli», con il voto di questa sera contribuisca a restituire fiducia. Vi è un grande movimento, non solo da parte del mondo del calcio ma anche del basket, su cui dobbiamo investire, soprattutto per ciò che riguarda la spinta di base del grande tessuto giovanile. Questa è una legge di giustizia, di redistribuzione, di mutualismo.
Desidero ringraziare infine anche Governo per il contributo che ha fornito.
Ai fini del coordinamento formale delle disposizioni contenute nel disegno di legge A.C. 1496 ed abbinate, propongo, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del regolamento, le seguenti correzioni di forma:
all'articolo 1, comma 2, lettera c) sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «di cui al comma 1»;
all'articolo 1, comma 3, lettera m) dopo le parole: «dei diritti» sono inserite le seguenti: «di cui al comma 1»;
infine, all'articolo 1, comma 3, lettera n), dopo le parole: «agli eventi sportivi» sono inserite le seguenti: «di cui al comma 1».
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dal relatore si intendono approvate.
(Così rimane stabilito).
(Coordinamento formale - A.C. 1496 ed abbinate)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1496 ed abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1496, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
"Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati professionistici e delle altre competizioni professionistiche organizzate a livello nazionale" (1496):
Presenti 432
Votanti 394
Astenuti 38
Maggioranza 198
Hanno votato sì 259
Hanno votato no 135
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Sono così assorbite le concorrenti proposte di legge nn. 587-711-1195-1803-1840. Pag. 112
Prendo atto che la deputata Gardini ha espresso erroneamente un voto favorevole, mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.