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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative per la promozione di progetti di formazione per la tutela del Mediterraneo - n. 2-00306)
PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00306 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, come si sa per questo Governo il dialogo con i paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente diventa un cardine della politica estera italiana ed una priorità. Il Presidente del Consiglio Prodi, dopo aver ottenuto la fiducia al Senato, ha detto chiaramente che l'Italia deve riprendere il proprio ruolo per aiutare la costruzione di una Costituzione europea, però, intanto, il nostro lavoro deve essere anche quello di proporre ed attuare, con un numero più limitato di paesi, una nuova grande politica per il Mediterraneo.
L'Italia deve assumere il grande ruolo di spingere su questo punto. Il processo di Barcellona non basta più. Abbiamo bisogno di centri di decisione e di decisioni prese dai paesi della sponda nord e della sponda sud del Mediterraneo. In questo contesto l'Italia deve agire a livello interno, nell'ambito del processo di integrazione dell'Unione europea; però, dovrebbe essere promotrice di accordi e di azioni bilaterali anche con i paesi mediterranei, che sono fuori dall'Unione europea. A questo riguardo, le zone di maggior interesse sia economico sia strategico per l'Italia sono i Balcani e i paesi del bacino meridionale del Mediterraneo. L'Italia trarrebbe molto vantaggio se il processo di integrazione di questi paesi, che sono oggi fuori dall'Unione europea, andasse avanti a tutti livelli, compreso quello ambientale. La loro maggiore integrazione sarebbe di grande vantaggio per il nostro Paese, mentre il fallimento di questo processo comporterebbe problemi per l'Italia che è lo Stato a loro più prossimo.
Anche il ministro degli esteri D'Alema ha sottolineato l'impegno del Governo nel rilanciare il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo. In un'intervista rilasciata al giornale egiziano Al Ahram, D'Alema ha dichiarato: «Il Governo mira a rilanciare il ruolo dell'Italia nel Mediterraneo non solo dal punto di vista nazionale, ma anche in linea con l'impegno europeo. Crediamo che sia arrivato il momento che l'Europa indirizzi il suo interesse verso il Mediterraneo, che è tornato ad essere un crocevia vitale per le relazioni internazionali nel bene e nel male». Secondo il ministro, ci vuole una nuova strategia soprattutto per il processo di Barcellona, che finora è Pag. 35stato mancante di contenuti concreti. Dunque, il Governo italiano si sta ponendo il problema di dare contenuti e risultati concreti al processo di Barcellona, avviato nel 1995, che - ahimè - non ha portato molti frutti in questi dieci anni.
Tuttavia, il Mediterraneo è diventato una priorità anche per la Commissione europea, perché la sua ricchezza di biodiversità ne fa uno fra i più importanti ecosistemi del mondo. Quindi, la Commissione europea già si sta preparando ad adottare una direttiva per la difesa della biodiversità, sia all'interno dell'Unione europea, sia al suo esterno. Infatti, come ha detto il commissario Stavros Dimas, l'estinzione di piante ed animali è una perdita irreversibile per l'umanità e, quindi, la comunicazione che si appresta a preparare il medesimo commissario Dimas dovrebbe identificare quattro aree di intervento: la biodiversità nella Unione europea; l'Unione europea e la biodiversità a livello globale; la biodiversità ed il cambiamento climatico (altro grave problema che ormai coinvolge tutti. Noi Verdi eravamo accusati di catastrofismo molti anni fa, quando parlavamo di questi problemi, oggi siamo almeno lieti di constatare che questa tematica è condivisa da tutti, che tutti ne parlano e che tutti ritengono necessario adottare misure in merito); la base della conoscenza.
Per salvaguardare la diversità biologica, la varietà dei geni, le specie, gli ecosistemi ed altro, così come per la lotta ai cambiamenti climatici ed altro, bisognerebbe riuscire - dice la Commissione - ad approvare il suddetto piano, fornendo anche un contributo economico ai paesi che non fanno parte dell'Unione europea ma che si affacciano sul Mediterraneo. Ovviamente, le principali minacce che mettono a rischio le specie, gli habitat ed interi sistemi del Mediterraneo sono, in molti casi - ahimè - riconducibili all'attività umana.
Chiedo pertanto al rappresentante del Governo se non si ritenga utile promuovere progetti, anche a livello bilaterale, con paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, al di fuori dell'Unione europea, quindi con i paesi del Nord Africa, del Maghreb e dei Balcani, posto che anche a livello regionale si prevede la costituzione di una piattaforma che abbia quale obiettivo generale il rafforzamento della conoscenza tecnica, del know-how, delle capacità operative degli attori ambientali in loco, quindi delle istituzioni locali, delle ONG ed altro, specialmente nelle zone in cui la formazione di tali soggetti è più difficile. L'Italia dovrebbe promuovere una strategia a lungo termine per elaborare strumenti operativi, training, scambi di esperienza nord-sud, sud-sud, progetti pilota su tematiche specifiche, per combattere la menzionata perdita di biodiversità, che è essenziale per la qualità della vita di tutti noi.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti, ha facoltà di rispondere.
LAURA MARCHETTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in merito a quanto indicato nell'interpellanza presentata dagli onorevoli Cassola e Bonelli, si rappresenta che la regione mediterranea è oggetto di un intenso dibattito politico-internazionale, rappresenta oggi una delle aree privilegiate in cui si esplica l'attività di cooperazione dei paesi dell'Unione europea e dell'Italia in particolare. A conferma di ciò, basti pensare alla creazione del Partenariato Euro-Mediterraneo nel 1995, agli aggiornamenti della Convenzione di Barcellona dell'UNEP e dei suoi Protocolli, al programma comunitario «Horizon 2020», avviato nel 2006.
In tale contesto, la proposta di realizzare una piattaforma che abbia come obiettivo generale il rafforzamento della conoscenza tecnica e delle capacità operative degli attori ambientali che lavorano nella regione mediterranea risulta essere di grande interesse e, a tal proposito, si sottolinea che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, già dal 2002, ha promosso un intenso programma di cooperazione ambientale bilaterale, Pag. 36attraverso la realizzazione di programmi finalizzati a progettare e sperimentare le modalità di attuazione di una strategia regionale per lo sviluppo sostenibile.
I programmi di cooperazione ambientale avviati dal Ministero con gran parte dei paesi del Mediterraneo rappresentano un tassello importante per il dialogo tra queste diverse culture nella direzione comune di amicizia, conoscenza, scambio di informazioni.
Fino ad oggi, sono stati avviati 30 progetti (con Algeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Israele) finalizzati a promuovere: in primo luogo, l'attuazione di azioni di efficienza energetica e l'uso delle fonti rinnovabili per la desalinizzazione delle acque, la generazione di elettricità ed acqua calda nelle zone rurali e negli impianti turistici, il raffreddamento e la conservazione dei prodotti agricoli e della pesca; in secondo luogo, programmi nazionali per la gestione integrata delle zone costiere, il recupero e la gestione integrata delle risorse idriche, la promozione del turismo sostenibile, la lotta contro la desertificazione e la protezione delle oasi del deserto, la riforestazione di zone aride; in terzo luogo, le capacità nazionali e locali di governo dell'ambiente, anche attraverso esperienze di gemellaggio ambientale per realizzare le capacità di governance ambientale, mediante il trasferimento di competenze dall'Italia ed il training in Italia dei quadri e della classe dirigente futura di questi paesi; infine, la diffusione di veicoli a basse emissioni nelle aree urbane.
Per il coordinamento e il monitoraggio dei progetti per la promozione delle fonti rinnovabili è stata avviata la partnership MEDREP, un'iniziativa lanciata dall'Italia a Johannesburg nel 2002, con una sede permanente a Tunisi.
Il programma è finalizzato alla promozione delle fonti rinnovabili nella regione mediterranea attraverso la diffusione delle tecnologie, sostenuta da strumenti e meccanismi finanziari innovativi, e il rafforzamento delle istituzioni dei paesi dell'area, per dare certezza e continuità alle regole e alle procedure finalizzate a sostenere gli investimenti privati, con particolare riferimento ai crediti di riduzione delle emissioni nell'ambito del CDM del protocollo di Kyoto.
Per il coordinamento dei progetti per la lotta alla desertificazione è stata istituita, invece, una sede permanente ad Algeri.
I progetti sono realizzati in collaborazione con i ministeri, le istituzioni locali, le agenzie dei paesi del sud del Mediterraneo, le agenzie delle Nazioni Unite e della World Bank.
Per parte italiana, sono coinvolte l'APAT, l'ENEA, il CNR e le Università di Pavia, Padova, Firenze, Pisa, Viterbo Tuscia, altri istituti universitari, anche privati, oltre a società di ingegneria e imprese italiane impegnate a trasferire tecnologie innovative.
Le iniziative italiane, in particolare per quanto riguarda il trasferimento di tecnologie, si collocano nella prospettiva del partenariato euromediterraneo, finalizzato alla creazione di un'area di libero scambio tra i paesi dell'Unione europea e i paesi della sponda sud del Mediterraneo, da realizzarsi entro il 2010.
Il valore complessivo dei progetti corrisponde attualmente a circa 65 milioni di euro e il cofinanziamento del Ministero è stato, fino ad oggi, stanziato in 30 milioni di euro, mentre la quota restante è stata coperta dalle istituzioni dei paesi nei quali sono stati avviati i programmi, dalle istituzioni e dalle imprese italiane che partecipano al programma, dalle agenzie delle Nazioni Unite e dalla stessa World Bank.
Inoltre, sono stati cofinanziati dalla Commissione europea sei progetti nella regione mediterranea, finalizzati alla promozione delle energie rinnovabili, alla capacity building ed assistenza tecnica nel settore della gestione di risorse idriche, alla protezione delle zone costiere, al rafforzamento delle capacità delle pubbliche amministrazioni dei paesi beneficiari in materia ambientale.
Ancora, nell'ambito delle attività connesse all'Accordo ACCOBAMS (Accordo per la conservazione dei cetacei del Mediterraneo, del Mar Nero e della zona atlantica contigua), il Ministero dell'ambiente Pag. 37e della tutela del territorio e del mare, oltre a finanziare iniziative tese a sviluppare la sensibilità verso le tematiche della protezione dei mammiferi marini nel Mediterraneo, ha già avviato una serie di azioni finanziando, attraverso il segretariato di ACCOBAMS, attività di formazione sulla materia della conservazione dei cetacei per i paesi del Mediterraneo, attraverso workshop e corsi per operatori e tecnici e di promozione.
In particolare, nel 2007 sarà finanziato un progetto che riguarda tecniche di monitoraggio dei cetacei, che coinvolge attività di formazione in diversi paesi mediterranei tra cui Albania, Bulgaria, Marocco, Tunisia, Libano e Siria. Infine, non manca un'attività di supporto al REMPEC (Centro di risposta per la gestione delle emergenze da inquinamento nel mare Mediterraneo) che, come è noto, svolge attività formativa per gli Stati membri in materia di prevenzione e pronto intervento in caso di inquinamento da idrocarburi e sostanze chimiche, con contributi aggiuntivi pluriennali per specifici progetti e per personale tecnico di supporto.
PRESIDENTE. L'onorevole Cassola ha facoltà di replicare.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, sono alquanto soddisfatto per la risposta del signor sottosegretario. Mi fa piacere che l'Italia sia coinvolta in tutti questi progetti che, a partire dal 2002, sono stati avviati. Questa attività diventa importante non soltanto per la salvaguardia della biodiversità ma anche perché rappresenta un inizio nella creazione di una barriera contro i problemi ambientali di vario genere che avremo in futuro, a causa del cambiamento climatico, dell'innalzamento delle acque e così via. Inoltre, si offre alle imprese italiane ed agli istituti di ricerca universitari l'opportunità di svolgere la loro attività ricorrendo al know how e alla tecnologia italiana, che è all'avanguardia. Intensificando queste iniziative è altresì possibile che i nostri ricercatori, che molte volte sono costretti a recarsi all'estero, rimangano in Italia, proprio per lavorare su questi progetti.
Mi sembra che la maggior parte di essi sia orientata verso il sud del Mediterraneo e il nord Africa. Questa è un'ottima cosa, ma bisognerebbe non trascurare l'area orientale, in particolare quella dei Balcani, che dobbiamo coinvolgere nel lavoro per la conservazione delle acque interne, delle foreste, degli ecosistemi marini e così via. È importante stabilire reti di collaborazione con i vari attori in loco, redigere programmi di capacity building e così via. Non possiamo rischiare, infatti, che i paesi meno ricchi del Mediterraneo si sviluppino a costo di danni ambientali. Sfortunatamente, a causa della desertificazione - come lei ha ricordato - ma anche della povertà, del cambiamento climatico, delle guerre e dell'inquinamento postbellico, le zone del Mediterraneo che hanno maggior bisogno di risorse sono proprio quelle più vicine noi; mi riferisco ai Balcani occidentali e al nord Africa. Aiutare questi paesi e promuovere, in Italia, la conoscenza e la professionalità sarebbe utile non solo per il nostro paese ma anche per i paesi del Mediterraneo e per tutti, in generale (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).