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Allegato A
Seduta n. 51 dell'11/10/2006
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(Sezione 5 - Iniziative in materia di tutela abitativa e di diritto alla casa)
PERUGIA. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
il diritto alla casa è un diritto primario, che deve essere garantito a tutti i cittadini e a tutte le cittadine, sottraendolo alle mere leggi del mercato;
l'emergenza abitativa, cresciuta a dismisura nell'ultimo ventennio, in Italia ed in Europa, è parte integrante di quella
precarietà sociale, diventata cifra distintiva della nostra epoca, ed è effetto devastante delle politiche neoliberiste;
la crescita della rendita fondiaria e della speculazione edilizia, unite all'impoverimento della società, colpisce fasce crescenti della popolazione, aggiungendo alle vecchie povertà le nuove emergenze abitative;
intorno a questa emergenza, con particolare attenzione al problema degli sfratti, sono nati movimenti ed associazioni, tra le quali Action di Roma, che si sono mobilitati insieme ai sindacati degli inquilini, costituendo un grande movimento di partecipazione sociale e civile;
fino ad oggi questa emergenza e le citate mobilitazioni sono state affrontate come un problema di ordine pubblico e non sociale;
lo stesso programma dell'Unione a fronte degli sfratti prevede il passaggio da casa a casa;
la situazione del mercato immobiliare oggi in Italia è tale da avere ripercussioni non solo sulle fasce più deboli, ma anche sulla classe media, incidendo profondamente sulla possibilità di accedere al mercato immobiliare, sia attraverso l'acquisto che mediante la stipula di contratti di locazione;
il decreto approvato venerdì 22 settembre 2006 dal Consiglio dei ministri rappresenta un primo atto concreto di inversione di tendenza e un segnale di cambiamento delle scelte operate a livello governativo in materia di politiche abitative e risponde all'esigenza di circa 100 mila famiglie direttamente interessate al problema -:
quali iniziative il Governo intenda adottare in materia di tutela abitativa e di diritto alla casa per le fasce sociali più deboli, tra le quali oramai rientrano anche i ceti medi, e per i settori più emarginati del Paese.(3-00314)
(10 ottobre 2006)