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Allegato A
Seduta n. 237 del 7/11/2007
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(Sezione 6 - Misure per contrastare il fenomeno della criminalità mafiosa anche attraverso l'utilizzo dell'esercito in Sicilia)
LA RUSSA, LO PRESTI, BRIGUGLIO, CATANOSO, BONO, SCALIA, LAMORTE, MENIA, FILIPPONIO TATARELLA, GERMONTANI, LEO, PROIETTI COSIMI, ANTONIO PEPE, BELLOTTI, MANCUSO, FRASSINETTI, ALBERTO GIORGETTI, LISI, RAISI, PEDRIZZI e MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la procura della Repubblica di Catania e le forze dell'ordine hanno portato a termine un'importante operazione contro alcuni temuti affiliati
ai clan della malavita catanese, le cui attività criminose si estendevano per tutta la costa orientale dell'isola;
gli arresti eseguiti a seguito del suddetto blitz, pur rappresentando un altro inequivocabile segnale dell'impegno profuso dalle istituzioni a fianco di tutti gli imprenditori siciliani, ancora non costituiscono una risposta sufficiente in termini di adeguate politiche di sostegno a coloro che si oppongono al racket del pizzo, denunciando gli estortori;
da ultimo, nella giornata di lunedì 5 novembre 2007, nei pressi di Carini, in provincia di Palermo, la polizia ha arrestato i latitanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo, padre e figlio, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi: tutti gli arrestati sono nei primi trenta posti dell'elenco dei ricercati più pericolosi;
recenti fatti di cronaca evidenziano, infatti, come in Sicilia, soprattutto nelle grandi città (Palermo, Catania e Agrigento), la recrudescenza dell'attività criminale mafiosa nei confronti di imprenditori, associazioni, giornalisti, magistrati abbia raggiunto livelli di allarme sociali non più sopportabili;
da più parti si teme l'inizio di una nuova stagione di sangue e di terrore, come quella che ha gettato nello sconforto la popolazione siciliana negli anni '80 e '90, anni, questi, in cui la rassegnazione morale e civile sembrava aver preso il sopravvento;
l'allarme è così sentito che, per la prima volta, nella storia dell'isola, le associazioni di categoria degli industriali e dei commercianti si sono organizzate, assumendo decise posizioni contro il racket e dimostrando così di non accettare sottomissioni e ricatti;
le forze dell'ordine e la magistratura ordinaria continuano ad operare in condizioni di grave difficoltà, dal momento che alla carenza di uomini, di mezzi e di risorse finanziarie non si è ancora provveduto mediante adeguati provvedimenti normativi;
dal mondo politico e dalla società civile si leva un grido di dolore e si invoca l'invio dell'esercito nell'isola, il solo che possa contribuire a garantire un effettivo e capillare controllo del territorio, restituendo così fiducia alla popolazione siciliana;
per sua stessa ammissione, il Ministro interrogato ha dichiarato, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, che «quella dell'esercito, nelle regioni a rischio, è un'operazione di grande impatto persuasivo» -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire, nel più breve tempo possibile e prima che si consolidi ulteriormente il fenomeno della criminalità mafiosa, l'invio dell'esercito in Sicilia per supportare le forze dell'ordine nel loro incessante impegno di controllo dell'intero territorio e di repressione del crimine.
(3-01400)
(6 novembre 2007)