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Allegato B
Seduta n. 10 del 13/6/2006
TESTO AGGIORNATO AL 14 GIUGNO 2006
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il Consiglio Regionale della Sardegna in data 4 maggio 2006 ha approvato un provvedimento legislativo recante disposizioni in materia di entrate che prevede:
imposta regionale sulle plusvalenze dei fabbricati adibiti a seconde case;
imposta regionale sulle seconde case ad uso turistico;
imposta regionale su aeromobili e imbarcazioni da diporto;
tale normativa rischia di generare un danno rilevantissimo per alcuni settori trainanti dell'economia sarda e tale danno rischia di essere generato da una norma che potrebbe risultare incostituzionale ai sensi dell'articolo 119 della Costituzione;
la Sardegna rischia di essere penalizzata anche per la mancata attuazione del principio sancito dall'articolo 8 lettera i) dello Statuto sardo che disciplina «la facoltà di istituire con legge in armonia con i principi del sistema tributario dello Stato»;
per principio di «armonia» si deve intendere principalmente il coinvolgimento attivo della Regione nella definizione del fondo perequativo di coesione nazionale;
tale norma statutaria, anche alla luce della giurisprudenza consolidata, per essere attuata deve trovare una corrispondenza legislativa statale che disciplini tale principio di «armonia» recependo la linea di non applicabilità indicata dalla Corte costituzionale, nell'ambito delle decisioni in merito all'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione;
la disposizione Statutaria relativa alla facoltà di istituire nuovi tributi e tasse sul turismo si configura nella logica desueta della fiscalità di svantaggio e, invece, proprio nell'ambito del settore turistico, è necessario attuare una sostanziale inversione di tendenza con l'applicazione di una nuova e moderna fiscalità di vantaggio a favore di tutti gli investimenti turistici e connessi;
è necessario, alla luce delle politiche di armonizzazione del sistema tributario, valutare le fattispecie della fiscalità di vantaggio in grado di generare nuovo sviluppo e nuova occupazione;
il Viceministro dell'economia onorevole Visco in occasione della campagna elettorale, con dichiarazioni riportate dai principali quotidiani sardi, in relazione alle nuove tasse ha affermato: «non so se sia il caso di introdurre nuove tasse sugli immobili: meglio aggiornare i valori catastali, che produrrebbero un incremento dell'Ici»;
la giurisprudenza costituzionale, con la sentenza n. 37 del 2004, ha indicato come necessario presupposto per l'attuazione del disegno costituzionale «l'intervento del legislatore statale, il quale, al fine di coordinare l'insieme della finanza pubblica, dovrà non solo fissare i principi cui i legislatori regionali dovranno attenersi, ma anche determinare le grandi linee dell'intero sistema tributario, e definire gli spazi e i limiti entro i quali potrà esplicarsi la potestà impositiva, rispettivamente, di Stato, Regioni ed enti locali»;
la stessa Corte, con la richiamata decisione, ha concluso che «non è ammissibile, in materia tributaria, una piena esplicazione di potestà regionali autonome in carenza della fondamentale legislazione di coordinamento dettata dal Parlamento nazionale»;
il fondamento dell'articolo 119 è rappresentato dalla necessità di promuovere
un processo coordinato ed organico della fiscalità regionale al fine di predisporre un fondo perequativo nazionale in grado di intervenire in termini di coesione e compensazione nelle Regioni più deboli, e in particolar modo del Sud e insulari;
un avvio parziale del disposto dell'articolo 119, oltre che il contrasto con le decisioni della suprema Corte, rischia di provocare l'avvio del federalismo fiscale con conseguenze devastanti che potrebbero rimettere in discussione il fondo perequativo nazionale e quindi la stessa possibilità per la Regione sarda di essere destinataria della propria quota del richiamato fondo perequativo -:
quali iniziative intenda assumere il Governo in relazione alla norma regionale richiamata ed in particolare se il Governo intenda sottoporre la questione direttamente alla Corte costituzionale;
qualora il Governo non intenda sottoporre la norma regionale alla Corte costituzionale, quale sia l'intendimento relativamente alla definizione del fondo perequativo e in particolare per la quota da destinare alla Sardegna;
i tempi entro i quali il Governo si impegna a definire la proposta relativa alle disposizioni legislative attuattive dell'articolo 119 della Costituzione e allo stesso fondo perequativo;
i tempi e le risorse che il Governo intende riconoscere alla Regione Sardegna, relativamente alla cosiddetta Vertenza entrate, che, a quanto risulta agli interpellanti, sarebbe stata peraltro oggetto di un patto elettorale sottoscritto dal Presidente del Consiglio con esponenti politici sardi.
(2-00014)
«Pili, Oppi, Mereu, Cossiga, Murgia, Porcu, Marras, Testoni».
Interrogazioni a risposta scritta:
TONDO e DI CENTA - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il 2 giugno 2006, in occasione del sessantesimo anniversario della Repubblica, si è tenuta al sacrario di Redipuglia una cerimonia commemorativa di altissimo valore simbolico e istituzionale;
il Governo non ha ritenuto di inviare nessun rappresentante ufficiale, delegando la presenza al Prefetto di Gorizia, poiché il Sottosegretario Budin ha presenziato in tutta evidenza a titolo personale e senza delega dell'esecutivo -:
se non ritenga una grave mancanza di sensibilità istituzionale quanto sopra esposto, cogliendo altresì l'occasione per chiarire la linea dell'Esecutivo relativamente al rispetto dei nostri caduti in tutte le guerre.
(4-00196)
PROIETTI COSIMI, ANTONIO PEPE, ARMANI, BUONTEMPO, CASTELLANI, CICCIOLI, GAMBA, GERMONTANI, HOLZMANN, LO PRESTI, MENIA e SILIQUINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con il decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, il Governo ha provveduto, soltanto per esigenze di ordine politico, a riordinare le attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri;
a seguito di importanti funzioni attribuite dal Presidente del Consiglio dei ministri ad alcuni ministri senza portafoglio da lui delegati, la Presidenza del Consiglio dei ministri dovrà dotarsi ora di un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riordino delle sue strutture generali o modificare quello attualmente vigente;
il personale dirigenziale ed amministrativo di ruolo della Presidenza del Consiglio dei ministri, cosi come quello delle altre Amministrazioni centrali dello Stato, costituisce un indiscusso patrimonio umano e di competenze da salvaguardare in quanto «al servizio esclusivo della Nazione»;
fermo restando i vincoli fiduciari che devono sussistere tra le più alte sfere
dirigenziali e i responsabili dell'indirizzo politico, va rispettata la terzietà della pubblica amministrazione così come impone l'articolo 97 della Costituzione -:
se risponda al vero che in alcuni Dipartimenti della Presidenza del Consiglio dei ministri, in cui, da parte del Presidente del Consiglio, si è proceduto a nominare nuovi Capi Dipartimento, sia iniziata una attività di mobbing, secondo gli interroganti, deprecabile non solo di carattere psicologico, nei confronti di alcuni dirigenti di ruolo i quali, proprio perché incarnano il principio della continuità dell'azione amministrativa, devono essere posti nella condizione di operare con serenità;
quali iniziative si intendano assumere in fase di riorganizzazione degli assetti organizzativi della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di tutte le Amministrazioni interessate dal decreto n. 181 del 2006, al fine di salvaguardare, fino alla loro naturale scadenza, tutti gli incarichi dirigenziali di prima e seconda fascia già conferiti al personale di ruolo e non di ruolo delle varie Amministrazioni, nell'ipotesi in cui si dovesse procedere all'istituzione di nuovi posti di funzione dirigenziale che, alla luce di quanto espressamente stabilisce il, suddetto decreto, non potranno essere istituiti se non nel rispetto del principio dell'invarianza della spesa.
(4-00212)
ANGELA NAPOLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
notizie di stampa hanno diffuso informazioni secondo le quali il Ministro dei trasporti, professor Alessandro Bianchi, è consigliere sia nel Parco Scientifico e Tecnologico della Calabria, sia del Consorzio Labtenos;
le stesse notizie hanno comunicato che il Sottosegretario alle Riforme, dottor Paolo Naccarato, è membro del Consiglio della E-Geos, controllata da Telespazio e Agenzia Spaziale Italiana -:
se i due uomini di Governo citati hanno provveduto ad annullare i rispettivi conflitti d'interesse.
(4-00213)
FUGATTI e BRICOLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
nel corso delle precedenti edizioni dell'Exporivaschuh, fiera calzaturiera di rilevanza internazionale riservata agli operatori del settore, la Guardia di Finanza ha condotto importanti operazioni di polizia economica con l'intento di rafforzare il dispositivo di contrasto alla illecita utilizzazione di marchi e brevetti industriali;
l'attività di servizio, denominata «stop al plagio», è solo l'ultima di analoghe iniziative svolte nel corso degli ultimi due anni nel medesimo contesto (operazioni «right shoes» e «made in Italy»);
in particolare, alla luce della rilevanza assunta dalla contraffazione dei marchi di fabbrica e dalla pirateria intellettuale ed industriale, la Guardia di Finanza ha condotto una sistematica azione di controllo e riscontro presso gli stand, al fine di verificare se la merce esposta rispettasse la normativa sui marchi e brevetti;
la complessa ed impegnativa attività di servizio svolta, ha consentito di porre sotto sequestro centinaia di modelli di calzature, destinati alla successiva distribuzione sui mercati mondiali, e di deferire all'autorità giudiziaria soggetti di diversa nazionalità;
a questi è stata anche contestata, per la prima volta dalla sua emanazione, la violazione delle norme contenute nel Codice della Proprietà Industriale poiché, senza l'autorizzazione dell'avente diritto, hanno prodotto per la successiva rivendita, calzature in tutto o in parte uguali a modelli che erano già stati registrati da aziende italiane;
i soggetti coinvolti nell'attività illecita di cui sopra sono per lo più localizzati in
Estremo Oriente, e nella edizione della Fiera calzaturiera in programma nei prossimi giorni è annunciata una rilevante presenza di produttori indiani e cinesi;
secondo dati forniti dall'ANCI, la Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani risulta essere di oltre 3 miliardi di euro l'attivo della bilancia commerciale del settore calzaturiero nei primi 11 mesi del 2005, rispetto a una bilancia commerciale nazionale che nel 2005 ha chiuso con un passivo di oltre 10 miliardi di euro. Grazie quindi anche ai settori manifatturieri del Made-in-Italy l'Italia ha sinora limitato l'entità del deficit commerciale;
risulta quindi alquanto preoccupante il fatto che questi paesi emergenti utilizzino con sempre maggiore frequenza strumenti di competizione asimmetrici e spesso illegali, e che mettano in atto fenomeni di contraffazione. Questa realtà è stata spesso denunciata dalle associazioni di categoria ed è stata anche riconosciuta dalla Commissione Europea, che ha rilevato nei mesi scorsi l'esistenza di un danno per il sistema competitivo europeo nel comportamento commerciale di Cina e Vietnam;
risulta quindi importante difendere adeguatamente il settore calzaturiero da questa aggressione commerciale al fine di preservare il più possibile le industrie italiane, e l'attività di controllo presso la Expo Riva Schuh va chiaramente in questa direzione;
i dati dell'ANCI evidenziano una crescita significativa delle importazioni sia in Italia che in Europa: dal 1o gennaio 2005 l'aumento dell'import dalla Cina nella UE di alcune calzature in pelle è stato, in 10 mesi, di quasi il 300 per cento in quantità, con punte per alcune tipologie vicine al 700 per cento. I dati Istat elaborati da ANCI evidenziano anche un incremento delle importazioni italiane del 6,1 per cento nei primi undici mesi del 2005, per un totale di 307 milioni di paia, oltre 17 milioni in più rispetto all'analogo periodo 2004. A sospingere le importazioni è soprattutto la crescita degli arrivi proprio dalla Cina con un aumento del 27 per cento (153 milioni di paia, 25 milioni in più sull'intero anno 2004), aumento che segue quelli avvenuti nel biennio 2002/2003 (+81 per cento) e nel 2004 (+27 per cento). Di fronte a questa eccezionale crescita del volume dei flussi di import in Europa, le esportazioni italiane si sono invece ridotte nei primi 11 mesi del 2005 dell'11,5 per cento in quantità e del l'1,7 per cento in valore. Le contrazioni sono state su tutti i principali mercati di sbocco: dalla Germania (-12,5 per cento), alla Francia (-11,7 per cento), al Regno Unito (-8,4 per cento) fino agli USA che hanno registrato il 26 per cento in meno di acquisti rispetto ai primi undici mesi del 2004. Le conseguenze sul fronte occupazionale e produttivo sono state pesanti: sempre secondo dati ANCI nel 2005 la filiera pelle in Italia ha perso 8.540 addetti (-4,7 per cento su dicembre 2004), di cui 6.300 nei calzaturifici e produttori di parti -:
se non ritenga indispensabile alla vigilia del nuovo appuntamento fieristico che andrà ad aprirsi tra pochi giorni, attuare ancora una volta una politica di prevenzione, al fine di stroncare un traffico che danni enormi procura all'economia del Paese in un settore di eccellenza del nostro sistema produttivo, soprattutto alla luce dei risultati ottenuti con l'intervento della Guardia di Finanza, sotto l'impulso del precedente Commissario alla lotta alla contraffazione.
(4-00217)
BUONTEMPO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la normativa che regola il rilascio delle autorizzazioni all'esercizio della vigilanza privata (testo unico delle leggi di PS «RD 773/1931» e relativo regolamento di esecuzione «RD 635/1940») recita: chiunque ottenga una autorizzazione di polizia deve osservare le prescrizioni, che l'autorità di P.S. ritenga di imporgli (articolo 9 RD 773/1931);
in particolare, fra le prescrizioni di cui sopra, rientrano anche quelle risultanti
dall'approvazione prefettizia delle tariffe massime e minime che ogni singolo istituto di vigilanza può praticare ai propri clienti per ogni singola tipologia di servizio; tariffe, queste ultime, che devono essere indicate nel provvedimento autorizzatorio rilasciato dalle prefetture territorialmente competenti (CFR. l'articolo 257 del RD 635/1940 recita «l'atto di autorizzazione deve contenere ..... l'approvazione delle tariffe»);
a fronte di tali prescrizioni normative, il sistema di approvazione delle tariffe dei servizi di vigilanza si fonda su due figure:
a) la «tariffa di legalità» che viene fissata con decreto ed in via generale dal prefetto per ogni provincia e che opera come valore medio di mercato - concertato con le associazioni di categoria - da cui gli istituti di vigilanza possono liberamente discostarsi, in ribasso o in rialzo, entro una fascia stabilita con il medesimo decreto prefettizio;
b) la tariffa «individuale» di ogni singolo istituto: ovvero quella che (in ossequio all'articolo 257 del RD 635/1940) è riportata nell'autorizzazione di ogni operatore della vigilanza e che quest'ultimo è stato autorizzato a praticare dal prefetto stesso nei confronti dei suoi clienti.
Il Ministero dell'Interno, con circolare 6 novembre 1999, consente a tutti gli istituti di vigilanza la possibilità di farsi autorizzare dal prefetto a praticare una loro tariffa individuale che sia inferiore a quella minima di «legalità» valevole nella stessa provincia; ciò previo apposito procedimento istruttorio condotto dagli uffici della prefettura su istanza di parte ed a condizioni che la nuova tariffa individuale approvata venga riportata nell'autorizzazione del singolo istituto interessato (cfr. sul punto consiglio di stato sez. VI, 4 ottobre 2002 n. 5253 che rileva: «la nuova modalità di approvazione della tariffa, superando il sistema fondato sulla previsione di un tariffario minimo inderogabile, ha eliminato la precedente rigidità, giacché è prevista una banda di oscillazione e la possibilità che, sulla base di apposita istruttoria, vengano approvati i tariffari dei singoli istituti anche al di sotto del livello più basso della suddetta banda»);
a seguito di tale distinzione, la più recente giurisprudenza amministrativa (superando un precedente orientamento), da un lato, ha confermato che le tariffe di legalità sono derogabili (previo l'espletamento della prescritta istruttoria) ma, dall'altro lato, ha espressamente statuito che le tariffe «individuali» sono invece del tutto vincolanti e non superabili in ribasso, pena - in caso contrario - l'inammissibilità delle relative offerte di gara.
Piu precisamente, in proposito è stato giudicato che, pur se le tariffe minime, stabilite in linea generale dal prefetto hanno perso la loro cogenza, permane la necessità che gli istituti di vigilanza pratichino, in sede di gara, le specifiche tariffe, approvate dal prefetto sulla base del parametro di riferimento, costituito dalle tariffe di legalità (consiglio di stato - sez. VI 23/01/2006 n. 180).
Non solo: la stessa giurisprudenza è ferma nel ritenere che «l'atto di approvazione delle tariffe, in quanto parte integrante del provvedimento autorizzatorio, continua ad essere necessario per il legittimo svolgimento del servizio di vigilanza (e) ...., a prescindere dalle previsioni contenute nel bando, ..... incide in modo diretto sul titolo che legittima l'espletamento dell'attività di vigilanza, non potendo non avere riflessi sull'offerta»; di modo che quest'ultima «potrà essere considerata valida solo se sottoposta positivamente al controllo prefettizio, che ne garantisce la serietà in relazione alla corretta gestione del servizio» (Cons. di stato, Sez. VI, 4 ottobre 2002 n. 5253 ove si sottolinea che gli «effetti vincolanti per gli istituti di vigilanza in sede di offerta nelle gare non riguardano ... le tariffe approvate in via generale dal Prefetto, ..., ma i singoli tariffari che le stesse imprese sottopongono all'autorità prefettizia per l'approvazione»);
d'altra parte, la già citata circolare ministeriale 8 novembre 1999 prevede che - a fronte del mancato rispetto da parte di un Istituto della propria tariffa individuale approvata - il prefetto avvii le ispezioni del caso con l'ausilio degli enti preposti (Inps - Guardia di finanza ecc.), infliggendo per dette inadempienze, sanzioni che possono arrivare anche alla revoca della licenza (sul punto, tra le più recenti, cfr. Cons. Stato, Sez. V, 21 aprile 2006, 2266 ove si evidenzia che «l'approvazione delle tariffe "individuali", oltre ad essere un elemento costitutivo indefettibile della licenza di pubblica sicurezza rilasciata ai sensi degli artt. 9 e 134 del T.U. delle leggi di pubblica sicurezza condiziona pure l'espletamento della stessa attività di vigilanza, al punto che il mancato rispetto dei minimi tariffari può comportare conseguenze sanzionatorie a carico degli istituti) tra le quali la revoca dell'assenso all'esercizio»);
ne consegue che l'eventuale affidamento di un appalto di vigilanza (pubblico o privato) ad un istituto che offra prezzi inferiori a quelli risultanti dall'applicazione della propria tariffa individuale, espone la stazione appaltante al concreto rischio che l'appaltatore - in corso d'opera - venga privato dal Prefetto di quel titolo autorizzativo che è ex lege (articolo 134 TULPS) la condizione indispensabile per l'esercizio dell'attività di vigilanza privata;
alcuni istituti di vigilanza privata operano con disinvoltura praticando prezzi inferiori alle proprie tariffe autorizzate -:
quali iniziative si intendano assumere per:
sollecitare la prefettura a sottoporre a verifica i vari contratti in essere evidenziando quelli non rispettosi delle normative inequivocabili previste;
sottoporre a revoca le autorizzazioni concesse alle imprese inandempienti.
(4-00223)
LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
ormai Lampedusa è stata cancellata dal turismo nazionale internazionale per il quotidiano sbarco di afroasiatici e l'approdo delle «carrette del mare»;
la Sicilia subisce un danno notevole da questi sbarchi sulle sue coste, tant'è che le prenotazioni negli alberghi sui litorali si sono ridotti al minimo;
la Sicilia paga un alto prezzo per questi sbarchi che allarmano la gente ed il Governo nazionale, purtroppo, non riesce minimamente a porre rimedio a questa situazione -:
quali iniziative intendano adottare per bloccare il quotidiano sbarco di centinaia di clandestini sulle nostre spiagge.
(4-00233)