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Allegato B
Seduta n. 101 del 31/1/2007
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INTERNO
Interrogazione a risposta orale:
SANTELLI e BERTOLINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Commissione istituita presso il Ministero dell'interno, presieduta dall'Ambasciatore Staffan De Mistura, ha il compito di verificare le condizioni dei centri destinati al trattenimento temporaneo e all'assistenza degli immigrati irregolari;
secondo quanto riportato dalla stampa, la Commissione De Mistura è giunta alla conclusione che occorre chiudere i centri di identificazione e disporre il progressivo svuotamento dei Centri di permanenza temporanea;
secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera dello scorso 30 gennaio, la Commissione ministeriale propone il superamento dell'approccio punitivo e repressivo dell'immigrazione clandestina;
il Ministro per la solidarietà sociale, Paolo Ferrero, sostiene che i Cpt devono essere definitivamente soppressi e sostituiti da Centri di accoglienza;
in tutti i Paesi europei esistono Centri di custodia temporanea per il controllo degli immigrati illegali;
l'Unione europea ha approvato, con il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo cui ha partecipato il Presidente Prodi, un documento strategico per l'immigrazione, in cui si dice chiaramente che il controllo degli immigrati clandestini deve impedirne la libera circolazione all'interno dello spazio Schengen dove, come è noto, non ci sono frontiere interne -:
quale sia la politica del Governo per il contrasto dell'immigrazione clandestina;
quali iniziative intenda intraprendere alla luce della relazione conclusiva della Commissione ministeriale;
quale sia la posizione che il Governo intende assumere in sede europea, visto l'obbligo di sottoscrivere il documento strategico per l'immigrazione entro il 2007.
(3-00584)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
ALBERTO GIORGETTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
una donna musulmana è stata per l'ennesima volta picchiata a sangue dal marito; l'ultimo attacco di violenza subito ha procurato ad Amal, questo il nome della donna, la frattura della bocca;
reclusa da sette anni in un appartamento vicino a Verona, la donna non è ancora in grado di parlare la lingua italiana, essendole stato impedito ogni contatto con l'esterno; Amal, che ha due figli, entrambi minorenni, al momento è barricata in casa, per la paura soprattutto che le vengano sottratti i figli dal marito;
la violenza esercitata dal marito, Moustapha Ben Har, parrebbe sia stata fomentata da Wagdi Ghoneim, imam integralista che questa estate è stato ospitato nella moschea di Verona dove aveva sostenuto che «le donne sono senza anima... se la moglie sbaglia è normale punirla»;
nonostante il supporto di operatori sociali, in particolare del Telefono Rosa, la donna non ha ancora avuto una risposta dai servizi sociali di Verona al fine di valutare un trasferimento temporaneo in strutture protette;
il marito comparirà davanti al Gup tra una settimana;
sempre più donne, di qualsiasi nazionalità, sono sottoposte a violenze domestiche; la necessità di accoglienza immediata per coloro le quali subiscono violenze dai familiari ed in particolare modo dai mariti, diventa sempre più indifferibile nel nostro Paese -:
quali interventi immediati il Ministro intenda attuare per consentire ad Amal di essere accolta in una struttura protetta assieme ai figli minorenni;
quali azioni intenda intraprendere per tutelare l'incolumità fisica di Amal e per evitare un allontanamento coercitivo dei figli da lei, come nelle intenzioni del marito;
quali iniziative intenda adottare per verificare l'eventuale relazione tra la frequentazione del sopracitato imam e la stessa moschea da parte del signor Moustapha Ben Har con il tipo di violenza domestica perpetrato ai danni della donna;
quali interventi intenda effettuare per tutelare in modo sistematico le donne tenute segregate in casa e oggetto di violenze fisiche;
quali provvedimenti intenda attivare al fine di prevedere la nascita di più strutture in grado di accogliere e tutelare le vittime di violenza domestica, a prescindere dalla loro nazionalità e religione.
(5-00637)
AURISICCHIO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
alle elezioni amministrative del 13 giugno 2004, presso il comune di Sant'Angelo dei Lombardi (AV), secondo l'interrogante, per ovviare al rischio che non fosse raggiunto il quorum di partecipazione al voto della metà più uno degli aventi diritto, necessario a garantire la validità delle votazioni, con la presenza di una sola lista, fu allestita una seconda lista cosiddetta «civetta», capeggiata dalla figlia del Sindaco e composta per lo più da candidati della lista «principale» che poi, ovviamente, ha vinto le elezioni;
ai fini della presentazione della lista cosiddetta «civetta» furono falsificate le
firme di accettazione di candidatura come risulta dalla sentenza di primo grado 12/05 emessa dal tribunale di Sant'Angelo dei Lombardi che ha pronunciato condanna nei confronti di Daniele Brunone e Mario Del Goleto per aver formato false dichiarazioni di accettazione di candidature da parte delle rispettive mogli in concorso con il Sindaco in carica Antonio Petito, ricandidato e rieletto, che in qualità di pubblico ufficiale provvide ad autenticare le firme false;
la sentenza di condanna è stata accettata e riconosciuta da Mario Del Goleto che ha provveduto al pagamento dell'oblazione stabilita, nel mentre è stata appellata dal Sindaco Antonio Petito;
a causa di ripetute dimissioni di consiglieri, scorrendo la lista dei candidati della lista «civetta» si è giunti alla surroga della signora Adriana Luongo, moglie di Mario Del Goleto, autore della falsa firma di sottoscrizione della candidatura per la quale è stato condannato, che alle elezioni non aveva riportato alcun voto di preferenza e che ha chiesto che non si procedesse alla surroga in quanto non è stata mai manifestata la sua volontà di fare parte del consiglio comunale;
il consiglio comunale di Sant'Angelo dei Lombardi nella seduta del 12 dicembre 2006 ha comunque proceduto alla surroga ed ha proclamato eletta a consigliere comunale la signora Luongo Adriana;
si è determinata così una situazione di grande imbarazzo e confusione amministrativa in quanto in consiglio comunale si ritrovano persone che non hanno mai inteso candidarsi a consigliere e che si sono ritrovate vittime di situazioni risoltesi a proprio danno ad opera di altri consiglieri e dello stesso Sindaco che in concorso tra loro hanno falsificato gli atti; il Sindaco è destinatario di una condanna per falsificazione degli atti amministrativi che sono serviti ad allestire una lista «civetta» che secondo l'interrogante ha consentito l'aggiramento della norma sul quorum alle elezioni amministrative e da questo ha tratto il vantaggio di essersi garantita la rielezione; secondo l'interrogante l'intero consiglio comunale è privo della necessaria legittimazione per essere scaturito da un pronunciamento elettorale su cui hanno influito atti contrari alla legge; i provvedimenti che il consiglio comunale produce rischiano di non essere confortati dal presupposto della certezza amministrativa, della legalità e della trasparenza -:
se, atteso che il processo elettorale è stato irrimediabilmente manipolato sino al punto da risultare irregolare e che non è possibile proclamare consigliere comunale chi non ha in alcun modo espresso la volontà di esserlo, non ricorrano i presupposti della grave e reiterata violazione della legge;
quali provvedimenti intenda assumere perché sia garantito a Sant'Angelo dei Lombardi il rispetto della legge ed il normale corso democratico della vita amministrativa.
(5-00650)
Interrogazioni a risposta scritta:
MIGLIORE, MASCIA e DE CRISTOFARO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 7 giugno 2006 il Comune di Casal di Principe, in provincia di Caserta, viene commissariato a seguito delle dimissioni contestuali di oltre la metà dei consiglieri assegnati; dal Prefetto di Caserta viene inviato a dirigere l'ente il Vice Prefetto Aggiunto dottor Stefano Italiano;
il funzionario dottor Stefano Italiano, particolarmente stimato nella società civile per il forte senso di legalità, la competenza professionale e la comprovata indipendenza, risponde da subito con dedizione e concretezza al compito per il quale era stato prescelto; infatti da subito rinnova e rimodula, laddove consentito e/o suggerito da valutazioni di opportunità, gli staff di alcuni uffici, tra i quali quello tecnico che, come è noto, in tutti i Comuni e particolarmente a Casal di Principe, costituisce il
centro di riferimento per gli interessi economici di singoli e imprenditori (appalti, eccetera);
in questo contesto non viene riconfermato nell'incarico il Dirigente dell'Ufficio Tecnico ingegner Falconetti; l'ufficio viene invece affidato temporaneamente a uno dei quattro geometri in servizio quali dipendenti assegnati all'Area, individuato secondo criteri di anzianità, esperienza ed idoneità specifica;
queste decisioni però da parte del Commissario Italiano provocano i primi malumori da parte di alcuni settori del mondo politico locale;
questi malumori si accentuano infine nel momento in cui viene costituita una Commissione edilizia, composta da elementi di esclusiva fiducia del Commissario Prefettizio, con il compito di coadiuvare il Dirigente dell'Ufficio Tecnico nell'istruttoria delle pratiche edilizie e di snellire le sue notevoli incombenze;
sulla stampa locale iniziano ad apparire una serie di articoli di denigrazione e di «bocciature» delle scelte tecniche del Commissario Italiano, giudicandole non idonee;
il dottor Italiano, nel frattempo, matura la decisione di nominare il nuovo Dirigente dell'Area Tecnica e la scelta cade sull'architetto Mario Cacciapuoti, persona di sua fiducia e che ha già prestato la propria collaborazione al dottor Italiano in una precedente esperienza di gestione straordinaria di un Ente pubblico;
ad appena soli trenta giorni dall'insediamento, il Commissario prefettizio si trova di fatto costretto a lasciare il suo incarico presso il comune di Casal di Principe adducendo motivi personali;
in sostituzione del dottor Italiano subentra il sub commissario vicario che avvia un'attività praticamente demolitiva del lavoro svolto dal precedente Commissario, revocando le delibere principali fino ad allora adottate. A quanto risulta agli interroganti, viene, in particolare, eliminata la commissione edilizia, nel contesto di una soppressione generalizzata delle commissioni, sostenendo motivi di economicità; è da rilevare che la commissione edilizia costituita dal dottor Italiano non gravava sulle casse comunali in quanto le relative funzioni sarebbero state disimpegnate a titolo gratuito;
a giudizio degli interroganti, in contraddizione alla suddetta invocata economicità il nuovo Commissario sdoppia l'Ufficio Tecnico comunale. Da una parte ridimensiona significativamente le competenze dell'architetto Cacciapuoti, sottraendogli quelle più importanti relative ai lavori pubblici e dall'altra affida il coordinamento di quelle stesse competenze all'ingegnere Alfredo Maria Cenviti di S. Prisco;
a distanza di tre mesi dalla conclusione dell'esperienza come Commissario Prefettizio, il dottor Italiano è stato penalizzato, in sede di valutazione, da parte del Prefetto, per i risultati conseguiti quale Dirigente di Area prefettizia; infatti si è visto notificare un giudizio «attenuato» in riferimento all'attività svolta nell'anno 2005 in Prefettura. Negli anni precedenti il medesimo funzionario aveva ottenuto valutazioni di eccellenza -:
se sia a conoscenza dei fatti sopradescritti;
se rispondano al vero le notizie di pressioni esercitate sul Commissario dottor Italiano al fine di indurlo alle dimissioni a causa di una condotta amministrativa non gradita ad esponenti politici locali;
se non ritenga necessario attivarsi affinché venga fatta chiarezza sull'intera vicenda.
(4-02374)
ROMAGNOLI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo in data 16 gennaio 2007, presso la località di Sissano, piccolo borgo
del comune di Lisignano (Istria), alcuni vandali hanno sensibilmente danneggiato la locale sede della Comunità degli Italiani, recentemente ristrutturata grazie ai fondi messi a disposizione dal nostro Governo nazionale;
l'episodio, come è stato rilevato anche dalla stampa, possiede un'evidente connotazione nazionalistica tendente a minacciare la serenità e la libertà d'azione e di pensiero dei nostri connazionali residenti in Croazia;
questo non è altro che l'ennesimo episodio di vandalismo che ha colpito ripetutamente i nostri connazionali d'oltre confine nonché alcuni simboli della memoria di tutto il popolo italiano;
la lapide posta con regolare permesso dalla «Famiglia Parentina» nel cimitero di Parenzo nell'ottobre del 2001 a ricordo degli italiani trucidati nelle foibe e poi fatta abbattere nel gennaio del 2002 dall'allora sindaco della città;
il 22 marzo 2002 a Montona d'Istria ignoti distruggono una croce ed una targa commemorativa che sorgevano sul bordo di una cava di bauxite posti a ricordo di alcuni giovani montonesi e di altre persone non identificate che furono tutte trucidate nel maggio 1945;
nel luglio del 2004 in circostanze poco chiare un incendio manda letteralmente in fumo la sede della Comunità degli Italiani di Zara devastandone completamente i locali;
nell'ottobre del 2005 viene nuovamente colpita la Comunità di Zara con la distruzione dell'insegna della sede associativa;
nel dicembre dello stesso anno alcuni ignoti balordi strappano il tricolore dalla sede della Comunità degli Italiani di Spalato;
nel mese di marzo 2006 la Scuola Media Superiore Italiana di Pola nel corso subisce gravi atti di teppismo che ne provocano l'inagibilità;
nell'aprile 2006 proseguono questi barbari atti vandalici con il danneggiamento di una segnaletica bilingue (italiano-croato) all'incrocio delle strade Umago-Buie-Cittanova-Capodistria, mentre nell'agosto 2006 è il tricolore della Comunità Italiana di Parenzo a subire le conseguenze di un'insensata intolleranza nazionalistica che sembra ormai agire a briglia sciolta;
nel mese di novembre 2006 viene selvaggiamente danneggiata la sede della Comunità degli Italiani di Pola suscitando da più parti una crescente indignazione per l'opera piratesca di queste «squadracce» che sembra non avere più fine -:
quali urgenti misure intende adottare per arrestare questi ripetuti atti di intolleranza etnica affinché la sicurezza dei sodalizi e delle persone fisiche appartenenti alla comunità italiana residente in Croazia venga tutelata ai massimi livelli facendo uso di tutti gli opportuni canali diplomatici e mezzi di pressione politica a nostra disposizione.
(4-02383)
GRIMOLDI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi, le prefetture hanno proceduto a comunicare agli enti locali il contenuto della direttiva 5 agosto 2006, recepita nella circolare n. 42 del 17 novembre 2006 del Ministero degli interni, con la quale sono state emanate nuove istruzioni «sui diritti dello straniero nelle more del permesso di soggiorno in tema di iscrizione anagrafica»;
in particolare, il signor Ministro afferma come si debba procedere all'iscrizione anagrafica di cittadini extracomunitari mai inseriti nell'elenco della popolazione residente ovvero, cancellati per irreperibilità e ricomparsi successivamente, a condizione che la richiesta del rinnovo del permesso di soggiorno sia stata presentata prima della scadenza del permesso di soggiorno od entro 60 giorni dalla scadenza dello stesso, e che sia stata
rilasciata dall'ufficio la ricevuta attestante l'avvenuta presentazione della richiesta di rinnovo;
quanto previsto e richiamato in premessa si pone in contrasto con la normativa anagrafica vigente (decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 1989, decreto del Presidente della Repubblica n. 394 del 2000 e decreto ministeriale 18 dicembre 2000) che prescrive, invece, che si debba procedere all'iscrizione di cittadini stranieri solo ed esclusivamente se in possesso di regolare permesso o carta di soggiorno -:
come sia possibile, alla luce del principio gerarchico delle fonti su cui poggia il nostro ordinamento e, più in generale, il nostro stesso Stato di diritto, che una direttiva ministeriale possa porsi come fonte normativa e, peraltro, sovra-ordinata, tale da sancire principi e raccomandare procedure, in chiaro contrasto con la normativa vigente.
(4-02385)
CASTELLANI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 28-29 maggio 2006 nel comune di Roseto degli Abruzzi (Teramo) che appartiene al novero dei comuni con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche di sindaco e del consiglio comunale;
all'esito della predetta consultazione elettorale il consiglio comunale di Roseto degli Abruzzi è risultato composto da 18 membri della maggioranza di centro-sinistra, oltre al sindaco, e da soli 2 rappresentanti della minoranza di centro-destra;
per effetto di questa singolare composizione del consiglio comunale, alcune delle prerogative e dei diritti dei consiglieri di minoranza vengono ad essere pregiudicati, a causa della formulazione di alcune disposizioni dello statuto e del regolamento del consiglio comunale vigenti;
in particolare, l'articolo 10, comma 1 dello statuto comunale di Roseto, conformemente alle disposizioni contenute nell'articolo 39, comma 2 del decreto legislativo n. 267/2000 (T.U.E.L.), prevede che: «Il Presidente del Consiglio comunale è tenuto a riunire il Consiglio, in un termine non superiore a venti giorni, quando lo richieda almeno un quinto dei consiglieri o il Sindaco, inserendo all'ordine del giorno le questioni richieste»;
gli articoli 34, comma 4, e 36, comma 1 del Regolamento del Consiglio comunale di Roseto, in contrasto alle disposizioni contenute nell'articolo 43, comma 1 del decreto legislativo n. 267/2000 (T.U.E.L.), prescrivono la sottoscrizione di «almeno un quinto dei consiglieri comunali» per la presentazione di mozioni e proposte di deliberazione in Consiglio comunale;
conseguentemente, ai due consiglieri di minoranza, allo stato attuale, non è consentito avanzare richiesta di convocazione del consiglio comunale e, cosa assai più grave e penalizzante, è negata loro la possibilità di presentare autonomamente proposte di deliberazioni, mozioni o chiedere la trasformazione di interrogazioni in mozioni;
uno dei due consiglieri di opposizione, il consigliere Antonio Norante, pertanto si è premurato di richiedere al ministero dell'interno - Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali, Settore Autonomie Locali - un parere sulla possibilità di avanzare richieste di modifica delle predette disposizioni statutarie e regolamentari, ed innanzitutto dell'articolo 10, comma 1 dello Statuto comunale vigente, visto quanto prescritto dallo stesso T.U.E.L. (articolo 39, comma 2);
il ministero dell'interno in data 4 ottobre 2006 con atto prot. n. 15900/937/L.142/1 Bis/5.1.8, trasmesso per conoscenza anche al comune ed alla prefettura di Teramo, si esprimeva in senso favorevole ed asseriva che: «Peraltro, si osserva che fermo restando il quorum previsto dall'articolo 39, comma 2 del T.U.E.L. (...), l'Ente locale, nella propria autonomia potrà legittimamente introdurre nel proprio Statuto e relativo Regolamento sul
funzionamento del Consiglio una diversa e più favorevole previsione. Pertanto, si ritiene che la disposizione dell'articolo 10, comma 1 dello Statuto comunale potrebbe essere riformulata nei termini rappresentati dal consigliere Norante, sempre che sull'ipotizzata proposta di modifica statutaria converga il numero dei consensi necessario (...).
Va comunque rilevato che i due consiglieri in questione potranno utilizzare altri strumenti che rimangono nelle prerogative di ciascun consigliere, indipendentemente dall'entità numerica del gruppo di cui fanno parte. Infatti, ogni consigliere ha la possibilità, uti singuli, di esercitare l'iniziativa deliberativa ovvero di presentare proposte di deliberazione al Consiglio relativamente agli oggetti di competenza di detto organo e, inoltre, di presentare interrogazioni e mozioni ed ogni altra istanza di sindacato ispettivo.»;
il presidente del Consiglio comunale di Roseto, tuttavia, nonostante l'autorevole parere del ministero, continua a negare l'iscrizione all'ordine del giorno dei Consigli comunali di due proposte di delibera avanzate dai consiglieri di opposizione ed acquisite al protocollo dell'Ente da diversi mesi, aventi ad oggetto proprio la modifica dell'articolo 10, comma 1 dello Statuto comunale e degli articoli 34 e 36 del Regolamento del Consiglio comunale di Roseto, onde rimuovere gli ostacoli che attualmente impediscono ai due consiglieri di minoranza di esercitare appieno le proprie funzioni;
va evidenziato, tra l'altro, che il ruolo dei consiglieri di minoranza ed i relativi diritti, vengono continuamente frustrati da parte dell'Amministrazione comunale che, avvalendosi della grande forza numerica e di stretti rapporti fiduciari con la dirigenza, ostacola ogni iniziativa politica dei consiglieri di minoranza, i quali ultimamente si sono visti negare persino l'accesso ad atti e documenti amministrativi;
la scusa strumentale più ricorrente, utilizzata dai Responsabili dei Servizi per ostacolare l'accesso dei consiglieri di opposizione ad atti e documenti amministrativi che si vogliono tenere secretati, è rappresentata da differimenti sine die non giustificati o giustificabili ai sensi di legge, quali richieste di pareri alla Commissione ministeriale per l'accesso ai documenti amministrativi;
il diritto di accesso dei consiglieri comunali del comune di Roseto, come espressamente disciplinato dal comma 2 dell'articolo 43 del decreto legislativo n. 267/2000, viene continuamente disconosciuto e la disciplina dell'istituto dell'accesso dei consiglieri comunali, interpretata dall'Amministrazione di Roseto in maniera del tutto singolare, alla stregua del generale diritto d'accesso riconosciuto a tutti i cittadini e disciplinato dall'articolo 22 e seguenti della legge n. 241, del 1990;
la finalità di queste operazioni appare all'interrogante quella di impedire ai consiglieri di minoranza di esercitare le funzioni di garanzia e controllo sull'operato dell'Amministrazione, che sono riconosciute dalla legge e dalla stessa Costituzione della Repubblica, in virtù del mandato conferito loro dagli elettori;
ultimamente il ruolo dei due consiglieri di minoranza al comune di Roseto è divenuto sempre più difficile e mortificante, a causa dei continui soprusi e vessazioni che sono costretti a subire dall'amministrazione comunale;
i due consiglieri comunali di opposizione infatti, per vedere riconosciuti i loro fondamentali diritti, si sono visti costretti, dopo vari e ripetuti inviti e diffide, a presentare un circostanziato esposto alla procura della Repubblica di Teramo, al Difensore civico regionale di L'Aquila, al prefetto di Teramo ed al ministero dell'interno, chiedendo tempestivi interventi a salvaguardia dei propri diritti;
la situazione che si è venuta a creare nel comune di Roseto va certamente monitorata, onde evitare che diritti costituzionalmente riconosciuti a rappresentanti del
popolo possano essere pregiudicati, nel totale dispregio di ogni regola democratica -:
se sia a conoscenza della presentazione del predetto esposto da parte dei consiglieri comunali di opposizione al comune di Roseto degli Abruzzi, inoltrato il giorno 8 gennaio 2007 al ministero dell'interno, Dipartimento Affari Interni e Territoriali, Direzione Centrale per le Autonomie;
se condivida la motivazione del parere del 4 ottobre 2006 volta, secondo l'interrogante, a impedire la continua e sistematica violazione dei diritti dei consiglieri comunali di minoranza e consentire loro l'espletamento del mandato conferitogli dagli elettori, oltre che a tutelare le elementari regole di democrazia ed il rispetto delle leggi che disciplinano il funzionamento degli enti locali.
(4-02391)
FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Fidenza (Parma) ed in quelli ad esso limitrofi si registra una recrudescenza preoccupante di furti, prevalentemente nelle abitazioni, la qual cosa genera un diffuso allarme sociale;
anche recentemente (mercoledì 13 gennaio) è stato compiuto un furto, in pieno giorno, in un noto supermercato ubicato nel centro di Fidenza;
già in passato la civica amministrazione si era attivata presso gli organi istituzionalmente competenti affinché venisse istituito in Fidenza un commissariato di Pubblica Sicurezza, la cui attivazione oltre a costituire un importante tassello del mosaico della polizia di prossimità, servirebbe ad avvicinare sempre più ai cittadini le forze di polizia -:
se sia possibile ipotizzare l'istituzione del commissariato di cui in premessa ed in ogni caso quali disposizioni intenda impartire affinché siano predisposte significative azioni di prevenzione della criminalità organizzata nel comune di Fidenza e nell'area ad esso limitrofa.
(4-02397)
MINASSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che -:
nelle scorse settimane il Consiglio comunale della Spezia è stato interessato da diverse pratiche all'ordine del giorno, tra cui la nuova convenzione fra il Comune e l'Enel relativa al risarcimento dei danni all'ambiente e alla salute prodotti negli anni dalla centrale di Vallegrande;
nel corso di questo confronto, l'opposizione ha presentato su alcune delibere svariate centinaia di emendamenti ed ha manifestato l'intenzione di presentarne altre migliaia sulla pratica suddetta, il cui esame sarebbe stato previsto dopo il 23 ottobre 2006;
nel corso della seduta del 13 ottobre 2006, a seguito di specifica richiesta formulata nella riunione precedente da parte di un consigliere comunale di maggioranza, è stato prodotto all'attenzione dell'assemblea da parte della Presidenza del Consiglio comunale un doppio parere scritto, firmato dal direttore generale del Comune e dal Segretario comunale, sull'ammissibilità di 850 emendamenti presentati da diversi consiglieri di opposizione sulla pratica in quel momento in discussione;
nel primo parere, quello del Direttore Generale, dottor Pier Luigi Fusoni, si faceva genericamente rilevare che le proposte di modifica - in blocco e non singolarmente - «si sostanziano nella sola sostituzione di singole parole del testo o con parole di significato equivalente e pertanto sono prive di qualsiasi portata modificativa»;
nel secondo, reso dal Segretario Generale, dottor Nicola Ianigro, veniva invece ricordato il divieto contemplato dall'articolo 1, comma 2, della legge 241 del 1990 secondo cui «la pubblica amministrazione non può aggravare il procedimento amministrativo se non per straordinarie e motivate esigenze imposte dallo svolgimento dell'istruttoria»;
utilizzando come base d'appoggio tali pareri, la Presidenza del Consiglio Comunale
decideva di cassare in blocco tutti gli 850 emendamenti presentati dai consiglieri di opposizione e, di fronte alle reiterate proteste di questi ultimi, non riteneva nemmeno di sospendere la seduta per ascoltare su tale punto il parere della locale Prefettura, come esplicitamente richiesto nel corso del dibattito dai firmatari delle proposte di modifica contestate;
dinnanzi ad un simile comportamento, chiaramente lesivo dei loro diritti di espressione democratica, i capigruppo dei tre gruppi di minoranza presenti nel Consiglio comunale inoltravano un'istanza scritta con richiesta di parere urgente al Prefetto della Spezia sulla legittimità del comportamento tenuto dalla Presidenza;
nella mezz'ora successiva, veniva recapitata a mano al Presidente del Consiglio comunale e al Sindaco da parte di un consigliere di opposizione (non essendo stato possibile per la Prefettura inoltrare la stessa via fax, essendo tutti i fax del Comune staccati o spenti) una nota a firma del Vice Prefetto vicario della Spezia, dottor Annunziata Gallo, in cui, relativamente alla questione oggetto della richiesta dell'opposizione, veniva ricordato non solo che «tale legge (l'articolo 1, comma 2 della legge 241 del 1990 citato dal Segretario comunale) non può trovare alcuna applicazione alle sedute del Consiglio comunale, che sono disciplinate, come è noto, dal Testo Unico del 2000 e dal Regolamento del consiglio» ma anche che «tali testi non attribuiscono al Segretario Generale e al Direttore Generale il potere di pronunciarsi preventivamente sulla ammissibilità degli emendamenti, decidendo se abbiano carattere modificativo o meno», ricordando che «tale potere è invece riservato al Consiglio comunale, come si evince dagli articoli 55-56-57 del Regolamento»;
il Presidente del Consiglio, contestando la legittimità delle modalità di inoltro, non riteneva di prendere in esame tale parere e procedeva senza indugi a sottoporre a votazione la delibera all'ordine del giorno, dopo aver eliminato tutti gli emendamenti presentati dalla minoranza e negando ripetutamente (come risulta dal verbale della seduta) la parola a più consiglieri che la chiedevano sull'ordine dei lavori (che il Regolamento consiliare prevede invece debba essere concessa in qualsiasi momento, qualora ne venga fatta esplicita richiesta da un componente del Consiglio);
considerato particolarmente grave e lesivo dei diritti di espressione delle minoranze tutelate dalle leggi dello Stato, dallo statuto del Comune e dalle consuetudini in vigore in tutte le assemblee elettive il comportamento tenuto in questa occasione dal Presidente del Consiglio comunale, supportato dal Segretario comunale e dal Direttore generale;
ritenuta del tutto illegittima e particolarmente immotivata la bocciatura in blocco di tutti gli emendamenti presentati dall'opposizione sulla base di un parere generico reso da organi tecnici che, stante quanto evidenziato dalla Prefettura, non solo non avevano titolo a intervenire sulla ammissibilità preventiva degli stessi, ma che non hanno ritenuto opportuno nemmeno presentare una valutazione circostanziata per ogni singola proposta di modifica;
ritenuto che il Consiglio comunale della Spezia, secondo comune della Liguria per numero di abitanti, sia un'istituzione in cui, al pari di qualsiasi altra assemblea elettiva democratica, deve essere sempre garantito il rispetto delle leggi e dei regolamenti, assicurando fino in fondo le prerogative politiche e gli spazi di agibilità democratica di tutte le componenti in esso rappresentate -:
se non ritenga, a fronte dei palesi comportamenti in violazione di legge, in capo al Presidente del Consiglio, al Direttore generale e al Segretario generale, che ricorrano le condizioni per promuovere le procedure di scioglimento del Consiglio comunale.
(4-02399)
BRICOLO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da quanto si apprende dalle notizie riportate dagli organi di stampa, in Italia dilaga il fenomeno della violenza contro le donne vittime della sottomissione irragionevole ai dettami fanatico religiosi (mortificazione del corpo e della personalità, mutilazioni sessuali, segregazione, poligamia, matrimoni imposti dalle famiglie);
in un articolo pubblicato in data 27 gennaio 2007 sul Corriere della Sera, viene citato a corollario di un elenco di casi di donne straniere vittime di violenza «giustificata» da assurde convinzioni confessionali, il paradossale episodio accaduto il 26 agosto 2005, nel quale, durante una funzione tenutasi all'interno della Moschea di Verona sita in via Biondani, la guida spirituale Wagdy Ghoneim, (un estremista incarcerato in Egitto, espulso dagli Stati Uniti e Canada per apologia del terrorismo internazionale entrato in Italia su invito dell'UCOI), interpretando il Corano, ha indicato tra i doveri di ogni buon musulmano quello di usare la violenza nei confronti delle donne che «sbagliano»;
sempre dalle notizie riportate dai mass media è ipotizzabile dedurre come le parole d'istigazione alla violenza nei confronti delle donne pronunciate in quella occasione dall'Imam Wagdy Ghoneim furono da più di un fedele interpretate alla lettera. Caso emblematico quello denunciato da una donna coraggio Amal El Boufrai che dopo anni di vessazioni e violenze subite dal marito e due gravidanze interrotte per le percosse subite dallo stesso ha raccontato alle Forze dell'ordine come proprio in quel giorno fatidico del 26 agosto 2005 il marito Moustapha Ben Har, marocchino residente nel capoluogo scaligero, si sia sentito ancora di più autorizzato a picchiarla dopo aver partecipato all'incontro di preghiera nella moschea;
è assordante e colpevole il silenzio delle comunità musulmane presenti in Italia dinnanzi a casi così eclatanti;
è inaccettabile che la Consulta per l'islam italiano, istituita con decreto del Ministro dell'interno, che tanta influenza dovrebbe avere sulle comunità musulmane presenti nel nostro Paese, non si prodighi per stigmatizzare, prendendo una posizione ufficiale di condanna, tali episodi;
dignità e diritti sono elementi su cui non è possibile scendere a patti. È necessario quindi ribadire come non vi potrà mai essere integrazione senza la preventiva accettazione da parte di tutta la comunità islamica delle normative vigenti in materia di libertà individuale e di pensiero, di obbligo scolastico, di autodeterminazione e di uguaglianza formale di tutti i cittadini davanti alla legge, lo status giuridico o religioso delle donne, il rispetto del diritto di famiglia e dell'istituto del matrimonio, dei minori e dei non credenti e il trattamento degli animali;
è noto che la moschea, oltre ad essere sede di attività religiosa, diventa anche centro della vita sociale, politica e militare della comunità musulmana;
una politica non attenta, ha contribuito al brulicare del fondamentalismo islamico;
mentre oramai è palese ad avviso degli interroganti che anche in Italia all'interno delle comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi allo stesso tempo non è invece facilmente riscontrabile una collaborazione con le Forze dell'ordine e la magistratura da parte di quei musulmani che si dichiarano moderati e che continuano a chiedere diritti dimostrando la volontà di volersi integrare nella nostra società;
è stato più volte documentato da fonti giornalistiche che molto spesso, in occasione di funzioni religiose, gli Imam predicano odio nei confronti della cultura occidentale e sentenziano condanne contro tutti coloro che non si comportano secondo i dettami coranici, (inutile ribadire come questi, in molti casi, siano antitetici ai principi e ai valori sui cui è fondata la
nostra tradizione culturale e che come tali si ritrovano anche nella Costituzione italiana) -:
quali provvedimenti il Ministro intenda assumere per non permettere il verificarsi di tali situazioni nel nostro Paese e se non ritenga indispensabile che vengano predisposti controlli approfonditi in tutte le moschee e, considerato il caso descritto nelle premesse in particolar modo nella moschea di via Biondini (Verona), e centri islamici presenti sul territorio italiano, giungendo anche alla chiusura precauzionale di quelli al cui interno si riscontrano presenze eversive;
quali provvedimenti il Ministro intenda adottare nei confronti degli Imam della moschea di Verona che hanno ospitato ed invitato a parlare durante la funzione religiosa tenutasi nella moschea il Signor Wagdy Ghoneim già noto a livello internazionale per le sue posizioni radicali e fondamentaliste.
(4-02403)