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Allegato B
Seduta n. 101 del 31/1/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere - premesso che:
dalle informazioni in possesso del gruppo parlamentare dei verdi alla Camera dei deputati risulta che:
il regime costiero abruzzese è caratterizzato da:
arretramenti della linea di costa da 30 a 350 m a partire dal 1870, tanto da aver determinato la necessità di spostare verso l'interno segmenti d'infrastrutture importanti quali il tracciato ferroviario;
presenza di alcuni sbocchi fluviali che apportano inquinanti ma scarsi sedimenti;
presenza di un pro-delta fangoso costiero dell'Olocene superiore (più di 5500 anni) instabile e sviluppato specialmente nei primi 20 km dalla costa con spessori fino a 50 metri;
fondale con substrati mobili costituiti da sedimenti fini, peliti e peliti sabbiose, diversificati composizionalmente ed estesi fino a 100 km dalla costa;
effetti ricorrenti di moria riscontrati sui popolamenti marini bentonici, tra questi ultimi lammellibranchi e gasteropodi d'importanza economica;
effetti gravi sul fitoplancton (formazione di mucillagine) con grave detrimento dell'industria ittica;
intensa urbanizzazione con 19 comuni in cui risiedono circa 381.000 abitanti (30 per cento della popolazione regionale) distribuiti su 115 km di costa caratterizzata da un elevato regime idrodinamico;
a queste caratteristiche geologico-fisiografiche si aggiungono gravi fattori di pericolosità (hazard) naturale e antropica quali:
erosione, alluvionabilità, tsunami (esempio quello scatenato dal terremoto del 1627), frequente acqua alta (fino a più di 1 metro sul livello marino medio), franosità della costa alta, fenomeni sismici;
posizionamento irrazionale di pennelli e barriere, eliminazione diffusa di dune, lagune, barre e berme costiere, depauperamento della vegetazione costiera, emungimenti incontrollati della falda, cave e cementificazione in alveo fluviale, cementificazione delle aree golenali dei fiumi, drastica diminuzione delle aree permeabili eccetera;
ciò stante, la Regione Abruzzo ha avviato una serie d'interventi all'interno del progetto SICoRA (sviluppato con fondi
CIPE 36/2002 e 17/2003) che prevedono oltre al ripascimento puro delle spiagge anche un forte contenimento di tale ripascimento, costituito da varie tipologie di manufatti rigidi come: barre al piede ed isolotti, pennelli ortogonali emergenti e semi-emergenti o a T e radicati profondamente sulla spiaggia, barriere parallele e radenti;
tali strutture costituiscono un sistema di celle di contenimento che, completato, si svilupperà per diverse decine di chilometri riversando sulla costa molti milioni di metri cubi di cemento, roccia e sedimenti prelevati al largo;
tali interventi non solo stanno determinando una grave compromissione dell'ambiente con la definitiva scomparsa della flora e fauna costiera e il blocco del ciclo di rinnovamento stagionale della spiaggia, ma stanno, inoltre, determinando accelerazione dell'erosione in altri siti. A ciò si aggiungono problemi d'igiene ambientale dovuti alla scarsa circolazione delle acque. Infatti, nelle celle si creano condizioni d'eutrofizzazione e conseguente anossia, sedimentazione limosa, concentrazione d'inquinanti, intrappolamento di detriti e rifiuti durante le mareggiate. I danni si estendono alle zone sommerse ove vengono effettuati i prelievi per i ripascimenti senza un adeguato controllo dell'impatto sull'habitat marino, sulla effettiva corrispondenza chimico-fisica dei materiali prelevati con l'ambiente in cui vengono depositati, e sulla stabilità del fondale. Tali interventi oltre agli ovvi danni nella zona interessata dal posizionamento delle celle di contenimento e del ripascimento possono comportare la rimobilizzazione di fanghi al largo e lungo la costa, torbidità e diffusione di eventuali inquinanti assorbiti dai fanghi sulla superficie del fondale. L'opinione pubblica è stata allarmata da un vistoso evento avvenuto nei giorni 25-26 dicembre 2006 lungo la costa abruzzese settentrionale fino a Tortoreto associato a diffusa schiumosità attribuita dalla stampa ai lavori di dragaggio;
il dispiegamento di mezzi ed attrezzature necessari al ripascimento favorisce condizioni di pericolo, trasformando il mare in un «cantiere» incontrollabile, come ha tristemente dimostrato l'incidente mortale verificatosi il 17 dicembre 2006 con affondamento di un peschereccio di 10 tonnellate a 800 metri dalla costa a causa dell'urto con una tubatura utilizzata per il ripascimento nella zona marina antistante la Pineta Avalos di Pescara dove si sta effettuando la costruzione di celle di contenimento e il ripascimento. Altri pericoli per l'incolumità pubblica derivano dalle correnti erosive (RIP) indotte dalle opere che possono scavare profonde buche ove la corrente s'incanala tra o lungo le opere stesse;
quindi, oltre a non risolvere il rischio esondativo ed idrogeologico, il succitato progetto procura enormi danni ambientali e possibili pericoli per la salute pubblica;
SICoRA è un pessimo investimento economico, le opere stesse sono soggette a fenomeni erosivi, esondativi e richiederanno enorme manutenzione, la loro realizzazione preclude lo sviluppo turistico ecocompatibile impedendo il raggiungimento delle finalità dei programmi LIFE;
in definitiva viene da chiedersi se SICoRA non serva invece a rendere edificabili le aree ad esso prospicienti dato che, a latere, sono spuntati oltre ad innumerevoli edifici permanenti adibiti a ristorante/discoteca sulla spiaggia, grossi progetti tra cui: l'Hotel de Cecco sulla spiaggia di Pescara, il Porto di Francavilla alla foce dell'Alento, la strada sulle dune tra Francavilla e Lido Riccio, l'aeroporto sul mare di Ortona e il porto di Casalbordino;
gli interventi proposti dalla Regione Abruzzo, contrastano, secondo gli interpellanti, con le previsioni di tutela disposte dai Piani urbanistici e vincolistici che interessano le aree ed in particolare il PRP nonché i PTCP delle province di Chieti, Teramo e Pescara;
gli interventi di SICoRA precludono la possibilità della riqualificazione, riconversione
sostenibile ed eco-compatibile e di poter accedere alle opportunità di finanziamento previste dalla comunità europea come i progetti EMAS, LIFE eccetera;
ancor più grave, gli interventi di SICoRA favoriscono la predisposizione d'insediamenti e strutture alberghiere in zone nelle quali, invece, la pianificazione territoriale consente l'utilizzo del territorio per finalità meramente turistiche con l'installazione di opere facilmente amovibili e possibilmente in legno o materiali ecocompatibili escludendo, a priori, qualsivoglia insediamento abitativo alberghiero;
tali obblighi non appaiono rispettati in modo adeguato dalle delibere della Regione Abruzzo e degli enti locali costieri, giacché sono stati, di fatto, disattese le proposte formulate da RICaMA, dai Piani provinciali e dal QRR in materia di tutela dell'ambiente e vincoli urbanistici, tutela paesaggistica, ambientale ed ecologica. Inoltre, l'intervento interessa aree d'elevata valenza naturalistica caratterizzate dalla presenza di habitat costieri rientranti nella rete Natura 2000 e comunque indispensabili al fine della conservazione di specie faunistiche tutelate che ivi trovano ambienti indispensabili alla sosta ed alla riproduzione durante i tragitti migratori;
gli enti preposti non adempiono, di fatto, agli obblighi di tutela delle aree protette, o demaniali o a rischio idrogeologico e inoltre varano piani spiaggia, varianti a PRG e quanto altro, eludendo la valutazione d'impatto mediante la parcellizzazione dei vari progetti che usano SICoRA come un paravento. D'altra parte l'imponenza dell'intervento di SICoRA (tra 100 e 150 milioni di euro) lo rende un colosso poco vulnerabile alle istanze locali di protezione e garanzia della qualità dell'ambiente naturale ed antropico abruzzese. In questo quadro i cittadini si chiedono se il peggior inquinatore e distruttore dell'ambiente in Abruzzo non sia la Regione Abruzzo stessa;
infatti, nel delicato ambiente rappresentato dalla zona costiera, tutte queste opere non fanno niente altro che aggravare il rischio totale (= valore x vulnerabilità x hazard) esponendo le opere stesse all'erosione a fenomeni di Tsunami e acqua alta, aumento erosione nelle altre zone, producendo un'antropizzazione non sostenibile, interferenza con l'idrologia sotterranea e superficiale, distruzione berme e dune aumentando irragionevolmente e senza necessità per il bene pubblico, il valore esposto e la sua vulnerabilità e violando le norme in materia di salvaguardia delle opere pubbliche (per esempio il decreto ministeriale 11 marzo 1988, al punto C.4.1, 2o comma);
inoltre, se è vero che in alcuni dei 19 comuni costieri si è riusciti a bloccare parzialmente SICoRA, passando da un ripascimento contenuto a uno «morbido», come ad esempio Martinsicuro, bisognerebbe chiedersi perché SICoRA, che è un progetto di logica ingegneristica monolitica che esclude l'efficacia del mero ripascimento «morbido», sia applicato in certe aree sì e in altre no, tra quelle indicate nel progetto stesso, rivelando quindi una non attuabilità delle analisi di rischio e delle strategie d'intervento del progetto stesso ed evidenziando quindi una gravissima pecca applicativa e una sostanziale non sostenibilità politica del progetto;
riassumendo SICoRA non è un buon «gestore» delle situazioni di rischio, per diversi motivi:
danni economici-ambientali nel medio-lungo termine,
benefìci scarsi e solo a breve termine,
costi ridistribuiti a livello perlomeno regionale,
necessità di manutenzione onerosa,
aumento del valore esposto,
aumento della vulnerabilità ambientale,
gli interpellanti sono consapevoli che la situazione della costa è critica a causa degli avversi fattori naturali ed antropici diffusi a livello mondiale, che è quasi impossibile fermare la salita del livello marino e che la popolazione costiera aspetta risposte, magari una qualsiasi risposta, ma non è sprecando denaro pubblico che risolveremo il problema;
è necessario invece provvedere alla difesa e ripristino dei duneti costieri, alla recinzione delle aree umide ed istituzione delle «Riserve naturali orientate» o «Aree protette», al ripristino della vegetazione arborea di retrospiaggia finalizzata ad intrappolare la sabbia, all'alleggerimento delle infrastrutture portuali da diporto con soluzioni galleggianti, alla decementificazione degli alvei fluviali, ripristinare le condizioni d'apporto di sedimento dai bacini fluviali e all'arretramento opere cementizie e infrastrutture;
gli interpellanti sanno che un intervento così maturo incorre in una scarsa accettabilità sociale e politica ma solo tramite un diversificato cambio di destinazione uso e all'instaurarsi di economie sostenibili, accompagnato da una seria politica di incentivi per gli ottemperanti, disincentivi per i non ottemperanti, una giusta pianificazione territoriale, una forte campagna di educazione civico/ambientale ed un efficace controllo delle normative edilizie e territoriale da parte dello Stato potremo arrivare ad un intervento efficace -:
quale sia il giudizio del Governo sui fatti sopra esposti, anche nel quadro più generale di rilancio della politica di tutela e valorizzazione delle risorse ambientali e dello sviluppo turistico ed economico sostenibile ed eco-compatibile, a cui il Ministro interpellato si è ripetutamente richiamato in questi mesi nelle sedi parlamentari;
quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, il Ministro intenda in particolare assumere, affinché siano rispettati gli obblighi di tutela, citati in premessa, derivanti dalla legge statale 6 dicembre 1991, n. 394 e da quelli del Codice dei beni culturali e del paesaggio, anno 2004, articolo 29.
(2-00343)
«Francescato, Cassola, Camillo Piazza, De Zulueta, Zanella, Poletti, Fundarò, Bonelli, Boato, Pellegrino».