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Allegato B
Seduta n. 102 del 1/2/2007
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SALUTE
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
l'Ospedale San Carlo di Potenza ha il 4 ottobre 2000 stipulato una convenzione con l'associazione di volontariato «Centro Aiuto alla Vita» (CAV) al fine di prevenire l'interruzione volontaria di gravidanza;
detta convenzione, contestata dal movimento delle donne di Basilicata, secondo le dichiarazioni pubbliche del direttore generale dell'azienda ospedaliera San Carlo non è stata rinnovata, ma l'associazione continuerà a svolgere la sua attività di volontariato all'interno della azienda in un locale «all'uopo assegnato»;
tale convenzione o autorizzazione a svolgere la propria azione, permette ai volontari del CAV di essere presente in ospedale, indossando camici bianchi consentendo loro, come giustamente fanno rilevare le donne, di confondersi con il personale ospedaliero. Questo scenario facilita l'avvicinamento alle donne che si trovano lì, in ospedale evidentemente perché hanno già scelto. Le azioni svolte dal CAV sono dunque, secondo gli interpellanti, una violazione alla privacy, all'autonomia delle donne ed allo spirito della legge n. 194 che disciplina la IVG;
la legge n. 194 del 1978, in combinato disposto con la legge n. 405 del 1975 (istitutiva dei consultori) assegna ai consultori e non alle aziende ospedaliere, quali il San Carlo, la funzione della prevenzione e della informazione adeguata alle donne in maternità compresa quella che riguarda le donne che scelgono di interrompere in modo volontario la gravidanza;
la competenza di sollecitare l'ospedale San Carlo spetta alla regione Basilicata che tuttavia non può non tenere conto dello spirito della legge n. 194 e della legislazione nazionale in materia che ha inteso garantire alla donna di decidere di sé -:
se non ritenga che dette convenzioni e altre simili siano in netta violazione della legge n. 194 del 1978 e della legge n. 405 del 1975, che hanno appunto individuato nei consultori il luogo della prevenzione e della informazione e assegnano alle donne la decisione libera e consapevole;
come intenda procedere per rafforzare la funzione e la presenza nel territorio dei consultori, che sono luoghi pubblici
dove è garantita la pluralità e la laicità necessaria.
(2-00346)
«Lombardi, Deiana, Nicchi, Provera, Dato, Buffo, Mungo, Sasso, Perugia, Frias, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Duranti, Dioguardi, Poretti, Cesini, Schirru, Di Salvo, Trupia, Bandoli, Bellillo, Cardano, Mascia, Zanotti, Daniele Farina, De Zulueta, Francescato, De Simone, Mariani, Siniscalchi, Bellanova, Cinzia Maria Fontana, Smeriglio, Iacomino, Andrea Ricci, Ferrara».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
domenica 21 gennaio 2007 si è svolto a Buti (Pisa) un Palio con l'abbattimento di un cavallo ed un ferimento di un altro. Nello stesso Palio nel 2004 si era registrato lo stesso tragico bilancio;
rispondendo in Aula il 12 ottobre 2006 ad una mia precedente interpellanza urgente (2-00171) su fatti analoghi occorsi nei Palii di Ferrara, Feltre, Avola e Belpasso, il Sottosegretario Gian Paolo Patta, sottolineando che «condivideva molte delle amare considerazioni» da me svolte, annunciava «un'iniziativa legislativa in tempi rapidi»;
nella stessa risposta il Sottosegretario «assicurava il massimo impegno da parte del Ministero della salute affinché le regioni svolgano la funzione di vigilanza sulla corretta applicazione dell'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 febbraio 2003 sulla tutela degli animali, in merito proprio a corse di cavalli su circuiti cittadini;
sempre in riferimento alla interpellanza urgente (2-00171) si chiedeva inoltre se il Ministro dell'interno non ritenesse opportuno emanare una direttiva urgente alle prefetture affinché le commissioni di vigilanza sui pubblici spettacoli non concedessero il nulla osta per le corse di equidi in percorsi urbani delle Regioni che non avessero ancora recepito con atto legislativo e sanzioni l'articolo 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 febbraio 2003 ovvero affinché le prefetture disponessero comunque il divieto per le eventuali relative analoghe commissioni comunali -:
quali iniziative concrete abbiano intrapreso o, in caso contrario, quali iniziative e con quali tempi certi intendano intraprendere, per adempiere agli impegni presi formalmente in Aula così come riportati in premessa.
(2-00347)
«Azzolini, Giuseppe Fini, Bertolini, Paoletti Tangheroni, Di Cagno Abbrescia, Paroli, Milanato, Rigoni, Armosino, Lainati, Mario Pepe, Romani, Carfagna, Fratta Pasini, Vitali, Boniver, Santelli, Paniz, Bruno, Pili, Licastro Scardino, Verro, Laurini, Di Virgilio, Volontè, Giovanardi, Palumbo, Del Mese, Brancher, Poretti, Mellano, Turco, Beltrandi, Mancini, Francescato, Pellegrino, Zanella».
Interrogazioni a risposta scritta:
REINA. - Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
circa diecimila lavoratori del comparto farmaceutico rischiano la cassa integrazione;
la precarizzazione degli informatori scientifici comporta maggiori rischi per la salute del cittadino;
alcune case farmaceutiche come la Pfizer, Merck Sharp & Dohme, Bayer-Shering, Wyeth Lederle etc., disconoscendo le regole del sistema sanitario nazionale,
hanno deciso una corposa riorganizzazione che prevede per quanto riguarda la Pfizer, dopo la cessione di altre linee e la chiusura del Centro di ricerca di Nervino, la eliminazione di due linee della rete di informazione, nella quale operano 440 informatori scientifici del farmaco, attraverso la ennesima cessione di ramo d'azienda;
la motivazione dei tagli occupazionali è addebitata alle forti misure di contenimento della spesa sanitaria, che si esplicano in riduzione dei prezzi, difficoltà nella rimborsabilità, e limitazioni nell'accesso ai medici -:
quali azioni intendano intraprendere a difesa dei diritti e dei livelli occupazionali di questi lavoratori.
(4-02407)
LION. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la spesa sanitaria che lo Stato e le Regioni, sostengono per la salute dei cittadini costituisce in senso indiretto, il giusto prezzo da pagare sotto forma di imposte alle quali tutti gli italiani concorrono nell'interesse collettivo;
il costo della Sanità in generale e dei farmaci in particolare, costituiscono tuttavia, un onere rilevante a cui lo Stato fa fronte rimborsando alle farmacie il corrispettivo di spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale;
per alleggerire l'impegno finanziario dello Stato, sono stati immessi sul mercato i cosiddetti farmaci generici in luogo di certe costose specialità di pari efficacia; rimedio che non sembra però, aver migliorato sostanzialmente le cose circa la spesa farmaceutica che in modo apparentemente inspiegabile si è invece, incrementata;
oltre questo, per arginare il trend di crescita dei costi, sono state imposte dal Governo riduzioni di prezzo, come anche il recente provvedimento che dal 1o ottobre 2006 prevede un ulteriore abbattimento di circa il 5 per cento del prezzo di listino dei farmaci rimborsabili dal S.S.N;
la causa del progressivo aggravio di spesa farmaceutica che secondo certe fonti medianiche (ott. 2006), sarebbe imputabile 20 per cento di ricette false a carico del Servizio Sanitario, è, a giudizio dell'interrogante, un'informazione fuorviante, in quanto gli enti di controllo hanno l'obbligo di segnalare tempestivamente agli uffici preposti i dettagli di questi stessi dati, per il recupero e per le relative sanzioni (dissuasive) a carico dei responsabili;
è riuscito, invece a passare finora sotto silenzio un aspetto meritevole di attenzione su cause dell'aggravio, di spesa a carico soprattutto della P.A da parte di alcuni titolari di farmacia che sembra si organizzino con medici della mutua in gestioni private comuni, intese ad imbrigliare l'utenza in un ciclo chiuso medico-farmacia;
risulterebbe che un numero sempre crescente di farmacisti titolari allestisca infatti, a proprie spese nelle immediate vicinanze della farmacia una struttura immobiliare contenente uno studio medico, quasi sempre un poliambulatorio, che viene dato in comodato ad alcuni medici del Servizio Sanitario Nazionale o quanto meno, a prezzi stracciati mentre il costo dei locali nello stesso quartiere è alle stelle;
ad avviso dell'interrogante l'evidente con cambio che il farmacista potrebbe conseguire dai medici del poliambulatorio potrebbe essere la generosa prescrizione dei farmaci disponibili nella Farmacia adiacente che potrebbero essere prescritti dai medici del centro anche a quei pazienti per i quali la tipologia di farmaci è appena compatibile con i loro malanni, con il rischio che i farmaci prescritti non risolvano i loro problemi ma ne creino altri;
potrebbe, cioè, verificarsi la possibilità di insorgenza delle così dette malattie «iatrogene» (a causa degli effetti secondari
dei farmaci) alle quali in Italia è imputabile circa il 20 per cento dei decessi della popolazione;
in caso si accertasse la veridicità di tale fenomeno avremmo seri danni anche per lo Stato e le Amministrazioni Regionali che, dovrebbero rimborsare alle farmacie i farmaci mutuati con questi presupposti;
le farmacie sono distribuite sul territorio secondo «Pianta Organica» e in funzione demografica della zona e del bacino di utenza sanitaria poiché il consumo dei farmaci è concepito per lo stato di necessità e non per opzione consumistica dell'utenza;
è fuori dallo spirito della stessa legge che un farmacista titolare crei una maliziosa concorrenza alle farmacie limitrofe con artificiose prescrizioni mediche;
in ambito pubblico come nel caso di specie, si deve considerare a priori negativamente l'astratto interesse delle parti ad accordarsi tra di loro a danno del terzo qualora sussista la teorica possibilità di un pactum sceleris che avvantaggi le stesse parti nei confronti di un altro soggetto;
nel diritto pubblico del nostro ordinamento la sola esistenza di questa possibilità, è di per se sufficiente a costituire una base propedeutica di illegittimità formale. Sussistono, tra l'altro, anche precise indicazioni dell'Auditing internazionale (AIIA) affinché la possibilità di un accordo di questo genere venga sempre impedita;
la riunione di due presidii sanitari, quali la farmacia e il poliambulatorio in una struttura concentrata ed esercitante in contemporanea le relative attività, rende in genere, un servizio utile ai cittadini, facendo loro risparmiare tempo, sia nella ricerca del medico disponibile che nell'acquisto dei farmaci;
nel caso di un poliambulatorio farmacia pubblico (ad es ASL con farmacia) la P.A. non avrebbe, infatti, motivo di prescrivere maggiori e più costosi farmaci quando la stessa, alla stregua di un giroconto, fosse costretta a pagarli;
l'interesse esiste, invece, con farmacie-poliambulatori quando questi sono privati, quando, cioè, è lo Stato che sovvenziona la spesa farmaceutica e tanto più i pazienti spendono tanto più le farmacie beneficiano;
i Servizi ispettivi delle ASL che dovrebbero controllare arche casi del genere, si limitano ad osservare che la porta della farmacia non sia accessibile dall'interno dello studio medico, poiché solo in tal caso, a loro avviso, la commistione tra l'attività medica e farmaceutica sarebbe vietata;
ad avviso dell'interrogante, l'incremento progressivo nazionale del consumo dei farmaci, dovrebbe spingere il Governo a maggiori controlli su fenomeni emergenti o consolidati come quelli riportati -:
se non sia il caso di adottare iniziative normative volte a prevedere incompatibilità imprenditoriale dell'attività sanitaria e farmaceutica così come concepita, impedendone l'esercizio;
se non intenda approfondire le questioni riportate in premessa e attivarsi affinché si verifichi se siano in atto fenomeni di accordi dissimulati tra operatori medici e farmacisti.
(4-02412)
LION. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministro della salute in data 26 ottobre 2006, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 6 del 9 gennaio 2007, sono state aggiornate le misure dei sussidi da corrispondere ai cittadini affetti da morbo di Hansen, in base a quanto previsto dall'articolo 97 della legge 23 dicembre 2000, n. 388;
i cittadini affetti dal morbo, ai sensi della legge 27 ottobre 1993, n. 433, hanno
diritto al sussidio nella misura concorrente alla formazione di un tetto reddituale annuo;
il reddito annuo, comprensivo del sussidio, non può attualmente superare gli 11.200 euro, cifra determinata dal decreto del Ministro della salute in data 30 marzo 2005;
tale decreto è stato emanato in base al disposto dell'articolo 52, comma 20, della legge 27 dicembre 2002, n. 289, la quale prevede che a decorrere dal 1o gennaio 2003 l'importo del reddito annuo possa essere elevato ogni due anni con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sulla base della variazione dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati calcolato dall'ISTAT;
la rivalutazione del reddito in base all'indice ISTAT si è rivelata sempre insufficiente, tanto che più volte si è proceduto ad un suo aggiornamento in via legislativa;
attualmente, e in attesa del decreto che dovrebbe rivalutare il reddito a decorrere dal 1o gennaio 2007, il tetto reddituale appare del tutto anacronistico, anche in forza dell'aggiornamento dell'entità dei sussidi;
presso la Camera è stata presentata, dall'interrogante e da altri deputati, la proposta di legge n. 1685, che prevede di elevare il tetto a 14.200 euro;
nella relazione alla suddetta proposta di legge si tenta di offrire uno spaccato della difficilissima realtà che i cittadini affetti dal morbo di Hansen devono affrontare quotidianamente, dietro una cortina di pudico silenzio nella quale perfino le ragioni della solidarietà hanno difficoltà a penetrare;
fortunatamente, si tratta di un numero esiguo di concittadini, per lo più in età avanzata, visto che oggi l'Italia appare indenne da una diffusione del morbo;
il numero esiguo dovrebbe favorire gli indispensabili interventi in nome dei valori della solidarietà -:
se ritenga opportuno porre in essere tutte le iniziative di sua competenza, anche a carattere legislativo, al fine di giungere ad una significativa rivalutazione del tetto reddituale annuo a concorrenza del quale può essere erogato il sussidio ai cittadini affetti dal morbo di Hansen;
quando sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il decreto ministeriale di rivalutazione del tetto reddituale annuo con decorrenza dal 1o gennaio 2007.
(4-02417)
COSTA. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la pratica di compravendita degli edifici del vecchio ospedale di Mondovì (Cuneo), tra l'ASL 16 del Piemonte e l'INAIL, finalizzata anche a completare il quadro finanziario per la costruzione del nuovo ospedale di Mondovì è iniziata, a seguito del decreto dell'allora ministro della sanità Umberto Veronesi, in data 18 aprile 2001;
da quel momento, l'ASL 16 del Piemonte ha sempre prodotto tutti i documenti richiesti, mentre le ripetute ispezioni in loco da parte dei funzionari INAIL hanno regolarmente avuto esito positivo;
il consiglio di amministrazione dell'INAIL, in data 22 dicembre 2005, ha autorizzato, con delibera n. 686, il completamento della pratica;
la costruzione del nuovo ospedale di Mondovì (realizzato in tempi molto rapidi ed a costi particolarmente contenuti) è nel frattempo giunta a virtuale conclusione, fatto che rende oggi assolutamente improcrastinabile il suddetto completamento del quadro finanziario -:
quali iniziative intendano assumere i ministri interrogati affinché un gigantesco intoppo burocratico non finisca col danneggiare
gravemente la realizzazione di questo nuovo, importante nosocomio.
(4-02422)